Terzo a Stradella, perché alla fine l’ha passato anche Consonni, Nicholas Roche, figlio di Stephen e cugino di Daniel Martin, ha ormai più di un capello bianco ed essendo professionista dal 2005 ne ha anche il diritto. Avete idea di quanti pensieri, fatiche e situazioni si vivono in così tanto tempo? L’altro giorno lo avevamo chiamato in causa per il modo di correre furibondo di questi ultimi anni e per il problema della sicurezza che non dipende solo dai percorsi.
Oggi invece la curiosità verte sul suo strumento di lavoro, la bicicletta (nella foto di apertura al Tour of the Alps). Perché quando in carriera ne hai cambiate così tante, diventi una sorta di tester molto attendibile. E se da una parte è vero che se chiedete a qualsiasi corridore un’opinione sulla propria bici, vi risponderà (ogni anno allo stesso modo) che è la migliore di sempre, leggendo fra le righe è possibile cogliere le sfumature. Perciò, dato che dal 2014 Nico ha pedalato su Specialized, Pinarello, Bmc, Cervélo e ora Scott, ci siamo fatti raccontare qualcosa di più sull’ultima arrivata in casa Team Dsm. Partendo dalla discesa del Giau che, a detta di mezzo gruppo, col gelo e l’acqua ha messo a dura prova i freni di tutti i team.
«Ma per fortuna noi – dice – non abbiamo avuto problemi importanti. Abbiamo frenato tantissimo, ma sempre in sicurezza. Ho sentito i compagni e anche amici di altre squadre. Qualcuno è arrivato al limite».
Quando si cambia la bici, si chiedono informazioni agli amici oppure si prende a scatola chiusa?
Avevo chiesto a Matthews e Trentin, che abitano vicini a Monaco. Non avevo mai corso prima con Scott, ma quando entrambi mi hanno detto che è un’ottima bici per aerodinamica e rigidità, ci sono salito sopra più tranquillo. E devo dire che ho anche trovato subito la posizione.
Aerodinamica e rigida?
L’anteriore non lo smuovi, è molto preciso. Quando vai full gas con le ruote alte, diventa molto rigida e difficile da guidare. Devi trovare il giusto compromesso, scegliendo le ruote giuste. E devi saperla guidare. Io ad esempio la discesa del Giau l’ho fatta piano, a rischio zero, perché non avevo fretta di arrivare a Cortina. Mi sono fermato in cima, avevo finito il mio lavoro. Mi sono cambiato la maglia. Per me un Giro ben riuscito è un Giro che arriva a Milano. Non sono come i velocisti che vincono una tappa e vanno via. Ma se avessi dovuto fare la discesa del Giau con le ruote alte e a tutto gas, sarebbe stata un bell’impegno. Bardet per questo mi ha preso in giro.
Per cosa?
Perché secondo Strava ha fatto il record della discesa e mi ha dato 2 minuti. Lui ha usato delle ruote Shimano per me fantastiche da 650. Una mezza misura fra l’alto e il medio profilo. Io ero innamorato delle 650 senza dischi, ma ora che le hanno aggiornate, devo dire che sono davvero il top. Ma in squadra ne abbiamo soltanto due paia e le ha solo lui: per la bici da gara e su quella di scorta.
Il carro posteriore è breve e molto reattivo Avantreno rigidissimo: cruciale la scelta delle ruote giuste Roche ha riscoperto l’amore per i tubolari Vittoria, discese a rischio zero
Il carro posteriore è breve e molto reattivo Avantreno rigidissimo: cruciale la scelta delle ruote giuste Roche ha riscoperto l’amore per i tubolari Vittoria, discese a rischio zero
Con quali gomme state correndo?
Ho riscoperto i tubolari Vittoria. Devo ammettere che negli anni alla Cofidis non li amavo, invece dal 2017 con la Bmc, da quando hanno cambiato tanto anche in azienda, sono diventati un’altra cosa. Un altro mondo rispetto a 12 anni fa.
Hai mai fatto una volata con la Addict?
Sì ed è vero che è una bici che sa fare tutto. Non ho sprintato per vincere, ma al Tour of the Alps ho vinto lo sprint del gruppo a Naturno, alle spalle della fuga. Ha una buona velocità. L’anno scorso avevamo la bici per gli scalatori e la bici per quelli più veloci. In questa devo dire che convivono entrambe le anime e va bene anche per un corridore come me che pesa 70 chili e non 58 come gli scalatori.
Quando hai usato per la prima volta i freni a disco?
L’anno scorso con la R5. C’è stato un periodo di adattamento, poi si ricomincia a spingere e sposti più avanti il limite. Ci hanno venduto i freni a disco parlando della sicurezza, omettendo di dire che grazie ai dischi, ai telai sempre più aerodinamici e alle ruote velocissime, ci si spinge ancora più vicini al limite. Le discese sono pazzesche. In pianura si vola. Negli ultimi due o tre anni, c’è stato un salto di qualità pazzesco…
Per il resto della storia, tornate indietro di qualche pagina. Il tema merita un’attenta rilettura…