Enrico Battaglin è uno di quei corridori attorno ai quali c’è grande curiosità. Il suo ritorno alla Bardiani Csf Faizanè lo pone sotto i riflettori, soprattutto pensando al Giro d’Italia. “Battaglia” è uno che lavora nel silenzio, senza troppi proclami.
Il vicentino è tornato alla corte dei Reverberi dopo cinque stagioni in squadre WorldTour. E’ in questo team che a 22 anni passò pro’ e iniziò a mostrarsi al grande palcoscenico del ciclismo. Velocissimo, Enrico ha vinto sia tappe in volata (ma non di gruppo) sia arrivi in salita (partendo da lontano) e nel 2016 fu l’unico della LottoNL-Jumbo ad aiutare Kruijswijk, rivelandosi così un valido gregario persino in salita. Insomma Battaglin è corridore vero, per questo c’è la curiosità di sapere se ha ritrovato tanta brillantezza.
Enrico, sei tornato da poco da Rodi. Lì avete corso. Come è andata? E come mai non hai scelto il Giro di Turchia, dove il livello è un po’ più alto?
Siamo stati dieci giorni laggiù e abbiamo fatto sia gare che allenamento al caldo. Con Roberto Reverberi abbiamo scelto questo programma, una corsa nuova per noi e ideale anche per fare risultato, cosa che abbiamo cercato con Fiorelli, ma non ci siamo riusciti. Però sono soddisfatto perché era importante cambiare un po’ il lavoro e fare qualcosa di diverso.
Fiorelli: eravate lì per testare il treno? Ammesso che ci sarà un treno per lui in vista del Giro…
Diciamo che gara dopo gara siamo sempre più un bel gruppo. Siamo affiatati e questo è l’intento. Volevamo fare risultato, tanto più che la corsa non era di grande livello, ma non ci siamo riusciti. Però lui non è mai uscito dai dieci e quando poteva davvero fare la volata è caduto. Adesso faremo un’altra gara a Belgrado (22-25 aprile, ndr) e poi saremo al Giro.
Il Giro: come ci arrivi?
Come ho accennato, ho fatto un programma completamente diverso dagli ultimi anni. Tralasciando l’anno scorso ovviamente, ormai mi ero fossilizzato su Baschi, Classiche e Giro. Stavolta, anche perché non sono più in una WorldTour, abbiamo fatto altre gare. Certo non è facile perché non abbiamo corso molto, ma sto crescendo. L’altro giorno ho colto un quarto posto. Un po’ ci sono mancate le gare che sono saltate in Spagna ad inizio stagione.
Ma oltre alle sensazioni i tuoi dati, peso, watt e altri valori come sono?
Eh – sorride Battaglin – i valori migliorano. Il problema è che migliorano, e molto, anche gli altri. Il livello è alto. E alla fine sei sempre lì. Però al Giro sarà un’altra storia e ci si potrà inventare qualcosa. Io partirò per dare il massimo.
C’è qualche tappa in particolare che hai puntato?
Nella prima settimana ci sono degli arrivi adatti a me e poi si cercherà qualche fuga come ho fatto l’anno scorso a San Daniele. Però se mi chiedete il nome secco di un arrivo non lo so dire.
Per anni sei stato nel WorldTour adesso sei in una professional: gli stimoli calano o al contrario aumentano perché vuoi dimostrare che ci sei ancora?
Gli stimoli sono gli stessi. Che sia WorldTour o professional, devi sempre correre in bici. In generale col passare degli anni magari diventa un po’ più difficile rischiare quel qualcosa in più, ma l’agonismo che ho dentro è sempre lo stesso.
Quando siamo stati in ritiro da voi, i tuoi diesse ci hanno detto che ci metti un po’ di più a partire, ma che poi sei molto preciso. E’ così?
Sì, vi hanno detto bene. Non ho mai brillato ad inizio stagione, ma ci stiamo avvicinando al momento giusto. Come dire: la macchina si sta aggiustando!
Visconti e Battaglin: siete i due capitani, i due esperti del team. Vi calza questo ruolo? Ti ci vedi bene a dare consigli e “scappellotti” ai giovani?
No, scappellotti no! Non ce n’è stato bisogno. Ci sono dei momenti in cui i giovani vanno consigliati, sia in gara che fuori. E’ capitato più di una volta che gli abbia detto: si fa così perché ho visto come vanno in quel punto. Qualche consiglio sull’alimentazione in corsa. Però il nostro ruolo di… anziani è molto facile per ora, perché i ragazzi sono bravi e ascoltano. Hanno voglia d’imparare e di mettersi alla prova.
In che occasioni è capitato di dare loro consigli?
Alla Sanremo per esempio abbiamo cercato di organizzarci prima della Cipressa: stare compatti, andare davanti… poi non è andata bene, ma la cosa importante è che i ragazzi abbiano capito che la previsione era esatta.
Prima hai parlato di un nuovo programma, dell’importanza di cambiare: ma questo incide anche sugli stimoli fisici?
Sicuramente, sennò è sempre la stessa minestra. Quest’anno c’è stato lo stimolo per fare qualcosa in più anche in ritiro. Siamo sempre stati pronti ad allenarci nel migliore die modi. Nella preparazione in sé per sé non ho cambiato molto, ma il mio approccio è stato diverso, ho compagni diversi e per questo sono più motivato.
E lo spunto veloce è sempre quello del Battaglin che vinceva le tappe al Giro e tante altre corse? Anche se poi erano tappe dure…
Eh non è più quello dei 22 anni, magari riesco a fare bene in volate dopo tappe più impegnative, ma in quelle secche pago un po’ gli anni, non ci può essere quella esplosività.
Ma in ritiro le avrete provate le volate con Fiorelli?
Sì, lui è quello che ha più velocità e anche un bel margine visto che ha iniziato da poco.
Ti rivedi in lui? In fin dei conti non parliamo di un velocista puro…
Abbiamo percorsi diversi. Io ho iniziato da G1, lui a 20 anni, possiamo avere qualche caratteristica simile in qualche frangente. Apprezzo la sua fame agonistica, magari gli manca ancora qualcosa, ma come detto ha ampi margini.