Prossima fermata il Tour. Enrico Gasparotto è appena rientrato da una settimana di vacanze in Grecia con sua moglie Anna, anche se gli ultimi tre giorni non sono stati come se li aspettava. La morte di Gino Mader lo ha colpito molto da vicino. I due erano molto uniti. Avevano diviso la stanza alla Vuelta del 2020, erano stati compagni di nazionale agli europei di Trento e lo svizzero è stato uno dei pochi corridori ospiti per cena a casa del friulano. Aver vissuto la tragedia a così tanti chilometri e assieme a sua moglie gli ha permesso di metabolizzarla meglio: se fosse stato anche lui in Svizzera, probabilmente ora non avrebbe neppure la forza di parlarne. L’obiettivo del discorso è tuttavia il Tour, in cui Enrico debutterà sull’ammiraglia, al pari di Hindley che ci metterà per la prima volta le ruote.
Gasparotto, qui con Jungels, è il tecnico che nel 2022 ha vinto il Giro con HindleyGasparotto, qui con Jungels, è il tecnico che nel 2022 ha vinto il Giro con Hindley
Che tipo di sensazioni hai su Hindley e il suo avvicinamento al Tour?
La formazione ufficiale la stanno decidendo in queste ore, non è ancora tutto deciso. Di certo andiamo sia con uno sprinter sia con Jai Hindley, che ovviamente avrà ambizioni di classifica. Ha puntato tutto sul Tour, ha avuto un avvicinamento in costante crescita, simile a quello del Giro 2022. La programmazione è stata abbastanza soft a inizio anno, per andare poi in crescendo. Tra gare, ritiri in altura e ancora gare, credo che le performance al Delfinato abbiano dato dei segnali positivi (in apertura, l’australiano terzo sul traguardo della Croix de Fer, ndr).
Obiettivo podio?
Siamo tutti realistici e lui anche più di noi. Vingegaard e Pogacar probabilmente sono di un altro livello, però credo che dietro di loro ci sia una bella lotta alla pari per quello che resta. Quindi bisogna inserirsi e credo che questo sia l’obiettivo primario per Jai.
Higuita, altro uomo per il Tour, è passato per il Giro di Svizzera (qui con Fabbro)Higuita, altro uomo per il Tour, è passato per il Giro di Svizzera (qui con Fabbro)
La Groupama lascia a casa Demare per puntare al podio, voi portate il velocista. Chi ha ragione?
L’esperienza del Giro 2022 è abbastanza significativa, no? Kamna ha vinto la quarta tappa sull’Etna e ha portato molta tranquillità e serenità all’ambiente. Quest’anno siamo partiti al Giro per far classifica con Vlasov e Kamna, quindi concentrandoci solo su quello. Vedendo però che al Tour ci sono potenzialmente otto sprint, è normale che l’idea sia stata quella di dividere la squadra in due. Non sta a noi fare la corsa in montagna, perché si è visto dallo scorso anno che se ne fanno carico la Jumbo e la UAE. Se hai le forze per stare con loro il più a lungo possibile, riesci ad arrivare al podio. Detto questo e volendo dare un supporto al velocista, porteremo 2-3 uomini in più, che gli siano d’aiuto nei finali affollati.
Corridori che all’occorrenza lavoreranno anche per Hindley?
Certo. Possono aiutare Jai, a lui non togliamo niente. L’anno scorso abbiamo fatto la stessa cosa, portando Sam Bennett, con Vlasov che alla fine ha chiuso al quintoposto.
Hindley arriva al Tour dopo due blocchi di corse e altura: un percorso simile a quello del Giro 2022Hindley arriva al Tour dopo due blocchi di corse e altura: un percorso simile a quello del Giro 2022
Il Tour si presta a invenzioni tattiche di qualche tipo?
Parto per la Francia completamente inesperto, perché da corridore il Tour l’ho fatto una sola volta e da direttore mai. Le dinamiche non sono quelle del Giro, quindi anche per me è un’esperienza nuova. Era lo stesso lo scorso anno al Giro come direttore, però se non altro il Giro lo avevo corso 10 volte da corridore. In Francia non sarò il tecnico responsabile, andrò in appoggio. Il Tour di quest’anno parte subito cattivo, già dopo 5 giorni potrebbero essere tutti al loro posto e questo toglie l’inventiva. Se prendi una randellata in avvio, poi è difficile inventarsi qualcosa.
Perché? Non si può studiare il percorso e provare?
Pogacar e Vingegaard hanno dimostrato sul campo quanto sono forti, perciò c’è in tutti la voglia di capire a che punto siano rispetto a loro. E questo frena gli slanci, diciamo così. I sopralluoghi li hanno fatti gli altri direttori. Dopo il Giro dei Paesi Baschi, sono rimasti a fare ricognizioni con tanto di video e prova percorso. Poi i ragazzi sono andati in ritiro a Tignes e sono ancora in altura, approfittando della vicinanza delle tappe alpine. Le hanno fatte in bici prima e dopo il Delfinato. Gli scalatori torneranno giovedì dall’altura, invece con gli sprinter abbiamo fatto un ritiro a parte.
Al Delfinato, Hindley ha corso finché ha potuto al pari di Vingegaard e Yates, chiudendo quartoAl Delfinato, Hindley ha corso finché ha potuto al pari di Vingegaard e Yates, chiudendo quarto
Eppure, dopo la tappa di Torino 2022, tutti si aspettano da te l’invenzione. E’ una pressione che avverti?
Me la sono sentita al Giro, perché già prima della tappa di Bergamo mi venivano fatte più domande del solito. E’ anche vero che certe cose puoi farle nel momento in cui hai la possibilità e gli uomini giusti. Durante le mie ricognizioni, ho sempre sognato che la tappa di Forno di Zoldo fosse l’ideale per fare un gran danno e vedendo come è andata, me ne sono convinto anche di più. Ma noi non avevamo già più Vlasov e Kamna era in fase calante. Al Tour non so cosa si potrà fare. Bisognerà vivere alla giornata e sperare di avere gli uomini in condizione…
Guillen, organizzatore della Vuelta, si sbilancia in un ardito paragone: la Vuelta meglio del Giro. Cosa c'è dietro la sua affermazione? Andiamo a vedere
Parlando con Paolo Artuso dei tanti e ottimi corridori che ci sono nelle sua fila, la Bora Hansgrohe era stata definita una “all star”, una squadra composta da “tutte stelle”. Sono in effetti molti i corridori importanti nel team tedesco, specie quelli per le corse a tappe.
Gasparotto (qui con Benedetti) corridore fino al 2020, è un direttore sportivo della Bora-Hansgrohe dalla passata stagioneGasparotto (qui con Benedetti) corridore fino al 2020, è un direttore sportivo della Bora-Hansgrohe dalla passata stagione
Enrico Gasparotto, direttore sportivo della Bora, ci dice chi sono queste “star” e come pensano di recuperarle al meglio. Non tutte infatti hanno brillato nella passata stagione.
«Partiamodal concetto che le corse a tappe sono un’ambizione della nostra squadra dal 2022 – dice Gasparotto – da quando è andato via Sagan. Ci dirigiamo verso i grandi Giri soprattutto. Lo scorso anno doveva essere il primo approccio e tutto è andato oltre ogni più rosea aspettativa… nel vero senso della parola, visto che abbiamo vinto il Giro d’Italia».
Jai Hindley, maglia rosa del Giro 2022, punterà al Tour de FranceJai Hindley, maglia rosa del Giro 2022, punterà al Tour de France
«Jai ha ottenuto un grande risultato e si è confermato alla Vuelta con la sua top 10. Di fatto è l’unico dei nostri che è salito sul podio di un grande Giro, e ci sta che abbia l’aspirazione di andare al Tour».
E qui Gasparotto spiega con chiarezza le volontà di Hindley tra Giro e Tour.
«Inizialmente Jai voleva fare il Giro, voleva difendere il titolo. Ma in Bora abbiamo una comunicazione semplice e genuina. Hindley ha visto che al Tour hanno prediletto le montagne e ha spostato le sue attenzioni in Francia.
«Sappiamo che sarà difficile e che il Tour negli ultimi anni è stato un monopolio di UAE Emirates, Ineos Grenadiers e Jumbo-Visma, ma era arrivato il momento di misurarsi nel gran tour più importante. E’ la prima volta e ci andremo con il massimo rispetto».
Vlasov essendo bravo a crono ha scelto di puntare al GiroVlasov essendo bravo a crono ha scelto di puntare al Giro
Vlasov al Giro
«Io passerei a Vlasov – prosegue Gasparotto – Alexander riparte dal quarto posto del Giro 2021 e dal quinto del Tour 2022. Un quinto posto catturato nonostante una caduta in un momento cruciale della corsa. Ha mostrato caparbietà e grande costanza. E’ sempre stato davanti. A parte una tappa (la seconda in volata in Danimarca, ndr) non è mai andato oltre il 31° posto. E siamo felici di questo rendimento perché ha ottenuto quel piazzamento pur senza sviluppare i suoi watt migliori. Non era al top».
«Vlasov a crono si difende bene. Non è all’altezza di Remco o Roglic, ma va. Lui ha fatto il ragionamento opposto a quello di Jai. Punta al Giro pensando ad un podio. In generale la differenza così netta fra i percorsi di Giro e Tour hanno facilitato le scelte dei ragazzi e aiutato noi direttori, che li ascoltiamo e cerchiamo di accontentarli».
«Alex è un ragazzo semplice, concreto. E’ già concentrato sul Giro. Sa che già abbiamo visionato delle tappe e segue questo percorso. Se non ci saranno intoppi la corsa rosa diventa davvero interessante per lui… E poi potrebbe avere il numero uno!».
Emanuel Buchmann (classe 1992) vuole una stagione ad alto livelloEmanuel Buchmann (classe 1992) vuole una stagione ad alto livello
Rilancio Buchmann
Scorrendo la lista delle star ecco Emanuel Buchmann.Il tedesco, scalatore, vanta un quarto posto al Tour 2019 e da lì vuol ripartire.
«Lui ci ha detto di voler fare il Tour, sempre per il discorso delle crono, dove non è super. Arriva da stagioni in cui il suo rendimento è stato più basso dei suoi livelli a causa di cadute e malattie, ma quel settimo posto all’ultimo Giro è stato un bagliore».
Il suo 2022 è stato a doppia velocità. Bene nella prima parte, molto meno nella seconda.
«Però – va avanti Gasparotto – adesso è entusiasta e non era giusto gettare quanto di buono fatto nella prima parte. Riprenderà a correre a Majorca.
«E’ importante farlo correre? Io dico che è importante farlo correre bene. Oggi tutto è super professionale, tutti sono al top. Più che spronarli i corridori devi quasi fermarli. Quindi la differenza può farla la felicità. I ragazzi devono essere contenti di quel che fanno, ci devono credere. E se per caso non si sono allenati per una malattia è inutile mandarli a correre per raccogliere dei feedback negativi.In tal senso mi è piaciuta una massima di Gianluca Vialli di questi giorni: “Nessuno perde. O vince o impara”».
Parigi-Nizza 2021, Schachmann si complimenta con Roglic. Il tedesco è stato secondo per due anni consecutiviParigi-Nizza 2021, Schachmann si complimenta con Roglic. Il tedesco è stato secondo per due anni consecutivi
Schachman già in pista
La star successiva è Maximilian Schachman. Il tedesco arriva da un anno non altezza della sua classe.
«E infatti – spiega Enrico – ha chiuso in anticipo la stagione 2022 per recuperare meglio. Lui è in Australia. Il team si aspetta molto nelle corse di una settimana e nelle gare di un giorno, tanto più che per i grandi Giri siamo ben coperti.
«Il suo obiettivo 2023 si chiama continuità di rendimento. Per esempio allo Svizzera ha ottenuto un decimo posto pur non stando bene. Max ha un motore talmente grosso che deve avere questa continuità ad alto livello. Artuso ci sta lavorando. Per lui Parigi-Nizza e Ardenne sono i primi obiettivi».
Sergio Higuita (classe 1997) ha mostrato grandi doti nelle corse a tappe di una settimana. Qui leader, provvisorio, all’ultimo Giro di PoloniaHiguita (classe 1997) ha mostrato grandi doti nelle corse a tappe di una settimana. Qui leader, provvisorio, all’ultimo Giro di Polonia
Higuita: corse più brevi
«Sergio è in Colombia… al caldo! Per lui pensiamo alle corse di una settimana più che ai grandi Giri. Nel 2022 ha vinto il Catalunya, è andato forte allo Svizzera… Ma per me può essere competitivo anche nelle grandi corse di un giorno. Poteva già cogliere il primo podio in un monumento se al Lombardia non avesse preso il Civiglio troppo indietro».
«Higuita potrebbe essere di supporto ad Hindley al Tour. Però non dimentichiamo che è giovane e può migliorare ancora».
Kamna lo scorso anno ha mostrato grande tenuta anche nelle tre settimane. Eccolo con Hindley e Carapaz sulla MarmoladaKamna lo scorso anno ha mostrato grande tenuta anche nelle tre settimane. Eccolo con Hindley e Carapaz sulla Marmolada
Kamna e la classifica
Lennard Kamna è forse la sorpresa maggiore. Talento indiscusso, lo scorso anno è rifiorito.
«Visto che Lennard si difende bene a crono, è campione nazionale, pensa ai 71 chilometri contro il tempo del Giro. Ha l’ambizione di provare a fare classifica ed è giusto accontentarlo. Per me può essere un outsider.
«Deve maturare e avrà un approccio diverso dal correre con la fantasia e la libertà come ha fatto quest’anno. Sarà alla prima esperienza per capire se potrà puntare alle classifiche. Il suo avvicinamento prevede due corse a tappe, Valenciana e Tirreno. Da lì capiremo come impostare il Giro».
Aleotti ha vinto il Sibiou Tour per due anni consecutivi. E’ arrivato il momento di fare uno step almeno nelle corse di un giorno Aleotti ha vinto il Sibiou Tour per due anni consecutivi. E’ arrivato il momento di fare uno step almeno nelle corse di un giorno
E Aleotti?
Delle stelle della Bora fa parte anche Giovanni Aleotti. Una delle speranze del nostro ciclismo.
«Giovanni è in Australia – dice “Gaspa” – abbiamo deciso di partire più forte perché rendesse subito bene. Poi anche per lui ci sarà il Giro. Si prevede una stagione dispendiosa tanto più dopo un inverno concentrato per essere subito pronto. Sacrificherà le Ardenne. Volevamo che arrivasse bene al Giro. Lo scorso anno ha avuto troppi intoppi».
Aleotti è quindi già concentrato sul Giro e secondo Gasparotto potrà essere una pedina fondamentale per Vlasov.
«Per Giovanni vale un po’ il discorso fatto per Kamna. O uno nasce come Hindley, che è subito performante, oppure ci arriva per step. Ma io credo che crescere per step sia la cosa migliore. E lo dico sulla mia pelle da corridore che ha vinto subito. In questo modo quando arriveranno le difficoltà saprà come affrontarle.
«Se mi chiedete, nel lungo termine, se Giovanni potrà essere da grandi Giri vi rispondo che non lo so. Se mi chiedete cosa potrà fare nel breve termine, vi dico che può essere competitivo nelle corse di un giorno. Specie quelle nella seconda parte di stagione, come Plouay o il Canada, dove ha mostrato di andare forte».
Bob Jungels (classe 1992), arrivato questo inverno alla Bora Hansgrohe, fa parte a pieno titolo delle star (foto Instagram)Jungels (classe 1992), arrivato questo inverno alla Bora Hansgrohe, fa parte a pieno titolo delle star (foto Instagram)
Jungels in appoggio
Gasparotto ci fa notare che all’appello manca Bob Jungels. In teoria ci sarebbero anche Patrick Konrad e Sam Bennett, ma loro hanno fatto più una svolta verso il gregariato.
«Bob, altro corridore super solido – dice Enrico – ritrovare la costanza è un suo obiettivo. Il fatto che sia tornato a vincere al Tour e che sia uscito di poco dalla top 10 significa che è di nuovo ai suoi livelli.
«La sua stagione sarà divisa in due parti principali: Parigi-Nizza e classiche del Nord e poi Tour de France. Alla Parigi-Nizza, potrà fare bene sia per la classifica che per aiutare, specie in ottica cronosquadre. Nelle classiche potrà essere competitivo in alcune di quelle sul pavé e in quelle delle Ardenne. Non dimentichiamo che è stato anche nella Quick Step e sa come lottare per quegli obiettivi.
«Riguardo al Tour invece vorrà esserci per dare supporto. E non per la classifica. E’ stata una sua scelta. Parole sue: “Se tengo duro faccio 9°-10° e non mi posso muovere. Così invece potrò aiutare e magari cercare una vittoria di tappa».
Neanche il tempo di metabolizzare i nuovi percorsi di Giro e Tour che già nascono le prime dispute e in casa Bora-Hansgrohe la gestione della prossima stagione non appare semplicissima. Visto il percorso della Grande Boucle, con una sola cronometro neanche molto lunga, la squadra tedesca vorrebbe portare Jai Hindley in Francia, ma l’australiano è orientato a tornare in Italia e difendere sul campo la maglia rosa conquistata nell’ultima edizione.
Hindley non si è fatto spaventare dal tracciato della corsa rosa, profondamente diverso da quello vinto, con molti più chilometri a cronometro. Un problema di difficile soluzione. Tempo per affrontarlo ce n’é, ma noi abbiamo voluto saperne di più sentendo chi quel Giro lo ha condiviso con Jai giorno dopo giorno, ossia Cesare Benedetti che faceva parte della squadra vincente.
Un curioso fermo immagine dall’ultima Vuelta a Catalunya, con Benedetti che ripara la bici a HindleyUn curioso fermo immagine dall’ultima Vuelta a Catalunya, con Benedetti che ripara la bici a Hindley
Come avete vissuto quell’esperienza?
Pochi lo hanno sottolineato, ma il fatto di partire con 3 punte (Buchmann, Keldermann e Hindley) ha permesso a Jai di affrontare la prima parte di gara con leggerezza, senza grandi pressioni. Quando sul Block Haus ha visto qual era la sua condizione, il fatto di avere la squadra alle sue dipendenze è stata quasi una logica conseguenza, questo ha permesso all’australiano di rimanere sempre tranquillo. Forse mascherava la tensione, ma anche nell’ultima settimana lo vedevi salire sul pullman, indossare le cuffiette, chiudere gli occhi e concentrarsi, o forse distrarsi. Non ha mai perso il sorriso, penso che questa sia stata una sua forza.
Ammetterai però che il Giro prossimo è diverso, con molti più chilometri a cronometro…
E’ un Giro diverso anche per altri aspetti. E’ un Giro meno duro, non ci sono quelle sequenze di tappe dure con arrivi in salita, anche tre di seguito che abbiamo trovato. Ci sono sì frazioni difficili, le grandi salite, anche la cronoscalata del penultimo giorno, ma è meno severo e questo paradossalmente svantaggia Jai più che i chilometri contro il tempo perché si è visto che l’australiano quando è in forma ha grandissime doti di recupero.
Per Hindley tanti dubbi per il 2023 fra tornare al Giro e un Tour che sembra fatto su misuraPer Hindley tanti dubbi per il 2023 fra tornare al Giro e un Tour che sembra fatto su misura
Rispetto al 2020 secondo te è migliorato a cronometro?
Sicuramente, ma non è che anche allora fosse fermo… Aveva lavorato molto meno allora, oggi è maturato, ha fatto esperienze, ha anche lavorato alla galleria del vento. Io dico non solo che è migliorato, ma che può crescere ancora.
Paradossalmente Giro e Tour sembrano essersi invertiti le caratteristiche, con una corsa francese molto dura con ben 30 Gran Premi della Montagna…
E’ un Tour dove parti subito a tutta, dai Paesi Baschi con percorsi che sembrano quasi quelli delle classiche delle Ardenne. Io sinceramente Hindley su quel percorso lo vedo davvero bene, già nelle prime tappe sarebbe tra i primi. Penso che sia ormai maturo per affrontare i più grandi proprio al Tour e su quel percorso non partirebbe certo battuto. Ma c’è un però…
Benedetti vorrebbe tornare al Giro, dove ha vinto una tappa nel 2019Benedetti vorrebbe tornare al Giro, dove ha vinto una tappa nel 2019
Quale?
Io se fossi nei suoi panni direi le stesse cose e vorrei tanto andare al Giro. Vuoi mettere l’emozione di correre con il numero 1 sulla maglia? E’ enorme, un ritorno al ciclismo classico. Parlo per sensazioni, perché razionalmente al Giro avrebbe tutti gli occhi puntati addosso, mentre al Tour non avrebbe grandi responsabilità, potrebbe correre con quella leggerezza che ha contraddistinto la sua ultima avventura in terra italiana. C’è anche un altro aspetto sul Tour: è diverso non solo perché c’è tanta salita, ma anche perché non ci sono quelle tappe difficili da interpretare, dove si creano ventagli, quelle frazioni che possono anche costare la corsa.
Abbiamo parlato tanto di Hindley, ma che cosa spera Benedetti?
Io vorrei tanto tornare al Giro, anche perché si passa davanti casa mia (Rovereto, ndr), nella frazione del Bondone. Ricordo che avvenne solo nel 2001 e 2002 e io ero lì a bordo strada a incitare i campioni che mi transitavano davanti. Io poi sono un corridore più adatto al Giro, sono abbastanza abituato a impostare la stagione per essere in forma per le Ardenne e poi tirare dritto per la corsa rosa. Al Tour non avrei molto da dire.
Per la Bora-Hansgrohe primo appuntamento di gruppo a Maiorca dal 9 dicembrePer la Bora-Hansgrohe primo appuntamento di gruppo a Maiorca dal 9 dicembre
Hai già ripreso la preparazione?
Sì, con molta calma da una settimana, abbinando bici e palestra. Solitamente avevamo la prima presa di contatto come squadra a ottobre, invece stavolta è stato tutto rinviato, ma ci hanno già inviato un calendario di massima di tutta la stagione e ognuno di noi esprime le sue preferenze. Poi la squadra trarrà le conclusioni, intanto coloro che andranno in Australia sono già stati avvertiti e stanno lavorando in maniera più mirata. Ne sapremo di più al primo ritiro stagionale a Maiorca, dal 9 al 21 dicembre. Per allora credo che anche la querelle Hindley Giro/Tour avrà la sua soluzione.
Quanti duelli con Jay Hindley. Sin da ragazzini, il re del Giro d’Italia 2022 e Lucas Hamilton si sono sfidati in sella e vedere l’amico vestirsi di rosa nell’apoteosi di Verona è una bella spinta per il ventiseienne di Ararat, che sogna in futuro di regalare ai tifosi aussie altre soddisfazioni di questa portata. Il tredicesimo posto di quest’anno sulle nostre strade è un buon punto di partenza e chissà che non possa già scalare la classifica nel 2023.
Lucas si sta preparando e il miglioramento a cronometro è uno dei tasselli fondamentali per proseguire nella crescita, anche perché sembra che il percorso del Giro che verrà svelato nelle prossime ore dovrebbe avere tanti chilometri in cui lottare contro le lancette. Dopo aver effettuato le visite mediche all’Istituto delle Riabilitazioni del Gruppo CIDIMU di Torino, è pronto a mettersi sotto per lasciare il segno nelle corse di tre settimane il prima possibile.
A Campo Imperatore si definì la classifica al Giro U23 del 2017: 1° Sivakov, 2° Hamilton, 3° HindleyA Campo Imperatore si definì la classifica al Giro U23 del 2017: 1° Sivakov, 2° Hamilton, 3° Hindley
Qual è il bilancio della tua stagione?
E’ stata ricca di alti e bassi, ho fatto un buon Giro d’Italia. Per la squadra è stata una grande annata ed esserne parte è stato grandioso, anche se la Vuelta di Spagna non è andata come speravo.
Che cosa è mancato?
Credo sia stato un problema di mera tempistica, perché arrivando a fine stagione, c’era tanta stanchezza accumulata. Il percorso era durissimo, avevamo grandi ambizioni con Simon, che però ha dovuto abbandonare a causa del Covid, ma ci siamo tolti la soddisfazione della tappa vinta con Kaden (Groves, arrivato a braccia alzata sul traguardo dell’undicesima frazione con arrivo a Cabo de Gata, ndr), che è sempre un ottimo traguardo in una grande corsa a tappe.
Torniamo al Giro, vinto dal tuo “gemello” quando eravate under 23. Che effetto ti ha fatto vedere Jai Hindley sul gradino più alto?
Io e Jai abbiamo corso l’uno contro l’altro sin da quando avevo 12 anni. A essere onesti, è stato un qualcosa di surreale vederlo vincere il Giro d’Italia, per me è stato pazzesco essere presente nelle tre settimane che l’hanno incoronato in rosa.
La Vuelta del team doveva essere per Yates, ritirato per Covid. Provvidenziale la vittoria di GrovesLa Vuelta del team doveva essere per Yates, ritirato per Covid. Provvidenziale la vittoria di Groves
Hai brindato con lui?
Mi sono congratulato, era il minimo visto che siamo molto amici. E’ stato grandissimo e per me è anche una bella spinta, perché lui negli ultimi tre anni ha dimostrato di essere uno dei migliori corridori per i grandi Giri. Mi auguro di muovermi in quella direzione anch’io.
Il tuo obiettivo è lasciare il segno in un grande Giro?
A essere onesti, il Giro d’Italia di quest’anno è la corsa migliore che abbia mai fatto. Vorrei continuare questa progressione, mettere insieme tre settimane costanti e riuscire a esplodere in una delle prossime grandi corse che affronterò. Non ho un risultato specifico in mente, ma voglio senza dubbio arrivare il più in alto possibile.
Che cosa ti piace del Giro?
Per me ha un valore davvero speciale. E’ incredibile ed è stato il primo grande Giro della mia carriera nel 2019 e adesso l’ho già fatto tre volte. Poi ho vissuto per un anno e mezzo in Italia, dalle parti di Varese: è una corsa epica e non è un mistero la passione travolgente del pubblico italiano.
La crono è il suo punto debole: quella di Alicante alla Vuelta è stata per lui durissima, a 5’08” da EvenepoelLa crono è il suo punto debole: quella di Alicante alla Vuelta è stata per lui durissima, a 5’08” da Evenepoel
Su cosa devi migliorare nelle tre settimane?
Sto lavorando molto sulle cronometro e quest’anno si sono già visti i miglioramenti rispetto al 2021. Poi spero di avere un po’ più di fortuna, però già finire sia il Giro sia la Vuelta quest’anno mi ha dimostrato che riesco a tenere duro per tre settimane ed è una buona base di partenza.
Ci racconti cosa passa nella testa di un corridore l’ultima tappa di un grande Giro?
La maggior parte dei grandi Giri che ho terminato finiva con una cronometro, come ad esempio a Verona. Arrivare all’Arena è stato qualcosa di magico, ma è stato speciale anche alla Vuelta arrivare nel cuore di Madrid e per una volta finire con una tappa in linea. Comunque, non importa come lo finisci, ma già solo tagliare il traguardo dell’ultima tappa ti regala emozioni uniche.
Hai una salita preferita?
Sulla strada per Gallarate c’è una salita, non molto conosciuta. Non so se il nome sia giusto, ma noi la chiamiamo il Betto. Ho migliorato molte volte il mio record su quelle strade, però se devo scegliere una cima epica, dico senza dubbio lo Stelvio. Ci ho fatto tantissimi ritiri ed è sempre un posto speciale. Arrivando dall’Australia, quando ti trovi di fronte una montagna così, resti a bocca aperta, poi si trova in un’area fantastica.
Il 2019 è stato un buon anno per Hamilton, che alla Tirreno vince sull’arrivo di CasciaTripletta Mitchelton nella classifica finale della Coppi e Bartali 2019: 1° Hamilton, poi Howson e ShultzIl 2019 è stato un buon anno per Hamilton, che alla Tirreno vince sull’arrivo di CasciaTripletta Mitchelton nella classifica finale della Coppi e Bartali 2019: 1° Hamilton, poi Howson e Shultz
A che punto è il ciclismo nella Land Down Under?
In Australia il ciclismo non è lo sport più popolare perché deve sgomitare con tante discipline. C’è il rugby e poi, personalmente, sono cresciuto giocando a calcio australiano e sono arrivato un po’ più tardi alla bicicletta. Le vittorie dei nostri connazionali, come le ultime di Jai, stanno aiutando a far diffondere sempre di più il nostro sport, anche se non è facile fare breccia tra i giovani perché richiede tantissimi sacrifici e molto tempo lontano dalla propria famiglia e dagli affetti. Il gotha del ciclismo è in Europa, quindi lontano da casa, però difendere i colori di una squadra australiana nel WorldTour rende tutto ciò più speciale.
Negli ultimi anni, tanti specialisti delle corse a tappe stanno vincendo nelle classiche: Nibali, Pogacar, Roglic, Evenepol. Pensi anche tu di riuscire a dire la tua in una classica?
Non ho fatto tante Monumento in carriera sin qui (un Lombardia nel 2020 e una Liegi nel 2021, ndr) e mi piacerebbe farne molte di più. “Rogi” e “Pogi” sono dei fuoriclasse, credo che possano vincere su qualunque terreno.
Nelle prossime settimane si scopriranno i percorsi delle diverse corse, ma tu hai già qualche idea per il 2023?
Non lo so ancora. Nei giorni scorsi a Torino abbiamo cominciato a fare le prime valutazioni, vediamo che cosa succederà. Sono arrivati tanti corridori interessanti in squadra, c’è stato un bel cambiamento ed è bello vedere facce nuove, soprattutto dopo questi ultimi due anni resi complicati dal Covid, che ad esempio lo scorso anno mi ha impedito di partecipare a questo camp.
Felice per l’amico Hindley: la sua vittoria in rosa è uno stimolo per lo stesso HamiltonFelice per l’amico Hindley: la sua vittoria in rosa è uno stimolo per lo stesso Hamilton
In che cosa ti diletti quando non stai pedalando?
Ci sono dei campi di “pitch and patch” vicino a dove vivo, una sorta di golf. Quando torno a casa in Australia poi, ogni tanto gioco ancora a calcio australiano.
Quest’inverno che cosa farai per raggiungere il tuo “gemello” Hindley?
Proverò a farmi trovare pronto per l’inizio della stagione. Dicembre è sempre un mese delicato per trovare gli equilibri per l’anno successivo.
Dopo le prime dieci tappe del Giro, torniamo con Martinello sulle volate di Jonathan Milan. «E' fortissimo, con un treno e con Morkov sarebbe imbattibile»
Dopo il debutto di Perugia, torna in gara oggi il casco Wingdream di Rudy Project. E' il caso da crono di Tiberi. Grande aerodinamica e forme futuriste
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Neanche il tempo di prendere il via alla Vuelta che già su tutti i media compariva la notizia del nuovo cambio di casacca per Wilco Kelderman (in apertura accanto a Hindley), che dopo neanche due stagioni passate alla Bora Hansgrohe approda alla Jumbo Visma di Roglic e Vingegaard. Per il 31enne olandese si tratta del settimo cambio di squadra e considerando il roster della formazione olandese, potrebbe anche significare un cambio nel suo ruolo, non più come punta ma come luogotenente di lusso.
Suonano quasi beffarde a questo punto le dichiarazioni rilasciate da Kelderman alla vigilia della Vuelta: «Siamo una squadra con 3 capitani (oltre a lui il vincitore del Giro Hindley e Higuita, ndr), si deciderà alla fine chi comanda, chi starà meglio nella terza settimana. Io di regola sono sempre andato in crescendo, so di essere bravo e mi sento pienamente a posto in bici, poi dipenderà dalla gara».
Kelderman e Hindley, sodalizio ricostruito alla Bora, senza rancori e con buoni risultati (foto Getty Images)Kelderman e Hindley, sodalizio ricostruito alla Bora, senza rancori e con buoni risultati (foto Getty Images)
Top 5 in tutti i grandi Giri
La storia di Kelderman è per certi versi singolare. Ha corso ben 13 grandi Giri e il suo bilancio non è neanche malvagio: 6 presenze nella top 10 con il 3° posto al Giro d’Italia 2020 come miglior risultato, ma è entrato nei primi 5 anche nelle altre due prove, in quanti possono dire la stessa cosa? Eppure la sua figura è associata a quella di un’eterna promessa mai sbocciata. Un buon piazzato, sì, ma mai realmente candidato alla vittoria. Eppure le caratteristiche ci sono tutte, considerando le sue capacità a cronometro e la sua tenuta su qualsiasi tipo di salita.
Curiosamente, proprio quel podio conquistato al Giro è stato una sorta di crocevia per l’olandese. In quell’edizione della corsa rosa, Kelderman era il capitano della Sunweb, ma assistette alla crescita esponenziale di Hindley, arrivato a giocarsi la corsa all’ultima tappa con Tao Geoghegan Hart. Quanto avvenne però al Sestriere ha lasciato sempre molte perplessità: Kelderman era partito in rosa, con Hart (Ineos) e Hindley a 15”. Dietro i continui attacchi della formazione rivale, la Sunweb decise di appoggiare più Hindley, lasciando che Kelderman venisse staccato.
Giro 2020: podio per Hindley e Kelderman, ma con qualche lato oscuro nella condotta della SunwebGiro 2020: podio per Hindley e Kelderman, ma con qualche lato oscuro nella condotta della Sunweb
Un nemico in casa?
Hindley si ritrovò alla sera a pari merito con Geoghegan Hart, ma la cronometro finale gli era contraria a differenza di Kelderman, che infatti il giorno dopo avrebbe fatto meglio del britannico. Molti sussurrarono che la Sunweb avrebbe deciso di appoggiare Hindley sapendo già dell’addio imminente di Kelderman, visto quasi come un ospite indesiderato. Certamente però quell’episodio segnò l’evoluzione della carriera dell’olandese, che un anno dopo si sarebbe ritrovato in compagnia proprio di Hindley.
Al Giro d’Italia di quest’anno troppa è stata la differenza di rendimento fra i due, Kelderman molto presto si è dovuto piegare alle esigenze della squadra e supportare il compagno, ma almeno questa volta non ci sono state polemiche. Ora però Wilco corre nuovamente a parità di grado con l’australiano, ma con in tasca il passaporto per un altro team: la Bora-Hansgrohe gestirà la cosa in maniera diversa?
Ennesima caduta per l’olandese al Giro del Benelux 2021. Problemi alla clavicolaEnnesima caduta per l’olandese al Giro del Benelux 2021. Problemi alla clavicola
Luogotenente di lusso
E’ anche vero che l’olandese vuole monetizzare il più possibile l’ultima parte di carriera, sapendo forse che contro i super talenti di oggi difficilmente troverà posto sul gradino più alto del podio. La Jumbo Visma aveva bisogno di una figura di riferimento in appoggio ai suoi big, Kelderman può ricoprire il ruolo anche se non gli è propriamente calzante. D’altronde tanti sono stati nella storia i corridori che, dopo lunghi tentativi di emergere in un grande Giro hanno trovato la loro più adatta collocazione al fianco di un altro capitano, ultimo esempio Rafal Majka con Pogacar.
Kelderman però a questo epilogo non vuole ancora piegarsi, conta di dare un ultimo colpo alla botte. Si è preparato con scrupolo dopo la corsa rosa e il Delfinato, una breve pausa e poi tre settimane per ricaricare le batterie a Park City nello Utah, con la sua famiglia. Una famiglia di ciclisti considerando che la moglie, Rebecca Talen era stata professionista fino al 2014 alla Rabobank prima di dedicarsi alla crescita del figlio. Si è allenato cercando di riannusare le sensazioni di gioventù, tornando addirittura con i suoi team delle categorie minori, WV Eenland e UWTC De Volharding. I ragazzi erano al settimo cielo ritrovandolo fra loro, per Wilco è stato un utile recupero di vecchie sensazioni, avvicinandosi a una Vuelta dai significati più profondi che mai.
Al Tour Kelderman ha colto il 5° posto lo scorso anno, confermandosi predisposto per i grandi GiriAl Tour Kelderman ha colto il 5° posto lo scorso anno, confermandosi predisposto per i grandi Giri
E se chiudesse col botto?
«Ho imparato che in 3 settimane può succedere di tutto – ha dichiarato a Cyclingtips – devi affrontare ogni giorno, ogni ora, ogni chilometro senza essere nervoso. Puoi anche perdere alla fine 15 secondi, ma quel che conta è risparmiare energie e colpire quando conta davvero. Ogni grande Giro ti accresce e ti migliora, ti insegna qualcosa del tuo corpo, come mangiare, come bere, come coprirti. Bisogna però saperlo ascoltare.
«Io non mi sono mai arreso, neanche di fronte agli infortuni peggiori (si è rotto clavicole, vertebre, dita, ndr), ma se non avessi avuto passione, se avessi pensato che era solo un lavoro non sarei qui ora. So solo che quel che verrà sarà meglio». Lo sperano soprattutto quelli della Jumbo Visma, oggi avversari, domani datori di lavoro.
Siamo tutti rapiti dalla Grande Boucle e dal duello Pogacar-Vingegaard, che ieri ha visto forse l’epilogo, ma ci sono grandi campioni anche al di fuori del Tour. Campioni che stanno lavorando in vista del finale di stagione. Qualche giorno fa vi abbiamo parlato di Vincenzo Nibali, per esempio, oggi tocca a Jai Hindley.
Che fine ha fatto la maglia rosa in carica? Come sta lavorando? Dopo la festa di Verona il corridore della Bora-Hansgrohe era un po’ sparito dai radar. Nei giorni successivi alla conquista del Giro d’Italia, le priorità erano due: recuperare e riabbracciare la famiglia che, causa pandemia, non vedeva da due anni.
Ad inizio giugno Jai ha fatto un viaggio per l’Italia con la sua fidanzata. Eccolo a Firenze (foto Instagram)Ad inizio giugno, Jai ha fatto un viaggio per l’Italia con la sua fidanzata. Eccolo a Firenze (foto Instagram)
Vacanza e famiglia
«Hindley – dice il direttore sportivo che lo ha guidato nel trionfo rosa, Enrico Gasparotto – dopo il Giro ha fatto un viaggio con la sua fidanzata in giro per l’Italia. Successivamente è tornato nella sua casa europea in Spagna e poi ancora è andato ad Andorra. E proprio lì sui Pirenei è stato raggiunto dai suoi genitori».
Gasparotto giustamente ha lasciato spazio a Jai dopo il Giro. La corsa italiana è stata estremamente dispendiosa sia dal punto di vista fisico che da quello mentale. Lui ed Hindley non si sono sentiti molto.
«Ho preferito lasciarlo in pace. Ci siamo sentiti qualche giorno fa». Bisognava iniziare a riordinare le cose in vista del suo ritorno alle gare.
I tre punti chiave del Giro di Hindley: la vittoria sul Blockhaus, l’imboscata di Torino, il forcing sulla Marmolada (in foto)I tre punti chiave del Giro di Hindley: la vittoria sul Blockhaus, l’imboscata di Torino, il forcing sulla Marmolada (in foto)
Mito in patria
In Australia il successo di Hindley ha avuto una grande risonanza. Subito si sono scatenati i paragoni conCadel Evans, primo ed unico ciclista aussie, ad aver vinto un grande Giro prima di Jai.
Si è pensato anche ad una festa per accoglierlo. Il ministro dello sport australiano, David Templeman (della stessa regione di Hindley), vuole organizzare una sorta di parata con le squadre ciclistiche locali, gli ex allenatori, i bambini… al suo atteso ritorno in Australia. E i complimenti al corridore di Perth sono arrivati persino dal Primo Ministro, Mark McGowan.
Tutto questo però non ha scalfito la personalità di Hindley. Anche Gasparotto dice che lui è rimasto sempre tranquillo.
Lavorare a testa bassa e con impegno: resta questo il mantra di Hindley. Sì, ma lavorare per quali obiettivi?
«L’obiettivo è la Vuelta – ha detto Hindley (cosa che confermano sia Gasparotto che il team manager della Bora-Hansgrohe, Ralph Denk) – credo che sarà davvero dura perché il livello in Spagna sarà alto. Ci saranno i corridori del Giro, e molti di quelli che vengono da Tour. E poi perché è la prima volta che farò due grandi Giri nella stessa stagione».
«Jai – dice Gasparotto – ha ripreso ad allenarsi ad Andorra dove ha fatto base per tutta l’estate e dove si trova tuttora. Suo papà, che era suo allenatore da piccolo, lo ha seguito negli allenamenti lassù».
Tra l’altro sembra che Jai abbia fatto un training camp piuttosto duro, con 23 giorni in quota e solo due giorni di riposo.
«Quale sarà il suo programma? Probabilmente – spiega il diesse friulano – rientrerà a San Sebastian e poi dovrebbe correre alla Vuelta Burgos e quindi andare alla Vuelta».
Ad Andorra si è allenato anche con il compagno Higuita, con il quale dovrebbe condividere la leadership alla Vuelta (foto Instagram)Ad Andorra si è allenato anche con il compagno Higuita con il quale dovrebbe condividere la leadership alla Vuelta (foto Instagram)
Vuelta, mondiale, Tour
Ma la programmazione di Hindley va anche oltre la grande corsa spagnola. E ci va per due motivi.
Il primo. Il mondiale si corre a “casa sua”, in Australia, e anche se il percorso non è adatto alle sue caratteristiche è lecito pensare che la maglia rosa voglia esserci e che la nazionale australiana lo voglia schierare.
Il secondo motivo. Per andare al mondiale, per forza di cose Jai dovrà tornare in Patria e potrà godersi finalmente l’accoglienza promessa dalle Istituzioni.
Quest’ultimo non è un tassello da poco per chi ci ha lavorato tanto sin da bambino. E servirà alle istituzioni stesse, grazie alle cui borse di studio (erogate persino quando era all’estero), Hindley ha potuto seguire la sua strada. Sarà un po’ come chiudere il cerchio.
«Sì, dovrebbe fare il mondiale – conferma Gasparotto – per poi rientrare in Europa ad ottobre, giusto in tempo per la presentazione del Giro 2023».
Hindley però ha messo le mani avanti. Il Giro è la corsa che lo ha lanciato al grande pubblico nel 2020 e che lo ha consacrato quest’anno, ma ad un media australiano (ABC News), ha ammesso che nel 2023 vorrebbe fare il Tour.
«L’anno prossimo – ha detto Hindley – mi piacerebbe essere al Tour. Che si tratti di aiutare qualche compagno o di andarci da leader, vorrei scoprire questo evento e imparare il più possibile. E’ un’esperienza che mi serve per capire davvero cosa posso fare al livello più alto del ciclismo».
Scacciati i fantasmi del 2020, Jai Hindley conquista la maglia rosa. Il racconto di due anni senza tornare a casa. La nuova dimensione. E l'incredulità...
«Mi fa sorridere che mi chiedi questa cosa – dice Hendrik Werner, coach alla Bora-Hansgrohe – perché l’abbiamo notata anche noi…».
E’ passata una settimana dalla fine del Giro e grazie a Sylwester Szmyd siamo arrivati al preparatore di Jai Hindley, con qualche curiosità a proposito dell’australiano e del suo modo di pedalare. E così per rompere il ghiaccio, siamo partiti dalla grande agilità della maglia rosa in salita. Così ogni santo giorno, fino alla bordata sul Passo Fedaia.
«Hindley non è mai andato tanto agile in salita – sorride ancora Werner – tutt’altro. Lui di solito usa rapporti troppo lunghi. Non ci abbiamo lavorato, perciò quando lo incontrerò e avremo tempo per parlare, gli chiederò se l’ha notato anche lui».
Werner ha conosciuto Hindley nel 2018-2019 alla Sunweb: quest’anno Jai gli è stato affidato (foto Bora-Hansgrohe)Werner ha conosciuto Hindley alla Sunweb, ora è il suo allenatore (foto Bora-Hansgrohe)
Dalla Sunweb alla Bora
Werner è del 1983 e risponde dalla Spagna. E’ arrivato alla Bora-Hansgrohe quando ne è uscito Patxi Vila, in precedenza era al Team Sunweb, dove ebbe modo di conoscere Hindley, pur non essendone l’allenatore. Quando poi l’australiano è approdato al team tedesco, è parso naturale affidarlo a lui. Jai ha vinto il Giro d’Italia e per un po’ il gruppo si è disperso per recuperare le energie. Il momento di ripartire verrà, ma per ora non se ne parla.
«Abbiamo vissuto giorni di super stress – dice Werner – super fatica, super pressione mediatica. Di colpo niente è più stato normale. Ora Jai si sta godendo due settimane di vacanze, in cui immagino ci siano anche dei festeggiamenti. A un certo punto però dovrà tirare una riga e fare i conti con questa stanchezza. Perciò, in attesa di affrontare il tema, confermo che il suo prossimo obiettivo è la Vuelta e non dovrebbero esserci cambi nell’avvicinamento e nella preparazione».
Carapaz e Landa in piedi, Hindley seduto: la sua agilità ha stupito anche WernerCarapaz e Landa in piedi, Hindley seduto: la sua agilità ha stupito anche Werner
Credevi che sarebbe tornato ai suoi livelli top?
Ne abbiamo parlato molto all’inizio di questa stagione. Gli abbiamo chiesto di descriversi e ci ha parlato del suo anno duro, non certo un anno da ottava meraviglia. Però i test hanno parlato subito di un ottimo recupero e di un ragazzo con la testa da corridore vero. Era dispiaciuto per aver perso il 2021 e la sensazione è stata subito che avesse bisogno di un ambiente come questo. Poi abbiamo cominciato a lavorare. Corsa dopo corsa, tappa dopo tappa, mi sono reso conto che migliorasse costantemente. In più, è stato il solo in squadra a non essersi preso il Covid e ad aver lavorato con continuità dall’inverno, che è stato buono, fino alla Liegi.
Come ti spieghi questo nuovo colpo di pedale così agile?
Se non è stato qualcosa di spontaneo, devo pensare che ci sia arrivato col ragionamento e abbia pensato di dover salvare la gamba. Davvero glielo chiederò. Mi viene il dubbio che neanche lui se ne sia accorto (sorride, ndr).
A Lavarone, Hindley ha provato un paio di allunghi, ma da fine salita all’arrivo c’era troppa pianuraA Lavarone, Hindley ha provato un paio di allunghi, ma da fine salita all’arrivo c’era troppa pianura
Hai imparato qualcosa di nuovo su di lui nelle tre settimane del Giro?
Lo conoscevo già bene, avevo solo il dubbio che dopo il 2020 potesse mancargli un po’ di convinzione. Mi ha colpito con quanta determinazione abbia trasformato quella delusione in coraggio. In ammiraglia scherzavamo spesso su cosa servisse per arrivare in rosa a Verona e ha sempre risposto da leader. Sapeva di dover guadagnare.
Ha aspettato il Fedaia per farlo…
Nel momento in cui ha dato tutto, ha trovato il feeling giusto e si è ripagato di tutto il lavoro fatto. A Torino ha assecondato il piano della squadra con una sicurezza nuova.
Sul Fedaia Hindley ha raccolto il frutto del grande lavoroSul Fedaia Hindley ha raccolto il frutto del grande lavoro
Credi che Hindley abbia imparato qualcosa di nuovo su… Hindley?
Sì e no. Dopo la Liegi abbiamo parlato di arrivare in Ungheria come leader e lui sapeva di essere pronto per farlo. Restava il dubbio se riuscisse a crescere col passare dei giorni. Parlava da giorni della Marmolada: era il solo posto in cui prendere la maglia rosa. Sapeva di dover cogliere ogni opportunità, ma quella l’aveva cerchiata di rosso. Sapeva che lassù, quel giorno, avrebbe guadagnato tempo.
Secondo Pozzovivo era prevedibile che crescesse così nella terza settimana.
Bello che lo dica un corridore così esperto. Jai ha trovato fiducia e recupero, confermando quel che avevamo visto in ritiro. Abbiamo fatto dei test incrementali e anche se lui non era quello capace di fare gli sforzi più lunghi, nel ripeterli era quello che recuperava meglio. La terza settimana è il suo terreno.
La decisione di attaccare sul Fedaia è stata dettata dalla voglia di non rischiare a crono
I passi avanti nella crono ci sono stati: 28° a Budapest, 15° (senza rischiare) a Verona
La decisione di attaccare sul Fedaia è stata dettata dalla voglia di non rischiare a crono
I passi avanti nella crono ci sono stati: 28° a Budapest, 15° (senza rischiare) a Verona
Cioni non è certo che Hindley avrebbe vinto il Giro se fosse partito con 3 secondi da Carapaz.
Avrei voluto vederlo fare quella crono con i 3 secondi di ritardo. Avrebbe avuto tanto da perdere e di sicuro il ricordo del 2020 quando perse la rosa da Tao Geoghegan Hart sarebbe stato più ingombrante. Sono certo che sia migliorato a crono, ma non si può dire come sarebbe finita nella terza settimana. Per questo abbiamo deciso che avrebbe dovuto attaccare. C’erano tante teorie, ma era meglio guadagnare prima della crono. Quanto al ritardo di Verona da Carapaz, direi che in discesa non ha voluto rischiare nulla. Facendo le curve piano, è arrivato 15°. Se avesse tirato, poteva essere 7°-8°. Non sono affatto sicuro che Carapaz avrebbe fatto meglio.
Alla Vuelta sarà super osservato.
Può fare bene, ma è chiaro che ci saranno delle aspettative e sarà un privilegio lavorare con lui per sostenerle. Tornerà in altura, come dopo il Catalunya. A primavera ebbe la prima settimana in cui era affaticato e ha dovuto recuperare, mentre i compagni erano già brillanti. Poi ha ingranato anche lui. E’ stato il solo caso in cui non si sia adattato bene all’altura, altrimenti ha ottime reazioni. Vediamo come starà dopo le vacanze e valuteremo il suo percorso attraverso l’estate.
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In barba a ogni possibile scaramanzia e rendendoci conto che avrebbe preferito parlare a giochi chiusi, alla partenza della crono di Verona abbiamo intercettato Ralph Denk, capo della Bora-Hansgrohe, classe 1973 e un passato da atleta.
Addio a Sagan
L’uomo coi baffi a un certo punto, scaduto il contratto di Sagan e del suo gruppo, ha deciso di voltare pagina e nel giro di pochi mesi ha cambiato completamente faccia alla squadra. Via gli uomini da classiche, porte aperte agli scalatori. Unica eccezione, il ritorno di Sam Bennett, dopo la turbolenta avventura alla Quick Step. Sono arrivati fra gli altri Vlasov, Hindley e Higuita che, sommati a corridori come Kelderman, Buchman, Fabbro e Aleotti hanno composto la spina dorsale di un gruppo votato ai grandi Giri.
Sull’ammiraglia sono arrivati Rolf Aldag dalla Bahrain Victorious ed Enrico Gasparotto, pescato con grande intuito dopo un anno alla Nippo-Provence di Robert Hunter e Marcello Albasini, vivaio della Ef Procycling.
Alla partenza del Tour 2019, Sagan con Schachmann, Sagan, Buchman e KonradAlla partenza del Tour 2019, Sagan con Schachmann, Sagan, Buchman e Konrad
«Penso che non tutti nel mondo del ciclismo o tra i fans – spiega Denk a bocca stretta – abbiano capito quello che abbiamo fatto e qualcuno non ha capito perché abbiamo lasciato andare Peter Sagan. Ma alla fine avevamo un piano chiaro, una chiara strategia. Tanta gente attorno al team ha una grande passione e una grande motivazione per questo progetto ed è molto bello vede come il piano abbia funzionato dopo neanche mezza stagione».
Il progetto Giri
Certe cose non si fanno per caso o perché il capo s’è stancato del team per com’era. Attuando un semplice gioco di squadra e tracciato il bilancio ormai insoddisfacente degli ultimi tempi, si è spostata l’attenzione sulle gare a tappe.
«Abbiamo valutato, parlando con i nostri main sponsor – spiega Denk – che i grandi Giri e le corse a tappe hanno un valore commerciale superiore rispetto alle classiche, specialmente in Germania. Non abbiamo una cultura ciclistica come in Italia o in Belgio. Se chiedi a qualunque tifoso tedesco, non sa cosa sia la Liegi-Bastogne-Liegi, ma conoscono molto bene il Giro d’Italia e conoscono molto bene il Tour de France. E questo è il motivo per cui ci siamo concentrati su queste grandi corse, pur sapendo che è molto più difficile vincerle nell’arco di tre settimane, ma con i nostri sponsor abbiamo deciso di provarci».
Isolato davanti al pullman, Denk ha atteso fra telefonate e religioso silenzio la fine della cronoIsolato davanti al pullman, Denk ha atteso fra telefonate e religioso silenzio la fine della crono
Il talento di Hindley
In barba a ogni possibile scaramanzia, si diceva. Avendo intuito la poca voglia di sbilanciarsi, abbiamo portato il discorso su Hindley, rilanciato senza esitazione dopo il brutto 2021.
«Prima di ieri (tappa del Fedaia, ndr) – dice – avrei detto che le chance erano 50 e 50. Carapaz è un corridore forte, ha già vinto il Giro. Ma dopo la tappa le cose sono cambiate. Ho invitato la squadra a stare calma e restare concentrata. Vedremo intorno alle 17,30 quale sarà il risultato. Noi credevamo in Jai avendo visto il suo potenziale nel 2020 nella tappa dello Stelvio al Giro. Ha avuto problemi di salute e l’anno scorso abbiamo cercato il modo per averlo con noi, risolvere i problemi e riportarlo al top. Questo era il nostro obiettivo. Sapevamo da prima quanto sia talentuoso e questo è il motivo per cui abbiamo trovato un accordo».
Denk ammette di aver creduto subito nelle potenziaità di HindleyDenk ammette di aver creduto subito nelle potenziaità di Hindley
La scelta Gasparotto
E se l’orgoglio tedesco affiora e il suo inglese ha le durezze tipiche di lassù, è bello fargli notare che alla guida del suo progetto-Giri ci sia stato un tecnico italiano giovane e ambizioso come Gasparotto.
«Enrico – sorride questa volta Denk – è uno degli uomini del nostro team che ha vera passione e vive il ciclismo 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana. E’ il tipo di uomini di cui avevamo ed abbiamo bisogno. Ed è il motivo per cui lo abbiamo ingaggiato e gli abbiamo offerto questa possibilità. Non era mai stato prima direttore sportivo, ma qui ha portato un piano molto chiaro e si è dimostrato un vero uomo squadra. Siamo contenti di averlo con noi».
Nella tappa di Torino, l’attacco di squadra che ha scosso il Giro d’ItaliaNella tappa di Torino, l’attacco di squadra che ha scosso il Giro d’Italia
Tour con Vlasov e Bennett
In attesa di vedere come sarebbe finito il Giro (nelle foto sul podio dell’Arena, in apertura, Denk mollerà finalmente ogni indugio), una piccola anticipazione sul Tour svela che per la Francia i piani sono alti. Serve crescere ancora per sfidare i giganti della maglia gialla.
«Al Tour abbiamo Alexander Vlasov per la classifica – ammette Denk – ma abbiamo anche una strategia ben precisa per vincere qualche tappa con Sam Bennett. In Francia faremo una corsa completamente diversa. Sappiamo essere ragionevoli».
Matteo Trentin vinse la sua prima corsa da pro' a 23 anni al Tour de France. Poi altre due. Ora torna con la Tudor. Ma cos'è per lui la corsa francese?
Il 2020 lo ha seguito come un incubo per due anni, fino al momento in cui ha tagliato la riga e poi è entrato nell’Arena. Hindley continua a parlarne come di un momento davvero traumatico, che rende la conquista della maglia rosa qualcosa di speciale e anche un po’ folle.
«Al via ero nervoso – racconta – mi trovavo nella stessa situazione dell’altra volta. Avevo più confidenza con il percorso e con la bicicletta, ma continuavo a pensarci. Non volevo ripetere il 2020. Quando sono partito non pensavo alla maglia rosa né a vincere il Giro. Volevo fare la miglior crono possibile. Sapevo di dover dare tutto nella prima parte in salita e poi di scendere tranquillo, come poi ho fatto. Tagliare il traguardo ed entrare nell’Arena è stato davvero speciale».
E’ il 25 ottobre 2010, Hindley ha appena perso la maglia rosa nella crono di Milano. Il colpo è durissimo
Nervoso al via della crono, ha spinto forte in salite e poi ha gestito in discesa e nel finale
La Specialized di Hindley e la sua posizione sono nate nell’inverno in California
E’ il 25 ottobre 2010, Hindley ha appena perso la maglia rosa nella crono di Milano. Il colpo è durissimo
Nervoso al via della crono, ha spinto forte in salite e poi ha gestito in discesa e nel finale
La Specialized di Hindley e la sua posizione sono nate nell’inverno in California
Due anni lontano da casa
Hindley è arrivato mentre Sobrero stava ancora raccontando la sua vittoria. Lo sguardo trasognato. Le mani intrecciate dietro la nuca e lo sguardo fisso verso l’altissimo soffitto della stanza. Poi finalmente è venuto il suo momento, che è stato pieno di umanità e gentilezza. Non è per caso che tutti i corridori del gruppo parlino bene di lui. E a chi dai microfoni della RAI ha appena finito di spiegargli che non tornare per tanto tempo a casa fa parte della bellezza del ciclismo, vale la pena far notare che Jai Hindley non vede la sua famiglia dal febbraio del 2020.
«Ho prenotato più volte dei voli – racconta – ma li hanno sempre cancellati. Passai a casa per 24 ore dopo l’Herald Sun Tour del 2020 e poi non l’ho più vista. Quando parti dall’Australia per diventare un corridore professionista, devi essere molto forte mentalmente. Non ti basta un weekend per tornare a casa. Lo scorso anno è stato duro in bici e giù dalla bici. Il Covid non ha colpito Perth e non ci sono casi da due anni, semplicemente perché sono stati chiusi gli aeroporti. E’ una situazione un po’ folle, ma è quello che ho vissuto. Da due anni sono ad Andorra, ma Perth è un bel posto in cui crescere. Sono orgoglioso delle mie origini. E penso che a fine anno finalmente tornerò laggiù».
Nel giorno del suo compleanno, Carapaz ha chiuso il Giro al secondo posto
Con il campione olimpico sul podio la famigia ha reso la sconfitta meno amara
Nel giorno del suo compleanno, Carapaz ha chiuso il Giro al secondo posto
Con il campione olimpico sul podio la famigia ha reso la sconfitta meno amara
Quanto è stato pesante lasciarsi alle spalle la sconfitta dell’ultima crono al Giro del 2020?
E’ stata una situazione surreale. Ho preso la maglia il penultimo giorno, come ieri. E il giorno dopo l’ho persa. E’ stato duro, c’è voluto parecchio tempo per superarlo. Il solo modo è stato lavorare duramente, trasformandola in una grande motivazione. Ma ammetto che smaltirla in famiglia sarebbe stato un’altra cosa.
Hai vinto il Giro il penultimo giorno e in tanti abbiamo pensato che avessi in mente di fare così sin dall’inizio…
Un grande Giro richiede di calcolare bene le energie che spendi. Ho imparato dalle occasioni precedenti che quelle che lasci sulla strada oggi, non le ritrovi domani. Siamo arrivati nell’ultima settimana con prestazioni simili tra noi. Continuavamo ad arrivare insieme, era difficile fare differenze. Non era previsto dall’inizio di attaccare a fondo sul Fedaia, ma alla fine è stato la conseguenza di come si erano messe le cose. In un Giro contano i programmi, ma anche la fortuna e la sfortuna. E alla fine ci siamo organizzati per fare l’attacco frontale nella penultima tappa.
L’Arena di verona è stata la cornice perfetta della chiusura del Giro
A Nibali il Trofeo Bonacossa, non per una singola impresa, ma per la sua carriera
L’Arena di verona è stata la cornice perfetta della chiusura del Giro
A Nibali il Trofeo Bonacossa, non per una singola impresa, ma per la sua carriera
Con un grande lavoro di squadra, concordi?
Ho avuto giorni duri, ma quello sul Fedaia per certi versi non è stato il peggiore. La squadra mi ha servito il finale su un piatto d’argento. Hanno lavorato tutti benissimo, ho avuto dei compagni fenomenali.
Hai mai avuto paura?
Non particolarmente, se non a Treviso quando ho bucato. Il gruppo stava andando fortissimo. Poi mi sono reso conto che ero entro gli ultimi tre chilometri e mi sono tranquillizzato.
E’ possibile che questo Giro sia un punto di inizio per la tua carriera?
Può darsi, ma credo di aver aperto gli occhi sulle mie possibilità come pro’ al Giro del 2020. Anche se finì male, ho scoperto che in queste corse poteva esserci un posto anche per me. E’ folle pensare che oggi ho vinto il Giro d’Italia, non riesco ancora a crederci.
Van der Poel, come Sagan, impenna nell’Arena e ha impennato sulle salite: per lui 3° posto nella cronoVan der Poel, come Sagan, impenna nell’Arena e ha impennato sulle salite: per lui 3° posto nella crono
Come proseguirà la tua stagione?
Esiste un programma, che credo sarà confermato. Dovrei fare sicuramente la Vuelta e poi mi piacerebbe correre i campionati del mondo in Australia. Non capita spesso di avere un mondiale nel tuo Paese, soprattutto se arrivi dall’altra parte del mondo.
Dopo la batosta del 2020 è cambiato il tuo rapporto con la crono?
Doveva cambiare per forza. La Bora-Hansgrohe ha investito tempo e risorse. Sono stato in California nella galleria del vento di Specialized per migliorare la posizione e già questo ha aiutato molto. Non posso dire di essermi specializzato, ma ci ho lavorato molto.
L’ultima incombenza per Hindley prima dell’antidoping è stata la firma delle maglie roseL’ultima incombenza per Hindley prima dell’antidoping è stata la firma delle maglie rose
La tua squadra ha voltato pagina e si è votata ai grandi Giri e, al primo assalto, tu hai vinto il Giro d’Italia…
Credo sia la prima volta che questa squadra conquista un podio e devo dire che se ci sono riuscito è stato perché tutti mi hanno dato il loro appoggio, dai corridori allo staff. Quando ci siamo visti al training camp di ottobre in Austria abbiamo messo questo risultato nel mirino. Esserci riuscito e fare parte di questo progetto mi rende molto orgoglioso.
Splendida azione di Affini a Verona. Un attacco da finisseur per il corridore della Jumbi Visma. Una potenza inaudita che in futuro potrà togliergli grandi soddisfazioni
Il punto sulla stagione di Fabbro. Il friulano spiega il perché di un Giro così, così... Una stagione ottima fino alla Tirreno. Poi una bronchite ha rovinato tutto
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