Giulio Pellizzari, dagli juniores alla corte di Reverberi

25.07.2022
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A prima vista due cose emergono parlando con Giulio Pellizzari: la sua simpatia e la sua tenacia. Questo ragazzino classe 2003 fa parte del progetto giovani della Bardiani Csf Faizanè. All’ultimo Giro della Valle d’Aosta si è ben comportato.

Ha anche indossato la maglia a pois di miglior scalatore. Ci è voluto un certo Reuben Thompson per sfilargliela. E sì che ha provato a tenerla.

«Nel corso della quarta tappa – racconta il suo diesse Alessandro Donati – quando era in maglia a pois viaggiava in un drappello in avanscoperta. L’ho affiancato con l’ammiraglia e gli ho detto che davanti c’era un solo corridore. Pertanto doveva fare la volata del Gpm. Mi ha guardato con gli “occhi incrociati” e mi ha detto: “Ma davvero?”. Era sfinito, poverino!».

Al Valle d’Aosta erano rimasti in due della Bardiani: Giulio (a sinistra) e Tolio. Al centro il loro diesse Donati
Al Valle d’Aosta erano rimasti in due della Bardiani: Giulio (a sinistra) e Tolio. Al centro il loro diesse Donati
Giulio, quando hai iniziato a correre?

A 7 anni, da G2. In famiglia papà, da buon veneto, pedalava. Io giocavo a calcio come attaccante, poi ho smesso e insieme a mio fratello Gabriele che ha tre anni più di me, siamo passati al ciclismo. Io facevo tutto quello che faceva lui. E siccome lui aveva deciso di andare in bici allora ci sono voluto andare anche io.

Qual è il primo ricordo che hai del ciclismo?

Ricordo la mia prima bici, un’Atala: rossa, piccolina. Ce l’ho ancora! Me l’avevano regalata per il mio ottavo compleanno.

E ti piaciuto subito pedalare?

Sì, nonostante all’inizio fossi abbastanza scarso.

E quando hai capito che potevi diventare un professionista (stando in una professional Pellizzari lo è a tutti gli effetti, ndr)?

Fino all’anno scorso non andavo fortissimo. In allenamento, specie in salita, sì, ma il fatto di essere nato a fine novembre è come se avessi sempre un “anno in meno”. Ero piccolo, piccolo e in pianura mi staccavo sempre. Poi crescendo sono migliorato e tenendo meglio in pianura riuscivo ad esprimermi anche in salita. E tutto ciò è migliorato definitivamente dall’anno scorso.

La piccola Atala con cui Giulio ha fatto le prime pedalate: ci è molto affezionato
La piccola Atala con cui Giulio ha fatto le prime pedalate: ci è molto affezionato
Ti senti uno scalatore?

Sì! Magari non puro, ma scalatore. Passista-scalatore dai…

C’è un corridore che ti piace? E a cui pensi di poter assomigliare? Fai anche nomi giganteschi, non ti preoccupare!

Beh, allora dico Chris Froome. Da bambino non mi piaceva molto. Quando ha tolto la maglia gialla ad Aru non mi stava molto simpatico! Poi però dopo l’impresa del Colle delle Finestre al Giro del 2018 mi sono appassionato a lui.

Alla Bardiani come ci sei arrivato?

E’ successo tutto in fretta la scorsa estate. Ad un certo punto ho iniziato ad andare forte, sempre più forte. Un giorno mi ha contattato Andrea Noè, dei Carera. A giugno ho firmato con la loro agenzia e a luglio mi hanno proposto alla Bardiani. Mi hanno detto del progetto under 23 e ho accettato.

Un bel salto: dagli juniores ai pro’…

Io correvo all’Uc Foligno, con Massimiliano Gentili. Mi dissero: “Sulla carta sarai professionista, ma farai solo gare under 23”. Anche Gentili ha preferito questa via, quella di passare subito. Massimiliano, infatti, conosce bene me e conosce il mondo degli under e sapeva che io lì avrei fatto fatica.

Giulio Pellizzari (classe 2003) ha esordito tra i pro’ lo scorso 2 marzo al Trofeo Umag in Croazia (foto Adn)
Giulio Pellizzari (classe 2003) ha esordito tra i pro’ lo scorso 2 marzo al Trofeo Umag in Croazia (foto Adn)
Perché? Spiegaci meglio…

Non è un mondo troppo adatto a me. Ci sono spesso corse veloci, con tanta pianura, tanti strappi, molto nervosismo, salite corte… e io soffro tutto ciò. Mentre il mondo dei professionisti è tutta un’altra cosa. Più regolare. Sostanzialmente, Max non voleva mandarmi in giro nelle under 23 o nelle continental, rischiando di ritrovarmi appunto a fare quel tipo di corse e a gareggiare il marterdì, il sabato, la domenica.

E così invece riesci a programmare?

Sì. Non corro molto per adesso, ma va bene così. Poi bisogna considerare che ho fatto meno anche perché avevo la scuola. Ho preso la maturità da geometra.

Chi ti segue nella preparazione?

Leonardo Piepoli. Quando firmai chiesi appunto del preparatore e mi dissero che avevo carta bianca. Così ho chiesto consiglio a Massimiliano. Lui che lo conosce bene mi ha detto di andare da Piepoli.

Cosa ti sta piacendo di meno di questo mondo?

Il fatto di stare molto lontano da casa, dalla famiglia, dagli amici. A casa sto bene, mi piace, è il mio posto. Proprio qualche giorno fa ne parlavo con Alessio Martinelli. Mi ha detto che lui è stato una settimana in Valle d’Aosta già prima della corsa e poi adesso è al Sestriere con la nazionale. Alla fine starà fuori quasi un mese.

E cosa ti piace invece?

Che fai il lavoro che ami. Come si dice: scegli un lavoro che ti piace e non lavorerai un giorno nella tua vita!

Da juniores una crescita costante per Pellizzari. E’ stato un bravo corridore ma non un “cannibale” della categoria (foto E. Bartolini)
Da juniores una crescita costante per Pellizzari. E’ stato un bravo corridore ma non un “cannibale” della categoria (foto E. Bartolini)
Questa maglia a pois ti ha fatto sentire un po’ diverso in gruppo? Ti ha dato autorevolezza?

Fino alla scorso anno era più normale questa sensazione. Quando vai forte tutti ti vengono a parlare e ti guardano. Quest’anno invece ancora non avevo combinato nulla ed è stato bello rivivere quelle sensazioni. Poi, sapevo che sarebbe stato difficile tenerla.

Noi parliamo spesso di margini di crescita, di ragazzi che passano subito… quanto pensi che puoi ancora crescere? Perché è una bella cosa questo progetto, ma anche rischiosa…

Vero, fino allo scorso anno facevo gare di 100 chilometri e adesso invece sono molti di più. Io credo che la cosa sia soggettiva. Correndo sempre come fanno gli under alla fine ti finisci. Se tu passi e fai il tuo bel calendario, tra l’altro gare under 23 nel mio caso, composto da gare dure e riposo, gare dure e riposo… vada bene. Credo sia quella la vera crescita. E’ così che puoi fare le cose gradualmente e hai margini.

Quali sono i tuoi programmi?

Ho fatto qualche giorno di riposo a casa. Con Alessandro Pinarello andiamo in altura a Livigno. Successivamente correrò a Poggiana il 14 agosto e a Capodarco il 16. Poi ancora, farò una corsa a tappa di tre giorni in Francia ai primi di settembre. Già avevo corso all’estero in Croazia ad inizio stagione e avevo fatto la Carpathian Couriers Race a maggio.