Giovanni Ellena e sei personaggi in cerca di riscatto

03.11.2022
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Luigi Pirandello scriveva “Sei personaggi in cerca d’autore”. Noi vi parliamo di sei corridori in cerca di riscatto. Corridori che avranno certamente fame, grandi ambizioni e forse anche un pizzico di paura. Sono, in rigoroso ordine alfabetico: Julian Alaphilippe, Joao Almeida, Egan Bernal, Damiano Caruso, Miguel Angel Lopez e Primoz Roglic.

Il nostro Pirandello è Giovanni Ellena (nella foto di apertura), direttore sportivo tra i più esperti. In una sorta di “fantaciclismo” gli abbiamo chiesto come gestirebbe lui quei campioni appena citati.

Ellena prende la cosa sul serio. Tanto che dopo la nostra chiamata ci chiede del tempo. Vuole pensarci su…

Alaphilippe ha perso la maglia iridata dopo due anni. Nel 2022 francese ha avuto due cadute che lo hanno limitato molto
Alaphilippe ha perso la maglia iridata dopo due anni. Nel 2022 francese ha avuto due cadute che lo hanno limitato molto

1 – Alaphilippe e le classiche

Il francese della Quick Step-Alpha Vinyl è stato vittima di una stagione tribolata: grandi cadute, a cominciare da quella alla Liegi. Per molti la stagione si sarebbe conclusa lì, Julian invece si è rimesso in gioco.

«Ha avuto una sfortuna incredibile – dice Ellena – e comincia ad avere la sua età, ma a lui farei fare lo stesso calendario di sempre: quindi le classiche. Un inverno tranquillo, a recuperare bene mentalmente e fisicamente, e dal ritiro di dicembre iniziare il lavoro per essere al meglio tra marzo ed aprile.

«Ad uno così non serve lo psicologo per riprendersi. Julian sa bene che si tratta di un anno sfortunato e le sfortune non te le porti dietro per sempre. Quindi, ripeto: classiche di primavera, cacciatore di tappe al Tour e poi il mondiale».

La stagione di Almeida non è stata brutta, ma ha raccolto poco rispetto alle attese. A partire dal ritiro (per Covid) al Giro
La stagione di Almeida non è stata brutta, ma ha raccolto poco rispetto alle attese. A partire dal ritiro (per Covid) al Giro

2 – Almeida, meno pressione

Il portoghese della UAE Emirates non è andato malissimo. Al Giro il Covid lo ha fermato quando era in lotta per il podio. Poi ha vinto il titolo nazionale, ma alla Vuelta ha reso meno del previsto. Senza contare che Ayuso lo ha distrutto nel confronto interno.

«I giovani emergenti sono tanti – prosegue Ellena – ma non che è gli stiamo mettendo un po’ troppa pressione? Parliamo di un ragazzo che va per i 25 anni, non di un vecchio. E Giro, Tour e Vuelta sono tre in un anno, sono grandi responsabilità.

«Fosse un mio corridore, visto il percorso con parecchia crono, lo porterei sì al Giro, ma senza dargli tutte le responsabilità. Gli affiancherei un altro leader e gli darei come obiettivo quello di migliorarsi.

«Alla Quick Step ebbe un anno eccezionale. Si ritrovò un grande supporto. E ci sta che oggi un ragazzino che va super forte con quelle strutture alle spalle possa anche vincere. Ma poi come fa a ripetersi? Troppe coincidenze devono venirsi a creare nuovamente.

«In passato il capitano era un personaggio in grado di far fronte, per se stesso e per la squadra, a situazioni disastrose grazie ad una grande esperienza. Oggi invece ci sono ragazzini, con grandi squadre dietro, ma che non sanno come reagire. Quindi per Almeida il primo obiettivo è ridurgli la pressione».

Egan Bernal si gode le vacanze. Ha detto che vuole il Tour: ma sarà ancora ai suoi livelli? (foto Instagram)
Egan Bernal si gode le vacanze. Ha detto che vuole il Tour: ma sarà ancora ai suoi livelli? (foto Instagram)

3 – Bernal, ripartire dal basso

Si passa poi al colombiano della Ineos-Grenadiers e qui Giovanni gioca in casa. Il valore emotivo c’è e si sente. Bernal potrà tornare ai suoi livelli?

«Egan ha mostrato una capacità di recupero impressionante – spiega Ellena – era quasi morto e a settembre nelle corse italiane l’ho visto mettersi a disposizione della squadra. Mi diceva che non riusciva ad esprimere troppa forza perché aveva problemi ad un ginocchio e che si sarebbe dovuto operare ancora.

«Ho visto che è in vacanza. Fa bene. Deve recuperare dalle botte, anche mentali. E lui in carriera ne ha già prese: San Sebastian 2018, vigilia del Giro 2019 e quest’ultima che è stata micidiale. Bisognerà vedere a livello di postura se e cosa ha lasciato questo incidente, perché in una corsa di tre settimane certi problemi si fanno sentire.

«Fosse un mio corridore lo fare ripartire “da bambino”. Non dico di farlo puntare al Sibiu Tour, magari lo porterei anche al Giro, ma senza pressione. Non tanto per dimostrare qualcosa, ma per capire veramente da dove può ripartire».

Damiano Caruso durante il Tour. Il siciliano si è fermato dopo 17 tappe a causa del Covid
Damiano Caruso durante il Tour. Il siciliano si è fermato dopo 17 tappe a causa del Covid

4 – Caruso, più presunzione

Sul siciliano della Bahrain-Victorious Ellena va subito al sodo. Riprende la questione che avrebbe dovuto “sbattere i pugni” per essere al Giro lo scorso anno. Però entra anche nella sua psicologia.

«Per un italiano il Giro è l’obiettivo della vita, prima di mollare ci pensa dieci volte. Al Tour magari ce ne pensa nove. Damiano rispetta gli ordini di squadra all’inverosimile. Ma lo capisco anche. E’ stato abituato così. Non è un caso che sia stato l’unico corridore che ha ringraziato, in corsa e dopo, chi lo stava aiutando (il riferimento è alla pacca a Pello Bilbao al Giro 2021, ndr). Si è sempre fatto un mazzo così per far vincere gli altri e sa cosa vuol dire.

«E’ un uomo squadra. Per lui trasgredire agli ordini è quasi un’onta, una mancanza di rispetto verso i compagni, è presunzione.

«Ecco – fa una pausa il diesse della Drone Hopper-Andronia Damiano direi di essere più presuntuoso, di provarci. Lui al contrario dei “bambini leader” è il vecchio capitano esperto. Lo porterei al Giro con l’obiettivo della classifica».

Lopez puntava forte sul Giro. Si è fermato dopo appena quattro tappe. Eccolo nel momento del ritiro
Lopez puntava forte sul Giro. Si è fermato dopo appena quattro tappe. Eccolo nel momento del ritiro

5 – Lopez, subito forte

Il colombiano dell’Astana Qazaqstan è forse l’atleta su cui Ellena si sbilancia meno.

«Lo conosco poco – dice Giovanni – il fatto della Movistar della passata stagione non gli ha fatto bene di testa, ma forse proprio perché è colombiano lo ha superato meglio di un europeo».

«Come va gestito? Per un colombiano il Tour a livello mediatico è importantissimo. Non che il Giro sia tanto da meno, ma magari ci sta che voglia andare in Francia. Non è più un ragazzino ha necessità di dimostrare qualcosa. Per questo lo farei partire forte. Fare bene in una Tirreno, in una Strade Bianche, visto che gli piace il gravel e guida bene, e poi vedere come va. A quel punto ipotizzerei un Tour e se dovesse andare male ci sarebbe la Vuelta».

Primoz Roglic in un momento di recupero dopo l’ennesima caduta alla Vuelta (foto Instagram)
Primoz Roglic in un momento di recupero dopo l’ennesima caduta alla Vuelta (foto Instagram)

6 – Roglic, al Giro

Tocca infine allo sloveno della Jumbo-Visma. Giovanni parla delle sue tante, troppe, cadute. Sulle quali ci sarebbe da riflettere.

«Roglic lo farei ripartire da vecchio, al contrario del Bernal di prima. L’ho seguito bene alla Vuelta. E’ stato autore di un vero numero e il giorno dopo ha fatto quel che ha fatto: una caduta, ma per cosa? Per qualche secondo? Mi chiedo, e gli chiedo: vale la pena rischiare tanto per così poco? Anche perché, giorno dopo giorno questi sforzi si pagano. Poi arriva la volta in cui perdi 30” tutti insieme su una salita e perdi la corsa. Per questo gli direi di correre da vecchio, senza sprecare.

Con Ellena si parla poi della squadra. Se si ritrovasse Primoz e tutti i suoi super compagni come li gestirebbe? Separerebbe Roglic e Vingegaard o unirebbe le forze?

«Visto il prossimo Giro, che mi sembra particolarmente adatto a Roglic, lo porterei alla corsa rosa per fare classifica e al Tour in appoggio a Vingegaard. Ammetto che qualche dubbio ce l’ho comunque, ma una cosa gliela direi di sicuro: “Sii quello che sei, cioè un corridore forte. Non hai bisogno di cercare pochi secondi sul cavalcavia, ma devi guadagnare i minuti in salita e a crono”».

Umba: da capitano all’Avenir al forfait. Perché?

22.08.2022
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A pochi giorni dal via del Tour de l’Avenir il nome di Santiago Umba figurava in testa alla lista della squadra colombiana. Il diciannovenne della Drone Hopper-Androni aveva già un biglietto per la Francia, ma poi al via di La Roche sur Yon non lo abbiamo visto. Il perché è semplice: Umba non era in condizione.

Ma un forfait così importante, in relazione alla gara chiaramente, non poteva restare senza risposte. E le risposte come spesso accade ce le dà un vero maestro del ciclismo, Giovanni Ellena, che di Umba è anche il direttore sportivo.

All’Avenir la Colombia, orfana di Umba, punterà di più magari su Gomez (terzo da destra) della Colpack per le tappe veloci
All’Avenir la Colombia, orfana di Umba, punterà di più magari su Gomez (primo da destra) della Colpack per le tappe veloci

Guai d’inverno

Riavvolgendo il nastro con Ellena ci si accorge che il talento colombiano in effetti quest’anno ha gareggiato relativamente poco e senza grossi risultati.

«Per capire questa sua rinuncia all’Avenir – dice Ellena – bisogna partire a monte. In una delle prime gare di stagione Santiago è caduto battendo il ginocchio e ne è emerso un edema osseo. Questo gli ha portato parecchi problemi. Problemi con i quali ha avuto a che fare fino a maggio inoltrato. Solo da quel momento si è potuto allenare bene».

E da quel periodo Umba ha ripreso anche a correre con costanza. Ha inanellato diverse gare, ma non senza fatica.

«Ha iniziato a stare benino al Sibiu Tour. Da lì ha fatto un buon blocco di corse fino allo Sazka Tour. Ma tutto ciò era poca cosa per andare all’Avenir. Santiago non era al cento per cento».

Umba in testa a tirare per i compagni al Sibiu Tour (foto Instagram)
Umba in testa a tirare per i compagni al Sibiu Tour (foto Instagram)

Capitano: onori ed oneri

Non era al cento per cento, ma un atleta di cui lo stesso Ellena ci aveva detto un gran bene, in grado di esprimere enormi valori, magari poteva andare in Francia lo stesso. Magari poteva dare una mano ai suoi compagni. 

Ma le cose non stavano così.

«Qualche tempo fa – riprende Ellena – mi chiama il tecnico della Colombia e mi dice che non solo vuole portare Umba, ma lo vuole portare come capitano. A quel punto, vista la vetrina importante, abbiamo pensato che non poteva andare e fare brutte figure. Non sarebbe stato bello per nessuno: per il ragazzo, per la Colombia e anche per noi. Neanche poteva lavorare per altri (che magari non erano all’altezza, ndr) e non fare il leader».

E così vista questa rincorsa alla condizione la Drone Hopper-Androni e il ragazzo stesso hanno pensato che bisognasse in qualche modo mettere a frutto il blocco di corse estive. Il ragionamento è stato questo: “non sei al cento per cento per l’Avenir, sfruttiamo quanto fatto, andiamo in altura e prepariamo per bene il blocco finale del calendario italiano”.

Il colombiano (20 anni a novembre) sta preparando il finale di stagione nella sua terra (foto Instagram)
Il colombiano (20 anni a novembre) sta preparando il finale di stagione nella sua terra (foto Instagram)

Umba il saggio

Certo che a neanche venti anni dover rinunciare ad un ruolo del genere è qualcosa che brucia. Tanto più che in Sud America l’Avenir, ma in generale le importanti corse a tappe europee, sono seguitissime.

Umba ci teneva moltissimo. 

Adesso Santiago è ritornato a casa sua, in Colombia a Tunja, un paesino a 2.820 metri sul livello del mare, non lontano da Boyaca, le zone di Quintana e neanche troppo distanti da quelle di Bernal. E’ lì che sta facendo l’altura. Può pedalare oltre i 3.500 metri di quota.

Ellena racconta che la scelta in effetti è stata dolorosa, ma al tempo stesso dice che Umba è un ragazzo molto intelligente e anche in questa occasione si è mostrato saggio. Santiago sapeva che avrebbe avuto più da perdere che da guadagnare, vista la sua condizione.

«Umba è davvero un bell’atleta – va avanti Ellena – ma ha capito che poteva bruciarsi e abbiamo preso questa decisione secca. E’ un ragazzo intelligente ed è stato il primo ad alzare la mano e a tirare fuori il discorso. Quasi non sapeva come dirlo. E posso assicurarvi che l’Avenir per un ragazzo colombiano è importantissimo».

La scorsa estate Umba ottenne due successi importanti al Tour d’Alsace (qui alla Planche des Belles Filles) e al Tour du Mont Blanc
La scorsa estate Umba ottenne due successi importanti al Tour d’Alsace (qui alla Planche des Belles Filles) e al Tour du Mont Blanc

Finale italiano

«Santiago – dice Ellena – tornerà in Europa, qui in Piemonte, il 9 settembre. E’ maturato molto rispetto allo scorso anno, anche se in qualche modo lo è già di suo. Lui come i suoi connazionali vedono il ciclismo come uno sbocco di vita, anche se la sua famiglia non sta male, e il fatto che una caduta ridicola gli abbia compromesso così tanto tempo gli ha fatto venire mille dubbi, lo ha mandato un po’ in confusione.

«Fino all’ultimo è stato sul filo: lo faccio o non lo faccio? Ci ha provato: ogni giorno un massaggiatore andava da lui, poi è andato in un centro fisioterapico, poi ancora ha fatto della fisio a casa… Ma, ripeto, magari ci sarebbero state aspettative troppo alte nei suoi confronti. Ne abbiamo parlato anche con Michele Bartoli che lo segue, e insieme abbiamo deciso che visto il buon blocco di corse fatte era meglio che recuperasse un po’ e preparasse bene il finale di stagione.

«Alla fine parliamo di un ragazzo che è al secondo anno “da dilettante”, perché è così che è».

E prima di chiudere Ellena aggiunge una frase su cui riflettere: «Se fosse stato tre o quattro anni fa magari sarebbe andato anche in queste condizioni. Magari si sarebbe giocato la vittoria, ma con il livello che c’è oggi… è impossibile».

Piccolo (già) saluta la Drone Hopper. La EF lo aspetta

01.08.2022
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Poco più di un mese. E’ la permanenza di Andrea Piccolo alla Drone Hopper-Androni. Le voci di qualche giorno fa che lo davano verso la EF Education-EasyPost sono vere e da oggi, primo agosto, con il ciclomercato aperto, il trasferimento è possibile.

Giovanni Ellena, direttore sportivo di lungo corso e pietra miliare del gruppo di Gianni Savio e Marco Bellini, e Savio stesso ci confermano che questo addio è ufficiale: da oggi Andrea Piccolo è del team americano.

Campionato italiano 2022, Piccolo rientra alle gare dopo quasi 5 mesi di stop ed è subito quarto (foto Drone Hopper/Sirotti)
Campionato italiano 2022, Piccolo rientra alle gare dopo quasi 5 mesi di stop ed è subito quarto (foto Drone Hopper/Sirotti)

Terza squadra del 2022

Piccolo era finito nel ginepraio della Gazprom-RusVelo. Una corsa ad inizio anno e poi nulla più. Nulla più fino al 26 giugno, quando 36 ore dopo aver avuto il via libera per passare alla Drone Hopper-Androni ce lo eravamo ritrovati al Alberobello, dove aveva ottenuto un eccellente quarto posto.

Di fatto si tratta del terzo cambio di maglia nella stessa stagione (la quarta se si considerano i 12 mesi, visto che la scorsa estate era ancora all’Astana). Ma i motivi stavolta sono buoni, di certo migliori della volta precedente. Si tratta di motivi sportivi, di prestazioni e non di una guerra, quella russo-ucraina, che tra l’altro ha ben poco a che fare con il ciclismo.

Tutto è avvenuto in modo estremamente veloce. Tutto è avvenuto nella seconda metà di luglio. Con il corridore quasi colto di sorpresa. Evidentemente gli uffici del suo procuratore Giuseppe Acquadro, che ha capito la forza dell’atleta, hanno fatto effetto.

«Marco Bellini ed io – dice Savio – prendemmo la decisione di accogliere Andrea Piccolo. Le info su di lui non erano ottime, ma gli abbiamo voluto dare fiducia. Ho avuto modo di conoscere questo ragazzo e devo dire che ho stretto un ottimo rapporto con lui. Oltre che un ottimo atleta, ho trovato un ragazzo che si è impegnato al massimo. Un ragazzo educato, intelligente e sensibile. Proprio l’altro ieri alla vigilia del Circuito de Getxo mi ha scritto: “Gianni domani è l’ultima gara con la tua maglia, sto bene e voglio davvero fare bene per voi”.

«Vi dico adesso, in tempi non sospetti, che Andrea Piccolo diventerà un grande corridore. E’ un talento».

Piccolo (classe 2001) passerà alla EF Education-EasyPost. Con la Gazprom aveva corso solo la Valenciana
Piccolo (classe 2001) passerà alla EF Education-EasyPost. Con la Gazprom aveva corso solo la Valenciana

In un attimo…

«La questione è nata strada facendo e in tempi ristretti – dice Ellena – quando per esempio qualche tempo fa feci quell’intervista con voi su Piccolo, non si sapeva proprio nulla del suo trasferimento.

«Ti contatta una WorldTour e cosa dici al ragazzo, di non andare? Impossibile. Di là avrà più soldi, più stabilità in merito ai calendari e sul futuro, con contratti di due o tre anni… Magari ci si chiede come mai, gli altri non ci avessero pensato prima. E noi lo abbiamo cercato quando tutti se lo erano dimenticato». 

«Io – riprende Ellena – sono andato a trovarlo nel ritiro a Cervinia. Vedevo che parlando del 2023 abbassava un po’ lo sguardo e così gli ho chiesto cosa ci fosse. E lui: “Non so come dirtelo, ma sono stato contattato dalla EF”. In quel momento però non c’era ancora nulla di certo».

Il lombardo ieri è arrivato 2° al Circuito de Getxo battuto da Ayuso. Andrea era in rimonta
Il lombardo ieri è arrivato 2° al Circuito de Getxo battuto da Ayuso. Andrea era in rimonta

Il premio per il team

La speranza almeno per la Drone Hopper-Androni, come accade nel calcio, è che almeno questo passaggio si possa monetizzare e che possa aiutare il team ad andare avanti. Come di fatto accadde con Bernal.

«Certo che qualcosina abbiamo monetizzato – chiarisce Savio – e non c’è nulla di scandaloso. Sciocco chi pensa il contrario. Scandaloso è se io monetizzo e magari da mesi non pago gli atleti, ma così non è.

«Si è parlato e si parla tuttora di penali, io parlo invece di “premio di valorizzazione dell’atleta”. Penale, lo dice il vocabolario della lingua italiana, penalizza qualcuno. Prendendo il caso Bernal, nessuno è stato penalizzato. Il corridore andò a guadagnare esattamente il triplo, noi ricevemmo un compenso e la Sky si ritrovò un giovane corridore che l’anno dopo vinse il Tour.

«Quindi sì: abbiamo ricevuto un piccolo riconoscimento economico anche per Piccolo e, aggiungo, per Cepeda che lo seguirà in EF (è il delfino e amico di Carapaz, anche lui verso il team americano, ndr). Chiaramente si parla di cifre ben più basse rispetto al caso Bernal: sia perché Andrea era in scadenza a fine anno, sia perché comunque aveva risultati minori. Insomma c’è una serie di parametri da valutare».

«Poi è chiaro: avrei tenuto con piacere Piccolo un altro anno per rilanciarlo definitivamente. Mi sarebbe piaciuto almeno finire la stagione e vincere con lui qualche corsa del calendario italiano. Ma ripeto, come si fa a trattenerlo di fronte a compensi decisamente migliori e calendari che lo porteranno a confrontarsi con i più grandi corridori? Noi siamo la professional che ha lanciato più corridori nel WorldTour: nove in quattro anni».

Ellena ha sottolineato le qualità di Piccolo anche in allenamento. Qui a Cervinia (foto Instagram)
Ellena ha sottolineato le qualità di Piccolo anche in allenamento. Qui a Cervinia (foto Instagram)

Piccolo: talento e lavoro

Ellena ha lavorato poco tempo con Piccolo, ma il rapporto era già buono anche con il diesse. Casualità noi stessi vedemmo Piccolo ed Ellena al Giro della Valle d’Aosta, quando la corsa arrivò a Cervinia. 

Piccolo passò sotto il traguardo un quarto d’ora prima dell’arrivo della corsa ed Ellena lo incrociammo al mattino. Giovanni era lassù per dare un occhio alle giovani leve e per seguire i suoi ragazzi, tra cui appunto Andrea, che stavano facendo l’altura.

«Non ci aspettavamo questa svolta improvvisa – dice Ellena – ma faccio in bocca al lupo al ragazzo. Mi dispiace non averlo diretto in corsa… 

«Da quel che mi dicono i colleghi, Cheula e Spezialetti, che lo hanno avuto tra l’italiano, Sibiu e Getxo, Andrea è un bravissimo ragazzo. Io l’ho seguito in allenamento proprio in quei giorni a Cervinia. Sono rimasto davvero stupito quando l’ho visto salire in quel modo sul Saint Pantaleon. Non tanto per i watt che controllavo dalla macchina (altissimi), ma per come andava veloce, per la sua cadenza, la sua pedalata. A quel ritmo uno normale sarebbe stato a tutta, lui quasi non sudava. Andava su come una Pasqua!

«Ti accorgi subito di avere di fronte un certo tipo di corridore. E infatti quella sera chiamando Bellini gli dissi: “Questo è un fenomeno”. E poi si vede da come si muove in gruppo, da come legge la corsa».

Ciuccarelli ringrazia, prende le misure e ora vuole passare

02.07.2022
4 min
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Vi abbiamo raccontato pochi giorni fa del motivo che aveva spinto Savio ed Ellena a prendere Riccardo Ciuccarelli (foto Instagram di apertura). Appena ci si è presentata l’occasione abbiamo interpellato il diretto interessato, ed ecco le parole del giovane scalatore della Biesse Carrera.

«E’ stata un’intervista a sorpresa – sorride – ho letto le loro parole sul vostro sito il pomeriggio stesso. Sono sicuramente delle belle emozioni, sono frasi che a primo impatto mi danno tanta fiducia per quella che sarà la mia prima stagione da professionista».

Ciuccareli (il secondo da destra) insieme alla Biesse Carrera alla presentazione dei team al campionato italiano 2022
Ciuccareli (il secondo da destra) alla presentazione dei team al campionato italiano 2022
Ripartiamo dal Giro under 23, che corsa è stata?

L’anno scorso ero riuscito a vincere una tappa, ma non avevo fatto classifica. Quest’anno si era deciso di puntare a far il meglio possibile per la generale. Nel complesso è stato un Giro duro, non mi aspettavo di reggere il passo dei migliori, nel complesso sono andato bene, direi.

Hai avuto una giornata di difficoltà sul Mortirolo che ti ha un po’ frenato.

Quella era la tappa più dura, la più discussa. Stavo bene ma non mi aspettavo di reggere il passo dei migliori fino al Mortirolo, peccato per quel che è successo in discesa, quel colpo di freddo non ci voleva.

Sul Fauniera hai colto un buon nono posto.

Anche in quella tappa mi sentivo bene, potrei dire che nel complesso, senza il giorno nero del Mortirolo mi sarei potuto giocare un Giro. 

Per Riccardo molte più corse a tappe in questa stagione, fino ad ora ne ha corse tre, per abituarsi ai ritmi dei pro’
Per Riccardo molte più corse a tappe in questa stagione: già tre, per abituarsi ai ritmi dei pro’
La terza tappa, la più criticata, cosa ti ha lasciato?

Mah – pensa profondamente Riccardo prima di rispondere – direi che mi ha permesso di toccare il “fondo”. Ho imparato qualcosa, d’altronde non avevo mai fatto 6 ore di corsa, è qualcosa di nuovo per me, ma il prossimo anno sarà all’ordine del giorno. Una batosta del genere è meglio subirla da under che da professionista, anche perché qui ho perso tanti minuti, ma senza rischiare di andare a casa. Di là vai diretto a casa. 

Rimanere un anno in più alla Biesse ti ha permesso di maturare?

Il passaggio ai pro’ non sarà facile, vedremo. La decisione di rimanere un anno in più qui è stata pattuita tra tutti gli interessati. Fare ancora una stagione da under mi ha permesso di imparare ancora qualcosa e di crescere come corridore. Considerando che ci aspettiamo tutti anche una maturazione fisica. Come hanno detto Savio ed Ellena ho ancora margini di miglioramento e si lavorerà su quelli. Si è visto anche nella famosa tappa del Mortirolo vuol dire che c’è qualcosa da fare.

Ha contribuito a questa scelta anche il fatto che questo è solo il tuo secondo anno alla Biesse Carrera?

Sì, non ero abituato ad essere seguito con questa cura ed attenzione. Non avevamo ancora trovato l’equilibrio perfetto, come testimonia una prima parte di stagione un po’ sotto tono.

Una caduta ha interrotto il suo campionato italiano a pochi chilometri dal termine
Una caduta ha interrotto il suo campionato italiano a pochi chilometri dal termine
Avete iniziato già a pensare al prossimo anno?

In un certo modo di fare sì, abbiamo aggiunto molte più gare a tappe, il massimo possibile. Ho fatto la Coppi e Bartali, il Giro di Sicilia e il Giro under 23. Cercheremo di farne altre anche nella seconda parte di stagione, tra i pro’ ci sono tante gare a tappe e bisogna imparare a gestirsi.

Correre con i pro’ com’è stato?

La Coppi e Bartali abbastanza dura, visto che era la prima. Al Giro di Sicilia avevo trovato il mio ritmo ed una buona condizione, riuscivo a rimanere spesso con i migliori. Poi nella tappa dell’Etna ho un po’ accusato, ma è normale, basti vedere chi ha vinto, uno che l’anno scorso ha fatto secondo al Giro (Caruso, ndr). Correre accanto a questi campioni è bello, li vedi da vicino e puoi studiarli e capire come si muovono e cosa fanno in corsa. Torni a casa che ti sei confrontato con gente che va davvero forte e ciò aiuta.

E nel 2023 la Drone Hopper, che cosa ti passa per la testa?

Provo una grande gioia, ho fatto molti sacrifici per arrivare a questo livello. La Drone Hopper è un grande traguardo, è una squadra che mi piace molto, che sa distinguersi in tutte le gare che fa, anche al Giro d’Italia di quest’anno si sono fatti vedere tante volte. Sin da quando ero piccolo è uno dei team che ho sempre visto in TV e quindi poterci correre sarà sicuramente emozionante.

Piccolo e Drone Hopper, parola d’ordine: fiducia. Parla Ellena

29.06.2022
5 min
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Andrea Piccolo il suo posto al sole se lo sta sudando centimetro dopo centimetro e, per quello che si è visto domenica in Puglia, le carte le ha ancora tutte in regola. Dalla medaglia di Innsbruck 2018, gli europei crono e le 14 vittorie nel 2019 da junior, nulla è andato come sognava. Non è per nulla facile essere dei predestinati, perché se per sbaglio ci credi, perdi di vista l’obiettivo e il cammino per raggiungerlo. A vent’anni succede, per questo i due secondi posti al Team Colpack nel 2020 avrebbero dovuto suggerire che Andrea avesse bisogno ancora di tranquillità, protezione e fiducia. Invece il contratto era stato firmato e rincorrendo il mito d’altri prodigi, s’è deciso di rispettarlo.

Europei juniores 2019, Piccolo fra De Candido, Cassani e Villa dopo l’oro nella crono juniores
Europei juniores 2019, Piccolo fra De Candido, Cassani e Villa dopo l’oro nella crono juniores

WorldTour e ritorno

Ma Piccolo con l’Astana non ha mai corso. Ha ripiegato sulla Viris Vigevano e ha vinto tre corse. Poi ha firmato con la Gazprom, convinto di aver trovato la svolta, ma anche lui non poteva aspettarsi come sarebbe finita la storia.

Sono svolte che ti fanno perdere la testa. E se anche all’inizio la voglia un po’ è passata, Andrea a un certo punto si è rimboccato le maniche. Per la preparazione il milanese (che in apertura è in azione ai tricolori, foto Drone Hopper/Sirotti) si è affidato a Pino Toni. Si è sganciato dalla lotta avviata dal resto dei compagni. E il nuovo agente, Acquadro, ha bussato alla porta di Savio. Il tesserino per correre con la Drone Hopper-Androni è arrivato 36 ore prima del campionato italiano.

Piccolo in maglia Astana nell’inverno 2020-2021, ma con il team kazako non correrà mai
Piccolo in maglia Astana nell’inverno 2020-2021, ma con il team kazako non correrà mai

Una storia di rilanci

Curiosamente la squadra di Savio ha una bella storia di rilanci. Da Scarponi al Rujano della seconda volta, passando per Mattia Cattaneo restituito integro e forte al ciclismo che conta. Merito delle persone che lavorano là dentro. Della consapevolezza che essere concreti è meglio di ogni altra cosa. E della sintonia fra tecnici e manager, che ha in Giovanni Ellena una sorta di padre buono e regista d’eccezione.

«L’ipotesi di prendere Piccolo – racconta il piemontese – è venuta fuori a marzo-aprile. Acquadro ha chiamato Bellini dicendo che c’era questa possibilità e di valutare la situazione. Poi si sono mossi Bellini e Gianni (Savio, ndr) per le contrattazioni e tutto il resto…».

Agosto 2021, Piccolo riparte dalla Viris Vigevano e centra il podio di Capodarco, dietro Raccani e Tolio
Agosto 2021, riparte dalla Viris Vigevano e centra il podio di Capodarco
Di cosa ha bisogno un ragazzo di 21 anni che ha preso così tante porte in faccia?

Siamo all’ennesimo caso di un corridore di talento, perché tutti sappiamo il talento che ha e il fatto che fra i giovani italiani forse è il migliore, che si è perso perché è stato lasciato alle sue sbandate e ai suoi problemi. Gli è mancata una realtà a dimensione umana. Non voglio accusare l’Astana, quello che si vede è che probabilmente manca un passaggio intermedio tra il grande WorldTour e il dilettantismo italiano. Di cosa ha bisogno? Chiaramente e semplicemente di fiducia. Di sapere che quel che era, può esserlo ancora.

Sono cose che hai già visto?

E’ una cosa che ho sempre detto a Cattaneo. Quello che hai fatto al Giro d’Italia (Mattia Cattaneo vinse nello stesso 2011 il Giro d’Italia U23 e quello delle Pesche Nettarine, ndr) non è che sparisce. Se non ti sei ammalato o hai avuto altri problemi, sei ancora quello là. Quindi basta tirar fuori la grinta, le unghie e via.

Appena un assaggio di Gazprom alla Valenciana e poi lo stop
Appena un assaggio di Gazprom alla Valenciana e poi lo stop
Serve grande determinazione…

Al di là di problemi che può aver avuto, questo ragazzo dal punto di vista della determinazione non ha niente da invidiare. Uno che rimane senza squadra e continua allenarsi come ha fatto lui dimostra che la testa c’è. E’ stato a Livigno in altura per i fatti suoi. E’ arrivato all’italiano senza ancora essere sicuro di correre. Il tesserino è stato staccato praticamente mentre lui aveva già il volo prenotato per la Puglia. Di conseguenza ha dimostrato di essere molto determinato. Tanto è vero che, finito l’italiano, ha chiesto a Spezialetti di poter fare anche il Sibiu Tour. Così lo abbiamo messo in squadra al posto di qualcun altro che purtroppo non ha la condizione che si pensava.

Che cosa gli avete chiesto?

Semplicemente di ritrovare se stesso, di qui a fine stagione. Che la cosa più importante è recuperare il corridore e poi avremo tempo il prossimo anno per raccogliere qualcosa. 

Il quarto posto ai campionati italiani sono il segno per Piccolo che le cose ora girano bene (foto Drone Hopper/Sirotti)
Il quarto posto ai campionati italiani sono il segno per Piccolo che le cose ora girano bene (foto Drone Hopper/Sirotti)
Programma gare?

Di qui a fine stagione, andrà prima al Sibiu Tour. Poi farà le corse in Spagna, Vilafranca, Ordiza e Getxo. Poi Sazska Tour in Repubblica Ceca e Tour du Limousin in Francia. E poi l’attività in Italia di fine stagione. Secondo me il ragazzo raccoglierà qualcosa già quest’anno…

Ellena (e Savio) ci dicono perché hanno preso Ciuccarelli

24.06.2022
4 min
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«Me lo aveva segnalato Massimo Rabbaglio e poiché lui stesso mi aveva proposto a suo tempo Simone Ravanelli, ho deciso di prenderlo lo scorso inverno». Va dritto al punto Gianni Savio, quando parla di Riccardo Ciuccarelli.

Il ragazzo, che adesso è nella fila della Biesse-Carrera, passerà alla Drone Hopper-Androni a fine stagione. 

«L’ho seguito poi in queste stagioni. Ricordo la sua vittoria ad Andalo al Giro d’Italia U23 dello scorso anno. Lo considero un buono scalatore e per questo l’ho ingaggiato. In più è un ragazzo che mi sembra, e mi dicono, abbia dei margini».

Da sinistra: Marco Milesi, Riccardo Ciuccarelli e Gianni Savio, al momento della firma del contratto lo scorso inverno
Da sinistra: Marco Milesi, Riccardo Ciuccarelli e Gianni Savio, al momento della firma del contratto lo scorso inverno

Ecco Ciuccarelli

Per conoscere meglio Ciuccarelli dal punto di vista tecnico ne abbiamo parlato anche con Giovanni Ellena, diesse della Drone Hopper-Androni, che nel giorno del Fauniera era venuto a far visita al suo futuro corridore.

«Confermo – dice Ellena – che a segnalarcelo è stato Rabbaglio, ma anche Andrea Noè, nei quali abbiamo fiducia. Lo scorso inverno, quando decidemmo di prenderlo, lo abbiamo lasciato un altro anno nella categoria U23. Poi la sua squadra si è divisa e lui ha seguito Marco Milesi».

«Non abbiamo voluto farlo passare subito perché di questi tempi se ne sono visti tanti di errori. Ragazzi non maturi fatti passare precocemente. Buttati senza basi nella bolgia. Non volevamo questo per lui».

Eccolo con la maglia rosa verso santa Caterina Valfurva prima del blackout
Eccolo con la maglia rosa verso santa Caterina Valfurva prima del blackout

Primi approcci

«Per quel poco che l’ho visto dal vivo, di fatto il primo vero contatto lo abbiamo avuto al Giro U23, mi è sembrato un ragazzo tranquillo – spiega Ellena – Un ragazzo educato e che deve crescere anche nel fisico. Non mi è sembrato ancora del tutto sviluppato».

E questo senza dubbio è un buon segno, significa che quei margini di cui parlava Savio ci sono.

Ciuccarelli alla fine è stato il terzo degli italiani nella recente corsa rosa under 23. Ma se non avesse avuto il blackout in quel di Bormio, probabilmente sarebbe stato il primo e la top ten non gliel’avrebbe tolta nessuno, visto poi com’è andato nelle salite successive.

«In effetti – dice Ellena – mi ha detto che aveva accusato il finale del tappone di Santa Caterina Valfurva. Ma fino a quel momento era andato bene».

Ciuccarelli ha avuto problemi intestinali qualche chilometro dopo la discesa del Mortirolo. Sulle rampe della dura scalata valtellinese era stato bravissimo. Era stato a ridosso dei migliori. Poi forse non si è coperto bene in discesa e dopo Sondalo sono iniziati i guai.

«Beh – commenta Savio – se si scorda di chiudere la mantellina scendendo dalla Presolana un certo Gibo Simoni a 35 anni, con due Giri vinti, quando è quarto in classifica, di certo se lo può permettere un giovane come Ciuccarelli».

Come a dirgli: “Caro Riccardo stai tranquillo, tutta esperienza da mettere in cascina”.

A quel punto è stato Milesi stesso dall’ammiraglia a dirgli di mollare, visto che ormai la classifica generale era saltata. Meglio risparmiare qualcosa per le tappe future. E così ha fatto Ciuccarelli.

«Sul Fauniera – riprende Ellena – è andato bene. Ha fatto nono, ma poteva arrivare anche quinto. Se ben ricordo dal quinto al nono erano racchiusi nell’arco di una trentina di secondi.

«Per me Ciuccareli può essere un buono scalatore. Almeno così dice il suo fisico per ora. Ma chissà: magari mettendo su qualche etto, o meglio, qualche muscolo specifico, potrebbe essere bravo anche in pianura.

«Sul Fauniera, ai meno dieci, l’ho visto ben nascosto nel drappello della maglia rosa ed aveva una pedalata bella sciolta. Quel giorno ero a bordo strada e gli ho passato la borraccia».

Ciuccarelli è un classe 2000 e viene dalle Marche
Ciuccarelli è un classe 2000 e viene dalle Marche

La borraccia del Fauniera

E questa della borraccia è una piccola bella storia. Dopo essersi incontrati al via della tappa, in quel di Boves, Ellena e Ciuccarelli si erano salutati. Poi il saggio tecnico piemontese, forse per non mettergli addosso altra pressione, se ne era andato sulle rampe del Fauniera ad attenderlo, senza dirgli niente. Voleva vederlo in azione.

«Lui non sapeva che ci sarei stato e infatti quando gli ho passato la borraccia mi è sembrato un po’ stupito. Al mattino invece non mi aveva parlato molto. Non lo aveva fatto perché era molto concentrato sulla tappa che lo attendeva. E tutto sommato questa è una buona cosa».

«Ho seguito – conclude Ellena – qualche corsa under 23, poche a dire il vero visto che siamo sempre in giro, ma abbiamo i suoi allenamenti, i suoi file e vederlo dal vivo è stato importante. Non credo che farà dei test prima di fine stagione, anche perché oggi con tutti i file appunto che abbiamo, tra gare e allenamento, non ce n’è così bisogno. E non credo neanche che, salvo particolari necessità, farà delle gare con noi da stagista prima di fine stagione.

«Lo aspettiamo al primo ritiro». 

Bais primo per i chilometri in fuga. Ma ora vuole di più

31.05.2022
4 min
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Se l’obiettivo delle squadre di Savio – quest’anno Drone Hopper-Androni Giocattoli – è da sempre quello di salire sull’ultimo podio del Giro d’Italia, la missione si è compiuta anche quest’anno. Filippo Tagliani si è portato a casa la classifica dei traguardi volanti, Mattia Bais quella dei chilometri in fuga. Sembrano lontani anni luce i giorni in cui Mauro Vegni disse che al Giro non importa dei corridori che vanno in fuga. La pace ritrovata ha visto i corridori guidati da Ellena e Spezialetti buttarsi in tutte le fughe possibili, a cominciare dai giorni ungheresi, quando la coppia Bais-Tagliani si guadagnò l’onore delle cronache e il nostro articolo sul tema.

«Sembra passato tantissimo tempo da quei giorni – ha detto Bais a fine Giro – adesso si sente la fatica. Gli ultimi giorni ero stanco, però ho provato a dare tutto nelle due tappe di montagna prima di arrivare a Verona. E’ stato un Giro in cui ci ho provato parecchie volte, ma non sono mai riuscito a prendere un’occasione buona per arrivare al traguardo. E’ stato un po’ chiuso, perché tante fughe sono arrivate, ma si trattava dei big. E un po’ mi dispiace. Però va bene che ho tenuto la classifica dei chilometri in fuga, Mentre Pippo ha preso quella dei traguardi volanti…».

Gianni Savio ci teneva: «Voglio la prima fuga del Giro». Bais e Tagliani lo hanno accontentato
Gianni Savio ci teneva: «Voglio la prima fuga del Giro». Bais e Tagliani lo hanno accontentato

Costruendo il futuro

Seguendo le parole di Jacopo Mosca su giovani, attaccanti e gregari, Bais risponde appieno ai requisiti di corridore che ha imparato il modo per mettersi in luce e nel frattempo misurare le sue capacità e sarebbe anche pronto per un primo salto di qualità. Il suo contratto con la Drone Hopper scade alla fine di quest’anno e, tra conferma o nuove sfide, probabilmente questo Giro d’attacco si trasformerà in un solido biglietto da visita.

«Bisogna provare e riprovare – dice – perché poi il giorno che arriva il risultato la gente si ricorda. Oppure vanno a vedere anche che cosa hai fatto prima. Quindi esserci sempre è già un buon segno. Dopo ci vuole anche fortuna e sperare che vada tutto bene. Io ho sempre corso così, non mi viene difficile. E’ sempre stata mia caratteristica correre all’attacco, tutti i miei risultati li ho ottenuti così. Perciò per ora continuo a questo modo e in futuro si vedrà. Comunque mettere sempre la faccia al vento aiuta anche a crescere».

La metamorfosi

Ellena si è fatto un’idea chiara del ragazzo e sorridendo lo definisce nel pieno di una metamorfosi tecnica che potrebbe portarlo proprio a trovare una nuova dimensione.

«L’anno scorso – spiega il tecnico piemontese, che rientrerà in corsa al Giro dell’Appennino – Mattia era l’uomo sempre in fuga. Quando anche questa volta ci siamo resi conto che quella classifica delle fughe fosse al sicuro, perché aveva un grande margine, gli ho detto di ragionare sul 2023 e di provare a pensare a qualche fuga che potesse arrivare. Poi per mille motivi non c’è riuscito, per gambe e per naso. Certe cose ti riescono al primo colpo se sei un fuoriclasse, altrimenti le impari sulla tua pelle. Chiaro che certe fughe non fossero alla sua portata, per altre ha sbagliato i tempi. A Genova avevamo detto in radio che la fuga sarebbe partita dopo il traguardo volante. Zardini è riuscito a entrare per il rotto della cuffia. Mattia aveva già fatto due scatti prima e si è fatto trovare in coda al gruppo».

A Verona, Bais è stato premiato per la classifica dei chilometri in fuga, vinta su Tagliani e Rosa
A Verona, Bais è stato premiato per la classifica dei chilometri in fuga, vinta su Tagliani e Rosa

«Però va detto che in tutto questo Giro – continua Ellena – ci sono mancati Grosu e Restrepo, anche oltre la possibilità di fare risultato. Sarebbero stati i registi in corsa, quelli capaci di spiegare più di quanto possiamo noi dall’ammiraglia. Con i corridori mi piace ragionare a lungo termine, cercando di insegnargli qualcosa, sia che rimangano sia che vadano, non mi occupo io dei contratti. Ma la mia mentalità è sempre stata questa. E Bais è un ragazzo con cui si può lavorare ancora tanto e bene».

Pogacar inforca la Tirreno e ora punta la Classicissima

13.03.2022
5 min
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Neanche il tempo di metabolizzare il successo sul Carpegna, e se vogliamo di portare a termine la Tirreno-Adriatico, che stamattina prima della partenza della frazione finale di san Benedetto del Tronto si parlava di Tadej Pogacar alla Milano-Sanremo.

Ce la farà? Ma davvero lo sloveno può portarsi a casa la Classicissima? Se queste erano le domande che ci si poneva prima del via, dopo l’arrivo tutto si è amplificato. Infatti a gettare benzina sul fuoco è stato lo stesso Pogacar: «Alla Sanremo ci punto», ha detto a botta calda nelle interviste alla tv.

Phil Bauhaus al colpo di reni precede Nizzolo (a destra) e Groves (a sinistra). Kristoff era stato a lungo in testa
Phil Bauhaus al colpo di reni precede Nizzolo e Groves. Kristoff era stato a lungo in testa

Bravo Bauhaus

E allora ecco che il successo allo sprint di Phil Bauhaus, tedescone della Bahrain Victorious, passa in secondo piano. Una volata lunghissima la sua. Una lunga, lenta ma inesauribile rimonta su Alexander Kristoff, partito un po’ lungo.

«Purtroppo – dice Valerio Piva diesse della Intermarché Wanty Gobert di Kristoff – ci sono caduti un paio di uomini nel finale e siamo rimasti scoperti. Pasqualon ha dovuto fare il lavoro di due persone e lo ha lasciato un po’ troppo presto e gli sono mancati gli ultimi 20 metri. Ma queste sono le volate».

«Ringrazio la squadra – ha detto il tedesco – e anche Caruso: uno scalatore che mi ha aiutato in volata! Fa piacere. Serviva il timing giusto per partire perché c’era vento in faccia. Ma è andata bene e ho aggiunto un’importante vittoria al mio palmares».

I tre protagonisti dell’ultima tappa della Tirreno (nell’ordine): Tonelli, Boaro e Arcas
I tre protagonisti dell’ultima tappa della Tirreno (nell’ordine): Tonelli, Boaro e Arcas

Pogacar a Sanremo

Poco prima, mentre passavano i giri e i corridori sfrecciavano sul lungomare di San Benedetto, avevamo parlato di Pogacar a Sanremo anche con Davide Cassani, venuto a godersi lo spettacolo.

«Sapete, non è facile la Sanremo per lui. Serve tanta potenza. E non so se ce la può fare contro corridori potentissimi come Van Aert. Il Poggio è molto veloce», aveva detto l’ex cittì.

Anche Giovanni Ellena, diesse della Drone Hopper-Androni, e in questo caso tecnico super partes, non è rimasto indifferente all’argomento.

«Pogacar alla Sanremo? Bella domanda – fa una una lunga pausa Ellena – se ci riesce abbiamo il nuovo Cannibale, siete d’accordo?

«Per me ci può stare. Guardiamo quel che ha fatto ieri sul Carpegna. In un chilometro ha preso 40” ai primi inseguitori. Significa che se loro in quel tratto duro andavano su a 15 all’ora lui saliva a 21. Questo per dire che ha tanta potenza anche per lo sforzo violento.

«Certo, il Carpegna non è il Poggio e Landa e gli altri scalatori non sono Van Aert. E’ una  situazione diversa. Il Poggio è particolare. Arriva dopo 300 chilometri. Ecco, questo della distanza potrebbe essere un bel punto di domanda. Deve dimostrare se può andare forte anche dopo tantissimi chilometri. Ha dominato tante corse, ma gli resta l’incognita dei 300 chilometri».

«Ci sono squadre strutturate per le classiche – riprende Ellena – improntate appositamente per certe corse. Non dico che la UAE Team Emirates non lo sia, ma non credo che la Sanremo con lui fosse in preventivo. E’ un obiettivo in più e non è programmato da mesi. 

«Alla Sanremo se arrivi ad una curva in sesta posizione, anziché in quinta perdi tutto. Sono piccoli dettagli che richiedono una certa preparazione e una certa esperienza. Se ce la fa, ragazzi, torniamo ad avere un certo Eddy Merckx… ma nato in Slovenia».

Sul podio con Tadej anche Vingegaard (secondo) e Landa (terzo)
Sul podio con Tadej anche Vingegaard (secondo) e Landa (terzo)

Un chiletto d’oro

E Tadej cosa dice?

«Tutti mi chiedono della Sanremo – ribatte Pogacar – è una grande corsa ed è un sogno. E’ una gara molto lunga. Abbiamo una grande squadra e faremo il meglio possibile».

I numeri che vengono snocciolati sui social dicono che va più forte dell’anno scorso, più forte della prestazione fatta sul Col de Romme al Tour de France. Tadej glissa un po’ e dice: «La forma è simile a quella dell’anno scorso. I numeri dicono che non sono lontano dal top della condizione. Ma migliorare non è facile, per farlo posso perdere ancora un chilo».

E questa non è una risposta banale. Un chiletto in questo momento potrebbe essere “oro” in quanto a forza. Nel ciclismo dei millesimi e dei dettagli quel chiletto non è solo zavorra, è un anche un briciolo di forza ulteriore. Quella che gli dovrebbe consentire di staccare Wout Van Aert sul Poggio, tra l’altro strepitoso anche oggi alla Parigi-Nizza.

Su un affondo di 25”-40” al massimo, numeri alla mano, il belga è più forte. Ma siccome non siamo in laboratorio, ma su strada, ed entrano in ballo tante altre variabili (vento, alimentazione, stress dell’atleta, posizione con cui viene presa la salita…) la partita è più che aperta. Sin qui Tadej non ha sbagliato un colpo.

Pogacar (23 anni) ha vinto la sua seconda Tirreno. Dopo l’arrivo ha chiesto subito degli zuccheri. Per lui un’aranciata
Pogacar (23 anni) ha vinto la sua seconda Tirreno. Dopo l’arrivo ha chiesto subito degli zuccheri. Per lui un’aranciata

Assalto dalla Cipressa 

E questo discorso, si porta dietro la questione tattica. Come e dove potrà attaccare Pogacar? Lui ama partire da lontano. Anche in conferenza stampa ha ribadito che gli piace correre in questo modo, ma certo non potrà muoversi da solo sin dalla Cipressa. O almeno è improbabile… anche per lui. Ma come sempre lo sloveno non è scontato.

«Forse posso muovermi dalla Cipressa, prima onestamente è difficile», come a dire: “Certo che mi muovo lassù”. Magari è consapevole che sul Poggio potrebbe essere troppo marcato. Ma questo lo scopriremo solo sabato pomeriggio.

Lui intanto si porta a casa la seconda Tirreno-Adriatico. «Per ora tutto procede bene, spero continui così».

In squadra la fiducia di cui gode è pressoché sconfinata, chiaramente. La caduta di Trentin alla Parigi-Nizza e lo stop di Gaviria potrebbero aver dirottato ulteriormente tutte le attenzioni su di lui. Oggi per esempio Pascal Ackermann, altro velocista della UAE, non ha fatto lo sprint, ma ha tagliato il traguardo vicino allo sloveno. Mentre nella frazione di Terni aveva preso parte alla volata. E’ un piccolo segnale. Haputman, Matxin e gli altri diesse del team di Gianetti hanno sei giorni per allestire “l’operazione Sanremo”.

E tutto sommato se non dovesse riuscire nell’impresa di andarsene sulla Cipressa o di non staccare i super bestioni sul Poggio nessuno gli potrebbe dire niente. L’ultimo che ha vinto la Sanremo e un grande Giro nello stesso anno è stato Bugno, ma parliamo di 32 anni fa.

Masnada e i grandi Giri. Per Ellena è una sfida che si può fare

25.02.2022
5 min
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Cresce l’attesa e se vogliamo la curiosità di vedere Fausto Masnada tentare di far classifica in un grande Giro. L’ultima investitura è arrivata da Alessandro Ballan, il quale la scorsa settimana ha ci ha detto che il corridore della Quick Step-Alphavinyl potrebbe cogliere questa occasione al Giro d’Italia.

E l’ipotesi dell’ex iridato è più che plausibile. Se si sfoglia la rosa della squadra di Patrick Lefevere alla fine il vero uomo di classifica non c’è. La squadra è imbottita di cacciatori di tappe e velocisti. Chi potrebbe puntare ad un grande Giro sono Evenepoel, ma con dei grandi punti interrogativi visto che non ne ha ancora completato uno, e Mattia Cattaneo, il quale sembrerebbe dirottato sul Tour.

Di Fausto abbiamo chiesto a chi lo ha avuto tra le mani. A chi lo ha visto arrivare ”bambino” e andare da corridore vero: Giovanni Ellena, direttore sportivo della Drone Hopper – Androni Giocattoli, all’epoca la squadra di Masnada.

Giovanni Ellena (a sinistra) con Alessandro Spezialetti, entrambi diesse della Drone Hopper – Androni Giocattoli (foto Facebook – F. Mazzullo)
Giovanni Ellena (a sinistra) con Alessandro Spezialetti, entrambi diesse della Drone Hopper – Androni Giocattoli (foto Facebook – F. Mazzullo)
Allora Giovanni, davvero Masnada può fare classifica?

Se mi aveste posto questa domanda qualche anno fa avrei detto di no. Fausto non avrebbe avuto questa prospettiva. Adesso invece visti i suoi miglioramenti, dovuti per il 99% alla sua testardaggine da bergamasco puro, dico di sì.

Da bergamasco puro!

E menomale che sia così cocciuto direi! Fausto è migliorato in salita e a crono e può riuscirci. Poi ragazzi, un grande Giro è lungo: sono 21 giorni di corsa, più quelli tra vigilia, riposi e ci può stare che salti di testa. E per questo sono pochi coloro che possono fare classifica nei grandi Giri.

E secondo te Masnada può saltare di testa?

Come ho detto è tosto. Il fatto che sia migliorato parecchio, oggi lo rende più consapevole e sicuro di se stesso. Ed è più facile gestirsi. Le crisi possono esserci ma se so quanto valgo non salto per aria. Poi è difficile dirlo. Io ho conosciuto Fausto quando era all’inizio della sua carriera da pro’ e aveva un’altra mentalità. Neanche lui sapeva davvero fin dove poteva arrivare – Ellena fa una pausa – ma in tutto questo discorso mi viene in mente una cosa.

Cosa?

Vi rendete conto che adesso siamo qui a parlare di Masnada a far classifica in un grande Giro e questo ragazzo ha rischiato di non passare? E’ stato ad un passo dallo smettere. Che rischi si corrono in Italia? Quanti ce ne sono stati di ragazzi persi così? Nell’inverno 2017 Antonio Bevilacqua (all’epoca team manager di Masnada alla Colpack, ndr) mi chiamava un giorno sì e un giorno no e mi diceva: prendilo, prendilo. Questo è buono. Sì, è un po’ “vecchio” e le grandi squadre non lo considerano, ma vedrai che farà bene.

Per fortuna gli avete dato retta… Prima hai detto che Masnada è migliorato e che il Fausto dell’epoca non lo avresti visto in ottica classifica: ma quanto e come è migliorato? 

Quanto e come non lo so. Adesso non ho più i suoi dati sottomano. Potrei “rubacchiarne” qualcuno da Strava ma non sarebbero comunque precisi. Posso però dire cha la sua massa muscolare è diversa. Basta vedere le foto. Probabilmente ha lo stesso peso, ma ha perso massa grassa a vantaggio di quella magra. E anche per questo va più forte in salita…

Anche?

Essendo più consapevole è migliorato anche di testa e in salita più che altrove spesso è la capacità di tenere duro a fare la differenza. E’ una questione mentale. Tu sei al limite, ma anche quello accanto a te lo è. E tante volte basta davvero un nulla perché uno dei due ceda. E più vado avanti e più sono convinto delle potenzialità della mente. Quando correvo credevo che la testa incidesse per il 20 per cento e che per l’80% contassero le gambe. Quando sono salito in ammiraglia sono passato a 50-50. Adesso dico che la testa incide per l’80% e le gambe per il 20%.

Un cambiamento netto che sottolinei con una certa sicurezza. Come mai?

Guardate, ho visto in prima persona alcuni corridori, che non posso dirvi chiaramente, con dei valori più alti di quelli di Bernal, ma quasi non si sa chi siano. Corridori quasi sconosciuti. Questa presa di coscienza porta al Masnada della situazione.

Nel prossimo Giro in cui non sembra esserci un super dominatore designato, una top cinque a Verona è fattibile per Masnada?

Secondo me sì. Poi bisogna vedere anche il supporto che gli darà la squadra, ma se vogliono loro in Quick Step-Alphavinyl sono bene organizzati e sanno gestire lo stress. Fosse ancora da noi per certi aspetti, lo ammetto, sarebbe un po’ “solo”.

Hai guardato il percorso? C’è qualche tappa che potrebbe essere particolarmente adatta a Fausto?

Per scaramanzia, in attesa che comunichino le wild card per il Giro, non ho approfondito la mia analisi. Conosco un po’ meglio la tappa che arriva a Cogne perché parte da casa mia. E la salita finale è pedalabile. Su una pendenza simile Fausto può fare bene.

Masnada non è da pendenze stile Zoncolan per capirci?

No, non sono quelle le sue salite, quelle dove può fare la differenza, ma solo per ovvie questioni fisiche come accennavo prima.