La storia dei fumetti insegna che un buon supereroe è tale se ha un avversario che lo rende tale. Non è detto che sia il cattivo di turno, ma deve essere alla sua altezza. Se proviamo a leggere la storia dei grandi sportivi, succede lo stesso e Filippo Ganna non è esente da questa regola. Anche perché il suo fiero avversario, Corentin Ermenault non ha solo varie sfaccettature come si conviene a un personaggio vero, ma è anche figlio di un altro avversario storico.
Bisogna tornare indietro alla fine del secolo scorso e alla parabola di Andrea Collinelli, colui che vinse le Olimpiadi di Atlanta 1996. Lo fece battendo proprio Philippe Ermenault, che veniva dalla conquista dell’oro nell’inseguimento a squadre. Rispetto ad oggi, dobbiamo però dire che le parti erano per certi versi inverse: Ermenault era il campione affermato, Collinelli quello che voleva scalzarlo dal trono. E ci riuscì nell’occasione più importante. Poi, soprattutto durante i mondiali, le loro storie si intrecciarono con vittorie e sconfitte da entrambe le parti. Come è giusto che sia quando si parla di supereroi e superavversari…
Calciatore per 10 anni
Philippe a dir la verità non avrebbe voluto che Corentin seguisse le sue orme: «Mi ha proibito di andare in bici prima dei 14 anni – racconta il 26enne di Amiens – per 10 anni mi ha fatto giocare al calcio per sfogare la mia passione sportiva. Diceva che ci si stanca presto di andare in bici, oppure che se da giovane vinci tanto, poi passi di categoria e puoi non vincere più, così ti demoralizzi e molli. Voleva che io evitassi tutte queste delusioni».
Corentin Ermenault ha però seguito la sua vocazione e ha fatto balzi da gigante, ma ha dovuto fare i conti anche con quelle stesse delusioni. Nel ciclismo di oggi è davvero difficile “vivere” solo di pista: Corentin ha fatto subito vedere che nelle sue vene scorre il sangue del campione predestinato e pur nell’epoca di Filippo Vincitutto si è guadagnato i suoi spazi, con un bronzo mondiale nel 2017 e soprattutto 4 ori europei di cui due nell’inseguimento individuale, nel 2016 e 2019. Si è dedicato alla strada, nel 2019 è approdato al Team Wiggins e l’anno dopo alla Vital Concept per due stagioni, ma non ha mai trovato la sua dimensione.
«I pro’ non fanno per me…»
«Nei pro’ non mi piaceva, non amavo quel mondo, quell’essere irregimentati in strategie, allenamenti e tabelle a catena di montaggio. Per me la bici è altro, deve avere sempre quella vena di sregolatezza che fa parte della mia vita, io sono un po’ fuori dagli schemi e non mi ritrovo in questo ciclismo, io sono fedele al mio motto: “Sii serio ma senza prenderti troppo sul serio”. Quel mondo mi venne a disgusto, tanto è vero che nel 2020, complice anche il lockdown, la bici non l’ho neanche voluta vedere».
La sua storia ciclistica sembrava conclusa, ma come in qualsiasi storia (anche fumettistica) c’è sempre il colpo di scena, che nel suo caso si concretizza in una telefonata. Dall’altra parte c’è la federazione ciclistica francese e a Corentin arriva una proposta davvero inaspettata: riprendere a correre per le Olimpiadi di Tokyo, ma non per quello che pensa. Gli chiedono infatti di provare a fare da guida ad Alexandre Lloveras, atleta ipovedente nell’inseguimento su tandem per i Giochi Paralimpici.
«All’inizio, di fronte a quella proposta mi sentii preso in contropiede – racconta Ermenault – e dissi di no, ma mi hanno dato le giuste motivazioni e così ci ho ripensato e mi sono rimesso a pedalare».
Timone verso Parigi 2024
Risultato finale: oro a Tokyo per entrambi. «Quella vittoria è stata per me qualcosa di fondamentale, di magico, da condividere con una grande persona. Mi è rivenuta voglia, probabilmente senza quell’idea non avrei mai ripreso, invece ora sono qui che sogno Parigi 2024».
Gareggiare a Parigi, portare il quartetto sul tetto olimpico come fece suo padre 28 anni prima. Si è visto subito che con lui in squadra il quartetto francese va che è un piacere e lo stesso cittì azzurro Marco Villa ha segnalato la squadra transalpina come una delle grandi novità del panorama mondiale, già ridisegnato dopo i successi azzurri dello scorso anno. Per Ermenault è una grande chance: «Sono rimasto piacevolmente sorpreso dal coinvolgimento per Parigi 2024, trovo tutto ben strutturato e professionale, si lavora su un progetto ma all’insegna della libera espressione. Mi piace dove stiamo andando».
…Ma attenti al suo clacson!
Corentin ha così ripreso a pieno ritmo. A Glasgow, nella prima di Coppa del Mondo (dove Ganna per inciso ha fatto solo l’inseguimento a squadre) ha vinto sia la gara di quartetto che l’inseguimento individuale realizzando anche il nuovo record francese in 4’05”644. Per poter seguire il suo sogno, si è anche rimesso a gareggiare su strada.
Ora Ermenault fa parte dell’AVC Aix-en-Provence e compete soprattutto nelle gare nazionali valide per la Coupe de France. E’ tornato anche a competere nelle corse a tappe, in particolare il Tour du Loir et Cher cogliendo anche un terzo posto nella frazione finale. Ma a chi gli chiedeva che cosa avesse provato, Corentin ha dato una delle sue risposte spiazzanti: «200 chilometri non sono per me, col passare dei chilometri faccio sempre più schifo perché non riesco tanto a concentrarmi. Mi annoio…». Sulla sua bici faceva bella mostra uno strumento fuori dal tempo: un clacson a pompetta, con il quale ogni tanto dava una svegliata a compagni e avversari: ve lo immaginate Ganna in mezzo al gruppo del Tour a suonare il clacson?