Il ritorno di Hindley, capolavoro nel nome della rosa

28.05.2022
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Non aspettava altro. Jai Hindley è lo scalatore più forte del Giro, si vedeva nel suo andare agile di tutti i giorni e nel rispondere facilmente alle accelerazioni di Landa e Carapaz. Non aveva mai calato un dente, facendosi bastare l’agilità. Sul Blockhaus ha vinto allo sprint. E oggi, davanti a un arrivo in salita degno di questo nome, ha dato gas e Carapaz si è sgretolato. Decisivo è stato l’aiuto di Kamna, incontrato sulla salita finale. E quando a 3,5 chilometri dall’arrivo è iniziato il forcing della Bora-Hansgrohe, la corsa ha finalmente vibrato come tutti aspettavano da giorni.

«Finora avevamo corso in modo accorto – dice la nuova maglia rosa – risparmiando energie. Abbiamo cercato di cogliere ogni opportunità, ogni occasione. Ma sapevo che la vera occasione in cui combinare qualcosa fosse oggi. E quando ho visto che Carapaz iniziava a soffrire, ho preso motivazione e ho dato tutto».

Il forcing della Bora è iniziato a 3,5 chilometri dall’arrivo, ai meno 2,8 Hindley è rimasto da solo
Il forcing della Bora è iniziato a 3,5 chilometri dall’arrivo, ai meno 2,8 Hindley è rimasto da solo

Quasi lacrime

Sul palco era commosso. La mente è andata alla tappa di Sestriere, come oggi la penultima al Giro del 2020, quando vestì la maglia rosa senza sapere che l’avrebbe perduta l’indomani per mano di Tao Geoghegan Hart. Poi a tutto il brutto della passata stagione, in cui sognava di dare seguito al bello mostrato invece un infortunio al ginocchio gli hanno impedito di concludere il Tour of the Alps e lo stesso Giro d’Italia, concluso mestamente col ritiro il giorno dello Zoncolan.

«Provai a tornare per la Vuelta – dice – ma non ce l’ho fatta. Così con la squadra abbiamo deciso di resettare tutto e concentrarci sul 2022».

La fiducia di “Gaspa”

Il nuovo anno si è aperto con l’arrivo di Gasparotto sull’ammiraglia. E il friulano aveva visto subito che il giovane australiano fosse sulla strada del ritorno.

«Jai sta bene – ci disse mesi fa – è ad un buon punto con la condizione. La nostra idea è di mettergli attorno una squadra che possa aiutarlo a confermarsi. Chiaro che un giovane possa avere delle difficoltà, soprattutto se deve riconfermarsi subito. Ci mette del tempo a processare la sua dimensione. Questo tempo è passato e noi vogliamo portarlo al Giro nel massimo delle condizioni». Detto e subito fatto.

Capolavoro Kamna

Quando parla del suo tecnico, Hindley cambia espressione e si intuisce che la fiducia ricevuta gli ha permesso di ripartire come sognava già lo scorso anno.

«Gasparotto è stato un grande corridore – dice – e ha portato la sua esperienza in ammiraglia. Conosce le strade, conosce le corse, conosce gli uomini. Correre non è la stessa cosa di guidare una squadra, ma con lui ci troviamo alla perfezione. Il piano oggi era chiaro. E quando ho trovato Kamna davanti a me, non è servito dirgli niente. Lui mi ha guardato e poi ha fatto il suo gran lavoro. Ha spinto fortissimo, ha agevolato il mio attacco. Non conoscevo la Marmolada e non sono venuto a provarla. L’ho studiata sul libro di corsa, ma era tutta la tappa a essere pericolosa, piena di salite e alla fine della terza settimana ».

Sul podio della maglia rosa, Hindley è parso molto commosso
Sul podio della maglia rosa, Hindley è parso molto commosso

La maglia più bella

Carapaz si è accasciato sulla bici a 2,8 chilometri dall’arrivo e a quel punto lo sgambettare agile di Hindley si è trasformato nello spingere duro a caccia di secondi da mettere in cascina prima della crono di domani a Verona.

La maglia rosa ha perso tutto il suo stile. E anche se poi Carapaz ha trovato un passo regolare, si è capito che il pedalare dell’australiano fosse più efficace. Il bilancio sul traguardo è stato di 1’28” in suo favore. Probabilmente avrebbe superato Carapaz anche arrivando alla crono con i 3 secondi di ritardo che aveva stamattina, ma certo così le cose per Richard si fanno irrecuperabili.

«Questa è la maglia più bella del ciclismo – dice Hindley – è un onore indossarla di nuovo, per di più al termine di una tappa così impegnativa. Avevamo un programma sin dall’inizio del Giro e gli siamo rimasti fedeli per tutta la corsa. La squadra ha fatto tutto per me, i corridori e il personale. Domani non sarà facile, ma ce la metterò tutta perché stavolta voglio vincere il Giro».

Wiggins ha detto chiaramente che il Giro si è chiuso sul Fedaia, ma ha consigliato a Hindley di restare concentrato stasera
Wiggins ha detto chiaramente che il Giro si è chiuso sul Fedaia

Ritorno in elicottero

Qualche cenno della sua storia prima di andare via. Il pensiero che va a Umbertone che lo accolse da dilettante e che quassù nel 2019 vinse con il suo Einer Rubio la tappa di cui ha raccontato Covi dopo la vittoria. Poi vengono a chiamarlo. Lo portano al controllo medico e poi all’abbraccio del resto del team. E quando tutto è finito, il sole ha iniziato a scendere e i giornalisti sono corsi a scrivere, un elicottero si è abbassato sul Fedaia e li ha portati tutti in hotel, con le bici a bordo e la gran voglia di far festa.

«Stia attento a cosa farà stasera – ha commentato Bradley Wiggins ai microfoni di Eurosport – resista alla tentazione di festeggiare. Dubito che Carapaz possa riprendersi la maglia rosa, a meno di una caduta o di una foratura. Ma occorre restare concentrati. Per le feste avranno tempo domani sera».

Colle di Superga, scatta il piano: la Bora scatena l’inferno

21.05.2022
4 min
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Non è stato per caso. Quando la Bora-Hansgrohe si è messa davanti, si è capito in un secondo che fosse un piano organizzato da prima. L’azione della squadra tedesca ha sbriciolato quel che restava del gruppo. Qualcuno è rimbalzato. Qualcuno ha perso la squadra. Per qualcuno il Giro si è chiuso.

Lo sprint fra Carapaz e Hindley per il secondo posto: l’ecuadoriano ha mostrato di essere forte
Lo sprint fra Carapaz e Hindley per il secondo posto: l’ecuadoriano ha mostrato di essere forte

Lo zampino di Gasparotto

Lo zampino di Gasparotto è stato subito evidente e lui non fa niente per nasconderlo: belli i direttori con idee e personalità.

«Abbiamo iniziato a parlarne già due giorni fa – spiega il giovane tecnico della Bora – ci siamo confrontati, perché sulla bici vanno i ragazzi. Dopo due giorni che ci pensavamo, ieri abbiamo chiesto se gli stesse bene mettere in atto questa tattica. E quando abbiamo capito che eravamo tutti sulla stessa pagina, il piano è scattato. Consapevoli che qualcosa si potesse cambiare, ma siamo partiti per fare quello che avete visto».

«Quando uno di noi si è trovato in fuga – dice Gasparotto – abbiamo chiesto se volessero continuare. Hanno detto di sì»
«Quando uno di noii si è trovato in fuga – dice Gasparotto – abbiamo chiesto se volessero continuare. Hanno detto di sì»
Mai un ripensamento?

Quando uno di noi, è entrato nella prima fuga, ho chiesto via radio cosa volessero fare. Nessun ripensamento, avanti col piano. L’idea era di fare la selezione sul Superga, invece l’hanno fatta in discesa e devo dire che è venuta anche meglio. Servono ragazzi forti per fare certe cose e loro sono stati bravissimi. Se qualcuno non ce la fa, è un attimo fare una figuraccia.

Qual era lo scopo?

L’obiettivo della Bora da inizio Giro è salire sul podio. Per cui dovevamo cercare di isolare chi poteva rimanere da solo, in una tappa in cui sarebbe stato impossibile fare una strategia di contenimento come sulle lunghe salite. Non c’era spazio per tirare con la squadra in fila, anche se Carapaz ha poi dimostrato di essere il più forte. Però abbiamo guadagnato su Almeida e su Landa, che se non trovava Pello per strada, avrebbe perso parecchio di più.

Se Pello non avesse aiutato Landa, forse il basco avrebbe perso molto di più
Se Pello non avesse aiutato Landa, forse il basco avrebbe perso molto di più
Davvero non si poteva lavorare di squadra?

Su un circuito così, se stai a ruota fai più fatica che a stare davanti. Non si poteva lavorare di squadra per inseguire, ma si poteva usare la squadra per attaccare. Non so quante altre tappe così troveremo al Giro, probabilmente nessuna ed era l’unica in cui imporre il nostro collettivo. Le prossime avranno salite lunghe, lì la Ineos tornerà forte.

Che cosa ti è parso della corsa di Nibali?

Lo Squalo sta bene e diventa pericoloso perché ha preso morale. Io lo conosco bene. Yates l’hanno lasciato andare perché è fuori classifica, Vincenzo invece non è così lontano e tutti hanno paura di Nibali nella terza settimana. Sapevo che sul Blockhaus avrebbe preso morale (quel giorni Nibali si piazzò 8° a 34” da Hindley, ndr), so cos’ha in testa.

Alla fine, Hindley ha portato al traguardo il lavoro dei compagni, consolidando la sua classifica
Alla fine, Hindley ha portato al traguardo il lavoro dei compagni, consolidando la sua classifica
Stasera cosa dirai alla squadra?

Stasera li lascio tranquilli. Parleremo domani sul bus. So che certi attacchi poi rischi di pagarli, ma non potevamo non sfruttare una tappa così.

Hindley, la vittoria sul Blockhaus come un ritorno a casa

15.05.2022
4 min
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Sarebbe morto pur di non perdere questo sprint. Jai Hindley è partito più lungo di tutti e ha resistito alla rimonta di Bardet e Carapaz, ingobbendosi sul manubrio e lasciando che le gambe si accartocciassero attorno a un rapporto troppo lungo. Per il ragazzo di Perth che da quest’anno corre alla Bora-Hansgrohe c’era in ballo il ritorno alla vita. A un certo tipo di vita, quantomeno. Ultima vittoria ai Laghi di Cancano, Giro d’Italia del 2020: quello di ottobre e dei ragazzini terribili che poi sono spariti. Da lui, appunto, fino a Tao Geoghegan Hart. E ora ha lo stesso sorriso incredulo di allora, anche se nel mezzo se l’è vista brutta.

Hindley in volata ha resistito alla rimonta di Carapaz e Bardet
Hindley in volata ha resistito alla rimonta di Carapaz e Bardet

Abruzzese d’Australia

Dice sorridendo che negli ultimi minuti di corsa nei suoi occhi sono passati i ricordi degli allenamenti da dilettante a Passo Lanciano: la salita che per i corridori abruzzesi è palestra e verifica. 

«Da dilettante – ricorda Hindley con la faccia da bambino e la voce da uomo fatto – ho vissuto per sei mesi in Abruzzo con la squadra Aran Cucine di Umberto Di Giuseppe. Ero solito allenarmi su Passo Lanciano e conoscevo la salita molto bene. Questo posto è come una seconda casa per me ed è stato molto bello vincere. E’ passato un bel po’ dall’ultima volta che ho avuto il livello per vincere. Come ho detto in altre interviste, l’anno scorso non è stato per niente un buon anno. Una serie di cadute e poi al Giro ho sofferto una cattiva salute e sono uscito dalla corsa. Ho preso un lungo periodo di recupero e questo ha condizionato il resto della mia stagione».

Il lavoro di Porte

Non c’è la folla delle grandi occasioni sul Blockhaus, pare perché tre versanti su quattro sono stati chiusi da ieri e la gente non è potuta venire su con i camper, eppure adesso che comincia la discesa verso valle, le strade si riempiono di tifosi saltati fuori chissà da dove.

La Ineos aveva promesso di spaccare tutto ed è stata di parola, con un Porte stellare di cui nessuno parla. Carapaz aveva promesso di staccare tutti e ci è andato vicino: Bardet e Landa gli hanno tenuto testa e rimandato alla prossima volta.

Di sicuro la montagna di Chieti, che in tempi lontani tenne a battesimo Eddy Merckx, ha rispedito a casa le ambizioni di Simon Yates (11’15” di ritardo), del giovane Vansevenant, di Tom Dumoulin e in modo parecchio più pesante quelle di Giulio Ciccone. Si è rivisto invece Nibali, pimpante come non capitava da tempo: se la gamba continua a crescere, il finale dello Squalo sarà un quadro d’autore. E se la maglia rosa rimane sulle spalle di “Juanpe” Lopez, la classifica adesso è cortissima.

Otto in un minuto

Otto corridori in meno di un minuto, fra loro c’è Pozzovivo e Hindley è salito in quinta posizione a 20 secondi dal primato.

«Siamo venuti con ambizioni molto alte – spiega Hindley – con tre leader (oggi Kamna e soprattutto Kelderman hanno pagato pesantemente dazio, ndr). Siamo alla fine della prima parte della corsa, è ancora lunga e sono ancora contento che abbiamo più opzioni. Sapevo che quando Richie si è spostato, sarebbero iniziati gli attacchi. Non mi sentivo super esplosivo. Ho sofferto un po’, ho fatto il mio passo. Ho cercato di mantenere il distacco e di non perdere terreno. Alla fine siamo rientrati. Almeida è stato super forte, io ho cercato di sopravvivere. Sapevo che gli ultimi chilometri un po’ spianavano, li ho usati per recuperare un po’. E sapevo anche di dover entrare in testa nell’ultima curva e che ai 200 metri bisognava partire».

Romain Bardet ruote nuove Shimano

Le ruote misteriose di Romain Bardet al Giro d’Italia

05.06.2021
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In una nostra recente intervista a Nicolas Roche, il corridore irlandese ci aveva rivelato che invidiava le ruote che il suo compagno di squadra Romain Bardet stava utilizzando al Giro d’Italia. Partendo da questa affermazione abbiamo cercato di capirne qualcosa in più.

Ruote eccezionali

Il Team DSM è molto legato a Shimano, tanto da montare gruppi, ruote, scarpe e caschi Lazer che sono sempre del marchio giapponese. Lo stesso Nicolas Roche ha parlato di ruote Shimano dalle prestazioni eccezionali, tanto da essere contate e riservate a capitan Bardet in occasione della Corsa Rosa. Sempre il corridore irlandese ci ha parlato di Shimano 650 con un profilo intermedio.

Nicolas Roche al Giro d'Italia con le ruote Dura Ace di serie
Nicolas Roche al Giro d’Italia con i cerchi Dura Ace di serie
Nicolas Roche al Giro d'Italia con le ruote Dura Ace di serie
Nicolas Roche al Giro d’Italia con i cerchi Dura Ace di serie che si trovano in commercio

Ruote nere senza scritte per Bardet

Non è un mistero che quest’anno Shimano è pronta per presentare i nuovi gruppi, Dura Ace su tutti, ma probabilmente ci sarà anche il nuovo Ultegra. Su questo non ci sbilanciamo, ma certamente è un indizio che ci porta a collegare le nuove ruote viste al Giro d’Italia al nuovo Dura Ace. Infatti, come da buona tradizione Shimano, insieme al gruppo vengono presentate anche le nuove ruote.
Per capirci qualcosa di più abbiamo analizzato le foto di Romain Bardet e del Team DSM all’ultimo Giro d’Italia. Dalle immagini che abbiamo visto si possono tranquillamente notare le ruote tutte nere, senza scritte usate dal campione francese.

Jai Hindley ruote Shimano nuove
Jai Hindley al Giro d’Italia con le nuove ruote Shimano
Jai Hindley al Giro d'Italia con le nuove ruote Shimano
Jai Hindley al Giro d’Italia con le nuove ruote Shimano. Si nota la differenza con il compagno di squadra con le Dura Ace di serie

Le aveva anche Hindley

Dalla nostra analisi abbiamo visto che anche Jay Hindley, finché è rimasto in corsa, era equipaggiato con le stesse ruote, mentre gli altri corridori della squadra olandese montavano ruote Dura Ace attualmente in commercio con tanto di scritte in evidenza.

Michael Storer nella tappa dell'alpe di Motta con Romain Bardet e le sue stesse ruote
Michael Storer nella tappa dell’Alpe di Motta con Romain Bardet e le sue stesse ruote
Michael Storer nella tappa dell'alpe di Motta con Romain Bardet e le sue stesse ruote
Michael Storer nella tappa dell’Alpe di Motta con Romain Bardet e le sue stesse ruote

E nell’attacco finale…

Questo però è vero fino a un certo punto, perché nella tappa con arrivo all’Alpe di Motta, quella in cui il Team DSM ha attaccato in discesa dal San Bernardino, c’era anche un altro corridore con le stesse ruote di Bardet, vale a dire il compagno di squadra Michael Storer. Si tratta del compagno che è rimasto più vicino al capitano della DSM, tirando sia in discesa che in salita. Sempre Nicolas Roche ci aveva detto che c’erano solo due coppie disponibili di queste ruote. Evidentemente il Team DSM ha optato per equipaggiare anche Storer con quelle ruote in modo che in caso di incidente meccanico o foratura di Bardet ci fosse un compagno pronto a dargli lo stesso tipo di ruota. Oppure un’altra ipotesi è che dopo il ritiro di Hindley si sia “liberato” un paio di ruote in più. Su questo non abbiamo certezza, ma le foto ci confermano che nella penultima tappa del Giro anche il corridore australiano aveva le nuove ruote.

Romain Bardet Giro d'Italia ruote nuove Shimano
Si nota come la gomma lavora bene in ampiezza
Romain Bardet Giro d'Italia ruote nuove Shimano
Dalla visuale frontale si nota come il pneumatico sia parallelo al cerchio, segno di un canale interno molto largo

Larghe e con profilo da 50 millimetri

Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche non possiamo dire molto al momento, in quanto non c’è stata ancora nessuna comunicazione da parte di Shimano. Da quel che si vede dalle foto, sembrano ruote con un profilo da 50 millimetri, che in effetti è molto usato dai corridori anche in salita. Guardandole frontalmente si nota che il penumatico da 25 millimetri lavora nella sua massima ampiezza, senza fare l’effetto mongolfiera che di solito è indice di un cerchio stretto. Questo ci fa presupporre che la larghezza del canale del cerchio sia ampia da 21 o addirittura da 23 millimetri interni.
Per quanto riguarda il tipo di tipo di pneumatico Vittoria montato da Bardet, possiamo dire che si tratta di un tubolare visto il colore Para tipico di questo tipo di copertura.
A questo punto non ci resta che aspettare qualche settimana per vedere cosa presenterà Shimano e se le nostre supposizioni sono state corrette!

Giro d’Italia, da Bernal a Ulissi i numeri da imparare

07.05.2021
4 min
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La 104ª edizione del Giro d’Italia che scatterà domani a Torino è all’insegna dell’incertezza, ma è un’incertezza di alta qualità: manca il dominatore assoluto, manca anche il velocista capace di chiudere la porta in ogni volata, ma questo rende la corsa rosa ancora più bella, con molti motivi d’interesse.

Il dorsale numero 1 dei 184 a disposizione è stato assegnato dagli organizzatori a Egan Bernal, capitano di quella Ineos Grenadiers vincitrice lo scorso anno con Tao Geoghegan Hart. Il colombiano, partito forte in stagione (straordinarie le sue azioni durante la Strade Bianche a dimostrazione di un talento nella guida maturato nella Mtb) si è poi un po’ nascosto, ma punta senza mezzi termini alla rosa finale, complice una squadra ben attrezzata.

Bernal Torino 2021
Egan Bernal al via con tante ambizioni e segnali migliori di quelli forniti al Tour 2020
Bernal Torino 2021
Egan Bernal al via con tante ambizioni e segnali migliori di quelli forniti al Tour 2020

Ganna e Moscon, coppia d’attacco

L’obiettivo è partire forte e magari avere subito il simbolo del primato in casa, attraverso l’attesissimo Filippo Ganna (numero 3), al quale i tifosi guardano con tanto entusiasmo pensando al Giro ma soprattutto alla futura avventura olimpica in Giappone. Attenzione poi a Gianni Moscon (5), che dopo le mirabilie mostrate al Tour of the Alps vuole far vedere che non erano state episodiche, anche lui d’altronde ha pensieri a cinque cerchi…

Il principale avversario di Bernal? Probabilmente viene sempre dal Tour of the Alps, è quel Simon Yates (Bikeexchange, numero 181) tante volte protagonista nei grandi giri, ma che non è riuscito ancora a mettere in fila tre settimane perfette. Sarà l’occasione giusta?

Evenepoel Torino 2021
Esordio per Remco Evenepoel, che riparte dopo la caduta del 2020 pensando a Tokyo
Evenepoel Torino 2021
Esordio per Remco Evenepoel, che riparte dopo la caduta del 2020 pensando a Tokyo

Altre squadre si distinguono per aver scelto schemi a più punte, per usare un gergo calcistico: la Deceuninck Quick Step presenta un Joao Almeida (92) 4° lo scorso anno, ma che sembra notevolmente cresciuto e alla sua ombra torna in gara Remco Evenepoel (91, scelta numerica che lo indica come capitano?), alla sua prima uscita dopo lo spaventoso incidente del Lombardia 2020. Vederlo al via è già una gioia per ogni appassionato, difficile chiedergli subito qualcosa, il suo talento è però capace di tutto. Con loro poi c’è un certo Fausto Masnada (97), uscito a palla dal Romandia chiuso al 3° posto e che potrebbe anche essere più di un luogotenente.

Attenti agli spagnoli…

Doppio capitano anche per il Team DSM, con Jai Hindley (191) che vuole cancellare il ricordo della maglia rosa svanita nello scorso ottobre all’ultima tappa e con lui l’esperto Romain Bardet (193), il francese già sul podio del Tour che vuole rilanciarsi. La foto in apertura ritrae proprio lui, che dopo 8 Tour debutterà in Italia. Due spagnoli pronti a tutto alla Bahrain Victorious, Mike Landa (51) e Pello Bilbao (53), se riusciranno a coesistere potrebbero anche far saltare il banco nelle grandi tappe alpine, ma se parliamo di Spagna un occhio di riguardo lo merita Marc Soler (171), i cui risultati al Romandia hanno spinto la Movistar ad affidargli la guida indiscussa della squadra, cosa inconsueta nella storia nel team iberico.

Hindley Giro 2020
Per Jai Hindley l’obiettivo è cancellare la beffa del 2020, facendo leva sull’esperienza
Hindley Giro 2020
Per Jai Hindley l’obiettivo è cancellare la beffa del 2020, facendo leva sull’esperienza

Uno spazio a parte merita la Trek Segafredo: la scelta di Vincenzo Nibali (211, nella foto d’apertura con Ciccone) di schierarsi al via del Giro d’Italia ha entusiasmato i tifosi e costituisce già un record, visto quanto è recente la sua frattura al polso. Il messinese afferma di voler vedere come andrà la prima settimana per capire che ruolo svolgere, la sua presenza è già però un appoggio importante per Giulio Ciccone (213), che con lui e Mollema (216) può legittimamente aspirare a un posto importante in classifica.

Velocisti: qual è il miglior treno?

Capitolo velocisti: manca il Bennett ammazzasette, quindi c’è grande curiosità per capire chi sarà il più forte e soprattutto chi avrà il treno più forte: il tre volte iridato Peter Sagan (71) oppure Elia Viviani (81), finalmente con tutti i “vagoni” al loro posto? L’olandese Dylan Groenewegen (156) oppure il plurivincitore Caleb Ewan (161)? E perché non Giacomo Nizzolo (201) alla ricerca del primo successo al Giro oppure il belga Tim Merlier con ben 3 vittorie nelle prove di contorno della Campagna del Nord?

Come si vede, di carne al fuoco ce n’é tanta. Domani si comincia e arriveranno le prime risposte, le prime righe di un libro tutto da scrivere ma che si leggerà tutto d’un fiato.

Attenzione, al Team DSM le apparenze ingannano…

20.04.2021
3 min
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Perdere in un solo colpo Hirschi, Kelderman e Matthews significa dover riscrivere l’asse portante della squadra e a prima vista il solo arrivo di Romain Bardet (nella foto di apertura) potrebbe sembrare troppo poco per il Team Dsm, ma attenzione perché la scelta dei dirigenti si è rivelata invece azzeccata.

Giro d’Italia 2021, Romain Bardet al debutto nella corsa rosa
Giro d’Italia 2021, Romain Bardet al debutto nella corsa rosa

Colpo Bardet

Il francese arriva al Team Dsm con la chiara intenzione di fare quell’ulteriore salto di qualità necessario da un lato per mettersi in luce nelle classiche e poi per centrare l’obiettivo di un Giro e proprio dall’Italia Romain ha cominciato per la prima volta nella sua carriera.

«Qui c’è un modo diverso di lavorare, tutto molto più organizzato», ha dichiarato dopo i primi giorni di ritiro. Non solo corse a tappe però, perché Bardet potrebbe essere impiegato anche come finalizzatore in alcuni tipi di classiche a lui più congeniali.

A fargli da contraltare nei grandi Giri ci sarà infatti Jai Hindley, la rivelazione dell’ultima corsa rosa, persa solo all’ultimo giorno. Il suo ritorno al Giro non è stato dei più fortunati, ma i numeri ci sono..

Tirreno-Adriatico 2021, Jai Hindley atteso a tante conferme
Tirreno-Adriatico 2021, Jai Hindley atteso a tante conferme

Attesa per Brenner

Il 2021 dovrebbe poi essere l’anno della crescita definitiva per Marco Brenner, tedesco che nelle categorie giovanili ha dimostrato una straordinaria propensione per le corse a tappe come aveva evidenziato al Giro di Lunigiana, conquistando ben 3 tappe su 4. Dopo i primi approcci fra i pro’, è ora di iniziare a mostrare il suo talento. Per le classiche poi ci sono atleti esperti, come Benoot e i fratelli Kragh Andersen, insomma a ben guardare, chi lo ha detto che il Team DSM si è indebolito?

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Thymen ArensmanDeilNed04.12.19992020
Nikias ArndtBuchholzGer18.11.19912013
Romain BardetBrioudeFra09.11.19902012
Tiesj BenootGandBel11.03.19942015
Cees BolZaandamNed27.07.19952019
Marco BrennerBerlinoGer27.08.20022021
Romain CombaudSt.DoulchardFra01.04.19912015
Alberto DaineseAbano TermeIta25.03.19982019
Nico DenzWaldshut Ger15.02.19942016
Mark DonovanPenrithGbr03.04.19992018
Nils EekhoffRijsenhoutNed23.01.19982020
Felix GallNussdorf Aut27.02.19982020
Chad HagaMc KinneyUsa26.08.19882011
Christopher HamiltonBendigoAus18.05.19952017
Jai HindleyPerthAus05.05.19962018
Max KanterCottbusGer22.10.19972018
Asbjorn Kragh AndersenFredericiaDen09.04.19922014
Soren Kragh AndersenMiddelfartDen10.08.19942016
Andreas LeknessundTromsoNor21.05.19992021
Niklas MarklQueidersbachAut03.03.19992021
Joris NieuwenhuisDoetinchemNed11.02.19962017
Casper PedersenCopenaghenDen15.03.19962017
Nicolas RocheConflans (FRA)Irl03.07.19842005
Martin A.SalmonGermersheimGer29.10.19972020
Michael StorerSydneyAus28.02.19972018
Florian StorkBundeGer27.04.19972019
Jasha SutterlinFriburgoGer04.11.19922014
Martijn TusveldUtrechtNed09.09.19932017
Ilan Van WilderJetteBel14.05.20002020
Kevin VermaerkeS.Margarita Usa16.10.20002019

DIRIGENTI

Ivan SpekenbrinkNedGeneral Manager
Rudie KemnaNedDirettore Sportivo
Wilbert BroekhuizenNedDirettore Sportivo
Roy CurversNedDirettore Sportivo
Sebastian DeckertGerDirettore Sportivo
Michiel ElijzenNedDirettore Sportivo
Gerben HeidstraNedDirettore Sportivo
Marc ReefNedDirettore Sportivo
Luke RobertsAusDirettore Sportivo
Albert TimmerNedDirettore Sportivo
Hans TimmermansNedDirettore Sportivo
Philip WestGbrDirettore Sportivo
Ben WiddershovenNedDirettore Sportivo
Matthew WinstonGbrDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Da Cervélo a Scott ed ecco arrivare per Bardet e i suoi compagni le Addict RC, le Foil e non per ultime le Plasma. Bici montate completamente Shimano, con pneumatici Vittoria Corsa.

CONTATTI

TEAM DSM (Ned)

Birnieweg 15, 7418 HH Deventer (NED)

cycling@keep-challenging.com https://team-dsm.com

Facebook: @WeAreTeamDSM

Twitter: @teamdsm

Instagram: weareteamdsm

Hindley ci spiazza: Giro 2020 perso sull’Etna

18.04.2021
4 min
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Lo ritroveremo domattina con il numero attaccato sulla schiena a solcare le strade delle Alpi e riconoscere alcuni dei passaggi che all’ultimo Giro lo videro in rosa. Jai Hindley sembra sereno, con i capelli più lunghi e la risata divertita quando per qualche istante ci troviamo a parlare di Umbertone Di Giuseppe che lo accolse in Abruzzo al suo sbarco in Europa.

«Si lavora per quel Giro d’Italia che mi ha fatto conoscere – ammette – ma qualcuno mi conosceva già. Forse non avrei mai immaginato di arrivare alla partenza dell’ultima crono con la maglia rosa, ma il fatto di essere andato bene in montagna è il risultato di tanti anni di duro lavoro. Per cui, se mi volete chiedere se mi sia stupito di essere venuto fuori a quel livello, vi dico di no!».

Il Giro del 2020 perso nell’ultima crono: un colpo molto duro
Il Giro del 2020 perso nell’ultima crono: un colpo molto duro

Decisivo l’Etna

A dispetto del suo essere esile, il timbro di voce è quasi baritonale e ti rendi conto che tanti ragionamenti li abbia fatti e poi raccontati più e più volte. Piancavallo. Lo Stelvio. Campiglio. Sestriere. Sarà mai possibile che tutto si riduca alle tappe di cui s’è già tanto parlato e non ci sia da qualche parte il rammarico per un giorno che non è andato come se l’aspettava?

«Il giorno dell’Etna – dice e ci spiazza – quando ho perso quasi un minuto rispetto al mio compagno Kelderman. Magari se fossimo arrivati insieme, sarebbe stato un altro Giro. Ma non ho rimpianti, l’ho giocato al meglio che pensavo e facendo quel che mi è stato chiesto».

Jay Hindley, 2015, Aran Cucine
Jay Hindley nel 2015, quando correva in Abruzzo con la Aran Cucine
Jay Hindley, 2015, Aran Cucine
Hindley nel 2015, quando correva con la Aran Cucine

Inverno in Europa

L’inverno non è passato come al solito e anche in questo il Covid ci ha messo lo zampino. Niente caldo australiano a gennaio, bensì un inverno europeo come quello dei compagni.

«Non sono tornato in Australia a gennaio – ammette – dove di solito posso allenarmi a tutto gas. Sono restato in Olanda e quando faceva troppo freddo siamo andati in Spagna. Lo stacco invernale comunque è stato più lungo, perché di fatto ho finito di correre alla fine di ottobre. E poi quando ho ripreso, è stato subito chiaro che avrei dovuto lavorare per il Giro. Detto questo, non so dire se sarò uno dei favoriti, ma l’esperienza del 2020 sarà una buona base di partenza. Avremo una buona squadra, con Bardet che sarà un bel riferimento. E semmai mi scoccia aver dovuto abbandonare il Catalunya perché sono stato male. Il Tour of the Alps servirà a mettere nelle gambe i chilometri che mancano. Proverò a testare la mia forma, si andrà forte. Andiamo a divertirci. Il risultato non conta, la testa è sul Giro».

La terza settimana

L’Italia gli piace, Hindley ammette di avere un vero debole. Correre qui gli ha dato la sua vera dimensione di corridore, sin da quando si ritrovò a lottare per la maglia rosa al Giro d’Italia U23 del 2017, cercando con il compagno Lucas Hamilton, con lui al prossimo Giro, di sconfiggere l’imbattibile Sivakov di quegli anni.

«L’Italia – dice – mi ha aperto gli occhi su me stesso, non tanto per i risultati quanto per il coraggio di spingermi oltre il limite. Magari il Giro del 2020 non fa testo, è stato strano per tutti. Nessuno si sarebbe aspettato quel podio, nessuno avrebbe pensato a una corsa così selvaggia. Deve essere stato molto bello da vedere, molto duro però da correre. Quest’anno potrebbe essere lo stesso, ma mi auguro che si possa avere una gestione diversa delle tre settimane. L’anno scorso si è deciso tutto nella seconda, ma di regola il Giro si decide nella terza, sulle grandi montagne. E se penso che anche quest’anno ci sarà una cronometro come ultima tappa… ».

Prove di crono alla Parigi-Nizza: il Giro si concluderà ancora con una crono
Prove di crono alla Parigi-Nizza: il Giro si concluderà ancora con una crono

E Remco come sta?

Non lo ammette, ma aver perso la maglia rosa in quell’ultimo giorno a Milano gli fa abbassare lo sguardo e cambiare il discorso.

«Secondo voi – mettendosi nei panni dell’intervistatore – cosa ci dobbiamo aspettare da Evenepoel? Io non avrei mai scelto di debuttare in un grande Giro, anche se il suo incidente è stato davvero brutto. Gli auguro tutto il meglio, perché è un grande atleta».

Il bello del ciclismo è che ogni anno si riazzera la memoria e si ricreano nuove storie. La sua riprenderà da domani sulle montagne fra l’Austria e l’Italia, in attesa di riprendere in mano quel filo rosa strappato nel 2020 all’ultimo tiro.

La storia di Jai Hindley, ragazzino all’antica

19.02.2021
6 min
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Il ragazzino Jai Hindley, che al Giro ha picchiato come un fabbro, ha concluso presto la sua permanenza in Australia e si è trasferito in Europa rinunciando al ritorno a casa per Natale. Debutto previsto alla Parigi-Nizza. Inutile dire che questa volta non si tratta del ritorno di un giovane promettente, ma del giovane promettente che ha perso il Giro d’Italia nella crono di Milano, cedendo per appena 39 secondi. Le attese saranno superiori e con le attese aumenterà anche la pressione. A ben vedere il gioco comincia adesso e si capirà se le meraviglie dello scorso anno poggiavano su solide fondamenta o se si sia trattato di exploit dovuti a vari fattori ambientali.

Al ritiro di dicembre del Team DSM, nato sulla base del Team Sunweb
Al ritiro di dicembre del Team DSM, nato sulla base del Team Sunweb

Zero pressione

La sua fortuna è che certe pressioni inizieranno semmai qui da noi, dato che a Perth dove vive, la risonanza del Giro è stata abbastanza esigua.

«L’unico segnale per pensare che qualcuno nei media australiani fosse interessato al Giro – ha raccontato suo padre Gordon a Ride Media – c’è stato quando abbiamo ricevuto una telefonata dalla Abc appena prima dell’ultima tappa. Hanno chiesto se potevano fare un servizio e una chiacchierata su Jai, su quali fossero i suoi risultati e da dove venisse. Invece il giornale di qui, il West Australian, non ci ha nemmeno contattato per chiedere qualcosa su di lui. Poi, quando mi hanno effettivamente chiamato, il loro giornalista mi ha chiesto se potevo aiutarlo perché lui non sapeva davvero niente di ciclismo».

L’anno del rugby

Gordon Hindley non è australiano, ma arrivò laggiù da Manchester nel 1989. A dirla tutta, il vero appassionato di ciclismo è sempre stato lui, con un passato da corridore. Fu lui a mettere in bici il piccolo Jai portandolo in pista e fu lui a rischiare l’infarto quando per un anno suo figlio mise via la bici e decise di dedicarsi al rugby. Non ne aveva la stazza, ma fu giusta l’intuizione di sua madre Robyn di lasciargli provare qualcosa di diverso per mettere alla prova la passione per il ciclismo. Infatti, dopo aver apprezzato il cameratismo fra rugbisti, il piccolo Hindley riprese la bici.

Rosa effimera

Jai Hindley ha indossato la maglia rosa per appena 15,7 chilometri: quelli dell’ultima crono. Infatti l’ha conquistata a Sestriere, nel giorno in cui l’ha persa il compagno Kelderman. Sulla gestione del Giro da parte del Team Sunweb si potrebbe parlare a lungo. Probabilmente l’australiano avrebbe potuto prendere vantaggio sin dal giorno ai Laghi di Cancano, magari provando anche a staccare Tao Geoghegan Hart.

Sul divano

«Fisicamente – ha raccontato a Cyclingnews – mi sentivo ancora abbastanza bene nell’ultima settimana, fino a Sestriere. Penso che a travolgermi sia stato più che altro più il lato mentale. E’ qualcosa che non avevo mai passato, davvero. Mi ha colpito come una tonnellata di mattoni in quell’ultima settimana. E quando sono tornato a casa a Girona, è stato semplicemente bello sedermi sul divano e sprofondare senza dover fare nulla. Ma ora penso che sia importante fare un passo indietro, non lasciarsi risucchiare troppo e godersi davvero il momento. Sembra un cliché, ma non capita tutti i giorni di indossare la maglia rosa, anche se solo per 15 chilometri. E’ stato un momento che mi ha cambiato la vita».

A Sestriere Kelderman perde la maglia e Hindley, che lo consola, la conquista
Prende la rosa a Sestriere dalle spalle di Kelderman

Pista a 7 anni

Crescendo con un padre come il suo, è inevitabile che per tutta la vita abbia inseguito quello che il Giro d’Italia del 2020 gli ha messo nel piatto. Essere al centro delle operazioni. Lottare con i migliori sulle salite. Fronteggiare le interviste. E anche sostenere gli sguardi di chi non lo conosceva, se lo è ritrovato fra i piedi e poi lo ha visto vincere ai Laghi di Cancano, pensandolo uscito dal nulla. Senza immaginare che la sua strada fosse iniziata davvero da tanto lontano.

«Lo abbiamo portato al velodromo di Midland quando aveva sette anni – racconta ancora suo padre – dove avevano costruito un programma per lo sviluppo dei bambini in pista, che all’epoca era gestito da un allenatore chiamato Rick Lee. Quando poi lui è partito per andare a lavorare in America, io sono diventato un allenatore accreditato, passando per il sistema di coaching australiano. In cuor mio sapevo che avrebbe perso il Giro nella crono, ma concedere solo 39 secondi a Geoghegan Hart, che è più grande e potente di lui, è stato un bel risultato. Sono anche sicuro che con il tempo Jai migliorerà nelle crono, ha cominciato a farlo ogni anno da quando è arrivato in questa squadra».

Maglia rosa presa a Sestriere e indossata da Hindley soltanto nei 15,7 chilometri dell’ultima crono
I ragazzino in rosa sul podio di Sestriere

All’antica

Sarà questo miscuglio di vecchio stile inglese e gli insegnamenti appresi in Italia con Umbertone che hanno dato a Hindley un approccio con le corse forse all’antica, che però gli ha permesso di giocarsi il Giro a testa alta.

«Non è vero che sono uscito dagli U23 e ho iniziato a vincere immediatamente – dice – sono cresciuto di qualche passo ogni anno. Nel 2018 ho lavorato sodo e senza riflettori. Nel 2019 sono venuti i primi piazzamenti. Penso che la nostra squadra sia davvero brava a far maturare anche i ragazzi che non vincono tutto al loro primo anno da professionisti. Quando corro non voglio conoscere la potenza o il battito cardiaco. Se guardi in basso e vedi che stai già facendo numeri altissimi, quando qualcuno attacca pensi di non avere margine per seguirlo. Personalmente, preferisco correre vecchio stile e andare avanti con le sensazioni».

Bissoli: «Un bel voto ai miei ragazzi»

29.10.2020
3 min
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Per la Autozai Contri Cycling Team il 2020 si può archiviare con segno positivo. Il suo direttore sportivo Mauro Bissoli assegna un bel voto ai suoi ragazzi.

Quello veneto è un sodalizio storico, nel quale passò anche Davide Rebellin. La loro sede è nella Valle d’Illasi, uno scorcio di terra dolce coltivata a vigneti tra la pianura veronese e i Monti Lessini, che sono la loro palestra ideale. Sia per i percorsi, che per la scarsità di traffico.

Team super giovane

«Se penso che su dieci corridori otto erano di primo anno – dice il tecnico veneto – non posso che essere soddisfatto. Alcuni di loro non avevano corso molto da allievi. Era importante che potessero fare più attività, ma con le imposizioni sul numero massimo dei corridori da schierare va da sé che spesso ci si è dovuto orientare su coloro che andavano più forte. Mentre quei ragazzi magari avevano necessità di fare esperienza».

Marco Palomba, ha vinto a Cappella Magggiore (Vr)
Marco Palomba, ha vinto a Cappella Magggiore (Vr)

Tra i corridori di Bissoli spicca Marco Palomba. Lui ha vinto a Cappella Maggiore e ha colto il secondo posto nel campionato regionale veneto. Bravo anche Samuele Disconzi.

Secondo Bissoli, la categoria juniores è un limbo delicato: tra gli allievi che sono giovani e gli U23 che sono ormai dei professionisti. Da una parte gli si chiede di tutelarli e farli crescere, dall’altra di prepararli e valorizzarli: «Noi cerchiamo sempre quel sottile equilibrio».

Rosa più ampia

Come il suo collega Centomo, anche per Bissoli e la sua squadra in vista del prossimo anno si è fatto un sacrifico. Si passerà da 10 a 12 corridori. 

«Abbiamo definito gli sponsor giusto la scorsa settimana e grazie al presidente Enrico Mantovanelli siamo riusciti a confermare questi nostri “amici” più che sponsor. Avremo 5 conferme e 7 primo anno. E dire che volevamo ridurre ad otto la rosa visto il periodo di incertezza economica. Però volevamo anche aiutare i ragazzi, in quanto molte squadre spariranno. Mi dispiace che non tutti avranno la possibilità di correre in bici».

Sistema italiano o mondiale?

Il discorso sui giovani e sullo stato del ciclismo italiano in particolare s’intensifica. E Bissoli fa un’analisi molto interessante.

«Rispetto a dieci anni fa ci sono meno gare. Prima solo in Veneto ogni domenica ne avevamo 4 o 5. Adesso quel numero se va bene c’è in tutta Italia. Il livello delle corse aumenta e così le spese per le società.

Un team affiatato, divertimento e serietà si alternano
Un team affiatato, divertimento e serietà si alternano

«Credo che tra allievi e junior ci sia un imbuto enorme. Quando poi sento che i ragazzi tra gli junior sono sfruttati dico che non è vero. Oggi tutti vanno a scuola, tutti escono alle 14 e le ore di sole sono le stesse. Questo in Italia. Per attrarre i ragazzi gli abbiamo fatto credere che il ciclismo non era troppo faticoso, abbiamo ridotto i chilometraggi e passato il messaggio che non c’è bisogno sin da subito di una “vita da atleta”, fatte le dovute proporzioni sia chiaro. Mentre nel mondo si va nella direzione opposta. Pensiamo ad Hindley che a 17-18 anni ha lasciato l’Australia per fare il corridore. I nostri ragazzi finiscono la scuola a 19 anni, all’estero lo fanno un anno prima. Un anno molto importante. Senza contare che in molti altri Stati è la scuola che ti indirizza allo sport che ti è più congeniale».

Il ruolo dei media

«La precocità dei campioni – conclude Bissoli – non si riscontra solo nel ciclismo. Questo lo pensiamo noi. E’ così in tutti gli sport. Inoltre con tutto il rispetto dei Coppi e Bartali, spesso si sente ancora parlare di loro. Per un adolescente come può essere interessante quel mondo così lontano? Meglio far vedere la corsa del giorno prima piuttosto. Qualche problema deve esserci se mai come in questo periodo storico abbiamo tanti amatori e pochi giovani. Il ciclismo è la quarta scelta dopo calcio, rugby, basket… Nel calcio hanno messo le telecamere negli spogliatoi, noi non possiamo metterne una sui bus, piuttosto che sentire chiacchiere inutili e staccate dalla realtà?».