«Ayuso ha voglia di vincere». Valoti stupito a metà

12.09.2022
5 min
Salva

Sul podio di un grande Giro a 19 anni e 336 giorni. Juan Ayuso era il corridore più giovane della Vuelta. Il campioncino della  UAE Emirates ha stupito tutti. O forse no. Forse questo risultato era già scritto nella pietra. Di certo lo era nelle sue gambe. 

Matxin, il tecnico del team asiatico, aveva detto che non si poteva fermare il talento. Gianluca Valoti che lo aveva avuto lo scorso anno alla Colpack Ballan conferma l’immensa voglia di vincere dello spagnolo. E allora ci si chiede ,questo eccellente risultato è davvero una sorpresa?

Ayuso a colloquio con Valoti lo scorso anno prima del via di una tappa alla Coppi e Bartali
Ayuso a colloquio con Valoti lo scorso anno prima del via di una tappa alla Coppi e Bartali

Sorpresa o no?

«Se mi aspettavo un suo podio – si chiede Valoti – direi di no, almeno non in partenza, non dopo la prima settimana. A quel punto ho creduto potesse arrivare tra i primi dieci invece questo ragazzo mi sorprende sempre di più. 

«Anche Remco (Evenepoel, ndr) era una scommessa e dopo il ritiro di Roglic si è aperto un posto sul podio, ma non credevo che Juan arrivasse a fare tanto. Specie militando in un team così forte. Con gente come Soler e Almeida, immaginavo dovesse aiutarli».

La squadra è un nodo cardine in questa storia. Prima della Vuelta lo stesso Matxin ci aveva detto che assolutamente Auyso non avrebbe corso grandi Giri in questa stagione. Poi c’è stato il contrordine e la convocazione per la gara spagnola. Il tecnico ci aveva parlato di ottimi dati, di un recupero eccellente dopo le gare di agosto da parte di Juan.

«Io credo – va avanti Valoti – che dietro questa sua presenza alla Vuelta ci sia una grande voglia del ragazzo stesso. La volontà di Ayuso ha dato una spinta decisiva. Juan è uno che punta in alto. Sempre.

«Ricordo anche quando era con noi che subito dopo il Giro U23 voleva passare con i pro’, che pensava alla Clasica di san Sebastian. E anche quella fu una decisione sua».

Il giovane catalano è è presto divenuto leader della UAE Emirates gestendo bene anche la pressione
Il giovane catalano è è presto divenuto leader della UAE Emirates gestendo bene anche la pressione

«Voglio la Vuelta»

Di certo Auyso lo scorso anno avrebbe potuto continuare a correre e a vincere molto con la Colpack. Ma per lui quello era un capitolo già passato. Messa in archivio la maglia rosa, sotto col prossimo obiettivo. 

«Con questo non voglio dire che la UAE lo abbia lasciato decidere da solo, avranno avuto di certo i loro dati e magari gli avranno detto di fare intanto dieci giorni e poi vedere come sarebbero andate le cose… questo non lo so, non vivo all’interno del team, ma sono certo che la sua influenza abbia inciso. Poi invece si sono ritrovati con lui capitano. E ci hanno anche dovuto puntare altrimenti sarebbe stato un fallimento».

Sul fatto di fare dieci giorni e alzare bandiera bianca però Matxin era stato chiaro: «Nonostante sia giovane, Auyso è un campione e i campioni non si ritirano. Se Juan parte è per finirla», ci aveva detto il basco. Su questo è stato chiaro.

Per Valoti uno dei punti di forza di Ayuso è la sua determinazione, unita ad una professionalità estrema
Per Valoti uno dei punti di forza di Ayuso è la sua determinazione, unita ad una professionalità estrema

Determinazione Juan

E da qui emerge un altro aspetto: quello della determinazione. Un aspetto che Valoti sottolinea.

Gianluca ricorda la prima volta che lo vide dal vivo, al suo arrivo in Italia. Dopo i primi appuntamenti online lo andò a prendere all’aeroporto in un piovoso e freddo pomeriggio di gennaio. La prima cosa che Juan gli chiese fu quella di uscire in bici, nonostante la pioggia. E così fece.

«L’indomani – racconta il direttore sportivo lombardo – avremmo viaggiato verso il ritiro e non si sarebbe allenato. Non poteva stare fermo due giorni. E così una volta scaricato dalla macchina salì in bici.

«Oppure al Giro U23 voleva mangiare il più presto possibile, per andare a dormire presto e recuperare più degli altri. Per lui tutto ciò non sono sacrifici. Ama la vita da atleta. In quei mesi che è stato con noi, per certi aspetti è stato facilissimo gestirlo. Non dovevi dirgli nulla. A parte quale piccolo dettaglio sull’alimentazione, ma parliamo della ripartizione dei cibi come le quantità della pasta per esempio, sapeva già tutto».

«Io credo che la testa e la determinazione siano i suoi punti forti. Okay, conosciamo tutti le sue doti fisiche, specialmente rispetto ai suoi coetanei. Ma Juan ha il pallino della vittoria. Lui vuole vincere. Anche se si tratta di giocare con le biglie in spiaggia».

«E questo forse è anche un suo piccolo limite. Questa brama lo porta a volte a sbagliare, a commettere degli errori». E anche questo è vero. Ricordiamo quanto accaduto a Laigueglia ad inizio stagione. Voleva a tutti i costi la prima vittoria da pro’ che fu lui a chiudere su Covi in cima a Capo Mele, mettendo tra l’altro a rischio la vittoria di squadra (tre su quattro della fuga erano della UAE).

Grinta, concentrazione e sguardo “famelico” per Ayuso, qui a ruota di Evenepoel e Mas
Grinta, concentrazione e sguardo “famelico” per Ayuso, qui a ruota di Evenepoel e Mas

Analisi Vuelta

Sei volte nei primi dieci. Diciassettesimo in una crono lunga e per specialisti. Una grande costanza di rendimento e addirittura un attacco ancora nella ventesima tappa. Segno che il fisico e la testa erano ancora sul pezzo. Fausto Coppi vinse il Giro d’Italia a 20 anni, ed è tuttora il più giovane vincitore di un grande Giro. E neanche il compagno Tadej Pogacar fu in grado di fare tanto a 19 anni. Tadej infatti salì sul podio della Vuelta alla “veneranda” età di 21 anni (da compiere di lì a pochi giorni). 

Gli scenari sono ampi. Tutto ciò è sbalorditivo.

«Juan vuole vincere – ripete Valoti – ha ambizioni enormi. Lui parte sempre per vincere. Ogni tanto lo sentivo e mi diceva di quanto cercasse la vittoria. La prima l’ha ottenuta una ventina di giorni prima della Vuelta.

«Errori? Bah, difficile trovarli, magari ha fatto qualche scattino di troppo nella prima settimana, però è anche vero che non sapeva sin dove  sarebbe arrivato e che ruolo avrebbe avuto nella squadra. Ha messo fieno in cascina, diciamo così. Cercava subito un risultato».