Sette tappe, Mortirolo e Fauniera: il Giro d’Italia U23 è servito

13.04.2022
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Lo abbiamo atteso a lungo e adesso finalmente conosciamo il Giro d’Italia U23. Lo scorso anno fu uno spettacolo. Una manifestazione organizzata alla grandissima, sotto ogni punto di vista a partire da quello tecnico e del parterre, dagli eventi collaterali, dalla logistica (650 addetti), dal doppio speaker, dalla comunicazione… e anche dal percorso.

Percorso che quest’anno, ed è la novità maggiore, purtroppo è stato “mutilato” di tre frazioni. Una taglio resosi necessario per ovvi motivi economici-organizzativi: alcune località si sono tirate indietro all’ultimo minuto. Ma a primavera inoltrata ExtraGiro non poteva aspettare oltre. E quindi avanti così: sette tappe, ma davvero belle ed entusiasmanti, dalle quali uscirà un gran vincitore.

E allora scopriamolo questo “Giro baby” numero 45. L’appuntamento è dall’11 al 18 giugno.

Il percorso

Si parte dalle Marche, da Gradara, con una tappa per velocisti. Giustamente aggiungiamo noi, così che anche loro abbiano la possibilità di indossare la maglia rosa. Lasciate le Marche si punta subito verso Nord e si passa in Emilia-Romagna già nel corso del primo giorno. L’arrivo infatti è ad Argenta, in provincia di Ferrara.

Un lungo trasferimento in auto ed ecco che già nella seconda tappa c’è odore di montagne. Da Rossano Veneto a Pinzolo: due Gpm e una seconda parte di tappa davvero impegnativa. Perfetta per gli attaccanti e per chi vuol preparare qualche imboscata.

La terza frazione potrebbe già essere decisiva, di sicuro influirà parecchio sulla classifica finale. Da Pinzolo si va infatti a Santa Caterina Valfurva. Bastano i nomi di due salite per capire di cosa parliamo: Passo del Tonale e Passo del Mortirolo. Senza contare l’Aprica e la lunga risalita a Santa Caterina che in pratica è la prima metà del Gavia.

Gambe permettendo, la tappa numero 4, Chiuro-Chiavenna, potrebbe strizzare l’occhio alle ruote veloci, però il finale tende a salire e tutto appare molto incerto.

Il Colle della Fauniera è stato spesso affrontato dal Giro dei pro’, mentre è una novità per gli U23. Qui, uno scatto del 2003
Il Colle della Fauniera è stato spesso affrontato dal Giro dei pro’, mentre è una novità per gli U23. Qui, uno scatto del 2003

Cuneo: storia e salite

Nelle ultime tre tappe si passa in Piemonte e in particolare nella provincia di Cuneo, che ha accolto alla grande il Giro U23. Un abbraccio così forte quello piemontese dovuto anche dal fatto che quest’anno è la Regione Europea della Sport 2022.

Particolare invece è la frazione successiva, la quinta, da Busco a Peveragno. C’è il Valmala, che è salita vera in avvio. Bisognerà scaldarsi prima del via. Le squadre potrebbero disfarsi e i 118 chilometri dal Gpm all’arrivo potrebbero trasformarsi in una cronometro, con tanti gruppetti ad inseguirsi. Vedremo.

La sesta tappa è quella che deciderà la maglia rosa finale. Si arriva infatti sul Colle della Fauniera. Salita mitica, selvaggia, a quasi 2.500 metri di quota: 21 chilometri con punte al 16 per cento. Lo scorso anno sul tappone verso Campo Moro Ayuso fece il bello e il cattivo tempo, quest’anno ci sarà un dominatore altrettanto forte?

Infine, si chiude con una classica, la Cuneo-Pinerolo. Il suo nome risuona come una filastrocca e il pensiero va all’impresa delle imprese che siglò Fausto Coppi al Giro del 1949. Quel che c’è in mezzo però è tutto diverso. Non ci sono cinque colli giganteschi da scalare, ma tanti saliscendi che premieranno i corridori più potenti, ma soprattutto che avranno ancora energia nelle gambe. 

ExtraGiro è una garanzia in quanto a standard di qualità e sicurezza
ExtraGiro è una garanzia in quanto a standard di qualità e sicurezza

Parola ad Amadori

Al via sono attesi 176 atleti in rappresentanza di 35 squadre, su oltre 70 richieste, e 14 Nazioni. I team italiani saranno 18 il resto stranieri, provenienti da 14 Paesi. 

Di fronte a questa predominanza italiana abbiamo chiesto un parere al cittì degli U23, Marino Amadori.

«Per me – spiega Amadori – si tratta di un Giro equilibrato, anche se è più corto per ovvi motivi. L’unica cosa che manca, e gliel’ho detto a Selleri (che con Pavarini è l’organizzatore del Giro, ndr), è una cronometro. Ma stavolta di più non si poteva fare e capisco anche le loro esigenze».

«Fauniera nettamente predominante nel percorso? Non credo. Sì, è chiaramente la salita più importante e dura, ma anche quella che arriva a Santa Caterina Valfurva avrà il suo bel peso. Ha molto dislivello, propone salite importanti. E se in quella del Fauniera la squadra conta relativamente, in quella di Santa Caterina è importante, ci sono discese, fondovalle».

Capitolo italiani

Con il cittì chiaramente non potevamo non parlare dei nostri ragazzi. Chi potrà fare bene? Il pensiero vola subito a Gianmarco Garofoli.

«Eh – dice Amadori – così mettete il dito nella piaga! Purtroppo quello che poteva fare bene, bene, Gianmarco Garofoli è out. Però abbiamo il buon Marco Frigo. E oltre a lui, pensando alla salita mi vengono in mente anche Piganzoli e Ciuccarelli, anche se magari Ciuccarelli lo vedo più per attacchi da lontano, in anticipo che nel testa a testa finale. Lui è uno che se gli dai spazio è pericoloso».

«E poi non dimentichiamo i ragazzi della Bardiani Csf Faizanè. A volte ancora non li consideriamo nel lotto degli U23, ma ci sono in particolare due corridori che possono fare bene. Uno è Alessio Martinelli e l’altro è Martin Marcellusi.

«Martinelli può pensare alla generale. Sta crescendo, in salita va forte e lo scorso anno ha corso il Giro affianco ad Ayuso quindi ha una bella esperienza e ha visto come si fa. Ecco: lui ci può provare. E Marcellusi potrebbe essere molto adatto per alcune tappe mosse».

Primi report su mondiali ed europei anche per Amadori

07.04.2022
5 min
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Dall’Australia arrivano le prime news sui percorsi e anche dagli europei. Ad Anadia è andato proprio Marino Amadori, il cittì degli U23. Il tecnico era di ritorno dal Portogallo.

E qualche giorno prima era stato in Belgio per la Gand Wevelgem. Dove i nostri non sono stati proprio fortunati. Un po’ sono mancate le gambe, un po’ forse l’esperienza, mentre non sono mancate le forature.

«Ma si sa – dice Amadori – per certe gare serve anche un po’ di fortuna. Mi aspettavo qualche risultato in più, un po’ meglio… ma andiamo avanti».

Amadori 2021
Marino Amadori (classe 1957) guida gli azzurri U23
Amadori 2021
Marino Amadori (classe 1957) guida gli azzurri U23

Europei e mondiali simili

Partiamo dal percorso iridato. Finalmente l’Uci ha effettuato i sopralluoghi a Wollongong e pertanto ha ufficializzato i tracciati. Quello degli U23 sarà di 166,8 chilometri e 2.520 metri di dislivello.

«Anche noi – dice Amadori – sin qui ci siamo mossi solo con i documenti cartacei. Abbiamo le informazioni che ci servono e qualche video. Andare laggiù però non è facile, ci vuole tempo. Non so se andrà solo Bennati o anche Sangalli».

«Posso dire che il tracciato di mondiali ed europei in quanto a dislivello si somigliano parecchio, ma forse il mondiale potrebbe essere un po’ più veloce. Il finale infatti è in pianura e in generale ci sono strade più larghe. 

«Mentre l’europeo (148 chilometri e circa 2.300 metri di ascesa verticale, ndr) è un po’ più tortuoso. L’arrivo tira un po’, intorno al 3%. Però le caratteristiche dei corridori da portare più o meno sono quelle».

L’ossatura della nazionale under 23 dello scorso anno prese la forma definitiva dopo l’Avenir
L’ossatura della nazionale under 23 dello scorso anno prese la forma definitiva dopo l’Avenir

Ossatura azzurra

E questo è un buon punto di partenza per costruire una nazionale. Amadori potrà fare le prove generali già all’europeo. E non è poco. Scalatori a parte, lo scorso anno già all’Avenir portò con sé gran parte del team che poi schierò a Leuven.

Senza contare che il periodo a cavallo tra giugno e luglio sarà cruciale.

«In quindici giorni – spiega Amadori – abbiamo i campionati italiani, i Giochi del Mediterraneo e il 10 luglio appunto i campionati europei. Per il Mediterraneo però posso inserire anche qualche elite delle continental e magari ci andremo con una nazionale un po’ più di peso, con ragazzi più temprati. Vedremo…».

In ogni caso il primo vero passo per l’ossatura della nazionale che vedremo nei due maggiori eventi, uscirà “dalle urne” del Giro d’Italia U23

«Quello è il primo vero grande appuntamento internazionale soprattutto per i nostri. Un po’ tutti ci arrivano ben preparati, anche dall’estero. Per questo sarà un banco di prova interessante, un banco di prova che darà indicazioni importanti. E’ l’obiettivo di molti, lì emerge la qualità. La prima rosa, la prima scrematura verrà fuori dalla corsa rosa».

Marco Garofoli ha (probabilmente) pagato le conseguenze del Covid con una miocardite (foto Instagram)
Marco Garofoli ha (probabilmente) pagato le conseguenze del Covid con una miocardite (foto Instagram)

Tegola Garofoli

Rosa, uguale nomi da mettere sul piatto. Non mancano di certo, tuttavia lo stop di Gianmarco Garofoli, che poteva essere una super punta, e la partenza un po’ in sordina nella prima corsa internazionale, appunto la Gand, non sono indizi che fanno ben sperare.

«E’ un po’ prematuro fare dei nomi adesso – va avanti Amadori – Quella di Garofoli è un brutta tegola. La prima cosa è che si riprenda e che risolva appieno i suoi problemi. Adesso per lui non è il momento di pensare ad obiettivi di corsa o di rientro, ma solo di guarire… bene. E poi è talmente giovane che se anche dovesse perdere un anno non sarebbe la fine del mondo».

Il podio del Trofeo Piva con Marcellusi (primo), Frigo (secondo) e Gomez (terzo)
Il podio del Trofeo Piva con Marcellusi (primo), Frigo (secondo) e Gomez (terzo)

Frigo, Milesi e Marcellusi

«Per il resto – continua Amadori – c’è un gruppo di ragazzi che sta facendo esperienza, alcuni dei quali sono già ad un più alto livello: penso a Marco Frigo. Lui ha fatto anche delle esperienze con la WorldTour (Israel – Premier Tech, ndr), disputando un ottimo calendario. L’altro giorno al Piva con l’accorciamento della gara gli hanno tolto un ora di corsa che per uno come lui non è poco. Poteva fare una bella differenza, tanto più dopo le gare con i pro’ che aveva fatto».

«Lorenzo Milesi anche mi sembra molto determinato. Anche per lui vale lo stesso discorso: ottimo calendario e ottima esperienza con la DSM Development. Alla Gand è stato il migliore dei nostri, ha vinto due belle gare, una con arrivo su uno strappo e una a crono. E questo fa piacere».

«E poi c’è il vivaio, molto interessante, della Bardiani Csf Faizanè. Anche per loro un discreto calendario. Hanno Martin Marcellusi che ha vinto il Piva, magari è la volta buona che riesco a convocarlo. L’ho più volte messo in rosa, ma per vari motivi non sono mai riuscito a coinvolgerlo veramente. Lui ha ottime caratteristiche per gli europei: non ci sono salite più lunghe di due chilometri e l’arrivo, come detto, tira. E’ un percorso che gli si addice».

Al Piva freddo e ghiaccio: vince Marcellusi davanti a Frigo

04.04.2022
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La mattinata al Trofeo Piva inizia con il sole che accoglie i corridori e le ammiraglie al seguito. Anche se, in lontananza, sopra le colline di Valdobbiadene si avvistano le prime nuvole grigie. ­La frazione di Col San Martino si colora delle maglie delle 35 squadre che hanno preso parte alla corsa. All’improvviso il meteo cambia e inizia a soffiare un vento freddo accompagnato da una pioggia ghiacciata.

«Avevamo guardato il meteo prima di partire e dava sole – ci dicono Bortoluzzi e Ginestra della Work Service alla partenza – non abbiamo portato neanche l’abbigliamento invernale». Non sono gli unici atleti ad essere stati sorpresi dal meteo che effettivamente dava una gara per lo più soleggiata. 

Una corsa dura

La gara, a pochi minuti dal via, viste le condizioni meteo proibitive, viene accorciata di due giri. Qualche corridore tira un respiro di sollievo mentre altri si lamentano. Ad alzare le braccia al cielo è Martin Marcellusi, il giovane corridore romano, classe 2000, è al primo anno in maglia Bardiani. Secondo è Marco Frigo davanti a German Dario Gomez del team Colombia Tierra de Atletas.

«Sono molto contento di questa vittoria – inizia Marcellusi – è la prima in una gara internazionale, prima di oggi avevo ottenuto tanti secondi posti e piazzamenti. Uscivo da San Vendemiano (chiuso in ottava posizione, ndr) con qualche dubbio sulla mia condizione ed oggi ho avuto le risposte che cercavo. Il meteo non è stato per nulla clemente anche se con il passare dei chilometri sentivo di avere la gamba giusta e così è stato».

Per Marcellusi una gioia incontenibile dopo il traguardo, il Piva è la sua prima vittoria internazionale
Per Marcellusi una gioia incontenibile dopo il traguardo, il Piva è la sua prima vittoria internazionale

A lezione dai pro’

Martin, nonostante la giovane età, ha già avuto modo di correre gare importanti come Tour of Antalya e Milano-Torino. Mettendosi così alla prova con i professionisti e con percorsi molto esigenti, come quello del Piva.

«Correre con i pro’ aiuta a crescere e ad imparare – ci racconta Martin – facendo gare di alto livello arrivi a questi appuntamenti con la gamba più pronta. Merito di questo va alla Bardiani, ho già avuto modo di mettermi alla prova con i pro’ in maglia azzurra l’anno scorso, ma poterlo fare con costanza fa davvero la differenza.

«Il salto di categoria – riprende il vincitore – mi ha dato lo stimolo di fare quello che gli anni passati non riuscivo a fare: tante ore di allenamento, curare l’alimentazione, ed anche questo è un bel passo in avanti. Ho un contatto diretto con lo staff, mi confronto con loro tutti i giorni ed imparo molto dai compagni più grandi, siamo un gruppo davvero unito al contrario di quanto si possa pensare».

Qualche rimpianto

Secondo, ma con un sorriso che non lo abbandona neanche dopo la premiazione, si è piazzato Marco Frigo. Il corridore della Israel Cycling Academy oggi sulle strade di Col San Martino aveva un tifo dedicato visto che è venuto a trovarlo il suo fan club.

«Sono molto contento – dice Frigo in conferenza stampa – questa è un po’ la gara di casa, era l’ultima occasione che avevo di farla ed è stato molto bello partecipare. Avevo il mio fanclub sulla salita del Combai. Mi hanno accolto con un tifo da stadio dandomi una scarica di adrenalina incredibile che mi ha spinto a pedalare con maggiore grinta e coraggio».

Per Gomez oltre al terzo posto anche il trofeo per la classifica GPM
Per Gomez oltre al terzo posto anche il trofeo per la classifica GPM

«Era un percorso che conoscevo davvero molto bene, giovedì sono venuto a provarlo, in più il Combai l’ho fatto tante volte anche in allenamento».

Ai 10 chilometri dall’arrivo ho allungato e dopo poco mi ha raggiunto Marcellusi. Con il senno di poi – conclude Frigo – avrei dovuto essere un po’ più calcolatore. Per vincere la gara avrei dovuto fregarmene e chiedergli qualche cambio in più. Sono stato troppo generoso, è una caratteristica che devo imparare a gestire. Una gara del genere bisogna rischiare di perderla per poi vincerla. A mio avviso la corsa non andava accorciata, freddo e pioggia fanno parte del ciclismo, poi io sui percorsi lunghi vado bene, avrei avuto qualche possibilità in più».

Al Trofeo Piva era presente anche il cittì della nazionale under 23 Marino Amadori
Al Trofeo Piva era presente anche il cittì della nazionale under 23 Marino Amadori

Parla Amadori

Sotto il palco della premiazione era presente anche il cittì della nazionale Under 23 Marino Amadori. Approfittiamo per chiedere qual è il vantaggio per questi ragazzi di poter correre con i professionisti e con squadre WorldTour.

«E’ un bell’ordine di arrivo – incalza il cittì – ed è anche un bel segnale che il nostro movimento sta andando nella direzione giusta. Quello che portiamo a casa oggi, oltre al risultato, è la conferma che correre con i professionisti è molto importante per la crescita dei nostri ragazzi. E’ percorso di sviluppo e maturazione fondamentale se poi vogliono affermarsi anche in corse internazionali come il Tour de l’Avenir o europei e mondiali».

Bennati, come stanno andando i primi mesi da cittì?

21.02.2022
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Incontriamo Daniele Bennati al ritiro della nazionale di Bmx a Padova, di cui abbiamo avuto modo di raccontarvi. Tra una prova di partenza e l’altra riusciamo a “rubare” le prime parole e le prime sensazioni al neo cittì della nazionale. L’azzurro Daniele lo ha sempre indossato da corridore e con lo stesso orgoglio lo veste anche in questa nuova carica. Gli impegni in questi primi mesi sono stati molti, la maggior parte istituzionali. Lo avevamo lasciato nella sua casa ai piedi dell’Alpe di Poti con una lunga lista di nomi da contattare, vediamo cosa è successo nel frattempo.

In quei fogli davanti a lui, il lungo elenco di nomi suddivisi in base ai percorsi di europei e mondiali
In quei fogli davanti a lui, il lungo elenco di nomi suddivisi in base ai percorsi di europei e mondiali

Esordio a Laigueglia

«Queste prime settimane – ci dice subito Bennati – mi sono servite per conoscere il metodo di lavoro della Federazione, ci sono state tantissime riunioni. Ho iniziato a contattare dei corridori, quelli più rappresentativi per i prossimi impegni, ovvero europeo e mondiale. Abbiamo anche programmato, insieme agli altri tecnici, il calendario degli impegni per la stagione 2022 che vedrà il mio esordio in ammiraglia il 2 marzo al Trofeo Laigueglia».

Le emozioni sono tante e la voglia di iniziare gliela si legge negli occhi, anche attraverso le lenti degli occhiali da sole. Questo nuovo ruolo gli si sta cucendo addosso come un abito su misura, piano piano senza troppa fretta: serve essere meticolosi in tutti i dettagli. 

Il Trofeo Laigueglia sarà la prima gara in ammiraglia per Bennati, qui Ciccone vittorioso nel 2020 in maglia azzurra
Giulio Ciccone, Trofeo Laigueglia 2020
Il Trofeo Laigueglia sarà la prima gara in ammiraglia per Bennati, qui Ciccone vittorioso nel 2020
Cosa vi siete detti nelle numerose riunioni fatte?

E’ subito emerso come il lavoro debba essere trasversale tra tutti noi tecnici (un esempio è questo primo coinvolgimento con la nazionale di Bmx, ndr). Deve esserci continua collaborazione, infatti, già al Laigueglia schiererò dei ragazzi che vengono da altre discipline come la pista o la Mtb.

Juri Zanotti, che già aveva fatto lo stage in Bardiani, potrebbe essere uno di loro?

Molto probabilmente lui sarà uno di quelli che farà il Laigueglia, non c’è ancora nulla di certo ma la sua volontà di continuare a fare strada è molto forte.

Per il Laigueglia hai già altri nomi?

L’idea di fare il calendario italiano è quella di dare la possibilità ai giovani di confrontarsi con i pro’. Con Marino (Amadori, ndr) c’è già questa intesa e lui mi suggerirà i nomi dei ragazzi che vuole tenere sott’occhio, quest’anno però si complicano un po’ le cose…

Amadori 2021
Amadori, cittì degli U23, è una delle figure con cui Bennati si confronterà maggiormente nel corso della stagione
Amadori 2021
Amadori, cittì degli U23, è una delle figure con cui Bennati si confronterà maggiormente nel corso della stagione
In che senso?

Essendoci ben 13 squadre continental in Italia i ragazzi sono molti, inoltre non potrò convocare i corridori WorldTour o professional quando le squadre sono presenti all’evento. Il cerchio, di conseguenza, si stringe un bel po’ e mettere insieme le squadre non sarà facile. Poi con la questione covid non dico che le squadre danno malvolentieri i corridori, ma fino all’ultimo c’è sempre l’incognita di una convocazione last minute.

Invece, guardando dopo questo primo appuntamento?

Andremo subito a vedere il percorso dell’europeo a Monaco di Baviera. Non dovrebbe essere un tracciato complicato dal punto di vista altimetrico, le insidie saranno più dal punto di vista del tracciato visto che sarà un circuito cittadino.

Daniele Bennati, Matteo Trentin
Matteo Trentin, in maglia di campione europeo, sarà uno degli uomini chiave della nazionale di Bennati
Daniele Bennati, Matteo Trentin
Matteo Trentin, in maglia di campione europeo, sarà uno degli uomini chiave della nazionale di Bennati
All’europeo arriviamo con quattro successi consecutivi.

Non sarà facile migliorarsi e neanche ripetersi (dice ridendo il cittì, ndr). Non voglio mettere le mani avanti, ma anche se non dovessimo vincere l’europeo non lo considererei un fallimento. Quel che voglio conquistare è il mondiale, che all’Italia manca da 14 anni.

Il percorso del mondiale lo hai già visto?

Ho dei video e delle riprese fatte molto bene, ora l’Australia ha riaperto ai viaggi e dovremmo andare a visionarlo tra la fine di aprile ed i primi di maggio.

Entrambi i percorsi saranno per velocisti…

Abbiamo i corridori a cui affidarci, Trentin è uno che sa fare tutto ed è un ottimo leader in corsa. Sa quando prendere in mano la situazione da capitano o da “aiutante”.

L’Italia arriva da quattro successi europei consecutivi, Colbrelli difenderà il titolo conquistato a Trento o punterà tutto sul mondiale?
Colbrelli difenderà il titolo conquistato a Trento o punterà tutto sul mondiale?
Poi abbiamo il campione europeo in carica.

Colbrelli dopo il 2021 corso a quei livelli ha fatto vedere di essere un uomo importante e molto forte. L’europeo però è sempre un’incognita, se ci si concentra solo su quello poi si rischia di arrivare al mondiale non al cento per cento. La preparazione a questi eventi sarà da studiare molto attentamente.

Bisognerà vedere anche come si evolve la stagione

La cosa fondamentale è che la stagione vada bene dal punto di vista della salute. L’importante è che tutti i corridori di rilievo abbiano una stagione favorevole da questo punto di vista.

Amadori e Sangalli, dal Liberazione prove di azzurro

15.02.2022
5 min
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Il Gran Premio Liberazione si avvicina a grandi passi. Il 25 aprile tornerà il “mondiale di primavera”, com’era chiamato soprattutto quando ancora c’era il ciclismo dilettantistico. Allora sulle strade di Roma si confrontavano i giovani talenti italiani e non solo con le corazzate dell’est europeo, quelle del “dilettantismo di Stato”. I tempi sono profondamente cambiati e ora le gare del Liberazione (ricordiamo che sarà una tre giorni piena di eventi, dal 23 al 25) sono nella giornata principale riservate a donne e Under 23.

Per la sua conformazione così particolare con un circuito da ripetere svariate volte, la corsa laziale sarà sicuramente un test importante anche in ottica nazionale. Marino Amadori e Paolo Sangalli, responsabili rispettivamente per under 23 e donne, hanno già cerchiato di rosso la data e saranno a Roma per assistere all’evento e prendere appunti. Già, perché il 2022 è pieno di impegni, si comincerà a parlare di nazionale molto prima del solito.

Amadori Colnaghi 2021
Marino Amadori, qui con Luca Colnaghi, guarda con molto interesse al Liberazione del 25 aprile (foto Scanferla)
Amadori Colnaghi 2021
Marino Amadori, qui con Luca Colnaghi, guarda con molto interesse al Liberazione del 25 aprile (foto Scanferla)

I Giochi del Mediterraneo

Non ci sono infatti solamente europei e mondiali, ma a fine giugno c’è l’appuntamento dei Giochi del Mediterraneo. Si potrebbe pensare che sia una manifestazione omnisportiva di serie B, ma così non è per l’Italia. Il Coni tiene molto a questo appuntamento e da sempre chiede alle federazioni di portare all’evento il meglio. Così non fanno i nostri soliti rivali francesi, quasi sempre sonoramente battuti nel medagliere ma che regolarmente ci finiscono davanti, seppur di pochissimo come a Tokyo, alle Olimpiadi.

Amadori questo lo sa bene e il suo lavoro, in attesa che la stagione prenda il via con la Coppa San Geo, è già iniziato.

«La gara dei Giochi del Mediterraneo sarà il 30 giugno – spiega – quindi due mesi dopo il Liberazione, ma questo non significa che la prova romana non darà indicazioni. Io anzi lo ritengo un appuntamento molto importante, al termine del quale fare un primo punto della situazione per capire quanti ragazzi potranno entrare in un’ampia rosa di azzurrabili, che penso potrà essere nell’ordine della cinquantina di nomi».

Percorso Liberazione 2021
Il tracciato del GP Liberazione, con i suoi 7 chilometri, non dà attimi di tregua (foto Simone Lombi)
Percorso Liberazione 2021
Il tracciato del GP Liberazione, con i suoi 7 chilometri, non dà attimi di tregua (foto Simone Lombi)

Percorso per chi sa rilanciare

Il tecnico azzurro conosce molto bene il percorso della corsa romana: «E’ un tracciato davvero unico e particolare. Non solo perché transita in uno scenario che nessuna altra città al mondo si può permettere, ma perché tecnicamente si presta a mille soluzioni, non puoi mai sapere in anticipo la trama che la corsa andrà a interpretare. Le squadre non hanno sufficienti uomini per controllare la corsa, così c’è spazio libero per passisti veloci e finisseur. Tanto è vero che anche quando si arriva in volata, si tratta di gruppi abbastanza ridotti rispetto al numero di partenti».

Proprio queste caratteristiche rendono la corsa romana un osservatorio ideale per chi poi deve costruire una nazionale che abbia un senso logico in base ai percorsi delle gare titolate: «Attendiamo di conoscere i tracciati dei vari impegni ufficiali, non dimenticando che gli europei quest’anno saranno disgiunti fra under 23 ed elite. Sicuramente quella di Roma è una buona verifica. Mi aspetto corridori che sappiano rilanciare l’azione su un percorso non durissimo, ma che non dà tregua. Chi vince il Liberazione deve per forza avere un grande valore, non si trionfa per caso a Caracalla…».

Paolo Sangalli da quest’anno è responsabile del settore femminile su strada
Paolo Sangalli da quest’anno è responsabile del settore femminile su strada

La lettura di Sangalli

Su quest’ultimo aspetto, magari a causa della differenza di forze fra donne e under 23, il suo collega Paolo Sangalli non è completamente d’accordo.

«Per le ragazze – dice – quello del Liberazione è un percorso molto duro, dalla Piramide si sale e col passare dei giri si fa sempre più fatica a rilanciare. Diciamo che è un tracciato esigente, questa è la parola giusta. Sono davvero contento che sia tornato in calendario, essendo una prova Uci 1.2 avrà anche una buona partecipazione. Sarà un valido banco di prova per le italiane non impegnate nel WorldTour».

Marta Bastianelli, qui vittoriosa alla Vuelta CV Feminas, ha vinto per due volte il LIberazione
Bastianelli, qui vittoriosa alla Vuelta CV Feminas, ha vinto due volte il Liberazione

Nessuna seconda scelta

Uno degli ostacoli per l’affermazione della gara femminile a livello internazionale è la sua concomitanza con le classiche del WorldTour, il giorno prima ci sarà la Liegi-Bastogne-Liegi che attirerà la maggior parte delle protagoniste.

«Io sarò a Liegi – conferma – ma il giorno dopo sarò anche a Roma, perché quella gara non voglio perdermela. Per ora non è nel WorldTour, ma questo secondo me è un falso problema, oltretutto nessuna gara può proporre una location unica come Roma. Io dico che le possibilità di crescita sono enormi, bisogna solo dare tempo al tempo».

Letizia Paternoster è la vincitrice dell’ultima edizione datata 2018 (foto FCI)
Letizia Paternoster è la vincitrice dell’ultima edizione datata 2018 (foto FCI)

Concomitanza Giro

Anche Sangalli sa bene che il Liberazione può, anzi deve essere un importante test per le gare future della nazionale. A cominciare dai Giochi del Mediterraneo.

«E’ vero che il percorso algerino non si conosce ancora – dice – ma le caratteristiche geografiche della zona algerina portano però a pensare che non sarà un percorso montagnoso. Per questo il Liberazione darà responsi molto utili. Costruire la nazionale non sarà facile: nel 2017 vincemmo con Elisa Longo Borghini la gara in linea ed Elena Cecchini la cronometro. Entrambe però non ci saranno per la contemporaneità con il Giro d’Italia. Ma saremo competitivi, questo è sicuro, non ci saranno seconde scelte nella nazionale azzurra».

Dei percorsi di europeo e mondiale, Sangalli si è già fatto un’idea: «Quello di Monaco sarà piuttosto simile a quello dell’edizione di Glasgow, mentre per il mondiale mi aspetto un tracciato molto nervoso, dicono sia per velocisti, ma con 1.500 metri di dislivello significa che devi tenere anche in salita se vuoi esserci nel finale».

Pinazzi, voglia di vincere e zero voli pindarici

07.02.2022
5 min
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La pressione lui l’ha sempre gestita bene. Mattia Pinazzi – ventuno anni il prossimo 4 aprile – è uno di quelli che se sta per cadere il mondo, fa un passo di lato per non farsi colpire. Non si è mai fatto troppo influenzare dalle sue prestazioni. Né quando vinceva tanto nelle categorie giovanili, né quando faceva fatica a trovare i risultati negli ultimi anni. 

Maglia Arvedi

Il velocista della Arvedi Cycling, la stessa squadra di Moro e Lamon, vuole fare un personale upgrade ed affrontare il 2022 da protagonista. Lo farà con un rinnovato ottimismo grazie ai sigilli ottenuti nella parte finale della scorsa stagione. Dal 20 agosto, giorno in cui ha conquistato la medaglia di bronzo agli europei su pista U23 in Olanda, al 16 ottobre, data del successo a Saronno in una corsa U23.

A ottobre la seconda vittoria 2021, a Saronno, su Fiaschi (foto Instagram)
A ottobre la seconda vittoria 2021, a Saronno, su Fiaschi (foto Instagram)

Due mesi di fuoco nei quali il parmense, una volta risolti i problemi al ginocchio destro, ha vinto a metà settembre nell’arco di tre giorni anche la Targa Libero Ferrario su strada e il tricolore elite su pista nello scratch a Dalmine.

Per capire i suoi programmi, abbiamo sentito Pinazzi al termine del suo allenamento giornaliero (quattro ore pedalate sulle prime colline fuori Parma) e alla vigilia del collegiale azzurro su strada e pista (di cui farà parte) voluto da Marco Villa in programma da domani 8 febbraio fino al 12 a Peschiera del Garda.

Mattia, come sta andando la preparazione?

Sto bene rispetto all’anno scorso nello stesso periodo. Ho iniziato prima ad allenarmi, a novembre, dopo una breve vacanza. Durante l’inverno ho corso la Sei Giorni di Gand e a Grenchen. Sono state corse utili per trovare subito il giusto colpo di pedale. E ne ho sentito il beneficio durante il mini-ritiro della squadra (dal 31 gennaio al 4 febbraio, ndr).

Il tuo esordio su strada ed il resto del calendario sono già stati pianificati?

Sì, il debutto sarà sabato 26 febbraio alla San Geo. Il giorno successivo sarò a Misano per la 100 Chilometri che si corre all’interno del circuito motociclistico. Il resto della stagione è più o meno delineato per fare più gare possibili su strada per un preciso obiettivo.

Quale?

L’intenzione e la priorità sono quelle di andare al mondiale in Australia. Ne ho già parlato col cittì Marino Amadori. Sono nella sua lista di papabili azzurri, lui crede in me. Ed io voglio ricambiarlo. Il percorso è adatto alle mie caratteristiche. Non pare durissimo, ma ha alcune salitelle che, seppur non sembrino impossibili, non vanno assolutamente sottovalutate. Dovrò cercare di andare forte fin dalle prime corse perché il primo step sarebbe conquistarsi la convocazione per alcune gare al Nord da fare con la nazionale.

Con la nazionale, Pinazzi ha messo il naso fra i pro’: qui al Giro del Veneto (a destra) assieme a Raimondi, entrambi parmensi
Con la nazionale al Giro del Veneto (a destra) assieme a Raimondi, entrambi parmensi
E con la pista come farai?

Non voglio trascurarla. Lo sa Marino, tant’è che ne ha già parlato con Marco (Villa, cittì della pista, ndr). Anche Marco a sua volta ha compreso la situazione, come immaginavo. Ho un buon rapporto con entrambi, mi confronterò con loro durante la stagione.

Ci sono anche altri appuntamenti con la nazionale…

Sì, ci saranno anche europei e Giochi del Mediterraneo. Ma non ne abbiamo parlato in modo approfondito. Poi ad aprile inizieranno le prove di Nation’s Cup su pista. Europei e mondiali su pista invece sono un altro obiettivo. Voglio guadagnarmi la convocazione e farli bene anche se li ho già fatti e quindi, rispetto a quelli su strada, non sono una novità.

Queste gare riusciranno a metterti un po’ più di pressione?

In realtà un po’ ce l’ho sempre ma la maschero bene (ride, ndr). E’ giusto e fa bene avercela. Come dice sempre Elia (Viviani, ndr), le gare si vincono e si perdono però l’importante è sapere di aver fatto e dato il massimo per farle al meglio.

Fai parte del gruppo azzurro della pista da qualche anno. Sei pronto al passaggio di consegne che ci sarà? All’orizzonte c’è Parigi 2024 e potresti essere una pedina importante…

Me lo hanno già fatto in tanti questo discorso. Andare alle prossime Olimpiadi è uno dei miei obiettivi, ma ci sarà da vedere cosa faranno i professionisti. E di conseguenza cosa starò facendo io. Di elite ce ne sono tanti per la pista ed entrare in un nuovo quartetto, dopo quello che hanno vinto loro nelle ultime competizioni, sarà molto difficile. In queste annate ho sempre lavorato con loro ma per un motivo o l’altro arrivavo agli appuntamenti internazionali giù di forma. In ogni caso deciderà Villa, io continuerò ad essere a disposizione.

Nel 2021 Pinazzi ha vinto il tricolore dello scratch su Moro e Scartezzini (foto Aivlis/Silvia Colombo)
Nel 2021 Pinazzi ha vinto il tricolore dello scratch su Moro e Scartezzini (foto Aivlis/Silvia Colombo)
Hai finito la scorsa stagione in crescendo. Cosa ti ha sbloccato mentalmente?

Credo sia stata la medaglia di bronzo agli europei in pista. Già da junior la vedevo sempre lì senza mai prenderla. Sembrava un miraggio. Fino ad allora, per tornare al top, in pratica usavo le gare come allenamento. In corsa facevo di tutto. Tiravo tutto il giorno per i miei compagni dall’inizio alla fine. Dopo quel terzo posto è stato tutto più facile.

Mattia, a proposito, un’ultima domanda prima di chiudere. Un tuo futuro tra i pro’ quando potrebbe esserci?

E’ presto per pensarci. Anche se non ho il procuratore c’è stata qualche chiacchiera in estate con qualche team professional e WorldTour, ma non vi dico chi erano. Ho avuto una proposta anche dalle Fiamme Azzurre, ma non ho ancora deciso. Anche perché devo avere determinati requisiti. Adesso penso solo a questo 2022, in cui voglio migliorare i piazzamenti dell’anno scorso. E cercare di vincere, vincere e vincere.

Quindici neopro’ azzurri: Amadori, raccontaceli

23.12.2021
5 min
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Ogni anno, a inizio stagione, arrivano in gruppo i neopro’. C’è chi passa calcando il “red carpet” iniziando la propria avventura nelle squadre WorldTour, gli altri invece iniziano dalle squadre professional. C’è chi lo ritiene il modo migliore di approcciarsi a questo mondo, i team hanno (o dovrebbero avere) più pazienza ed i corridori più chance per mettersi in mostra.

I ragazzi italiani che nel 2022 entreranno nel mondo del professionismo sono 15: tre lo faranno in squadre WorldTour, gli altri con le professional. Si tratta di ragazzi che sono passati sotto la lente di Marino Amadori, per questo ce li facciamo descrivere direttamente da lui.

Baroncini ed Hellenmose, i due correranno insieme con la Trek nella prossima stagione
Baroncini ed Hellenmose, i due correranno insieme con la Trek nella prossima stagione

Parola al cittì

Filippo Baroncini (Trek Segafredo, 2000): «Colui che avrà tutti gli occhi puntati addosso, vista la vittoria al mondiale di Leuven. Anche uno dei tre a passare in una squadra WorldTour. Le aspettative saranno alte, è un ragazzo molto determinato e sicuro di sé. Sarebbe potuto passare pro’ lo scorso anno in una professional, ma ha aspettato la grande chiamata».

Gabriele Benedetti (Drone Hopper, 2000): «Altra maglia importante che però non potrà sfoggiare, quella di campione italiano. Come ha dimostrato nella vittoria al campionato italiano è un attaccante nato, non si tira mai indietro. E’ un po’ discontinuo. Con Savio può lavorare bene e mettersi in mostra in qualche fuga».

Gazzoli si è messo in mostra con ottimi risultati nel 2021, tra cui la vittoria al GP Liberazione
Gazzoli si è conquistato la maglia dell’Astana grazie ad buon 2021

Luca Colnaghi (Bardiani CSF Faizanè, 1999): «Un vincente nato ed una ruota veloce che tiene bene anche in salita, le caratteristiche giuste per un corridore moderno. Ha ottenuto degli ottimi risultati negli under 23 con delle belle vittorie internazionali».

Omar El Gouzi: (Bardiani CSf Faizanè, 1999): «Mi sarebbe piaciuto portarlo con me al Tour de l’Avenir ma una caduta glielo ha impedito. Non è riuscito ad esprimersi sempre ad alti livelli, è uno dei ragazzi che ha bisogno di maturare. Le somme dovremo farle tra un paio d’anni».

Alex Tolio è uno dei nove corridori ingaggiati dal team Bardiani
Alex Tolio è uno dei nove corridori ingaggiati dal team Bardiani

Michele Gazzoli: (Astana Pro Team, 1999): «Il secondo a passare in una squadra World Tour. E’ un predestinato, negli juniores ha fatto molto bene, negli under 23 un po’ meno. L’ho portato al campionato del mondo perché era un percorso adatto a lui, infatti è arrivato quarto. L’Astana è una squadra ambiziosa ma con gente con le sue caratteristiche dai quali imparare».

Martin Marcellusi (Bardiani CSF Faizanè, 2000): «Un finisseur, è un terzo anno, molto talentuoso. Anche lui per varie vicissitudini non è riuscito ad esprimersi al cento per cento. E’ un corridore da côte, da semiclassiche. Con me ha corso il Piccolo Lombardia, dove ha fatto abbastanza bene (undicesimo all’arrivo, ndr)».

Alessio Martinelli (Bardiani CSF Faizanè, 2001): «E’ un secondo anno, come sappiamo la giovane età può essere un’arma a doppio taglio. Ha fatto un bellissimo Giro d’Italia U23 in appoggio ad Ayuso. Nonostante sia un 2001 è molto intelligente tatticamente».

Alessio Nieri (Bardinai CSF Faizanè, 2001): «Uno scalatore nel vero senso della parola, leggero ed agile. Al Giro d’Italia U23 è arrivato settimo nella tappa Aprica-Andalo, rimanendo con i migliori. Ci vuole pazienza nel far crescere ragazzi così giovani, data l’età farà qualche gara internazionale under 23 con la Bardiani».

Luca Rastelli (Bardiani CSF Faizanè, 1999): «Ha fatto una buona stagione, con la nazionale ha corso alla Coppa delle Nazioni. Ha già fatto qualche gara con i pro’ ma senza grandi acuti, ha fatto il passaggio nel momento giusto essendo un quarto anno».

Edoardo Zambanini, Zalf Desiree Fior, Giro d'Italia Under 23, 2020
Edoardo Zambanini al suo primo anno da under 23 ha conquistato la maglia bianca al Giro d’Italia 2020
Edoardo Zambanini, Zalf Desiree Fior, Giro d'Italia Under 23, 2020
Zambanini nel 2020 ha conquistato la maglia bianca al Giro U23

Filippo Ridolfo (Team Novo Disk, 2001): «L’unico che non ho avuto il piacere di vedere da vicino. Corre nel team giusto per lui, quello riservato ad atleti diabetici. Un 2001 anche lui, sarà tutto da scoprire».

Alessandro Santaromita Villa (Bardiani CSF Faizanè, 1999): «Un fondista nel vero senso della parola, le gare under forse per lui erano addirittura troppo corte. Sono curioso di vederlo sulle distanze che gli appartengono».

Manuele Tarozzi (Bardiani CSF Faizanè, 1998): «E’ cresciuto anno dopo anno. E’ molto discontinuo, bisognerà lavorare su questo. Ha dimostrato di essere un’attaccante nato, una dote molto apprezzata nelle squadre professional».

Alessandro Verre, uno dei migliori scalatori, passerà all’Arkea Samsic, dove potrà correre con atleti del calibro di Nairo Quintana
Alessandro Verre, classe 2001 correrà con la maglia dell’Arkea la prossima stagione

Alex Tolio (Bardiani CSF Faizanè, 2000): L’anno prossimo sarà ancora under quindi vale il discorso di Nieri e Martinelli. Ha già fatto delle bellissime gare ed altrettante vittorie. Con la nazionale lo avevo portato alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali, stava andando bene ma poi è caduto, è molto determinato e può fare davvero bene».

Alessandro Verre (Arkea Samsic, 2001): «Miglior scalatore under 23 che abbiamo in Italia. Ha fatto un discreto Tour de l’Avenir, è passato nella miglior squadra professional che c’è. Con la possibilità di correre accanto ad uno scalatore vero come Quintana dal quale può imparare tanto. Mi auguro di lavorarci ancora insieme, magari al prossimo Tour de l’Avenir».

Edoardo Zambanini (Bahrain Victorious, 2001): «Terzo corridore a passare in una squadra WorldTour. Negli under 23 ha fatto grandi cose, al primo Giro d’Italia U23, nel 2020 è arrivato decimo nella classifica generale. Quest’anno si è ripetuto, è un atleta che appare sempre nell’ordine d’arrivo e questa cosa le World Tour la notano subito».

Amadori: «Rivedremo in nazionale Tiberi e Piccolo»

11.11.2021
5 min
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Marino Amadori resta al comando degli under 23. Avendo sulle spalle 11 anni da professionista, 10 anni da direttore sportivo e 17 da tecnico federale (fra donne e under 23), poco di quello che gli succede attorno lo scuote. Basta sapersi adeguare, fare al meglio il proprio mestiere e il resto viene da sé. Così, reduce anche lui dalla due giorni organizzativa di Milano e ancor prima dalla vittoria iridata con Baroncini (foto di apertura), inizia a stendere il lenzuolo della prossima annata chiedendosi se poi sia davvero cambiato il mondo.

«E’ stata una cosa buona – dice – con un’impostazione molto organizzata fra noi tecnici. Si era fatto qualcosa di simile in passato, ma mai con tutti i settori presenti. Per l’attività non è cambiato nulla, abbiamo parlato dei programmi che vorremmo fare e adesso aspettiamo la valutazione del Consiglio federale».

Tiberi 2019
Antonio Tiberi è stato iridato juniores a cronometro nel 2019, non era a Bruges per scelte ormai abbandonate
Tiberi 2019
Il laziale Tiberi, iridato juniores a crono nel 2019, non era a Bruges per scelte ormai abbandonate

Tiberi e i mondiali

Ai mondiali, alla vigilia della crono, ci eravamo confrontati con Marino sul tema affrontato in un editoriale: perché Tiberi non era stato convocato per la cronometro under 23? Seppure ci fossimo trovati d’accordo sul principio della valorizzazione del giovane talento e sul bene che gli avrebbe fatto riassaporare l’adrenalina di un mondiale, dopo aver vinto quello da junior nel 2019, Amadori aveva lasciato capire che la politica di non convocare atleti professionisti era stata adottata dall’alto e a quella si era attenuto. Mentre Amadio, poco distante ma ancora non nel pieno delle sue funzioni, aveva precisato che, volendo, Amadori avrebbe potuto convocarlo. Si era in piena transizione, ora le cose seguono un corso diverso.

Felline fu convocato ai mondiali U23 del 2012, ma non la visse troppo bene
Felline fu convocato ai mondiali U23 del 2012, ma non la visse troppo bene
Oggi convocheresti Tiberi?

Amadio è propenso a questa strada. La categoria Uci riguarda atleti dai 18 ai 22 anni, senza riferimenti allo status contrattuale. Potendo fare il mondiale, anche noi andremo alla partenza con la squadra più attrezzata. Prima non era così scontato. Per cui valuteremo il percorso e gli atleti che avremo a disposizione. Però non c’è nulla di scontato. Ricordate Felline?

Mondiali under 23 di Limburgo 2012…

Esatto, il professionista io l’ho convocato. Aveva vinto il Memorial Pantani la settimana prima, ma venne su quasi infastidito perché voleva correre il mondiale dei pro’ e non fece proprio una gran corsa. Questo per dire che se anche prendi un corridore di un certo livello, bisogna che sia motivato. Il nome non basta.

La collaborazione fra Amadori e Salvoldi proverà a invertire la tendenza di bruciare le tappe
La collaborazione fra Amadori e Salvoldi proverà a invertire la tendenza di bruciare le tappe
Il fatto che si valuti la fascia d’età ti permette di selezionare anche quelli che da juniores vanno tra i pro’. Cosa pensi di questa tendenza?

Non è il massimo. La gente non capisce che di Remco Evenepoel c’è solo lui. Questo qui non è uno junior che andava forte. E’ uno che ha vinto tutte le tappe del Lunigiana e tutte le gare a tappe cui ha partecipato nel 2018. Che ha vinto gli europei strada e crono e poi i mondiali strada e crono. Ora mi dite quanti di quelli che stanno passando direttamente professionisti hanno avuto risultati appena simili? Per crescere c’è bisogno di salire un gradino alla volta.

Ora gli juniores sono stati affidati a Salvoldi, ci sarà collaborazione con lui per cercare di raddrizzare la cultura di squadre, atleti e famiglie?

Sicuramente sarà il primo punto, ma è qualcosa che si faceva anche prima.

Si parla molto del pool di esperti che faranno da supporto trasversale ai tecnici federali.

Confermo, daranno consigli e aggiornamenti al settore che si rivolgerà a loro. Sono più aggiornati di noi su metodologie e sistemi e ci terranno aggiornati su aspetti grazie ai quali guadagnare i piccoli margini per fare la differenza.

In che modo sarà strutturata la stagione internazionale degli under 23?

Sostanzialmente ruoterà attorno alla Coppa delle Nazioni, anche se ha solo 4 tappe, ai Giochi del Mediterraneo in Algeria a luglio, gli europei ad Anadia in Portogallo e i mondiali in Australia.

E le crono le seguirà Velo.

Con la massima collaborazione, provando a inserire elementi giovani perché facciano esperienza. Valuteremo i nomi. Ci sono under 23 che hanno fatto bene da juniores, sui quali bisognerà lavorare per tenerli nel giro della nazionale. E’ importantissimo per corridori come Tiberi, Milan e lo stesso Piccolo sapere che il filo con la maglia azzurra non si interrompe. Anche perché alcuni passano tanto presto e poi rischiano di perdere contatto.

In questo c’è il vero elemento di novità…

E’ il nostro indirizzo. Non escludo di convocare presto Piccolo e credo che saranno esperienze utili ad esempio anche a uno come Verre, che è passato secondo me troppo presto. Capisco il discorso economico, ma nel professionismo bisogna pensare a lungo termine. Noi cercheremo di stare vicini ai nostri ragazzi.

Gazzoli: a Leuven per riscattare un anno complicato

28.09.2021
4 min
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Michele Gazzoli lo abbiamo visto festeggiare con le braccia alzate sul traguardo di Leuven (foto di apertura) la conquista della maglia iridata di Filippo Baroncini. Un successo di squadra, coronato anche dalla vittoria della Coppa delle nazioni da parte degli azzurri. In questi anni ha corso sulle strade di tutta Europa con la maglia del Team Colpack Ballan. Con la squadra bergamasca ha conquistato anche il prestigiosissimo Gran Premio Liberazione, il 25 aprile a Roma.

Una stagione di alti e bassi ma con un finale in crescendo, tanto da convincere il cittì Amadori a convocarlo per Leuven. Ora un Giro di Sicilia per assaporare quel ciclismo dei grandi e per aprirsi una finestra sul futuro, anche recente. Conosciamo insieme il corridore bresciano classe 1999.

Michele Gazzoli in azione al Memorial Pantani, rifinitura prima del mondiale
Michele Gazzoli in azione al Memorial Pantani, rifinitura prima del mondiale
Un mondiale ricco di emozioni, cosa si prova?

Le emozioni non riesco ancora a descriverle a parole, c’è semplicemente una gioia immensa per la vittoria di “Baro” (Filippo Baroncini, ndr). Sono un po’ meno contento per come ho gestito la volata del gruppo, avremmo potuto fare primo e secondo. Invece sono partito ai 400 metri con uno sprint impossibile da portare a termine.

Una dolce delusione.

Sì certamente, l’obiettivo principale era quello di portare a casa la maglia iridata con Filippo. Tutto quello che sarebbe arrivato dopo sarebbe stato un di più. Un po’ mi spiace perché me lo sarei meritato, anche per le sfortune avute all’inizio di quest’anno.

Cosa ti è successo?

Tante cose. Il 2 gennaio ho preso il Covid ed ho saltato le prime due settimane di preparazione perdendo un primo blocco di lavoro importante. Appena ripresa la bici ho avuto un’infiammazione al ginocchio che mi ha tenuto ai box dal 21 gennaio all’8 febbraio.

Michele Gazzoli e Filippo Baroncini si abbracciano felici dopo l’arrivo di venerdì
Michele Gazzoli e Filippo Baroncini si abbracciano felici dopo l’arrivo di venerdì
Il Covid ti ha destabilizzato molto?

Dovendo stare chiuso in casa ho perso giorni di allenamento preziosi, a gennaio mi sono allenato solo 3 giorni.

Ed invece l’infiammazione a cosa era dovuta?

Probabilmente ho spinto troppo appena risalito in sella per la smania di recuperare la forma il prima possibile. Un errore dovuto alla troppa voglia di correre e fare bene, ma non è finita qui.

C’è dell’altro?

Purtroppo, sì. Il 3 il 7 e l’11 marzo ho corso in Croazia. Proprio all’Istrian Spring Trophy sono caduto. Nulla di grave ma ho perso altri giorni di allenamento, alla fine la mia stagione è iniziata il 21 marzo, il primo giorno di primavera.

Un mese dopo hai vinto il GP Liberazione, hai lavorato bene per prepararlo?

Liberazione di nome e di fatto. Avendo fatto un inverno “strano” avevo una condizione che mi permetteva di fare bene una gara ma non avevo continuità. Diciamo che avevo una condizione ad intermittenza quindi mettevo il focus su un obiettivo sapendo che negli appuntamenti successivi non sarei stato competitivo.

Sei comunque riuscito a far parte della spedizione mondiale, il cittì Amadori crede molto in te?

Abbiamo iniziato a preparare l’appuntamento di quest’anno la scorsa stagione appena abbiamo capito che non avremmo corso ad Imola. Marino (Amadori, ndr) crede molto in me ma soprattutto nel gruppo: sarei stato il primo a tirarmi indietro se non mi fossi sentito pronto. Invece nei due mesi prima del mondiale la mia condizione è cresciuta, negli appuntamenti di preparazione stavo sempre meglio (ha corso la Coppa Sabatini ed il Memorial Pantani, ndr).

Il percorso di preparazione al mondiale di Leuven è iniziato già la scorsa stagione dopo la cancellazione del mondiale U23
Il percorso di preparazione al mondiale di Leuven è iniziato già la scorsa stagione dopo la cancellazione del mondiale U23
Cosa ti porti a casa da questa esperienza?

La bellezza di correre con la maglia azzurra ma anche l’aver visto da vicino grandi campioni, uno su tutti Sonny Colbrelli. Mi ispiro molto a lui, anche come modo di correre credo siamo abbastanza simili, lo conosco molto bene.

Come mai lo conosci bene?

Il nostro punto di contatto è stato il procuratore in comune, ci alleniamo spesso insieme quando vado sul lago di Garda. Imparo tanto da campioni come lui, anche solo ascoltarlo quando descrive i percorsi o parla di ciclismo.

Gli hai chiesto qualche consiglio in questa settimana particolare?

Ho visto come gestisce la tensione e come cura l’avvicinamento alle gare. Da lui ho imparato molto anche sull’alimentazione, è un po’ il mio mentore. Capita che ci alleniamo spesso insieme.

A proposito di campioni, l’anno prossimo cosa farai?

A giugno ho già siglato un contratto con una squadra WorldTour, ma non posso dire il nome perché lascio a loro la prima parola e l’annuncio.

Ti senti pronto per il grande salto? Anche dopo quest’anno così travagliato?

Sì, dopo aver concluso il quarto anno tra gli under 23 penso di aver chiuso un cerchio. Sarà difficile, ma penso di poter dire la mia, spero di ritagliarmi il mio spazio anche se sarà difficile. Poi comunque quando ti arriva la chiamata “dall’altra parte” è difficile dire no, solo il tempo potrà darmi ragione.