Metti nella stessa storia Bennett, Tarozzi e Pogacar…

23.01.2023
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«Ero partito per fare questa fuga – dice Tarozzi dopo la prima tappa della Vuelta a San Juan – ma non tutte le fughe arrivano. Ci siamo subito rotti e quando l’accordo non c’è, è difficile arrivare al traguardo. Alla fine abbiamo anche tirato un po’ i remi in barca. Ho sofferto il caldo, da noi è inverno mentre qua è estate e ancora non siamo abituati. Però a Imola c’era più caldo…».

Manuele Tarozzi, romagnolo di 24 anni al secondo da professionista, ha avuto tempo per riprendere fiato e recuperare un po’. A Imola rimase in fuga per tutto il giorno del suo compleanno: Colbrelli vinse il tricolore, lui era conciato decisamente peggio. Ma proprio dopo il traguardo, dilettante fra i grandi, ammise che quella corsa gli avrebbe cambiato la vita. Anche ieri è stato in fuga per tutto il giorno e si è arreso quando in testa con lui è rimasto soltanto Velardez, corridore della Municipalidad de Pocito, mentre in testa al gruppo iniziavano a lavorare gli uomini dei velocisti. Coincidenza o no, la mattina alla partenza ci ha raccontato una storia…

Il primo sprint

Sam Bennett ha vinto la prima tappa, con una volata prepotente nel caldo e nel baccano della Capitale. Alle sue spalle, Morkov che ha perso Jakobsen per uno sbandamento del gruppo, e Nizzolo. Una giornata destinata allo sprint, anche se i nomi più giocati alla vigilia erano appunto altri.

«Avevamo studiato il finale per due volte – racconta Bennett – e stamattina abbiamo fatto l’ultima prova, ma è sempre difficile fare piani. Ero molto nervoso, lo eravamo tutti. Nella prima corsa si cerca il ritmo, non è facile. Il primo sprint è il più pericoloso della stagione, che tu lo vinca o no. E’ fantastico aver iniziato con una vittoria, ma non è stato facile. La parte più dura è stato tenere il ritmo dei miei compagni, che sono stati fantastici. La sensazione di passare per primo sulla linea è stata bellissima».

Buttrio, 7 agosto 2016

Ma in questo giorno veloce e caldissimo, la storia che ci piace ricordare è appunto quella raccontata a sua volta da Tarozzi, che si svolse sei anni fa sulle strade del Friuli, quando lui era junior e il professionismo ancora un miraggio. Era il 7 agosto del 2016, il gruppo degli juniores era in rotta verso il Giro della Lunigiana.

«C’è questa gara dalle parti di Udine, da Buttrio a Ravascletto. La prima parte pianeggiante e poi ci sono due salite nel finale. L’arrivo in salita è di 5-6 chilometri. Io ho la sfortuna di cadere dopo 50 chilometri. Un peccato, perché sono in condizione, ma mi sento addosso quel po’ di paura di stare in gruppo. Mi sono fatto male, un po’ ti resta nei pensieri…». 

Lui parlava e intorno c’era il viavai di corridori chiamati al foglio firma all’ombra dello stadio cittadino. La città deserta nel primo pomeriggio della domenica si stava ravvivando per la partenza.

«Allora per evitare problemi, decido di andare in fuga con altri tre. Arriviamo di buon accordo ai piedi dell’ultima salita e appena la imbocchiamo, aumento subito il passo. Solo io però, il gruppo resta a 30 secondi. Sento il fiato sul collo, le moto che mi superano, ma decido di tenere duro».

Uno sloveno sul podio

Il racconto andava avanti, mancava mezz’ora alla partenza. Rossato impartiva i suoi ordini con il tono veneto e squillante, scherzando con Zanoncello.

«Mancano 2 chilometri e io vado su a tutta, quando mi arriva accanto De Candido, che all’epoca era commissario tecnico degli juniores. Arriva e mi dice di andare tranquillo, che ormai è fatta e che l’ultima parte è discesa».

Tarozzi vince per distacco la Buttrio-Ravascletto del 2016. Alle sue spalle, staccato di 26 secondi arriva uno sloveno che ha i suoi stessi anni: tale Tadej Pogacar. 

«E’ una cosa di tanti anni fa, ma è vero che dopo quel giorno lui andò a vincere il Lunigiana. Partecipai anche io, ma avevo sottovalutato la caduta di quel giorno verso Ravascletto. Mi ero bruciato la gamba, ma sul momento le botte non le senti. Mi venne un’infezione, andai comunque al Lunigiana, però non andavo più come prima…».

Tarozzi ha tagliato il traguardo staccato dal gruppo dei velocisti: stanco, ma non allo stremo
Tarozzi ha tagliato il traguardo staccato dal gruppo dei velocisti: stanco, ma non allo stremo

«Quando Pogacar ha vinto il Tour – ancora Tarozzi – non è che ci sono rimasto male. L’ho visto e ho pensato: questo ha già vinto il Tour e io sono ancora nei dilettanti. Poi ho capito che ognuno ha il suo stadio di crescita e adesso spero di poterlo ribattere, prima o poi.

«L’anno scorso ero partito bene, ma mi sono rotto una gamba. Quest’anno secondo me saprò fare bene. Non so quanto margine abbia, però secondo me posso migliorare tanto. Magari non per vincere il Tour – ha sorriso – ma intanto per andare in fuga oggi…». 

Detto e subito fatto!

Il progetto giovani della Bardiani. Un anno dopo con Rossato…

20.12.2022
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Un anno fa prese vita il “progetto giovani” della Bardiani Csf Faizanè. Un’iniziativa ambiziosa, che in qualche modo equiparava quanto già fanno molte squadre all’estero. Un filo diretto tra il gruppo dei grandi e quello degli under 23.

Mirko Rossato è stato ed è il direttore sportivo di riferimento per questa decina di atleti. E con lui tracciamo un primo bilancio. Quattro vittorie, una buona costanza di rendimento ma soprattutto tanto ottimismo in prospettiva.

I ragazzi di Rossato durante il ritiro presso il Cicalino, in Toscana…
I ragazzi di Rossato durante il ritiro presso il Cicalino, in Toscana…
Mirko è passato un anno da questo progetto giovani: che feedback hai avuto sin qui?

Dico che il progetto è valido, sono ancora più convinto che sia una via da seguire. Nel giro di 2-3 anni i risultati arriveranno, anche se abbiamo già visto corridori di qualità che si stanno esprimendo bene anche nei professionisti. Ripartiamo con una buona squadra, abbiamo avuto degli innesti interessanti come Scott, Magli, Paletti, Scalco e Conforti. Tra l’altro erano corridori che cercavo per le caratteristiche delle gare che andremo ad affrontare.

Parliamo dell’attività: che gare farete?

Cercheremo di fare un’attività ancora di alto livello, soprattutto all’estero. Abbiamo fatto delle richieste per partecipare ai grandi eventi tipo la Liegi-Bastogne-Liegi, il Circuito delle Ardenne… che credo presentino il livello ideale per poter crescere in modo giusto. E’ importante fare delle esperienze con corridori di tutta Europa e non gareggiare esclusivamente in Italia. Anche se comunque le gare in Italia, tutte quelle più importanti, le faremo. E non sono gare da poco.

Cosa ti aspetti dai tuoi ragazzi?

Abbiamo dei corridori come Alessio Martinelli da cui mi aspetto grandi cose. Gli altri, bene o male, sono tutti “ragazzini”, giovanissimi di qualità e piano, piano arriveranno.

La scorsa stagione Martinelli ha vinto tre corse, la prima in Turchia ad Alanya (foto Yucelcakiroglu/Velo Alanya)
La scorsa stagione Martinelli ha vinto tre corse, la prima in Turchia ad Alanya (foto Yucelcakiroglu/Velo Alanya)
Prima Mirko, hai detto: “Ho cercato corridori ideali per le corse che vogliamo fare”. Li hai seguiti direttamente durante il loro percorso tra gli juniores?

Le gare juniores adesso le seguo bene, visto che lavoro con gli under, ma io cerco di guardare qualsiasi corridore interessante. Poi è logico, l’acquisto non dipende da me. Io ne parlo con i Reverberi, che sono i titolari del team, e con loro si vede se si riesce a prenderli oppure no. Ci si confronta. Comunque è interesse nostro prendere quelli che hanno più qualità. Tantopiù per noi che facciamo gare sempre dure o medio-dure, pertanto abbiamo bisogno di gente con specifiche caratteristiche. Gente che vada bene in salita, che è forte sul passo, che è veloce, che attacca…

Chiaro…

E non gente che affronta le corse di rimessa. Sono tutte piccole cose che si guardano al momento di scegliere un atleta. E per questo si cerca di guardarli nell’arco della stagione e non solo in una o due corse. Abbiamo bisogno di corridori che vadano bene in salita, ma non necessariamente di uno scalatore puro, perché non esiste più, ma di gente scaltra, veloce… Perché puoi anche arrivare davanti in salita, ma se poi non hai spunto veloce nel ciclismo di oggi non vinci.

Bello questo discorso: “Voglio questo, perché faccio questo”. Significa che si ha bene in mente l’obiettivo…

Noi abbiamo avuto tante richieste di ragazzini che volevano venire qua. Dovevamo fare delle scelte, anche perché non possiamo prenderne dieci. Quando ne prendiamo 3-4 ogni anno va bene. Anche perché l’obiettivo è quello di creare un gruppo di 10-12 elementi che entro tre anni siano pronti e siano “fatti in casa”. A quel punto di questi atleti sappiamo tutto, conosciamo effettivamente il loro valore. E potremmo sapere se fra quattro anni otterranno risultati… a livello professionistico.

Alessandro Pinarello e Giulio Pellizzari (a destra): due “esperti” del gruppo giovani della Bardiani
Alessandro Pinarello e Giulio Pellizzari (a destra): due “esperti” del gruppo giovani della Bardiani
Quando si parla di giovani, tantopiù in un contesto di squadra, fare i nomi non è super bello, però prima hai citato Martinelli…

Lui è il nome che spunta un po’. Da Martinelli ci si aspettava molto già in questa stagione, anche per il Giro d’Italia under 23, ma ha avuto 3.000 sfortune. Però è maturato. Io ho fiducia in lui. E’ un ragazzo fragilino dal punto di vista fisico, ma con gli anni diventerà più uomo e si ammalerà meno. Al Giro d’Italia under 23 puntava tantissimo.

Poi ebbe quel super crampo divenuto contrattura

E’ arrivato nel momento clou della sua stagione che stava benissimo e con il nono posto all’Appennino l’aveva dimostrato. Era tutto perfetto e proprio lì ci è mancato. Nonostante tutto ha vinto tre corse. Spero farà una bella annata. E non nascondo che comunque Alessio si alternerà con le gare dei pro’, anzi sarà più propenso all’attività con i grandi.

Ma se Martinelli è l’uomo per le corse a tappe, diciamo così, chi è l’uomo per le classiche?

Alessandro Pinarello di per sé sarebbe uomo da classiche. Giulio Pellizzari invece sarebbe più per le corse impegnative, corse a tappe però. C’è poi Alessio Nieri: lui è uno scalatore. E’ un po’ timidino, osa poco. Vorrei facesse un saltino di qualità perché le qualità le ha. E poi ci sono i nuovi italiani e anche Jared Scott, statunitense, e Iker Bonillo, spagnolo. Abbiamo investito molto su di loro.

Pinarello, la Tre Valli come premio per il suo 2022

08.11.2022
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Ha già la mente proiettata sul 2023 quando potrà dedicarsi alla bici fin dai primi mesi. Quest’anno Alessandro Pinarello ha dovuto districarsi tra la maturità, il Covid e gli impegni con la Bardiani-Csf-Faizanè. Contestualizzando il tutto, è riuscito a farlo piuttosto bene.

«Sono rientrato da pochi giorni dalle vacanze – ci spiega al telefono il 19enne trevigiano – che ho fatto a Marsa Alam con alcuni compagni di allenamento della mia zona. Ci eravamo già messi d’accordo questa estate di andare via tutti assieme. Adesso inizierò la preparazione invernale, visto che a metà dicembre dovremmo fare il primo raduno in Toscana».

Pinarello con Zana alla Tre Valli. Per il 19enne correrla è stata un premio della squadra
Pinarello con Zana alla Tre Valli. Per il 19enne correrla è stata un premio della squadra
Alessandro, partiamo dal finale di stagione che ci sembra sia stato positivo.

Sì, è stato così in effetti. In pratica sono rientrato ad agosto. Ho fatto Poggiana, Capodarco, una gara in Olanda, il Flanders Tomorrow Tour (gara a tappe per U23, ndr), poi tra i pro’ Giro di Slovacchia e Tre Valli Varesine. In mezzo ho corso il Piccolo Lombardia chiudendo al settimo posto. E con un po’ di rammarico.

Perché?

E’ stata una gara combattuta e strana. Il gruppo si è rotto dopo pochi chilometri. Mi sentivo bene. Così ho attaccato sul Ghisallo facendo selezione, ma proprio in cima ho rotto la bici. In pratica ho tirato fuori la fuga decisiva in cui non c’ero dentro. Con Busatto della General Store e Villa della Biesse-Carrera abbiamo provato a rientrare. Ce l’avevamo quasi fatta, ma sugli ultimi strappi abbiamo pagato lo sforzo. Piuttosto mi spiace che con me non sia rimasto Martin (Marcellusi, ndr) perché sono convinto che avremmo potuto fare qualcosa di più. Peccato, ero un po’ deluso, ma sono stato anche sfortunato. E se ci penso, davanti c’erano due quasi pro’ come Fedorov e Segaert, che ha la mia età e va come una moto.

Pinarello ha esordito tra i pro’ al Giro di Slovacchia disputando buone prove
Pinarello ha esordito tra i pro’ al Giro di Slovacchia disputando buone prove
La maturità è stata spartiacque per la tua attività. Come hai gestito scuola e bici?

Fino a giugno ho fatto fatica. E’ stato un periodo molto duro perché avevo giornate piene e facevo orari un po’ sballati. Andavo a scuola, durante la ricreazione mangiavo il pranzo che mi ero fatto la sera prima. Poi arrivavo a casa, mi infilavo i vestiti della bici che avevo già preparato al mattino ed uscivo ad allenarmi. Tornato a casa mi mettevo a studiare e preparavo tutto per il giorno seguente. E così via tutti i giorni. Certe sere ero cotto e andavo a dormire tardi perché dovevo finire. Diciamo che a scuola mi sono venuti poco incontro, considerando i miei impegni. Tuttavia sono riuscito a diplomarmi bene, anche se non con la votazione che speravo. Va bene così.

Dopo l’esame invece com’è andata?

Non ho trascorso una estate bellissima. Come dicevo prima, sono rientrato ad agosto perché ho preso il Covid. Al Val d’Aosta stavo già male ma ero ancora negativo ai test. Qualche giorno dopo a casa ero positivo. Lo sapeva solo la squadra. Ho dovuto riprendere quasi daccapo. Avrei dovuto fare l’altura però mi è saltata. Mi sono allenato a casa e poco per volta ho ritrovato una buona condizione.

Come è stato invece correre in mezzo ai professionisti?

In Slovacchia c’erano quattro formazioni WorldTour e, benché non avessero le prime punte, il livello della corsa era piuttosto alto. Di base è andata molto bene, in due tappe specialmente. Nella seconda mi sono staccato solo a 5 chilometri dal traguardo dove si arrivava in salita. Nella terza invece, che era lunga 210 chilometri con quattromila metri di dislivello, ho chiuso col gruppo di testa. Ho imparato a conoscermi meglio. Alla Tre Valli invece è stato un premio che mi ha fatto la squadra. Ero già su per il Piccolo Lombardia e mi hanno detto che l’avrei corsa. Ma va bene così, posso dire di aver corso con Pogacar e con due mostri sacri come Nibali e Valverde prima del loro ritiro.

Alessandro Pinarello nel 2023 manterrà un calendario prevalentemente di gare U23 (foto TM Marketing)
Alessandro Pinarello nel 2023 manterrà un calendario prevalentemente di gare U23 (foto TM Marketing)
Cosa ti hanno detto i tuoi tecnici di questa annata?

Beh, il giorno della Tre Valli, visti i calibri in gara, mi hanno detto che avrei dovuto solo portare la bici all’arrivo (sorride, ndr). Per il resto so che Roberto (Reverberi, il team manager, ndr) ha parlato bene di me in un’intervista e me lo ha anche detto. Però quest’anno è stato più vicino a me Mirko (Rossato, il diesse della formazione U23, ndr) perché ci guidava lui nelle nostre gare. Anche lui ha speso belle parole per me. Naturalmente mi fanno piacere questi riscontri. Sono motivazioni importanti per la prossima stagione.

Tu e il tuo compagno Pellizzari eravate stati al centro di un caso particolare nel passaggio a pro’. Ora che è finita la stagione, consiglieresti la stessa cosa ad uno junior?

Senza entrare nel merito delle questioni burocratiche che non mi competono, direi proprio di sì. Quest’anno io ho fatto un’attività uguale a quella che avrei fatto in una qualsiasi altra formazione U23. Mi hanno concesso il tempo di studiare e di organizzarmi a dovere con la scuola. Mi hanno aspettato quando ho avuto problemi. Ed il programma delle gare è stato fatto in modo graduale. Ora mi sento più responsabilizzato e noto la mia crescita mentale. Ogni giorno devi sapere che hai fatto bene i tuoi lavori. La tua coscienza deve essere sempre a posto. Per me è stato così.

Al Giro di Slovacchia, Pinarello si è piazzato settimo nella classifica dei giovani (foto Okolo Slovenska)
Al Giro di Slovacchia, Pinarello si è piazzato settimo nella classifica dei giovani (foto Okolo Slovenska)
A questo punto, che obiettivi ha Alessandro Pinarello per il 2023?

Di sicuro potrò dedicarmi solo alla bici. Quindi sarò più pronto a chilometraggi più lunghi. Dopo la maturità avevo pensato di iscrivermi all’università di agraria a Udine, ma ho rimandato a fra qualche anno, quando avrò ben capito come potermi gestire al meglio. Ho avuto la conferma che adesso nel ciclismo devi curare ogni dettaglio perché il livello è alto ovunque. Quest’anno ho fatto alcune corse dove volevo strafare. Una euforia che mi ha portato a sbagliare. Per l’anno prossimo il mio intento è fare lo stesso calendario, ma farlo molto meglio. Soprattutto nelle corse attorno a casa come Piva, Belvedere o San Vendemiano vorrei andare molto forte. O anche vincere, perché no…

Lucca: la scommessa della Bardiani (e di Pino Toni)

03.09.2022
5 min
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Si può ancora passare professionisti a 25 anni? La risposta è sì, basta chiedere a Riccardo Lucca, che dal prossimo anno correrà con la Bardiani CSF Faizanè. La squadra guidata da Bruno Reverberi ha creduto nel ragazzo trentino, quest’anno in forza alla Work Service, ed in questi giorni impegnato a correre al Giro del Friuli. 

Nonostante il mondo del ciclismo corra sempre più veloce, dove la pazienza sembra una virtù ormai persa ,Lucca non ha demorso. Quest’anno, all’Adriatica Ionica Race, aveva colto la sua prima vittoria in una gara professionistica, ammettendo che nessuna squadra lo avesse ancora contattato. 

Quest’anno la vittoria all’Adriatica Ionica Race, nella tappa di Asolo, una bel biglietto da visita per il 25enne trentino
Quest’anno la vittoria all’Adriatica Ionica Race, nella tappa di Asolo, una bel biglietto da visita per il 25enne trentino

Ecco la Bardiani

Alla fine qualcuno ha bussato alla porta del corridore trentino, ed aveva la maglia viola, bianca e verde della Bardiani. Nel 2023 Lucca passerà professionista ed allora, curiosi di questa scelta un po’ controcorrente, abbiamo chiesto a Mirko Rossato il perché.

«Lucca, bene o male, è da tempo che lo seguiamo – ci racconta dal Belgio, dove segue gli under 23 al Flanders Tomorrow Tour – ha avuto un percorso travagliato a causa di tanti problemi fisici, tra cui anche il Covid. Fino a due anni fa tutti ne dicevano bene, ne parlavo con Giorgio Furlan e mi diceva che il ragazzo era forte, dotato di un gran motore. Lo stesso Zoccarato, nostro corridore, ci ha sempre detto che tra i dilettanti il punto di riferimento per le fughe, e non solo, era Lucca. Avevamo già provato a prenderlo nel 2021 ma non si era riusciti a concretizzare la cosa, quest’anno, invece, è andata per il verso giusto. Poi ha fatto un test da Pino Toni, e lui ha garantito per le sue grandi qualità».

Nel 2022 Riccardo era ripartito dalla Work Service, un’ultima occasione per conquistare il ciclismo dei grandi (foto Scanferla)
Nel 2022 Riccardo era ripartito dalla Work Service, un’ultima occasione per conquistare il ciclismo dei grandi (foto Scanferla)

Già pronto

Arrivare tra i professionisti quando si ha un’età superiore alla media è sinonimo di tenacia. Anche davanti alle mille difficoltà Lucca non ha mai rinunciato, anzi era ripartito proprio dalla Work Service per riscattarsi. Piano riuscito, ed ora, sembrano tutti curiosi di vederlo all’opera, Bardiani in primis. 

«La nostra non la definirei una mossa in controtendenza – spiega Rossato – siamo una squadra che dà la possibilità ai corridori di provare ad essere dei professionisti. Abbiamo preso anche Fiorelli quando era un po’ più grande degli altri e guardate che bella stagione che sta facendo. Era giusto dare una chance a Lucca, sono contento per lui e convinto che potrà fare bene. La sua età gli permette di essere già pronto magari per delle gare importanti, non mi sorprenderei se fosse alla partenza del Giro d’Italia nel 2023».

Lucca insieme a Ilario Contessa, i due sono stati insieme anche nella prima esperienza del trentino in maglia Work Service
Lucca insieme a Ilario Contessa, i due sono stati insieme anche nella prima esperienza del trentino in maglia Work Service

Parola a Pino Toni

Allora, se è vero che Lucca ha fatto dei test dal preparatore della Bardiani Pino Toni bisogna chiedere a lui che tipo di corridore ha trovato.

«La mia opinione potete immaginarla – esordisce Pino Toni – se alla Bardiani prendiamo un corridore vuol dire che va bene. Lucca è uno che i numeri li ha, li ha sempre avuti, ma ha corso in squadre poco organizzate, o che non ne facevano risaltare le qualità. Alla fine, quando sei in una squadra dove si vince tanto tutti guardano ai numeri di vittorie e non alle qualità dei corridori, il mercato va verso chi vince. Dopo aver visto i test di Lucca ho alzato il telefono ed ho chiamato Bruno (Reverberi, ndr) e gli ho detto che un corridore così è da prendere. E’ un ragazzo molto intelligente che sta facendo degli studi inerenti allo sport ed alla preparazione. Ha curato anche i minimi dettagli, togliendo quei due o tre chili di troppo ed ora si vede. Ha tanto motore, le corse che ha vinto sono tutte simili: circuito in pianura e poi salita finale, anche lunga, di 11 o 12 chilometri. In pianura a 45 all’ora ci va con un filo di gas, in scioltezza, e poi anche in salita rende molto».

Per Lucca sei vittorie anche nel 2021 in maglia General Store, ma nessuna chiamata (foto Scanferla)
Per Lucca sei vittorie anche nel 2021 in maglia General Store, ma nessuna chiamata (foto Scanferla)

Uno come pochi

A giudicare dalle parole di Rossato e di Pino Toni sembra che uno come Lucca sia un corridore che capiti davvero di rado nel ciclismo. Eppure, fino a giugno, non era neanche sicuro di trovare un posto, ed alla fine della scorsa stagione aveva continuato perché motivato da altri e non perché ci credesse fino in fondo. 

«Questo è un corridore con dei numeri – si riaggancia Toni – non è stato apprezzato per quello che sono i numeri, la gente non guarda alle capacità ma alle vittorie, secondo me se lui è motivato va forte. Faccio test dal 1996 e li ho sempre fatti con il misuratore di potenza, ho visto davvero pochi corridori come lui, uno su tutti Politt, che ha fatto secondo ad una Parigi-Roubaix. Assomiglia molto al tedesco, in più, ha una migliore aerodinamicità ed un rapporto peso potenza più alto. Anche perché Lucca è un metro e 84 per 74 chili. Io faccio test, non la campagna acquisti, quindi mi intrometto poco, però non si poteva lasciare in giro un corridore come questo, soprattutto in una squadra come la nostra.

«Spero possa avere una bella carriera in Bardiani, ma per me ci dura poco. Nel senso che ha tanti sbocchi interessanti di crescita professionale, potrebbe ambire in poco tempo ad una WorldTour. Se fosse nato in Belgio, Lucca sarebbe già alla Quick Step da almeno tre anni. Se dovessi paragonarlo ad un corridore lo avvicino a De Gendt. Un corridore che nel portare a spasso un gruppetto ci va a mezzo gas e poi ha anche la forza di andargli via. Potenzialità ne ha, poi deve imparare a gestirsi, dovrà essere il più “economico” possibile, la cilindrata ce l’ha, non deve finire la benzina».

La via Rossato per i più giovani: «Non ci sono solo gli olandesi»

27.08.2022
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In partenza per una trasferta nel Nord Europa, in questo gran parlare di giovani e l’ambiente ideale per farli crescere, Mirko Rossato accetta il confronto ed entra nel merito della gestione dei suoi ragazzi. Il tecnico del gruppo dei giovani alla Bardiani-CSF-Faizané non vede infatti grosse differenze tra la filosofia che anima la sua squadra e quella della Jumbo Visma Development di cui ci ha parlato stamattina Robbert De Groot.

«Andiamo a correre sui muri e sul pavé – sorride Rossato – per fare esperienza con spirito aggressivo. Ho detto a Bruno (Reverberi, ndr) che avremmo avuto due possibilità. Il Giro del Friuli, in cui qualche risultato magari si portava a casa. E poi il Flanders Tomorrow Tour, in cui prenderemo certamente qualche bella legnata. Lui mi ha detto di scegliere liberamente e io ho deciso per il Belgio. Muri, pavé e una crono, come la vecchia De Panne. Le legnate fanno crescere, ma qualcuna l’abbiamo anche data. Abbiamo vinto quattro corse e fatto i nostri piazzamenti…».

La vittoria di Marcellusi al Trofeo Piva è una delle quattro centrate quest’anno dai giovani della Bardiani-CSF
La vittoria di Marcellusi al Trofeo Piva è una delle quattro centrate quest’anno dai giovani della Bardiani-CSF
Ecco, parliamo di farli crescere. Come sta andando l’esperienza Bardiani?

Il progetto è bello, sto facendo quello che devo e ringrazio i Reverberi per avermi lasciato carta bianca. L’obiettivo è portare questi ragazzi al livello e al modo di correre che serve per essere professionisti. Di fatto lo sono già, ma al contempo hanno tanta strada da fare. L’attività è su misura per loro, come fanno alla Jumbo Visma. Non credo che Pinarello, Pellizzari e Bonilla avrebbero fatto esperienze simili con le altre continental.

Le legnate fanno crescere? 

La prima regola è che le corse si finiscono, anche a un quarto d’ora dal primo. Si devono abituare fisicamente e mentalmente a distanze e tempi di gara superiori. Se da junior facevi al massimo 120 chilometri, a Capodarco ne fai 180 e guai se ti fermi. E poi voglio che corrano sempre davanti. Per gestire i giovani si usano bastone e carota, ma per queste due regole c’è solo il bastone.

Alessio Martinelli è uno dei ragazzi di maggior talento del team. In questi giorni è al Tour de l’Avenir
Alessio Martinelli è uno dei ragazzi di maggior talento del team. In questi giorni è al Tour de l’Avenir
Quanto conta il risultato in questa prospettiva?

Se anche non si vince, guardo l’approccio, il modo di correre, gli stimoli che hanno. Sono in questo ambiente da 25 anni e ho visto tanti corridori, ormai ho capito come funziona. Il nostro obiettivo è dare alla squadra dei corridori pronti. In quest’ottica non conta che vincano, ma che sappiano come muoversi e corrano bene.

Nelle continental europee fanno gare a tappe e periodi di allenamento.

Ho studiato come si muovono, bisogna sempre imparare dagli altri, quando è utile. I nostri ragazzi a fine anno avranno fatto 42-45 giorni di corsa. Non sono tanti, ma neanche pochi, visto il livello. Di certo, non serve più fare 70-80 giorni, dal martedì alla domenica, come mi capitava quando avevo la squadra di dilettanti. E’ più utile fare 10 giorni di stacco e preparazione fra una corsa e l’altra, che sfinirli senza senso. Ci scontriamo sempre con le migliori squadre U23 d’Europa e questo ci fa vedere come siamo messi e cosa ci serve per migliorare…

Pinarello e Pellizzari sono due tra i più giovani, ora impegnati con Rossato nella trasferta al Flanders Tomorrow Tour
Pinarello e Pellizzari sono due tra i più giovani, ora impegnati nella trasferta al Flanders Tomorrow Tour
E cosa ci serve?

Da noi il velocista fa solo corse piatte e le vince, lo scalatore corre solo in salita. Oggi una corsa per velocisti ha come minimo 2.000 metri di dislivello e se non lavori per farli migliorare, le volate neanche le fanno. Un corridore com’ero io, oggi non vedrebbe l’arrivo. Stando a certe logiche non dovrei neanche portare Pinarello e Pellizzari in Belgio, perché troveranno solo strappi e pavé, ma devono essere capaci di fare tutto. Perché da professionisti si troveranno a farci i conti. Altrimenti perché all’estero vengono fuori e da noi no?

Cosa vedi negli junior che arrivano da voi?

Più che altro cosa vedo negli junior fuori di qui. In tutta Europa, fanno 3-4 corse a tappe all’anno, qua fanno il Lunigiana a fine stagione. Abbiamo mille regolamenti. Poi è vero che logisticamente l’Italia è lontana dal Nord Europa, ma anche gli juniores all’estero si confrontano sempre con avversari diversi, noi abbiamo sempre i soliti. E quando cresci? Non è sufficiente.

Questo succede anche fra gli under 23…

Quando parlo con Amadori, mi dice sempre di portarli a correre fuori. Altrimenti nelle corse internazionali importanti, ci troviamo in difficoltà.

Il gruppo dei giovani della Bardiani-CSF è nato quest’anno ed è stato affidato a Mirko Rossato
Il gruppo dei giovani della Bardiani-CSF è nato quest’anno ed è stato affidato a Mirko Rossato
Avete preso tre ottimi juniores come Scalco, Paletti e Conforti: come avete vinto la concorrenza degli squadroni?

Secondo me sono i più forti della categoria e con le caratteristiche che ci servono per le corse impegnative cui partecipiamo. Ne ho parlato con Reverberi, poi è stato lui a parlare con i loro procuratori. Abbiamo proposto il nostro progetto e penso che il prossimo anno avrò una bella squadretta di 8-9 corridori, in cui i più grandi come Martinelli potranno provare a salire un altro gradino, come quest’anno Marcellusi e Tolio.

Non troppo diverso da quello che fanno in Olanda, insomma…

Facciamo come loro ed è il nostro obiettivo. Siamo l’unica squadra professional in Europa ad avere dentro un gruppo di U23, che prendono uno stipendio certamente al minimo, ma ben più alto di quello che prenderebbero nelle continental. All’inizio c’era scetticismo, per cui l’obiettivo è farci vedere affinché si capisca che il progetto è serio. Questo è il primo anno, sono convinto che nei prossimi due si vedranno i frutti. Quando passano dagli juniores, hanno bisogno di un paio di stagioni per farsi le ossa.

Tolio paga cara la Strade Bianche, ma prenota una grande estate

05.05.2022
4 min
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Parlando con Marco Selleri dei corridori ammessi al prossimo Giro d’Italia U23, avuta la certezza che probabilmente avremo al via la superba accoppiata francese GregoireMartinez, è stato con una certa sorpresa che abbiamo accolto una defezione, quella di Alex Tolio, sottolineata dallo stesso organizzatore della corsa.

«Per quelli che sono già professionisti – ha detto – conta solo che non abbiano partecipato a gare WorldTour. I due francesi non lo hanno fatto, invece Tolio, che l’anno scorso fu il migliore della Zalf, lo hanno portato alla Strade Bianche, quindi il Giro non potrà farlo».

Nel 2021, Tolio ha chiuso il Giro U23 in 11ª posizione ad appena un secondo dal 10° posto (foto Scanferla)
Nel 2021, Tolio ha chiuso il Giro U23 in 11ª posizione ad appena un secondo dal 10° posto (foto Scanferla)

Una brutta sorpresa

Memori della conversazione con Cassani di qualche settimana fa sull’importanza di fare certe corse più di una volta per mettersi alla prova, siamo andati dritti dal corridore vicentino della Bardiani-CSF per sapere come vadano le cose e come abbia preso la notizia.

«Non sapevo che correndo la Strade Bianche – ammette – non avrei fatto il Giro. Ci sono rimasto un po’ male, perché il mio obiettivo era trovare la condizione proprio per quel periodo. Ma l’obiettivo resta invariato, non ci perderò il sonno. La mia strada va avanti a prescindere. Perciò domenica correrò il GP Industrie del Marmo, poi il 12 maggio andrò per quindici giorni a Livigno con la squadra, preparando la seconda parte di stagione».

Nel 2021, Tolio ha vinto la Piccola Sanremo di Sovizzo (foto) e la Strade Bianche di Romagna (foto Scanferla)
Nel 2021, Tolio ha vinto la Piccola Sanremo di Sovizzo (foto) e la Strade Bianche di Romagna (foto Scanferla)
Non sei ancora in vacanza, insomma…

No, no, sono a casa e svolgo allenamenti regolari (ride, ndr). Devo ammettere che ho avuto un inizio di stagione più difficoltoso. Non ho avuto particolari problemi, è andato tutto liscio. Ugualmente sono stato sotto tono, ma ultimamente sto migliorando corsa dopo corsa.

Come sta andando il debutto nel nuovo team?

Finora ho avuto la possibilità di fare belle esperienze. Mi sono divertito e ho fatto tanta fatica. Soprattutto alla Coppi e Bartali dove, a detta di corridori ben più esperti, abbiamo trovato un dislivello importante. Mi sono fermato come previsto l’ultimo giorno, perché la domenica dovevo correre a San Vendemiano e volevamo arrivarci avendo recuperato un po’.

Come ti trovi con Rossato in ammiraglia?

Ha una grande passione e non ci mette pressione, scusate il gioco di parole. A tavola si scherza, poi però in corsa siamo tutti con grande motivazione. Si vede che Mirco ci sa fare con i giovani, capisce bene la nostra età. Ma insieme si vede che è abituato anche a lavorare nel professionismo.

Il 2021 ha visto la Zalf di Faresin, a sinistra, vincere anche il tricolore con Benedetti
Il 2021 ha visto la Zalf di Faresin, a sinistra, vincere anche il tricolore con Benedetti
Cosa è cambiato rispetto allo scorso anno?

La prima differenza grande è stata la preparazione invernale. Dopo anni a lavorare nella zona di casa, dovendomi adattare al freddo e cercando di sfuggire alla pioggia, ho fatto due bei blocchi di lavoro in Spagna. La stessa preparazione è stata gestita in modo diverso, perché le condizioni meteo favorevoli ci hanno permesso di fare salite e lavori che in Italia non sarebbero stati possibili.

Sei passato dalla preparazione di Faresin a quella di Pino Toni?

Esatto, è un anno nuovo, sto cambiando i miei riferimenti. Con Faresin avevo ed ho ancora un ottimo rapporto. Ho fatto tre anni da U23 e si è creato un bel legame, non solo a livello tecnico e agonistico. A Gianni mi potevo appoggiare, è uno di famiglia, passavamo tanto tempo insieme e i risultati sono sempre venuti. Sa cosa vuol dire andare in bici e secondo me fa una grande differenza.

Nel 2022 Tolio ha corso parecchio tra i pro’: Antalya, Coppi e Bartali, Gran Camino, Laigueglia, Freccia del Brabante
Nel 2022 Tolio ha corso parecchio tra i pro’: Antalya, Coppi e Bartali, Gran Camino, Laigueglia, Freccia del Brabante
Invece con Pino?

La prima differenza che vedo è che nei tre anni da U23 lavoravo molto sul fondo, lavoro lungo e tanto medio. Ora invece si fa più specifico e più intensità, anche se non mancano uscite più lunghe. Può darsi anche che l’inizio un po’ faticoso sia dovuto al fatto che il mio fisico usciva da tre anni a un certo modo e si è dovuto adattare al nuovo metodo di lavoro. All’inizio è stato impattante, mentre già al Liberazione ho percepito il cambiamento.

In che termini?

Di brillantezza. Non ho mai avuto problemi di fondo, ma ogni volta che si apriva la corsa, a me mancava qualcosa. Invece a Roma ho notato che riuscivo ad accelerare e a starci dentro. Per questo vediamo come va domenica al Marmo e poi non vedo l’ora di ripartire dall’altura. Giro o non Giro, ho tanta strada da fare.

Pinarello: come va in Bardiani? Ce lo racconta lui

06.04.2022
4 min
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Riusciamo a parlare con Alessandro Pinarello poco prima del via del Trofeo Piva. Accalcati sotto il tendone che riparava gran parte del gruppo dal maltempo che ci ha colti all’improvviso. Alessandro è giovanissimo, è del 2003, ed è già al suo primo anno tra i professionisti in maglia Bardiani

Il salto di categoria tra juniores e under 23 è già complicato di suo, se poi si aggiunge anche il gradino dei pro’ qualche dubbio è lecito averlo. In più l’attenzione sulla vicenda di Alessandro è stata enfatizzata dallo spostamento della residenza all’estero per permettergli di correre con la Bardiani. Ne avevamo già parlato in un nostro articolo con Cristian Pavanello, diesse della Borgo Molino che lo ha accompagnato fino allo scorso anno. Ora è giunto il momento di parlarne anche con il diretto interessato.

Alessandro Pinarello, classe 2003 è passato alla Bardiani all’inizio di questa stagione
Alessandro Pinarello, classe 2003 è passato alla Bardiani all’inizio di questa stagione
Ciao Alessandro, innanzitutto come stai?

Bene, è stato un periodo un po’ concitato, ma ora ho trovato l’equilibrio giusto per lavorare bene. Sapete, i primi mesi in una squadra nuova sono sempre un po’ di assestamento.

Anche causa del cambio di residenza?

Sì. Ora ho la residenza slovena e questo mi ha permesso di correre subito con la Bardiani. La scuola, invece, continuo a farla in Italia, a Conegliano. Ci tengo molto a finire bene quindi per il momento mi sto concentrando più sulla scuola e sull’esame di maturità che dovrò affrontare a giugno.

Alessandro Pinarello, a destra, durante il tratto di trasferimento prima della partenza al Piva
Alessandro Pinarello durante il tratto di trasferimento prima della partenza al Piva
E come ti sei trovato in questi primi mesi in Bardiani, hai sentito il salto di categoria?

Mi sono trovato molto bene, siamo un gruppo molto unito (questo ce lo ha sottolineato anche Marcellusi nell’intervista post gara, ndr). Il salto di categoria non è stato troppo traumatico. Ci si deve adattare però ai chilometraggi diversi e ad allenamenti più specifici.

Per il momento stai disputando solamente gare under 23.

Sì, siamo un gruppetto di 6-7 corridori che fa lo stesso blocco di gare. Purtroppo per un motivo o per l’altro non siamo mai riusciti a lavorare tutti insieme. E’ parte del percorso di crescita, devo prendere le misure e fare tutto con calma: passo dopo passo.

Con i compagni che rapporto hai? Molti sono tanto più grandi di te

In ritiro quest’inverno ho avuto modo di conoscere e pedalare un po’ con tutti. In particolare pedalo spesso con Sasha Modolo, abbiamo fatto tanti “lunghi” insieme e mi è capitato spesso di parlarci e di chiedergli qualcosa. Spesso mi capita di allenarmi anche con Vendrame, visto che abitiamo abbastanza vicini.

Di cosa parlate?

Mah, gli chiedo della sua carriera, lui mi racconta cosa ha fatto dandomi tanti consigli, a partire dall’alimentazione o dalla gestione dei momenti di gara. Alla fine penso sia una fortuna avere accanto compagni di livello con un bagaglio di esperienza così ampio.

Alessandro Pinarello da junior ha corso nella Borgo Molino Rinascita Ormelle
Alessandro Pinarello da junior ha corso nella Borgo Molino Rinascita Ormelle
C’erano altre squadre continental, di primo piano, che ti avrebbero fatto fare un’esperienza simile.

Vero, ma quando mi hanno presentato il nuovo progetto Bardiani l’ho ritenuto estremamente adatto a me. L’idea della squadra è di avere dei tempi di maturazione corretti permettendomi però di lavorare allo stesso tempo con staff e compagni di un livello superiore. La cosa fondamentale è il fatto di poterlo fare con costanza, giorno dopo giorno.

E dopo il Piva dove ti vedremo?

Sicuramente al Belvedere il 18, per il resto non so. Con la squadra abbiamo qualche gara in mente ma decidiamo poco alla volta, in base anche alla preparazione che riesco a fare.

Dopo un inverno in cui si era parlato molto del nuovo progetto under 23, queste prime gare sono servite per tirare delle somme. Dalle parole di Pinarello e da quelle di Marcellusi dopo la vittoria, emerge come la squadra di Rossato e dei Reverberi stia lavorando con i corridori più giovani permettendo loro di crescere e maturare senza pressioni. Che quella intrapresa dalla Bardiani sia la strada giusta?

Tante gare (e richieste) all’estero per i “Rossato boys”

05.01.2022
5 min
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Il gruppo dei giovani della Bardiani CSF Faizanè è una delle novità più attese della stagione che sta per iniziare. Questa iniziativa dei Reverberi desta molta curiosità. E ci fa porre anche delle domande, a partire da quelle relative al calendario che seguiranno i ragazzi seguiti da Mirko Rossato (nella foto di apertura).

Il regolamento della categoria under 23 infatti parla chiaro: chi appartiene ad un team professionistico può partecipare solo alle gare U23 internazionali e queste in Italia non sono molte. Come siamo messi quindi nel “reparto giovani” della Bardiani?

«Ci stiamo preparando al nuovo ritiro in Spagna – dice Rossato – che durerà fino al 23 gennaio. Poi divideremo i vari gruppi del nostro team fra le gare majorchine, quelle in Turchia e l’Etoile de Besseges».

Martin Marcellusi in allenamento sulle strade di casa (foto Instagram)
Martin Marcellusi in allenamento sulle strade di casa (foto Instagram)

Programma definito

«Il programma: noi ne abbiamo uno e anche ben dettagliato direi – chiarisce il diesse – Martinelli e Tolio, che sono più maturi, faranno anche delle gare con i professionisti. Mentre è logico che i primi anni, penso ad esempio a Marcellusi e Nieri che hanno meno esperienza, faranno gare che sono più alla loro portata».

«Il calendario internazionale italiano? Io dico che non è così piccolo ed è anche bellissimo. Un calendario che in molti ci invidiano all’estero. Al via ci sono spesso molte continental. In più noi oltre a queste gare in Italia abbiamo fatto richiesta per moltissime corse in Europa. 

«Parlo di gare 1.2 e 2.2, che sono eventi professionistici, il cui livello è al pari di un nostro Trofeo De Gasperi, ma che non vedono al via delle WorldTour. Abbiamo fatto richiesta per la Liegi under 23 e per delle corse in Polonia…».

Giulio Pellizzari (novembre 2003), è il più giovane corridore della Bardiani. Alla sua ruota c’è Pinarello (luglio 2003)
Giulio Pellizzari (novembre 2003), è il più giovane corridore della Bardiani. Alla sua ruota c’è Pinarello (luglio 2003)

Scuola e gare 

Rossato tiene molto a questo discorso. Lui è già stato direttore sportivo di squadre under 23 (e non è un caso che gli sia stata affidata anche questa) pertanto sa bene che non si può ridurre tutto solo ad un numero di gare da fare.

«Non si tratta solo di andare in bici o gareggiare – riprende Mirko – c’è anche una questione di stress derivante dal viaggiare, dal correre in altre Nazioni, ripartire, prendere un aereo, adattarsi a nuove situazioni, a venire dietro a prendere l’acqua in ammiraglia… E queste non sono difficoltà da poco nella vita del corridore.

«Qui pensiamo alla quantità di gare da fare, ma Pinarello e Pellizzari vanno ancora a scuola e questa per noi è una priorità. Bruno (Reverberi, ndr) stesso in fase di contratto lo ha detto chiaro e tondo: prima la scuola. Per loro è prevista un’attività mirata, adatta alla loro età. Magari all’inizio faranno solo una gara a settimana».

Lo scorso anno la Bardiani prese parte al Tour of Rhodes (gara 2.2), quest’anno ci tornerà coi più giovani?
Lo scorso anno la Bardiani prese parte al Tour of Rhodes (gara 2.2)

Un buon budget

«Noi abbiamo la fortuna di avere degli inviti all’estero. In Europa di corse ce ne sono tante, mica solo in Italia… E abbiamo, ripeto, la fortuna di non avere problemi economici per poter affrontare queste trasferte e creare un grande calendario under 23. Oltre alla Liegi e alle gare in Polonia, per esempio, abbiamo fatto richiesta per il GP Francoforte sempre under 23, per delle corse in Grecia e in Bulgaria. Io credo che un anno fatto in questo modo ne valga cinque che correndo solo in Italia.

«L’unica corsa per la quale non abbiamo richiesto l’invito sapete qual è? La Roubaix. E non per una questione di costi, ma semplicemente perché non abbiamo gli uomini adatti.

«In ognuna di queste gare si trovano situazioni diverse, per percorso, per Nazione, per modo di correre… E sono tutte esperienze necessarie per essere pronti in futuro. 

«Qui ci si preoccupa tanto dei ragazzi, di tutelarli… Io credo che noi abbiamo l’esperienza per fare bene e farli crescere in modo corretto. Nessuno vuole rovinare questi ragazzi. Alla fine non faremo niente di diverso da quello che fanno Zalf, Biesse Arvedi o General Store, ma con più attività all’estero».

Alex Tolio, lo scorso anno nelle fila della Zalf e oggi uno dei giovani della Bardiani, ha preso parte alla Coppi e Bartali con la nazionale
Tolio nel 2021 ha preso parte alla Coppi e Bartali con la nazionale

Obiettivo qualità 

Con Rossato si passa poi a parlare anche degli impegni possibili con le rispettive nazionali. E’ un vantaggio o uno svantaggio per un team come la Bardiani dare i corridori alla nazionale? O al contrario ritrovarsi la nazionale nelle liste di partenza è un ostacolo?

«Per me – conclude Rossato – le gare con la nazionale fanno sempre bene. Non tutti hanno la fortuna di avere un team come il nostro che farà molta attività all’estero. La nazionale in questo caso diventa un buon mezzo per poter fare certe esperienze.

«Certo, la nazionale italiana nelle corse italiane la condivido un po’ meno, ma mi rendo conto che per un organizzatore che non può avere le WorldTour al via, magari ha la possibilità di ritrovarsi un Nibali in corsa e alla fine ci sta».

«Crediamo molto nel nostro progetto giovani. Abbiamo l’esperienza giusta per fare bene. Abbiamo di fronte a noi un calendario ben strutturato. Un calendario che terrà conto della maturità che dovranno affrontare i ragazzi con la scuola. Io dico che quando avranno fatto 40 giorni di corsa è già molto. Meglio fare poche ma belle corse e di qualità che farne tante. Perché è quando corri con i migliori… che migliori».

Rossato-Modolo, storia veneta di grinta e fiducia

21.11.2021
4 min
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«Rossato lo conosco da quando ero dilettante alla Zalf e lui guidava la Parolin. Era ed è ancora un bel cagnaccio veneto. Quello che serve a me».

Con queste parole un paio di giorni fa, Sacha Modolo ha descritto Mirko Rossato, il direttore sportivo che lo aspetta alla Bardiani-Csf e con cui ha già lavorato nei suoi anni con il team di Reverberi. Un po’ per ridere e un po’ incuriositi dalla definizione, abbiamo bussato alle porte del padovano, che in realtà ormai vive da qualche anno in Spagna, per capire che cosa intendesse Modolo.

«Un cagnaccio veneto – sorride Rossato – è uno che non molla mai. Uno che vorrebbe sempre vincere e cerca in tutti i modi di motivare i ragazzi. Cerca di stimolarli e dargli degli obiettivi. Uno che crede nel corridore e riesce a fargli capire questa fiducia. Che sa anche gestire i momenti di difficoltà. Già ai tempi della Fior, Sacha era un ottimo corridore, uno di classe. E anche quando abbiamo lavorato insieme alla Bardiani, aveva grinta, ma aveva bisogno comunque che gli si stesse accanto…».

Super vincente anche da U23. Qui nel 2009 a Sommacampagna, Modolo davanti a Viviani e Cimolai
Super vincente anche da U23. Nel 2009 a Sommacampagna, Modolo davanti a Viviani e Cimolai

Il piatto è ricco. Abbiamo ben chiare le espressioni da mastino di Rossato quando punta un obiettivo oppure se qualcosa non va e vuole fartelo capire. Anche la fisicità conta e Mirko sa farsi rispettare con quel suo portamento da velocista e qualche ruggito nei punti salienti della frase.

Aveva bisogno che gli si stesse accanto: che cosa vuol dire?

Che se una gara andava male, come può capitare, non serviva puntare il dito. Era meglio andare a cena, parlando d’altro. Poi magari prima di tornare in camera, ti sedevi lì con una birra, cominciavi a chiacchierare e piano piano arrivavi a dire quello che era andato e quello che poteva andare meglio. E andavi a dormire sapendo che il giorno dopo sarebbe stato migliore. C’è un aneddoto che non dimenticherò mai…

Nel 2012 con Battaglin e la… pulce Pozzovivo, lanciato proprio dalla Bardiani
Nel 2012 con la… pulce Pozzovivo, lanciato proprio dalla Bardiani
Racconta.

Nel 2013 eravamo in Cina a correre il Tour of Qingai Lake, che si faceva a luglio dopo il Giro d’Italia. Sacha aveva vinto la prima tappa, ma il giorno dopo mi disse di stargli vicino perché stava malissimo e rischiava di ritirarsi. Può capitare che un corridore si svegli nel verso sbagliato. Io sapevo che c’erano altre dieci tappe e così con l’ammiraglia rimasi vicino al gruppetto, anche a scapito di quelli che avevo davanti, Colbrelli compreso. Rimasi lì finché non gli vidi prendere un buon passo e poi gli chiesi se potevo andare. Lui mi disse di sì, il momento di crisi era passato. Finì la tappa. E nei giorni successivi ne vinse altre cinque. Questo è Sacha…

E lui per primo ha detto di aver bisogno proprio di questo.

Qui trova un ambiente familiare. Conosce bene i Reverberi che sono i pilastri della società. Bruno non gli stresserà il carattere e tantomeno Roberto. Ha bisogno di lavorare tranquillo, con degli obiettivi veri.

Viene da un paio di anni davvero difficili.

Ma ho visto la Vuelta ed è andato fortissimo. Poi ha trovato la continuità per vincere una delle ultime corse di stagione, con quasi 3.000 metri di dislivello, su strade toste che magari qua non si conoscono.

Modolo e Rossato hanno già lavorato insieme alla Bardiani, dopo anni in squadre rivali fra gli U23
Modolo e Rossato hanno già lavorato insieme alla Bardiani, dopo anni in squadre rivali fra gli U23
La grinta che metti ora nel tuo ruolo ce l’avevi da corridore?

Quando puntavo, la cattiveria agonistica non mi mancava. Ma forse è vero che adesso ci metto più grinta, perché vorrei che i ragazzi che dirigo non commettessero i miei stessi errori.

Tu ce l’hai avuto un cagnaccio veneto come Rossato?

Un cagnaccio veneto… (ci pensa e sorride, ndr). In primis metterei Remigio Zanatta, poi Billy Ceresoli che aveva una grinta notevole. Alla Mg Boys eravamo uno squadrone con Rebellin, Minali, Salvato, Conte e Zanette e non ne lasciavamo una. E poi Bruno Reverberi, quando ho corso con lui. Anche lui è un cagnaccio. Un bel cagnaccio… emiliano!