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Artuso: «Al Tour abbiamo visto il miglior Hindley»

26.07.2023
4 min
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Uno dei corridori sui quali si era posta maggiore attenzione, per quanto riguarda l’ultimo Tour de France, era Jai Hindley. L’australiano della Bora-Hansgrohe, vincitore del Giro d’Italia 2022, era atteso a questo importante banco di prova. Con Paolo Artuso, preparatore del team tedesco, avevamo parlato del tema legato ai giorni di corsa. Così, guardando la classifica del Tour, che ha visto Hindley piazzarsi in settima posizione finale, abbiamo contato i giorni di corsa fatti. L’australiano ha messo in cascina, prima della Grande Boucle, 40 giorni di gara, rispetto a numeri più contenuti degli altri corridori. 

Nella tappa numero cinque Hindley ha centrato la fuga, ha vinto la tappa e preso la maglia gialla, persa il giorno dopo a Cambasque
Nella quinta tappa Hindley ha centrato la fuga, ha vinto la tappa e preso la maglia gialla, persa il giorno dopo a Cambasque

Partenza dall’Australia

Il calendario di Hindley si è aperto nel mese di gennaio, dall’Australia, casa sua. Debutto alla Schwalbe Classic e poi ritorno al Tour Down Under, dopo due anni di assenza. Fin dopo la conquista della maglia rosa, Hindley, si era lasciato andare dicendo che sentiva parecchio la mancanza di casa. Normale per un corridore che da anni non tornava in Australia, così a gennaio, appena è stato possibile, ha preso un aereo in direzione Perth. 

«Ci aveva manifestato questa volontà fin da subito – dice Artuso – d’altronde era da prima del Covid che non vedeva la sua famiglia. Abbiamo così deciso di improntare la stagione partendo proprio dall’Australia e “modificando” la sua preparazione».

Hindley ha iniziato la sua stagione al Tour Down Under dopo due anni di assenza
Hindley ha iniziato la sua stagione al Tour Down Under dopo due anni di assenza
In che modo?

Niente training camp con la squadra a gennaio, ma le cinque tappe del Tour Down Under (più la Schwalbe Classic e la Cadel Evans Great Ocean Road Race, ndr). A febbraio si è fermato, ha fatto tanti giorni di allenamento, ed è tornato in gara all’Algarve.

Partendo così presto però Hindley è arrivato al Tour de France con 40 giorni di corsa, il doppio rispetto a Vingegaard, Pogacar e Rodriguez…

Premetto che nella preparazione di Hidley non cambieremmo nulla. Era chiaro che la sua presenza al Tour non poteva essere legata ad un tentativo di vittoria, i primi due sono di un altro livello. Il primo in particolare (Vingegaard, ndr). L’obiettivo era quello di lottare per il podio e fino alla caduta era in gioco. 

Rodriguez, diretto rivale per il podio, è stato quello che ha corso di meno, 20 giorni.

Il suo caso è interessante, fino a giugno aveva messo insieme solo 11 giorni di corsa. Poi sul podio ci è finito Adam Yates, che ha corso più di Rodriguez. Se devo dire un nome che mi ha sorpreso, dico proprio lui. Ma da questo punto di vista a livello tecnico si è capita una cosa importante.

Il passaggio al Catalunya è stato ritenuto più adatto, per tipo di percorso e salite
Il passaggio al Catalunya è stato ritenuto più adatto, per tipo di percorso e salite
Quale?

Che per performare al meglio serve arrivare freschi sia a livello fisico sia a livello mentale. Il futuro va sempre più verso un corridore che corre meno e si allena molto, soprattutto in altura. In allenamento sei tu che gestisci i tuoi impegni, come e quanto spingere e tutte le altre variabili. In gara sei più preda degli eventi. 

Il fatto di aver iniziato così presto, quindi, non ha influenzato negativamente Hindley?

Secondo me no, anzi. L’essere tornato a casa gli ha fatto bene, sicuramente ha potuto smorzare lo stress e riposare. Dal punto di vista fisico nemmeno, perché i numeri di Jai erano gli stessi del Giro dello scorso anno. Il livello di gare che c’era in Australia non era di certo elevato, e lui non è arrivato al massimo. Abbiamo usato la corsa di casa proprio come un allenamento. 

Hindley al Tour ha replicato i numeri che gli hanno permesso di conquistare la maglia rosa nel 2022
Hindley al Tour ha replicato i numeri che gli hanno permesso di conquistare la maglia rosa nel 2022
Poi però è andato alla Vuelta Algarve, alla Tirreno e al Catalunya, mettendo più fatica nelle gambe rispetto agli avversari. 

L’unica cosa che si potrebbe fare, forse, è ricalibrare leggermente gli appuntamenti. Inizialmente doveva fare i Baschi, ma il percorso del Catalunya era più adatto e con lui abbiamo deciso di correre lì. 

Al Giro lo scorso anno arrivava con 26 giorni di corsa, sicuramente più fresco e riposato…

Giro e Tour sono totalmente diversi. I mesi che precedono la corsa rosa sono pochi ed il percorso di avvicinamento è pressoché unico. Al Tour no, nei primi dieci abbiamo visto altrettanti metodi di approccio. Hindley al Tour è arrivato pronto, i numeri lo dicono, tutto si corre al limite e gli imprevisti ci sono. La caduta lo ha sicuramente influenzato, anche Rodriguez ha subito una brutta caduta perdendo la possibilità di lottare per il podio.

Un terzo incomodo per il Tour? «Servirebbe un miracolo»

12.07.2023
6 min
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Quando c’era solo Pogacar e gli altri inseguivano, si parlava di Tour noioso. Poi è arrivato Vingegaard, ma l’entusiasmo è durato solo per poche settimane. Qualcuno infatti parla nuovamente di Tour noioso, perché ci sono soltanto loro due e dietro il vuoto. Il tifoso è incontentabile, ma è un fatto che a metà della seconda settimana, fra il tandem di testa e il terzo in classifica – Jai Hindley, in apertura – ci siano due minuti e mezzo. Pogacar e Vingegaard finora se le sono date senza risparmiarsi, c’è il rischio che di questo passo possano pagare il conto nella terza settimana, consentendo a qualcun altro di rifarsi sotto?

Se c’è qualcuno in grado di rispondere e immaginare l’eventuale scenario, quello è Giuseppe Martinelli: il direttore sportivo con il più alto numero di successi nei grandi Giri, che all’Astana ricopre ormai ruoli che non gli appartengono. L’ultima volta che è salito in ammiraglia, al campionato italiano, l’ha portato a casa con Velasco.

Martinelli è l’ultimo diesse italiano ad aver vinto il Tour con un italiano: Nibali nel 2014
Martinelli è l’ultimo diesse italiano ad aver vinto il Tour con un italiano: Nibali nel 2014
Martino, il Tour resterà un affare a due?

C’è veramente troppa differenza sugli altri. Uno dei due sicuramente riuscirà a vincere la battaglia. Pensavo che Vingegaard avesse più margine nei confronti di Pogacar, considerato che Tadej ha corso poco e tutto il resto. Invece a distanza di tre tappe, dove veramente se le sono date, vedo lo sloveno veramente in ripresa. Le due volte in cui l’ha preso in castagna secondo me calmeranno un po’ la maglia gialla, lo faranno rientrare nei ranghi. Però credo sia impossibile che alla fine facciano avvicinare qualcun altro.

Non si rischia che a spendere così tanto tutti i giorni alla fine paghino il conto?

No, perché sono veramente troppo forti, sono superiori. E gli altri hanno già in testa il piazzamento. Hindley e Rodriguez lottano per il terzo posto.

Vuol dire che se tu fossi al Tour con un uomo di classifica, dopo una sola settimana saresti comunque a ragionare sul terzo posto o qualcosa proveresti a inventare?

Si può provare a inventare qualcosa in una tappa un po’… stupida, di quelle che non se l’aspettano. Magari provare sulla penultima salita, hai capito? Ci sono due o tre giornate dove non c’è l’arrivo in salita e quelle sarebbero buone. Ma l’unica condizione è che i due si ritrovino senza squadra.

Difficile isolarli a tal punto…

Perché sono forti e hanno squadre forti, è difficile prenderli in castagna, a meno che si ritrovino soli e fra loro ci sia battaglia psicologica. Devono fare tutto loro, insomma. A quel punto potrebbe succedere di tutto. Altrimenti uno o l’altro mette la squadra a tirare e hanno sempre quel paio di corridori accanto che possono tenere nel mirino l’eventuale attacco.

E’ stato chiesto a Pogacar come mai corra in modo più cauto e lui, ridendo, ha risposto di essere diventato più vecchio e più saggio.

Secondo me ha preso le misure dopo l’anno scorso, quando ha proprio peccato. Non dico di ingenuità, però ha avuto la sensazione di essere più forte e di potere spendere energie in volata, per gli abbuoni, su tutti i traguardi. Quest’anno sembra più prudente, anche se nelle prime due tappe poteva stare un pochino più sereno. A Bilbao poteva spendere un po’ meno, visto quello che ha ottenuto. Però una cosa…

Cosa?

Ma quanto è bello in questo momento il ciclismo? Non dico che tifo per questo o quell’altro e neanche che mi siano simpatici, però quando vedo Van Aert fare un’azione da lontano, mi dico: «Porca vacca, ragazzi, che corridore!». Oppure Van der Poel che tira la volata a Philipsen. E’ un bel ciclismo, si gode a vedere queste cose. Prima mi piaceva lo stesso, però non era stimolante come in questo momento.

Sul Puy de Dome, secondo Martinelli, Pogacar ha voluto staccare Vingegaard in una prova di forza
Sul Puy de Dome, secondo Martinelli, Pogacar ha voluto staccare Vingegaard in una prova di forza
Secondo te Vingegaard ha accusato il colpo delle due tappe in cui è stato staccato?

Ha preso una bella botta, nella testa e nelle gambe. La prima volta, secondo me, c’era di mezzo la vittoria di tappa e allora ci sta che Pogacar abbia potuto avere qualcosa di più. Ma la seconda per me gli è rimasta addosso. L’altro l’ha voluto proprio staccare e non c’era di mezzo neanche la vittoria. C’era il ballo il 13° posto, però è come se gli avesse detto: «Adesso ti metto lì e ti stacco!».

La sensazione è che Vingegaard sia arrivato convinto di avere vita facile…

Sì, secondo me sì. E anche la squadra. Hanno guardato quanto è andato forte al Delfinato, senza neanche fare tanta fatica, e sono arrivati convinti di avere già un pezzo di Tour in tasca, con la convinzione che Pogacar non fosse super e non potesse crescere. Alla prima occasione Vingegaard gli ha dato subito una botta proprio per questo.

Quanto sono diversi quei due?

Pogacar corre in bici e si diverte, è diverso dal classico ciclista, basta guardarlo in faccia. L’altro è più corridore, più costruito, frutto del lavoro. Pogacar, anche se lo staccano, il giorno dopo riparte da zero ed è come se nulla sia successo. Vingegaard è il classico corridore che corre per vincere, ha una squadra importante costruita per questo. Anche l’altro è forte, ma va al campionato nazionale e non aspetta il finale, sapendo che vincerà di certo. Se ne va in fuga a 100 chilometri dall’arrivo e secondo me si diverte anche un mondo e fa divertire la gente. Non sono cose facili, ma che riescono ai corridori che ci sono adesso.

Fra Pogacar e Vingegaard le stesse differenze che c’erano fra Pantani e Tonkov: l’estro contro la rigida disciplina
Fra Pogacar e Vingegaard le stesse differenze che c’erano fra Pantani e Tonkov: l’estro contro la rigida disciplina
Peccato che non siano italiani, verrebbe da dire…

Purtroppo quello ve l’ho detto più di una volta. Finché qualcuno non costruisce qualcosa di buono, la situazione non si smuove. Ne parlavo che stamattina coi miei, visto che anche noi abbiamo una squadra continental. Vedere che i migliori giovani vanno in Belgio, oppure in Francia e in Olanda, mi fa imbestialire. D’accordo, noi abbiamo Garofoli, ma uno non basta. E quando vedo Busatto e i migliori dilettanti che se ne vanno, io proprio mi infurio. Sono stato al campionato italiano allievi per andare a vedere un ragazzino, adesso la situazione è questa…   

Hindley e la Bora, un altro piano ben riuscito

05.07.2023
6 min
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Ciccone ha un diavolo per capello. Poco oltre, l’altro abruzzese (adottivo) di giornata non sta nella pelle, per la tappa e la maglia. Jai Hindley ha dato uno scossone al Tour e dietro di lui un altro colpo durissimo l’ha mollato Vingegaard a Pogacar. Rispetto ai vecchi Tour delle prime sette tappe piatte come la noia, questa quinta tappa si è portata decisamente avanti.

Mai niente per caso

In casa Bora-Hansgrohe si fa festa, sia pure con garbo, perché la storia promette di essere ancora lunga. In attesa che Hindley si racconti o trovi quantomeno le parole per farlo, dall’ammiraglia della squadra tedesca scende Enrico Gasparotto. Vero che al Tour c’è venuto per stare sulla seconda e per giunta da debuttante, ma quando c’è di mezzo “il Giallo”, qualcosa succede sempre. Anche che vada via una fuga di 35 piena di uomini forti…

«Nella vita – sorride – non succede mai niente per caso. Bisogna sfruttare l’opportunità, farsi trovare al posto giusto nel momento giusto. A un certo punto dopo 10 chilometri Pogacar ha fatto chiudere su una fuga di corridori che non erano pericolosi ai fini della classifica. Ci siamo stupiti noi in macchina e anche i ragazzi in corsa, abbiamo pensato di non capire più nulla di ciclismo. E a quel punto infatti è nata una fuga di 35 corridori. Jai e Buchmann erano già davanti, perché a Jai piacere correre in testa, mentre la Jumbo-Visma ha lasciato il lavoro in mano alla UAE Emirates.

La presenza di Hindleyt nella fuga è stata frutto della sua concentrazione, l’attacco era per vincere

«Detto questo – prosegue Gasparotto – ho trovato strano anche io che abbiano lasciato andare Hindley, che ha vinto un Giro e in un altro ha fatto secondo, boh! Ci siamo chiesti, in ammiraglia con Rolf Aldag, se fermando Jai la fuga sarebbe andata, però c’era anche Ciccone che era in classifica e voleva vincere la tappa. Noi eravamo in tre, come pure la Lidl e alla fine, sacrificando Konrad e con il lavoro della Ag2R, la fuga è andata. Poi, quando Hindley è partito, aveva in testa la tappa e la maglia. Sta bene, ha fatto la ricognizione, conosce le strade e questo aiuta come sempre…».

Ciccone mastica amaro

Secondo all’arrivo, Ciccone mastica amaro. Le telecamere hanno captato il suo disappunto: di quelle parole che si dicono dopo il traguardo, prima che qualcuno ti faccia il riassunto e tu capisca come stanno le cose.

« C’è stato un errore di comunicazione – dice a denti stretti – perché nella tabella dell’organizzazione ho letto 25 secondi, invece quello era il distacco da Felix Gall. Pensando che il distacco da Hindley fosse così basso, ho creduto di poter collaborare con Vingegaard, invece la squadra sapeva che Hindley era più lontano e non aveva senso inseguire. Jonas chiedeva collaborazione perché sapeva che tirando potevamo giocarci la tappa, ma il nostro leader era nel gruppo con Pogacar. Non potevo aiutarlo».

Ciccone chiude al secondo posto e ora è terzo in classifica: non ha capito il divieto di aiutare Vingegaard
Ciccone chiude al secondo posto e ora è terzo in classifica: non ha capito il divieto di aiutare Vingegaard

«Onestamente – riprende Giulio – mi aspettavo di stare un po’ meglio sull’ultima salita, invece ho pagato tutti gli sforzi fatti prima. Però abbiamo fatto una bella tappa e pensiamo a recuperare, perché domani ce n’è un’altra, ancora più dura. Si sapeva che oggi sarebbe stata una giornata strana, perché con una partenza così veloce poteva succedere di tutto. Non mi aspettavo una fuga così numerosa e soprattutto così di qualità. Alla fine è stata una giornata corsa a tutto gas e le sensazioni non sono state male. Le gambe ci sono, la testa è bella dura, quindi ogni giorno proverò a fare qualcosa».

Pogacar si nasconde

La delusione ha facce diverse. Perciò, quando Pogacar passa il traguardo e va a fermarsi vicino agli uomini del UAE Team Emirates, il suo proverbiale sorriso cede il posto a perplessità. I tanti ragionamenti sul fatto di avere in Adam Yates un capitano alternativo poggiavano su una consapevolezza fondata? Oppure l’incapacità dello sloveno di rispondere potrebbe far pensare davvero a una giornata storta? Altrimenti come si spiegherebbe il tanto tirare dei giorni scorsi?

L’inatteso crollo di Pogacar colpisce la UAE Emirates. Yates scivola in 5ª posizione, Tadej subito dietro
L’inatteso crollo di Pogacar colpisce la UAE Emirates. Yates scivola in 5ª posizione, Tadej subito dietro

«Delusione è la parola giusta – dice Pogacar – ma sono più triste nel sentire che la mia ragazza è caduta al Giro e forse ha una commozione cerebrale. Intendiamoci, è triste anche aver perso un minuto contro Jonas. Quindi bisgnerà andare avanti giorno per giorno. Penso si sia accorto che non stessi andando troppo bene in salita e così ha cercato di attaccare. Non ho potuto seguirlo perché oggi era più forte. Io invece ero al limite, sicuramente negli ultimi due chilometri di salita. Spero in gambe migliori per domani e penso che si raddrizzerà. C’è ancora molta strada e mi sento bene e questa è la cosa più importante della giornata».

Il morso di Vingegaard

Vingegaard e il suo sguardo lampeggiante si sono spenti una volta sceso dalla bici. La grinta e quei denti a punta che scopre nel momento di massimo sforzo, cedono ora il posto al ragazzo che ragiona e poi parla.

«Il piano per questa tappa – dice il danese – era avere un paio di compagni nella fuga, ma poi sono diventati tre: Laporte, Van Aert, Benoot. Non era tanto per piazzarne uno all’arrivo, quanto per riuscire a salvarci: pensavamo che non fosse la tappa ideale per me. Invece quando abbiamo iniziato l’ultima salita ho sentito di avere buone gambe così ho detto a Kuss di passare davanti. Lui l’ha fatto e ho deciso di attaccare. Prima del via ne avevamo parlato e non pensavamo che fosse uno scenario possibile, piuttosto era più facile prevedere che uno dei ragazzi in fuga vincesse la tappa e per noi sarebbe stato davvero lo scenario dei sogni.

«Invece è successo tutto l’opposto. Io ho attaccato e Tadej non ha risposto. Mi sono meravigliato. Ho voluto metterlo alla prova, perché sentivo buone gambe e sono molto contento di quello che ho ottenuto. Un minuto guadagnato è un buon margine, ma so che lui non si arrende mai. Sarà una battaglia tutti i giorni fino a Parigi. E bisognerà tenere d’occhio Jai Hindley».

L’ultima vittoria di Hindley? La classifica del Giro 2022 e prima la tappa del Blockhaus
L’ultima vittoria di Hindley? La classifica del Giro 2022 e prima la tappa del Blockhaus

Il presente e il futuro

Intanto Hindley scende dal palco vestito di giallo, poco più di un anno dopo aver conquistato la maglia rosa. Il Tour è iniziato da appena cinque giorni: pensare sin da adesso di difendersi sarebbe da incoscienti.

«Oggi prima di partire – sorride ancora Gasparotto – ho fatto una battuta. Ho detto: “Viviamo il presente con un occhio futuro”. Nei grandi Giri è bene vivere giorno dopo giorno, può succedere qualsiasi cosa. Il nostro Tour non sarà negativo, quindi siamo già contenti di questo. Poi se staremo bene, è fuori dubbio che battaglieremo sino alla fine. Jai sta bene. Abbiamo scelto di puntare sul Tour e lui ha fatto i compiti a casa. Ma il viaggio è appena cominciato».

Bora al Tour con due debuttanti: Hindley e Gasparotto

19.06.2023
5 min
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Prossima fermata il Tour. Enrico Gasparotto è appena rientrato da una settimana di vacanze in Grecia con sua moglie Anna, anche se gli ultimi tre giorni non sono stati come se li aspettava. La morte di Gino Mader lo ha colpito molto da vicino. I due erano molto uniti. Avevano diviso la stanza alla Vuelta del 2020, erano stati compagni di nazionale agli europei di Trento e lo svizzero è stato uno dei pochi corridori ospiti per cena a casa del friulano. Aver vissuto la tragedia a così tanti chilometri e assieme a sua moglie gli ha permesso di metabolizzarla meglio: se fosse stato anche lui in Svizzera, probabilmente ora non avrebbe neppure la forza di parlarne. L’obiettivo del discorso è tuttavia il Tour, in cui Enrico debutterà sull’ammiraglia, al pari di Hindley che ci metterà per la prima volta le ruote.

Gasparotto, qui con Jungels, è il tecnico che nel 2022 ha vinto il Giro con Hindley
Gasparotto, qui con Jungels, è il tecnico che nel 2022 ha vinto il Giro con Hindley
Che tipo di sensazioni hai su Hindley e il suo avvicinamento al Tour?

La formazione ufficiale la stanno decidendo in queste ore, non è ancora tutto deciso. Di certo andiamo sia con uno sprinter sia con Jai Hindley, che ovviamente avrà ambizioni di classifica. Ha puntato tutto sul Tour, ha avuto un avvicinamento in costante crescita, simile a quello del Giro 2022. La programmazione è stata abbastanza soft a inizio anno, per andare poi in crescendo. Tra gare, ritiri in altura e ancora gare, credo che le performance al Delfinato abbiano dato dei segnali positivi (in apertura, l’australiano terzo sul traguardo della Croix de Fer, ndr).

Obiettivo podio?

Siamo tutti realistici e lui anche più di noi. Vingegaard e Pogacar probabilmente sono di un altro livello, però credo che dietro di loro ci sia una bella lotta alla pari per quello che resta. Quindi bisogna inserirsi e credo che questo sia l’obiettivo primario per Jai.

Higuita, altro uomo per il Tour, è passato per il Giro di Svizzera (qui con Fabbro)
Higuita, altro uomo per il Tour, è passato per il Giro di Svizzera (qui con Fabbro)
La Groupama lascia a casa Demare per puntare al podio, voi portate il velocista. Chi ha ragione?

L’esperienza del Giro 2022 è abbastanza significativa, no? Kamna ha vinto la quarta tappa sull’Etna e ha portato molta tranquillità e serenità all’ambiente. Quest’anno siamo partiti al Giro per far classifica con Vlasov e Kamna, quindi concentrandoci solo su quello. Vedendo però che al Tour ci sono potenzialmente otto sprint, è normale che l’idea sia stata quella di dividere la squadra in due. Non sta a noi fare la corsa in montagna, perché si è visto dallo scorso anno che se ne fanno carico la Jumbo e la UAE. Se hai le forze per stare con loro il più a lungo possibile, riesci ad arrivare al podio. Detto questo e volendo dare un supporto al velocista, porteremo 2-3 uomini in più, che gli siano d’aiuto nei finali affollati.

Corridori che all’occorrenza lavoreranno anche per Hindley?

Certo. Possono aiutare Jai, a lui non togliamo niente. L’anno scorso abbiamo fatto la stessa cosa, portando Sam Bennett, con Vlasov che alla fine ha chiuso al quinto posto.

Hindley arriva al Tour dopo due blocchi di corse e altura: un percorso simile a quello del Giro 2022
Hindley arriva al Tour dopo due blocchi di corse e altura: un percorso simile a quello del Giro 2022
Il Tour si presta a invenzioni tattiche di qualche tipo?

Parto per la Francia completamente inesperto, perché da corridore il Tour l’ho fatto una sola volta e da direttore mai. Le dinamiche non sono quelle del Giro, quindi anche per me è un’esperienza nuova. Era lo stesso lo scorso anno al Giro come direttore, però se non altro il Giro lo avevo corso 10 volte da corridore. In Francia non sarò il tecnico responsabile, andrò in appoggio. Il Tour di quest’anno parte subito cattivo, già dopo 5 giorni potrebbero essere tutti al loro posto e questo toglie l’inventiva. Se prendi una randellata in avvio, poi è difficile inventarsi qualcosa.

Perché? Non si può studiare il percorso e provare?

Pogacar e Vingegaard hanno dimostrato sul campo quanto sono forti, perciò c’è in tutti la voglia di capire a che punto siano rispetto a loro. E questo frena gli slanci, diciamo così. I sopralluoghi li hanno fatti gli altri direttori. Dopo il Giro dei Paesi Baschi, sono rimasti a fare ricognizioni con tanto di video e prova percorso. Poi i ragazzi sono andati in ritiro a Tignes e sono ancora in altura, approfittando della vicinanza delle tappe alpine. Le hanno fatte in bici prima e dopo il Delfinato. Gli scalatori torneranno giovedì dall’altura, invece con gli sprinter abbiamo fatto un ritiro a parte.

Al Delfinato, Hindley ha corso finché ha potuto al pari di Vingegaard e Yates, chiudendo quarto
Al Delfinato, Hindley ha corso finché ha potuto al pari di Vingegaard e Yates, chiudendo quarto
Eppure, dopo la tappa di Torino 2022, tutti si aspettano da te l’invenzione. E’ una pressione che avverti?

Me la sono sentita al Giro, perché già prima della tappa di Bergamo mi venivano fatte più domande del solito. E’ anche vero che certe cose puoi farle nel momento in cui hai la possibilità e gli uomini giusti. Durante le mie ricognizioni, ho sempre sognato che la tappa di Forno di Zoldo fosse l’ideale per fare un gran danno e vedendo come è andata, me ne sono convinto anche di più. Ma noi non avevamo già più Vlasov e Kamna era in fase calante. Al Tour non so cosa si potrà fare. Bisognerà vivere alla giornata e sperare di avere gli uomini in condizione…

Le star della Bora-Hansgrohe per le corse a tappe

12.01.2023
8 min
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Parlando con Paolo Artuso dei tanti e ottimi corridori che ci sono nelle sua fila, la Bora Hansgrohe era stata definita una “all star”, una squadra composta da “tutte stelle”. Sono in effetti molti i corridori importanti nel team tedesco, specie quelli per le corse a tappe. 

Gasparotto (qui con Benedetti) corridore fino al 2020, è un direttore sportivo della Bora-Hansgrohe dalla passata stagione
Gasparotto (qui con Benedetti) corridore fino al 2020, è un direttore sportivo della Bora-Hansgrohe dalla passata stagione

Enrico Gasparotto, direttore sportivo della Bora, ci dice chi sono queste “star” e come pensano di recuperarle al meglio. Non tutte infatti hanno brillato nella passata stagione.

«Partiamo dal concetto che le corse a tappe sono un’ambizione della nostra squadra dal 2022 – dice Gasparotto – da quando è andato via Sagan. Ci dirigiamo verso i grandi Giri soprattutto. Lo scorso anno doveva essere il primo approccio e tutto è andato oltre ogni più rosea aspettativa… nel vero senso della parola, visto che abbiamo vinto il Giro d’Italia».

Jai Hindley, maglia rosa del Giro 2022, punterà al Tour de France
Jai Hindley, maglia rosa del Giro 2022, punterà al Tour de France

Hindley sul Tour

La prima “star” non può che essere Jai Hindley, il re del Giro d’Italia.

«Jai ha ottenuto un grande risultato e si è confermato alla Vuelta con la sua top 10. Di fatto è l’unico dei nostri che è salito sul podio di un grande Giro, e ci sta che abbia l’aspirazione di andare al Tour».

E qui Gasparotto spiega con chiarezza le volontà di Hindley tra Giro e Tour.

«Inizialmente Jai voleva fare il Giro, voleva difendere il titolo. Ma in Bora abbiamo una comunicazione semplice e genuina. Hindley ha visto che al Tour hanno prediletto le montagne e ha spostato le sue attenzioni in Francia. 

«Sappiamo che sarà difficile e che il Tour negli ultimi anni è stato un monopolio di UAE EmiratesIneos Grenadiers e Jumbo-Visma, ma era arrivato il momento di misurarsi nel gran tour più importante. E’ la prima volta e ci andremo con il massimo rispetto».

Vlasov essendo bravo a crono ha scelto di puntare al Giro
Vlasov essendo bravo a crono ha scelto di puntare al Giro

Vlasov al Giro

«Io passerei a Vlasov – prosegue Gasparotto – Alexander riparte dal quarto posto del Giro 2021 e dal quinto del Tour 2022. Un quinto posto catturato nonostante una caduta in un momento cruciale della corsa. Ha mostrato caparbietà e grande costanza. E’ sempre stato davanti. A parte una tappa (la seconda in volata in Danimarca, ndr) non è mai andato oltre il 31° posto. E siamo felici di questo rendimento perché ha ottenuto quel piazzamento pur senza sviluppare i suoi watt migliori. Non era al top».

«Vlasov a crono si difende bene. Non è all’altezza di Remco o Roglic, ma va. Lui ha fatto il ragionamento opposto a quello di Jai. Punta al Giro pensando ad un podio. In generale la differenza così netta fra i percorsi di Giro e Tour hanno facilitato le scelte dei ragazzi e aiutato noi direttori, che li ascoltiamo e cerchiamo di accontentarli».

«Alex è un ragazzo semplice, concreto. E’ già concentrato sul Giro. Sa che già abbiamo visionato delle tappe e segue questo percorso. Se non ci saranno intoppi la corsa rosa diventa davvero interessante per lui… E poi potrebbe avere il numero uno!».

Emanuel Buchmann (classe 1992) vuole una stagione ad alto livello
Emanuel Buchmann (classe 1992) vuole una stagione ad alto livello

Rilancio Buchmann

Scorrendo la lista delle star ecco Emanuel Buchmann. Il tedesco, scalatore, vanta un quarto posto al Tour 2019 e da lì vuol ripartire.

«Lui ci ha detto di voler fare il Tour, sempre per il discorso delle crono, dove non è super. Arriva da stagioni in cui il suo rendimento è stato più basso dei suoi livelli a causa di cadute e malattie, ma quel settimo posto all’ultimo Giro è stato un bagliore».

Il suo 2022 è stato a doppia velocità. Bene nella prima parte, molto meno nella seconda.

«Però – va avanti Gasparotto – adesso è entusiasta e non era giusto gettare quanto di buono fatto nella prima parte. Riprenderà a correre a Majorca.

«E’ importante farlo correre? Io dico che è importante farlo correre bene. Oggi tutto è super professionale, tutti sono al top. Più che spronarli i corridori devi quasi fermarli. Quindi la differenza può farla la felicità. I ragazzi devono essere contenti di quel che fanno, ci devono credere. E se per caso non si sono allenati per una malattia è inutile mandarli a correre per raccogliere dei feedback negativi. In tal senso mi è piaciuta una massima di Gianluca Vialli di questi giorni: “Nessuno perde. O vince o impara”».

Parigi-Nizza 2021, Schachmann si complimenta con Roglic. Il tedesco è stato secondo per due anni consecutivi
Parigi-Nizza 2021, Schachmann si complimenta con Roglic. Il tedesco è stato secondo per due anni consecutivi

Schachman già in pista

La star successiva è Maximilian Schachman. Il tedesco arriva da un anno non altezza della sua classe.

«E infatti – spiega Enrico – ha chiuso in anticipo la stagione 2022 per recuperare meglio. Lui è in Australia. Il team si aspetta molto nelle corse di una settimana e nelle gare di un giorno, tanto più che per i grandi Giri siamo ben coperti.

«Il suo obiettivo 2023 si chiama continuità di rendimento. Per esempio allo Svizzera ha ottenuto un decimo posto pur non stando bene. Max ha un motore talmente grosso che deve avere questa continuità ad alto livello. Artuso ci sta lavorando. Per lui Parigi-Nizza e Ardenne sono i primi obiettivi».

Sergio Higuita (classe 1997) ha mostrato grandi doti nelle corse a tappe di una settimana. Qui leader, provvisorio, all’ultimo Giro di Polonia
Higuita (classe 1997) ha mostrato grandi doti nelle corse a tappe di una settimana. Qui leader, provvisorio, all’ultimo Giro di Polonia

Higuita: corse più brevi

«Sergio è in Colombia… al caldo! Per lui pensiamo alle corse di una settimana più che ai grandi Giri. Nel 2022 ha vinto il Catalunya, è andato forte allo Svizzera… Ma per me può essere competitivo anche nelle grandi corse di un giorno. Poteva già cogliere il primo podio in un monumento se al Lombardia non avesse preso il Civiglio troppo indietro».

«Higuita potrebbe essere di supporto ad Hindley al Tour. Però non dimentichiamo che è giovane e può migliorare ancora».

Kamna lo scorso anno ha mostrato grande tenuta anche nelle tre settimane. Eccolo con Hindley e Carapaz sulla Marmolada
Kamna lo scorso anno ha mostrato grande tenuta anche nelle tre settimane. Eccolo con Hindley e Carapaz sulla Marmolada

Kamna e la classifica

Lennard Kamna è forse la sorpresa maggiore. Talento indiscusso, lo scorso anno è rifiorito.

«Visto che Lennard si difende bene a crono, è campione nazionale, pensa ai 71 chilometri contro il tempo del Giro. Ha l’ambizione di provare a fare classifica ed è giusto accontentarlo. Per me può essere un outsider.

«Deve maturare e avrà un approccio diverso dal correre con la fantasia e la libertà come ha fatto quest’anno. Sarà alla prima esperienza per capire se potrà puntare alle classifiche. Il suo avvicinamento prevede due corse a tappe, Valenciana e Tirreno. Da lì capiremo come impostare il Giro».

Aleotti ha vinto il Sibiou Tour per due anni consecutivi. E’ arrivato il momento di fare uno step almeno nelle corse di un giorno
Aleotti ha vinto il Sibiou Tour per due anni consecutivi. E’ arrivato il momento di fare uno step almeno nelle corse di un giorno

E Aleotti?

Delle stelle della Bora fa parte anche Giovanni Aleotti. Una delle speranze del nostro ciclismo.

«Giovanni è in Australia – dice “Gaspa” – abbiamo deciso di partire più forte perché rendesse subito bene. Poi anche per lui ci sarà il Giro. Si prevede una stagione dispendiosa tanto più dopo un inverno concentrato per essere subito pronto. Sacrificherà le Ardenne. Volevamo che arrivasse bene al Giro. Lo scorso anno ha avuto troppi intoppi».

Aleotti è quindi già concentrato sul Giro e secondo Gasparotto potrà essere una pedina fondamentale per Vlasov.

«Per Giovanni vale un po’ il discorso fatto per Kamna. O uno nasce come Hindley, che è subito performante, oppure ci arriva per step. Ma io credo che crescere per step sia la cosa migliore. E lo dico sulla mia pelle da corridore che ha vinto subito. In questo modo quando arriveranno le difficoltà saprà come affrontarle.

«Se mi chiedete, nel lungo termine, se Giovanni potrà essere da grandi Giri vi rispondo che non lo so. Se mi chiedete cosa potrà fare nel breve termine, vi dico che può essere competitivo nelle corse di un giorno. Specie quelle nella seconda parte di stagione, come Plouay o il Canada, dove ha mostrato di andare forte». 

Bob Jungels (classe 1992), arrivato questo inverno alla Bora Hansgrohe, fa parte a pieno titolo delle star (foto Instagram)
Jungels (classe 1992), arrivato questo inverno alla Bora Hansgrohe, fa parte a pieno titolo delle star (foto Instagram)

Jungels in appoggio

Gasparotto ci fa notare che all’appello manca Bob Jungels. In teoria ci sarebbero anche Patrick Konrad e Sam Bennett, ma loro hanno fatto più una svolta verso il gregariato.

«Bob, altro corridore super solido – dice Enrico – ritrovare la costanza è un suo obiettivo. Il fatto che sia tornato a vincere al Tour e che sia uscito di poco dalla top 10 significa che è di nuovo ai suoi livelli.

«La sua stagione sarà divisa in due parti principali: Parigi-Nizza e classiche del Nord e poi Tour de France. Alla Parigi-Nizza, potrà fare bene sia per la classifica che per aiutare, specie in ottica cronosquadre. Nelle classiche potrà essere competitivo in alcune di quelle sul pavé e in quelle delle Ardenne. Non dimentichiamo che è stato anche nella Quick Step e sa come lottare per quegli obiettivi.

«Riguardo al Tour invece vorrà esserci per dare supporto. E non per la classifica. E’ stata una sua scelta. Parole sue: “Se tengo duro faccio 9°-10° e non mi posso muovere. Così invece potrò aiutare e magari cercare una vittoria di tappa».

Hindley: rosa o gialla? I pro e i contro per Benedetti

10.11.2022
5 min
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Neanche il tempo di metabolizzare i nuovi percorsi di Giro e Tour che già nascono le prime dispute e in casa Bora-Hansgrohe la gestione della prossima stagione non appare semplicissima. Visto il percorso della Grande Boucle, con una sola cronometro neanche molto lunga, la squadra tedesca vorrebbe portare Jai Hindley in Francia, ma l’australiano è orientato a tornare in Italia e difendere sul campo la maglia rosa conquistata nell’ultima edizione.

Hindley non si è fatto spaventare dal tracciato della corsa rosa, profondamente diverso da quello vinto, con molti più chilometri a cronometro. Un problema di difficile soluzione. Tempo per affrontarlo ce n’é, ma noi abbiamo voluto saperne di più sentendo chi quel Giro lo ha condiviso con Jai giorno dopo giorno, ossia Cesare Benedetti che faceva parte della squadra vincente.

Un curioso fermo immagine dall’ultima Vuelta a Catalunya, con Benedetti che ripara la bici a Hindley
Un curioso fermo immagine dall’ultima Vuelta a Catalunya, con Benedetti che ripara la bici a Hindley
Come avete vissuto quell’esperienza?

Pochi lo hanno sottolineato, ma il fatto di partire con 3 punte (Buchmann, Keldermann e Hindley) ha permesso a Jai di affrontare la prima parte di gara con leggerezza, senza grandi pressioni. Quando sul Block Haus ha visto qual era la sua condizione, il fatto di avere la squadra alle sue dipendenze è stata quasi una logica conseguenza, questo ha permesso all’australiano di rimanere sempre tranquillo. Forse mascherava la tensione, ma anche nell’ultima settimana lo vedevi salire sul pullman, indossare le cuffiette, chiudere gli occhi e concentrarsi, o forse distrarsi. Non ha mai perso il sorriso, penso che questa sia stata una sua forza.

Ammetterai però che il Giro prossimo è diverso, con molti più chilometri a cronometro…

E’ un Giro diverso anche per altri aspetti. E’ un Giro meno duro, non ci sono quelle sequenze di tappe dure con arrivi in salita, anche tre di seguito che abbiamo trovato. Ci sono sì frazioni difficili, le grandi salite, anche la cronoscalata del penultimo giorno, ma è meno severo e questo paradossalmente svantaggia Jai più che i chilometri contro il tempo perché si è visto che l’australiano quando è in forma ha grandissime doti di recupero.

Per Hindley tanti dubbi per il 2023 fra tornare al Giro e un Tour che sembra fatto su misura
Per Hindley tanti dubbi per il 2023 fra tornare al Giro e un Tour che sembra fatto su misura
Rispetto al 2020 secondo te è migliorato a cronometro?

Sicuramente, ma non è che anche allora fosse fermo… Aveva lavorato molto meno allora, oggi è maturato, ha fatto esperienze, ha anche lavorato alla galleria del vento. Io dico non solo che è migliorato, ma che può crescere ancora.

Paradossalmente Giro e Tour sembrano essersi invertiti le caratteristiche, con una corsa francese molto dura con ben 30 Gran Premi della Montagna…

E’ un Tour dove parti subito a tutta, dai Paesi Baschi con percorsi che sembrano quasi quelli delle classiche delle Ardenne. Io sinceramente Hindley su quel percorso lo vedo davvero bene, già nelle prime tappe sarebbe tra i primi. Penso che sia ormai maturo per affrontare i più grandi proprio al Tour e su quel percorso non partirebbe certo battuto. Ma c’è un però…

Benedetti vorrebbe tornare al Giro, dove ha vinto una tappa nel 2019
Benedetti vorrebbe tornare al Giro, dove ha vinto una tappa nel 2019
Quale?

Io se fossi nei suoi panni direi le stesse cose e vorrei tanto andare al Giro. Vuoi mettere l’emozione di correre con il numero 1 sulla maglia? E’ enorme, un ritorno al ciclismo classico. Parlo per sensazioni, perché razionalmente al Giro avrebbe tutti gli occhi puntati addosso, mentre al Tour non avrebbe grandi responsabilità, potrebbe correre con quella leggerezza che ha contraddistinto la sua ultima avventura in terra italiana. C’è anche un altro aspetto sul Tour: è diverso non solo perché c’è tanta salita, ma anche perché non ci sono quelle tappe difficili da interpretare, dove si creano ventagli, quelle frazioni che possono anche costare la corsa.

Abbiamo parlato tanto di Hindley, ma che cosa spera Benedetti?

Io vorrei tanto tornare al Giro, anche perché si passa davanti casa mia (Rovereto, ndr), nella frazione del Bondone. Ricordo che avvenne solo nel 2001 e 2002 e io ero lì a bordo strada a incitare i campioni che mi transitavano davanti. Io poi sono un corridore più adatto al Giro, sono abbastanza abituato a impostare la stagione per essere in forma per le Ardenne e poi tirare dritto per la corsa rosa. Al Tour non avrei molto da dire.

Per la Bora-Hansgrohe primo appuntamento di gruppo a Maiorca dal 9 dicembre
Per la Bora-Hansgrohe primo appuntamento di gruppo a Maiorca dal 9 dicembre
Hai già ripreso la preparazione?

Sì, con molta calma da una settimana, abbinando bici e palestra. Solitamente avevamo la prima presa di contatto come squadra a ottobre, invece stavolta è stato tutto rinviato, ma ci hanno già inviato un calendario di massima di tutta la stagione e ognuno di noi esprime le sue preferenze. Poi la squadra trarrà le conclusioni, intanto coloro che andranno in Australia sono già stati avvertiti e stanno lavorando in maniera più mirata. Ne sapremo di più al primo ritiro stagionale a Maiorca, dal 9 al 21 dicembre. Per allora credo che anche la querelle Hindley Giro/Tour avrà la sua soluzione.

Hamilton cresce, lavora e tiene Hindley nel mirino

16.10.2022
6 min
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Quanti duelli con Jay Hindley. Sin da ragazzini, il re del Giro d’Italia 2022 e Lucas Hamilton si sono sfidati in sella e vedere l’amico vestirsi di rosa nell’apoteosi di Verona è una bella spinta per il ventiseienne di Ararat, che sogna in futuro di regalare ai tifosi aussie altre soddisfazioni di questa portata. Il tredicesimo posto di quest’anno sulle nostre strade è un buon punto di partenza e chissà che non possa già scalare la classifica nel 2023. 

Lucas si sta preparando e il miglioramento a cronometro è uno dei tasselli fondamentali per proseguire nella crescita, anche perché sembra che il percorso del Giro che verrà svelato nelle prossime ore dovrebbe avere tanti chilometri in cui lottare contro le lancette. Dopo aver effettuato le visite mediche all’Istituto delle Riabilitazioni del Gruppo CIDIMU di Torino, è pronto a mettersi sotto per lasciare il segno nelle corse di tre settimane il prima possibile.

A Campo Imperatore si definì la classifica al Giro U23 del 2017: 1° Sivakov, 2° Hamilton, 3° Hindley
A Campo Imperatore si definì la classifica al Giro U23 del 2017: 1° Sivakov, 2° Hamilton, 3° Hindley
Qual è il bilancio della tua stagione?

E’ stata ricca di alti e bassi, ho fatto un buon Giro d’Italia. Per la squadra è stata una grande annata ed esserne parte è stato grandioso, anche se la Vuelta di Spagna non è andata come speravo.

Che cosa è mancato?

Credo sia stato un problema di mera tempistica, perché arrivando a fine stagione, c’era tanta stanchezza accumulata. Il percorso era durissimo, avevamo grandi ambizioni con Simon, che però ha dovuto abbandonare a causa del Covid, ma ci siamo tolti la soddisfazione della tappa vinta con Kaden (Groves, arrivato a braccia alzata sul traguardo dell’undicesima frazione con arrivo a Cabo de Gata, ndr), che è sempre un ottimo traguardo in una grande corsa a tappe.

Torniamo al Giro, vinto dal tuo “gemello” quando eravate under 23. Che effetto ti ha fatto vedere Jai Hindley sul gradino più alto?

Io e Jai abbiamo corso l’uno contro l’altro sin da quando avevo 12 anni. A essere onesti, è stato un qualcosa di surreale vederlo vincere il Giro d’Italia, per me è stato pazzesco essere presente nelle tre settimane che l’hanno incoronato in rosa

La Vuelta del team doveva essere per Yates, ritirato per Covid. Provvidenziale la vittoria di Groves
La Vuelta del team doveva essere per Yates, ritirato per Covid. Provvidenziale la vittoria di Groves
Hai brindato con lui?

Mi sono congratulato, era il minimo visto che siamo molto amici. E’ stato grandissimo e per me è anche una bella spinta, perché lui negli ultimi tre anni ha dimostrato di essere uno dei migliori corridori per i grandi Giri. Mi auguro di muovermi in quella direzione anch’io. 

Il tuo obiettivo è lasciare il segno in un grande Giro?

A essere onesti, il Giro d’Italia di quest’anno è la corsa migliore che abbia mai fatto. Vorrei continuare questa progressione, mettere insieme tre settimane costanti e riuscire a esplodere in una delle prossime grandi corse che affronterò. Non ho un risultato specifico in mente, ma voglio senza dubbio arrivare il più in alto possibile. 

Che cosa ti piace del Giro?

Per me ha un valore davvero speciale. E’ incredibile ed è stato il primo grande Giro della mia carriera nel 2019 e adesso l’ho già fatto tre volte. Poi ho vissuto per un anno e mezzo in Italia, dalle parti di Varese: è una corsa epica e non è un mistero la passione travolgente del pubblico italiano.

La crono è il suo punto debole: quella di Alicante alla Vuelta è stata per lui durissima, a 5’08” da Evenepoel
La crono è il suo punto debole: quella di Alicante alla Vuelta è stata per lui durissima, a 5’08” da Evenepoel
Su cosa devi migliorare nelle tre settimane?

Sto lavorando molto sulle cronometro e quest’anno si sono già visti i miglioramenti rispetto al 2021. Poi spero di avere un po’ più di fortuna, però già finire sia il Giro sia la Vuelta quest’anno mi ha dimostrato che riesco a tenere duro per tre settimane ed è una buona base di partenza. 

Ci racconti cosa passa nella testa di un corridore l’ultima tappa di un grande Giro?

La maggior parte dei grandi Giri che ho terminato finiva con una cronometro, come ad esempio a Verona. Arrivare all’Arena è stato qualcosa di magico, ma è stato speciale anche alla Vuelta arrivare nel cuore di Madrid e per una volta finire con una tappa in linea. Comunque, non importa come lo finisci, ma già solo tagliare il traguardo dell’ultima tappa ti regala emozioni uniche.

Hai una salita preferita?

Sulla strada per Gallarate c’è una salita, non molto conosciuta. Non so se il nome sia giusto, ma noi la chiamiamo il Betto. Ho migliorato molte volte il mio record su quelle strade, però se devo scegliere una cima epica, dico senza dubbio lo Stelvio. Ci ho fatto tantissimi ritiri ed è sempre un posto speciale. Arrivando dall’Australia, quando ti trovi di fronte una montagna così, resti a bocca aperta, poi si trova in un’area fantastica.

A che punto è il ciclismo nella Land Down Under?

In Australia il ciclismo non è lo sport più popolare perché deve sgomitare con tante discipline. C’è il rugby e poi, personalmente, sono cresciuto giocando a calcio australiano e sono arrivato un po’ più tardi alla bicicletta. Le vittorie dei nostri connazionali, come le ultime di Jai, stanno aiutando a far diffondere sempre di più il nostro sport, anche se non è facile fare breccia tra i giovani perché richiede tantissimi sacrifici e molto tempo lontano dalla propria famiglia e dagli affetti. Il gotha del ciclismo è in Europa, quindi lontano da casa, però difendere i colori di una squadra australiana nel WorldTour rende tutto ciò più speciale.

Negli ultimi anni, tanti specialisti delle corse a tappe stanno vincendo nelle classiche: Nibali, Pogacar, Roglic, Evenepol. Pensi anche tu di riuscire a dire la tua in una classica?

Non ho fatto tante Monumento in carriera sin qui (un Lombardia nel 2020 e una Liegi nel 2021, ndr) e mi piacerebbe farne molte di più. “Rogi” e “Pogi” sono dei fuoriclasse, credo che possano vincere su qualunque terreno

Nelle prossime settimane si scopriranno i percorsi delle diverse corse, ma tu hai già qualche idea per il 2023?

Non lo so ancora. Nei giorni scorsi a Torino abbiamo cominciato a fare le prime valutazioni, vediamo che cosa succederà. Sono arrivati tanti corridori interessanti in squadra, c’è stato un bel cambiamento ed è bello vedere facce nuove, soprattutto dopo questi ultimi due anni resi complicati dal Covid, che ad esempio lo scorso anno mi ha impedito di partecipare a questo camp.

Felice per l’amico Hindley: la sua vittoria in rosa è uno stimolo per lo stesso Hamilton
Felice per l’amico Hindley: la sua vittoria in rosa è uno stimolo per lo stesso Hamilton
In che cosa ti diletti quando non stai pedalando?

Ci sono dei campi di “pitch and patch” vicino a dove vivo, una sorta di golf. Quando torno a casa in Australia poi, ogni tanto gioco ancora a calcio australiano.

Quest’inverno che cosa farai per raggiungere il tuo “gemello” Hindley?

Proverò a farmi trovare pronto per l’inizio della stagione. Dicembre è sempre un mese delicato per trovare gli equilibri per l’anno successivo. 

La metamorfosi di Kelderman, pronto a cambiare ruolo

25.08.2022
5 min
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Neanche il tempo di prendere il via alla Vuelta che già su tutti i media compariva la notizia del nuovo cambio di casacca per Wilco Kelderman (in apertura accanto a Hindley), che dopo neanche due stagioni passate alla Bora Hansgrohe approda alla Jumbo Visma di Roglic e Vingegaard. Per il 31enne olandese si tratta del settimo cambio di squadra e considerando il roster della formazione olandese, potrebbe anche significare un cambio nel suo ruolo, non più come punta ma come luogotenente di lusso.

Suonano quasi beffarde a questo punto le dichiarazioni rilasciate da Kelderman alla vigilia della Vuelta: «Siamo una squadra con 3 capitani (oltre a lui il vincitore del Giro Hindley e Higuita, ndr), si deciderà alla fine chi comanda, chi starà meglio nella terza settimana. Io di regola sono sempre andato in crescendo, so di essere bravo e mi sento pienamente a posto in bici, poi dipenderà dalla gara».

Kelderman Hindley
Kelderman e Hindley, sodalizio ricostruito alla Bora, senza rancori e con buoni risultati (foto Getty Images)
Kelderman Hindley
Kelderman e Hindley, sodalizio ricostruito alla Bora, senza rancori e con buoni risultati (foto Getty Images)

Top 5 in tutti i grandi Giri

La storia di Kelderman è per certi versi singolare. Ha corso ben 13 grandi Giri e il suo bilancio non è neanche malvagio: 6 presenze nella top 10 con il 3° posto al Giro d’Italia 2020 come miglior risultato, ma è entrato nei primi 5 anche nelle altre due prove, in quanti possono dire la stessa cosa? Eppure la sua figura è associata a quella di un’eterna promessa mai sbocciata. Un buon piazzato, sì, ma mai realmente candidato alla vittoria. Eppure le caratteristiche ci sono tutte, considerando le sue capacità a cronometro e la sua tenuta su qualsiasi tipo di salita.

Curiosamente, proprio quel podio conquistato al Giro è stato una sorta di crocevia per l’olandese. In quell’edizione della corsa rosa, Kelderman era il capitano della Sunweb, ma assistette alla crescita esponenziale di Hindley, arrivato a giocarsi la corsa all’ultima tappa con Tao Geoghegan Hart. Quanto avvenne però al Sestriere ha lasciato sempre molte perplessità: Kelderman era partito in rosa, con Hart (Ineos) e Hindley a 15”. Dietro i continui attacchi della formazione rivale, la Sunweb decise di appoggiare più Hindley, lasciando che Kelderman venisse staccato.

Giro 2020: podio per Hindley e Kelderman, ma con qualche lato oscuro nella condotta della Sunweb
Kelderman Giro 2020
Giro 2020: podio per Hindley e Kelderman, ma con qualche lato oscuro nella condotta della Sunweb

Un nemico in casa?

Hindley si ritrovò alla sera a pari merito con Geoghegan Hart, ma la cronometro finale gli era contraria a differenza di Kelderman, che infatti il giorno dopo avrebbe fatto meglio del britannico. Molti sussurrarono che la Sunweb avrebbe deciso di appoggiare Hindley sapendo già dell’addio imminente di Kelderman, visto quasi come un ospite indesiderato. Certamente però quell’episodio segnò l’evoluzione della carriera dell’olandese, che un anno dopo si sarebbe ritrovato in compagnia proprio di Hindley.

Al Giro d’Italia di quest’anno troppa è stata la differenza di rendimento fra i due, Kelderman molto presto si è dovuto piegare alle esigenze della squadra e supportare il compagno, ma almeno questa volta non ci sono state polemiche. Ora però Wilco corre nuovamente a parità di grado con l’australiano, ma con in tasca il passaporto per un altro team: la Bora-Hansgrohe gestirà la cosa in maniera diversa?

Ennesima caduta per l'olandese al Giro del Benelux 2021. Problemi alla clavicola
Ennesima caduta per l’olandese al Giro del Benelux 2021. Problemi alla clavicola
Kelderman Benelux 2021
Ennesima caduta per l’olandese al Giro del Benelux 2021. Problemi alla clavicola

Luogotenente di lusso

E’ anche vero che l’olandese vuole monetizzare il più possibile l’ultima parte di carriera, sapendo forse che contro i super talenti di oggi difficilmente troverà posto sul gradino più alto del podio. La Jumbo Visma aveva bisogno di una figura di riferimento in appoggio ai suoi big, Kelderman può ricoprire il ruolo anche se non gli è propriamente calzante. D’altronde tanti sono stati nella storia i corridori che, dopo lunghi tentativi di emergere in un grande Giro hanno trovato la loro più adatta collocazione al fianco di un altro capitano, ultimo esempio Rafal Majka con Pogacar.

Kelderman però a questo epilogo non vuole ancora piegarsi, conta di dare un ultimo colpo alla botte. Si è preparato con scrupolo dopo la corsa rosa e il Delfinato, una breve pausa e poi tre settimane per ricaricare le batterie a Park City nello Utah, con la sua famiglia. Una famiglia di ciclisti considerando che la moglie, Rebecca Talen era stata professionista fino al 2014 alla Rabobank prima di dedicarsi alla crescita del figlio. Si è allenato cercando di riannusare le sensazioni di gioventù, tornando addirittura con i suoi team delle categorie minori, WV Eenland e UWTC De Volharding. I ragazzi erano al settimo cielo ritrovandolo fra loro, per Wilco è stato un utile recupero di vecchie sensazioni, avvicinandosi a una Vuelta dai significati più profondi che mai.

Kelderman Tour 2021
Al Tour Kelderman ha colto il 5° posto lo scorso anno, confermandosi predisposto per i grandi Giri
Kelderman Tour 2021
Al Tour Kelderman ha colto il 5° posto lo scorso anno, confermandosi predisposto per i grandi Giri

E se chiudesse col botto?

«Ho imparato che in 3 settimane può succedere di tutto – ha dichiarato a Cyclingtips – devi affrontare ogni giorno, ogni ora, ogni chilometro senza essere nervoso. Puoi anche perdere alla fine 15 secondi, ma quel che conta è risparmiare energie e colpire quando conta davvero. Ogni grande Giro ti accresce e ti migliora, ti insegna qualcosa del tuo corpo, come mangiare, come bere, come coprirti. Bisogna però saperlo ascoltare.

«Io non mi sono mai arreso, neanche di fronte agli infortuni peggiori (si è rotto clavicole, vertebre, dita, ndr), ma se non avessi avuto passione, se avessi pensato che era solo un lavoro non sarei qui ora. So solo che quel che verrà sarà meglio». Lo sperano soprattutto quelli della Jumbo Visma, oggi avversari, domani datori di lavoro.

E Hindley che fa? Lavora ad Andorra e pensa alla Vuelta

22.07.2022
4 min
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Siamo tutti rapiti dalla Grande Boucle e dal duello Pogacar-Vingegaard, che ieri ha visto forse l’epilogo, ma ci sono grandi campioni anche al di fuori del Tour. Campioni che stanno lavorando in vista del finale di stagione. Qualche giorno fa vi abbiamo parlato di Vincenzo Nibali, per esempio, oggi tocca a Jai Hindley.

Che fine ha fatto la maglia rosa in carica? Come sta lavorando? Dopo la festa di Verona il corridore della Bora-Hansgrohe era un po’ sparito dai radar. Nei giorni successivi alla conquista del Giro d’Italia, le priorità erano due: recuperare e riabbracciare la famiglia che, causa pandemia, non vedeva da due anni.

Ad inizio giugno Jai ha fatto un viaggio per l’Italia con la sua fidanzata. Eccolo a Firenze (foto Instagram)
Ad inizio giugno, Jai ha fatto un viaggio per l’Italia con la sua fidanzata. Eccolo a Firenze (foto Instagram)

Vacanza e famiglia

«Hindley – dice il direttore sportivo che lo ha guidato nel trionfo rosa, Enrico Gasparottodopo il Giro ha fatto un viaggio con la sua fidanzata in giro per l’Italia. Successivamente è tornato nella sua casa europea in Spagna e poi ancora è andato ad Andorra. E proprio lì sui Pirenei è stato raggiunto dai suoi genitori».

Gasparotto giustamente ha lasciato spazio a Jai dopo il Giro. La corsa italiana è stata estremamente dispendiosa sia dal punto di vista fisico che da quello mentale. Lui ed Hindley non si sono sentiti molto.

«Ho preferito lasciarlo in pace. Ci siamo sentiti qualche giorno fa». Bisognava iniziare a riordinare le cose in vista del suo ritorno alle gare.

I tre punti chiave del Giro di Hindley: la vittoria sul Blockhaus, l’imboscata di Torino, il forcing sulla Marmolada (in foto)
I tre punti chiave del Giro di Hindley: la vittoria sul Blockhaus, l’imboscata di Torino, il forcing sulla Marmolada (in foto)

Mito in patria

In Australia il successo di Hindley ha avuto una grande risonanza. Subito si sono scatenati i paragoni con Cadel Evans, primo ed unico ciclista aussie, ad aver vinto un grande Giro prima di Jai.

Si è pensato anche ad una festa per accoglierlo. Il ministro dello sport australiano, David Templeman (della stessa regione di Hindley), vuole organizzare una sorta di parata con le squadre ciclistiche locali, gli ex allenatori, i bambini… al suo atteso ritorno in Australia. E i complimenti al corridore di Perth sono arrivati persino dal Primo Ministro, Mark McGowan.

Tutto questo però non ha scalfito la personalità di Hindley. Anche Gasparotto dice che lui è rimasto sempre tranquillo.

Lavorare a testa bassa e con impegno: resta questo il mantra di Hindley. Sì, ma lavorare per quali obiettivi?

«L’obiettivo è la Vuelta – ha detto Hindley (cosa che confermano sia Gasparotto che il team manager della Bora-Hansgrohe, Ralph Denk) – credo che sarà davvero dura perché il livello in Spagna sarà alto. Ci saranno i corridori del Giro, e molti di quelli che vengono da Tour. E poi perché è la prima volta che farò due grandi Giri nella stessa stagione».

«Jai – dice Gasparotto – ha ripreso ad allenarsi ad Andorra dove ha fatto base per tutta l’estate e dove si trova tuttora. Suo papà, che era suo allenatore da piccolo, lo ha seguito negli allenamenti lassù».

Tra l’altro sembra che Jai abbia fatto un training camp piuttosto duro, con 23 giorni in quota e solo due giorni di riposo.

«Quale sarà il suo programma? Probabilmente – spiega il diesse friulano – rientrerà a San Sebastian e poi dovrebbe correre alla Vuelta Burgos e quindi andare alla Vuelta».

Ad Andorra si è allenato anche con il compagno Higuita, con il quale dovrebbe condividere la leadership alla Vuelta (foto Instagram)
Ad Andorra si è allenato anche con il compagno Higuita con il quale dovrebbe condividere la leadership alla Vuelta (foto Instagram)

Vuelta, mondiale, Tour

Ma la programmazione di Hindley va anche oltre la grande corsa spagnola. E ci va per due motivi. 

Il primo. Il mondiale si corre a “casa sua”, in Australia, e anche se il percorso non è adatto alle sue caratteristiche è lecito pensare che la maglia rosa voglia esserci e che la nazionale australiana lo voglia schierare.

Il secondo motivo. Per andare al mondiale, per forza di cose Jai dovrà tornare in Patria e potrà godersi finalmente l’accoglienza promessa dalle Istituzioni.

Quest’ultimo non è un tassello da poco per chi ci ha lavorato tanto sin da bambino. E servirà alle istituzioni stesse, grazie alle cui borse di studio (erogate persino quando era all’estero), Hindley ha potuto seguire la sua strada. Sarà un po’ come chiudere il cerchio.

«Sì, dovrebbe fare il mondiale – conferma Gasparotto – per poi rientrare in Europa ad ottobre, giusto in tempo per la presentazione del Giro 2023».

Hindley però ha messo le mani avanti. Il Giro è la corsa che lo ha lanciato al grande pubblico nel 2020 e che lo ha consacrato quest’anno, ma ad un media australiano (ABC News), ha ammesso che nel 2023 vorrebbe fare il Tour.

«L’anno prossimo – ha detto Hindley – mi piacerebbe essere al Tour. Che si tratti di aiutare qualche compagno o di andarci da leader, vorrei scoprire questo evento e imparare il più possibile. E’ un’esperienza che mi serve per capire davvero cosa posso fare al livello più alto del ciclismo».