Centro Studi e nazionali: ci spiega tutto Bragato

26.02.2021
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Diego Bragato sta spesso in silenzio, ma osserva tutto quello che accade in pista. Spesso si avvicina a Marco Villa e confabulando decidono in da farsi, mentre altre volte sono i corridori a rivolgersi a lui per avere chiarimenti sul tipo di lavoro che stanno per fare. Il tecnico veneto entrò per la prima volta in questo velodromo durante la preparazione delle Olimpiadi di Londra. Fu proprio Villa, davanti a quella sfida, a richiedere il supporto del Centro Studi Federale. E la scelta ricadde sul giovane che già da qualche tempo era il tecnico di riferimento nel velodromo di Padova.

Raccordo fra cittì

Oltre ad essere collaboratore tecnico di Villa, oggi Bragato è il referente di tutti i commissari tecnici federali, nel quadro di un progetto ambizioso che punta a realizzare un tessuto tecnico omogeneo trasversale a tutte le specialità del nostro ciclismo. Non a caso, giusto ieri all’interno del velodromo di Montichiari si sono trovati gli under 23 e gli juniores per una serie di test metabolici, la nazionale della Bmx per un progetto sperimentale di preparazione in pista e i ragazzi del quartetto di Marco Villa.

Ieri in pista anche i test per i ragazzi della Bmx
Ieri in pista anche i test per i ragazzi della Bmx
In cosa consiste il tuo impegno?

Con i gruppi… classici, quindi strada e pista, cerco di rispondere ai quesiti che vengono dai tecnici. Con gli altri, anche a causa della pandemia che ci ha costretti a innumerevoli videoconferenze, abbiamo iniziato a conoscerci e ad impostare attività molto interessanti. Ad esempio con i ragazzi del downhill sta lavorando Elisabetta Borgia, psicologa, per gestire al meglio lo stress delle partenze. Mentre con il Bmx, grazie al supporto di Marco Compri, abbiamo messo giù un programma di preparazione in palestra con i pesi.

Quali sono le richieste dei tecnici di strada e pista?

A inizio stagione, interveniamo molto per effettuare dei test. Mentre durante la stagione è spesso necessario un supporto per quanto riguarda la cronometro, con Fabrizio Tacchino che segue espressamente questo settore. Tutto questo lavoro ha una grande utilità anche a prescindere dalle prestazioni degli atleti, perché diventa il pane quotidiano nei corsi di aggiornamento per direttori sportivi. E devo dire che riportare esperienze effettivamente vissute ha un impatto ben superiore rispetto a lezioni che siano puramente teoriche.

Quindi la lettura offerta da Viviani dei suoi risultati ti trova d’accordo ?

Con Elia siamo cresciuti insieme. Prima di venire qui avevo lavorato in pista a Padova e poi come preparatore con la Androni Giocattoli, ma il richiamo della maglia azzurra è stato superiore. Per cui dopo Londra abbiamo messo giù un programma preparando le Olimpiadi di Rio e abbiamo imparato tanto reciprocamente. Mi ha fatto molto piacere che Elia abbia voluto dare continuità a questo lavoro e che negli anni, anche quando correva nel Team Sky, i suoi preparatori si fossero perfettamente allineati con il nostro modo di lavorare. Anche la preparazione di Ganna si integra con quella che svolge con la nazionale.

E’ stato Marco Villa a coinvolgere Bragato per la prima volta
E’ stato Marco Villa a coinvolgere Bragato per la prima volta
Vedere tanta diversità in pista riporta inevitabilmente a parlare di multidisciplina.

Mi auguro che i tecnici lentamente siano capendo che il messaggio da far passare è che la multidisciplina non significa essere vincenti in tutte le specialità, ma allargare le abilità dell’atleta. Il ragazzino che impara con la Bmx avrà una padronanza pazzesca del mezzo. Se poi passerà in pista, imparerà a stare in un team, in un ambiente ristretto come quello del velodromo in cui le dinamiche di gruppo sono portate all’estremo. Se invece parliamo di altissimo livello, multidisciplina significa che lo stradista di vertice può svolgere in pista dei lavori di qualità molto superiori a quelli che eseguirebbe su strada, sia per ragioni di sicurezza, sia per l’uso di rapporti che altrimenti non userebbe. Quindi, la multidisciplina da giovani è utile per la crescita, poi diventa lo strumento per richiamare qualità di allenamento. Per banalizzare, a Usain Bolt oggi potresti chiedere di preparare una maratona, ma non potresti mai chiedere a un maratoneta già formato di preparare i 100 metri ed essere competitivo.

Ci sono differenze tecniche fra i diversi commissari tecnici?

Sicuramente i tecnici hanno origini diverse. Per cui se ad esempio Salvoldi ha dei titoli e con lui il livello del dialogo è di un certo tipo, Villa mi stupisce ogni volta per il suo colpo d’occhio. Si accorge di quello che sta per accadere prima di me e prima che accada. La commistione fra queste esperienze è quello che rende il progetto estremamente interessante e costruttivo. Convertire in linguaggio scientifico quello che deriva dalla loro esperienza va a formare il patrimonio tecnico della nostra Federazione. Mi piacerebbe molto riuscire ad organizzare una tavola rotonda con tutti i tecnici, perché tutti ne avrebbero beneficio. Giornate come quella di ieri, con tanti tecnici presenti, ne è soltanto un esempio.

Tempo fa si respirava una certa ritrosia ad avvicinarsi alla strada, accusata di portare via i talenti migliori. E’ ancora così?

Forse dall’esterno potrebbe sembrare che siano gelosi, ma lavorando emerge il loro essere allenatori che vogliono il successo dei ragazzi. La storia insegna che tanti atleti sono passati da una disciplina all’altra, portando con sé il know how imparato da ragazzi.

Viviani e Lamon sono frutto di questo scambio di nozioni
Viviani e Lamon sono frutto di questo scambio di nozioni
Da tutti questi discorsi resta fuori il ciclocross, che di fatto è l’unica disciplina non olimpica ?

In realtà il cross si incastrerebbe bene sia con la strada sia con la pista. Non siamo così lontani come forza ed esplosività, a patto che si modulino bene gli sforzi. Ovviamente l’improvvisazione diventa deleteria. Tuttavia le progressioni di forza del cross e i lavori ad alta frequenza di pedalata in pista sono complementari. Per questo chiediamo alle squadre giovanili di allargare il bacino delle discipline fatte praticare ai loro tesserati. Un’atleta come Rachele Barbieri, che da ragazzina faceva cross, trae giovamenti nel ripetere questo tipo di sforzo anche ora, perché sa esattamente in che modo modulare i due lavori.

Da quante persone, oltre a Bragato, è composto lo staff operativo del Centro Studi?

Diciamo che io sono quello che fa più giornate, fra 120 e 150 all’anno. Poi c’è Marco Compri che si occupa di pesistica, Fabio Fabiani che tiene aggiornato il database, Fabrizio Tacchino che segue le crono. Poi a spot ricorriamo alla collaborazione di alcuni tecnici che si sono formati con noi e ora lavorano in team WorldTour, come Claudio Cucinotta e Mattia Michelusi. Infine c’è Silvia Epis, responsabile del ciclismo giovanile.

Tommaso Lupi, tecnico della Bmx, con Marco Compri del Centro Studi
Tommaso Lupi, tecnico della Bmx, con Marco Compri del Centro Studi
Che rapporto c’è fra Bragato e gli atleti?

Non sono un commissario tecnico che deve fare le scelte, posso essere più amico. A volte sono quello con cui si sfogano. Con Elia Viviani ho corso insieme, di Lamon sono stato tecnico quando lui era esordiente e io lavoravo a Padova, stessa storia per Scartezzini e Bertazzo. Lo stesso Luca Mozzato, che è tornato ieri per la prima volta in pista dopo tanto tempo, si ricordava di me proprio dai tempi di Padova. Spero davvero che questo progetto vada avanti, perché sta tenendo risultati importanti.