La solita storia, lo sapevamo, ma abbiamo atteso l’ufficialità della notizia. E intanto in Argentina scherzavamo con Biagio Conte sull’imminente arrivo di Giovanni Ellena sull’ammiraglia della Eolo-Kometa.
«Allora lo sai?», rideva il siciliano.
«Che cosa? Ma figurati…», rispondevamo con identica allegria.
«E’ uno in gamba – ancora Conte – e una mano ci serviva».
Tutti gli uomini di Savio
Adesso che il comunicato è arrivato, si può finalmente condividere il cammino che ha portato il direttore sportivo piemontese nella squadra di Basso e dei fratelli Contador, al termine di un periodo non semplice. Dalla scorsa estate, quando è stato palese che la Drone Hopper fosse una bolla di sapone già scoppiata, tutti coloro che erano coinvolti nel progetto hanno iniziato a cercarsi una nuova casa.
Mariano Umberto, osteopata, è andato alla Tudor. Andrea Foccoli, meccanico, alla Ineos. Stefano Di Zio, massaggiatore, alla Israel. Andrea Zanardini, massaggiatore, alla Bardiani. Barbero e Tessaro al UAE Team Adq, Paolo Alberto, massaggiatore, alla Eolo. Licio Scartozzi a giornate sul bus della Jayco-AlUla e a breve su quello della Ineos. Lo staff di medici e preparatori alla Bardiani.
Fra i direttori sportivi non è stato facile. Daniele Righi, l’ultimo arrivato, non è riuscito ancora a sistemarsi, ma potrebbe entrare nella continental di Savio. Spezialetti è alla Bingoal. Canciani alla China Glory. Cheula ha un negozio di bici ed è team manager della Aries nei dilettanti. Ellena (che in apertura è con Bernal dopo il Tour 2019, nel Ristorante Buasca in cui l’ha accolto) ha trovato la sua strada.
A che punto si è palesata l’opzione Eolo?
E’ venuta fuori con il passare dei giorni. Per un po’ c’erano stati dei contatti con una WorldTour, ma l’ipotesi è naufragata. Ho fatto un colloquio e ne siamo usciti anche bene, poi però non se ne è fatto niente. Tutto sommato però, sono contento che sia andata così.
Perché?
Magari è il discorso della volpe e l’uva, però mi chiedo se in certe squadre sia ancora possibile fare il direttore sportivo per come lo intendo io. Non ho mai provato, quindi non posso dirlo, però mi sembra tutto molto sterile, freddo. Da quello che si sente dire, le persone sono come numeri. Qua invece, anche se inizio in punta di piedi, mi sento già parte del gruppo.
Sorpreso?
Non mi aspettavo una fiducia del genere. Ci sono colleghi con cui parlo un po’ di più, come possono essere Volpi, oppure ogni tanto il “Brama” con cui si scherza, oppure Cozzi. Con Zanatta invece penso di non essermi sentito al telefono una sola volta in tanti anni, quindi mi fa molto piacere il fatto che loro abbiano così fiducia. Vuol dire che fondamentalmente l’ho mostrata sul campo.
Come è avvenuto il contatto?
Questa è stata una cosa un po’ strana. Ivan Basso l’avevo sentito già due anni fa. Poi con Drone Hopper era venuto fuori un discorso di crescita, quindi avevamo lasciato perdere per vari motivi. A dicembre ho semplicemente fatto a Ivan gli auguri di Natale e il giorno di Santo Stefano mi ha chiamato Zanatta, chiedendomi come fossi messo. Non credo che le due cose siano in relazione. Perché effettivamente loro avevano bisogno di un supporto (alla fine del 2022 Sean Yates ha lasciato la squadra, ndr) e lì è iniziato il discorso.
Nel frattempo avevi cominciato a lavorare con la continental?
Sì, ma di fatto non si sapeva che cosa diventerà. Potrebbe essere anche un bel progetto, però non lo sentivo mio. Avevo già cominciato a organizzare anche il modo di farli venire in Europa. Dovrò sempre ringraziare Savio e Bellini per avermi introdotto in questo ambiente. Ho imparato tanto da loro, ma l’idea di trovare nuovi stimoli mi è subito piaciuta.
Cosa è successo dalla telefonata di Zanatta?
Mi hanno invitato per due giorni in Spagna. Sono stato a Oliva con loro e abbiamo parlato di punti di vista, vari aspetti del lavoro. Finché mi sono trovato allo stesso tavolo per un colloquio con Alberto e Fran Contador, Zanatta e Basso e abbiamo chiuso il discorso.
Inizialmente si era parlato di un contratto a giornate?
Vero, però alla fine abbiamo trovato la soluzione di fare un mezzo fisso, chiaramente molto ridotto. Ho detto che il contratto a giornata non è nella mia mentalità. Voglio sapere tutto di tutti, infatti ieri sera abbiamo già fatto la prima riunione online con i preparatori e i diesse, anche se chiaramente in questo momento posso solo ascoltare. Ho chiesto di essere coinvolto, perché quando il direttore sportivo va a una corsa, deve sapere di cosa parla. Non deve essere quello che è lì per una sola giornata, non vado solo per guidare la macchina. Ho visto che quando ho fatto questo discorso, l’hanno apprezzato e hanno capito la mia filosofia.
In squadra trovi qualche corridore con cui hai già lavorato, giusto?
Sì, Gavazzi e anche Mattia Bais. Poi c’è qualche pallino del passato come Fancellu, che non conosco bene, ma avrei sempre voluto conoscere meglio per sentire cosa c’è sotto. Sarebbe tutto più facile se fossi entrato al primo ritiro, ieri sera l’ho detto durante la riunione. Ho passato la maggior parte del tempo ad ascoltare, perché sentivo tantissime cose completamente nuove dal punto di vista delle caratteristiche di corridori che non conosco. E quindi dovrò imparare tutto pian pianino.
Si comincia con il Gran Camino…
Andrò con Jesus Hernandez, quindi farò la seconda ammiraglia, ma ben volentieri perché questa squadra è un meccanismo nuovo, quindi devo capire come funziona.
Nel frattempo hai parlato con Savio e Bellini?
Prima di andare in Spagna ho chiamato Bellini, mentre a Gianni che era ancora in Venezuela, ho mandato un messaggio quando sono tornato e avevo ormai raggiunto l’accordo. Poi ho richiamato Marco, spiegandogli la situazione. Entrambi hanno detto che faccio bene, dall’altro lato ovviamente dispiace, perché siamo stati insieme per 17 anni, ma hanno capito il mio punto di vista.
Che cosa ci si aspetta in una squadra nuova?
Ho già ottenuto tantissimo. La fiducia che ho visto da parte di Basso e di Zanatta e l’apertura nei miei confronti da parte dei due fratelli Contador, che non mi conoscono, è un ottimo punto di partenza. Adesso sta a me dimostrare qualcosa. Dopo tanti anni, voglio provare qualcosa di diverso. Ho avuto parecchie volte la voglia di cambiare, ma non c’era stata mai l’occasione. Adesso è arrivata, e voglio sfruttarla davvero al mio meglio.
Nel frattempo ti sei rimesso sui libri…
Ho sentito la necessità di crescere. Se vai a fare dei colloqui, che cosa metti sul piatto? Se l’esperienza non basta, devi metterci la cultura, la preparazione e la voglia di imparare ancora. Quindi ti rimetti a studiare. Diciamo spesso che i tecnici italiani sono i più bravi e sono anche d’accordo. Però attenzione, perché sta arrivando un’ondata di giovani che sono molto più preparati. E’ vero che a livello psicologico e di conoscenza dei ragazzi forse siamo migliori, perché la mentalità latina e italiana permette di avvicinarsi con maggiore empatia alla persona. Devi essere bravo a capire il momento di crisi, ma anche a indicare la strada giusta. E se non hai una base di preparazione importante, il ragazzo giustamente scappa.
Ti è mai capitato di non sapere cosa rispondere?
Ancora no, perché di fronte alla situazione più spinosa, al massimo ho preso tempo e sono andato a documentarmi. Però in futuro vorrei essere pronto subito. E così mi sono iscritto a Scienze Motorie, anche se qualcuno mi ha preso per matto. Mia moglie mi ha dato un grande appoggio. Sia per riprendere gli studi, sia per cambiare squadra. E a me invece è venuto in mente il mio vecchio professore di inglese…
Cosa diceva?
Una volta, facendo una battuta in classe, raccontò che era andato da lui per delle ripetizioni un signore di 80 e passa anni. E lui gli aveva chiesto perché mai fosse andato a studiare inglese. E questo qua in piemontese gli aveva detto: «Ma metti che vado su e San Pietro parla inglese? Che cosa gli rispondo?». Volete che a questo punto anche io non possa mettermi a studiare a 56 anni?