Con Fiorelli (5°) analizziamo la volata di Van Aert a Plouay

01.09.2022
6 min
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Cosa passa per la testa ad un velocista durante quei pochi e preziosi secondi finali? Lo abbiamo chiesto a Filippo Fiorelli che a sua detta velocista puro non è, ma lo stesso è in grado di vincere volatone di gruppo e sprint ristretti dove si trova più a suo agio. Ne abbiamo approfittato per immergerci con lui in quegli attimi e chiedere com’è fare una volata insieme al cinico Wout Van Aert

Il finale che abbiamo deciso di analizzare è quello del Bretagne Classic andato in scena il 28 agosto a Plouay in Francia (foto in apertura ciclismoweb). Il siciliano della Bardiani CSF Faizanè ha conquistato un ottimo quinto posto a conferma delle sue caratteristiche da uomo veloce. A vincere agevolmente ma senza dominare è stato Van Aert. 

Fiorelli dopo un periodo in altura sull’Etna ha ripreso a correre in Francia ritrovando la condizione
Fiorelli dopo un periodo in altura sull’Etna ha ripreso a correre in Francia ritrovando la condizione

La volata e i suoi dettagli

Pochi secondi, attimi, sono i frangenti in cui un uomo che si definisce veloce deve prendere decisioni determinanti per la finalizzazione di una tappa o di una corsa in linea. Una ruota sbagliata, uno sprint lanciato troppo presto, mancanza di lucidità nello scegliere il varco. Sono tutti dettagli che fanno la differenza per la conquista della vittoria. Quella del Bretagne Classic non è stata una vera e propria volata di gruppo, bensì di una trentina di unità veloci, senza la battaglia dei treni. Si potrebbe ipotizzare essere un piccolo spunto per il mondiale come ci ha indicato Fiorelli. Andiamo a scoprire metro per metro le decisioni e i frame che ha vissuto Filippo in scia al belga della Jumbo Visma

In che condizione sei arrivato quel giorno?

Sono arrivato non al top. Venivo dal Tour du Limousin che non stavo benissimo. Avevo preso una bella botta con tre punti sul braccio. Cadere non è mai una cosa bella. Rientravo da un mese e mezzo che non correvo perché ero stato in altura. Mi mancava un po’ di ritmo da riprendere.

Condizione in crescita quindi…

Si non ero al massimo della condizione. Ho tirato una volata al Tour Poitou, a Manuel Colnaghi dove ha fatto quarto e io nono. Il secondo giorno dovevo fare io lo sprint poi a centocinquanta metri c’è stata la caduta e siamo rimasti coinvolti io ed altri.

Filippo si è trovato a dover smettere di pedalare e cambiare direzione spostandosi sulla sinistra per trovare il varco (immagini GCN)
Filippo ha smesso di pedalare e cambiare direzione spostandosi sulla sinistra per trovare il varco (immagini GCN)
Che corsa è stata il Bretagne Classic?

La lista partenti era di ottimo livello. La maggior parte delle persone erano quelle che proveranno a giocarsi il mondiale. Come percorso era una piccola anticipazione dell’Australia. Non sapevo come ci sarei arrivato, è stata una corsa frenetica ma che ho interpretato bene.

Sapevi già di dover fare la volata?

Fortunatamente quando sono partito a dir la verità le sensazioni buone le ho avute subito. Io e Sacha Modolo eravamo gli uomini di punta. Io avevo detto subito che stavo bene. Non sapevo se preoccuparmi perché quando uno sta bene all’inizio fa il botto nel finale. A sessanta chilometri dall’arrivo quando è iniziata la bagarre mi sono reso conto che ero in forma e che mi sarei giocato il finale attaccando oppure in volata. 

Ti sei arrangiato per le fasi finali?

Ero rimasto solo con Zoccarato davanti in fuga. Lo abbiamo ripreso a cinque chilometri dall’arrivo. Van Aert nel finale ha fatto tutto da solo. Chiunque partiva, lui chiudeva. Non ci ho nemmeno pensato ad anticiparlo, si vedeva che aveva in mente solo la volata. Così ho deciso di prendere la sua ruota.

Van Aert ha vinto di misura mentre Fiorelli trovato lo spazio ha risalito le posizioni (immagini GCN)
Van Aert ha vinto di misura mentre Fiorelli trovato lo spazio ha risalito le posizioni (immagini GCN)
Ci sarà stata una bella lotta per prenderla?

Neanche tanto perché la gente un po’ mi conosce, non veniva nessuno a prendermi la ruota. Diciamo che non mi tolgo facilmente. Il finale è particolare perché scende e risale negli ultimi trecento metri. Si faceva molta velocità e anche lui è rimasto un po’ imbottigliato. 

Di conseguenza anche tu hai avuto difficoltà a risalire?

Seguire una ruota che non è di un tuo compagno è molto più difficile, se l’avversario entra in un piccolo spazio chi è dietro non ci passa. Chi traina, il compagno di squadra deve sempre fare attenzione se ci passa anche chi ha dietro. In quel caso lui ovviamente faceva i conti per sé. 

Raccontaci la tua volata…

Dopo aver “perso”  Wout in quell’istante Oliver Naesen dell’AG2R Citroën Team è passato davanti a me e si vede dalle immagini che io rimango tagliato fuori dalla sua ruota e quindi con tutto da rifare. Ho dovuto smettere di pedalare, fare una piccola deviazione e ho perso l’attimo. La volata vera e propria l’ho fatta gli ultimi centocinquanta metri. Infatti venivo su molto forte rispetto agli altri. 

Prova a commentarci la volata di Van Aert…

L’ultimo chilometro ho pensato di aver azzeccato la ruota. Poi gli ultimi quattrocento metri quando ho visto che è scivolato indietro ho pensato che avesse perso il treno giusto un’altra volta perché la settimana prima lo aveva battuto Marco Haller della Bora Hansgrohe in Germania al Bemer Cyclassics. Ho pensato realmente in quei frangenti “si è fatto fregare”.

Dopo l’arrivo i complimenti del siciliano al belga (immagini GCN)
Dopo l’arrivo i complimenti del siciliano al belga (immagini GCN)
Come ha fatto quindi a vincere?

E’ riuscito a svincolarsi bene. C’era l’uomo della Lotto Soudal che stava tirando bene per Arnaud De Lie. E non era neanche facile risalire le posizioni. Però ha fatto una volata poderosa e si è conquistato la vittoria. 

E’ stata una volata senza storia?

Quella lì in particolare per lui è stata una passeggiata anche se è rimasto imbottigliato. Anche perché è stato un errore tattico. De Lie veniva da due vittorie. Ero indeciso tra che ruota prendere poi ho battezzato quella di Van Aert. Credo che in questo momento sia il corridore più forte, più completo che abbia mai visto da vicino. 

Pensi che se dovesse capitare potresti batterlo in una volata analoga?

Quel giorno per come stavo non era così imbattibile. Anche perché negli ultimi quaranta chilometri ha fatto il diavolo a quattro. Se si guardano le immagini non ha fatto così tanto la differenza. 

Che rapporto hai usato per la volata?

Io ho usato il 52 perché il percorso voleva quello. Lui secondo me ha tirato il 54, avendo Shimano avrà avuto come opzione 53 o 54. In quella volata non ho subìto il rapporto, però diciamo che se avessi avuto un treno mio il 52 forse mi sarebbe stato stretto, soprattutto con un finale così a salire. 

Dalla Valle Sibiu 2022
La volata della prima tappa del Sibiu Cycling Tour con Fiorelli vincitore sul gruppo compatto (foto Max Schuz)
Dalla Valle Sibiu 2022
La volata della prima tappa del Sibiu Cycling Tour con Fiorelli vincitore sul gruppo compatto (foto Max Schuz)
Continui a portare a casa risultati importanti tra le ruote veloci, hai deciso cosa fare da grande?

Io sono quel corridore lì. Ho vinto al Sibiu con centotrenta corridori. Stavo bene, avevo la squadra al mio servizio. In quelle condizioni posso dire la mia. Tendenzialmente se mi trovo da solo non riesco ad esprimermi al 100%. Però io mi sento un corridore che può primeggiare in finali da trenta o quaranta corridori. 

Alberati ti vede come caratteristiche simile a Bettini…

Non si sbaglia, lo dice sempre anche Marcello Massini. Il mio maestro di vita e di ciclismo. Non mi sento un velocista puro. Io, Colnaghi e Modolo siamo veloci. Non voglio diventare un velocista puro perché sarebbe una strada che non porterebbe a niente. Con gli sprinter che ci sono in giro farei fatica a primeggiare.