Roglic re dell’Emilia, più forte di Almeida ed Evenepoel

02.10.2021
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«Quello che non ho capito – dice Petacchi che ha commentato il Giro dell’Emilia in Rai con Pancani – è se Remco corresse per sé o per la squadra. Almeida è rientrato al secondo giro sul San Luca e davanti c’era lui che menava. Poi è stato Almeida a staccare Evenepoel sull’ultima scalata. Ci sta che volessero sorprendere Roglic, ma qualche domanda mi resta...».

Botta e risposta

Uno come Remco Evenepoel non ci sta ad uscire di scena senza lasciare il segno. Quello che non è chiaro è se certe azioni le faccia perché se le ritrova addosso o se siano frutto di un ragionamento. E così nel finale del Giro dell’Emilia, ormai staccato dall’attacco del compagno Almeida alla curva delle Orfanelle, è tornato sotto col passo del cronoman e poi ha attaccato. Lo ha fatto così forte, che forse il primo ad essere sorpreso è stato il compagno. Roglic ha risposto subito come un cane da caccia. Almeida ha dovuto faticare per prendergli la ruota. E quando lo sloveno ha calato un dente, per il portoghese si è spenta la luce.

Roglic e Bologna

Finale pirotecnico al Giro dell’Emilia e stesso vincitore del 2019, quando Roglic andò a riprendersi lo stesso traguardo che appena pochi mesi prima, al Giro d’Italia, gli consegnò la prima crono e la prima maglia rosa. In quel giorno di maggio, il campione olimpico della crono poté impostare da sé la scalata finale, questa volta invece ha lasciato gestire ai compagni di fuga in cui a lungo gli ha fatto compagnia Vingegaard. Poi quando ha ritenuto di averne avuto abbastanza e ha misurato la giusta distanza, ha preso decisamente il largo. E nel suo scatto si è rivista la qualità, che lo accomuna a Tadej Pogacar, già raccontata da Adriano Malori: quel cambio di ritmo feroce nei finali che non concede scampo.

«Uno che riesce a fare gli ultimi 350 metri del San Luca a quel modo vuole dire che ne ha più di tutti. I due della Deceuninck – dice ancora Petacchi – se ne erano accorti e probabilmente hanno cercato di coglierlo in castagna. Lui aveva capito che i due da guardare fossero loro. Il jolly poteva pescarlo Adam Yates, che è stato sempre nascosto e ha fatto lo scatto nel punto migliore. Uno scatto e basta, ma non è servito molto».

Prima Mavi Garcia

La vittoria di Roglic è stata preceduta da quella di Mavi Garcia fra le donne. La spagnola, già in fuga al mondiale e quindi in ottima condizione di forma, sull’arrivo di San Luca se l’è giocata in volata su Arlenis Sierra e Rachel Neylan. Mentre al quinto posto, prima italiana, si è piazzata la campionessa europea U23 Silvia Zanardi e subito dietro di lei l’altra azzurra Borghesi.

La contemporaneità con la prima Parigi-Roubaix Femmes, che malgrado le caratteristiche tecniche della corsa ha richiamato in Francia anche scalatrici come Marta Cavalli, ha sicuramente assottigliato il campo partenti dell’Emilia. In un calendario fitto e… sovrapposto in rapporto agli organici delle squadre, ancora troppo esigui.

Verso il Lombardia

Sulla via del Giro di Lombardia, il Giro dell’Emilia indica una serie di nomi da prendere con le molle, fra cui primeggia ovviamente quello di Roglic.

«E’ stata una corsa dura – ha ammesso Roglic – abbiamo avuto il controllo per tutto il giorno. Tutto il team ha contribuito. A circa 40 chilometri dal traguardo, ci siamo ritrovati in testa con diversi corridori forti. Era un buon scenario tattico con me e Jonas (Vingegaard, ndr) lì davanti. Siamo stati attenti tutto il giorno e io sono stato in grado di seguire ogni attacco nella fase finale. Nelle ultime centinaia di metri ho visto la mia occasione e ho deciso di attaccare a mia volta. Per fortuna avevo buone gambe e sono riuscito a vincere. Ancora una volta mi sono goduto il pubblico. Questo rende questa vittoria ancora più bella. Ho molti bei ricordi di questa salita e sono contento di essere stato in grado di aggiungerne uno oggi. Spero di poter tornare qui in futuro e lottare ancora per la vittoria. Ora il focus è su MilanoTorino e Giro di Lombardia. Sono pronto a concludere la stagione in bellezza».