Al netto della caduta di martedì, sin qui il Giro d’Italia di Simon Yates è più che positivo: ha già una vittoria nel sacco e tra i leader della classifica generale è il primo. Al suo fianco c’è una spalla preziosa, un cronoman ma forse qualcosa di più: Matteo Sobrero.
Il campione nazionale contro il tempo, da quest’anno è approdato alla BikeExchange-Jayco. Nel clan australiano ha trovato nuovi stimoli, un tecnico (Marco Pinotti) che lo ha accolto a braccia spalancate e nuovi obiettivi.
Matteo come sei arrivato a questo Giro?
Bene. Penso di stare meglio rispetto all’anno scorso. Ho fatto il Giro di Romandia, dove ho sofferto parecchio, ma arrivavo da un periodo di altura. E tutto sommato sapevamo che sarebbe andata così. Più che altro era un po’ rischioso perché al Romandia c’è spesso brutto tempo, ma stavolta abbiamo trovato sempre il sole.
Ci sembri più magro dell’anno scorso: è così?
Sì è così. Ho lavorato parecchio sul peso quest’inverno e in altura. Sono un po’ più magro della partenza dell’anno scorso, ma sono ancora com’ero l’anno scorso a fine Giro!
Potrai aiutare Yates anche in salita così! Squadra nuova, un nuovo leader: come sono stati i primi approcci con Simon?
Devo dire che Simon è un ragazzo tranquillissimo, veramente vive nel suo mondo, nei suoi pensieri. E’ molto bello lavorare con lui perché essendo così tranquillo, appunto, trasmette serenità e ci si lavora bene. Non dà neanche l’idea di essere un capitano…
E’ esigente, fa qualche richiesta specifica in gruppo…
Essendo io nuovo in questa squadra e avendo fatto due avvicinamenti un po’ diversi, prima del Giro abbiamo avuto modo di correre insieme ad inizio stagione alla Ruta del Sol. Poi lui ha fatto la Parigi-Nizza e io la Tirreno. Però ci siamo allenati parecchio insieme nel ritiro di Andorra e anche a Sierra Nevada. E alla fine ho capito un po’ che tipo è.
E che tipo è?
Uno molto alla buona. Ci si scherza bene.
In allenamento si fanno prove del tipo prendere una salita a tutta per preparare un’attacco? Visto che Simon è un vero attaccante…
Si fanno, si fanno… O almeno erano in programma. Ma poi per un motivo o per l’altro non le abbiamo fatte. Un giorno volevamo fare la simulazione di gara, ma non c’è stato tempo.
Da quel che hai visto in corsa è uno esigente, vuole degli uomini intorno? O preferisce fare da solo?
Assolutamente non è esigente. Diciamo, anzi che sta parecchio in fondo al gruppo, ama stare tranquillo. Se non vai a prenderlo, resta là in fondo! Però mi dicono che stia cambiando un po’, che abbia capito che è meglio correre avanti. Così mi dicono i compagni che sono qua da più tempo.
Matteo, qual è il tuo ruolo specifico?
Fare bene! Ho le due cronometro in cui dire la mia, la prima è andata con un quarto posto, vediamo la prossima. E poi nel resto, per quanto potrò, cercherò di aiutare Simon sulle salite o prima, nell’avvicinamento delle stesse. Ma questo dipenderà da tante cose, anche dalla mia condizione in quel momento.
Quindi non sei chiamato a tirare sin dall’inizio in pianura?
No, in teoria no. Insomma, spero di non fare più come la tappa dello Zoncolan dell’anno scorso: io e Felline in due a tirare praticamente per tutta la tappa, da quando è andata via la fuga fino alle prime rampe dello Zoncolan.
Hai parlato di crono, quelle del Giro sembrano abbastanza adatte a te. A Budapest sei andato forte e quella di Verona con le Torricelle…
Beh, io non sono proprio specialista puro, perché comunque il peso è quello che è (i suoi 63 chili sono pochi rispetto allo standard dei cronoman puri, ndr), però quando il percorso è mosso e un po’ tecnico, mi difendo bene…
Appunto, la salitella delle Torricelle fa venire l’acquolina in bocca…
Eh sì. E’ all’ultima tappa. L’anno scorso sono uscito bene dal Giro, magari anche quest’anno…