Gadret: un viaggio fra ricordi e osservazioni (sensate) sul Tour

21.07.2024
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NIZZA (Francia) – Dopo lo stupore per i magnifici numeri sulle salite di questo Tour, trovarci davanti a uno scalatore puro mette addosso la tenerezza di una specie estinta. Lui è sempre uguale, minuto, pieno di tatuaggi, con lo sguardo gentile e insieme furbo. Da quando era magrissimo, ora ha messo i chili giusti, ma quando John Gadret inizia a parlare è come se il tempo non fosse passato (in apertura la sua vittoria di Castelfidardo al Giro del 2011, davanti a Rodriguez e Visconti).

La sua carriera si è conclusa nel 2015, con le ultime due stagioni alla Movistar e una vita intera alla Ag2R La Mondiale. Dal 2023 è direttore sportivo di una squadra dilettantistica alsaziana, il Velo Club Unité de Schwenheim. Inoltre collabora con ASO per alcune gare come Delfinato, Freccia e Liegi. Al Tour de France indossa i colori di E.Leclerc, catena di supermercati e ipermercati che da anni sponsorizza la corsa.

Gadret, classe 1979, è al Tour con E.Leclerc, una catena di ipermercati e supermercati francesi fondata nel 1949 da Edouard Leclerc
Gadret, classe 1979, è al Tour con E.Leclerc, una catena di ipermercati e supermercati francesi fondata nel 1949 da Edouard Leclerc

L’idea di farci due parole, oltre all’occasione per salutarlo, nasce proprio dalla premessa di questo articolo. Il ciclismo attuale ha ridisegnato le categorie. E’ raro che le squadre si accontentino di avere nelle proprie fila degli specialisti, fatti salvi cronoman e velocisti. Gli scalatori sono stati fagocitati dai passisti e a ben vedere in testa agli ordini di arrivo ci sono sempre più degli atleti completi. E se una volta la presa in giro era che il corridore completo è quello che va piano dappertutto, gli attuali vanno forte senza o quasi punti deboli.

Cosa ti sembra di questo Tour?

E’ stato velocissimo, anche nei suoi giorni più duri. I corridori hanno fatto uno spettacolo molto bello. E’ molto difficile oggi essere uno scalatore, anche essere un corridore deve essere tanto complesso. E’ quello che ho detto ieri ai miei ospiti e penso che sia dovuto ai materiali. C’è stata una grande evoluzione. Penso che al giorno d’oggi non potrei più fare il ciclista, perché è diventato un lavoro pieno di schemi. Ma obiettivamente vanno tutti molto veloce.

Vingegaard è diverso da Pogacar: è più leggero, uno scalatore moderno eppure anche lui super completo
Vingegaard è diverso da Pogacar: è più leggero, uno scalatore moderno eppure anche lui super completo
A Plateau de Beille abbiamo visto un nuovo record: quanto secondo te è dovuto agli atleti e quanto ai materiali?

Dicono che Pogacar abbia battuto Pantani, ma se guardiamo la classifica della tappa, ci sono 10 o 12 corridori che hanno fatto meglio. Per questo dico che dipende dai materiali, ma anche dal modo di essere corridori. Non voglio dire che siano più professionali di prima, ma di certo si giovano di una grande evoluzione.

Che cosa c’è nell’orizzonte del ciclismo francese?

Vinciamo tappe, ma nel complesso penso che purtroppo non vedremo presto un corridore francese vincere una classifica generale. A livello dilettantistico cerchiamo di allenarli correttamente, ma penso che poi diventi tutto più difficile al livello superiore. E poi forse anche i media ne fanno dei grandi campioni anche prima che diventino professionisti.

Però intanto Pinot ha smesso, Bardet resiste: non resta che aggrapparsi ai più giovani.

Il giovane che arriva e spinge di più è Romain Gregoire che corre alla Groupama-FDJ. Penso che Lenny Martinez possa diventare un corridore molto bravo anche in un Grande Giro. Quest’anno ha scoperto il Tour e penso che per lui sia stato difficile. Ma dopo loro due, bisogna davvero grattare e grattare ancora per trovare i corridori francesi che possano arrivare su un podio importante.

E.Leclerc è in carovana da anni come sostenitore del Tour (foto Ugo Breysse)
E.Leclerc è in carovana da anni come sostenitore del Tour (foto Ugo Breysse)
Si dice che Martinez cambierà squadra, la Bahrain Victorious sarebbe la sua scelta. Pensi faccia bene a lasciare la Francia così giovane?

Sì, penso di sì. Con tutto il rispetto che ho per Marc Madiot, penso che se cambia squadra, sia che vada in Bahrain o in un’altra squadra all’estero, per lui sarà una scelta molto importante. Penso che darà una spinta alla sua carriera.

Anche tu hai avuto i tuoi infortuni: pensi sia possibile che Vingegaard sia arrivato al Tour nella forma migliore?

No, penso che nella prima settimana sia stato bene, poi ha iniziato a perdere smalto. Ma davanti a quello che sta facendo in questo Tour de France, c’è da togliersi il cappello, perché la sua non è stata affatto una caduta banale. Il secondo posto non è ancora preso, manca la crono, ma ieri ero convinto che lo avrebbe perso. Lo avevo visto in difficoltà, invece ha saputo reagire benissimo.

Quali sono stati i giorni più felici della tua carriera?

Il più bello è stato quello di Castelfidardo in cui ho vinto al Giro d’Italia del 2011, con il terzo posto in classifica dopo la squalifica di Contador. Ho amato l’Italia. Quando ho saputo che il Tour de France sarebbe partito da Firenze, ero super felice. E poi siamo passati sulle strade di Marco Pantani, il mio idolo da giovane. Una partenza davvero intensa.

Martinez ha debuttato al Tour soffrendo. Cambierà squadra nel 2025?
Martinez ha debuttato al Tour soffrendo. Cambierà squadra nel 2025?
Un francese che ha ricordi migliori del Giro che del Tour?

Con i miei scatti e quella vittoria di tappa sentivo di aver guadagnato più carisma nel gruppo del Giro d’Italia piuttosto che qui in Francia. Scarponi era un gran burlone, ma un bel giorno mi disse: «Mi ricordi Pantani, hai il suo stesso aspetto». Le sue parole mi colpirono.

Vai ancora in bici?

Ci va mia nipote, quindi una volta a settimana devo andare a fare un giro con lei. Ma per il resto corro molto a piedi, col ciclismo ho chiuso: è troppo faticoso. Molto meglio guardarlo in tivù.