Giro NextGen, dieci nomi per il successore di Hayter

10.06.2023
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AGLIE’ – Domani alle 12,50 – col primo corridore che scenderà dalla pedana della crono inaugurale – si accenderanno i riflettori sul Giro NextGen, ovvero il Giro d’Italia U23 targato RCS Sport. Inizio in Piemonte, ad Agliè, con una prova contro il tempo di 9,4 chilometri e finale domenica 18 giugno a Trieste.

Otto tappe ben distribuite dove ogni tipologia di atleta potrà confrontarsi sul proprio terreno preferito che alla fine premierà il più completo (o regolare, se preferite) come successore di Leo Hayter. Tra le 35 formazioni al via (ognuna composta da 5 corridori), abbiamo provato a battezzare dieci nomi che potrebbero fare classifica, pur sapendo che nel mondo dei “dilettanti” la sorpresa – in positivo o in negativo – è sempre dietro l’angolo e che controllare la corsa con così pochi elementi sarà dura per tutti. Si va in caccia del trono di Leo Hayter, che nel 2022 conquistò la maglia rosa davanti a Van Eetvelt e Lenny Martinez (foto di apertura).

Jordan Labrosse ad agosto passerà pro’ nel team WT ma al Giro NextGen vuole lasciare il segno (foto twitter)
Labrosse ad agosto passerà pro’ nel team WT ma al Giro NextGen vuole lasciare il segno (foto twitter)

Jordan Labrosse

Il classe 2002 della AG2R-Citroen U23 è sicuramente un cacciatore di tappe ed uno adatto a gare dure di un giorno, come confermano la vittoria a Terranuova Bracciolini ed il terzo posto al Piccolo Lombardia dell’anno scorso. Tuttavia il ragazzo nativo di Roanne – e che come idolo sportivo guarda caso ha Michael Jordan (nomen omen) – arriva da due buoni piazzamenti nelle due gare a tappe che ha disputato.

Dopo il sesto posto ad aprile al Tour du Loir et Cher (con contenute difficoltà altimetriche), Labrosse due settimane fa ha aggiunto un quinto posto di più pregevole fattura in Polonia all’Orlen Nations Grand Prix, centrando un podio di tappa. Per lui (che ha già in tasca un triennale con la formazione WorldTour a partire da agosto) il Giro NextGen può rappresentare l’ennesimo step nella sua crescita e non ci sarebbe da sorprendersi se chiudesse bene nella top ten.

La Circus ReUz Technord per la generale punterà su Alexy Faure Prost ma attenzione a Busatto
La Circus ReUz Technord per la generale punterà su Alexy Faure Prost ma attenzione a Busatto

Alexy Faure Prost

Tra gli atleti della Circus ReUz Technord vorremmo mettere Francesco Busatto – per risultati ottenuti e non solo per patriottismo – ma proviamo ad indicare il 19enne talento francese così come ci aveva anticipato il loro diesse Claeys a metà maggio. Se il veneto vincitore della Liegi U23 potrebbe sfruttare la sua grande condizione per fare classifica (un po’ come fece Alaphilippe al Tour 2019), Faure Prost nei piani del team belga dovrebbe essere l’uomo deputato a curare la generale.

Nonostante sia al primo anno nella categoria, il giovane della Circus ha conquistato due successi ad inizio annata e nell’ultima gara disputata si è messo alla prova (ed in luce) tra i pro’ nella selettiva Classic Alpes Maritimes vinta da Carapaz.

Brieuc Rolland può ritagliarsi il giusto spazio tra i vari contendenti alla maglia rosa finale (foto Groupama-Fdj)
Rolland può ritagliarsi il giusto spazio tra i vari contendenti alla maglia rosa finale (foto Groupama-Fdj)

Brieuc Rolland

La rivoluzione generazionale che quest’anno ha vissuto la Groupama-FDJ di riflesso ha toccato anche la sua formazione continental U23. Tutte le loro giovani stelle del 2022 sono passate pro’ e così il vivaio appare meno forte rispetto all’anno scorso ma è giusto tenere la squadra francese in considerazione. Al Giro NextGen la Groupama-FDJ avrà l’età media più bassa di tutti (19 anni e 4 mesi) e il loro leader potrebbe essere Brieuc Rolland.

Il classe 2003 bretone di Rennes ha corso diverse piccole gare a tappe e ultimamente all’Alpes Isere Tour, ha chiuso al sesto posto nella generale, ottenendo lo stesso piazzamento nel tappone finale di 160 chilometri con oltre 4.800 metri di dislivello. Da seguire.

Giulio Pellizzari ha messo nel mirino la generale del Giro NextGen da tanto tempo
Pellizzari ha messo nel mirino la generale del Giro NextGen da tanto tempo

Giulio Pellizzari

Tutti e cinque i corridori della Green Project-Bardiani-Csf-Faizanè sarebbero da considerare per la generale però ne scegliamo uno per una serie di motivi. A più riprese infatti Giulio Pellizzari ha dichiarato di puntare forte sul Giro NextGen sacrificando una sua possibile convocazione in quello dei grandi. Finora in stagione il 19enne scalatore non è riuscito a centrare quella (meritata) vittoria che gli avrebbe dato ulteriore morale ma i risultati e le prestazioni ottenuti dimostrano che ha avuto un avvicinamento mirato alla corsa rosa dei giovani.

Oltre al secondo posto al Recioto o nella generale della Carpathian Couriers Race, è il terzo posto conquistato nella quarta tappa del Tour of the Alps che pone il marchigiano tra i candidati alla vittoria finale.

Santiago Umba finora si è visto pochissimo ma al Giro NextGen potrebbe essere una sorpresa
Umba finora si è visto pochissimo ma al Giro NextGen potrebbe essere una sorpresa

Santiago Umba

Negli ultimi quindici anni è quasi un obbligo inserire un colombiano tra i favoriti del Giro “dilettanti”. Un po’ perché quando la strada sale sanno entusiasmare e scombinare le carte dei rivali, un po’ per tradizione riuscendo talvolta a vincere la corsa o salire sul podio. Fra loro, ci sentiamo di segnalare Santiago Umba della GW Shimano-Sidermec.

Il ventenne scoperto da Gianni Savio tre anni fa, in questa stagione ha giocato un po’ a nascondino correndo prevalentemente in Colombia e riaffacciandosi all’Appennino tra i pro’ la settimana scorsa. Al Giro NextGen Umba ha la possibilità di rinverdire i grandi risultati registrati nel 2021 quando seppe vincere in salita a La Planche des Belles Filles al Tour Alsace o una frazione del Tour Savoie Mont Blanc.

Antonio Morgado al primo anno tra gli U23 vuole stupire anche al Giro NextGen (foto Hagens Berman Axeon)
Morgado al primo anno tra gli U23 vuole stupire anche al Giro NextGen (foto Hagens Berman Axeon)

Antonio Morgado

Il portoghese della Hagens Berman Axeon è un altro atleta al primo anno tra gli U23 che ha già fatto vedere di andare forte vincendo due gare, l’ultima in Polonia all’Orlen Nations Grand Prix. Per la verità il team continental guidato da Axel Merckx per la generale può contare anche sull’irlandese Darren Rafferty ma mettiamo Antonio Morgado sotto la lente di ingrandimento.

A scapito di un aspetto fisico per cui dimostra molto più della sua età, il classe 2004 nelle ultime stagioni è cresciuto in modo esponenziale e l’anno scorso da junior ha saputo prendersi il Lunigiana un po’ a sorpresa. Perché non potrebbe fare (quasi) altrettanto al Giro NextGen?

Tijmen Graat ha vinto il Recioto davanti a Pellizzari e Pinarello. L’olandese può fare classifica al Giro NextGen
Tijmen Graat ha vinto il Recioto davanti a Pellizzari e Pinarello. L’olandese può fare classifica al Giro NextGen

Tijmen Graat

Risultati alla mano, sulla carta la squadra-faro del Giro NextGen è senza dubbio la Jumbo-Visma Development Team, sempre ammesso che non si crei una concorrenza interna. I gialloneri schierano una piccola corazzata dove ognuno di loro potrebbe essere capitano in altre formazioni. I norvegesi Staune-Mittet e Hagenes sono corridori piuttosto completi che non hanno bisogno di presentazioni e che saranno davanti nei momenti decisivi. Loe Van Belle è uno scalatore che si difende a crono, mentre Menno Huising è un uomo da classiche dure.

Noi però, anche per non essere scontati, siamo curiosi di vedere all’opera Tijmen Graat. Il classe 2003 nativo di Boxmeer quest’anno ha conquistato tre gare (tra cui il Recioto) e concluso all’undicesimo posto la Coppi e Bartali. Potrebbe ricoprire lui il ruolo di leader per la generale.

William Junior Lecerf al Giro NextGen vuole migliorare il quarto posto nella generale ottenuto l’anno scorso (foto twitter)
Lecerf al Giro NextGen vuole migliorare il quarto posto nella generale ottenuto l’anno scorso (foto twitter)

William Junior Lecerf

Così come la formazione maggiore, anche la Soudal-QuickStep Devo Team si presenta ai nostri di partenza della corsa rosa di categoria con l’intenzione di centrare il bersaglio grosso. Per farlo punta su William Junior Lecerf, arrivato in inverno dalla attuale Lotto-Dstny U23, cui quest’anno è mancato solo l’acuto pur avendo mostrato una grande crescita anche su lunghe distanze.

Bisogna seguirlo perché l’anno scorso il classe 2002 fiammingo è arrivato ai piedi del podio finale conquistando prima un bel sesto posto nella terribile tappa di Santa Caterina Valfurva (quella con Tonale, Aprica e Mortirolo) e poi una terza piazza di qualità in cima al Colle Fauniera. Insomma, quando la strada si inerpica fin sotto il cielo, lui c’è. E sullo Stelvio alla quarta frazione potrebbe mettere un bel mattoncino per la vittoria del Giro NextGen.

Finlay Pickering ha cercato di fare classifica al Tour of the Alps in funzione del Giro NextGen (foto Trinity Racing)
Pickering ha cercato di fare classifica al Tour of the Alps in funzione del Giro NextGen (foto Trinity Racing)

Finlay Pickering

Nella Trinity Racing che dominò il Giro U23 nel 2020 con Tom Pidcock ci sono un paio di nomi interessanti (entrambi inglesi classe 2003) da appuntarsi per la vittoria finale. Il primo è Lukas Nerurkar, scalatore cresciuto in Etiopia che vive tra Brighton (in cui è nato) e Girona, che ha vinto una tappa all’Orlen Nations Grand Prix e che a febbraio aveva chiuso sesto nella generale del Gran Camino conquistato da Vingegaard.

Al suo fianco ci sarà Finlay Pickering che al Tour of the Alps stava facendo fondo per il Giro NextGen, così come ci aveva confidato il suo diesse Peter Kennaugh. Pickering finora ha ottenuto piazzamenti nelle brevi corse a tappe ma arriva dalla Groupama-FDJ con cui l’anno scorso aveva vinto il Tour Alsace e la sua volontà è quella di ripetere quelle prestazioni.

Obiettivo classifica. Hannes Wilksch sarà il leader della Tudor U23 al Giro NextGen (foto twitter)
Obiettivo classifica. Hannes Wilksch sarà il leader della Tudor U23 al Giro NextGen (foto twitter)

Hannes Wilksch

La Tudor Pro Cycling Team U23 parte per il Giro NextGen con una squadra ben attrezzata. Se il diciannovenne francese Mathys Rondel può essere considerata la seconda punta, il leader dovrebbe essere Hannes Wilksch, altro atleta che ha cambiato casacca ad inizio stagione ed ultimo in ordine di dorsale della nostra lista di favoriti.

Il classe 2001 tedesco va tenuto sotto osservazione sia per la forte crescita che ha fatto sia per i risultati conquistati. Nel 2022 infatti riuscì a concludere settimo sia al Giro U23 che al Tour de l’Avenir. Partirà con un buon morale: due settimane fa è salito sul podio finale dell’Orlen Nations Grand Prix.

Crescioli e Martinez: dopo il Lunigiana percorsi diversi

14.12.2022
4 min
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Il Giro della Lunigiana è una delle corse più importanti del calendario juniores, anche a livello internazionale. Da qui escono corridori che sono in grado di distinguersi in diversi modi: l’edizione 2021 ne è un esempio. L’anno scorso nei borghi tra la Toscana e la Liguria si è imposto il francese Martinez davanti al nostro Crescioli (in apertura, foto Instagram). Entrambi sono classe 2003, ma con due percorsi che da quel giorno si sono differenziati e non poco. 

Il francese è entrato nel team development della Groupama FDJ e dopo una sola stagione tra gli under 23 entrerà nel WorldTour dalla porta principale. L’italiano, invece, è passato alla Mastromarco ed il suo primo anno da under 23 si è concluso tra qualche difficoltà e la maturità. 

Giro di Lunigiana 2021, ultima tappa, Ortonovo, Ludovico Crescioli, Lenny Martinez, Alessandro Pinarello
Giro di Lunigiana 2021, ultima tappa, Ortonovo, Ludovico Crescioli, Lenny Martinez, Alessandro Pinarello

Lo stesso punto di partenza

Se si riavvolge il nastro a fine 2022 pare chiaro come i due ragazzi, che alla fine della breve corsa a tappe erano distanti solo 34 secondi, ora siano più lontani che mai.

«Avevo deciso di venire alla Mastromarco già prima del Lunigiana – racconta un frizzante Crescioli con il suo accento toscano – mi sembrava una buona squadra per passare under 23. Chiaramente la possibilità che ha avuto Martinez di passare con la continental di un team WorldTour gli ha permesso di avere un percorso di crescita più preciso. Negli under 23 con la Mastromarco il percorso di crescita c’è comunque, le corse di alto livello non mancano. Io quest’anno avevo anche la maturità da portare avanti e mi sono dovuto concentrare anche sulla scuola».

Crescioli in azione al Valle d’Aosta (foto Alexis Courthoud)
Crescioli in azione al Valle d’Aosta (foto Alexis Courthoud)

Prospettive differenti

La scuola, come detto da molti addetti ai lavori e dagli stessi tecnici che hanno a che fare con i ragazzi, è fondamentale. Risulteremmo incoerenti se dovessimo dire il contrario, ma se si guarda al calendario fatto da Martinez e da Crescioli emerge un fatto estremamente importante. Il ragazzino francese ha fatto il triplo, se non di più, delle corse a tappe rispetto al nostro Crescioli

«Le corse a tappe mi garbano molto – si riaggancia Ludovico con la sua parlantina contagiosa – ma ne ho fatte solamente due: il Lunigiana nel 2021 e il Valle d’Aosta quest’anno con la nazionale. Per migliorare e per crescere servirebbe una migliore costanza di gare, nel 2023 farò il Giro d’Italia U23 ma poi finisce lì. Ripeto, non è nemmeno una questione di squadra, in Italia è proprio il calendario che scarseggia di queste gare. Non è un caso che alcuni junior italiani stiano andando all’estero a crescere. Lenny (Martinez, ndr) quando l’ho rivisto al Giro della Valle d’Aosta ho notato dei grandi miglioramenti, si vede che ha fatto un percorso diverso, c’è un programma differente alle spalle».

Lenny Martinez ha avuto l’occasione di correre molte corse a tappe, tra cui il Tour of the Alps (Instagram/Getty)
Lenny Martinez ha avuto l’occasione di correre molte corse a tappe, tra cui il Tour of the Alps (Instagram/Getty)

Il calendario 

Nel panorama italiano sono poche le squadre che si affacciano oltre confine con continuità, per un fatto di budget e per la filosofia stessa alle spalle dei team.

«Il calendario italiano – riprende Crescioli – è ricco di corse importanti come il Piva, il Belvedere, la Ruota d’Oro… E’ chiaro che sono gare di un giorno, se uno vuole dilettarsi in qualche corsa a tappe non ha possibilità. Io quest’anno qualche gara internazionale l’ho fatta. E nel 2023, dove riuscirò a concentrarmi solo sul ciclismo, ne potrò aggiungere delle altre. Il percorso di crescita tra me e Martinez è differente, ma non è detto che il mio sia meno valido. Ho visto che con più costanza nelle corse e negli allenamenti, cosa avuta solamente a maturità conclusa, riesco a crescere e migliorare. Il 2023 sarà un anno importante per me e voglio farlo al meglio. Anche il mio obiettivo è diventare un professionista, e farò del mio meglio per riuscirci».

Germani non ha dubbi: se Amadori chiama, io rispondo

29.09.2022
5 min
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Dopo aver corso lo Skoda Tour of Luxembourg con i pro’ (foto Getty Sport in apertura), Lorenzo Germani è impegnato alla Ronde de l’Isard, corsa a tappe sui Pirenei francesi iniziata ieri con gran finale domenica. Dopo una tappa ventosa di pianura e già distacchi importanti, oggi il menù prevede il Tourmalet. Domani l’arrivo a Guzet Neige dopo aver scalato il Col de Mente e il Portet d’Aspet. Sabato la Crousette e il Port de Lers e l’arrivo a Goulier Neige. Infine domenica ancora il Port de Lers, il Col d’Agnes e il Col de la Latrape. Solo tre italiani l’hanno vinta. Graziano Gasparre nel 2000, Simone Petilli nel 2015 e Andrea Bagioli nel 2019.

Questa la locandina con cui la Groupama FDJ Continental annuncia il team per la Ronde de l’Isard
Questa la locandina con cui la Groupama FDJ Continental annuncia il team per la Ronde de l’Isard

Il mondiale mancato

La Ronde de l’Isard è una di quelle corse internazionali per under 23 in cui il cittì Marino Amadori vorrebbe portare la nazionale a partire dal prossimo anno, lasciando stare le corse a tappe dei pro’. Il discorso è ampio e parte dal mondiale. Per cui il punto di vista del campione italiano degli under 23, che corre nella Groupama Fdj continental, può essere utile per inquadrare certe dinamiche.

Germani ai mondiali e prima ancora al Tour de l’Avenir non è andato per la microfrattura della rotula rimediata in un incidente durante il ritiro di Sestriere. Come lui erano fuori Frigo e Garofoli, che avrebbero dato alla squadra azzurra una consistenza interessante.

Che cosa ti è parso del mondiale degli under 23?

Una sorpresa, non me l’aspettavo. Mi dispiace un po’ per Vacek, lo conosco e avrei preferito lui. Pensavo che allo sprint lo battesse, ma Fedorov è stato più forte.

La vittoria di Fedorov al mondiale U23: il kazako lo ha preparato correndo la Vuelta
La vittoria di Fedorov al mondiale U23: il kazako lo ha preparato correndo la Vuelta
Se ci fossi stato anche tu, ti avrebbe dato fastidio essere battuto da un corridore che veniva dalla Vuelta?

Se guardo la top 20, ci sono solamente corridori WorldTour e professional. Oppure corridori che l’anno prossimo passeranno WorldTour. Sinceramente, se Fedorov avesse fatto corse normali, non avrei visto niente di strano. Ma visto che ha fatto la Vuelta, secondo me è stata un po’ esagerato, una forzatura.

Troppa differenza?

Fin quando fai corse di una settimana o di un giorno, ci sta. Ma un grande Giro di tre settimane e poi il mondiale under 23 direi che non va bene.

Il prossimo anno passerai nel team WorldTour della tua squadra: se Amadori ti convocasse per fare il mondiale 23, lo faresti o penseresti a un ridimensionamento?

Se Marino mi chiamasse per fare il Tour de l’Avenir e poi il mondiale, io li farei entrambi, sempre in base al mio calendario ovviamente. Perché penso che rimani comunque un under 23. Poi sta anche te essere razionale e vedere il tuo livello. Anche Evenepoel avrebbe potuto fare il mondiale U23, ma non avrebbe avuto senso.

Al Lussemburgo, Germani a ruota di Madouas, leader per tre giorni e poi terzo finale (foto Getty Sport)
Al Lussemburgo, Germani a ruota di Madouas, leader per tre giorni e poi terzo finale (foto Getty Sport)
Amadori ha la sensazione che l’italiano under 23 che passa nel WorldTour poi non voglia più sentirne parlare.

No, secondo me invece ci sta.

L’anno prossimo la nazionale potrebbe fare le corse U23 in Europa che tu fai abitualmente con la tua squadra. E’ una buona idea?

Ma certo. Basta vedere che la Ronde de l’Isard fino a qualche anno fa la faceva anche la Colpack. Ora ci sono più neozelandesi – che la Nuova Zelanda sta a 35 ore di viaggio da qui – che italiani. Io sono l’unico italiano in gara, secondo me non è normale. Si dovrebbero fare molte più corse all’estero. 

TI capita mai di parlarne coi tuoi colleghi italiani?

Sì, gliene parlo ogni tanto. Però mi dicono: «Che cosa possiamo farci se non ci portano?». Poi però vedi che molti stanno cercando di andare all’estero, soprattutto i nuovi junior, ma anche qualche under 23. Lo vedi che qualcosa sta cambiando e sono sempre di più quelli che partono per fare esperienza. Se le loro squadre facessero più attività all’estero, magari non se ne andrebbero.

In questa foto su Instagram si vede come il tricolore di Germani non abbia sponsor: grande rispetto per il simbolo
In questa foto su Instagram si vede come il tricolore non abbia sponsor: grande rispetto per il simbolo
Come va il ginocchio?

Tutto bene, faccio l’ultima corsa e poi in teoria ho finito. Siamo venuti qua con grandi aspettative a livello di squadra, non sul piano personale. Ieri c’era una tappa piatta, con un vento assurdo. Praticamente erano 160 chilometri di vento laterale, quindi è finita che la tappa che doveva essere la più facile, è stata la più difficile. Quanto vento ho preso per Martinez… Oggi c’è una cronosquadre, ma dovrebbe piovere. Nel pomeriggio invece facciamo il Tourmalet, così giusto per sciogliersi un po’ post crono.

Su chi puntate?

Su Reuben Thompson (vincitore del Val d’Aosta 2021, ndr), che sta bene, e appunto su Lenny Martinez (vincitore del Val d’Aosta 2022, ndr).

L’anno prossimo passerete in massa nel WorldTour, vi capita di parlarne?

In continuazione. Ne parliamo già, cioè ci scherziamo sopra, siamo curiosi per quello che troveremo. Siamo tutti contenti e non vediamo l’ora.

Arriva il Lunigiana: l’ultima volta vinse il piccolo Martinez

24.08.2022
5 min
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Meno di dieci giorni al Giro della Lunigiana e il vincitore uscente, il francese Lenny Martinez, in questi giorni è impegnato al Tour de l’Avenir. La vittoria 2021 nella corsa ligure, ottenuta davanti a Crescioli e Pinarello, lo ha fatto conoscere bene al pubblico italiano. Le prove di quest’anno nelle classiche venete di aprile fra gli under 23, poi al Tour of the Alps, al Giro d’Italia U23 e la vittoria al Valle d’Aosta hanno meglio definito il suo spessore. Come i suoi compagni della Conti Groupama-FDJ, anche Lenny ha vissuto e sta ancora vivendo un 2022 di altissimo livello, che culminerà con il passaggio già annunciato di tutto il blocco nelle file del team WorldTour.

Eravamo curiosi però di sapere quali ricordi abbia del Lunigiana e così, approfittando di una tappa finita presto nella corsa francese (in apertura, foto DirectVelo), abbiamo bussato alla sua porta. Ieri infatti si è corsa la cronosquadre, da oggi invece si comincia a salire. Martinez prese la maglia di leader il giorno di Fosdinovo (2ª tappa) difendendola poi sino alla fine.

Sapevi dall’inizio dell’anno che avresti corso il Giro della Lunigiana?

No, non lo sapevo. Mi fu detto dal tecnico della nazionale durante la stagione, poco prima della gara.

Arrivasti in Italia come leader della tua nazionale?

Ero il leader designato, ma anche Brieuc Rolland e Nicolas Rousset Favier hanno potuto giocare le lo carte, soprattutto nelle prime tappe. E tanto meglio che sia stato così, perché siamo riusciti a prendere la maglia verde di leader nella prima tappa a La Spezia e gestire la corsa è stato più facile.

Anche a Tour de l’Avenir i gradi sulle spalle di Gregoire e Martinez, 3° e 5° da sinistra (foto DirectVelo)
Anche a Tour de l’Avenir i gradi sulle spalle di Gregoire e Martinez, 3° e 5° da sinistra (foto DirectVelo)
Tu prendesti la maglia a Fosdinovo, arrivando quinto, nel giorno della vittoria di Oioli.

Quel giorno la maglia di leader era in squadra, ma non sulle mie spalle. Mi sentivo bene e sono riuscito ad andare via da solo sulla salita finale e così ho preso la maglia di leader. Penso sia stata anche una cosa buona per affrontare le tappe successive in una posizione di vantaggio. Sapevo che i più forti mi avrebbero attaccato, però mi sentivo solido per difendermi.

Cosa ricordi di quel giorno?

Ho provato a guadagnare proprio sugli altri favoriti, muovendomi sull’ultima salita e cercando di mantenere il vantaggio fino al traguardo. Puntavo chiaramente alla classifica generale, che ci fosse davanti una fuga non cambiava niente.

Quest’anno Martinez è tornato in Italia per il Giro (3° posto) e per il Valle d’Aosta (nella foto) che ha vinto
Quest’anno Martinez è tornato in Italia per il Giro (3° posto) e per il Valle d’Aosta (nella foto) che ha vinto
Il Lunigana ha arricchito il tuo bagaglio tecnico?

Mi sembra che sia stata la corsa a tappe più lunga che abbia fatto da junior. Ho imparato a gestire la corsa da leader con una squadra che mi supportava. Queste sono anche gare di apprendimento per gli anni successivi.

Quindi sei tornato a casa con dei bei ricordi?

Sì, ho amato il Giro della Lunigiana. C’era molto entusiasmo attorno alla corsa, una grande organizzazione. Per me è stata la corsa a tappe più bella dell’anno. E poi è stata anche la mia prima vittoria in una classifica generale, non la dimenticherò. E’ sempre bello venire in Italia e tornare in Francia con la vittoria. Anche il Val d’Aosta mi ha lasciato ottimi ricordi (sorride, ndr). Per me, la squadra e la mia famiglia…

L’Avenir è iniziato con un prologo a squadre (1ª Olanda) e ieri ha proposto un’altra cronosquadre (foto DirectVelo)
L’Avenir è iniziato con un prologo a squadre (1ª Olanda) e ieri ha proposto un’altra cronosquadre (foto DirectVelo)
Sei sorpreso di passare già professionista?

Sì e no. Mi sono reso conto di avere un buon livello in salita, ma mi sarebbe piaciuto mettermi alla prova ancora un po’ nella continental. In fondo, ero convinto di arrivare abbastanza presto nel WorldTour, ma da lì a farlo è stato molto diverso. Anche se avevo già avuto contatti con altre squadre, appena arrivato fra gli U23.

Qual è il tuo obiettivo al Tour de l’Avenir?

Il miglior risultato possibile. La vittoria, ovviamente. Ma se ciò non fosse possibile, un podio mi soddisferebbe. A patto di essere battuto da corridori più forti e aver potuto fare la mia corsa.

Chiodini, Pantani, Gregoire e la maledizione del Tour

18.08.2022
7 min
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«Il problema dei francesi – dice Chiodini – è il Tour de France. La sera dopo la prima corsa coi professionisti, per Gregoire è arrivata la troupe dell’Equipe TV a chiedergli quando vincerà la maglia gialla. Era U23 da appena due mesi, insomma. L’anno scorso era junior. Per fortuna in squadra li trattano da ragazzini e gli permettono di fare gli errori più utili…».

Anche quest’anno, Stefano Chiodini ha fatto le sue 90 giornate da massaggiatore con la Groupama-FDJ. Dopo averne parlato martedì con Jacopo Guarnieri, torniamo a sbirciare in casa dello squadrone francese. La stagione di “Chiodo” si concluderà infatti al Piccolo Giro di Lombardia e per allora avrà raggiunto quota 100. Finora ha fatto 60 giorni con la squadra WorldTour e 30 con la Continental (in apertura è con Gregoire e Watson dopo la vittoria nell’ultima tappa del Giro U23).

Chiodini è un modenese del 1967, ha due figli in Francia ed è uno che non lo vedi, perché gli piace stare dietro le quinte. La squadra lo ha investito della responsabilità della logistica al Giro d’Italia, per fare gli hotel. E lui ha gestito le 32 persone del team per la corsa italiana, pur senza fare salti di gioia. Però intanto ha chiuso la partita Iva, perché il team francese gli fa ogni volta un contratto regolare e versa i contributi.

Lavora alla Groupama FDJ dal 2020, qui con Demare
Lavora alla Groupama FDJ dal 2020, qui con Demare

Stefano l’abbiamo conosciuto in un’epoca precedente, quando correva al fianco di Pantani. C’era anche lui nel 1992 nella squadra dell’Emilia Romagna che conquistò il Giro d’Italia. Poi gli rimase accanto, chiamato dallo stesso Marco. Così, se da una parte lo abbiamo raggiunto per capire bene come vadano le cose nella continental della squadra francese, dall’altra i ricordi comuni fanno fatica a non affiorare.

Quanto sei stato con Marco?

Nel 1991 eravamo assieme alla Giacobazzi, ma non mi piaceva l’ambiente e cambiai squadra. Nel 1992 feci il Giro con lui e mi sacrificai. Vincere una tappa poteva significare passare professionisti, non tutti erano disposti a rinunciare. Poi l’ho seguito nel 1996, l’anno alla Carrera dopo l’incidente. Andavo a massaggiarlo a casa nel periodo degli allenamenti. Nel 2000 invece mi chiamò lui, perché voleva una persona che controllasse quel che mangiava e beveva. Feci con lui il Tour, quello delle ultime vittorie. Infine fummo insieme nel 2001, ma grazie a che gestiva la squadra feci con Marco solo la Vuelta Castilla y Leon. Il primo giorno mi licenziò, perché gli dissi in faccia quello che pensavo. Il secondo giorno mi riprese: «Chiodo, mi confessò, ormai nessuno mi dice più la verità». Non era più Marco, vedere le foto di quegli anni mi fa ancora male.

Torniamo al presente, come sei arrivato alla Groupama?

Li conobbi nel 2020. Il team manager è lo stesso Blatter che aveva in mano la BMC Development, affiancato da Marc e Yvon Madiot. Loro hanno spinto forte per diventare una continental di riferimento mondiale. Al ritiro dello scorso inverno venne Madiot. Spiegò l’origine del budget e disse quali sono i due punti chiave della squadra: no doping e il fatto che sarebbero passati tutti nella WorldTour. Pensavamo che scherzasse, invece è quello che ha fatto.

Che tipo di ambiente vedi?

I corridori devono vivere tutti a Besancon, con i preparatori che escono dall’Università della città. Sono tutti giovani, il più anziano avrà 35 anni. E all’inizio dell’anno, proprio gli allenatori dicevano che abbiamo la squadra più forte del mondo. Parlavano di Gregoire, Martinez, Thompson e Watson. Facevi fatica a stargli dietro, ma si è avverato tutto. Non è come in Italia.

Com’è in Italia?

Vedo le squadre continental. Ti pagano, ti danno il ritiro con la donna che cucina e fa le pulizie. Hanno tutto, i nostri sono un po’ viziati. A Besancon invece gli danno 1.200 euro al mese, ne pagano 400 di affitto e si comprano e fanno loro da mangiare. Gli danno il top per correre e lo vedi che hanno voglia di venire alle corse, perché è come entrare in una dimensione in cui qualcuno fa tutto per te. Poi ti dicono grazie e li vedi che sono più maturi e non hanno paura.

Paura?

Una volta c’erano i vecchi e i giovani avevano timore reverenziale. Questi sanno cosa valgono e non tremano. Sono abituati a stare in ritiro con 5 massaggiatori per 13 corridori. Al Giro d’Italia U23 c’era uno staff di 8 persone per 5 corridori. Gli abbiamo creato attorno un gruppo con zero tensioni. Ricordo quando feci il Giro Bio con il Team Brilla di Trentin ero il solo massaggiatore con 6 corridori.

Al Giro ha lavorato anche con il mitico Nakano Yoshifumi, massaggiatore giapponese
Al Giro ha lavorato anche con il mitico Nakano Yoshifumi, massaggiatore giapponese
All’inizio hai parlato di Gregoire…

Venne a fare la Faun Ardeche Classic e poi la Drome Ardeche, vinta da Vingegaard. Se non gli saltava la catena, finiva con Ulissi nei primi 15. E di fatto era uno junior al debutto tra i pro’. E proprio quella sera arrivarono i giornalisti de L’Equipe.

Hai parlato anche degli errori necessari.

Al Giro d’Italia U23 li hanno fatti proprio tutti. Io non sono presente alle riunioni tattiche, ma quello che hanno fatto nel giorno del Mortirolo mi ha ricordato quando eravamo al Giro del Friuli col “Panta”, contro Simoni. Sapevamo che sulla salita finale ci avrebbe staccati e così andammo all’attacco sulla prima salita, a 100 chilometri dall’arrivo. Anche loro hanno 19 anni e non hanno paura di niente. E per le corse italiane hanno rispetto.

Cioè?

Li sento parlare e per loro l’Italia è la culla del ciclismo. Al Giro guardavano l’albo d’oro e si meravigliavano dei grandi nomi che leggevano. Più di quanto accada con i nostri. Prima del Giro del Belvedere, massaggiavo Gregoire che aveva vinto da poco la Liegi. Voleva vincere e il giorno dopo hanno distrutto tutti. Alla vigilia del Recioto, disse che voleva vincere ancora. Provai a dirgli di lasciare spazio a un compagno, invece ha vinto anche quella. Nonostante le squadre italiane avessero cambiato corridori e avessero uomini più freschi.

Con Gregoire nei giorni della doppietta Belvedere-Recioto
Con Gregoire nei giorni della doppietta Belvedere-Recioto
Sono tutti forti allo stesso modo?

Gregoire è quello con più talento, ma deve anche capire se nei Giri va forte come nelle classiche. Martinez è il più ragazzino, ma ha cresciuto suo fratello da solo dopo che il padre andò via di casa. Watson è un fenomeno e secondo me è quello che si adatterà meglio al professionismo. Nell’ultima tappa del Giro decisero di voler vincere e vinsero.

Nel giorno del Mortirolo hanno combinato un bel casino…

Volevano vincere il Giro e c’erano tre leader: Gregoire, Martinez e Thompson, che l’anno prima aveva vinto il Val d’Aosta. Fra loro si rispettano e l’accordo era di non corrersi contro, per cui il primo che fosse partito sarebbe stato protetto. Quel giorno Martinez ha attaccato prima di tutti. Conosceva le salite per esserci stato in ritiro e ha fatto capire chiaramente che lui non avrebbe lavorato per gli altri. Gregoire è partito da dietro per riprenderlo, sembrava di essere in un cartone animato. Fra tutti loro, il più maturo per me è Watson.

Come vengono gestiti?

Il direttore sportivo non è carismatico come alcuni italiani. Però lavorano dalla base, non si concentrano sulle punte. Germani e come lui Palleni sono buoni perché aiutano. In questa squadra sanno premiare anche chi non vince. Hanno un diverso modo di vedere le corse, non guardano solo i vincitori. Germani e Palleni sanno gestire il gruppo dall’interno e passeranno entrambi. Ti danno fiducia quando meno te lo aspetti.

Giro U23, Lenny Martinez stacca tutti sul Mortirolo: ha anticipato per avere la leadership (foto Isola Press)
Giro U23, Lenny Martinez stacca tutti sul Mortirolo: ha anticipato per avere la leadership (foto Isola Press)
Che cosa rappresenta per loro il Tour de France?

Lavorando anche con la WorldTour, ho il quadro piuttosto chiaro. Il Tour è un circo mediatico, per loro fondamentale. Il quarto posto di Gaudu è stato un bel risultato, ma non hanno vinto tappe e quindi non basta. La squadra ruota tutta sul Tour, per cui date per certo che ogni volta che Gregoire andrà in corsa, qualcuno gli chiederà della maglia gialla.

Non la vincono dal 1985…

Ma intanto il prossimo anno avranno cinque squadre WorldTour. Hanno capacità di gestire gli sponsor. Quando ho iniziato io, c’erano dieci squadre italiane al Tour, quest’anno nemmeno una. Questa è la Francia del ciclismo. E bisogna riconoscergli che non è per caso…

Avenir, doccia fredda. Dopo Germani, ko anche Frigo

12.08.2022
6 min
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Una storia da non credere, purtroppo… Qualche giorno fa la notizia di Lorenzo Germani che ha dovuto alzare bandiera bianca per la microfrattura ad una rotula. Adesso arriva anche lo stop di Marco Frigo, per il corridore della Israel Cycling Academy  frattura dello scafoide. Entrambi salteranno il Tour de l’Avenir (in apertura il podio dello scorso anno, con il vincitore Johannese, su Rodriguez e Zana, foto Le Dauphiné Libéré).

La genesi delle loro fratture è la stessa. Durante il ritiro della nazionale a Sestriere in vista della gara francese, Germani, Frigo e gli altri ragazzi sono stati investiti da un auto. 

Germani si è allenato bene, ma i medici sono stati categorici: «Troppi rischi in ottica futura» (foto Instagram)
Germani si è allenato bene, ma i medici sono stati categorici: «Troppi rischi» (foto Instagram)

L’incidente…

Il tutto quindi è accaduto nei giorni in cui i ragazzi di Amadori erano a Sestriere.

«Noi – racconta il campione italiano della Groupama-Fdj – eravamo in un falsopiano in discesa e andavamo anche abbastanza forte. Quest’auto, guidata da un tedesco, stava per immettersi. Lui veniva da una strada in salita e la macchina nel partire era andata appena indietro. Questo movimento ci ha fatto pensare che ci avesse visto. Invece è partito a tutta e ci ha travolto. Deve aver pensato che avrebbe fatto in tempo. Ma così non è stato».

«Siamo finiti in terra in quattro – replica Frigo – qualche botta, diverse escoriazioni. Dapporto che sembrava quello messo peggio, alla fine se l’è cavata. Io avevo delle escoriazioni ed erano quelle a darmi più fastidio. Però sul momento è andata… e siamo ripartiti.

«Io sono riuscito a svolgere il lavoro previsto per tutto il ritiro. Tanto che poi sono andato anche alla Vuelta Burgos con la WorldTour».

Una storia incredibile. Frigo aveva saltato anche il Giro U23 sempre per una frattura. Si era rotto un polso all’Appennino, a pochi giorni dal via della corsa rosa. A distanza di un paio di mesi la storia si ripete. Tanto che quando gli abbiamo chiesto come andasse, Marco ci ha detto: «Potreste riprendere l’intervista fatta prima del Giro U23, cambiare polso con scafoide e Giro con Avenir e fare “copia e incolla”».

Avevamo incontrato Marco Frigo a Rossano Veneto, sede di partenza della seconda tappa del Giro U23. Era ai “box” col polso rotto
Avevamo incontrato Frigo a Rossano Veneto, sede di partenza della seconda tappa del Giro U23

La risonanza ritardata

Ma quel che ha più dell’incredibile e che sa di beffa è il fatto che entrambi non si siano subito resi conto della gravità del danno. Non che sarebbe cambiato troppo, ma magari si poteva sperare di fare qualcosina in più, come sostiene anche Frigo, sempre pensando all’Avenir. Un minimo di margine temporale c’era.

«Ancora oggi – spiega Germani – mi dà più fastidio la contusione che la rotula stessa. Dopo l’incidente sono andato all’ospedale di Susa, ho fatto la lastra, ma non è emerso niente. Il dolore continuava e per fare una risonanza magnetica ho dovuto attendere una settimana ancora. Ed è lì che è emersa la frattura.

«Di fatto mi sono sempre allenato. Mi alleno anche qui nel ritiro della mia squadra a Besancon. Solo che non posso forzare e chiaramente non posso correre. Giusto ieri ho fatto 4 ore, per dire…»

A Burgos con la fascia

Anche Frigo racconta di un dolore “retroattivo”. Alla fine Marco ha capito ancora più tardi rispetto a Germani di avere un frattura.

«All’inizio – dice Frigo – erano le botte a darmi fastidio. Escoriazioni e contusioni, ma poi con il passare dei giorni questo dolore alla mano non passava. Uscivo in bici e nell’ultima ora e mezza-due andavo in affaticamento con la mano. Era indolenzita. E infatti a Burgos ho corso con una fasciatura, ma lì ho capito che qualcosa non andava. E così già prima di rientrare dalla Spagna ho prenotato una risonanza magnetica, che ha evidenziato questa frattura.

«Tra l’altro ho scoperto che lo scafoide è un osso particolare, con pochissima irrorazione sanguigna, pertanto al 99 per cento sarò operato, altrimenti l’osso andrà a morire. Mi sono documentato molto in questo periodo, anche leggendo sul vostro sito dello scafoide». 

Un’immagine vista spesso quest’anno: Germani a tirare per i compagni. All’Avenir avrebbe avuto più spazi personali
Un’immagine vista spesso quest’anno: Germani a tirare per i compagni. All’Avenir avrebbe avuto più spazi personali

Germani per le tappe

Inutile dire che il morale non è dei migliori. Per fortuna questi ragazzi sono giovani, consapevoli del loro valore e soprattutto hanno già un contratto in mano per il passaggio nelle rispettive WorldTour l’anno prossimo.

«Io – dice Germani – stavo parecchio bene. Sarei andato in Francia per puntare alle tappe e non alla generale. Avrei avuto i miei spazi (di certo più di quelli al Giro U23 e al Valle d’Aosta, ndr). Avrei aiutato magari Bruttomesso in qualche volata e Frigo e Piganzoli in salita. Avevo anche puntato una tappa, la sesta. Quella che arrivava a Oyonnax, non troppo lontano da qui (in riferimento al ritiro di Besancon, ndr).

«Pensate che un giorno ne ho parlato con Romain (Gregoire, ndr). Gli ho detto: “Sai, mi piacerebbe fare bene in questa tappa”. E lui: “Ah quella con la salita a pochi chilometri nel finale, con quella discesa…”. A quel punto gli chiesto: “Ma l’hai puntata anche tu?”. E Romain: “Sì! Ho detto alla mia fidanzata e alla mia famiglia di venire all’arrivo. Ora che so che ci punti anche tu, Lorenzo, mi metto alla tua ruota e ti batto in volata!”. Credo proprio che avrei cambiato tappa!».

«Purtroppo è andata così – va avanti Germani – non ci si può fare nulla. Se non avessi avuto neanche il dolore della contusione, magari ci avrei lavorato sopra, ci avrei corso e con una caduta lo stop sarebbe stato di tre mesi, mi hanno detto. O peggio ancora avrei creato danni per il futuro.

«Se mi consolo con il passaggio tra i pro’? Quello sì. Averlo reso pubblico è stato bello. Siamo un bel gruppo a passare dalla continental alla WorldTour. Su di noi, soprattutto per le corse 1.1 della Coppa di Francia, ci contano molto. Non saremo solo i giovani che devono fare esperienza».

Marco Frigo ha corso la Vuelta a Burgos (andando anche in fuga), da notare la fasciatura sulla mano sinistra
Marco Frigo ha corso la Vuelta a Burgos (andando anche in fuga), da notare la fasciatura sulla mano sinistra

Frigo per la classifica

Le sensazioni e i numeri, dicevamo che Germani e Frigo stavano davvero bene. Sarebbero stati loro i nostri uomini di punta: uno per le tappe, il laziale come abbiamo visto, e uno per la generale, il veneto.

«Stavo bene – gli fa eco Frigo – a Sestriere avevo svolto tutto il lavoro previsto. Dopo la rinuncia al Giro U23 avevo voltato subito pagina con la testa, concentrandomi proprio sull’Avenir. E’ stato lo stimolo, l’obiettivo. Avevamo riprogrammato tutto con la squadra, con il preparatore, ero andato in ritiro sul Pordoi…

«Adesso invece sono fermo. E sto facendo anche altri esami e vediamo quando potrò riprendere. Ma se dovrò operarmi dovrò stare fermo ancora. Dovrò fare palestra e rulli».

«Si poteva fare bene in classifica. Era l’obiettivo. Eravamo una bella squadra. E anche ben preparata, specie dopo l’altura. Potevamo puntare al podio. Ma si può ancora puntare al podio. Piganzoli può fare bene e adesso vedremo chi altro porterà per la salita. Io e Germani eravamo in camera insieme al Sestriere: saremmo stati due pedine importanti.

«Purtroppo il ciclismo è anche questo, fa parte del gioco. Io avrei puntato sulle tappe finali, quelle sulle Alpi, in particolare l’ottava quella con la Madeleine e l’arrivo in quota a La Toussuire. Ma in generale è davvero un bell’Avenir, ben disegnato».

Germani, Piganzoli e una video chiamata tricolore

30.07.2022
5 min
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La nazionale under 23, guidata dal cittì Marino Amadori, si trova da ormai quasi due settimane in ritiro a Sestriere. Un periodo di lavoro che serve a preparare gli impegni di fine stagione che, tra Tour de l’Avenir e mondiali, sono i più attesi del calendario. Tra i ragazzi che si allenano sotto lo sguardo vigile del cittì ci sono anche i due corridori che avranno l’onere e l’onore di indossare la maglia tricolore a crono e per le prove in linea: Piganzoli e Germani. Entrambi corrono in squadre straniere. Piganzoli alla Fundacion Contador, spagnola. Germani alla Fdj Groupama continental, francese.

Davide e Lorenzo si conoscono bene ed in questi giorni di allenamento hanno anche modo di passare del tempo insieme. Godendosi anche le loro nuove maglie, tra divertimento e qualche fuori programma.

La nazionale U23 è in ritiro al Sestriere dal 18 luglio, i ragazzi torneranno a casa domenica, dopo due settimane di lavoro
La nazionale U23 è in ritiro al Sestriere dal 18 luglio, i ragazzi torneranno a casa domenica, dopo due settimane di lavoro

Un pericolo di troppo

GERMANI: «Sabato eravamo in doppia fila, stavamo percorrendo la strada principale, quando all’improvviso una macchina non ha rispettato lo stop e ci ha travolti. Diciamo che lo spavento è stato tanto, e le parole che gli abbiamo dedicato non erano delle più gentili. Però per come sarebbe potuta andare direi che è andata di lusso».

PIGANZOLI: «E’ andata davvero bene, però c’è anche da mantenere una maggiore attenzione per chi ci circonda. Comunque lo spavento è stato grande, noi ora ci ridiamo su perché è andata bene…»

Milesi e Piganzoli insieme in cima al col de l’Iseran, il ritiro serve anche per fortificare il gruppo
Milesi e Piganzoli insieme in cima al col de l’Iseran, il ritiro serve anche per fortificare il gruppo

Risate tra amici

GERMANI: «Stiamo passando dei bei momenti insieme, i ritiri servono anche a questo. Allenarsi sì, ma anche fare gruppo. Ci stiamo allenando molto e divertendo altrettanto. Nel nostro hotel ci sono delle ragazzine che fanno ginnastica artistica e ieri era il compleanno di una di loro, così quando si sono spente le luci mi è venuto istintivo di cantare “Tanti Auguri” (dice ridendo, ndr)».

PIGANZOLI: «Ci siamo visti talmente tanto Lorenzo ed io, che sono quasi stanco di averlo affianco – dice ridendo guardando il compagno di allenamenti – tra gare e ritiri siamo stati vicini parecchio. Stiamo bene insieme, ci divertiamo molto, poi adesso ci accomuna anche la maglia tricolore». Nel frattempo alla porta-finestra della stanza bussa Lorenzo Milesi che entra e si siede ad ascoltare i due amici.

Germani ha già avuto modo di indossare la sua maglia tricolore e vincere la seconda tappa del Giro della Valle d’Aosta (foto Instagram)
Germani ha già avuto modo di indossare la sua maglia tricolore e vincere la seconda tappa del Giro della Valle d’Aosta (foto Instagram)

Il tricolore 

BICI.PRO: «Cosa avete pensato alla conquista delle vostre maglie tricolore?».

GERMANI: «Durante la prova a cronometro – intanto guarda Davide e scoppia a ridere – la prima cosa che ho pensato guardando l’ordine di arrivo è stata: “ma Milesi dov’è?” poi mi ha chiamato Amadori e mi ha detto che Milesi è caduto a causa della pioggia. Alla fine sono contento che abbia vinto Davide, l’anno scorso è arrivato terzo, l’anno prima ancora terzo, insomma è sempre andato bene a crono, poi posso dire che ha vinto un amico».

PIGANZOLI: «Quando Lorenzo è uscito dal gruppo – racconta anche lui ridendo – a meno 70 chilometri dall’arrivo “ma questo è scemo” è la cosa più gentile che mi è passata di mente! Però alla fine ha avuto ragione lui e possiamo dire che ha fatto davvero una bella azione. Poi lui ha avuto la fortuna di indossare la maglia e di vincerci anche, io non ancora, mi toccherà aspettare la prima crono, alla Chrono des Nations potrebbe essere la prima volta».

GERMANI: «C’è da aggiungere una cosa: sono stato contento che abbia vinto Davide perché una delle prima cose che ho pensato è stata: “Ha vinto uno che corre in una squadra straniera” noi che lo facciamo siamo spesso criticati. E’ stata un po’ una rivincita».

PIGANZOLI: «Io ancora mezzo e mezzo, alla fine nella mia squadra ci sono molti italiani tra staff e compagni. Tu invece – dice rivolto a Germani con un sorriso – sei francese a tutti gli effetti, vivi anche a Besançon!».

Piganzoli non ha ancora avuto modo di gareggiare con la maglia tricolore, la prima occasione potrebbe essere la “Crono delle Nazioni”
Piganzoli non ha ancora gareggiato con il tricolore, la prima occasione potrebbe essere la “Crono delle Nazioni”

Il resto della stagione

GERMANI: «Il 14 correrò al Poggiana, poi vedremo se rientreremo nei programmi del mondiale. Possiamo dire di essere nella pre selezione per il Tour de l’Avenir, ma manca ancora un po’ e la conferma da parte di Marino arriverà più avanti. Per il momento ci alleniamo, domenica si torna a casa e si pensa alle gare».

PIGANZOLI: «Io sabato prossimo correrò una gran fondo – dice scherzando – 140 chilometri e 4.700 metri di dislivello, dopo l’altura non sarà facile ma almeno mi rimetto a ritmo!».

GERMANI: «Sì! Si mette la borsetta davanti e si ferma ai rifornimenti in cima ad ogni salita – lo canzonano subito Germani e Milesi – si porta dietro la mantellina, telefono e via! Rapporti 34 e 34, una pedalata al secondo».

PIGANZOLI: «Ora ride, ma quando provavamo la cronometro a squadre non tanto! Ero davanti e stavo facendo il ritmo, e dietro mi urlavano “meno!”. Io invece ho capito “mena” ed ho accelerato e tutti subito ad urlarmi dietro. Lorenzo ed io ci ritroveremo alla Ronde de l’Isard, non faccio in tempo a dimenticare la sua faccia che me lo ritrovo davanti».

Dopo Orano, Anadia e Val d’Aosta, Amadori tira le somme

19.07.2022
5 min
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Marino Amadori non si ferma davvero mai. Neanche il tempo di rientrare da Orano e dai Giochi del Mediterraneo che ha preso l’aereo per Anadia e gli Europei su strada, poi di nuovo in marcia per il Giro della Val d’Aosta. Proprio durante la corsa a tappe lo abbiamo intercettato per mettere un po’ d’ordine nelle ultime settimane, nelle quali si è passati dalla grande delusione africana alla gioia per il bronzo di De Pretto in Portogallo.

Orano Penhoet 2022
L’acuto vincente di Penhoet a Orano, davanti ai connazionali Castiou e Retailleau (foto MIllereau/KMSP)
Orano Penhoet 2022
L’acuto vincente di Penhoet a Orano, davanti ai connazionali Castiou e Retailleau (foto MIllereau/KMSP)

Il “buco” di Orano

Due gare dal contesto molto diverso, eppure i punti di contatto non sono mancati. Ma prima di parlare di quel che ha fatto De Pretto, è doveroso tornare su quel “maledetto” giorno in Algeria, che per poco non costava ad Amadori un travaso di bile.

«Non esageriamo – sorride Amadori – però è vero che mi sono arrabbiato molto, anche se errori come quelli commessi a Orano ci stanno in questa categoria. Quel che mi ha fatto arrabbiare è stato l’approccio alla gara, presa troppo alla leggera col risultato di essere stati disattenti nella sua evoluzione, quando i francesi hanno preso le redini della corsa. Hanno scelto un tratto dove tirava vento laterale, si sono accorti che i nostri erano indietro, nessuno nei primi 20, e hanno tirato la trappola. A quel punto la frittata era fatta…».

De Pretto Anadia 2022
L’azione di Vacek e De Pretto ad Anadia, ma Engelhardt è poco distante (foto Uec)
De Pretto Anadia 2022
L’azione di Vacek e De Pretto ad Anadia, ma Engelhardt è poco distante (foto Uec)
Possibile che una gara così sui generis, con due formazioni a confronto (Italia e Francia) e il resto a fare da cornice abbia un po’ confuso i ragazzi?

Forse, ma questa non è una giustificazione. Poteva anzi essere una gara da gestire in maniera più semplice strategicamente. Ma ripeto, ci stanno anche errori del genere nella maturazione di un corridore. Sono sicuro che non li commetterebbero più.

Oltretutto l’occasione della rivincita è arrivata presto…

Vero, perché ad Anadia la Francia ha presentato la stessa squadra, ma sapevamo che era una formazione molto forte e agguerrita. In Portogallo abbiamo corso molto bene. Sapevamo che c’erano dei velocisti fortissimi in casa francese e olandese e abbiamo corso proprio per eliminare le ruote veloci, tanto è vero che il transalpino Penhoet è arrivato 10°, quello olandese, Van Uden, addirittura 21°. Abbiamo costretto le loro squadre a rincorrere, tanto è vero che si sono consumati.

Francesco Busatto è stato uno dei protagonisti degli europei di Anadia, in copertura di De Pretto
Francesco Busatto è stato uno dei protagonisti degli europei di Anadia, in copertura di De Pretto
Che sapore ha quel terzo posto?

E’ la dimostrazione che noi non siamo da meno. Io sono convinto che certi errori derivino dalla mancanza di un’adeguata attività internazionale. Correndo sempre con i migliori, impari e alla fine sei al loro livello. Quello che ha vinto (il tedesco Felix Engelhardt, ndr) è un signor corridore, corre nella Tirol Ktm e ha fatto tante top 5 in questa stagione. E’ un po’ che lo incontriamo per le strade europee, ma vorrei sottolineare il fatto che a un certo punto aveva perso le ruote degli altri 3, l’azione di De Pretto gli aveva fatto male su uno “zampellotto”, poi è rientrato e all’arrivo ne aveva di più.

Che corridore è De Pretto?

E’ uno che ha carattere, è forte innanzitutto per quello. E’ uno che non ha paura di attaccare, ma per farlo ci pensa bene. Busatto e Germani gli hanno dato una grande mano nella costruzione dell’azione decisiva, Parisini lo avevamo tenuto più coperto pensando allo sprint di gruppo, infatti è giunto secondo nella volata finendo 6° assoluto. Hanno corso tutti con il piglio giusto. Tornando a Davide, va bene sugli strappi brevi, ma io sono convinto che lavorandoci sopra può migliorare molto anche per le salite lunghe.

Germani Van d'Aosta 2022
Germani in Val d’Aosta, parte dell’ennesimo capolavoro Groupama FDJ. Amadori studia molto il calendario del team (foto Instagram)
Germani Van d'Aosta 2022
Germani in Val d’Aosta, parte dell’ennesimo capolavoro Groupama FDJ (foto Instagram)
Quando si parla di De Pretto c’è sempre la questione in sospeso se dovrebbe tornare a fare un po’ di ciclocross. Amadori in base alla sua esperienza che cosa dice?

Se è qualcosa che gli piace, se si diverte e se la sente, perché negargli questa possibilità? Non deve certo essere un’imposizione, va ponderata considerando la sua attività su strada, ma male non gliene fa di certo. Deve però essere un suo desiderio.

Guardando la classifica del Valle d’Aosta, notavamo come i nomi siano per gran parte gli stessi del Giro d’Italia, della Corsa della Pace ancor prima e che saranno protagonisti anche al Tour de l’Avenir. Non è però che questi ragazzi corrono un po’ troppo per la loro età?

Bella domanda, bisogna fare un distinguo. Guardate la Groupama FDJ: dopo il Giro non hanno più corso. Loro si gestiscono così. Privilegiano le corse a tappe e fra l’una e l’altra pensano al recupero e agli allenamenti, programmando anche periodi in altura. Le corse di un giorno sono ridotte al minimo. Noi invece ci perdiamo in una maniera di gare ogni fine settimana, corriamo troppo spesso. Alla fine i corridori stranieri che come dite fanno tutte le corse a tappe, avranno 40-50 giorni di gara nel curriculum, i nostri almeno 70. La differenza è tutta lì, sono anni che vado ripetendolo, ma non mi ascoltano…

Dal Giro al Valle d’Aosta, i ragazzi di Gannat non sbagliano più

17.07.2022
6 min
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Non appena scatta la Marsigliese Lenny Martinez posa a terra il premio e porta la mano sul petto. Il giovane francese ha vinto il Giro della Valle d’Aosta. Stavolta sulla sua strada non ha trovato nessun Leo Hayter. Stavolta la squadra di Jerome Gannat ha corso alla perfezione (foto in apertura di Alexis Courthoud).

E lo ha fatto soprattutto oggi verso Cervinia. Una gestione della corsa degna di una WorldTour. La fuga tenuta nella mira, un occhio totale della corsa e nel finale un ritmo regolare in salita. Tutti uniti, tutti compatti.

Raccani e Calzoni: bravi

Si pensava che dopo la bella rimonta di ieri di Simone Raccani nella scalata finale, l’azzurro potesse provarci. Potesse sferrare un attacco. Ma vista la fatica e la durezza di questi cinque giorni valdostani il corridore della Zalf Euromobil Desirée Fior ci ha confessato che era meglio difendere il podio.

Come a dire: meglio non svegliare il can che dorme.

Anche perché davanti c’era il bravo e coraggioso Walter Calzoni. Il bresciano della Delio Gallina – Ecotek Lucchini Colosio, che vestiva per l’occasione i colori della nazionale, era nella fuga buona. Verso Cervinia era rimasto solo con l’inglese Oscar Onley. Peccato che ai quattro chilometri dall’arrivo il corridore della Development Team Dsm lo ha staccato.

«Ho dato tutto – ha detto Calzoni – ma sull’ultimo cambio di ritmo proprio non ce l’ho fatta. Non so a quante pedalate e con quanti watt salivo, io non ho né potenziometro, né conta pedalate. So che mediamente usavo un 39×17-19 a seconda dei tratti e non appena la strada è spianata un po’ nel finale ho messo il 53, ma non è bastato».

Lenny Martinez (classe 2003) festeggia. Il Valle d’Aosta è suo. Il francese che ci riuscì prima di lui fu Pinot nel 2009. A sinistra, Thompson
Martinez (classe 2003) festeggia. Il Valle d’Aosta è suo. Il francese che ci riuscì prima di lui fu Pinot nel 2009.

Passeggiata Martinez

Calzoni e Onley arrivano davvero provati. Chi invece arriva sereno e tranquillo è Lenny Martinez. E con lui Reuben Thompson. Ridono, si abbracciano. La maglia gialla alza le braccia sulla linea d’arrivo.

«Una passeggiata oggi», lo incalziamo. Con grande onestà, senza fare lo sbruffone, non dice di sì, ma china il capo come a dire: «Sì è stato facile. Abbiamo controllato».

Eppure voci dirette dal gruppo dicono che quando si è spostato Pickering, oggi stakanovista in testa al gruppo, Lenny dicesse a Germani: «Più forte. Andiamo, andiamo…». 

Gannat, il diesse, e forse Germani stesso, lo hanno tenuto a bada. «Ieri – dice Gannat – non ero io sulla loro bici e non so quanto abbiano controllato, ma so che non bisognava assolutamente aggiungere altro vantaggio. Andava bene così.

«Abbiamo rivisto dai dati che Raccani ha ripreso 1’08” nell’ultima salita, ma non c’era bisogno di fare di più una volta rimasti da soli. Volevamo attaccare prima dell’ultima salita e lo abbiamo fatto un po’ dopo con Thompson. Martinez, si ricordava di quanto successo nella terza tappa del “baby Giro” e quindi non ha voluto esagerare».

Jerome Gannat è il direttore sportivo dell’Equipe Continentale Groupama-Fdj
Jerome Gannat è il direttore sportivo dell’Equipe Continentale Groupama-Fdj

Gannat da WorldTour

E proprio Gannat ci ha raccontato della gestione di questa tappa, ma se vogliamo di questo intero Valle d’Aosta. Nelle prime frazioni ha lasciato un po’ di spazio anche agli altri ragazzi, poi con l’arrivo dei tapponi finali spazio agli scalatori puri. E massima concentrazione sulla classifica generale.

«Anche oggi abbiamo controllato – spiega Gannat – Non volevamo che andasse via una fuga pericolosa. Non abbiamo fatto aumentare troppo il vantaggio e solo quando sono iniziate le salite finali ed eravamo al sicuro, abbiamo mollato un po’. All’inizio dovevano lavorare Paleni e Pickering, ma sono andati oltre. Poi nel finale poteva attaccare chiunque e noi dovevamo essere pronti. Non dovevamo correre alcun rischio».

E infatti dal Saint Pantaleon in poi il distacco della fuga è aumentato. Ma a quel punto il percorso non nascondeva più insidie come vento, fondovalle, strappi. C’era solo salita e discesa e con gli uomini che aveva Gannat tutto era più facile.

Un’azione e una gestione una tattica degna del team WorldTour, da parte della Groupama-Fdj

Il grande caldo ha caratterizzato l’edizione numero 58 del Valle d’Aosta. Anche oggi più di 35° nel fondovalle (foto Alexis Courthoud)
Il grande caldo ha caratterizzato l’edizione numero 58 del Valle d’Aosta. Anche oggi più di 35° nel fondovalle (foto Alexis Courthoud)

Lezione Giro U23?

Dal Giro d’Italia U23 al Valle d’Aosta si è visto un bel cambiamento. I francesi erano stati accusati di aver sprecato molto nella corsa rosa, di aver corso alla garibaldina… Una piccola lezione?

«Sì e no – ribatte Gannat – Io non credo che al Giro abbiamo corso male. Semplicemente sulla nostra strada abbiamo incontrato un Leo Hayter superiore. E poi bisogna considerare il percorso. Qui avevamo cinque tappe dure di montagna, al Giro solo due. Nonostante tutto abbiamo cercato di essere molto aggressivi».

Però il giorno dell’attacco di squadra verso Peveragno potevano cercare alleanze. Qualcuno lo avrebbero trovato pronto a dargli una mano. 

«Alleanze? I miei alleati sono i miei corridori».

Germani come Van Aert

I suoi corridori sono alleati nel bene e nel “male”. Proprio Martinez, per esempio, ieri era finito un po’ in coda al gruppo e subito era scattata la bagarre. Ma Lorenzo Germani in particolare aveva tolto le castagne dal fuoco. E visto come va, visto quanto tira e che sa anche vincere scatta il paragone con Van Aert.

«Lorenzo come Wout Van Aert? Eh – ride Gannat – Sì, sì, in effetti ci può stare. Per me Lorenzo è un riferimento in corsa. Legge la gara, sa stare in gruppo, ha i tempi giusti. Quest’anno ha fatto un grande salto, anche fisicamente è cresciuto molto. E’ un atleta molto prezioso per la Groupama-Fdj. E ha già una buona esperienza internazionale. E’ una priorità per noi».

«In generale dico che non bisogna dimenticare che siamo una squadra di formazione, di crescita dei ragazzi. Gestire le fughe, valutare i tempi… fa parte del lavoro della nostra squadra. E oggi per esempio devo dire che sono stati perfetti».

«Ieri invece – conclude Gannat – un piccolo errore lasciando partire un grande gruppo di 25 corridori. Dovevamo chiudere prima e avremmo speso meno. L’obiettivo in questo Valle d’Aosta è sempre stata la classifica generale. Ed è un obiettivo che abbiamo raggiunto».