Una volta il Monte Zoncolan, arrivo della tappa con partenza da Cittadella, avrebbe fatto davvero paura, come la facevano le salite con punte di pendenza superiori al 20%. Le cose però sono un po’ cambiate, vuoi per l’evoluzione della tecnica (ossia i rapporti da utilizzare), vuoi anche per il diverso modo di interpretare i grandi Giri, vuoi soprattutto per il semplice trascorrere del tempo, come spiega Gilberto Simoni, due volte vincitore del Giro d’Italia
Il trentino è testimone di questo profondo cambiamento in atto: «Il fatto è che le pendenze più aspre non fanno più paura come ai miei tempi…».
Perché?
L’evoluzione tecnica è pesata molto: già quando correvo io iniziò a diffondersi la tripla, ma non era molto amata dai corridori. Il cambio vero c’è stato con l’avvento delle Compact e delle 12 velocità. Fino al 2005 si saliva sullo Zoncolan con 9 rapporti, mettevi davanti il 39 e dietro dal 25 in su. Ogni dente poteva risultare determinante, oggi sicuramente è un po’ più facile il lavoro dei corridori.
Questo influisce psicologicamente nell’affrontare una salita simile al Giro d’Italia?
Sicuramente, puoi scegliere dal 32 al 39 davanti e anche dietro le possibilità sono molte, soprattutto per prendere il tuo passo e faticare di meno. Ricordo che quando salivamo e la benzina finiva, non riuscivi più a procedere di agilità e iniziavi a zigzagare. Erano però momenti di grande fascino, cercavi di supplire con lo stato d’animo alle forze che mancavano, mettevi tutto te stesso.
Oggi non è così?
La fatica è sempre fatica, questo è chiaro, è uguale per tutti, solo che salite del genere influiscono meno. All’arrivo penso che vedremo una decina di corridori con distacchi inferiori al minuto, questo fa capire che non siamo più di fronte a salite decisive come prima. Una salita così dura farebbe più male in mezzo alla tappa, se qualcuno decide di attaccare e di rendere la frazione selettiva ancor prima della salita finale. Si rischia di andare fuori soglia e quando avviene a grande distanza dal traguardo accumuli minuti.
In una tappa simile è questione solo di gambe o anche di strategia?
La strategia conta tantissimo, diciamo anzi che ormai corse del genere sono affrontate ragionandoci sopra con ampio anticipo, non si agisce più d’istinto. Di una cosa però sono sicuro: lo spettacolo non mancherà, una tappa simile è sempre incerta e affascinante, dal difficilissimo pronostico.