Il Giro della Lunigiana è una delle corse più importanti del calendario juniores, anche a livello internazionale. Da qui escono corridori che sono in grado di distinguersi in diversi modi: l’edizione 2021 ne è un esempio. L’anno scorso nei borghi tra la Toscana e la Liguria si è imposto il francese Martinez davanti al nostro Crescioli (in apertura, foto Instagram). Entrambi sono classe 2003, ma con due percorsi che da quel giorno si sono differenziati e non poco.
Il francese è entrato nel team development della Groupama FDJe dopo una sola stagione tra gli under 23 entrerà nel WorldTour dalla porta principale. L’italiano, invece, è passato alla Mastromarco ed il suo primo anno da under 23 si è concluso tra qualche difficoltà e la maturità.
Giro di Lunigiana 2021, ultima tappa, Ortonovo, Ludovico Crescioli, Lenny Martinez, Alessandro PinarelloGiro di Lunigiana 2021, ultima tappa, Ortonovo, Ludovico Crescioli, Lenny Martinez, Alessandro Pinarello
Lo stesso punto di partenza
Se si riavvolge il nastro a fine 2022 pare chiaro come i due ragazzi, che alla fine della breve corsa a tappe erano distanti solo 34 secondi, ora siano più lontani che mai.
«Avevo deciso di venire alla Mastromarco già prima del Lunigiana – racconta un frizzante Crescioli con il suo accento toscano – mi sembrava una buona squadra per passare under 23. Chiaramente la possibilità che ha avuto Martinez di passare con la continental di un team WorldTour gli ha permesso di avere un percorso di crescita più preciso. Negli under 23 con la Mastromarco il percorso di crescita c’è comunque, le corse di alto livello non mancano. Io quest’anno avevo anche la maturità da portare avanti e mi sono dovuto concentrare anche sulla scuola».
Crescioli in azione al Valle d’Aosta (foto Alexis Courthoud)Crescioli in azione al Valle d’Aosta (foto Alexis Courthoud)
Prospettive differenti
La scuola, come detto da molti addetti ai lavori e dagli stessi tecnici che hanno a che fare con i ragazzi, è fondamentale. Risulteremmo incoerenti se dovessimo dire il contrario, ma se si guarda al calendario fatto da Martinez e da Crescioli emerge un fatto estremamente importante. Il ragazzino francese ha fatto il triplo, se non di più, delle corse a tappe rispetto al nostro Crescioli.
«Le corse a tappe mi garbano molto – si riaggancia Ludovico con la sua parlantina contagiosa – ma ne ho fatte solamente due: il Lunigiana nel 2021 e il Valle d’Aosta quest’anno con la nazionale. Per migliorare e per crescere servirebbe una migliore costanza di gare, nel 2023 farò il Giro d’Italia U23 ma poi finisce lì. Ripeto, non è nemmeno una questione di squadra, in Italia è proprio il calendario che scarseggia di queste gare. Non è un caso che alcuni junior italiani stiano andando all’estero a crescere. Lenny (Martinez, ndr) quando l’ho rivisto al Giro della Valle d’Aosta ho notato dei grandi miglioramenti, si vede che ha fatto un percorso diverso, c’è un programma differente alle spalle».
Lenny Martinez ha avuto l’occasione di correre molte corse a tappe, tra cui il Tour of the Alps (Instagram/Getty)Lenny Martinez ha avuto l’occasione di correre molte corse a tappe, tra cui il Tour of the Alps (Instagram/Getty)
Il calendario
Nel panorama italiano sono poche le squadre che si affacciano oltre confine con continuità, per un fatto di budget e per la filosofia stessa alle spalle dei team.
«Il calendario italiano – riprende Crescioli – è ricco di corse importanti come il Piva, il Belvedere, la Ruota d’Oro… E’ chiaro che sono gare di un giorno, se uno vuole dilettarsi in qualche corsa a tappe non ha possibilità. Io quest’anno qualche gara internazionale l’ho fatta. E nel 2023, dove riuscirò a concentrarmi solo sul ciclismo, ne potrò aggiungere delle altre. Il percorso di crescita tra me e Martinez è differente, ma non è detto che il mio sia meno valido. Ho visto che con più costanza nelle corse e negli allenamenti, cosa avuta solamente a maturità conclusa, riesco a crescere e migliorare. Il 2023 sarà un anno importante per me e voglio farlo al meglio. Anche il mio obiettivo è diventare un professionista, e farò del mio meglio per riuscirci».
Dopo aver corso lo Skoda Tour of Luxembourg con i pro’ (foto Getty Sport in apertura), Lorenzo Germani è impegnato alla Ronde de l’Isard, corsa a tappe sui Pirenei francesi iniziata ieri con gran finale domenica. Dopo una tappa ventosa di pianura e già distacchi importanti, oggi il menù prevede il Tourmalet. Domani l’arrivo a Guzet Neige dopo aver scalato il Col de Mente e il Portet d’Aspet. Sabato la Crousette e il Port de Lers e l’arrivo a Goulier Neige. Infine domenica ancora il Port de Lers, il Col d’Agnes e il Col de la Latrape. Solo tre italiani l’hanno vinta. Graziano Gasparre nel 2000, Simone Petilli nel 2015 e Andrea Bagioli nel 2019.
Questa la locandina con cui la Groupama FDJ Continental annuncia il team per la Ronde de l’IsardQuesta la locandina con cui la Groupama FDJ Continental annuncia il team per la Ronde de l’Isard
Il mondiale mancato
La Ronde de l’Isard è una di quelle corse internazionali per under 23 in cui il cittì Marino Amadori vorrebbe portare la nazionale a partire dal prossimo anno, lasciando stare le corse a tappe dei pro’. Il discorso è ampio e parte dal mondiale. Per cui il punto di vista delcampione italiano degli under 23, che corre nella Groupama Fdj continental, può essere utile per inquadrare certe dinamiche.
Germani ai mondiali e prima ancora al Tour de l’Avenir non è andato per la microfrattura della rotula rimediata in un incidente durante il ritiro di Sestriere. Come lui erano fuori Frigo e Garofoli, che avrebbero dato alla squadra azzurra una consistenza interessante.
Che cosa ti è parso del mondiale degli under 23?
Una sorpresa, non me l’aspettavo. Mi dispiace un po’ per Vacek, lo conosco e avrei preferito lui. Pensavo che allo sprint lo battesse, ma Fedorov è stato più forte.
La vittoria di Fedorov al mondiale U23: il kazako lo ha preparato correndo la VueltaLa vittoria di Fedorov al mondiale U23: il kazako lo ha preparato correndo la Vuelta
Se ci fossi stato anche tu, ti avrebbe dato fastidio essere battuto da un corridore che veniva dalla Vuelta?
Se guardo la top 20, ci sono solamente corridori WorldTour e professional. Oppure corridori che l’anno prossimo passeranno WorldTour. Sinceramente, se Fedorov avesse fatto corse normali, non avrei visto niente di strano. Ma visto che ha fatto la Vuelta, secondo me è stata un po’ esagerato, una forzatura.
Troppa differenza?
Fin quando fai corse di una settimana o di un giorno, ci sta. Ma un grande Giro di tre settimane e poi il mondiale under 23 direi che non va bene.
Il prossimo anno passerai nel team WorldTour della tua squadra: se Amadori ti convocasse per fare il mondiale 23, lo faresti o penseresti a un ridimensionamento?
Se Marino mi chiamasse per fare il Tour de l’Avenir e poi il mondiale, io li farei entrambi, sempre in base al mio calendario ovviamente. Perché penso che rimani comunque un under 23. Poi sta anche te essere razionale e vedere il tuo livello. Anche Evenepoel avrebbe potuto fare il mondiale U23, ma non avrebbe avuto senso.
Al Lussemburgo, Germani a ruota di Madouas, leader per tre giorni e poi terzo finale (foto Getty Sport)Al Lussemburgo, Germani a ruota di Madouas, leader per tre giorni e poi terzo finale (foto Getty Sport)
Amadori ha la sensazione che l’italiano under 23 che passa nel WorldTour poi non voglia più sentirne parlare.
No, secondo me invece ci sta.
L’anno prossimo la nazionale potrebbe fare le corse U23 in Europa che tu fai abitualmente con la tua squadra. E’ una buona idea?
Ma certo. Basta vedere che la Ronde de l’Isard fino a qualche anno fa la faceva anche la Colpack. Ora ci sono più neozelandesi – che la Nuova Zelanda sta a 35 ore di viaggio da qui – che italiani. Io sono l’unico italiano in gara, secondo me non è normale. Si dovrebbero fare molte più corse all’estero.
TI capita mai di parlarne coi tuoi colleghi italiani?
Sì, gliene parlo ogni tanto. Però mi dicono: «Che cosa possiamo farci se non ci portano?». Poi però vedi che molti stanno cercando di andare all’estero, soprattutto i nuovi junior, ma anche qualche under 23. Lo vedi che qualcosa sta cambiando e sono sempre di più quelli che partono per fare esperienza. Se le loro squadre facessero più attività all’estero, magari non se ne andrebbero.
In questa foto su Instagram si vede come il tricolore di Germani non abbia sponsor: grande rispetto per il simboloIn questa foto su Instagram si vede come il tricolore non abbia sponsor: grande rispetto per il simbolo
Come va il ginocchio?
Tutto bene, faccio l’ultima corsa e poi in teoria ho finito. Siamo venuti qua con grandi aspettative a livello di squadra, non sul piano personale. Ieri c’era una tappa piatta, con un vento assurdo. Praticamente erano 160 chilometri di vento laterale, quindi è finita che la tappa che doveva essere la più facile, è stata la più difficile. Quanto vento ho preso per Martinez… Oggi c’è una cronosquadre, ma dovrebbe piovere. Nel pomeriggio invece facciamo il Tourmalet, così giusto per sciogliersi un po’ post crono.
L'Italia è uscita dal Tour de l'Avenir con una vittoria, due azzurri nei 10 e la classifica a squadre. Ora si pensa al mondiale. I ragionamenti di Amadori
Meno di dieci giorni al Giro della Lunigiana e il vincitore uscente, il francese Lenny Martinez, in questi giorni è impegnato al Tour de l’Avenir. La vittoria 2021 nella corsa ligure, ottenuta davanti a Crescioli e Pinarello, lo ha fatto conoscere bene al pubblico italiano. Le prove di quest’anno nelle classiche venete di aprile fra gli under 23, poi al Tour of the Alps, al Giro d’Italia U23 e la vittoria al Valle d’Aosta hanno meglio definito il suo spessore. Come i suoi compagni della Conti Groupama-FDJ, anche Lenny ha vissuto e sta ancora vivendo un 2022 di altissimo livello, che culminerà con il passaggio già annunciato di tutto il blocco nelle file del team WorldTour.
Eravamo curiosi però di sapere quali ricordi abbia del Lunigiana e così, approfittando di una tappa finita presto nella corsa francese (in apertura, foto DirectVelo), abbiamo bussato alla sua porta. Ieri infatti si è corsa la cronosquadre, da oggi invece si comincia a salire. Martinez prese la maglia di leader il giorno di Fosdinovo (2ª tappa) difendendola poi sino alla fine.
Martinez e Brieuc, secondo e primo a La Spezia: 1ª tappa del Lunigiana 2021
Fosdinovo, arrivo in salita, la Francia scorta Martinez al primato
Martinez, ultimo sorso di prosecco dopo il podio: è leader del Lunigiana
A Fivizzano, penultima tappa, il sugello di Martinez in maglia di leader
Dopo la vittoria ha ringraziato i compagni che l’hanno lanciato
Oioli e Pinarello assieme al coetaneo francese
Sul podio di Ortonovo, con il trofeo di vincitore del Giro della Lunigiana 2021
Tre parole d’ordine sulla sua bici: comunicazione, coinvolgimento, abilità
Martinez e Brieuc, secondo e primo a La Spezia: 1ª tappa del Lunigiana 2021
Fosdinovo, arrivo in salita, la Francia scorta Martinez al primato
Martinez, ultimo sorso di prosecco dopo il podio: è leader del Lunigiana
A Fivizzano, penultima tappa, il sugello di Martinez in maglia di leader
Dopo la vittoria ha ringraziato i compagni che l’hanno lanciato
Oioli e Pinarello assieme al coetaneo francese
Sul podio di Ortonovo, con il trofeo di vincitore del Giro della Lunigiana 2021
Tre parole d’ordine sulla bici di suo figlio: comunicazione, coinvolgimento, abilità
Sapevi dall’inizio dell’anno che avresti corso il Giro della Lunigiana?
No, non lo sapevo. Mi fu detto dal tecnico della nazionale durante la stagione, poco prima della gara.
Arrivasti in Italia come leader della tua nazionale?
Ero il leader designato, ma anche Brieuc Rolland e Nicolas Rousset Favier hanno potuto giocare le lo carte, soprattutto nelle prime tappe. E tanto meglio che sia stato così, perché siamo riusciti a prendere la maglia verde di leader nella prima tappaa La Spezia e gestire la corsa è stato più facile.
Anche a Tour de l’Avenir i gradi sulle spalle di Gregoire e Martinez, 3° e 5° da sinistra (foto DirectVelo)Anche a Tour de l’Avenir i gradi sulle spalle di Gregoire e Martinez, 3° e 5° da sinistra (foto DirectVelo)
Tu prendesti la maglia a Fosdinovo, arrivando quinto, nel giorno della vittoria di Oioli.
Quel giorno la maglia di leader era in squadra, ma non sulle mie spalle. Mi sentivo bene e sono riuscito ad andare via da solo sulla salita finale e così ho preso la maglia di leader. Penso sia stata anche una cosa buona per affrontare le tappe successive in una posizione di vantaggio. Sapevo che i più forti mi avrebbero attaccato, però mi sentivo solido per difendermi.
Cosa ricordi di quel giorno?
Ho provato a guadagnare proprio sugli altri favoriti, muovendomi sull’ultima salita e cercando di mantenere il vantaggio fino al traguardo. Puntavo chiaramente alla classifica generale, che ci fosse davanti una fuga non cambiava niente.
Quest’anno Martinez è tornato in Italia per il Giro (3° posto) e per il Valle d’Aosta (nella foto) che ha vintoQuest’anno Martinez è tornato in Italia per il Giro (3° posto) e per il Valle d’Aosta (nella foto) che ha vinto
Il Lunigana ha arricchito il tuo bagaglio tecnico?
Mi sembra che sia stata la corsa a tappe più lunga che abbia fatto da junior. Ho imparato a gestire la corsa da leader con una squadra che mi supportava. Queste sono anche gare di apprendimento per gli anni successivi.
Quindi sei tornato a casa con dei bei ricordi?
Sì, ho amato il Giro della Lunigiana. C’era molto entusiasmo attorno alla corsa, una grande organizzazione. Per me è stata la corsa a tappe più bella dell’anno. E poi è stata anche la mia prima vittoria in una classifica generale, non la dimenticherò. E’ sempre bello venire in Italia e tornare in Francia con la vittoria. Anche il Val d’Aosta mi ha lasciato ottimi ricordi (sorride, ndr). Per me, la squadra e la mia famiglia…
L’Avenir è iniziato con un prologo a squadre (1ª Olanda) e ieri ha proposto un’altra cronosquadre (foto DirectVelo)L’Avenir è iniziato con un prologo a squadre (1ª Olanda) e ieri ha proposto un’altra cronosquadre (foto DirectVelo)
Sei sorpreso di passare già professionista?
Sì e no. Mi sono reso conto di avere un buon livello in salita, ma mi sarebbe piaciuto mettermi alla prova ancora un po’ nella continental. In fondo, ero convinto di arrivare abbastanza presto nel WorldTour, ma da lì a farlo è stato molto diverso. Anche se avevo già avuto contatti con altre squadre, appena arrivato fra gli U23.
Qual è il tuo obiettivo al Tour de l’Avenir?
Il miglior risultato possibile. La vittoria, ovviamente. Ma se ciò non fosse possibile, un podio mi soddisferebbe. A patto di essere battuto da corridori più forti e aver potuto fare la mia corsa.
Vittoria di Gelders, beffa per Meris, "nulla di fatto" per la Groupama-Fdj. La squadra di Martinez e Gregoire dà spettacolo e per un soffio non fa saltare il banco
Finita la limitazione dei rapporti per gli juniores, restano sul tappeto alcune domande. Cosa c'è alla base della decisione? Come si convive con la novità?
«Il problema dei francesi – dice Chiodini – è il Tour de France. La sera dopo la prima corsa coi professionisti, per Gregoire è arrivata la troupe dell’Equipe TV a chiedergli quando vincerà la maglia gialla. Era U23 da appena due mesi, insomma. L’anno scorso era junior. Per fortuna in squadra li trattano da ragazzini e gli permettono di fare gli errori più utili…».
Anche quest’anno, Stefano Chiodini ha fatto le sue 90 giornate da massaggiatore con la Groupama-FDJ. Dopo averne parlato martedì con Jacopo Guarnieri, torniamo a sbirciare in casa dello squadrone francese. La stagione di “Chiodo” si concluderà infatti al Piccolo Giro di Lombardia e per allora avrà raggiunto quota 100. Finora ha fatto 60 giorni con la squadra WorldTour e 30 con la Continental (in apertura è con Gregoire e Watson dopo la vittoria nell’ultima tappa del Giro U23).
Chiodini è un modenese del 1967, ha due figli in Francia ed è uno che non lo vedi, perché gli piace stare dietro le quinte. La squadra lo ha investito della responsabilità della logistica al Giro d’Italia, per fare gli hotel. E lui ha gestito le 32 persone del team per la corsa italiana, pur senza fare salti di gioia. Però intanto ha chiuso la partita Iva, perché il team francese gli fa ogni volta un contratto regolare e versa i contributi.
Lavora alla Groupama FDJ dal 2020, qui con DemareLavora alla Groupama FDJ dal 2020, qui con Demare
Stefano l’abbiamo conosciuto in un’epoca precedente, quando correva al fianco di Pantani. C’era anche lui nel 1992 nella squadra dell’Emilia Romagna che conquistò il Giro d’Italia. Poi gli rimase accanto, chiamato dallo stesso Marco. Così, se da una parte lo abbiamo raggiunto per capire bene come vadano le cose nella continental della squadra francese, dall’altra i ricordi comuni fanno fatica a non affiorare.
Quanto sei stato con Marco?
Nel 1991 eravamo assieme alla Giacobazzi, ma non mi piaceva l’ambiente e cambiai squadra. Nel 1992 feci il Giro con lui e mi sacrificai. Vincere una tappa poteva significare passare professionisti, non tutti erano disposti a rinunciare. Poi l’ho seguito nel 1996, l’anno alla Carrera dopo l’incidente. Andavo a massaggiarlo a casa nel periodo degli allenamenti. Nel 2000 invece mi chiamò lui, perché voleva una persona che controllasse quel che mangiava e beveva. Feci con lui il Tour, quello delle ultime vittorie. Infine fummo insieme nel 2001, ma grazie a che gestiva la squadra feci con Marco solo la Vuelta Castilla y Leon. Il primo giorno mi licenziò, perché gli dissi in faccia quello che pensavo. Il secondo giorno mi riprese: «Chiodo, mi confessò, ormai nessuno mi dice più la verità». Non era più Marco, vedere le foto di quegli anni mi fa ancora male.
Torniamo al presente, come sei arrivato alla Groupama?
Li conobbi nel 2020. Il team manager è lo stesso Blatter che aveva in mano la BMC Development, affiancato da Marc e Yvon Madiot. Loro hanno spinto forte per diventare una continental di riferimento mondiale. Al ritiro dello scorso inverno venne Madiot. Spiegò l’origine del budget e disse quali sono i due punti chiave della squadra: no doping e il fatto che sarebbero passati tutti nella WorldTour. Pensavamo che scherzasse, invece è quello che ha fatto.
Nel 1991 corre con Pantani (primo a sinistra) alla Giacobazzi
Rimase nella squadra romagnola per un solo anno
Al Giro dell’Umbria del 1991, Chiodini in maglia di leader
Nel 1992 corre il Giro d’Italia Dilettanti assieme a Pantani, che vincerà la classifica
Nel 1991 corre con Pantani (primo a sinistra) alla Giacobazzi
Rimase nella squadra romagnola per un solo anno
Al Giro dell’Umbria del 1991, Chiodini in maglia di leader
Nel 1992 corre il Giro d’Italia Dilettanti assieme a Pantani, che vincerà la classifica
Che tipo di ambiente vedi?
I corridori devono vivere tutti a Besancon, con i preparatori che escono dall’Università della città. Sono tutti giovani, il più anziano avrà 35 anni. E all’inizio dell’anno, proprio gli allenatori dicevano che abbiamo la squadra più forte del mondo. Parlavano di Gregoire, Martinez, Thompson e Watson. Facevi fatica a stargli dietro, ma si è avverato tutto. Non è come in Italia.
Com’è in Italia?
Vedo le squadre continental. Ti pagano, ti danno il ritiro con la donna che cucina e fa le pulizie. Hanno tutto, i nostri sono un po’ viziati. A Besancon invece gli danno 1.200 euro al mese, ne pagano 400 di affitto e si comprano e fanno loro da mangiare. Gli danno il top per correre e lo vedi che hanno voglia di venire alle corse, perché è come entrare in una dimensione in cui qualcuno fa tutto per te. Poi ti dicono grazie e li vedi che sono più maturi e non hanno paura.
Paura?
Una volta c’erano i vecchi e i giovani avevano timore reverenziale. Questi sanno cosa valgono e non tremano. Sono abituati a stare in ritiro con 5 massaggiatori per 13 corridori. Al Giro d’Italia U23 c’era uno staff di 8 persone per 5 corridori. Gli abbiamo creato attorno un gruppo con zero tensioni. Ricordo quando feci il Giro Bio con il Team Brilla di Trentin ero il solo massaggiatore con 6 corridori.
Al Giro ha lavorato anche con il mitico Nakano Yoshifumi, massaggiatore giapponeseAl Giro ha lavorato anche con il mitico Nakano Yoshifumi, massaggiatore giapponese
All’inizio hai parlato di Gregoire…
Venne a fare la Faun Ardeche Classic e poi la Drome Ardeche, vinta da Vingegaard. Se non gli saltava la catena, finiva con Ulissi nei primi 15. E di fatto era uno junior al debutto tra i pro’. E proprio quella sera arrivarono i giornalisti de L’Equipe.
Hai parlato anche degli errori necessari.
Al Giro d’Italia U23 li hanno fatti proprio tutti. Io non sono presente alle riunioni tattiche, ma quello che hanno fatto nel giorno del Mortirolo mi ha ricordato quando eravamo al Giro del Friuli col “Panta”, contro Simoni. Sapevamo che sulla salita finale ci avrebbe staccati e così andammo all’attacco sulla prima salita, a 100 chilometri dall’arrivo. Anche loro hanno 19 anni e non hanno paura di niente. E per le corse italiane hanno rispetto.
Cioè?
Li sento parlare e per loro l’Italia è la culla del ciclismo. Al Giro guardavano l’albo d’oro e si meravigliavano dei grandi nomi che leggevano. Più di quanto accada con i nostri. Prima del Giro del Belvedere, massaggiavo Gregoire che aveva vinto da poco la Liegi. Voleva vincere e il giorno dopo hanno distrutto tutti. Alla vigilia del Recioto, disse che voleva vincere ancora. Provai a dirgli di lasciare spazio a un compagno, invece ha vinto anche quella. Nonostante le squadre italiane avessero cambiato corridori e avessero uomini più freschi.
Con Gregoire nei giorni della doppietta Belvedere-ReciotoCon Gregoire nei giorni della doppietta Belvedere-Recioto
Sono tutti forti allo stesso modo?
Gregoire è quello con più talento, ma deve anche capire se nei Giri va forte come nelle classiche. Martinez è il più ragazzino, ma ha cresciuto suo fratello da solo dopo che il padre andò via di casa. Watson è un fenomeno e secondo me è quello che si adatterà meglio al professionismo. Nell’ultima tappa del Giro decisero di voler vincere e vinsero.
Nel giorno del Mortirolo hanno combinato un bel casino…
Volevano vincere il Giro e c’erano tre leader: Gregoire, Martinez e Thompson, che l’anno prima aveva vinto il Val d’Aosta. Fra loro si rispettano e l’accordo era di non corrersi contro, per cui il primo che fosse partito sarebbe stato protetto. Quel giorno Martinez ha attaccato prima di tutti. Conosceva le salite per esserci stato in ritiro e ha fatto capire chiaramente che lui non avrebbe lavorato per gli altri. Gregoire è partito da dietro per riprenderlo, sembrava di essere in un cartone animato. Fra tutti loro, il più maturo per me è Watson.
Come vengono gestiti?
Il direttore sportivo non è carismatico come alcuni italiani. Però lavorano dalla base, non si concentrano sulle punte. Germani e come lui Palleni sono buoni perché aiutano. In questa squadra sanno premiare anche chi non vince. Hanno un diverso modo di vedere le corse, non guardano solo i vincitori. Germani e Palleni sanno gestire il gruppo dall’interno e passeranno entrambi. Ti danno fiducia quando meno te lo aspetti.
Giro U23, Lenny Martinez stacca tutti sul Mortirolo: ha anticipato per avere la leadership (foto Isola Press)Giro U23, Lenny Martinez stacca tutti sul Mortirolo: ha anticipato per avere la leadership (foto Isola Press)
Che cosa rappresenta per loro il Tour de France?
Lavorando anche con la WorldTour, ho il quadro piuttosto chiaro. Il Tour è un circo mediatico, per loro fondamentale. Il quarto posto di Gaudu è stato un bel risultato, ma non hanno vinto tappe e quindi non basta. La squadra ruota tutta sul Tour, per cui date per certo che ogni volta che Gregoire andrà in corsa, qualcuno gli chiederà della maglia gialla.
Non la vincono dal 1985…
Ma intanto il prossimo anno avranno cinque squadre WorldTour. Hanno capacità di gestire gli sponsor. Quando ho iniziato io, c’erano dieci squadre italiane al Tour, quest’anno nemmeno una. Questa è la Francia del ciclismo. E bisogna riconoscergli che non è per caso…
Guarnieri lascerà la Groupama-FDJ a fine stagione. Ma prima di andare gli abbiamo chiesto di spiegarci che ambiente troveranno Germani e gli altri 7 neopro'
Una storia da non credere, purtroppo… Qualche giorno fa la notizia di Lorenzo Germani che ha dovuto alzare bandiera bianca per la microfrattura ad una rotula. Adesso arriva anche lo stop di Marco Frigo, per il corridore della Israel Cycling Academy frattura dello scafoide. Entrambi salteranno il Tour de l’Avenir (in apertura il podio dello scorso anno, con il vincitore Johannese, su Rodriguez e Zana, foto Le Dauphiné Libéré).
La genesi delle loro fratture è la stessa. Durante il ritiro della nazionale a Sestriere in vista della gara francese, Germani, Frigo e gli altri ragazzi sono stati investiti da un auto.
Germani si è allenato bene, ma i medici sono stati categorici: «Troppi rischi in ottica futura» (foto Instagram)Germani si è allenato bene, ma i medici sono stati categorici: «Troppi rischi» (foto Instagram)
L’incidente…
Il tutto quindi è accaduto nei giorni in cui i ragazzi di Amadori erano a Sestriere.
«Noi – racconta il campione italiano della Groupama-Fdj – eravamo in un falsopiano in discesa e andavamo anche abbastanza forte. Quest’auto, guidata da un tedesco, stava per immettersi. Lui veniva da una strada in salita e la macchina nel partire era andata appena indietro. Questo movimento ci ha fatto pensare che ci avesse visto. Invece è partito a tutta e ci ha travolto. Deve aver pensato che avrebbe fatto in tempo. Ma così non è stato».
«Siamo finiti in terra in quattro – replica Frigo – qualche botta, diverse escoriazioni. Dapporto che sembrava quello messo peggio, alla fine se l’è cavata. Io avevo delle escoriazioni ed erano quelle a darmi più fastidio. Però sul momento è andata… e siamo ripartiti.
«Io sono riuscito a svolgere il lavoro previsto per tutto il ritiro. Tanto che poi sono andato anche alla Vuelta Burgos con la WorldTour».
Una storia incredibile. Frigo aveva saltato anche il Giro U23 sempre per una frattura. Si era rotto un polso all’Appennino, a pochi giorni dal via della corsa rosa. A distanza di un paio di mesi la storia si ripete. Tanto che quando gli abbiamo chiesto come andasse, Marco ci ha detto: «Potreste riprendere l’intervista fatta prima del Giro U23, cambiare polso con scafoide e Giro con Avenir e fare “copia e incolla”».
Avevamo incontrato Marco Frigo a Rossano Veneto, sede di partenza della seconda tappa del Giro U23. Era ai “box” col polso rottoAvevamo incontrato Frigo a Rossano Veneto, sede di partenza della seconda tappa del Giro U23
La risonanza ritardata
Ma quel che ha più dell’incredibile e che sa di beffa è il fatto che entrambi non si siano subito resi conto della gravità del danno. Non che sarebbe cambiato troppo, ma magari si poteva sperare di fare qualcosina in più, come sostiene anche Frigo, sempre pensando all’Avenir. Un minimo di margine temporale c’era.
«Ancora oggi – spiega Germani – mi dà più fastidio la contusione che la rotula stessa. Dopo l’incidente sono andato all’ospedale di Susa, ho fatto la lastra, ma non è emerso niente. Il dolore continuava e per fare una risonanza magnetica ho dovuto attendere una settimana ancora. Ed è lì che è emersa la frattura.
«Di fatto mi sono sempre allenato. Mi alleno anche qui nel ritiro della mia squadra a Besancon. Solo che non posso forzare e chiaramente non posso correre. Giusto ieri ho fatto 4 ore, per dire…»
A Burgos con la fascia
Anche Frigo racconta di un dolore “retroattivo”. Alla fine Marco ha capito ancora più tardi rispetto a Germani di avere un frattura.
«All’inizio – dice Frigo – erano le botte a darmi fastidio. Escoriazioni e contusioni, ma poi con il passare dei giorni questo dolore alla mano non passava. Uscivo in bici e nell’ultima ora e mezza-due andavo in affaticamento con la mano. Era indolenzita. E infatti a Burgos ho corso con una fasciatura, ma lì ho capito che qualcosa non andava. E così già prima di rientrare dalla Spagna ho prenotato una risonanza magnetica, che ha evidenziato questa frattura.
«Tra l’altro ho scoperto che lo scafoide è un osso particolare, con pochissima irrorazione sanguigna, pertanto al 99 per cento sarò operato, altrimenti l’osso andrà a morire. Mi sono documentato molto in questo periodo, anche leggendo sul vostro sito dello scafoide».
Un’immagine vista spesso quest’anno: Germani a tirare per i compagni. All’Avenir avrebbe avuto più spazi personaliUn’immagine vista spesso quest’anno: Germani a tirare per i compagni. All’Avenir avrebbe avuto più spazi personali
Germani per le tappe
Inutile dire che il morale non è dei migliori. Per fortuna questi ragazzi sono giovani, consapevoli del loro valore e soprattutto hanno già un contratto in mano per il passaggio nelle rispettive WorldTour l’anno prossimo.
«Io – dice Germani – stavo parecchio bene. Sarei andato in Francia per puntare alle tappe e non alla generale. Avrei avuto i miei spazi (di certo più di quelli al Giro U23 e al Valle d’Aosta, ndr). Avrei aiutato magari Bruttomesso in qualche volata e Frigo e Piganzoli in salita. Avevo anche puntato una tappa, la sesta. Quella che arrivava a Oyonnax, non troppo lontano da qui (in riferimento al ritiro di Besancon, ndr).
«Pensate che un giorno ne ho parlato con Romain (Gregoire, ndr). Gli ho detto: “Sai, mi piacerebbe fare bene in questa tappa”. E lui: “Ah quella con la salita a pochi chilometri nel finale, con quella discesa…”. A quel punto gli chiesto: “Ma l’hai puntata anche tu?”. E Romain: “Sì! Ho detto alla mia fidanzata e alla mia famiglia di venire all’arrivo. Ora che so che ci punti anche tu, Lorenzo, mi metto alla tua ruota e ti batto in volata!”. Credo proprio che avrei cambiato tappa!».
«Purtroppo è andata così – va avanti Germani – non ci si può fare nulla. Se non avessi avuto neanche il dolore della contusione, magari ci avrei lavorato sopra, ci avrei corso e con una caduta lo stop sarebbe stato di tre mesi, mi hanno detto. O peggio ancora avrei creato danni per il futuro.
«Se mi consolo con il passaggio tra i pro’? Quello sì. Averlo reso pubblico è stato bello. Siamo un bel gruppo a passare dalla continental alla WorldTour. Su di noi, soprattutto per le corse 1.1 della Coppa di Francia, ci contano molto. Non saremo solo i giovani che devono fare esperienza».
Marco Frigo ha corso la Vuelta a Burgos (andando anche in fuga), da notare la fasciatura sulla mano sinistraMarco Frigo ha corso la Vuelta a Burgos (andando anche in fuga), da notare la fasciatura sulla mano sinistra
Frigo per la classifica
Le sensazioni e i numeri, dicevamo che Germani e Frigo stavano davvero bene. Sarebbero stati loro i nostri uomini di punta: uno per le tappe, il laziale come abbiamo visto, e uno per la generale, il veneto.
«Stavo bene – gli fa eco Frigo – a Sestriere avevo svolto tutto il lavoro previsto. Dopo la rinuncia al Giro U23 avevo voltato subito pagina con la testa, concentrandomi proprio sull’Avenir. E’ stato lo stimolo, l’obiettivo. Avevamo riprogrammato tutto con la squadra, con il preparatore, ero andato in ritiro sul Pordoi…
«Adesso invece sono fermo. E sto facendo anche altri esami e vediamo quando potrò riprendere. Ma se dovrò operarmi dovrò stare fermo ancora. Dovrò fare palestra e rulli».
«Si poteva fare bene in classifica. Era l’obiettivo. Eravamo una bella squadra. E anche ben preparata, specie dopo l’altura. Potevamo puntare al podio. Ma si può ancora puntare al podio. Piganzoli può fare bene e adesso vedremo chi altro porterà per la salita. Io e Germani eravamo in camera insieme al Sestriere: saremmo stati due pedine importanti.
«Purtroppo il ciclismo è anche questo, fa parte del gioco. Io avrei puntato sulle tappe finali, quelle sulle Alpi, in particolare l’ottava quella con la Madeleine e l’arrivo in quota a La Toussuire. Ma in generale è davvero un bell’Avenir, ben disegnato».
Lenny Martinez, primo anno da U23 e vincitore del Lunigiana 2021, ha partecipato al Tour fo the Alps accanto a Pinot. Terzo tra i giovani. Il suo racconto
La nazionale under 23, guidata dal cittì Marino Amadori, si trova da ormai quasi due settimane in ritiro a Sestriere. Un periodo di lavoro che serve a preparare gli impegni di fine stagione che, tra Tour de l’Avenir e mondiali, sono i più attesi del calendario. Tra i ragazzi che si allenano sotto lo sguardo vigile del cittì ci sono anche i due corridori che avranno l’onere e l’onore di indossare la maglia tricolore a crono e per le prove in linea: Piganzoli e Germani. Entrambi corrono in squadre straniere. Piganzoli alla Fundacion Contador, spagnola. Germani alla Fdj Groupama continental, francese.
Davide e Lorenzo si conoscono bene ed in questi giorni di allenamento hanno anche modo di passare del tempo insieme. Godendosi anche le loro nuove maglie, tra divertimento e qualche fuori programma.
La nazionale U23 è in ritiro al Sestriere dal 18 luglio, i ragazzi torneranno a casa domenica, dopo due settimane di lavoro La nazionale U23 è in ritiro al Sestriere dal 18 luglio, i ragazzi torneranno a casa domenica, dopo due settimane di lavoro
Un pericolo di troppo
GERMANI: «Sabato eravamo in doppia fila, stavamo percorrendo la strada principale, quando all’improvviso una macchina non ha rispettato lo stop e ci ha travolti. Diciamo che lo spavento è stato tanto, e le parole che gli abbiamo dedicato non erano delle più gentili. Però per come sarebbe potuta andare direi che è andata di lusso».
PIGANZOLI: «E’ andata davvero bene, però c’è anche da mantenere una maggiore attenzione per chi ci circonda. Comunque lo spavento è stato grande, noi ora ci ridiamo su perché è andata bene…»
Milesi e Piganzoli insieme in cima al col de l’Iseran, il ritiro serve anche per fortificare il gruppo Milesi e Piganzoli insieme in cima al col de l’Iseran, il ritiro serve anche per fortificare il gruppo
Risate tra amici
GERMANI: «Stiamo passando dei bei momenti insieme, i ritiri servono anche a questo. Allenarsi sì, ma anche fare gruppo. Ci stiamo allenando molto e divertendo altrettanto. Nel nostro hotel ci sono delle ragazzine che fanno ginnastica artistica e ieri era il compleanno di una di loro, così quando si sono spente le luci mi è venuto istintivo di cantare “Tanti Auguri” (dice ridendo, ndr)».
PIGANZOLI: «Ci siamo visti talmente tanto Lorenzo ed io, che sono quasi stanco di averlo affianco – dice ridendo guardando il compagno di allenamenti – tra gare e ritiri siamo stati vicini parecchio. Stiamo bene insieme, ci divertiamo molto, poi adesso ci accomuna anche la maglia tricolore». Nel frattempo alla porta-finestra della stanza bussa Lorenzo Milesi che entra e si siede ad ascoltare i due amici.
Germani ha già avuto modo di indossare la sua maglia tricolore e vincere la seconda tappa del Giro della Valle d’Aosta (foto Instagram) Germani ha già avuto modo di indossare la sua maglia tricolore e vincere la seconda tappa del Giro della Valle d’Aosta (foto Instagram)
Il tricolore
BICI.PRO: «Cosa avete pensato alla conquista delle vostre maglie tricolore?».
GERMANI: «Durante la prova a cronometro – intanto guarda Davide e scoppia a ridere – la prima cosa che ho pensato guardando l’ordine di arrivo è stata: “ma Milesi dov’è?” poi mi ha chiamato Amadori e mi ha detto che Milesi è caduto a causa della pioggia. Alla fine sono contento che abbia vinto Davide, l’anno scorso è arrivato terzo, l’anno prima ancora terzo, insomma è sempre andato bene a crono, poi posso dire che ha vinto un amico».
PIGANZOLI: «Quando Lorenzo è uscito dal gruppo – racconta anche lui ridendo – a meno 70 chilometri dall’arrivo “ma questo è scemo” è la cosa più gentile che mi è passata di mente! Però alla fine ha avuto ragione lui e possiamo dire che ha fatto davvero una bella azione. Poi lui ha avuto la fortuna di indossare la maglia e di vincerci anche, io non ancora, mi toccherà aspettare la prima crono, alla Chrono des Nations potrebbe essere la prima volta».
GERMANI: «C’è da aggiungere una cosa: sono stato contento che abbia vinto Davide perché una delle prima cose che ho pensato è stata: “Ha vinto uno che corre in una squadra straniera” noi che lo facciamo siamo spesso criticati. E’ stata un po’ una rivincita».
PIGANZOLI: «Io ancora mezzo e mezzo, alla fine nella mia squadra ci sono molti italiani tra staff e compagni. Tu invece – dice rivolto a Germani con un sorriso – sei francese a tutti gli effetti, vivi anche a Besançon!».
Piganzoli non ha ancora avuto modo di gareggiare con la maglia tricolore, la prima occasione potrebbe essere la “Crono delle Nazioni”Piganzoli non ha ancora gareggiato con il tricolore, la prima occasione potrebbe essere la “Crono delle Nazioni”
Il resto della stagione
GERMANI: «Il 14 correrò al Poggiana, poi vedremo se rientreremo nei programmi del mondiale. Possiamo dire di essere nella pre selezione per il Tour de l’Avenir, ma manca ancora un po’ e la conferma da parte di Marino arriverà più avanti. Per il momento ci alleniamo, domenica si torna a casa e si pensa alle gare».
PIGANZOLI: «Io sabato prossimo correrò una gran fondo – dice scherzando – 140 chilometri e 4.700 metri di dislivello, dopo l’altura non sarà facile ma almeno mi rimetto a ritmo!».
GERMANI: «Sì! Si mette la borsetta davanti e si ferma ai rifornimenti in cima ad ogni salita – lo canzonano subito Germani e Milesi – si porta dietro la mantellina, telefono e via! Rapporti 34 e 34, una pedalata al secondo».
PIGANZOLI: «Ora ride, ma quando provavamo la cronometro a squadre non tanto! Ero davanti e stavo facendo il ritmo, e dietro mi urlavano “meno!”. Io invece ho capito “mena” ed ho accelerato e tutti subito ad urlarmi dietro. Lorenzo ed io ci ritroveremo alla Ronde de l’Isard, non faccio in tempo a dimenticare la sua faccia che me lo ritrovo davanti».
Meno di dieci giorni al Lunigiana. Abbiamo chiesto al vincitore 2021 Lenny Martinez quali ricordi abbia della corsa che lo ha rivelato al pubblico italiano
L’infortunio è un fulmine a ciel sereno che può colpire la stagione di un ciclista in qualsiasi momento. Se accade in prossimità di un appuntamento importante la voglia di recuperare […]
Marino Amadori non si ferma davvero mai. Neanche il tempo di rientrare da Orano e dai Giochi del Mediterraneo che ha preso l’aereo per Anadia e gli Europei su strada, poi di nuovo in marcia per il Giro della Val d’Aosta. Proprio durante la corsa a tappe lo abbiamo intercettato per mettere un po’ d’ordine nelle ultime settimane, nelle quali si è passati dalla grande delusione africana alla gioia per il bronzo di De Pretto in Portogallo.
L’acuto vincente di Penhoet a Orano, davanti ai connazionali Castiou e Retailleau (foto MIllereau/KMSP)L’acuto vincente di Penhoet a Orano, davanti ai connazionali Castiou e Retailleau (foto MIllereau/KMSP)
Il “buco” di Orano
Due gare dal contesto molto diverso, eppure i punti di contatto non sono mancati. Ma prima di parlare di quel che ha fatto De Pretto, è doveroso tornare su quel “maledetto” giorno in Algeria, che per poco non costava ad Amadori un travaso di bile.
«Non esageriamo – sorride Amadori – però è vero che mi sono arrabbiato molto, anche se errori come quelli commessi a Orano ci stanno in questa categoria. Quel che mi ha fatto arrabbiare è stato l’approccio alla gara, presa troppo alla leggera col risultato di essere stati disattenti nella sua evoluzione, quando i francesi hanno preso le redini della corsa. Hanno scelto un tratto dove tirava vento laterale, si sono accorti che i nostri erano indietro, nessuno nei primi 20, e hanno tirato la trappola. A quel punto la frittata era fatta…».
L’azione di Vacek e De Pretto ad Anadia, ma Engelhardt è poco distante (foto Uec)L’azione di Vacek e De Pretto ad Anadia, ma Engelhardt è poco distante (foto Uec)
Possibile che una gara così sui generis, con due formazioni a confronto (Italia e Francia) e il resto a fare da cornice abbia un po’ confuso i ragazzi?
Forse, ma questa non è una giustificazione. Poteva anzi essere una gara da gestire in maniera più semplice strategicamente. Ma ripeto, ci stanno anche errori del genere nella maturazione di un corridore. Sono sicuro che non li commetterebbero più.
Oltretutto l’occasione della rivincita è arrivata presto…
Vero, perché ad Anadia la Francia ha presentato la stessa squadra, ma sapevamo che era una formazione molto forte e agguerrita. In Portogallo abbiamo corso molto bene. Sapevamo che c’erano dei velocisti fortissimi in casa francese e olandese e abbiamo corso proprio per eliminare le ruote veloci, tanto è vero che il transalpino Penhoet è arrivato 10°, quello olandese, Van Uden, addirittura 21°. Abbiamo costretto le loro squadre a rincorrere, tanto è vero che si sono consumati.
Francesco Busatto è stato uno dei protagonisti degli europei di Anadia, in copertura di De PrettoFrancesco Busatto è stato uno dei protagonisti degli europei di Anadia, in copertura di De Pretto
Che sapore ha quel terzo posto?
E’ la dimostrazione che noi non siamo da meno. Io sono convinto che certi errori derivino dalla mancanza di un’adeguata attività internazionale. Correndo sempre con i migliori, impari e alla fine sei al loro livello. Quello che ha vinto (il tedesco Felix Engelhardt, ndr) è un signor corridore, corre nella Tirol Ktm e ha fatto tante top 5 in questa stagione. E’ un po’ che lo incontriamo per le strade europee, ma vorrei sottolineare il fatto che a un certo punto aveva perso le ruote degli altri 3, l’azione di De Pretto gli aveva fatto male su uno “zampellotto”, poi è rientrato e all’arrivo ne aveva di più.
Che corridore è De Pretto?
E’ uno che ha carattere, è forte innanzitutto per quello. E’ uno che non ha paura di attaccare, ma per farlo ci pensa bene. Busatto e Germani gli hanno dato una grande mano nella costruzione dell’azione decisiva, Parisini lo avevamo tenuto più coperto pensando allo sprint di gruppo, infatti è giunto secondo nella volata finendo 6° assoluto. Hanno corso tutti con il piglio giusto. Tornando a Davide, va bene sugli strappi brevi, ma io sono convinto che lavorandoci sopra può migliorare molto anche per le salite lunghe.
Germani in Val d’Aosta, parte dell’ennesimo capolavoro Groupama FDJ. Amadori studia molto il calendario del team (foto Instagram)Germani in Val d’Aosta, parte dell’ennesimo capolavoro Groupama FDJ (foto Instagram)
Quando si parla di De Pretto c’è sempre la questione in sospeso se dovrebbe tornare a fare un po’ di ciclocross. Amadori in base alla sua esperienza che cosa dice?
Se è qualcosa che gli piace, se si diverte e se la sente, perché negargli questa possibilità? Non deve certo essere un’imposizione, va ponderata considerando la sua attività su strada, ma male non gliene fa di certo. Deve però essere un suo desiderio.
Guardando la classifica del Valle d’Aosta, notavamo come i nomi siano per gran parte gli stessi del Giro d’Italia, della Corsa della Pace ancor prima e che saranno protagonisti anche al Tour de l’Avenir. Non è però che questi ragazzi corrono un po’ troppo per la loro età?
Bella domanda, bisogna fare un distinguo. Guardate la Groupama FDJ: dopo il Giro non hanno più corso. Loro si gestiscono così. Privilegiano le corse a tappe e fra l’una e l’altra pensano al recupero e agli allenamenti, programmando anche periodi in altura. Le corse di un giorno sono ridotte al minimo. Noi invece ci perdiamo in una maniera di gare ogni fine settimana, corriamo troppo spesso. Alla fine i corridori stranieri che come dite fanno tutte le corse a tappe, avranno 40-50 giorni di gara nel curriculum, i nostri almeno 70. La differenza è tutta lì, sono anni che vado ripetendolo, ma non mi ascoltano…
Non appena scatta la Marsigliese Lenny Martinez posa a terra il premio e porta la mano sul petto. Il giovane francese ha vinto il Giro della Valle d’Aosta. Stavolta sulla sua strada non ha trovato nessun Leo Hayter. Stavolta la squadra di Jerome Gannat ha corso alla perfezione (foto in apertura di Alexis Courthoud).
E lo ha fatto soprattutto oggi verso Cervinia. Una gestione della corsa degna di una WorldTour. La fuga tenuta nella mira, un occhio totale della corsa e nel finale un ritmo regolare in salita. Tutti uniti, tutti compatti.
Onley vince a Cervinia. Per la Dsm si tratta di una doppietta: lo scorso anno toccò a Garofoli (foto Alexis Courthoud)
La fuga di giornata. Tra i più attivi proprio i primi due classificati: Onley e Calzoni
Calzoni in cerca di acqua immediatamente dopo il traguardo
Onley vince a Cervinia. Per la Dsm si tratta di una doppietta: lo scorso anno toccò a Garofoli (foto Alexis Courthoud)
La fuga di giornata. Tra i più attivi proprio i primi due classificati: Onley e Calzoni
Calzoni in cerca di acqua immediatamente dopo il traguardo
Raccani e Calzoni: bravi
Si pensava che dopo la bella rimonta di ieri di Simone Raccani nella scalata finale, l’azzurro potesse provarci. Potesse sferrare un attacco. Ma vista la fatica e la durezza di questi cinque giorni valdostani il corridore della Zalf Euromobil Desirée Fior ci ha confessato che era meglio difendere il podio.
Come a dire: meglio non svegliare il can che dorme.
Anche perché davanti c’era il bravo e coraggioso Walter Calzoni. Il bresciano della DelioGallina – Ecotek Lucchini Colosio, che vestiva per l’occasione i colori della nazionale, era nella fuga buona. Verso Cervinia era rimasto solo con l’inglese Oscar Onley. Peccato che ai quattro chilometri dall’arrivo il corridore della Development Team Dsm lo ha staccato.
«Ho dato tutto – ha detto Calzoni – ma sull’ultimo cambio di ritmo proprio non ce l’ho fatta. Non so a quante pedalate e con quanti watt salivo, io non ho né potenziometro, né conta pedalate. So che mediamente usavo un 39×17-19 a seconda dei tratti e non appena la strada è spianata un po’ nel finale ho messo il 53, ma non è bastato».
Lenny Martinez (classe 2003) festeggia. Il Valle d’Aosta è suo. Il francese che ci riuscì prima di lui fu Pinot nel 2009. A sinistra, ThompsonMartinez (classe 2003) festeggia. Il Valle d’Aosta è suo. Il francese che ci riuscì prima di lui fu Pinot nel 2009.
Passeggiata Martinez
Calzoni e Onley arrivano davvero provati. Chi invece arriva sereno e tranquillo è Lenny Martinez. E con luiReuben Thompson. Ridono, si abbracciano. La maglia gialla alza le braccia sulla linea d’arrivo.
«Una passeggiata oggi», lo incalziamo. Con grande onestà, senza fare lo sbruffone, non dice di sì, ma china il capo come a dire: «Sì è stato facile. Abbiamo controllato».
Eppure voci dirette dal gruppo dicono che quando si è spostato Pickering, oggi stakanovista in testa al gruppo, Lenny dicesse a Germani: «Più forte. Andiamo, andiamo…».
Gannat, il diesse, e forse Germani stesso, lo hanno tenuto a bada. «Ieri – dice Gannat – non ero io sulla loro bici e non so quanto abbiano controllato, ma so che non bisognava assolutamente aggiungere altro vantaggio. Andava bene così.
«Abbiamo rivisto dai dati che Raccani ha ripreso 1’08” nell’ultima salita, ma non c’era bisogno di fare di più una volta rimasti da soli. Volevamo attaccare prima dell’ultima salita e lo abbiamo fatto un po’ dopo con Thompson. Martinez, si ricordava di quanto successo nella terza tappa del “baby Giro” e quindi non ha voluto esagerare».
Jerome Gannat è il direttore sportivo dell’Equipe Continentale Groupama-FdjJerome Gannat è il direttore sportivo dell’Equipe Continentale Groupama-Fdj
Gannat da WorldTour
E proprio Gannat ci ha raccontato della gestione di questa tappa, ma se vogliamo di questo intero Valle d’Aosta. Nelle prime frazioni ha lasciato un po’ di spazio anche agli altri ragazzi, poi con l’arrivo dei tapponi finali spazio agli scalatori puri. E massima concentrazione sulla classifica generale.
«Anche oggi abbiamo controllato – spiega Gannat – Non volevamo che andasse via una fuga pericolosa. Non abbiamo fatto aumentare troppo il vantaggio e solo quando sono iniziate le salite finali ed eravamo al sicuro, abbiamo mollato un po’. All’inizio dovevano lavorare Paleni e Pickering, ma sono andati oltre. Poi nel finale poteva attaccare chiunque e noi dovevamo essere pronti. Non dovevamo correre alcun rischio».
E infatti dal Saint Pantaleon in poi il distacco della fuga è aumentato. Ma a quel punto il percorso non nascondeva più insidie come vento, fondovalle, strappi. C’era solo salita e discesa e con gli uomini che aveva Gannat tutto era più facile.
Un’azione e una gestione una tattica degna del team WorldTour, da parte della Groupama-Fdj.
Il grande caldo ha caratterizzato l’edizione numero 58 del Valle d’Aosta. Anche oggi più di 35° nel fondovalle (foto Alexis Courthoud)Il grande caldo ha caratterizzato l’edizione numero 58 del Valle d’Aosta. Anche oggi più di 35° nel fondovalle (foto Alexis Courthoud)
Lezione Giro U23?
Dal Giro d’Italia U23 al Valle d’Aosta si è visto un bel cambiamento. I francesi erano stati accusati di aver sprecato molto nella corsa rosa, di aver corso alla garibaldina… Una piccola lezione?
«Sì e no – ribatte Gannat – Io non credo che al Giro abbiamo corso male. Semplicemente sulla nostra strada abbiamo incontrato un Leo Hayter superiore. E poi bisogna considerare il percorso. Qui avevamo cinque tappe dure di montagna, al Giro solo due. Nonostante tutto abbiamo cercato di essere molto aggressivi».
Martinez con la mano sul petto. Alla sua destra il compagno Thompson e alla sinistra Raccani
E mentre Raccani era sul podio gli altri azzurri erano pronti a salirci in quanto vincitori della classifica a squadra
Germani non ha solo tirato per la squadra, ha anche vinto la seconda tappa
Martinez con la mano sul petto. Alla sua destra il compagno Thompson e alla sinistra Raccani
E mentre Raccani era sul podio gli altri azzurri erano pronti a salirci in quanto vincitori della classifica a squadra
Germani non ha solo tirato per la squadra, ha anche vinto la seconda tappa
Germani come Van Aert
I suoi corridori sono alleati nel bene e nel “male”. Proprio Martinez, per esempio, ieri era finito un po’ in coda al gruppo e subito era scattata la bagarre. Ma Lorenzo Germani in particolare aveva tolto le castagne dal fuoco. E visto come va, visto quanto tira e che sa anche vincere scatta il paragone con Van Aert.
«Lorenzo come Wout Van Aert? Eh – ride Gannat – Sì, sì, in effetti ci può stare. Per me Lorenzo è un riferimento in corsa. Legge la gara, sa stare in gruppo, ha i tempi giusti. Quest’anno ha fatto un grande salto, anche fisicamente è cresciuto molto. E’ un atleta molto prezioso per la Groupama-Fdj. E ha già una buona esperienza internazionale. E’ una priorità per noi».
«In generale dico che non bisogna dimenticare che siamo una squadra di formazione, di crescita dei ragazzi. Gestire le fughe, valutare i tempi… fa parte del lavoro della nostra squadra. E oggi per esempio devo dire che sono stati perfetti».
«Ieri invece – conclude Gannat – un piccolo errore lasciando partire un grande gruppo di 25 corridori. Dovevamo chiudere prima e avremmo speso meno. L’obiettivo in questo Valle d’Aosta è sempre stata la classifica generale. Ed è un obiettivo che abbiamo raggiunto».
Lenny Martinez ha staccato dopo le gare di settembre. E' rimasto fermo per 5 settimane. Poi è ripartito col cross. Le sue parole prima del passaggio U23
E’ stato quasi messo a processo Lenny Martinez per non aver vinto. Il francese era il super favorito a detta dei tecnici e alla fine ha concluso il Giro d’Italia U23 “solo” in terza posizione.
Eppure ci si dimentica che stiamo parlando di un ragazzo di primo anno. Un corridore che fino a pochi mesi fa in corsa girava il 52×14 e ora è uno dei leader della continental della Groupama-Fdj.
Lenny Martinez a tutta verso il Fauniera. Per lui una cronoscalata super (Isola Press)Lenny Martinez a tutta verso il Fauniera. Per lui una cronoscalata super (Isola Press)
Scalatore più forte
Sulle due salite più dure, se vogliamo anche tre, del Giro è sempre stato il migliore. Parliamo di Mortirolo, SantuariodiValmala e chiaramente del Fauniera. Tuttavia non è riuscito a finalizzare.
Qualcuno mette sul piatto anche le tattiche del suo team.
«E’ stato un gran bel Giro – racconta Martinez – e sul Fauniera un giorno molto duro. E’ stato un colle veramente impegnativo. Le mie sensazioni non erano molto buone in realtà e quindi sono partito solo quando mancavano più di dieci chilometri: non sono entrato nella fuga in pianura.
«Era un uomo contro uomo. Io volevo lottare per la vittoria di tappa e anche per risalire posizioni nella generale».
Una tirata d’orecchie però Lenny se l’è presa quel giorno. Avrebbe dovuto sfruttare di più il lavoro di Reuben Thompson in salita. E magari scattare un paio di chilometri dopo quando il gap del belga Lennert Van Eetvelt sarebbe stato minore.
«Sì, forse ho attaccato un po’ lontano, ma non sono saltato. Io sono andato diretto all’obiettivo. E poi non volevo restare nel gruppo. Tuttavia nel finale neanche volevo esplodere e buttare tutto all’aria. Sapevo che comunque avrei rimontato in classifica».
Martinez (classe 2003) è un U23 di primo anno. Ha conquistato sia la maglia blu che quella biancaMartinez (classe 2003) è un U23 di primo anno. Ha conquistato sia la maglia blu che quella bianca
Nessun rimpianto
Martinez parla con un tono pacatissimo. Il figlio e nipote d’arte prima di rispondere si prende sempre qualche “mezzo secondo”, pondera bene ciò che dice.
Tanto istinto in bici, ma anche testa. E tutto sommato a posteriori la testa non gli è mancata neanche verso Santa Caterina Valfurva, quando stava dominando e poi invece è rimbalzato. Quello è stato il punto chiave della sua corsa rosa.
«Credo – dice la maglia blu – che questo Giro sia stata una grande esperienza per me e per il mio futuro. Anche la tappa di Santa Caterina è stata veramente bella, entusiasmante, ma io sono quasi uno junior! Non avevo mai fatto sei ore di corsa. Fino alle cinque ore sono andato bene, poi ho capito che per me era finita.
«Ho pensato: che peccato. Sono andato giù con gli zuccheri. Ho provato a mangiare, ma non c’era più nulla da fare».
Martinez sul Fauniera. Dopo aver recuperato molto, alla fine non è riuscito nell’impresa del riaggancio del belgaMartinez sul Fauniera. Dopo aver recuperato molto, alla fine non è riuscito nell’impresa del riaggancio del belga
Una grande esperienza
Lenny lo ritroveremo al Tour de l’Avenir. «Ma prima il campionato nazionale con i pro’ per Demare. Poi il ritiro a Livigno e il Val d’Aosta». Lui e Gregoire sono due stelle che forse i francesi non avevano neanche ai tempi di Pinot e Bardet. Stavolta c’è più sostanza, più consapevolezza. Arriveranno alla loro Grande Boucle U23 con le spalle più grandi dopo il Giro U23.
«Questo Giro – continua Martinez – è stata la mia prima grandissima corsa tra i dilettanti. Con delle responsabilità, ma anche la più lunga. Ho fatto una corsa con la WorldTour ma era di cinque giorni e non di sette. Ripeto, è stata una grande esperienza per l’avvenire».
«Al Tour of the Alps non c’era chi partiva subito, non c’erano circuiti, ma tutto era più controllato. Con la WorldTour e le corse dei pro’ il ritmo è più regolare e poi si va forte in un determinato momento. Non dico che sia più facile, ma per me è meglio arrivare con più controllo sotto alle salite».
«Che voto mi do per questo Giro U23? Un otto… E se sono sul podio devo ringraziare la squadra. Hanno tirato tantissimo e ci abbiamo provato sempre».
Forse anche troppo. I diesse al via di Cuneo dicevano che era impossibile che una squadra così tornasse a casa senza una tappa. E infatti proprio all’ultimo sono riusciti a vincere con Gregoire.
Magari quei tecnici avevano anche ragione, però ciò che comanda è la strada e non sempre i valori su carta trovano riscontro nella realtà. E se quella che è stata giudicata una tattica suicida, nel giorno di Peveragno, avesse visto la presenza (sfiorata) di Van Eetvelt nell’attacco della Groupama-Fdj, magari staremmo qui a parlare di tutt’altra cosa. Ma con i sé e con i ma…
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