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Green Project quanti piazzamenti al Langkawi…

30.09.2023
4 min
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Al Tour de Langkawi la componente italiana non è poi così piccola. Ci sono vari team, diversi corridori impegnati e alcuni di loro si sono anche distinti, pensiamo soprattutto ai ragazzi della Green Project – Bardiani, guidati da Mirko Rossato.

In Malesia Enrico Zanoncello ha sfiorato la vittoria, è stato leader per un giorno, e bene hanno fatto anche i giovanissimi Conforti e Scalco… Ma in generale si può dire che ad essere vivace sia stata l’intera Green Project. A volte magari anche sbagliando un po’, ma sempre nel vivo della corsa. Di tutto questo ne abbiamo parlato appunto con il diesse Rossato.

Tre corridori della stessa squadra impegnati in volata, un’immagine un po’ insolita. Ma quando ci sono i giovani di mezzo…
Tre corridori della stessa squadra impegnati in volata, un’immagine un po’ insolita. Ma quando ci sono i giovani di mezzo…
Mirko, una Green Project attiva dicevamo…

Direi di sì. Siamo stati sfortunati con Luca Covili che nel giorno di Genting Highlands (arrivo in quota, ndr) ha forato. E lo stesso con il giovane Matteo Scalco che ha avuto la febbre la sera prima di quella tappa. Buone cose ha fatto anche Lorenzo Conforti. Zanoncello è andato vicino alla vittoria. Venivamo dal Tour of Taihu Lake, in Cina, e anche lì avevamo corso bene.

Più di una volta abbiamo visto diversi piazzamenti nei primi dieci se non nei primi cinque, dei tuoi atleti. Visto che la cosa si è ripetuta era un ordine di squadra?

Si è ripetuto più volte perché i sincronismi non sono ancora ottimali. Davide Gabburo, per esempio, doveva tirare la volata a Zanoncello, ma poi lui ha perso le ruote. Uno lo lanciava a destra e l’altro usciva a sinistra e chiudevano quarto e sesto. La stessa cosa Conforti. Mettiamoci anche che Lorenzo è un giovane: lanciava la volata, ma poi voleva tenere duro fino sulla linea. Non dimentichiamo che fino allo scorso anno era juniores.

Assolutamente, il toscano sta ben figurando…

Quel che sta facendo è buono. Un giorno ha lanciato Zanoncello alla grande. Ha imboccato in testa l’ultima curva e poi ha tenuto fino alla fine, facendo 600 metri di volata. Quel giorno hanno fatto secondo e sesto.

Sfortunato Covili: nell’unica vera salita di tutto il Langkawi ha forato, dicendo addio ai sogni di alta classifica
Sfortunato Covili: nell’unica vera salita di tutto il Langkawi ha forato, dicendo addio ai sogni di alta classifica
Vedendo che la cosa dei piazzamenti in volata si ripeteva, abbiamo pensato ad una Green Project a caccia di punti.

No, sono pochi quelli in palio nelle tappe. Semmai contano di più quelli per la classifica finale. Ma non era questo il nostro obiettivo in quelle volate.

Hai portato una squadra che è un mix di giovani ed esperti. Esperti con le virgolette, visto la loro età. Scalco e Conforti i due “bimbi”, Tarozzi la via di mezzo e poi i “vecchi” Covili, Zanoncello e Gabburo…

Un po’ la stessa cosa che avevo fatto al Tour of Taihu Lake. Lì avevo tre ragazzi di primo anno. Qui al posto di Paletti, che è rientrato in Italia per preparare il ciclocross, c’è Covili. Ma in generale sono contento dei miei giovani. Più o meno tutti hanno messo nel sacco 45 giorni di gara e per essere dei primo anno va bene. 

Conforti in particolare si è distinto. Davvero degli ottimi piazzamenti per lui. Solo in Malesia quattro top 10 nelle prime quattro tappe e anche in Cina un secondo posto. Che corridore è?

E’ un corridore veloce, ma non un velocista. Vedo che tiene bene nelle salite non troppo lunghe. Per me è da classiche. Il prossimo anno potrà essere tra i protagonisti assoluti della categoria under 23. E’ cattivo, ha il piglio giusto… Non ce ne sono tanti che si sanno muovere in quel modo in gruppo e in volata a quell’età (parliamo di un classe 2004, ndr).

Lorenzo Conforti (classe 2004) un ottimo Langkawi per lui. Forza ed entusiasmo non mancano
Lorenzo Conforti (classe 2004) un ottimo Langkawi per lui. Forza ed entusiasmo non mancano
Prima hai detto che volevi provare a fare classifica con Scalco, altro 2004, credevamo la facessi con  Covili…

Covili era fuori di dubbio, lo davo per scontato. Era lui il nostro uomo per la generale, ma non era facile. Qui in Malesia c’erano un solo arrivo in salita e una tappa un po’ più mossa, per il resto tutta pianura. Spiace perché nella tappa più dura, a metà salita, ha forato. Volevo provare anche con Scalco più che altro per vedere doveva poteva arrivare, mentalizzarlo a tenere duro, a stare attento tutti i giorni. Lui al contrario di Conforti lo vedo per le corse a tappe.

Ultima domanda Mirko, cosa ti è sembrato del livello medio, e quindi delle prestazioni dei tuoi, in questo Langkawi?

E’ una corsa a tappe di otto giorni e non è poco. Serve molto a questi ragazzi. Il livello medio è molto buono e direi piuttosto elevato per quel che riguarda i velocisti. Io poi sono un ex sprinter e ho sempre un certo occhio per le ruote veloci. Ho visto ragazzi molto interessanti, come questo George Jackson, fortissimo. Anzi, per me il più forte. Ex pistard, alto, capello alla Cipollini… Tra l’altro la sua squadra, la Bolton, non ha sponsor per il prossimo anno: prenderlo sarebbe un’occasione. E poi ci sono De Klein della Tudor, Babor della Caja Rural… insomma molti profili davvero interessanti.

Rossato: «I nostri ragazzi crescono a piccoli passi»

09.06.2023
4 min
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Intercettiamo Mirko Rossato mentre è intento a preparare le ultime cose in vista del Giro Next Gen. Con lui apriamo il capitolo dei giovani corridori, già visionato insieme a Zanatta qualche giorno fa. Il diesse della Green Project Bardiani CSF Faizanè si è ritrovato in un paio d’anni a lavorare con tanti giovani, alcuni di loro passati direttamente dalla categoria juniores. Si è ritrovato così a dover insegnare loro tante cose, soprattutto imparare a correre e vincere in una categoria nuova. 

Dopo un primo anno positivo, anche Pinarello sta raccogliendo buoni risultati: qui terzo al Liberazione
Dopo un primo anno positivo, anche Pinarello sta raccogliendo buoni risultati: qui terzo al Liberazione

Già vincenti

I corridori che arrivano direttamente dalla categoria juniores a vestire la maglia della Green-Project sono pochi. Nel 2022 è toccato a Pellizzari e Pinarello e quest’anno sono arrivati Scalco e Paletti.

«Abbiamo avuto la fortuna – racconta da casa Rossato – di aver preso ragazzi che vincevano tanto già da juniores. E’ chiaro che il salto da quella categoria agli under 23 o ai professionisti è diverso. Le cose si complicano e per loro non deve esserci la fretta di fare, per prima cosa serve maggiore esperienza. La nostra squadra propone solamente gare di qualità tra gli under 23, visto che facciamo solo corse internazionali. Nelle corse facili, non raccolgono, non maturano. Noi facciamo attività in Italia e all’estero, confrontandoci sempre con ragazzi preparati». 

Scalco fa parte della seconda tornata di ragazzi junior passati professionisti con la Green-Project
Scalco fa parte della seconda tornata di ragazzi junior passati professionisti con la Green-Project
E’ vero, i vostri junior sanno vincere, ma questo è un altro mondo…

Noi insegnamo a vincere ai nostri giovani tramite le giuste esperienze, sbagliare è possibile, anzi ben venga. Dopo ogni gara parliamo spesso e ci confrontiamo, le lacune ci sono e vanno affrontate e capite. 

Cosa vedi di più?

Tanta foga nel fare le cose, nell’entrare nella fuga, nel muoversi. Invece noi cerchiamo di trasmettergli che devono studiare l’avversario, guardare come pedala, così sì che imparano a leggere la corsa. 

Al Piva, ci aveva detto Pellizzari, che avevano sprecato una grande occasione.

Questo è un bell’esempio. Lì abbiamo fatto secondi con Martinelli ed i ragazzi hanno puntato tutto subito su di lui. Io avrei voluto che ognuno di loro avesse provato a vincere, devono giocarsi le loro carte. In corsa hanno carta bianca, nessuno è obbligato a lavorare per gli altri. 

Al Trofeo Piva i ragazzi di Rossato hanno imparato una lezione importante (foto Boldan)
Al Trofeo Piva i ragazzi di Rossato hanno imparato una lezione importante (foto Boldan)
In queste gare non ci sono le radio, devono gestirsi in autonomia.

Questo è un bene da un certo punto di vista. Perché, come detto prima, possono sbagliare, poi ne parliamo e capiamo come affrontare quelle situazioni. Se ci pensate poi al Recioto questa cosa non è più successa. Vero che Pellizzari ha perso la volata a due, ma ha trovato un corridore più forte, ci sta. 

Se affronti tante volte una situazione prima o poi impari

Chiaramente, alla terza o quarta volata ristretta capisci come muoverti. Impari a conoscerti, se sai che non hai uno spunto veloce provi ad anticipare o altro… Dico sempre ai nostri giovani e giovanissimi che sono professionisti solamente sulla carta, per diventarlo devono lavorare molto. 

Intanto un giovanissimo che ha vinto lo avete, Scalco. 

Lui ha vinto una corsa per under 23 di alto livello, quanti diciottenni sono riusciti a fare ciò? Pochi. La sua vittoria ci ha fatto capire che il modo di allenarsi e di programmare è funzionale. Scalco arrivava da una corsa a tappe in Francia di buon livello, che ha contribuito a farlo migliorare. 

Luca Paletti porta avanti la doppia attività: strada e ciclocross, anche questo insegna molto
Luca Paletti porta avanti la doppia attività: strada e ciclocross, anche questo insegna molto
Il progetto di crescita li porterà ad affrontare corse sempre più impegnative?

Non è da escludere che qualcuno tra Pellizzari, Pinarello e Martinelli il prossimo anno potrà partecipare al Giro d’Italia dei grandi. Saranno tutti e tre al terzo anno con noi ed è giusto che, qualora lo meritassero, potranno fare qualche gradino in più. Sempre valutando tutti insieme.

La nazionale a detta di Amadori può dare una grande mano, no?

Assolutamente. Vestire la maglia azzurra vuol dire affrontare i migliori corridori al mondo. Per coltivare i nostri talenti avere una mano dalla nazionale è fondamentale, siamo contenti di come sta andando questa collaborazione. 

Rossato: «I miei ragazzi aggressivi e compatti in corsa»

20.05.2023
4 min
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La prima parte di stagione, quelle della classiche se così possiamo dire, si è conclusa anche per gli under 23. Molti dei ragazzi della Green Project-Bardiani sono in ritiro in quota per preparare i grandi appuntamenti dell’estate, su tutti il Giro d’Italia U23 o Giro Next Gen come è stato ribattezzato da Rcs Sport.

Con Mirko Rossato, il loro diesse, facciamo un punto della situazione: risultati, modo di correre… Un bilancio che il tecnico veneto giudica in modo positivo. Anche se è mancata la vittoria.

«Non abbiamo vinto, e me ne dispiace, ma posso dire che abbiamo fatto un notevole salto di qualità. Quest’anno teniamo testa alle giovanili delle WorldTour e questo mi fa piacere».

Mirko Rossato (classe 1968) ha preso in mano il progetto giovani della Green Project sin dalla nascita
Mirko Rossato (classe 1968) ha preso in mano il progetto giovani della Green Project sin dalla nascita

Salto di qualità

Quando Rossato parla di salto di qualità non si riferisce solo alle prestazioni, che tra l’altro con una grande rotazione dei ragazzi – visto che stiamo parlando di under 23 – sono molto variabili di anno in anno, quanto piuttosto al tipo di attività, al modo d’interpretare le gare…

«Facciamo corse importanti – spiega – per il nostro livello chiaramente, contro squadre importanti. Ci manca qualcosa in termini di esperienza ma ho creato un bel gruppo e di questo ne sono orgoglioso. Ricordo che noi facciamo un’attività legata alla crescita. Ci manca qualcosa per essere alla pari degli altri ma ci si arriva con una cosa: lavoro, lavoro e ancora lavoro».

In effetti da questo gruppo sono andati via “senatori” come Tolio e Marcellusi e Martinelli fa la spola con i grandi.

«Loro non ci sono, ma non posso dire che manchino – va avanti Rossato – il salto degli altri è stato veloce, soprattutto da parte di Pinarello e Pellizzari. E non nascondo che anche gli altri siano cresciuti  parecchio. Scalco, Paletti e Conforti si sono integrati alla grande. Li ho sentiti subito presenti. Ho grande fiducia in loro».

Spesso i Green Project-Bardiani tirano compatti in testa al gruppo. Per Rossato è importante correre da squadra (foto @liisasphotoss)
Spesso i Green Project-Bardiani tirano compatti in testa al gruppo. Per Rossato è importante correre da squadra (foto @liisasphotoss)

Sul modo di correre 

Una squadra giovane, i ragazzi di Rossato sono per la maggior parte di primo e secondo anno. Eppure visti da fuori i Green Project corrono in modo molto più da pro’. Restano più compatti, aspettano “l’uno contro uno” nel finale. Si gestiscono come fossero una WorldTour. Il che può anche starci, visto che questo gruppo è mirato ad una formazione per il futuro, ad alimentare la prima squadra… Ma va bene per la categoria U23? Un’osservazione che poniamo a Rossato.

«Io – dice Mirko – cerco di mentalizzarli per vincere. Quando partono, partono con l’obiettivo della vittoria: questo è sicuro. Corriamo uniti, vero, ma questo è importante per il risultato. Nel ciclismo vince il singolo, ma è la squadra che fa la corsa. Poi okay, nell’uno contro uno, contro squadre importanti delle WorldTour come Jumbo-Visma, Groupama-Fdj, Ag2R… può anche starci che perdi e che emerga il più forte, ma l’impostazione della corsa è quella.

«E poi bisogna valutare anche le caratteristiche dei miei corridori, che sono quasi tutti scalatori. A noi servono le corse dure».

L’ultima frase ci riporta a questo inverno. Già in tempi non sospetti Rossato ci aveva detto che aveva voluto un certo tipo di corridori per il tipo di attività che avrebbero fatto. Un’attività di livello infatti imponeva quasi gioco-forza l’esigenza di atleti che tenessero benone in salita. Visto che ormai, come spesso diciamo, anche le corse più veloci prevedono un bel po’ di dislivello. In più voleva certi uomini proprio per poter correre all’attacco e non sulla difensiva.

Anche tra gli U23 spesso dominano le giovanili delle WT, ma i ragazzi di Rossato sono lì. Qui il podio del Recioto con: Graat, Pellizzari, Pinarello (e quarto Martinelli)
Anche tra gli U23 spesso dominano le giovanili delle WT. Qui il podio del Recioto con: Graat, Pellizzari, Pinarello (e quarto Martinelli)

Sbagliando s’impara

«Io dico che corriamo bene. Vedo che siamo presenti in tutti gli arrivi. Siamo under 23 e non possiamo correre come i pro’, ma appunto dobbiamo cercare di essere più aggressivi possibile».

«Sempre riguardo al modo di correre – va avanti con passione Rossato – Non avendo la radio ed essendo giovani ed inesperti i ragazzi sbagliano spesso. Ho trenta anni di esperienza e gli avrei potuto dare le indicazioni per non commettere certi errori… E avremmo vinto di più. Ma fa parte del gioco. E va bene così».

Va bene così perché Rossato stesso non è poi così favorevole alle radio in questa categoria. Se ai ragazzi si dice tutto, magari vincono, non commettono l’errore, ma non capiscono fino in fondo il perché di quella mossa. Non incamerano esperienza. 

«Non capiscono perché avrebbero sbagliato e di conseguenza non se lo ricordano. Invece se sbagliano, poi se ne discute tutti insieme.

«A questa età, i corridori devono fare anche di testa loro. Devono usare la fantasia… se poi perdono la corsa perché hanno osato nessuno li mette alla gogna. Ma resto del parere che bisogna correre aggressivi».

Giovani corridori e aspettative: come si lavora?

24.01.2023
7 min
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Nel guardare le varie statistiche sui siti di riferimento ci ha colpito la grande differenza che si trova nei giorni di corsa tra i neoprofessionisti: ragazzi giovani che si affacciano al mondo dei grandi. Così abbiamo voluto indagare tra le varie squadre per capire come gestiscono i loro ragazzi. Tra i team selezionati sono rientrati due professional e due WorldTour. 

Felix Gross è uno dei giovani della UAE che sta facendo un percorso graduale di crescita
Felix Gross è uno dei giovani della UAE che sta facendo un percorso graduale di crescita

Per la UAE parla Baldato

La prima persona interrogata su questo delicato tema è Fabio Baldato, diesse della squadra degli Emirati. Tra i ragazzi visti dal veneto spicca il nome di Ayuso, spagnolo classe 2002 che alla prima partecipazione alla Vuelta ha chiuso al terzo posto nella classifica generale. 

«Prima di tutto – inizia Baldato – è tutto molto soggettivo, ci sono giovani che hanno bisogno di un ambientamento più lungo. Altri, invece, vedi che sono già pronti, ma anche in questi casi il lavoro da fare è delicato. Ayuso lo abbiamo “rallentato” cercando di tenere la sua esuberanza a bada. Non è il primo corridore già maturo che mi capita tra le mani, in BMC ho avuto Kung e Dillier che erano già pronti. In questi caso noi diesse dobbiamo essere bravi a valutare, non bisogna mai esagerare, spesso i ragazzi giovani non si pongono limiti. Sono più spavaldi, si vede dall’atteggiamento in corsa. Ti ascoltano fino ad un certo punto, predicare va bene ma poi bisogna mettersi nei loro panni. Sono consapevole del fatto che noi diesse possiamo insegnare qualcosa ma quello che rimane è la “batosta”. Ayuso stesso ad inizio 2022 ne ha prese alcune ed è cresciuto».

«Poi ci sono i corridori normali, uno che abbiamo in UAE è Felix Gross. Lui ha fatto lo stagista nel 2021 con dei buoni dati ma senza cogliere risultati. La scorsa stagione ha avuto più continuità ed ha ottenuto un bel quarto posto in una tappa al Giro di Germania. I corridori così vanno sostenuti, anche mentalmente perché devono capire che la loro crescita deve essere graduale e passa prima da corse minori dove imparano ad essere competitivi».

Lato Intermarché

L’Intermarché Circus Wanty ha un progetto di crescita solido da molti anni, al quale ha affiancato anche la nascita del Development team. Valerio Piva, diesse della squadra belga ci racconta anche che relazione hanno tra di loro le due squadre

«La squadra development ha una struttura a parte – spiega – l’obiettivo è prendere ragazzi giovani e far nascere dei corridori. Lo scambio tra una squadra e l’altra ci sarà, lo stesso Busatto farà qualche gara con noi. Per quanto riguarda il team WorldTour l’obiettivo è diverso, i ragazzi giovani che prendiamo arrivano da team professional o continental. Non crediamo nel “salto di categoria” da junior a professionisti, i ragazzi devono fare uno step intermedio: gli under 23. I ragazzi devono imparare a gestire l’impatto della corsa e le diverse tipologie di allenamento. In un ciclismo che viaggia sempre più rapido è bene ricordare che i margini di errore sono al minimo e si rischia di bruciare l’atleta pretendendo qualcosa che non può fare. I giovani che abbiamo nella squadra WorldTour li inseriamo gradualmente, non li vedrete mai partecipare a corse di primo livello». 

«In questa stagione la squadra ha fatto una rivoluzione – continua Piva – prendendo tanti giovani e perdendo corridori di esperienza come Kristoff. Non è che non credessimo in lui, ma abbiamo preferito un progetto più a lungo termine. Non vinceremo tante corse come lo scorso anno ma è una cosa che abbiamo preventivato, fa parte di quello che è il ricambio generazionale. Gerben Thijssen, è un corridore sul quale nel 2022 abbiamo speso molto in termini di uomini e di occasioni. Ha dimostrato qualcosa di buono e quest’anno è chiamato al salto di qualità, ma è stato tutto graduale. Per il suo bene e quello del team».

La visione delle professional

La Green Project Bardiani è la squadra professional che ha un progetto diverso dalle altre, i giovani vengono presi e diventano subito professionisti. Almeno a livello di contratto, poi però all’interno del team si opera una distinzione, creando praticamente due squadre distinte. Rossato diesse di riferimento per questi ragazzi ci spiega il metodo di lavoro e le sue “criticità”. 

«La prima cosa – racconta dalla Vuelta a San Juan – è cercare di non stressare troppo i ragazzi. Quelli che arrivano dall’ultimo anno di juniores hanno la scuola e per loro deve essere una priorità. L’anno scorso a Pinarello e Pellizzari abbiamo costruito un programma idoneo. A livello di ambientamento per loro è un sogno: avere uno staff dedicato ed essere seguiti in questo modo è una bella cosa. Non dimentichiamo che gli juniores l’anno scorso avevano ancora i rapporti bloccati, una volta con noi abbiamo dovuto insegnargli anche a gestire questa cosa. Si è lavorato anche tanto sull’alimentazione, sul peso e l’allenamento. Dettagli che quando sei professionista fanno la differenza. Dai giovani dell’anno scorso abbiamo ottenuto dei bei risultati. Pellizzari e Pinarello, a fine stagione, hanno corso con i professionisti il Giro di Slovacchia e la Tre Valli. Siamo stati molto contenti della loro risposta».

«Chi arriva da noi che ha già fatto qualche stagione da under 23 fa un programma più intenso. Sempre ponderato alle qualità ed al fatto che sono alla prima esperienza con i professionisti. I corridori che possono correre anche da under fanno calendari misti con diverse esperienze. Marcellusi prima di vincere il Piva ha corso in Turchia e la Milano-Torino, due belle palestre per crescere. Tolio è un altro che ha corso molto tra gli under 23 ed i professionisti, aggiungendo al suo calendario corse importanti come Strade Bianche e Lombardia. Sono corse che un ragazzo giovane può guadagnarsi, sono come un premio che arriva alla fine di un bel percorso di crescita».

Ultima parola alla Eolo

La Eolo Kometa ha nella sua idea di team una visione diversa, con due squadre divise: la professional e la under 23. Stefano Zanatta ha lavorato per tanti anni con i giovani e di cose ne ha viste.

«Le nostre due squadre sono direttamente collegate – apre il discorso Zanatta – vedi da subito i ragazzi giovani e ne segui la crescita. Questo perché una volta che passano in prima squadra hai già un’idea di che corridore ti trovi davanti. Io credo che anche i grandi campioni abbiano bisogno di un anno tra gli under 23. Anche in Liquigas, dove avevamo corridori come Kreuziger e Sagan, abbiamo tenuto la stessa ideologia. Prima almeno un anno di esperienza nella categoria giovanile. I corridori possono anche aver talento ma hanno bisogno di una crescita umana e fisica. Anche i nostri giovani che arrivano dalla squadra under 23 avranno bisogno di adattarsi alle corse. Non vogliamo caricarli di pressioni o aspettative troppo alte».

«Il percorso per i ragazzi che arrivano da noi – continua il diesse della Eolo – è di partire da corse più semplici. Poi si passa a quelle di qualità superiore e si prova a vedere come reagisce un ragazzo nel correre da protagonista. Dalla mia esperienza posso dire che un ragazzo arriva ad avere risultati tra i 24 e i 25 anni. Nibali stesso ha fatto tanta esperienza maturando, successivamente ha ottenuto i risultati che tutti conosciamo. Serve un’attività continua ma equilibrata: una cinquantina di giorni di corsa sono giusti. La cosa migliore è dare ai ragazzi delle pause e farli recuperare, senza creare buchi troppo grandi nel calendario, altrimenti si perde il lavoro fatto. Ora ai giovani è concesso meno sbagliare, non è corretto nei loro confronti perché li si sottopone a pressioni maggiori. Forse devi essere più forte mentalmente per fare il corridore ora».

Metti nella stessa storia Bennett, Tarozzi e Pogacar…

23.01.2023
5 min
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«Ero partito per fare questa fuga – dice Tarozzi dopo la prima tappa della Vuelta a San Juan – ma non tutte le fughe arrivano. Ci siamo subito rotti e quando l’accordo non c’è, è difficile arrivare al traguardo. Alla fine abbiamo anche tirato un po’ i remi in barca. Ho sofferto il caldo, da noi è inverno mentre qua è estate e ancora non siamo abituati. Però a Imola c’era più caldo…».

Manuele Tarozzi, romagnolo di 24 anni al secondo da professionista, ha avuto tempo per riprendere fiato e recuperare un po’. A Imola rimase in fuga per tutto il giorno del suo compleanno: Colbrelli vinse il tricolore, lui era conciato decisamente peggio. Ma proprio dopo il traguardo, dilettante fra i grandi, ammise che quella corsa gli avrebbe cambiato la vita. Anche ieri è stato in fuga per tutto il giorno e si è arreso quando in testa con lui è rimasto soltanto Velardez, corridore della Municipalidad de Pocito, mentre in testa al gruppo iniziavano a lavorare gli uomini dei velocisti. Coincidenza o no, la mattina alla partenza ci ha raccontato una storia…

Il primo sprint

Sam Bennett ha vinto la prima tappa, con una volata prepotente nel caldo e nel baccano della Capitale. Alle sue spalle, Morkov che ha perso Jakobsen per uno sbandamento del gruppo, e Nizzolo. Una giornata destinata allo sprint, anche se i nomi più giocati alla vigilia erano appunto altri.

«Avevamo studiato il finale per due volte – racconta Bennett – e stamattina abbiamo fatto l’ultima prova, ma è sempre difficile fare piani. Ero molto nervoso, lo eravamo tutti. Nella prima corsa si cerca il ritmo, non è facile. Il primo sprint è il più pericoloso della stagione, che tu lo vinca o no. E’ fantastico aver iniziato con una vittoria, ma non è stato facile. La parte più dura è stato tenere il ritmo dei miei compagni, che sono stati fantastici. La sensazione di passare per primo sulla linea è stata bellissima».

Buttrio, 7 agosto 2016

Ma in questo giorno veloce e caldissimo, la storia che ci piace ricordare è appunto quella raccontata a sua volta da Tarozzi, che si svolse sei anni fa sulle strade del Friuli, quando lui era junior e il professionismo ancora un miraggio. Era il 7 agosto del 2016, il gruppo degli juniores era in rotta verso il Giro della Lunigiana.

«C’è questa gara dalle parti di Udine, da Buttrio a Ravascletto. La prima parte pianeggiante e poi ci sono due salite nel finale. L’arrivo in salita è di 5-6 chilometri. Io ho la sfortuna di cadere dopo 50 chilometri. Un peccato, perché sono in condizione, ma mi sento addosso quel po’ di paura di stare in gruppo. Mi sono fatto male, un po’ ti resta nei pensieri…». 

Lui parlava e intorno c’era il viavai di corridori chiamati al foglio firma all’ombra dello stadio cittadino. La città deserta nel primo pomeriggio della domenica si stava ravvivando per la partenza.

«Allora per evitare problemi, decido di andare in fuga con altri tre. Arriviamo di buon accordo ai piedi dell’ultima salita e appena la imbocchiamo, aumento subito il passo. Solo io però, il gruppo resta a 30 secondi. Sento il fiato sul collo, le moto che mi superano, ma decido di tenere duro».

Uno sloveno sul podio

Il racconto andava avanti, mancava mezz’ora alla partenza. Rossato impartiva i suoi ordini con il tono veneto e squillante, scherzando con Zanoncello.

«Mancano 2 chilometri e io vado su a tutta, quando mi arriva accanto De Candido, che all’epoca era commissario tecnico degli juniores. Arriva e mi dice di andare tranquillo, che ormai è fatta e che l’ultima parte è discesa».

Tarozzi vince per distacco la Buttrio-Ravascletto del 2016. Alle sue spalle, staccato di 26 secondi arriva uno sloveno che ha i suoi stessi anni: tale Tadej Pogacar. 

«E’ una cosa di tanti anni fa, ma è vero che dopo quel giorno lui andò a vincere il Lunigiana. Partecipai anche io, ma avevo sottovalutato la caduta di quel giorno verso Ravascletto. Mi ero bruciato la gamba, ma sul momento le botte non le senti. Mi venne un’infezione, andai comunque al Lunigiana, però non andavo più come prima…».

Tarozzi ha tagliato il traguardo staccato dal gruppo dei velocisti: stanco, ma non allo stremo
Tarozzi ha tagliato il traguardo staccato dal gruppo dei velocisti: stanco, ma non allo stremo

«Quando Pogacar ha vinto il Tour – ancora Tarozzi – non è che ci sono rimasto male. L’ho visto e ho pensato: questo ha già vinto il Tour e io sono ancora nei dilettanti. Poi ho capito che ognuno ha il suo stadio di crescita e adesso spero di poterlo ribattere, prima o poi.

«L’anno scorso ero partito bene, ma mi sono rotto una gamba. Quest’anno secondo me saprò fare bene. Non so quanto margine abbia, però secondo me posso migliorare tanto. Magari non per vincere il Tour – ha sorriso – ma intanto per andare in fuga oggi…». 

Detto e subito fatto!

Il progetto giovani della Bardiani. Un anno dopo con Rossato…

20.12.2022
4 min
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Un anno fa prese vita il “progetto giovani” della Bardiani Csf Faizanè. Un’iniziativa ambiziosa, che in qualche modo equiparava quanto già fanno molte squadre all’estero. Un filo diretto tra il gruppo dei grandi e quello degli under 23.

Mirko Rossato è stato ed è il direttore sportivo di riferimento per questa decina di atleti. E con lui tracciamo un primo bilancio. Quattro vittorie, una buona costanza di rendimento ma soprattutto tanto ottimismo in prospettiva.

I ragazzi di Rossato durante il ritiro presso il Cicalino, in Toscana…
I ragazzi di Rossato durante il ritiro presso il Cicalino, in Toscana…
Mirko è passato un anno da questo progetto giovani: che feedback hai avuto sin qui?

Dico che il progetto è valido, sono ancora più convinto che sia una via da seguire. Nel giro di 2-3 anni i risultati arriveranno, anche se abbiamo già visto corridori di qualità che si stanno esprimendo bene anche nei professionisti. Ripartiamo con una buona squadra, abbiamo avuto degli innesti interessanti come Scott, Magli, Paletti, Scalco e Conforti. Tra l’altro erano corridori che cercavo per le caratteristiche delle gare che andremo ad affrontare.

Parliamo dell’attività: che gare farete?

Cercheremo di fare un’attività ancora di alto livello, soprattutto all’estero. Abbiamo fatto delle richieste per partecipare ai grandi eventi tipo la Liegi-Bastogne-Liegi, il Circuito delle Ardenne… che credo presentino il livello ideale per poter crescere in modo giusto. E’ importante fare delle esperienze con corridori di tutta Europa e non gareggiare esclusivamente in Italia. Anche se comunque le gare in Italia, tutte quelle più importanti, le faremo. E non sono gare da poco.

Cosa ti aspetti dai tuoi ragazzi?

Abbiamo dei corridori come Alessio Martinelli da cui mi aspetto grandi cose. Gli altri, bene o male, sono tutti “ragazzini”, giovanissimi di qualità e piano, piano arriveranno.

La scorsa stagione Martinelli ha vinto tre corse, la prima in Turchia ad Alanya (foto Yucelcakiroglu/Velo Alanya)
La scorsa stagione Martinelli ha vinto tre corse, la prima in Turchia ad Alanya (foto Yucelcakiroglu/Velo Alanya)
Prima Mirko, hai detto: “Ho cercato corridori ideali per le corse che vogliamo fare”. Li hai seguiti direttamente durante il loro percorso tra gli juniores?

Le gare juniores adesso le seguo bene, visto che lavoro con gli under, ma io cerco di guardare qualsiasi corridore interessante. Poi è logico, l’acquisto non dipende da me. Io ne parlo con i Reverberi, che sono i titolari del team, e con loro si vede se si riesce a prenderli oppure no. Ci si confronta. Comunque è interesse nostro prendere quelli che hanno più qualità. Tantopiù per noi che facciamo gare sempre dure o medio-dure, pertanto abbiamo bisogno di gente con specifiche caratteristiche. Gente che vada bene in salita, che è forte sul passo, che è veloce, che attacca…

Chiaro…

E non gente che affronta le corse di rimessa. Sono tutte piccole cose che si guardano al momento di scegliere un atleta. E per questo si cerca di guardarli nell’arco della stagione e non solo in una o due corse. Abbiamo bisogno di corridori che vadano bene in salita, ma non necessariamente di uno scalatore puro, perché non esiste più, ma di gente scaltra, veloce… Perché puoi anche arrivare davanti in salita, ma se poi non hai spunto veloce nel ciclismo di oggi non vinci.

Bello questo discorso: “Voglio questo, perché faccio questo”. Significa che si ha bene in mente l’obiettivo…

Noi abbiamo avuto tante richieste di ragazzini che volevano venire qua. Dovevamo fare delle scelte, anche perché non possiamo prenderne dieci. Quando ne prendiamo 3-4 ogni anno va bene. Anche perché l’obiettivo è quello di creare un gruppo di 10-12 elementi che entro tre anni siano pronti e siano “fatti in casa”. A quel punto di questi atleti sappiamo tutto, conosciamo effettivamente il loro valore. E potremmo sapere se fra quattro anni otterranno risultati… a livello professionistico.

Alessandro Pinarello e Giulio Pellizzari (a destra): due “esperti” del gruppo giovani della Bardiani
Alessandro Pinarello e Giulio Pellizzari (a destra): due “esperti” del gruppo giovani della Bardiani
Quando si parla di giovani, tantopiù in un contesto di squadra, fare i nomi non è super bello, però prima hai citato Martinelli…

Lui è il nome che spunta un po’. Da Martinelli ci si aspettava molto già in questa stagione, anche per il Giro d’Italia under 23, ma ha avuto 3.000 sfortune. Però è maturato. Io ho fiducia in lui. E’ un ragazzo fragilino dal punto di vista fisico, ma con gli anni diventerà più uomo e si ammalerà meno. Al Giro d’Italia under 23 puntava tantissimo.

Poi ebbe quel super crampo divenuto contrattura

E’ arrivato nel momento clou della sua stagione che stava benissimo e con il nono posto all’Appennino l’aveva dimostrato. Era tutto perfetto e proprio lì ci è mancato. Nonostante tutto ha vinto tre corse. Spero farà una bella annata. E non nascondo che comunque Alessio si alternerà con le gare dei pro’, anzi sarà più propenso all’attività con i grandi.

Ma se Martinelli è l’uomo per le corse a tappe, diciamo così, chi è l’uomo per le classiche?

Alessandro Pinarello di per sé sarebbe uomo da classiche. Giulio Pellizzari invece sarebbe più per le corse impegnative, corse a tappe però. C’è poi Alessio Nieri: lui è uno scalatore. E’ un po’ timidino, osa poco. Vorrei facesse un saltino di qualità perché le qualità le ha. E poi ci sono i nuovi italiani e anche Jared Scott, statunitense, e Iker Bonillo, spagnolo. Abbiamo investito molto su di loro.

Pinarello, la Tre Valli come premio per il suo 2022

08.11.2022
5 min
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Ha già la mente proiettata sul 2023 quando potrà dedicarsi alla bici fin dai primi mesi. Quest’anno Alessandro Pinarello ha dovuto districarsi tra la maturità, il Covid e gli impegni con la Bardiani-Csf-Faizanè. Contestualizzando il tutto, è riuscito a farlo piuttosto bene.

«Sono rientrato da pochi giorni dalle vacanze – ci spiega al telefono il 19enne trevigiano – che ho fatto a Marsa Alam con alcuni compagni di allenamento della mia zona. Ci eravamo già messi d’accordo questa estate di andare via tutti assieme. Adesso inizierò la preparazione invernale, visto che a metà dicembre dovremmo fare il primo raduno in Toscana».

Pinarello con Zana alla Tre Valli. Per il 19enne correrla è stata un premio della squadra
Pinarello con Zana alla Tre Valli. Per il 19enne correrla è stata un premio della squadra
Alessandro, partiamo dal finale di stagione che ci sembra sia stato positivo.

Sì, è stato così in effetti. In pratica sono rientrato ad agosto. Ho fatto Poggiana, Capodarco, una gara in Olanda, il Flanders Tomorrow Tour (gara a tappe per U23, ndr), poi tra i pro’ Giro di Slovacchia e Tre Valli Varesine. In mezzo ho corso il Piccolo Lombardia chiudendo al settimo posto. E con un po’ di rammarico.

Perché?

E’ stata una gara combattuta e strana. Il gruppo si è rotto dopo pochi chilometri. Mi sentivo bene. Così ho attaccato sul Ghisallo facendo selezione, ma proprio in cima ho rotto la bici. In pratica ho tirato fuori la fuga decisiva in cui non c’ero dentro. Con Busatto della General Store e Villa della Biesse-Carrera abbiamo provato a rientrare. Ce l’avevamo quasi fatta, ma sugli ultimi strappi abbiamo pagato lo sforzo. Piuttosto mi spiace che con me non sia rimasto Martin (Marcellusi, ndr) perché sono convinto che avremmo potuto fare qualcosa di più. Peccato, ero un po’ deluso, ma sono stato anche sfortunato. E se ci penso, davanti c’erano due quasi pro’ come Fedorov e Segaert, che ha la mia età e va come una moto.

Pinarello ha esordito tra i pro’ al Giro di Slovacchia disputando buone prove
Pinarello ha esordito tra i pro’ al Giro di Slovacchia disputando buone prove
La maturità è stata spartiacque per la tua attività. Come hai gestito scuola e bici?

Fino a giugno ho fatto fatica. E’ stato un periodo molto duro perché avevo giornate piene e facevo orari un po’ sballati. Andavo a scuola, durante la ricreazione mangiavo il pranzo che mi ero fatto la sera prima. Poi arrivavo a casa, mi infilavo i vestiti della bici che avevo già preparato al mattino ed uscivo ad allenarmi. Tornato a casa mi mettevo a studiare e preparavo tutto per il giorno seguente. E così via tutti i giorni. Certe sere ero cotto e andavo a dormire tardi perché dovevo finire. Diciamo che a scuola mi sono venuti poco incontro, considerando i miei impegni. Tuttavia sono riuscito a diplomarmi bene, anche se non con la votazione che speravo. Va bene così.

Dopo l’esame invece com’è andata?

Non ho trascorso una estate bellissima. Come dicevo prima, sono rientrato ad agosto perché ho preso il Covid. Al Val d’Aosta stavo già male ma ero ancora negativo ai test. Qualche giorno dopo a casa ero positivo. Lo sapeva solo la squadra. Ho dovuto riprendere quasi daccapo. Avrei dovuto fare l’altura però mi è saltata. Mi sono allenato a casa e poco per volta ho ritrovato una buona condizione.

Come è stato invece correre in mezzo ai professionisti?

In Slovacchia c’erano quattro formazioni WorldTour e, benché non avessero le prime punte, il livello della corsa era piuttosto alto. Di base è andata molto bene, in due tappe specialmente. Nella seconda mi sono staccato solo a 5 chilometri dal traguardo dove si arrivava in salita. Nella terza invece, che era lunga 210 chilometri con quattromila metri di dislivello, ho chiuso col gruppo di testa. Ho imparato a conoscermi meglio. Alla Tre Valli invece è stato un premio che mi ha fatto la squadra. Ero già su per il Piccolo Lombardia e mi hanno detto che l’avrei corsa. Ma va bene così, posso dire di aver corso con Pogacar e con due mostri sacri come Nibali e Valverde prima del loro ritiro.

Alessandro Pinarello nel 2023 manterrà un calendario prevalentemente di gare U23 (foto TM Marketing)
Alessandro Pinarello nel 2023 manterrà un calendario prevalentemente di gare U23 (foto TM Marketing)
Cosa ti hanno detto i tuoi tecnici di questa annata?

Beh, il giorno della Tre Valli, visti i calibri in gara, mi hanno detto che avrei dovuto solo portare la bici all’arrivo (sorride, ndr). Per il resto so che Roberto (Reverberi, il team manager, ndr) ha parlato bene di me in un’intervista e me lo ha anche detto. Però quest’anno è stato più vicino a me Mirko (Rossato, il diesse della formazione U23, ndr) perché ci guidava lui nelle nostre gare. Anche lui ha speso belle parole per me. Naturalmente mi fanno piacere questi riscontri. Sono motivazioni importanti per la prossima stagione.

Tu e il tuo compagno Pellizzari eravate stati al centro di un caso particolare nel passaggio a pro’. Ora che è finita la stagione, consiglieresti la stessa cosa ad uno junior?

Senza entrare nel merito delle questioni burocratiche che non mi competono, direi proprio di sì. Quest’anno io ho fatto un’attività uguale a quella che avrei fatto in una qualsiasi altra formazione U23. Mi hanno concesso il tempo di studiare e di organizzarmi a dovere con la scuola. Mi hanno aspettato quando ho avuto problemi. Ed il programma delle gare è stato fatto in modo graduale. Ora mi sento più responsabilizzato e noto la mia crescita mentale. Ogni giorno devi sapere che hai fatto bene i tuoi lavori. La tua coscienza deve essere sempre a posto. Per me è stato così.

Al Giro di Slovacchia, Pinarello si è piazzato settimo nella classifica dei giovani (foto Okolo Slovenska)
Al Giro di Slovacchia, Pinarello si è piazzato settimo nella classifica dei giovani (foto Okolo Slovenska)
A questo punto, che obiettivi ha Alessandro Pinarello per il 2023?

Di sicuro potrò dedicarmi solo alla bici. Quindi sarò più pronto a chilometraggi più lunghi. Dopo la maturità avevo pensato di iscrivermi all’università di agraria a Udine, ma ho rimandato a fra qualche anno, quando avrò ben capito come potermi gestire al meglio. Ho avuto la conferma che adesso nel ciclismo devi curare ogni dettaglio perché il livello è alto ovunque. Quest’anno ho fatto alcune corse dove volevo strafare. Una euforia che mi ha portato a sbagliare. Per l’anno prossimo il mio intento è fare lo stesso calendario, ma farlo molto meglio. Soprattutto nelle corse attorno a casa come Piva, Belvedere o San Vendemiano vorrei andare molto forte. O anche vincere, perché no…

Lucca: la scommessa della Bardiani (e di Pino Toni)

03.09.2022
5 min
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Si può ancora passare professionisti a 25 anni? La risposta è sì, basta chiedere a Riccardo Lucca, che dal prossimo anno correrà con la Bardiani CSF Faizanè. La squadra guidata da Bruno Reverberi ha creduto nel ragazzo trentino, quest’anno in forza alla Work Service, ed in questi giorni impegnato a correre al Giro del Friuli. 

Nonostante il mondo del ciclismo corra sempre più veloce, dove la pazienza sembra una virtù ormai persa ,Lucca non ha demorso. Quest’anno, all’Adriatica Ionica Race, aveva colto la sua prima vittoria in una gara professionistica, ammettendo che nessuna squadra lo avesse ancora contattato. 

Quest’anno la vittoria all’Adriatica Ionica Race, nella tappa di Asolo, una bel biglietto da visita per il 25enne trentino
Quest’anno la vittoria all’Adriatica Ionica Race, nella tappa di Asolo, una bel biglietto da visita per il 25enne trentino

Ecco la Bardiani

Alla fine qualcuno ha bussato alla porta del corridore trentino, ed aveva la maglia viola, bianca e verde della Bardiani. Nel 2023 Lucca passerà professionista ed allora, curiosi di questa scelta un po’ controcorrente, abbiamo chiesto a Mirko Rossato il perché.

«Lucca, bene o male, è da tempo che lo seguiamo – ci racconta dal Belgio, dove segue gli under 23 al Flanders Tomorrow Tour – ha avuto un percorso travagliato a causa di tanti problemi fisici, tra cui anche il Covid. Fino a due anni fa tutti ne dicevano bene, ne parlavo con Giorgio Furlan e mi diceva che il ragazzo era forte, dotato di un gran motore. Lo stesso Zoccarato, nostro corridore, ci ha sempre detto che tra i dilettanti il punto di riferimento per le fughe, e non solo, era Lucca. Avevamo già provato a prenderlo nel 2021 ma non si era riusciti a concretizzare la cosa, quest’anno, invece, è andata per il verso giusto. Poi ha fatto un test da Pino Toni, e lui ha garantito per le sue grandi qualità».

Nel 2022 Riccardo era ripartito dalla Work Service, un’ultima occasione per conquistare il ciclismo dei grandi (foto Scanferla)
Nel 2022 Riccardo era ripartito dalla Work Service, un’ultima occasione per conquistare il ciclismo dei grandi (foto Scanferla)

Già pronto

Arrivare tra i professionisti quando si ha un’età superiore alla media è sinonimo di tenacia. Anche davanti alle mille difficoltà Lucca non ha mai rinunciato, anzi era ripartito proprio dalla Work Service per riscattarsi. Piano riuscito, ed ora, sembrano tutti curiosi di vederlo all’opera, Bardiani in primis. 

«La nostra non la definirei una mossa in controtendenza – spiega Rossato – siamo una squadra che dà la possibilità ai corridori di provare ad essere dei professionisti. Abbiamo preso anche Fiorelli quando era un po’ più grande degli altri e guardate che bella stagione che sta facendo. Era giusto dare una chance a Lucca, sono contento per lui e convinto che potrà fare bene. La sua età gli permette di essere già pronto magari per delle gare importanti, non mi sorprenderei se fosse alla partenza del Giro d’Italia nel 2023».

Lucca insieme a Ilario Contessa, i due sono stati insieme anche nella prima esperienza del trentino in maglia Work Service
Lucca insieme a Ilario Contessa, i due sono stati insieme anche nella prima esperienza del trentino in maglia Work Service

Parola a Pino Toni

Allora, se è vero che Lucca ha fatto dei test dal preparatore della Bardiani Pino Toni bisogna chiedere a lui che tipo di corridore ha trovato.

«La mia opinione potete immaginarla – esordisce Pino Toni – se alla Bardiani prendiamo un corridore vuol dire che va bene. Lucca è uno che i numeri li ha, li ha sempre avuti, ma ha corso in squadre poco organizzate, o che non ne facevano risaltare le qualità. Alla fine, quando sei in una squadra dove si vince tanto tutti guardano ai numeri di vittorie e non alle qualità dei corridori, il mercato va verso chi vince. Dopo aver visto i test di Lucca ho alzato il telefono ed ho chiamato Bruno (Reverberi, ndr) e gli ho detto che un corridore così è da prendere. E’ un ragazzo molto intelligente che sta facendo degli studi inerenti allo sport ed alla preparazione. Ha curato anche i minimi dettagli, togliendo quei due o tre chili di troppo ed ora si vede. Ha tanto motore, le corse che ha vinto sono tutte simili: circuito in pianura e poi salita finale, anche lunga, di 11 o 12 chilometri. In pianura a 45 all’ora ci va con un filo di gas, in scioltezza, e poi anche in salita rende molto».

Per Lucca sei vittorie anche nel 2021 in maglia General Store, ma nessuna chiamata (foto Scanferla)
Per Lucca sei vittorie anche nel 2021 in maglia General Store, ma nessuna chiamata (foto Scanferla)

Uno come pochi

A giudicare dalle parole di Rossato e di Pino Toni sembra che uno come Lucca sia un corridore che capiti davvero di rado nel ciclismo. Eppure, fino a giugno, non era neanche sicuro di trovare un posto, ed alla fine della scorsa stagione aveva continuato perché motivato da altri e non perché ci credesse fino in fondo. 

«Questo è un corridore con dei numeri – si riaggancia Toni – non è stato apprezzato per quello che sono i numeri, la gente non guarda alle capacità ma alle vittorie, secondo me se lui è motivato va forte. Faccio test dal 1996 e li ho sempre fatti con il misuratore di potenza, ho visto davvero pochi corridori come lui, uno su tutti Politt, che ha fatto secondo ad una Parigi-Roubaix. Assomiglia molto al tedesco, in più, ha una migliore aerodinamicità ed un rapporto peso potenza più alto. Anche perché Lucca è un metro e 84 per 74 chili. Io faccio test, non la campagna acquisti, quindi mi intrometto poco, però non si poteva lasciare in giro un corridore come questo, soprattutto in una squadra come la nostra.

«Spero possa avere una bella carriera in Bardiani, ma per me ci dura poco. Nel senso che ha tanti sbocchi interessanti di crescita professionale, potrebbe ambire in poco tempo ad una WorldTour. Se fosse nato in Belgio, Lucca sarebbe già alla Quick Step da almeno tre anni. Se dovessi paragonarlo ad un corridore lo avvicino a De Gendt. Un corridore che nel portare a spasso un gruppetto ci va a mezzo gas e poi ha anche la forza di andargli via. Potenzialità ne ha, poi deve imparare a gestirsi, dovrà essere il più “economico” possibile, la cilindrata ce l’ha, non deve finire la benzina».

La via Rossato per i più giovani: «Non ci sono solo gli olandesi»

27.08.2022
5 min
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In partenza per una trasferta nel Nord Europa, in questo gran parlare di giovani e l’ambiente ideale per farli crescere, Mirko Rossato accetta il confronto ed entra nel merito della gestione dei suoi ragazzi. Il tecnico del gruppo dei giovani alla Bardiani-CSF-Faizané non vede infatti grosse differenze tra la filosofia che anima la sua squadra e quella della Jumbo Visma Development di cui ci ha parlato stamattina Robbert De Groot.

«Andiamo a correre sui muri e sul pavé – sorride Rossato – per fare esperienza con spirito aggressivo. Ho detto a Bruno (Reverberi, ndr) che avremmo avuto due possibilità. Il Giro del Friuli, in cui qualche risultato magari si portava a casa. E poi il Flanders Tomorrow Tour, in cui prenderemo certamente qualche bella legnata. Lui mi ha detto di scegliere liberamente e io ho deciso per il Belgio. Muri, pavé e una crono, come la vecchia De Panne. Le legnate fanno crescere, ma qualcuna l’abbiamo anche data. Abbiamo vinto quattro corse e fatto i nostri piazzamenti…».

La vittoria di Marcellusi al Trofeo Piva è una delle quattro centrate quest’anno dai giovani della Bardiani-CSF
La vittoria di Marcellusi al Trofeo Piva è una delle quattro centrate quest’anno dai giovani della Bardiani-CSF
Ecco, parliamo di farli crescere. Come sta andando l’esperienza Bardiani?

Il progetto è bello, sto facendo quello che devo e ringrazio i Reverberi per avermi lasciato carta bianca. L’obiettivo è portare questi ragazzi al livello e al modo di correre che serve per essere professionisti. Di fatto lo sono già, ma al contempo hanno tanta strada da fare. L’attività è su misura per loro, come fanno alla Jumbo Visma. Non credo che Pinarello, Pellizzari e Bonilla avrebbero fatto esperienze simili con le altre continental.

Le legnate fanno crescere? 

La prima regola è che le corse si finiscono, anche a un quarto d’ora dal primo. Si devono abituare fisicamente e mentalmente a distanze e tempi di gara superiori. Se da junior facevi al massimo 120 chilometri, a Capodarco ne fai 180 e guai se ti fermi. E poi voglio che corrano sempre davanti. Per gestire i giovani si usano bastone e carota, ma per queste due regole c’è solo il bastone.

Alessio Martinelli è uno dei ragazzi di maggior talento del team. In questi giorni è al Tour de l’Avenir
Alessio Martinelli è uno dei ragazzi di maggior talento del team. In questi giorni è al Tour de l’Avenir
Quanto conta il risultato in questa prospettiva?

Se anche non si vince, guardo l’approccio, il modo di correre, gli stimoli che hanno. Sono in questo ambiente da 25 anni e ho visto tanti corridori, ormai ho capito come funziona. Il nostro obiettivo è dare alla squadra dei corridori pronti. In quest’ottica non conta che vincano, ma che sappiano come muoversi e corrano bene.

Nelle continental europee fanno gare a tappe e periodi di allenamento.

Ho studiato come si muovono, bisogna sempre imparare dagli altri, quando è utile. I nostri ragazzi a fine anno avranno fatto 42-45 giorni di corsa. Non sono tanti, ma neanche pochi, visto il livello. Di certo, non serve più fare 70-80 giorni, dal martedì alla domenica, come mi capitava quando avevo la squadra di dilettanti. E’ più utile fare 10 giorni di stacco e preparazione fra una corsa e l’altra, che sfinirli senza senso. Ci scontriamo sempre con le migliori squadre U23 d’Europa e questo ci fa vedere come siamo messi e cosa ci serve per migliorare…

Pinarello e Pellizzari sono due tra i più giovani, ora impegnati con Rossato nella trasferta al Flanders Tomorrow Tour
Pinarello e Pellizzari sono due tra i più giovani, ora impegnati nella trasferta al Flanders Tomorrow Tour
E cosa ci serve?

Da noi il velocista fa solo corse piatte e le vince, lo scalatore corre solo in salita. Oggi una corsa per velocisti ha come minimo 2.000 metri di dislivello e se non lavori per farli migliorare, le volate neanche le fanno. Un corridore com’ero io, oggi non vedrebbe l’arrivo. Stando a certe logiche non dovrei neanche portare Pinarello e Pellizzari in Belgio, perché troveranno solo strappi e pavé, ma devono essere capaci di fare tutto. Perché da professionisti si troveranno a farci i conti. Altrimenti perché all’estero vengono fuori e da noi no?

Cosa vedi negli junior che arrivano da voi?

Più che altro cosa vedo negli junior fuori di qui. In tutta Europa, fanno 3-4 corse a tappe all’anno, qua fanno il Lunigiana a fine stagione. Abbiamo mille regolamenti. Poi è vero che logisticamente l’Italia è lontana dal Nord Europa, ma anche gli juniores all’estero si confrontano sempre con avversari diversi, noi abbiamo sempre i soliti. E quando cresci? Non è sufficiente.

Questo succede anche fra gli under 23…

Quando parlo con Amadori, mi dice sempre di portarli a correre fuori. Altrimenti nelle corse internazionali importanti, ci troviamo in difficoltà.

Il gruppo dei giovani della Bardiani-CSF è nato quest’anno ed è stato affidato a Mirko Rossato
Il gruppo dei giovani della Bardiani-CSF è nato quest’anno ed è stato affidato a Mirko Rossato
Avete preso tre ottimi juniores come Scalco, Paletti e Conforti: come avete vinto la concorrenza degli squadroni?

Secondo me sono i più forti della categoria e con le caratteristiche che ci servono per le corse impegnative cui partecipiamo. Ne ho parlato con Reverberi, poi è stato lui a parlare con i loro procuratori. Abbiamo proposto il nostro progetto e penso che il prossimo anno avrò una bella squadretta di 8-9 corridori, in cui i più grandi come Martinelli potranno provare a salire un altro gradino, come quest’anno Marcellusi e Tolio.

Non troppo diverso da quello che fanno in Olanda, insomma…

Facciamo come loro ed è il nostro obiettivo. Siamo l’unica squadra professional in Europa ad avere dentro un gruppo di U23, che prendono uno stipendio certamente al minimo, ma ben più alto di quello che prenderebbero nelle continental. All’inizio c’era scetticismo, per cui l’obiettivo è farci vedere affinché si capisca che il progetto è serio. Questo è il primo anno, sono convinto che nei prossimi due si vedranno i frutti. Quando passano dagli juniores, hanno bisogno di un paio di stagioni per farsi le ossa.