Gli esseri umani di solito ottengono il meglio di se stessi nelle situazioni più estreme. Ed Egan Bernal non è stato solo un’eccezione. E’ anche la testimonianza che puoi essere un campione sotto tutti gli aspetti, senza che questo dipenda dal palmares o dai traguardi raggiunti in una carriera sportiva. Egan, che per camminare ancora si appoggia a un bastone e nonostante ciò ha iniziato a fare lavori di fondo sulla bicicletta, racconta con lucidità la creazione del suo EB Project (anche in un video), le finalità e perché è nato.
Un’opera sociale e sportiva
L’opera socio-sportiva è venuta alla luce nel mezzo del suo ricovero in terapia intensiva. La sua mente ha iniziato a vagare tra la voglia di lasciare l’ospedale e, a sua volta, iniziare a fare qualcosa di importante per trasferire le sue esperienze in altre persone e cambiare le loro vite. L’idea c’era sempre stata, ma a causa dei suoi innumerevoli impegni non era stato in grado di realizzarla. Finalmente il momento è arrivato e, grazie alla pianificazione del suo gruppo di lavoro, è ora una realtà con 18 tesserati delle categorie allievi, juniores e U23.
«In terapia intensiva – ha detto – pensavo che a volte rinunciamo a fare le cose pensando che le faremo dopo. Volevo fare qualcosa, un progetto, ma volevo farlo dopo… Una Gran Fondo, un marchio di abbigliamento o qualcosa del genere. E dicevo sempre: “Lo farò più avanti”. Invece era quasi troppo tardi, stavo per morire senza aver combinato niente», ha detto Egan riflettendo sulle conseguenze che il tragico incidente dello scorso 24 gennaio avrebbe potuto avere.
Bernal e la maglia del suo team che unisce il giallo del Tour e il rosa del Giro Egan è un simbolo per la Colombia e per Ineos: questa la maglia rosa 2021 La maglia gialla del 2019, finora il suo trofeo più prestigioso
Bernal e la maglia del suo team che unisce il giallo del Tour e il rosa del Giro Egan è un simbolo per la Colombia e per Ineos: questa la maglia rosa 2021 La maglia gialla del 2019, finora il suo trofeo più prestigioso
Appuntamento a Bogotà
«Quando mi sono sentito così fragile in quel reparto di ospedale, mi sono detto: “Voglio che il mio primo progetto sia qualcosa in cui contribuisco in un certo modo alla società. Deve essere qualcosa di sociale e sportivo, che aiuti a cambiare la vita delle persone“», racconta l’ultimo vincitore del Giro d’Italia. Così, accompagnato dai suoi genitori, Flor e Germán, dalla sua fidanzata María Fernanda, dal suo entourage più stretto e da un grande conglomerato di uomini d’affari e dirigenti, ha presentato sua iniziativa nel Capitale della Colombia. Prima di tornare in Europa per un ritiro e continuare la sua ripresa nelle mani degli specialisti della Ineos Grenadiers.
EB Project nasce per cambiare la vita dei ragazzi che vi saranno coinvolti Le squadre saranno affidate a Sergio Avellaneda, suo allenatore in MTB. Coinvolta anche Xiomara, la sua prima fidanzata
EB Project nasce per cambiare la vita dei ragazzi che vi saranno coinvolti Le squadre saranno affidate a Sergio Avellaneda, suo allenatore in MTB. Coinvolta anche Xiomara, la sua prima fidanzata
Ritorno in Europa
«Stavo aspettando questo progetto. Ho detto loro (i suoi direttori, ndr) che non volevo andarmene senza fare prima la presentazione. Così – prosegue Egan sorridente – mi hanno dato il permesso, hanno avuto pazienza. Quindi penso che la prossima settimana tornerò in Europa per riprendere gli allenamenti e continuare con il recupero». Ancora non ha una data precisa per riattaccare il numero, ma nel pieno di uno dei momenti più difficili della sua vita, non ha mai dubitato per un solo momento di tornare a competere contro i migliori del mondo.
Una Colombia migliore
Di fatto, la giornata di sabato è stata, a causa dei suoi molteplici impegni legati al lancio di EB Project, l’unica senza bicicletta dal 27 marzo, quando rese pubblico il suo primo contatto con la strada. Ora la data sottolineata sarà quella del 23 aprile, il giorno in cui ha finalmente potuto dare il via alla sua opera socio-sportiva. Sarà diretta da Jhon Sergio Avellaneda (l’allenatore con cui ha vinto le sue due medaglie ai mondiali di MTB) e destinata a cambiare vita di coloro che ne fanno parte. «Voglio un Paese migliore», ha detto Bernal, che ha già chiari i suoi prossimi obiettivi prima di rientrare nel mondo delle gare.
Senza bastone
«Vorrei camminare senza bastone, anche se mi piace e sembra quasi elegante (sorride, ndr), ma sarebbe bello camminare senza. E poter stare sui pedali senza alcun disagio. Penso che queste due cose sarebbero molto buone», conclude il campione di Cundinamarca, che probabilmente avrà la città di Monaco come quartier generale per i suoi allenamenti.