L’aspettava da Budapest: Sobrero conquista Verona

29.05.2022
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Matteo Sobrero ce lo aveva detto sin da Budapest, quando il Giro d’Italia non era ancora partito. Eravamo alla vigilia e ci fece: «Ci sono due crono, questa (pensando all’indomani, ndr) e quella di Verona. Ecco quella potrebbe essere la più adatta a me».

Il corridore difficilmente sbaglia. Sa a che punto è, dove può arrivare e come. E in questo Giro lo abbiamo notato ancora di più. Tutti in gruppo sapevano che Hindley era il più forte… per dire.

Il piemontese concentratissimo in discesa
Il piemontese concentratissimo in discesa

Pinotti fiducioso

Ma torniamo al corridore della BikeExchange-Jayco. Sin da quel giorno in Ungheria, Matteo pensava a Verona. Quasi un intero Giro, passato ad attendere questo momento. Forse anche troppo.

«E’ stato sin troppo prudente – ammette Marco Pinotti, il suo coach, prima del via – speriamo che si sia solo risparmiato. Non vorrei che non si è mosso perché non ne aveva. Magari poteva provarci un po’ di più. E’ andato all’attacco nella tappa di Genova. Una “sbiellata del motore” non gli avrebbe fatto male a mio avviso.

«E infatti ieri gli ho detto di tenere duro almeno sulla prima salita, il San Pellegrino».

«Però questo di Verona è buon percorso per lui. Va “guidato”, ma non è tortuoso come quello di Budapest, ci sono meno rilanci e la salita dura circa 8′. Lassù, i passistoni potenti e grossi come Affini, per fare un esempio, in discesa guadagneranno meno di quel che perderanno in salita. I più pericolosi? Van der Poel, Arensman e Foss».

Ricognizione alla Ganna

Il cielo su Verona resta plumbeo. Come lo stesso Pinotti ci aveva detto, il vento è andato ad attenuarsi. Restava solo il rischio pioggia. E a Sobrero non va benissimo.

Mentre è spianato sulla sua Giant, inizia, a piovere. Poche gocce, ma sufficienti per minare le certezze acquisite durante la ricognizione.

«Mentre pedalavo – racconta Sobrero – ho pensato: ecco non è destino. Però una volta in cima ho visto che sì, era un po’ bagnato, ma si poteva spingere benone. E così ho fatto. In più sapevo che il vantaggio era buono».

Sobrero plana dalle Torricelle come un falco. Mulina il 58×11 e dall’ammiraglia Pinotti, esattamente come fa il navigatore nei rally, gli diceva le curve. Come andavano affrontate: in posizione aero o con le mani in presa bassa sui freni.

«La ricognizione l’ho fatta due volte con Pinotti. Lui in ammiraglia, io in bici. Gli dicevo come andavano fatte le curve e gli altri ostacoli che c’erano. 

«Con Marco mi trovo molto bene. E’ un cronoman come me, parliamo la stessa lingua. L’impostazione della crono è stata chiara. Salire forte, magari sui 400 watt (calcoliamo che Matteo pesa solo 63 chili, ndr) ma senza strafare. In salita sono passato dal 58 al 44, come previsto, per poi dare tutto nella seconda parte, specie negli 4′ in pianura».

E a proposito di Filippo Ganna. Sobrero è il compagno della sorella di Pippo. I due si sentono spesso e anche durante il Giro si sono videochiamati. Non tanto per i consigli sulla crono, Sobrero è pur sempre campione italiano di specialità e non ne ha bisogno, ma da semplici amici.

Sobrero (classe 1997) in conferenza stampa: per lui si tratta del secondo successo da pro’ dopo il tricolore a crono 2021
Sobrero (classe 1997) in conferenza stampa: per lui si tratta del secondo successo da pro’ dopo il tricolore a crono 2021

In crescendo

Nel ping pong del dopo tappa, fra podio, antidoping, interviste con le tv, premiazioni… quando ci passa davanti, il piemontese è soddisfatto, come chi ha “regolato un conto con sé stesso”.

E quando gli facciamo notare che è finita come ci eravamo detti quel pomeriggio, che sembra lontanissimo, a Budapest si accende.

«E’ vero, mi ricordo – dice il corridore della BikeExchange – è andata proprio così. In Ungheria avevo fatto quarto, qui ho vinto. Era da una settimana che pensavo solo a questo giorno. All’inizio del Giro sapevo che dovevo stare vicino a Simon Yates, poi lui è andato a casa per una stupida caduta. Nelle seconda settimana non mi sentivo bene. Sarà stato il caldo, però non avevo belle sensazioni».

«Poi le cose sono andate sempre meglio. Sono andato in crescendo (non è la prima volta che Sobrero esce bene da un grande Giro, ndr) e in questi giorni mi sentivo bene.

«Nella tappa dell’Aprica ho provato a tenere duro e ho attaccato il Mortirolo quasi con il gruppo dei primi. Questo mi ha dato morale».

Finalmente esplode la festa. Da tempo Sobrero aspettava questo momento
Finalmente esplode la festa. Da tempo Sobrero aspettava questo momento

E festa sia

Vivere quasi un mese aspettando un determinato giorno, tanto più che il tuo leader ha abbandonato anzitempo e quindi non hai distrazioni, non deve essere stato facile. La pressione era inevitabilmente destinata ad aumentare, ma Matteo l’ha controllata bene. Specie ieri sera, quando la stragrande maggioranza del gruppo già faceva festa.

«In effetti – dice Sobrero – ho fatto un po’ fatica a prendere sonno. Ero nervoso. Ma poi mi sono detto: il Giro l’ho praticamente finito, non sarà una notte in più a rovinare tutto. Devo pensare solo a dare il massimo. E così ho fatto».

E per trovare la concentrazione ha dormito in stanza da solo.

«Col fatto che punto alla crono finale, non mi sono mai goduto la sera prima dell’ultima tappa! Molti team fanno festa, noi invece abbiamo fatto tutto con molta calma, come fosse la sera di una frazione normale.

«Però stasera la musica cambia. Mio papà è venuto qui a Verona e ha portato del vino. Il nostro vino e faremo festa con quello!».

Sobrero, uno scalatore (e cronoman) in più per Yates

12.05.2022
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Al netto della caduta di martedì, sin qui il Giro d’Italia di Simon Yates è più che positivo: ha già una vittoria nel sacco e tra i leader della classifica generale è il primo. Al suo fianco c’è una spalla preziosa, un cronoman ma forse qualcosa di più: Matteo Sobrero.

Il campione nazionale contro il tempo, da quest’anno è approdato alla BikeExchange-Jayco. Nel clan australiano ha trovato nuovi stimoli, un tecnico (Marco Pinotti) che lo ha accolto a braccia spalancate e nuovi obiettivi. 

Matteo Sobrero (classe 1997): mentre parlavamo ci mostrava la sua Giant da crono
Matteo Sobrero (classe 1997): mentre parlavamo ci mostrava la sua Giant da crono
Matteo come sei arrivato a questo Giro?

Bene. Penso di stare meglio rispetto all’anno scorso. Ho fatto il Giro di Romandia, dove ho sofferto parecchio, ma arrivavo da un periodo di altura. E tutto sommato sapevamo che sarebbe andata così. Più che altro era un po’ rischioso perché al Romandia c’è spesso brutto tempo, ma stavolta abbiamo trovato sempre il sole.

Ci sembri più magro dell’anno scorso: è così?

Sì è così. Ho lavorato parecchio sul peso quest’inverno e in altura. Sono un po’ più magro della partenza dell’anno scorso, ma sono ancora com’ero l’anno scorso a fine Giro!

Potrai aiutare Yates anche in salita così! Squadra nuova, un nuovo leader: come sono stati i primi approcci con Simon?

Devo dire che Simon è un ragazzo tranquillissimo, veramente vive nel suo mondo, nei suoi pensieri. E’ molto bello lavorare con lui perché essendo così tranquillo, appunto, trasmette serenità e ci si lavora bene. Non dà neanche l’idea di essere un capitano…

E’ esigente, fa qualche richiesta specifica in gruppo…

Essendo io nuovo in questa squadra e avendo fatto due avvicinamenti un po’ diversi, prima del Giro abbiamo avuto modo di correre insieme ad inizio stagione alla Ruta del Sol. Poi lui ha fatto la Parigi-Nizza e io la Tirreno. Però ci siamo allenati parecchio insieme nel ritiro di Andorra e anche a Sierra Nevada. E alla fine ho capito un po’ che tipo è. 

Yates corre spesso in fondo al gruppo. Sobrero dice che in BikeExchange ne sono consapevoli
Yates corre spesso in fondo al gruppo. Sobrero dice che in BikeExchange ne sono consapevoli
E che tipo è?

Uno molto alla buona. Ci si scherza bene.

In allenamento si fanno prove del tipo prendere una salita a tutta per preparare un’attacco? Visto che Simon è un vero attaccante…

Si fanno, si fanno… O almeno erano in programma. Ma poi per un motivo o per l’altro non le abbiamo fatte. Un giorno volevamo fare la simulazione di gara, ma non c’è stato tempo.

Da quel che hai visto in corsa è uno esigente, vuole degli uomini intorno? O preferisce fare da solo?

Assolutamente non è esigente. Diciamo, anzi che sta parecchio in fondo al gruppo, ama stare tranquillo. Se non vai a prenderlo, resta là in fondo! Però mi dicono che stia cambiando un po’, che abbia capito che è meglio correre avanti. Così mi dicono i compagni che sono qua da più tempo.

Matteo, qual è il tuo ruolo specifico?

Fare bene! Ho le due cronometro in cui dire la mia, la prima è andata con un quarto posto, vediamo la prossima. E poi nel resto, per quanto potrò, cercherò di aiutare Simon sulle salite o prima, nell’avvicinamento delle stesse. Ma questo dipenderà da tante cose, anche dalla mia condizione in quel momento.

A Budapest Sobrero ha terminato la crono al quarto posto. E così ha indossato la maglia bianca
A Budapest Sobrero ha terminato la crono al quarto posto. E così ha indossato la maglia bianca
Quindi non sei chiamato a tirare sin dall’inizio in pianura?

No, in teoria no. Insomma, spero di non fare più come la tappa dello Zoncolan dell’anno scorso: io e Felline in due a tirare praticamente per tutta la tappa, da quando è andata via la fuga fino alle prime rampe dello Zoncolan.

Hai parlato di crono, quelle del Giro sembrano abbastanza adatte a te. A Budapest sei andato forte e quella di Verona con le Torricelle…

Beh, io non sono proprio specialista puro, perché comunque il peso è quello che è (i suoi 63 chili sono pochi rispetto allo standard dei cronoman puri, ndr), però quando il percorso è mosso e un po’ tecnico, mi difendo bene…

Appunto, la salitella delle Torricelle fa venire l’acquolina in bocca…

Eh sì. E’ all’ultima tappa. L’anno scorso sono uscito bene dal Giro, magari anche quest’anno…

BikeExchange, primo e quarto: Pinotti al settimo cielo

07.05.2022
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Pinotti carica il camion e stasera si sente proprio leggero. «Un’emozione fortissima – dice – dopo più di un anno a mangiare la polvere!». Simon Yates ha vinto la crono di Budapest, Sobrero è arrivato quarto. Per l’allenatore del Team BikeExchange-Jayco che si occupa proprio delle prove contro il tempo, la serata ha un sapore pazzesco.

C’è poca voglia di rubargli tempo, andiamo subito al sodo. Anche perché c’è tanto lavoro da fare prima di cena.

Sobrero ha fatto registrare il miglior tempo parziale, chiudendo poi al 4° posto. Pinotti era certo della condizione in arrivo
Sobrero ha fatto registrare il miglior tempo parziale, chiudendo poi al 4° posto
Marco, era nell’aria?

Me lo sentivo, stavolta sì. Visti i risultati di ieri e i dati fatti sulla salita finale, ho detto che ne avremmo messi due nei dieci. Sobrero è uscito bene dal Romandia. Temevo Dumoulin, ma quando stamattina ho rivisto il percorso, ho pensato a Van der Poel.

Quando lo avevi visto la prima volta?

Mercoledì, da solo. Ho fatto anche un video e l’ho fatto vedere ai ragazzi. Stamattina poi l’ho fatta due volte con Yates. E poi ho seguito Craddock (il campione americano, 31° all’arrivo, ndr) facendo pure un video che ho fatto vedere a Simon.

Era uno Yates molto sereno quello che alla partenza del Giro scherzava con i giornalisti
Era uno Yates molto sereno quello che alla partenza del Giro scherzava con i giornalisti
Che tipo di crono è stata?

Tecnica. Bisognava guidare bene e rilanciare forte. Sono venuti fuori gli specialisti, ma anche quelli dotati di grande cambio di ritmo. Facevo bene a temere Van der Poel. Per fortuna la salita era lunga 2’25” e Yates è leggero e potente. Se fosse stata una salita da un minuto, Mathieu vinceva la crono.

Una rivelazione Yates così forte a crono?

Più che altro un bel riscatto. L’anno scorso, nonostante ci lavorasse tanto, non ne veniva fuori. Non sapete quante notti senza dormire ho passato pensando a cosa non andasse. Poi abbiamo cambiato bici e abbiamo tirato una riga. Siamo andati con lui e con Sobrero in galleria nel vento. Ricordate? Poco prima dell’incontro con Malori. Siamo partiti dalla biomeccanica più che dall’aerodinamica e abbiamo messo le basi per ripartire bene.

Ha funzionato subito?

Simon ha ricevuto il manubrio custom fatto da Sync, brand australiano partner di Giant, prima della Parigi-Nizza e si è trovato subito bene, soprattutto con la convinzione di aver trovato la giusta posizione. Sobrero invece l’ha ricevuto prima della seconda crono del Romandia. Se a tutto questo si aggiunge che adesso c’è finalmente anche la condizione, si capisce perché siamo andati così bene.

Dopo la vittoria, Yates ha ringraziato Giant…

Non è stato facile avere tutto il materiale con gli strascichi della pandemia, ma sono stati eccezionali. Se un dubbio c’era venendo qua era legato alla condizione di Sobrero.

Cosa intendi?

Siamo stati in altura e non aveva grandi sensazioni. Pensava di non andare. Mi chiedeva se si sarebbe sbloccato al Romandia e ho lavorato tanto per dargli fiducia, perché secondo me sarebbe andato meglio, come poi è stato. Forse con lui abbiamo spinto troppo…

Nel fare cosa?

Nel caricarlo di aspettative, con il discorso di provare a fare classifica. Non regge ancora, deve maturare e fare uno step ulteriore. Ma a crono è un talento naturale, mi fa pensare a Malori o a com’ero io. Ascolta i consigli, ma capisce da sé come affrontare i percorsi.

Le bici da crono vengono con voi in Sicilia?

No, tornano in Italia domani con… Pinotti. Le porto io. Solo quella di Yates resterà nel bus: potrebbe volerla per qualche allenamento. Che bella serata, ragazzi…

Una caduta, 30 watt in meno e tutto si complica. Ma Sobrero c’è

16.03.2022
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Alla Tirreno-Adriatico doveva fare classifica. Sarebbe stata la sua prima volta… invece le cose non sono andate proprio così per Matteo Sobrero. Il corridore del Team BikeExchange – Jayco come moltissimi altri suoi colleghi è stato rallentato da qualche noia fisica.

Un infortunio al gomito, cadendo nella seconda tappa alla Ruta del Sol, lo ha costretto a rincorrere. Interrompere la crescita della preparazione nel momento clou incide moltissimo, oltre che è davvero fastidioso poiché è come non mettere la ciliegina sulla torta dopo che si è lavorato per un intero inverno. E anzi nella stessa torta si apre qualche crepa.

Sobrero (classe 1997) è al primo anno con la Bike Exchange – Jayco
Sobrero (classe 1997) è al primo anno con la Bike Exchange – Jayco

Poche gare

Il piemontese però non si è perso d’animo e alla fine ne esce tutto sommato bene.

«Ammetto – ci ha detto Sobrero qualche giorno fa – che sono un po’ stanco. Questa Tirreno è stata impegnativa. Molto esplosiva, dal mio punto di vista. Almeno per quel poco che ho visto là davanti. E infatti ho pagato il non aver corso prima. Mi è mancato un po’ il cambio di ritmo».

«Peccato, perché arrivavo dall’altura in Sierra Nevada ed era un passaggio mirato per la preparazione per la Tirreno. E invece poi è stato un rincorrere per cercare di correre».

«Con la squadra – riprende Sobrero – avevamo deciso di provare a fare classifica, cosa che non avevo mai fatto prima in una corsa del genere. Nella crono mi sono difeso bene, per essere totalmente in pianura, poi come ho detto mi sono mancati i chilometri di gara nelle gambe».

La crono di Camaiore non era certo adatta alle caratteristiche di Sobrero. Per il piemontese un buon 10° posto
La crono di Camaiore non era certo adatta alle caratteristiche di Sobrero. Per il piemontese un buon 10° posto

Questione di watt

Resta così l’incognita di come sarebbe potuta andare la sua corsa se le cose fossero andate secondo programma. In fin dei conti Matteo è andato in crescendo, ha un grande potenziale e Giuseppe Martinelli, che di giovani se ne intende, rimase molto male della sua partenza dall’Astana Qazaqstan.

«E’ difficile dire come sarebbe andata – commenta Sobrero – Anche sul Carpegna alla fine sono emersi dei grandi nomi e gli stessi hanno perso parecchio terreno e incassato parecchi minuti. Diciamo che già una top venti poteva avere un senso… per il futuro».

Corridori e tecnici cercano sempre d’interpolare i loro valori con quelli degli avversari. Cercano di capire a che punto sono. Chissà quindi se il miglior Sobrero sul Carpegna poteva essere vicino non a Pogacar che è inarrivabile ma ad un Landa.

«Non è mai facile fare certi paragoni, ma credo che rispetto alle mie migliori giornate mi mancassero una trentina di watt… se vogliamo metterla sul punto di vista dei watt. Ma a quei ritmi lì non so sinceramente se sarebbero bastati. Non ho mai provato nella mia miglior giornata a stare con i migliori».

«Però – rilancia non senza un pizzico di soddisfazione – l’anno scorso allo Slovenia ho provato a seguire Pogacar, ci sono riuscito, e ho raggiunto determinati watt che non avevo mai toccato. Quindi chissà: magari in una giornata migliore potevo essere competitivo. Sicuramente non al livello di Pogacar!».

Sobrero fa parte del “gruppo Giro” che lavorerà per Simon Yates (alla sua ruota)
Sobrero fa parte del “gruppo Giro” che lavorerà per Simon Yates (alla sua ruota)

Verso il Giro

Oggi 30 watt sono tanti. Ma poi in soldoni, all’atto pratico cosa significano? Quanto incidono? Cosa cambia per il corridore? Senza contare che in qualche modo s’insinuano come tarli nella testa. Magari non è il caso di Sobrero, che sapeva perché mancava all’appello quel “pugno” di forza.

«Trenta watt si sentono. E tanto. Giusto negli scorsi giorni parlavamo con corridori più esperti e loro dicevano che una volta la Tirreno era una corsa di preparazione per la Sanremo… e non solo. Adesso, invece, se non si è al 100% ma anche già solo al 99%. sono dolori! Se poi vuoi essere competitivo o fare classifica è difficilissimo. Ma si andava fortissimi anche alla Valenciana, quindi bastano anche 10 watt in meno e sei fuori da giochi».

Watt o meno, la stagione di Matteo va avanti e va avanti con ottimismo. Lui è giovane e le gare da fare sono tantissime. 

«Adesso tornerò qualche giorno a casa e poi rientrerò per la Per Sempre Alfredo, quindi la Coppi e Bartali. Farò di nuovo un periodo di altura insieme a Simon Yates e al gruppo del Giro d’Italia e quindi il Giro della Asturie».

Come detto, la stagione è lunga!

Sobrero all’università della crono con Malori e Pinotti

25.01.2022
9 min
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«Io Malori non l’ho mai conosciuto – dice Sobrero sorridendo – l’ho sempre visto in televisione. Però mi ricordo che ai mondiali del 2015 di Richmond, che io feci con gli juniores, una volta andai dai meccanici e vidi per la prima volta una corona da 58 montata sulla sua bici».

Adriano sorride e rilancia dicendo che adesso usano il 60, ma Sobrero alza le mani: lui il 60 non sa ancora cosa sia.

Tre tricolori

Il pomeriggio inizia a scurire e allo stesso tavolo, sia pure virtuale, siedono tre campioni italiani della crono e uno che quelle vittorie le ha raccontate. Matteo Sobrero, campione italiano in carica. Marco Pinotti, il suo preparatore al Team BikeExchange, sei volte tricolore fra i pro’. Il nostro Adriano Malori, campione italiano per tre volte da professionista, del mondo ed europeo fra gli U23. L’idea è di lasciare loro la parola, facendo a Sobrero appena la domanda che romperà il ghiaccio. Quando si cambia squadra e si è specialisti della crono, si chiede anche qualche garanzia sui materiali?

«A dire il vero – risponde – il materiale è stato una delle prime cose che ho valutato. La possibilità di avere il manubrio stampato 3D e lo studio dei materiali è stata detta dall’inizio. Siamo anche andati a Silverstone in galleria del vento a fare un nuovo bike-fit, al momento sono molto soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto».

La possibilità di investire sui materiali ha portato Sobrero al cambio di squadra (foto BEX Media)
La possibilità di investire sui materiali ha portato Sobrero al cambio di squadra (foto BEX Media)

PINOTTI: «Tra l’altro, non so se quando ha firmato Matteo sapesse già che stavamo passando da Bianchi a Giant. E questo noi lo vediamo come un’evoluzione. La Bianchi era già competitiva, però pensiamo che con Giant avremo un piccolo vantaggio dal punto di vista della bici e del pacchetto completo bici e ruote. Avevamo ruote Vision e Pirelli come tubolari, quest’anno avremo ruote della Giant, quelle che aveva già la CCC e poi i tubolari saranno Vittoria».

Le mani sopra

MALORI: «Matteo, colgo l’occasione, così senza riscaldamento, per farti una domanda che volevo farti da una vita. Ho visto che tieni le mani una sopra l’altra sulle protesi. E’ una questione di comfort o è un discorso aerodinamico?».

SOBRERO: «C’è stata una lunga discussione su questa posizione quando siamo andati a Silverstone. E’ stata una cosa che si è creata negli anni, anche confrontandomi con Filippo (Ganna, ndr), cosa che ho modo di fare molto spesso. Rispetto alla media sono molto corto sul davanti. Si tende ad andare molto lunghi, ma essendo leggero, poi mi muovo tanto e non mi trovo. Se invece rimango più corto, tendo a tirare, non sono solo appoggiato. E tirando rimango più fermo e più incassato. Poi ho scoperto che mi permette di avvicinare la testa con le mani, per essere più aerodinamico. E’ una cosa che mi sono messo in testa e mi trovo molto bene».

MALORI: «La trovo molto strana perché le protesi sono dritte e una persona che nello sforzo massimo si aggrappa a quel modo, anche a livello posturale ha una spalla più sollevata dell’altra…».

Sobrero è grande amico di Ganna e si confrontano spesso anche su temi tecnici
E’ grande amico di Ganna e si confrontano spesso anche su temi tecnici

PINOTTI: «Questa cosa qua è di quelle che creano il mal di testa a chi deve fargli il manubrio custom, perché non puoi fare le estensioni asimmetriche. Però abbiamo visto in galleria del vento che è una posizione vantaggiosa per lui. E’ entrato e aveva un certo valore, quando è uscito non è che avesse numeri tanto migliori, però abbiamo validato delle cose. Come ho sempre detto, un cronoman naturale in due o tre anni alla posizione migliore ci arriva da solo sentendo l’aria nel casco. A lui questa posizione porta dei vantaggi, anche se intuitivamente non è veloce, ma per lui è vantaggiosa e ci è arrivato naturalmente».

SOBRERO: «Io ero partito con le osservazioni fatte in pista a Valencia con l’Astana, quando si diceva di chiudere l’angolo delle braccia. Solo che per farlo, avrei dovuto prendere le protesi nella parte più alta con appena due dita e io non mi sentivo sicuro…».

La posizione scomoda

MALORI: «Abbiamo fatto questo discorso su bici.PRO tempo fa. Tanti impongono al cronoman le posizioni più redditizie che però sono anche scomode, mentre il miglior cronoman è quello che ha la posizione cucita su di lui, che grazie ad essa riesce a sviluppare più watt…».

PINOTTI: «Il tuo discorso è il più corretto. Infatti prima di entrare in galleria del vento, siamo stati parecchio con il fisioterapista a fare bike fitting. Abbiamo visto su quali distretti si possa agire, così quando siamo entrati nel tunnel, sapevamo su quali posizioni potevamo lavorare. Ad esempio con Yates, che non deve fare delle crono secche, ma inserite nei Giri, abbiamo scelto una posizione che non era la più veloce».

MALORI: «Senti Matteo, come ti gestisci per fronteggiare i cronomen di stazza superiore alla tua, i vari Ganna, Kung, Van Aert?».

SOBRERO: «Devo giocare sull’aerodinamica, perché in pianura da uno come Ganna perdo comunque tantissimo. In pianura, il watt è watt, non c’è niente da fare».

Nella crono tricolore di Faenza ha controllato in avvio e dato tutto nel finale
Nella crono tricolore di Faenza ha controllato in avvio e dato tutto nel finale

Il tricolore di Faenza

MALORI: «Il campionato italiano non l’ho visto, ero al lavoro. Come avete gestito le tre parti, fra andata, salita e ritorno? Display coperto oppure ti sei gestito?».

SOBRERO: «Mi sono gestito parecchio nella prima parte. Sapevo che avrei perso. Però se quei 10-20 watt li avessi risparmiati in avvio, in salita e nel tratto finale mi sarebbero tornati utili. E poi faceva caldo, un semplice fuori giri si poteva pagare caro. Invece al ritorno, che era anche a scendere, io ho fatto i miei watt, anche se ero a tutta, mentre Pippo che aveva dato troppo nella prima parte ha pagato».

PINOTTI: «Ganna è arrivato al primo intermedio con il miglior tempo, quindi è andato fortissimo in salita e lo ha pagato dopo. Matteo si è gestito bene, mentre Ganna ha perso tanto negli ultimi chilometri».

MALORI: «Ganna ha fatto come alle Olimpiadi: fortissimo all’inizio, poi in difficoltà. Domanda a bruciapelo: Matteo, ai grandi Giri ci pensi? Pesi 63 chili, sei fatto per le salite, ci pensi?».

SOBRERO: «Dopo lo Slovenia (chiuso al 3° posto, ndr) e l’italiano e l’ultima crono del Giro, ho preso più consapevolezza. Sì, ci penso, magari corse di una settimana in cui c’è la crono posso dire la mia. Ci vuole tempo. Ho visto che nello sforzo di mezz’ora riesco a fare qualche risultato. Nella corsa di cinque giorni, potrei dire la mia».

Classifica alla Tirreno

MALORI: «Ci provi già alla Tirreno quest’anno? Io scommetto 50 euro che fai podio».

SOBRERO: «Addirittura?».

PINOTTI: «Sembra che tu abbia letto i programmi della squadra. Alla Tirreno gli daremo la possibilità di fare classifica, perché non lo ha mai fatto. La Parigi-Nizza per la crono forse sarebbe più adatta, ma la Tirreno gli viene bene. Dovremo lottare ogni giorno, capire quello che significa, anche fosse per arrivare nei 15. E poi quest’anno è più adatta di altre Tirreno. Non avrà il supporto di uno scalatore, ma a Capodarco può difendersi e anche sul Carpegna può provarci».

MALORI: «Allora facciamo così: se vinco mi prendo 50 euro da ognuno di voi. Se perdo (e giù tutti a ridere, ndr), Enzo dà 50 euro agli altri tre!».

Sobrero ha il fisico da passista scalatore, la crono può essere funzionale per altri obiettivi
Sobrero ha il fisico da passista scalatore, la crono può essere funzionale per altro

MALORI: «Pino, una domanda per te adesso. Come si prepara un cronoman così che non ha la struttura dei più forti? In qualche modo mi ricorda te, che quando andavi forte davi legnate a tutti. Anche a me… (ridono tutti, ndr)». 

PINOTTI: «Non è tanto diverso da allenare un cronoman grande. Abbiamo fatto più palestra degli altri anni, ma non una cosa esagerata. Non per renderlo più potente, ma per renderlo più stabile. Ha ottimo recupero, quindi la crono può essere funzionale al resto della sua carriera. Può diventare un corridore da grandi Giri, dipende dai percorsi. E’ andato forte per due anni di fila nella crono finale del Giro, vuol dire che recupera bene».

Misuratore di potenza: sì o no?

MALORI: «Un’altra domanda per te, Pino. Preferisci la galleria del vento oppure i test in pista?».

PINOTTI: «Ho cambiato idea da poco, devo essere onesto. L’anno scorso portammo 15 corridori in pista a Valencia e pensavo che ci saremmo resi conto vedendoli pedalare e anche loro avrebbero capito se una posizione fosse più adatta delle altre. Quest’anno invece siamo andati in galleria del vento, ne abbiamo portati meno ma abbiamo potuto fare molte più cose, soprattutto avendo un atleta che dia dei buoni feedback. E poi ora i costi si sono ridotti, per cui adesso voterei per la galleria».

MALORI: «Ancora per te. Il misuratore di potenza ha cancellato un po’ l’arte del cronoman, la capacitò di gestirsi, evitando il fuori giri. Cosa ne pensi?».

PINOTTI: «Hai ragione, ma si può fare ancora senza. Pogacar ha vinto il Tour con quell’ultima crono senza avere alcuno strumento. Il fuoriclasse in gara può farne a meno. Quando ti alleni tanto, hai la sensibilità per capire se stai facendo 350 oppure 400 watt. Il vantaggio del potenziometro c’è con i meno specialisti, cui devi dare un’impostazione. Lo scalatore ha il senso del ritmo e si gestisce. Quelli più veloci, che sono abituati a dare tutto subito invece, partono troppo forte e poi si spengono. Con loro è decisivo. Ma se dovessi scegliere per me, lo vorrei. Però se senti di poter spingere e lui ti dà un valore più basso, devi poter spingere. Guai essere schiavi del numero. Lo vedo come il corridore davanti, un riferimento per andare più forte».

Sobrero si è rivelato al Giro del 2020, con il settimo posto nella crono di Palermo
Sobrero si è rivelato al Giro del 2020, con il settimo posto nella crono di Palermo

Le crono lunghe

BICI.PRO: «Si è parlato di crono di mezz’ora, quale differenza c’è con quella da un’ora?».

SOBRERO: «La prima crono lunga che ho fatto è stata all’italiano. E’ andata bene, mi sono trovato meglio di altre volte. Faccio 10 minuti che sto bene e altri 10 che maledico il mondo. Mi deprimo e mi motivo da solo, aspettando di arrivare agli intermedi».

MALORI: «Entra in gioco il fatto mentale. Fai mezz’ora e quando pensi che sei appena a metà gara, il fattore mentale è decisivo. I velocisti una volta mi chiedevano a cosa pensassi. Gli rispondevo che pensavo alle cose che mi avevano fatto girare le scatole e che mi davano il nervoso, in modo da avere la grinta».

PINOTTI: «Non le fanno più così lunghe, ma è un fatto di condizione. Se normalmente fra due atleti a crono c’è poca differenza, in un’ora questa si amplifica. Fai presto a perdere 2’30”. Anche perché la differenza la fai negli ultimi chilometri. Matteo al campionato italiano aveva una condizione eccezionale. Io non pensavo a cose lontane. Ero concentrato sul momento e semmai sull’avversario davanti. Se vedevo la macchina davanti era fatta».

MALORI: «Ti è capitato mai di vedere la macchina, riprenderla e renderti conto che non è di quello che è partito prima, ma del velocista di turno che sta facendo la crono al pascolo (ride, ridono tutti, ndr)?».

Si va avanti a parlare della cronosquadre ai mondiali e del Mixed Team Relay. Di chi dovrà pagare se Sobrero andrà sul podio della Tirreno e della possibile rimpatriata nei giorni del Giro. Si parla e si ride tanto. Quasi un’ora di appunti e battute fra amici, ma il tempo è volato. Se sarete arrivati sino in fondo, andate a lasciare un commento su Facebook, sarà anche per voi come aver vinto la crono di un’ora…

La forza del cronoman. Per Sobrero si fa soprattutto in bici

29.12.2021
5 min
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Ancora forza. Chiudiamo questo capitolo dedicato appunto alla potenza da esprimere sui pedali con Matteo Sobrero, il campione italiano a cronometro. Dopo aver sentito Aru e Cimolai, quindi uno scalatore ed un velocista, ascoltiamo un passista, un cronoman. Come cura questo particolare aspetto della preparazione atletica?

Bastano le prime domande al neo acquisto della BikeExchange Jayco per capire che c’è una bella differenza rispetto ai primi due profili. Ascoltiamolo.

Matteo Sobrero (a destra), nella prova il percorso dei mondiali 2021 con Ganna. Per lui è importante fare chilometri con questa bici
Matteo Sobrero (a destra), nella prova il percorso dei mondiali 2021 con Ganna. Per lui è importante fare chilometri con questa bici
Matteo, parliamo di forza e crono: una componente importante anche per il cronoman…

Ah – sorride il piemontese – Se si parla di forza dovresti chiedere a Ganna! La forza per il cronoman è molto particolare e va allenata soprattutto con la bici da cronometro, pochi trucchi. È importante usare questa bici per abituarsi ad esprimere la forza in una posizione che è piuttosto sacrificata. Per questo molti lavori si fanno proprio con la bici specifica.

E di quali lavori parli?

Principalmente SFR. Le classiche salite forza resistenza, che faccio appunto con la bici da crono. Cerco di trovare una strada che permetta di stare in posizione, quindi una strada con pendenze non esagerate. Le ripetute durano dai 3′ ai 5′ a seconda di ciò che mi dice il preparatore e chiaramente a seconda del periodo. Ma si lavora con la forza anche sul piano.

In pianura? E come?

Non è come le classiche SFR ma gli somiglia. Sono lavori che si fanno sulle 70-75 rpm, quindi con rapporti chiaramente molto lunghi. In questo caso le ripetute durano anche 10′, sono più lunghe rispetto a quelle fatte in salita.

Tenere sotto controllo i watt è fondamentale per certi lavori, specie per il cronoman
Tenere sotto controllo i watt è fondamentale per certi lavori, specie per il cronoman
Sentir dire rapporti lunghi ad un cronoman fa pensare! Di che rapporti parliamo?

Negli anni è cambiato molto e si è andati ad aumentare lo sviluppo metrico. Una volta il 54 sembrava chissà cosa, il prossimo anno lo useremo sulla bici da strada con il nuovo gruppo Shimano. Io sono passato dal 56 al 58. Il 58 l’ho usato quest’anno in gara e anche in allenamento. E’ importante spingerlo in allenamento perché ti cambia la pedalata. Faccio queste ripetute in pianura con il 58×11.

Un rapportino!

Diciamo che solitamente in pianura si usa quello. Semmai cerco di utilizzare rispetto alla gara una corona piccola che sia un po’ più pedalabile. Proprio per non dovermi “fermare” sulle salite. Non potendo montare un 39 altrimenti il salto sarebbe troppo grande utilizzo un 42. Con il 42×32 più o meno vai dappertutto. Comunque rapporti così lunghi, come il 58, per uno leggero come me sono importanti. Mi aiutano molto soprattutto quando la strada scende e faccio più fatica a fare velocità.

E la forza più esplosiva, la fai?

Sì, capita di farla ma con la bici da strada. Con la bici da crono si fa molto meno, giusto se per esempio c’è da preparare un prologo. Però parliamo comunque di una tipologia di forza diversa dalle partenze da fermo, una forza più costante, con meno cambi di ritmo. Per esempio prima del prologo del Giro d’Italia facevo delle ripetute di 8′ massimo 10′ con delle variazioni di potenza.

Come molti suoi colleghi anche Sobrero non utilizza molto i macchinari ma preferisce il bilanciere libero
Come molti suoi colleghi anche Sobrero non utilizza molto i macchinari ma preferisce il bilanciere libero
Immaginiamo che il potenziometro sia il pane per te…

Eh sì, per questi allenamenti è molto importante chiaramente, ma io tengo sott’occhio anche la frequenza cardiaca. Averli sotto controllo entrambi mi aiuta molto.

Hai detto che fai della forza anche con la bici da strada, cosa fai?

Sostanzialmente SFR classiche. Però tutti gli anni si cambia sempre un po’ qualcosa. All’inizio, alla NTT, c’era una mentalità inglese e facevo le SFR a 60-70 rpm. Negli ultimi due anni invece le eseguivo a 50 rpm. Per quanto riguarda la forza esplosiva fino all’anno scorso ho fatto qualche volata e qualche partenza da fermo, ma per quest’anno ancora no. Per questo aspetto della forza esplosiva di solito facevo le SFR +10 secondi di volata.

E la palestra? Il cronoman cura la forza a secco?

Anche in questo caso è un po’ diverso. Io la faccio soprattutto d’inverno. Inizio a novembre e la mantengo finché posso. Non la faccio con macchinari ma eseguo esercizi a corpo libero e di core zone, che per chi deve stare in posizione da cronometro è davvero importante. Non utilizzo mai pesi eccessivi, faccio molte ripetute, 10-15, ma senza andare oltre il 70% del massimale.

Quindi una tipologia di forza “più vicina” a quella dello scalatore…

In questo modo il muscolo lavora parecchio, senza mettere troppa massa e poi dobbiamo pensare che si traggono dei benefici “momentanei”. Benefici che nel corso della stagione in qualche modo si va a perdere visto che noi parliamo soprattutto di endurance.

Lo stacco, esercizio che sviluppa la parte posteriore della muscolatura, necessaria per spingere rapporti duri in posizioni non semplici
Puoi illustrarci una tua seduta tipo in palestra?

Parto da casa in bici. Faccio 30-45 minuti per recarmi in palestra con lo zaino sulle spalle. In questo modo mi riscaldo. Quando arrivo mi cambio, inizio con degli esercizi di core zone, di propriocettività, di equilibrio che come ripeto sono importanti per noi cronoman e completano anche il riscaldamento. Curo anche un po’ la parte alta del corpo, ma senza pesi. E poi inizio la parte centrale del mio andare in palestra che sostanzialmente sono tre esercizi.

Quali?

Squat, stacco, affondi. Questi tre li faccio tutti con i pesi. A questo punto torno a casa e faccio altri 45 minuti, un’ora di bici ma in agilità. Non inserisco lavori perché ho visto che è difficile fare degli specifici. O quanto meno io non mi trovo bene.

Prima, Matteo, hai detto che iniziavi la palestra a novembre e la portavi avanti finché potevi. Quante volte ci vai a settimana e fino a quando la fai?

Diciamo che ho iniziato prima del ritiro. Ci andavo due volte a settimana. Poi nei 10 giorni in Spagna non l’ho fatta. L’ho ripresa quando sono tornato e credo che la porterò avanti fino a metà gennaio. Ma il programma settimanale varia sempre un po’.

Presente e futuro del ciclismo giovanile in Piemonte. Vediamo…

18.12.2021
6 min
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Il movimento ciclistico del Piemonte quest’anno ha lottato e vinto più volte, sopratutto contro il tempo. I successi tricolori a crono di Francesca Barale, Matteo Sobrero ed Elisa Longo Borghini sono stati un segnale importante. E ancora le maglie iridate di Filippo Ganna ed Elisa Balsamo. Vittorie e nomi che provengono da una regione che sforna atleti senza però avere i numeri e le squadre che altre regioni possono vantare.

Da un’intervista a Fabio Felline sono venuti a galla spunti interessanti sulla delicatezza del momento che sta affrontando il ciclismo giovanile in Piemonte e su qualche possibile incognita per il futuro. Abbiamo deciso quindi di chiedere direttamente a chi se ne occupa a 360 gradi, ricoprendo il ruolo di Coordinatore Tecnici Regionali e Rappresentative Regionali: Francesco Giuliani

Francesco Giuliani con la rappresentativa juniores del Piemonte
Francesco Giuliani con la rappresentativa juniores del Piemonte
Che anno è stato per i giovani del Piemonte?

E’ stato un bellissimo anno, abbiamo anche raccolto dai lavori passati, si parla di una continuità decennale. Parlando degli junior, lo dico schiettamente, non ho mai avuto una squadra così forte negli ultimi otto anni.

Davvero?

Si, però non abbiamo raccolto quanto avremmo potuto. Un esempio può essere il campionato italiano. Abbiamo corso sempre in rimessa e mai all’attacco. Il ciclismo attuale è fatto di attacchi. Quindi abbiamo patito un po’ e ci siamo accontentati dei piazzamenti, ma può capitare non bisogna misurare una stagione solo con i risultati. Anche perché atleti come Manuel Oioli stanno emergendo in maniera cristallina

Che progetto c’è per il ciclismo giovanile nella vostra regione?

Quest’anno ho fatto una proposta al nuovo Presidente del Comitato Regionale Massimo Rosso (in apertura con Sobrero, Longo Borghini e Ganna, ndr) di un progetto per ampliare la rosa di tecnici regionali. Per dare più opportunità ai ragazzi seguendoli in modo più specifico senza invadere le competenze delle squadre e andando a compensarle laddove ce ne fosse bisogno. Abbiamo inoltre inserito un metodo di lavoro diverso che verrà ampliato in futuro per una collaborazione che abbiamo con il centro studi regionale. Ci ispiriamo un po’ alla struttura nazionale, naturalmente in versione adattata, più piccola. Prevediamo anche un piano per la preparazione atletica per eventuali trasferte di rappresentativa. Abbiamo fatto già quest’anno dei collegiali per quanto riguarda i campionati italiani e per il Giro della Lunigiana, prendendo per esempio gli juniores.

Sarete quindi un supporto anche per le squadre?

Si, proprio per dare dei consigli dove serve, alle società e ai corridori papabili convocati per le rappresentative. Diventiamo un supporto in più per le squadre ovviamente dove c’è la mancanza. Se una società non è ha bisogno sono ancora più contento perché vuol dire che lavora bene.

Oioli premiato per il secondo successo al Giro della Lunigiana
Oioli premiato per il secondo successo al Giro della Lunigiana
Avete riscontrato un calo di talenti?

Il movimento piemontese è sempre stato altalenante e la pandemia non ha aiutato. Avremo un buco generazionale che si vedrà dal 2023, dovuto al Covid, per mancanza di entusiasmo e motivazione. Ci stiamo già muovendo per attutire questo colpo. Il rovescio della medaglia però è il ciclismo dei giovanissimi che si è rimpolpato molto, perché moltissimi sport erano fermi mentre il nostro è ripartito velocemente. 

Per quanto riguarda le squadre invece, rispetto ad altre regioni vi sentite inferiori?

Per avere un’idea chiara, il Piemonte non si può paragonare alla Lombardia o al Veneto. Sarebbe un errore gigantesco. Sia come bacino d’utenza di atleti, sia a livello di sponsor. Il Piemonte per essere una delle “piccole”, è tra le prime regioni. Dopo Veneto e Lombardia posso dire che ci posizioniamo noi, insieme a Emilia Romagna e Toscana e poi via via tutte le altre. Se si vanno a vedere i numeri per perdita di società, corse e atleti, e si paragona alle altre, si vede che alla fine il la nostra è la regione che ha perso di meno. Riuscendo ad essere competitiva. 

La situazione per le squadre under 23 qual’è?

Non abbiamo così tante squadre è vero.  

Potrebbe essere un limite per chi vuole passare da juniores a under?

No, perché quando si esce dalla rosa degli junior, diventa una scelta impegnativa che mette in gioco tantissime variabili. Le squadre sono quelle che sono anche perché ci vogliono budget importanti. I corridori che meritano di andare avanti non hanno problemi.

Da junior Sobrero aveva già un’ottima predisposizione per le crono: qui nel 2014 (foto Scanferla)
Da junior Sobrero aveva già un’ottima predisposizione per le crono: qui nel 2014 (foto Scanferla)
Il modello di squadre regionali come: #inEmiliaRomagna e Cycling Team Friuli. E’ replicabile?

Il Piemonte è predisposto e ci sta pensando, non nell’immediato. I tecnici stanno valutando. Per un progetto così ci vuole una struttura importante. Naturalmente i comitati funzionano come tutte le squadre. Bisogna anche pensare che se si fa un progetto del genere si va a togliere linfa vitale a realtà esistenti. É un discorso delicato su cui si sta ragionando. E’ una decisione che spetta al consiglio regionale e al presidente. 

Non sei preoccupato della fuga di talenti fuori dalla regione?

Ganna, Sobrero, e Balsamo per fare degli esempi, è vero che sono dovuti emigrare in altre realtà, ma se ne sono andati quando sono diventati under ed elite non da juniores. Fino a quel punto hanno avuto un percorso sostenuto dal Piemonte. E’ un movimento che ha degli alti e dei bassi come in ogni realtà ma alle spalle c’è un sistema solido. 

Cosa intendi per sistema solido?

Dalla regione c’è un sostegno continuo. Così come le società che continuano a sfornare talenti e lavorano bene. Per citarne un paio.  Il Pedale Ossolano è una società sana che cresce talenti, da cui viene Ganna. La SC Vigor della Balsamo adesso sta dando spazio a molti giovani. Non bisogna guardare solo il numero delle società ma anche quello che ci sta dietro. Poi è vero che bisogna migliorarsi sempre e noi ci stiamo impegnando per farlo. 

Vigor giovanissimi 2009
Il gruppo dei bambini della SC Vigor Piasco nel 2009: riconoscete Elisa? Seconda in piedi da sinistra…
Vigor giovanissimi 2009
Il gruppo dei bambini della SC Vigor Piasco nel 2009: riconoscete Elisa? Seconda in piedi da sinistra…
Vedi del margine di miglioramento quindi?

Sì, certo. Tra le squadre che mi stanno chiedendo un po’ di consulenza in cui sto girando, vedo tanti atleti che potrebbero avere futuro ed essere messi in risalto maggiormente. Non è una cosa che si può fare dall’oggi al domani, faremo delle attività, le società dovranno lavorare in sinergia con noi. Ma insieme si lavora per dare la possibilità e i mezzi a chi li merita. 

Parlando con il torinese Viel, ci ha detto che secondo lui a volte il ciclismo manca di appetibilità, rispetto a sport come il calcio che da voi è estremamente seguito…

A livello di giovanissimi, il discorso è in crescita, come dicevo prima abbiamo messo in sella sempre più piccoli ciclisti. Se devo trovare una difficoltà che ho visto anche in altre regioni, riguarda la pista. Avendo solo il velodromo all’aperto di San Francesco Al Campo, mancando le strutture, è difficile avvicinare alla disciplina. Mentre se guardiamo sempre le solite, non a caso Veneto e Lombardia hanno moltissimi velodromi e si vede nei risultati. Nonostante questo noi siamo la terza o la quarta forza. 

Credi sia difficile avvicinare quindi i giovanissimi a praticare?

Sì e no, a livello di numeri siamo messi bene. Il problema può essere il numero effettivo che corre la domenica. Se parliamo di giovanissimi nella sua totalità, godiamo di ottima salute, soprattutto nel fuoristrada. Mentre se parliamo di giovanissimi che partecipano alle gare la domenica, ci sono realtà che su cento giovanissimi ne riescono a far correre dieci. Non stiamo parlando di agonismo. A quell’età deve essere tutto assolutamente un divertimento. Le squadre devono comunque spronare i più piccoli alla sana competizione che non è agonistica ma che ti insegna i valori della vittoria e della sconfitta misurando l’impegno che si mette nel fare una cosa. 

Da cronoman a cronoman, Pinotti accoglie Sobrero

27.10.2021
6 min
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Matteo Sobrero passerà alla BikeExchange e in questo team troverà ad attenderlo a braccia aperte Marco Pinotti. Marco oltre al suo passato da corridore( e da ottimo cronoman) è anche un validissimo tecnico, specie per quel che riguarda il lavoro con i più giovani e nel settore contro il tempo, chiaramente.

L’innesto del piemontese sembra essere tagliato per lui. Oltre ad essere una bella storia, una di quelle “altalene” che spesso si sono viste nel ciclismo in cui ci si trasmette l’esperienza e il sapere, questo cambio di casacca desta anche curiosità. Come si concilieranno i numeri del Pinotti diesse e ingegnere e i sogni di Sobrero, giovane atleta? Un bel mix su cui riflettere.

Marco, arriva Sobrero: un campione italiano della crono proprio come te…

Sì, ma lui ci è arrivato prima! Approda alla BikeExchange già con un ottimo pedigree. Si vede che alla Qhubeka e all’Astana ha lavorato bene. In questi giorni stavo guardando i suoi allenamenti. Stavo analizzando i suoi carichi di lavoro, assicurandomi che fossero stati fatti in modo progressivo.

E il responso qual è?

Che ha lavorato bene. Dai 24.000 chilometri del 2018 ogni anno è cresciuto un po’ fino ai 26.000 chilometri di quest’ultima stagione. Una crescita fatta con gradualità. Per me Matteo in prospettiva può fare bene nelle brevi corse a tappe. Poi magari in futuro anche di più. Nibali appena passato non ha subito vinto i grandi Giri. E’ un ragazzo che da quel che ho visto lavora bene ed è preciso.

E tu come ci lavorerai? Partiamo dalla sua posizione: Matteo è ben messo. Molto chiuso davanti: dove si può migliorare?

Nei dettagli – risponde secco Pinotti – Matteo è un cronoman naturale. La posizione potrebbe trovarla anche da solo. Il biomeccanico nel suo caso non deve creargli impedimenti nel cercare posizioni più redditizie. Intanto ripartiamo dalle sue misure, che non sono male, e poi vedremo di andare in galleria del vento per migliorare qualcosa senza snaturarlo. Il secondo passo invece sarà intervenire sui materiali.

Per Sobrero una gran bella posizione di partenza. Pinotti dovrà lavorare sui dettagli nel passaggio da Wilier a Scott
Per Sobrero una gran bella posizione di partenza. Pinotti dovrà lavorare sui dettagli nel passaggio da Wilier a Scott
A Leuven Sobrero ci diceva che avrebbe voluto il manubrio 3D…

Beh, non è una cosa che si fa dall’oggi al domani, ma posso dire che tra i nostri corridori lui è in cima alla lista per averlo. Però vorrei anche dire una cosa. Questo manubrio dà effettivi vantaggi con una componentistica non perfettamente integrata. Se all’anteriore si ha una bici “sporca”: fili, spigoli, protuberanze. Ma se la bici di partenza è già pulita i suoi benefici non sono neanche quantificabili. Lo abbiamo visto alle Olimpiadi con Dumoulin o i corridori della Deceuninck che avevano una bici pulita. Semmai è più una confidenza ulteriore per il corridore che ha a disposizione tutti i migliori materiali che vuole.

Sobrero è un cronoman atipico se vogliamo: è “piccolo”, non troppo pesante. E lo abbiamo visto anche al mondiale tra Affini e Ganna nel team relay. Come fa andare così bene?

Infatti va bene su percorsi ondulati e non troppo piatti. Al mondiale non poteva fare di più. Però in passato ci sono già stati cronoman simili. Mi viene in mente Levi Leipheimer: abbastanza piccolino, sui 62-63 chili. Lui sfruttava un’ottima aerodinamica e una soglia molto alta. Matteo non è ancora a quel livello, perché pesa un po’ di più e ha qualche watt in meno, ma può crescere, può limare qualcosa in termini di peso e questo di conseguenza se lo ritrova anche in salita. Lo abbiamo visto al Giro di Slovenia, dove ha lottato con Pogacar, e al Giro d’Italia. Lo ha finito bene e ha lavorato per Vlasov. Le corse impegnative che ha vinto da dilettante può vincerle anche di qua.

Lo seguirai direttamente tu? Anche andandogli dietro con la macchina?

Sì, lo seguirò io. Gli andrò dietro nei ritiri e prima di qualche evento specifico, magari il prossimo campionato italiano, poi no: lavorerà a casa. Per il resto gli farei fare dei piccoli passi avanti rispetto ai carichi di lavoro di quest’anno, ma non tanto sul volume. In tal senso migliorerà da solo. Curerei l’intensità soprattutto a ridosso degli eventi in cui può fare bene.

Che gare farà?

Vorrei cercargli dello spazio per fargli fare bene. Adesso vediamo come sarà il percorso del Giro, ma l’idea è di trovare delle brevi corse a tappe in cui le crono avranno un certo peso specifico. La mia idea è di vederlo ad una Parigi-Nizza o una Tirreno, ma aspettiamo di vedere quanto conterà la crono appunto. Vorrei trovare corse che esaltino le sue caratteristiche. Occasioni in cui può fare bene e imparare a fare il leader, a gestire squadra, pressioni, uomini… 

Quante volte dovrà uscire con la bici da crono?

Direi almeno due a settimana. Ho parlato con i meccanici affinché gli forniscano subito una bici da crono riportando le sue misure così che possa prenderci confidenza, anche per i materiali. Comunque direi non meno di sette allenamenti al mese con questa bici.

Come detto in precedenza, Matteo è un cronoman puro ma “piccolo”. Non è un Van Aert o un Ganna, ma più un Bernal, un Pogacar, senza però essere un corridore da corse a tappe, almeno per ora. Come si fa in questi casi?

Le differenze di lavoro non sono molto differenti a crono. Diciamo che Roglic e Pogacar forse sono un po’ più pesanti e tengono meglio certi carichi di lavoro. La mia idea però è di non sovraccaricarlo. Come ho detto, su un tracciato piatto come quello di Leuven uno come Sobrero ha difficoltà, meglio un percorso come quello dell’Italiano, anche se era lungo.

E’ chiaro…

Ho analizzato i suoi valori di potenza del Benelux Tour, non erano male, anche se non erano quelli del Giro, ma certo sono più bassi rispetto agli specialisti più pesanti. Però è anche vero che all’interno di un grande Giro sono valori importanti, specie per chi come lui ha mostrato ottime doti di recupero. E ce lo dice il fatto che è sempre andato molto bene nella crono finali. Andò forte a Voldobbiadene, a Milano. E persino in quella inaugurale di Palermo l’anno scorso, segno che sa anche guidare bene la bici da crono.

Sobrero e i grandi Giri. Due parole con Martinelli

06.10.2021
4 min
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«Io ho la particolarità di riuscire ad esprimere gli stessi wattaggi sia in pianura che in salita, cosa che agli altri non riesce spesso». Ricordate queste parole? Era stato Matteo Sobrero a dircele. Il campione italiano a cronometro era di ritorno dai mondiali in Belgio e con lui si parlava anche di un suo possibile impiego nelle corse a tappe.

E proprio da qui partiamo: stessi watt tra pianura e salita, in pratica la sintesi del corridore moderno che vuole (e può) fare classifica nei grandi Giri. Lo stesso Matteo, ci confidò che Giuseppe Martinelli glielo diceva di provare, ma lui era un po’ meno convinto del suo tecnico. «Meglio andare per gradi e magari iniziare con una prova di una settimana», sosteneva il tricolore a crono 2021.

Europei di Trento, staffetta mista: Ganna in testa e Sobrero alla sua ruota. Chiude la fila De Marchi
Europei di Trento, staffetta mista: Ganna in testa e Sobrero alla sua ruota. Chiude la fila De Marchi

L’occhio lungo di Martino

Noi chiaramente non potevamo stare fermi e tra una corsa e l’altra di questo ricco autunno siamo riusciti a pizzicare Giuseppe Martinelli

«E’ vero – spiga il diesse dell’Astana – ho detto questa cosa a Matteo perché è uscito molto bene dal Giro d’Italia. E sì che lo abbiamo anche fatto lavorare parecchio per Vlasov, lo abbiamo fatto andare in fuga. Quindi non lo ha corso al risparmio. Nonostante tutto, pochi giorni dopo lo abbiamo portato al Giro di Slovenia e lo ha finito al terzo posto. Ha battagliato alla pari con Pogacar che era in vista del Tour.

«Poi da qui a dire che vince non lo so, ma di certo se potesse fare una prova e correre per sé stesso non sarebbe affatto un corridore da buttare via».

E quando un diesse esperto come Martino si lascia andare a certi giudizi, qualcosa di buono ci deve essere di sicuro.

L’ottima posizione di Sobrero (24 anni) a cronometro
L’ottima posizione di Sobrero (24 anni) a cronometro

Al top ovunque

“Peccato” però che a fine stagione il giovane piemontese lascerà l’Astana PremierTech e che questo esperimento, semmai, lo farà con altri.

«Non è facile trovare grandi spazi per un “ragazzino” – continua Martinelli – in questo momento ci tanti corridori davvero importanti che corrono per la classifica. Se fosse rimasto con noi, magari un po’ più di spazio glielo avremmo creato per farlo provare in grande Giro. Tanto basta un anno e lo vedi. Oggi non è come in passato che devi insistere per capirlo».

Sobrero: buon scalatore, ottimo passista, cronoman eccellente… soprattutto se lo si paragona agli uomini di classifica.

«Sobrero a crono ha un coefficiente di penetrazione dell’aria performante al 110% e anche per questo riesce a andare tanto forte. Riesce a sviluppare tanti watt. In tal senso, mi fa pensare un po’ ad Evenepoel. Anche lui è piccolino ma ha fatto crono a 54 di media… Matteo lo può fare quando è in condizione come all’italiano a crono.

«Matteo però dovrebbe essere convinto di mettere nel mirino un grande Giro e questo s’inizia a prepararlo sin dall’inverno con determinati lavori, con i ritiri a febbraio, creandoti il tuo gruppo di lavoro… Ma non è facile avere questa convinzione oggi, quando sai prima del via che il podio in pratica è già tutto occupato dai soliti nomi. Meglio magari puntare ad una tappa o a questa o quell’altra corsa. Oggi, sembra assurdo, ma se vediamo c’è meno specializzazione tra coloro che vincono i grandi Giri».

E in effetti è così: i Pogacar, i Roglic, i Bernal… vanno forte dappertutto. Forse il colombiano è il più “specializzato” essendo più scalatore, ma non è certo fermo a crono. E’ il ciclismo moderno.

Sobrero è uscito bene dall’ultimo Giro, tanto da salire anche sul podio dello Slovenia
Sobrero è uscito bene dall’ultimo Giro, tanto da salire anche sul podio dello Slovenia

Paragone impossibile

A questo punto viene da chiedersi con chi si potrebbe paragonare Sobrero?

«E’ difficile dirlo – spiega Martinelli – negli ultimi 4-5 anni il ciclismo ha fatto dei progressi enormi, si è rivoluzionato, per questo fare un paragone neanche col passato, ma solo di pochi anni addietro è complicato. Oggi il 30-40% dei corridori in gruppo sono davvero di ottimo livello.

«Guardate cosa è successo ieri alla Tre Valli Varesine. Con tutta quella pioggia, con il ritmo che hanno tenuto si è entrati nei dieci giri finali con ancora tanti corridori lì a lottare. E fino alla fine ce ne erano 15 che potevano vincere. Quelli davanti sono stati due ore con 35”-40” di vantaggio. Qualche anno fa con quel meteo e quei ritmi dopo poco la corsa sarebbe finita e ne sarebbero restati pochissimi in gara. E io che amo il ciclismo godo…».