Highlander Rebellin, fra coraggio e malinconia

17.01.2021
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E’ l’ultimo dell’infornata di ragazzini che, scaduto il blocco olimpico del 1992, si riversarono in gruppo. Rebellin si affacciò al professionismo assieme a Casartelli e Pantani, Bartoli e Casagrande, Belli e Lombardi. Ma mentre gli anni e il destino hanno inesorabilmente esaurito le loro parabole, Davide è pronto a riattaccare il numero anche nel 2021, che il 9 agosto lo vedrà compiere 50 anni.

Il viso non ha più la freschezza che ai francesi suggerì il paragone con Tin Tin, ma in fondo al suo sguardo si riconosce il ragazzo cui sfuggì d’un soffio il mondiale di Stoccarda del 1991 e che nel 2004, un pochino più grande, portò a casa il filotto Amstel, Freccia e Liegi, perle in un bottino di 50 vittorie.

La sua carriera subì tuttavia un brusco stop a Pechino 2008, con la medaglia d’argento strappata per una discussa positività all’antidoping. Scontata la squalifica, Davide è tornato e ha colto 16 vittorie, malgrado la lettera scarlatta cucita sul petto. Nessuna grande squadra ha infatti voluto riprenderlo, come anche in seguito è accaduto invece con altri. Da Basso a Riccò, passando per Di Luca.

Così all’Amstel del 2004, Rebellin batte Boogerd allo sprint: a seguire vincerà Freccia e Liegi
Così nel 2004, Rebellin batte Boogerd all’Amstel

Si hanno umori contrastanti davanti alla sua abnegazione. Da un lato viene spontaneo associarsi ai cori di ammirazione, dall’altro viene da chiedersi il perché. E così, in questo inizio del nuovo anno, abbiamo pensato di chiederlo proprio a lui. Al ragazzino classe 1971 che quest’anno correrà con la Cambodia Cycling Academy.

Quasi 30 anni da professionista e si riparte…

Un’altra stagione. Stavolta la squadra è di qui, il fondatore è francese. Ho corso con lui alla Sovac, poi ha creato questa continental in cui mi avrebbe voluto già l’anno scorso. Fanno un bel calendario, non solo in Oriente, ma anche europeo.

Dove trovi la voglia?

Sono motivato, mi diverto. Allenarmi e avere degli obiettivi mi stimola e fa parte della mia quotidianità. Ho un calendario meno intenso di una volta, ma lo stesso se sto due giorni senza pedalare, ne sento il bisogno. Non è una droga, ma aiuta a stare bene. Insomma, se mi vedo competitivo, continuo.

Con Bettini e per Bettini a Salisburgo: Rebellin fra gli azzurri che scortano Paolo al primo iride
Con Bettini e per Bettini: gli azzurri scortano Paolo al primo iride
E’ cambiato tutto, sei cambiato anche tu?

Il modo di correre è diverso, il ciclismo è diverso. Ora curo molto più la qualità che il volume. Faccio ancora le 7-8 ore, perché mi piace, ma soprattutto faccio lavori di forza ed esplosività, che si tende a perdere con gli anni. Lavori brevi e intensi, perché penso di avere già la resistenza.

Hai un preparatore?

Faccio io e in aggiunta alleno qualche corridore, fra cui Johan Le Bon che l’anno scorso si è operato due volte all’arteria iliaca. La Vital Concept non lo ha confermato, ma siccome è un ragazzo di talento che da junior ha vinto il mondiale, verrà in squadra con me, in modo che io possa seguirlo meglio. Metto a frutto quello che ho imparato sulla strada e anche da Zenoni (il suo tecnico di sempre, nella nazionale dilettanti e poi al Team Polti, ndr).

L’argento di Pechino, dietro Samuel Sanchez: l’anno dopo per Rebellin, la tegola della positività
L’argento di Pechino, ma nel 2009 la tegola della positività
Fare il preparatore sarà il tuo futuro?

Mi piacerebbe, facendo però a modo mio. Non guardo il misuratore di potenza, parto dalla frequenza e dalle sensazioni. Voglio avere un rapporto diretto con il corridore, senza spedire tabelle. Poi sto lavorando a qualche camp con gli amatori, i RebelCamp che facciamo a Gran Canaria. L’idea era di farne uno a febbraio a Monaco, che ora abbiamo spostato. Accompagnare i cicloturisti e trasmettere loro la passione, rispondere alle loro domande…

Che cosa ti chiedono?

Principalmente di allenamento e alimentazione, cercando di carpire i miei segreti. Ma anche di gare. Della Liegi e della Freccia, dell’atmosfera di quelle gare.

A proposito di alimentazione: hai cambiato qualcosa?

Saranno 4-5 anni che mi sono spostato verso i vegetali. A casa ho eliminato la carne, ogni tanto mangio le uova o il pesce. Sento di recuperare meglio. Alle corse è differente, perché non sempre si trovano in giro ceci e altri vegetali proteici, né posso portarmi una valigia piena. Però credo si possa fare attività ad alto livello anche così e credo che questa sarà una tendenza. La carne ha le sue proprietà, ma anche tante tossine.

Con la maglia dell’Androni, nel 2009 prima della squalifica, Rebellin piega Schleck e vince la 3ª Freccia Vallone
Nel 2009 con la maglia dell’Androni, vince la 3ª Freccia Vallone
La tua carriera è divisa in due da Pechino.

E’ stato un momento di snodo. Prima c’è stata la carriera dei risultati migliori e delle grandi squadre. Dopo ho rincorso un contratto per partecipare alle corse più adatte a me e un calendario normale. E’ stato sempre più difficile trovare una maglia. Solo la CCC Polkowice, crescendo, mi ha permesso di fare l’Amstel. 

Credi di essere riuscito a dimostrare la tua teoria?

Ho avuto l’assoluzione dalla giustizia ordinaria, ma per riavere la medaglia dovrei fare causa al Comitato Olimpico Internazionale davanti a un tribunale svizzero. Sarebbe una spesa enorme, che non mi sento di fare. Sento mia la medaglia. L’assoluzione un po’ ha dimostrato che quella positività non fu chiara, ma certo questa storia me la sono portata dietro troppo a lungo.

Nel 2011 Rebellin corre nella Miche continental e vince da solo la Tre Valli Varesine
Corre nella Miche continental e vince la Tre Valli del 2011
Perché non c’è stata clemenza nei tuoi confronti?

Probabilmente perché è accaduto alle Olimpiadi. Ancora non ho avuto risposte su quel test e penso che non le avrà mai. Sono stato discriminato, mi sono state chiuse in faccia tante porte. Ero ancora competitivo e le squadre che avrebbero voluto prendermi non hanno potuto farlo. Ho continuato a correre anche per quello. Forse se avessi potuto riprendere nel modo giusto, mi sarei fermato già da 10 anni.

Come va in gruppo con colleghi che hanno la metà dei tuoi anni?

Non conosco nessuno. Al massimo qualche ragazzo che vive a Monaco. Nel WorldTour l’ambiente è chiuso e ci si conosce tutti, nelle continental no. Questi ragazzini potrebbero essere miei figli, sono cresciuti guardando le mie gare e così vengono a conoscermi. Una volta si avvicinavano per le mie vittorie, adesso c’è anche la curiosità di vedere come sia fatto un cinquantenne che fa ancora il professionista.

Nel magico 2011 con la Miche, Rebellin vince anche il Trofeo Melinda
Nel magico 2011 con la Miche vince anche il Trofeo Melinda
Ci avresti mai creduto?

Io forse no, ma Zenoni me lo disse: «Potresti andare avanti fino a 50 anni, tenendo il tuo livello, se soltanto avrai le motivazioni per stare ancora lì ad allenarti e correre».

I corridori erano pagati un milione (di lire) a punto e tu chiudevi le stagioni sempre fra i 1.500 e i 2.000 punti Uci. Com’è economicamente adesso?

Adesso bisogna quasi pagare per andare a correre. Non lo faccio per questo, altrimenti avrei smesso. Ho sperato di trovare una squadra che potesse pagarmi, perché credo di essere ancora un buon investimento. Potrei essere un direttore sportivo in corsa, porterebbe molto interesse. Starei accanto ai corridori giovani e allo stesso tempo sarei una bella pubblicità per chi compra bici da 15mila euro e ha la mia età. Non ho problemi di soldi, altrimenti non potrei vivere a Monaco. Su quel fronte sono a posto.

Gli anni passano, Rebellin non si piega: nel 2014 a 43 anni vince il Giro dell’Emilia
Gli anni passano, Rebellin non si piega: nel 2014 vince l’Emilia
Ti manca non aver avuto figli?

Non ci pensiamo. Se arrivassero sarebbe bello, ma non li abbiamo mai cercati in altro modo. I figli sono la vita, nulla contro, ma così sono libero di coltivare la mia passione.

Torni spesso in Italia?

A volte, approfittando delle visite in alcune aziende con cui collaboro, passo una settimana con i miei genitori. Mio papà ha venduto il negozio 8 anni fa, ma uno spicchio l’ha tenuto mio fratello Carlo, che dopo aver smesso di correre ha aperto un bar, L’Ultima Tappa, che lavora bene. Invece l’altro fratello, Simone, dopo gli anni con la Liquigas, ha aperto il suo studio di osteopata proprio lì vicino. In Italia mi alleno spesso anche quando sono a Monaco, anche se ora non fanno passare a causa del Covid.

All’Agostoni del 2015, Rebellin piega Nibali tricolore e Bonifazio
Agostoni 2015, Rebellin su Nibali tricolore e Bonifazio
Sai già quando comincerai?

Se tutto viene confermato, il 31 gennaio al Gp la Marsellaise, poi l’Etoile de Besseges e da lì andremo avanti con i vari inviti, sperando che si possa correre.

Cosa vuoi dimostrare?

Parto sempre per vincere, non per farmi vedere. Mi alleno per arrivare al meglio, ho sensazioni di alto livello ed è questo che mi spinge ad andare avanti. Dopo la squalifica ho vinto le mie belle gare. L’Agostoni, l’Emilia, il Melinda. Vivo alla giornata, avrei già proposte per il 2022, ma andiamo avanti un passo per volta. Potrei fare un altro anno o fermarmi a metà di questo, se mi vedessi in coda al gruppo a fare troppa fatica…