Sei giorni all’assalto di Ganna: domande all’esperto

03.10.2022
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Meno di una settimana al record dell’Ora di Ganna. Lo staff Ineos Grenadiers sta per diffondere il programma di sabato 8 ottobre, quando nel velodromo svizzero di Grenchen, Pippo assalterà il primato dell’ingegner Daniel Bigham, stabilito il 19 agosto sulla stessa pista in 55,548 chilometri.

Nei giorni del mondiale, Cioni ci aveva anticipato parte del discorso. E così, in attesa di vivere la serata di Ganna e aspettando che oggi alle 14 si sollevi il velo sulla bici che userà, ci siamo rivolti ad Andrea Morelli, Direttore scientifico del Centro Mapei: la struttura creata nel 1996 da Giorgio Squinzi e affidata ad Aldo Sassi, che nel 1984 prese parte alla fantastica Ora messicana di Moser. Con Andrea avevamo già parlato di cosa succede dopo un’ora nel fisico dell’atleta, questa volta invece partiamo da più lontano. Abbiamo suddiviso questo interessante viaggio in due parti: la seconda sarà pubblicata oggi alle 17.

Che cosa significa fare il record dell’Ora? Perché è così difficile? E il fatto che Bigham sia riuscito a battere tutti i mostri sacri del ciclismo, da Merckx e Moser, vuol dire che la tecnologia lo ha reso più accessibile?

Perché è così difficile stabilire quel record?

E’ difficile perché è una prestazione di lunga durata, ma non lunghissima. E quindi devi essere in grado di mantenere un elevato livello di potenza per un tempo abbastanza lungo. Se pensiamo al modello fisiologico della prestazione ci si avvicina alla cosiddetta potenza di soglia o FTP. Questo significa produrre la massima potenza possibile per un’ora e stare a cavallo tra soglia e fuori soglia col pericolo di oltrepassare quel limite in cui l’equilibrio tra produzione e smaltimento di acido lattico può portarti velocemente ad esaurimento. Per definizione la soglia anaerobica è un’intensità che un’atleta allenato riesce a mantenere per 45-60’.

Quindi?

Il problema è che devi alzare il più possibile la tua soglia per spostare il punto in cui l’acido lattico inizia ad accumularsi. A seconda della tabella di pacing (andatura, ndr) che viene scelta, a volte questo limite è molto piccolo. Non devi rischiare di partire troppo forte perché accumuleresti troppo acido lattico e andresti incontro ad esaurimento precoce e saresti obbligato a rallentare nel finale. Ma dall’altra parte non devi partire troppo lento, perché poi dovresti accelerare nel finale quando anche altre componenti di fatica saranno già al limite.

Un equilibrio tanto delicato?

Sì, perché a questo livello di specializzazione il limite oltre il quale l’equilibrio si “rompe” è piccolo. Se lo oltrepassi la produzione di lattato supera lo smaltimento e quindi inizi ad accumularlo. Poi la fatica è comunque “multifattoriale” (nella scienza dello sport spesso si usa questo termine per includere fattori che non si conoscono ancora completamente, ndr) che comunque spingono l’atleta a rallentare.

C’è grande differenza fra una crono di un’ora e girare per lo stesso tempo in pista
C’è grande differenza fra una crono di un’ora e girare per lo stesso tempo in pista
C’è tanta differenza fra l’Ora e una lunga crono?

Un atleta come Ganna, o comunque uno specialista della cronometro è abituato al mal di gambe. Ha una grande sensibilità ed è abituato a questo tipo di sforzo. Però il problema è che anche una cronometro lunga come quella di un mondiale è diversa dal pedalare in pista per un’ora a tutta. Su strada trovi differenti condizioni, una curva, un tratto in discesa, un falsopiano oppure una salita e quindi la potenza subisce variazioni. In pista devi cercare di stare sempre concentrato e fare traiettorie migliori è fondamentale.

Perché?

Il fatto di disegnare traiettorie ottimali, giro per giro è fondamentale per la distanza finale. Perdi “meno” metri. Stare in posizione aerodinamica, spesso con poca visibilità, comunque controllando le traiettorie nelle curve rende la pista molto stressante. E a questo si aggiunge la fatica che nel finale si fa sempre maggiore. Quindi non è solo una questione di pedalare sotto sforzo un’ora. Magari qualcuno pensa che rispetto ad un tappone con 4-5.000 metri di dislivello non sia nulla ma si sbaglia, dal punto di vista fisiologico e mentale sei al limite.

Andrea Morelli è responsabile per il ciclismo presso il Centro Mapei Sport
Andrea Morelli è responsabile per il ciclismo presso il Centro Mapei Sport
Tutti rispondono allo stesso modo?

No. Ogni atleta ha caratteristiche specifiche di resistenza e di capacità anaerobica lattacida ed alattacida. Quindi magari uno ha una soglia leggermente più bassa, ma una capacità anaerobica lattacida maggiore e quindi è in grado di lavorare fuori soglia più di un altro. Ma resta il fatto che per questo tipo di prestazione è fondamentale avere una potenza aerobica ed una soglia elevata per allontanare il momento in cui cominci ad accumulare fatica e sei costretto a rallentare.

E’ importante conoscere la pista?

Tantissimo. Ganna arriva da anni di lavoro sia per la cronometro sia per la pista. Quindi la gestione del carico di lavoro, che è sempre un po’ delicata perché sei sempre al limite ed è facile sbagliare – facendo un po’ troppo quando stai bene e troppo poco magari quando non lo sei – per lui non è un problema. Ma tecnicamente in pista è uno dei migliori. Penso che sia uno dei pochi che possa spostare ulteriormente in alto il record dell’Ora.

E’ vero come ha detto Bigham che ormai il record è solo aerodinamica?

No, secondo me Bigham ha comunque dimostrato di essere un atleta forte. Poi magari nel suo caso potremmo dire che fare il record dell’Ora non coincida col vincere anche cronometro su strada, questa è una cosa diversa. Sicuramente essendo un ingegnere aerodinamico ha lavorato nei minimi particolari per ottimizzare la sua posizione, ma credo che anche dal punto di vista atletico abbia dovuto lavorare molto. Come del resto credo sia stato fatto con Ganna.

Si è subito detto che il tentativo di Bigham fosse un test in vista del record di Ganna (foto Ineos Grenadiers)
Si è subito detto che il tentativo di Bigham fosse un test in vista del record di Ganna (foto Ineos Grenadiers)
Di certo Pippo non partirà senza avere riscontri precisi…

Il lavoro fatto sia in galleria del vento sia nell’ottimizzazione della posizione in generale e dei materiali nel suo caso sarà spinto al massimo. Tutte le cose sicuramente sono state analizzate nei minimi dettagli, ma questo nulla toglie al record di Bigham. Certamente lavorando dal punto di vista aerodinamico il vantaggio c’è, però non mi aspetto che Bigham rispetto a Ganna abbia un coefficiente di penetrazione aerodinamica del 30-40 per cento migliore e quindi copra una differenza di potenza così elevata. Quando vai a ottimizzare la posizione di un atleta già specialista, vai sempre a ricercare margini minimi, del 2-3 %. Arrivare al 5 sarebbe manna dal cielo.

Quindi il vantaggio aerodinamico non trasforma un ingegnere in un campione.

Si lavora sempre su piccoli margini. Non è che parti da una posizione da strada e la trasformi in una da crono e per magia riesci a risparmiare il 20-30 per cento di potenza. Stiamo parlando di posizioni già ottimizzate. Non penso che Bigham partisse da una posizione a cronometro in cui è riuscito a limare il 15 per cento. Probabilmente partiva già da una buona posizione e poi ha lavorato per migliorarla, ma anche sulla potenza e la tenuta. Perché è naturale che devi avere potenza elevata per fare queste velocità, ma devi anche essere in grado di mantenere questa velocità per molto tempo.

La seconda parte dell’articolo sarà pubblicata oggi alle 17

La dura vita del cronoman. Un viaggio con Guercilena

22.09.2022
6 min
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Il fatto che l’asticella continui a salire non è sempre un bene. Sì, vediamo medie orarie strabilianti, campioni fare numeri intriganti, ma di pari passo aumenta lo stress a cui è sottoposto l’atleta, specialmente colui che che è chiamato a vincere. E ancora di più se è un cronoman. Non ultimo l’esempio di Filippo Ganna, “solo” settimo a Wollongong. Come se un settimo posto al mondo fosse robetta.

Certo che se si vince sempre, poi in qualche modo si è condannati al successo e la vittoria diventa lo standard: tutto ciò che non lo è considerato dalla massa un fallimento. Pensiamo a Pogacar al Tour. Ma non è vero. Avviene così nel calcio, nella Formula 1, nel tennis.

Tornando al nostro mondo, questo concetto del “dover vincere” viene amplificato nell’esercizio della cronometro individuale. Disciplina assai complessa, specie appunto nel ciclismo attuale in cui ogni minimo aspetto fa brodo ed è esasperato.

Ne abbiamo parlato con Luca Guercilena, ora team manager della  Trek-Segafredo, ma prima direttore sportivo e preparatore anche di un certo Fabian Cancellara

Guercilena con Cancellara. Eccoli alla cerimonia in cui veniva dedicato uno sterrato della Strade Bianche al cronoman svizzero
Guercilena con Cancellara. Eccoli alla cerimonia in cui veniva dedicato uno sterrato della Strade Bianche al cronoman svizzero
Luca, in questa specialità hai visto lo svizzero crescere, vincere, poi avere una flessione (a crono) e quindi tornare a vincere sul finire della carriera… La crono pesa più della strada dunque?

E’ chiaro che parliamo di una disciplina che richiede un grande impegno mentale. Per prepararla devi fare tanti chilometri, tanti lavori specifici e tutti con un grande sforzo. L’impegno pertanto è fisico ma anche mentale e le energie mentali non sono infinite. In più mettiamoci che al di fuori di qualche seduta dietro motore, in cui sei a ruota dell’allenatore, per il resto del tempo sei solo. Puoi contare solo te stesso. Non è come su strada che puoi condividere la fatica. Questo accentua non poco lo sforzo e il dispendio mentale.

Come ti spieghi questa “onda” nella carriera di Cancellara? 

Io ho seguito Fabian all’inizio della sua carriera (in Mapei Giovani, ndr) e poi negli ultimi anni. Per me molto dipende anche dagli impegni e dai programmi che si fanno con la propria squadra. Nei primi anni ha lavorato sulla crono. E’ cresciuto ed ha vinto. Poi nella fase centrale della sua carriera si è concentrato maggiormente sulle classiche, per poi tornare a puntare sulle prove contro il tempo nelle ultime stagioni.

Per esempio, Rogers ha detto in questi giorni a Wollongong, che dopo il terzo titolo mondiale aveva quasi la nausea pensando alle crono…

Hai talmente tanta pressione che ad un certo punto molli. Si tratta di una disciplina così specifica che quando l’abbandoni e poi torni a concentrarti su di essa la riprendi subito. Implica delle caratteristiche fisiche che ti restano addosso… per tornare all’esempio di Cancellara. Anche Tony Martin ad un certo punto ha detto basta. Lui ha avuto una crescita lineare e poi ha “cambiato mestiere”, si è messo a lavorare per altri. Rogers, è sempre stato forte a crono, sin da juniores. Io l’ho avuto quando vinse il suo secondo titolo a Verona. Poi ad un tratto ha cercato di fare classifica nelle corse a tappe e ha lasciato il discorso crono… Anche se sia lui che Martin restavano due cronomen molto forti.

In corsa e in allenamento il cronoman è solo
In corsa e in allenamento il cronoman è solo. E questo di certo non facilita le cose
Quindi è certamente un peso elevato. E anche in virtù di ciò, a tuo avviso si può fare un paragone con la maratona del podista? Loro hanno due grandi focus l’anno, sui quali si riversa una grossa pressione: i tanti aspetti da mettere a fuoco, i dettagli su cui lavorare…

Direi di sì, ma è un po’ tutto il ciclismo attuale che cura i dettagli al limite. Se ripenso all’Olimpiade del 2016 con Cancellara e ancora di più a come preparai Rogers per Verona e Madrid (anni 2004 e 2005, ndr) già c’era una bella differenza. In quelle occasioni sostanzialmente si lavorava con le corse su strada e si rifiniva con dei lavori a crono.

E adesso invece?

Ora si fa un lavoro superspecialistico: le medie sono più alte e più alto è il numero dei competitor. Se vogliamo, prima era una disciplina di nicchia, adesso il podio invece è l’obiettivo di molti e chi punta alla vittoria deve avere numeri ancora più alti. Tutto, dunque, è più estremizzato.

Prendiamo l’esempio di Ganna, settimo. Pippo viene da un anno estremamente dispendioso dal punto di vista psico-fisico: il prologo del Giro con la maglia rosa in ballo, le Olimpiadi, il mondiale a crono, il mondiale su pista, i tanti ritiri… Tutto ciò incide?

Di certo può pagare tutto ciò, ma questo discorso vale anche per Van der Poel. Anche lui quest’anno non è stato super a lungo come gli altri anni. Se tu fai la multidisciplina la tua stagione in pratica non finisce mai. E tutto ciò ripetuto negli anni si fa sentire. Non sei al tuo livello. Non raggiungi i tuoi obiettivi. Strada e pista, cross e strada, strada e Mtb: tenere alto il livello per tutta la stagione è molto complicato. E poi c’è un altro aspetto a mio avviso che conta molto.

Dover essere ogni volta chiamato a vincere non è facile… specie se si è dei cronoman come Ganna
Dover essere ogni volta chiamato a vincere non è facile… specie se si è dei cronoman come Ganna
Quale?

Questi grandi atleti della multidisciplina hanno colto risultati importanti in tempo di pandemia, quando si viaggiava molto meno. Non c’erano trasferte esagerate, ma adesso che si è tornato a farle tutto è più complicato e si paga dazio. E’ un dato di fatto. Con questo non voglio dire che sono contrario alla multidisciplinarietà.

Sempre parlando di Ganna, per lui è stato programmato (l’8 ottobre prossimo) anche il tentativo di Record dell’Ora e, sembra, il condizionale è d’obbligo, che Pippo stesso non fosse super contento di farlo in questo momento. Il rischio è di esporlo ad un fallimento…

Su questo non posso dire molto. Non conosco le condizioni precise dell’atleta, ma suppongo che se la Ineos-Greandiers abbia programmato il tentativo in questo momento è perché pensano di riuscirci. Ma sono cose in seno alla loro squadra.

Luca, quanto tempo serve per preparare una crono importante come quella iridata o olimpica?

Non meno di due mesi. Quando con Cancellara abbiamo preparato quella di Rio 2016 abbiamo fatto due mesi di lavori specifici, con anche 15 giorni di Tour de France. Per raggiungere la condizione al 100%, totalmente finalizzata a quello specifico obiettivo, servono due mesi. Anche tre.

Dopo aver conquistato il terzo titolo iridato a crono, Rogers ha avuto la necessità di rivedere i suoi obiettivi
Dopo aver conquistato il terzo titolo iridato a crono, Rogers ha avuto la necessità di rivedere i suoi obiettivi
Parlando ancora di multidisciplina e di molteplici impegni, tu quale credi sia il binomio migliore per un cronoman?

Quello strada-pista, decisamente. Quella dell’inseguimento e quella crono sono due discipline molto simili. L’adattamento è più facile. Anche se inseguimento e crono sono due estremi: uno dura 4 chilometri ed è molto violento, l’altro magari ne misura 40… Quel che cambia è l’intensità, ma le caratteristiche sono quelle. 

Ti abbiamo fatto questa domanda perché una volta Davide Cassani ha detto che il biker è un buon cronoman…

Un crosscountrista fa uno sforzo di un’ora e mezza e un crossista di un’ora: sono sforzi adeguati alla durata di una crono. Un crossista fa tanti rilanci brevi e intensi con sforzi simili a quella di uno sprinter, ma non tutti i crossisti sono buoni velocisti. Come ho detto, credo che l’inseguimento su pista sia vicino alla crono, anche per aspetti fisiologici. Poi molto dipende dalla lunghezza della prova. Fossero state crono vecchio stile, cioè di 70 chilometri, allora sarebbero emerse le qualità dello stradista anche nelle gare contro il tempo. Ma vista la lunghezza media nel corso dell’anno, oggi le crono sono più da pistard.

Tutte le strade che portano all’Ora: Cioni apre la porta

20.09.2022
7 min
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Cioni si aggira discreto come sempre nell’area box del mondiale, con gli occhi che scannerizzano il mondo e il sorriso educato. Ne approfittiamo e gli chiediamo di fare due chiacchiere sul record dell’Ora di Ganna, di cui è allenatore dai primi passi nel team Ineos Grenadiers. Pertanto, approfittando di un tavolo al sole che mitiga le raffiche di vento australiano, proviamo a collegare i puntini del discorso.

Cioni si intrattiene con Baffi e Cornacchione, massaggiatore e meccanico Ineos ora in azzurro
Cioni si intrattiene con Baffi , massaggiatore Ineos ora in azzurro
Facciamo un passo indietro, quando nasce il progetto Ora legato a Pippo?

E’ stato la conseguenza del fatto che da pistard si è trasformato in un cronoman. Per cui abbiamo pensato che l’Ora fosse una sorta di Olimpo in cui potrebbe trovare posto.

Non doveva provarlo dopo un grande Giro?

L’idea era di attaccarlo dopo il Tour. Però va preparato in un certo modo anche a livello tecnico e non avevamo il tempo di fare tutto. Se vuoi curare tutto per bene, lo devi comunque studiare e a fine luglio abbiamo capito che non ci sarebbe stato lo spazio per i test necessari.

Il record di Bigham è stato funzionale al tentativo di Ganna?

Bigham ha fatto un lavoro di test. Fa parte del team del record di Filippo, però è solo un componente, come ce ne sono molti altri. Lui si è occupato del materiale della bici. Il fatto che poi abbia provato e centrato il record è stata una cosa sua. Lo avrebbe fatto indipendentemente da Filippo, tant’è vero che mentre noi pensavamo a una data, lui è rimasto nella sua. Alla fine lui aveva solo questo, mentre con Ganna si sta provando a incastrare il record dell’Ora fra la stagione estiva e quella della pista.

Gli studi di Bigham saranno utili a Ganna, ma il suo record è stato fatto in autonomia (foto Ineos Grenadiers)
Gli studi di Bigham saranno utili a Ganna, ma il suo record è stato fatto in autonomia (foto Ineos Grenadiers)
Che cosa serve?

Tempo per fare tutti i test sul materiale, che possono essere le ruote, la bici, alcuni componenti. Però sono test oggettivi, che quindi in parte possono essere fatti da qualcun altro.

Perché l’8 ottobre?

Per avere il tempo di fare i test e salvare i mondiali su pista. Una parte di prove le abbiamo già fatte dopo il Tour a Montichiari, una parte la faremo dopo. Alcuni materiali li avevamo già provati a maggio in galleria. La bici non era pronta, perciò ci abbiamo lavorato nell’ultimo mese. E c’è una parte invece dedicata ad alcune prove e alcune definizioni tecniche che verranno fatte nell’arco dei 10 giorni precedenti

Sembra tutto molto compresso…

Se il mondiale non fosse stato fuori dall’Europa, potevamo anche andare su una data diversa. A dire la verità, avevamo anche valutato di farlo in Australia. Avevamo trovato una pista, ma le condizioni meteo del periodo non sarebbero state ideali. Poi abbiamo pensato anche a Tokyo, però il discorso è rientrato perché sarebbe stato difficile fare test pre-evento, se non nell’immediato. Ci abbiamo pensato molto a Tokyo, però alla fine abbiamo dovuto mollare la presa. Quindi l’unica opzione rimasta era tornare in Europa.

Secondo Cioni, il passo falso nella crono è dovuto a un giorno storto. La riprova domani nel Team Relay
Secondo Cioni, il passo falso nella crono è dovuto a un giorno storto. La riprova domani nel Team Relay
Perché Grenchen?

E’ la pista più veloce che abbiamo in Europa. Il problema è che non si può fare durante la settimana, perché c’è il mondiale in vista e in quella pista si allena la nazionale svizzera. Ecco perché siamo arrivati al sabato. La domenica sarebbe troppo avanti, perché con la qualificazione del quartetto il mercoledì successivo, non ci sarebbe abbastanza recupero. Dispiace che sia stata vista in modo negativo e non potenzialmente come un grande evento anche per l’Italia. Comunque si correrà a un orario diverso (si parla di prima serata, ndr) e Filippo in ogni caso non avrebbe fatto il Lombardia. 

Quale sarà il suo programma dopo il Team Relay di domani?

Prima c’è da recuperare dal viaggio, arrivando a casa venerdì. Dovrà riprendere il fuso italiano, quindi i primi giorni saranno più un mini break mentale. Poi da lunedì prossimo iniziamo a lavorare, abbiamo due settimane finalizzate sull’Ora, con alcuni lavori mirati invece al campionato del mondo pista.

Tu sei un uomo Ineos, però sei soprattutto il coach di Pippo e con Villa segui anche il discorso della preparazione per la nazionale: non ti sembra che a livello di grandi appuntamenti, Pippo sia un po’ troppo sollecitato?

Il problema di Pippo è che ha vinto così tanto, che se non vince è già un risultato mediocre e se non fa podio è un disastro, senza andare a vedere che dietro ci possono essere altri motivi. Però questo è Pippo. Gli piace, ci tiene alla maglia della nazionale, è sempre orgoglioso di portarla. Dà sempre il massimo, magari a volte dovrebbe essere un pochino più egoista, ma non sarebbe più lui. Quindi è chiaro che sarebbe facile puntare a un appuntamento solo, ma lo troverebbe limitante. La pista è dove è nato. La pista è comunque funzionale a ciò che deve raggiungere. Magari fra qualche anno si cambierà obiettivi e non sarà più così utile, però al momento la pista è centrale anche a livello di allenamento.

Il Team Relay agli europei di Trento 2021 è stato funzionale ai mondiali di Bruges, poi vinti da Ganna
Il Team Relay agli europei di Trento 2021 è stato funzionale ai mondiali di Bruges, poi vinti da Ganna
Quindi non vedi un eccesso di attività di alto livello?

Prendiamo gli europei dell’anno scorso, che sulla carta si potevano evitare. In realtà sono stati un passo di avvicinamento al mondiale, perché erano una settimana prima. Potevamo fare solo la crono, però alla fine si decise di fare anche il Team Relay perché erano ravvicinati e formavano un bel blocco di lavoro in vista del mondiale della crono.

Bigham ha detto che il suo record, ottenuto con i pochi watt di cui dispone, dimostra che l’aerodinamica è cruciale. Pippo ha il motore, si può immaginare un record sensazionale?

Bisogna vedere che cosa si intende per sensazionale. Se pensano 60 chilometri, allora no. Se parliamo di misure meno esagerate, allora sì. Abbiamo una tabella di cui parleremo poi, ma non proveremmo se non pensassimo di poterlo battere. 

Come ci arriva Pippo, secondo te dal punto di vista della condizione?

La condizione c’è e secondo me la crono di domenica scorsa è stata una giornata storta. Lo capiremo con il Team Relay di domani. E se fosse qualcosa di diverso da una giornata storta, bisognerà capire cosa non ha funzionato. Però personalmente sarebbe una grossa sorpresa.

La bici sarà la stessa di Bigham o sarà già in carbonio?

Sarà ugualmente in alluminio e non so se sarà la base per una in carbonio (la sensazione è che sappia tutto, ma non possa dirlo, ndr). E poi la presenteranno più avanti, meglio non dire cose. Il resto dei materiali è simile, ma non identico. Il body di Pippo sarà diverso, perché in un’ottica di personalizzazione, quello che è andato bene a Bigham non va bene per Ganna. Quello che userà in pista è in linea con quello che già usa su strada. Il casco sarà quello che usa già. Ci saranno i copertoncini, le stesse ruote di Bigham perché erano un progetto unico. Diciamo che Bigham è stato il tester del materiale sviluppato per Filippo. E invece a livello suo, il materiale che userà era stato pensato per il record dell’Ora, ma l’ha usato anche al Tour.

Body e casco utilizzati al Tour erano già frutto della ricerca sull’Ora
Body e casco utilizzati al Tour erano già frutto della ricerca sull’Ora
Il rapporto è stato scelto?

No, abbiamo due possibilità e bisognerà verificare la possibilità di montarlo. Diciamo una con il 14 e una con il 15.

Davanti il 60 o il 63?

Molto di più…

Altro non dice, un po’ perché alcuni dettagli sono da studiare e un po’ per obblighi di riservatezza comprensibili in una squadra così e prima di un evento di questa portata. Ineos sta trattando una partnership con la Rai per la messa in onda. Il castello è enorme e poggia tutto sulle spalle di un solo uomo. Speriamo che ancora una volta siano spalle da gigante.

EDITORIALE / La legge di Newton, Ganna e le cose della stampa

19.09.2022
5 min
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E’ tutto un fatto di equilibrio, in fondo. Pertanto, applicando il principio di azione e reazione, tanto vieni portato in alto quando vinci, per quanto verrai tenuto sotto quando qualcosa si incepperà. Nello sport e soprattutto in Italia, la terza legge di Newton ha un’applicazione quasi perversa. Puoi diventare dio e il giorno dopo ritrovarti servo della gleba. E a quel punto nel mirino finisce anche la decorazione del casco. Chi ha avuto la fortuna di lavorare negli anni di Pantani sa di cosa stiamo parlando. Ieri la scure si è abbattuta su Filippo Ganna, che ha accusato il colpo, forse perché finora non ne aveva ancora sperimentato il taglio.

Nella vicenda in sé, quel che ha uno strano sviluppo è il metro di certe valutazioni. Per cui la frase di Ganna dopo la resa nasconde una profonda verità. «Se vincevo – ha detto – erano tutti felici. Ma a quanto pare perché è venuto un settimo posto, ho fatto il flop dell’anno».

Ganna è arrivato bene al mondiale, come conferma la vittoria del prologo al Giro di Germania
Ganna è arrivato bene al mondiale, come conferma la vittoria del prologo al Giro di Germania

La tutela di Ganna

Questo concetto lo abbiamo parzialmente affrontato dopo la crono, oggi andiamo oltre. Al pari dell’indignazione per il monumento Lombardia picconato dal record dell’Ora, vogliamo chiederci in che modo sia gestito il monumento Ganna. E se la sua generosità non stia diventando la sua condanna.

Lo scorso anno 66 giorni di gara: neanche tanti, direte. Ma se si entra nello specifico, si nota che oltre al Giro d’Italia con le due crono vinte e i tanti chilometri tirati per Bernal, al cumulo dei giorni vanno aggiunti le Olimpiadi (5° nella crono e oro nel quartetto) e subito dopo i campionati europei (2° nella crono e ritirato su strada), i mondiali strada (oro nella crono) e per finire i mondiali su pista (oro nel quartetto e bronzo nell’inseguimento individuale). Ciascuna di queste prove ha richiesto ritiri e lavori specifici. Quanto è logorante un calendario del genere? Quanto costa in termini nervosi? E quanto questo stillicidio toglie freschezza alla preparazione successiva?

Quest’anno, finora, 66 giorni di corsa: gli stessi di fine 2021. Il Giro è stato sostituito dal Tour e nel mezzo ci sono stati ugualmente gli europei della crono (bronzo), i mondiali crono (settimo posto) e mancano ancora il Team Relay di mercoledì, quindi il record dell’Ora e i mondiali in pista. Fermo restando che nell’anno post olimpico tutti gli atleti che abbiano vinto accusano una flessione di rendimento, non è forse sbagliato pretendere che Ganna continui a vincere e criticarlo se non ci riesce? E non è poco lungimirante da parte di chi lo gestisce continuare ad assecondarne la generosità?

La sala stampa di Wollongong, dimensionata per i soliti numeri, appare ancora deserta
La sala stampa di Wollongong, dimensionata per i soliti numeri, appare ancora deserta

Dal nostro inviato

Chi ieri fosse stato accanto a Ganna mentre si scaldava avrebbe colto dei segni di nervosismo. Probabilmente perché Filippo, come poi ha detto, si era accorto dal mattino di non avere grandi sensazioni e sapeva di avviarsi verso una gara nella quale è impossibile nascondersi. Se non stava davvero bene, tutti lo avrebbero visto. Gli amici. I parenti. E anche i tifosi che non lo conoscono, ma gli vogliono bene. E che, al pari di coloro che lui ha citato nelle sue scuse, si sono alzati per vederlo correre.

Il guaio è che ieri accanto a Ganna eravamo davvero in pochi. E qui si apre un’altra pagina. Venire in Australia è stato un piccolo investimento, ma non esserci avrebbe significato interrompere il filo invisibile che permette al giornalista di raccontare dopo aver visto. Provando a dare una lettura obiettiva e non filtrata dai commenti di altri.

A Wollongong siamo in pochi, circa 150 tra giornalisti, fotografi e televisivi. Dall’Italia appena in 6. La Rai con Stefano Rizzato, Bicisport con Luca Neri, i fotografi Luca Bettini, Stefano Sirotti ed Eloise Malavan e ovviamente chi vi scrive. D’accordo, si sopravvive bene anche con il telefono, gli audio whatsapp e le videoconferenze ereditate dal Covid, ma se questa fosse la regola, perderebbe senso l’esistenza stessa degli inviati. Non è la stessa cosa, grazie al Cielo. Scrivere a migliaia di chilometri di distanza fa perdere il senso di umanità che si prova davanti alla vittoria e ancor di più alla sconfitta

Il clima di critiche non sta regalando alla nazionale la vigilia più serena
Il clima di critiche non sta regalando alla nazionale la vigilia più serena

La voce dei campioni

Il ciclismo, ha scritto giorni fa Pier Bergonzi in un corsivo sulla Gazzetta dello Sport commentando la sovrapposizione delle date di Lombardia e record dell’Ora, si diverte a farsi del male. Non potrebbe essere più vero, ma il problema va ben oltre la Classica delle Foglie Morte. Forse bisognerebbe avviare un’azione robusta contro la deriva imposta dall’UCI, che ha portato di recente alcuni grandi club a non mandare i propri atleti in nazionale. Anche questa una picconata niente male, di cui però si parla poco. E come sarebbe ingiusto per essa additare i corridori assenti, altrettanto lo è appellarsi a Ganna perché faccia cambiare la data del tentativo di Grenchen. La responsabilità nel caso specifico non è ascrivibile all’atleta, quanto ai suoi datori di lavoro. Che hanno imposto a lui il record e a noi la data, peraltro per dare modo a Filippo di partecipare ai mondiali in pista. Il mercoledì ci saranno le qualificazioni del quartetto e dovrà aver recuperato. E se dicessimo che uno dei due è di troppo?

Il timore, in questo momento di fulmini e saette, è che se quel record non arrivasse, anziché premiare l’eroismo di averci provato, si scriverebbe di arroganza per averlo fatto. E questo, parlando di sport, è un evidente squilibrio. Che vizia i rapporti fra giornalisti e campioni e di riflesso fra campioni e tifosi, laddove in certi momenti siamo noi più degli stessi social la loro voce verso l’esterno. Lo abbiamo visto nei mesi del Covid, cerchiamo di non dimenticarlo: cosa c’è di bello a raccontare il ciclismo perdendo la voce dei protagonisti?

Ganna, la sconfitta ci sta, la solitudine non aiuta

18.09.2022
7 min
Salva

Tobias Foss, norvegese di 25 anni di maglia Jumbo Visma, ha vinto la crono iridata e, come ha ammesso lui per primo, davvero non se lo aspettava. A Ganna invece è andato tutto storto.

«Sembra davvero di essere in un sogno – dice il vincitore – in realtà non ci credo ancora. Avevo buoni segnali e le mie gambe rispondevano benissimo. Avevo fiducia, ma non osavo sognare così in grande. Sarei stato contento di arrivare tra i primi dieci, sarebbe stato un sogno essere nei cinque, ma ora che posso indossare questa maglia per un anno, sarà molto speciale. Mi divertirò e cercherò di onorarla».

In fuga da tutti

Filippo Ganna ha tagliato il traguardo sbuffando, poi ha lasciato che la bici lo portasse via. Non si è fermato davanti allo staff azzurro e ha tirato dritto, uscendo dalle transenne in fondo. Già da qualche tempo, Pippo ha preso l’abitudine (quando va male) di non fermarsi troppo o non fermarsi affatto nella zona mista dove i giornalisti fanno domande. Questa volta, con un settimo posto veramente difficile da pronosticare ha preferito rifugiarsi nel camper della nazionale, scegliendo la solitudine.

Voglia di parlare comprensibilmente zero, ma è proprio in questi casi che il campione fa la differenza, affrontando la sconfitta a viso aperto e la testa alta. Certo però, guardandola dal suo punto di vista, non deve essere facile mandare giù un simile boccone, con quel record dell’Ora che gli hanno appiccicato addosso e che esige solo la perfezione.

«Non ho ancora parlato con Pippo – dice Velo appena sceso dal camper – ma alla partenza secondo me andava bene, poi la sensazione è stata che fosse un po’ legnoso. Però magari sono solo delle mie impressioni. Adesso dobbiamo condividere l’analisi della gara. Quello che posso dire è che l’avvicinamento era stato tutto liscio, perfetto».

Ganna ha dato più volte la sensazione di non trovare la posizione, tipica delle giornate storte
Ganna ha dato più volte la sensazione di non trovare la posizione, tipica delle giornate storte

I fattori esterni

Nelle fasi del riscaldamento, Ganna girava le gambe assecondando il rituale di sempre. Si aveva quasi timore di disturbarne la concentrazione, percependo la tensione del momento. A capo di un anno sotto tono, il mondiale poteva essere l’occasione giusta per rimettere tutto a posto. Ma poi, sotto tono… Quale altro campione olimpico di Tokyo, dopo quell’oro ha gareggiato e preso medaglie in rassegne europee e mondiali? Non si darà tutto troppo per scontato? Non è normale avere una flessione nell’anno post olimpico?

«Guarda come è tirato – diceva Cristian Salvato, ex cronoman e ora presidente dell’ACCPI – guarda che cosce sottili, non sembrano nemmeno le sue».

Tutto intorno lo staff azzurro era indaffarato, ciascuno preso nelle sue incombenze. I due meccanici nella messa a punto dei freni e del cambio. I massaggiatori verificando la borraccia e che fosse tutto a posto. Gli addetti alla comunicazione fissi per cogliere ogni dettaglio. Amadio che a un certo punto ha chiesto ad Affini cosa gli sembrasse.

«Bissegger – diceva il mantovano, che ha chiuso la crono al 13° posto – ha già fatto un bel tempo, voglio vedere quanto faranno questi con i motori superatomici (ammiccando alla volta di Ganna e di Pogacar che si scaldava nel camper accanto, dnr). Pippo sta bene, l’ho visto sereno. L’unica cosa che ha un po’ rotto sono state le chiacchiere esterne, ma contro quelle si può fare poco».

Poi Ganna è sceso dal camper con il gilet termico addosso. Ha bevuto un sorso d’acqua. E si è diretto verso il percorso, seguendo la bici di Fred Morini, che lo ha scortato fino alla partenza.

Un essere umano

«Un campione come Pippo – prosegue Velo – non si fa influenzare assolutamente delle voci esterne. Ha preparato questa crono e sono certo che l’ha fatto al 100 per cento. In questi giorni di avvicinamento ha fatto tutto quello che doveva. Si è visto che non ha trovato la pedalata giusta, perché si muoveva sulla sella. Ti scomponi, è normale. Però ci sta che sia una giornata no, anche se da lui ci si aspetta sempre il centro pieno. Non è una macchina, è un essere umano e la giornata no può averla anche lui.

«Foss invece – prosegue – non ce l’aspettavamo. Ho guardato un po’ quello che ha fatto e credo che sia stato eccezionale, perché ha recuperato così 10-15 secondi nel finale a Kung che è andato fortissimo. Povero lui, ancora una volta secondo. Mi dispiace. Per tutto quello che sta facendo negli ultimi anni e visto che Pippo non è andato bene, stavolta se la sarebbe meritata lui».

Un altro argento per Kung e un altro bronzo per Evenepoel. E Foss prende l’oro
Un altro argento per Kung e un altro bronzo per Evenepoel. E Foss prende l’oro

Ancora due barriere

Foss in qualche modo è d’accordo con lui. Non se lo aspettava e ha fatto fatica a realizzarlo per tutto il tempo che si è trattenuto con la stampa.

«E’ stata una cronometro – dice – in cui c’era a malapena tempo per recuperare. Non potevi mai lasciare che la potenza calasse. Le curve erano molto tecniche. Nelle parti dure e ripide dovevi andare al massimo. Potevi riprendere fiato solo nelle parti più veloci. L’abbiamo preparato bene, ho ricevuto un buon coaching e alla fine è andato tutto alla perfezione. Il momento in cui ho indossato questa maglia è stato sicuramente un momento molto speciale. E incredibile».

Ganna è sceso dal camper con lo sguardo afflitto ed è andato a sedersi nel furgone in partenza per Bowral, sede del ritiro della nazionale. Prima di chiudere lo sportello ha firmato l’autografo a un signore anziano. Sarà un’ora di strada in cui potrà cercare nell’oscurità oltre il finestrino le risposte alle domande che per primo si pone. La sensazione è che in questo anno storto, continuare a pretendere da sé la luna e noi a chiedergliela sia quasi un’ingiustizia. Al suo posto avremmo voglia di chiudere la stagione e staccare veramente per un lungo periodo. Ma noi non siamo campioni né schiavi del dover vincere: non abbiamo idea di cosa significhi. Il record dell’Ora, se sarà confermato, e i mondiali su pista saranno altre due barriere molto alte da saltare.

P.S. Alle 21,34 le parole di Ganna

Le parole di Ganna sono arrivate tramite un video dall’ufficio stampa della Federazione intorno alle 21,30 locali, circa quattro ore dopo la conclusione della prova, confermando quello che tutti hanno pensato: la giornata storta nel giorno sbagliato.

I messaggio di Ganna è arrivato tramite un video affidato all’ufficio stampa FCI
I messaggio di Ganna è arrivato tramite un video affidato all’ufficio stampa FCI

«Logicamente – dice – si viene dalla parte opposta del mondo non per indossare una maglia o un numero, ma si era venuti con degli obiettivi. Oggi le gambe non erano quelle dei giorni migliori e già stamattina quando mi sono svegliato non trovavo un ottimo feeling, al contrario dei giorni scorsi in cui invece anche con i ragazzi si riuscivano a tenere valori che facevano sperare. E’ andata così, c’è sì un po’ di delusione, però la gara è gara. Se vincevo erano tutti felici e a quanto pare perché ho fatto un settimo posto, ho fatto il flop dell’anno. Dispiace. Magari l’unico rimpianto è di aver fatto svegliare tanti amici o parenti presto per vedere la prova e poi è andata un po’ così»

Wollongong ci siamo, domani si comincia. Al via con le crono

17.09.2022
5 min
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Domani si comincia. Le squadre si stanno radunando a Wollongong e nella mattinata di domenica sarà la volta delle cronometro. Prima le donne, poi gli uomini. Si parte subito col botto, riservando alle categorie giovanili i giorni successivi.

E’ tutto un po’ confuso, forse anche per colpa della differenza di orario e dalla difficoltà iniziale nell’ambientarsi al nuovo mondo, dove è già inverno (anche se dall’Italia arriva notizia dell’annullamento del Memorial Pantani per l’ondata di maltempo che ha colpito la Romagna).

Budget a confronto

Alcune federazioni, come l’Irlanda o la Nuova Zelanda, hanno rinunciato a inviare la loro selezione per motivi economici, perché il prezzo del biglietto era troppo alto, mentre altre come il Canada, hanno chiesto ai corridori di pagarsi il viaggio. E se da un lato tutto questo potrebbe fornire la misura della fragilità del sistema, si può notare che la parte ricca del ciclismo – il WorldTour o comunque una sua parte – ha rifiutato di mandare i propri atleti ai mondiali perché impegnati nella caccia ai punti del ranking UCI. Compresa la Movistar, che ha privato Valverde dell’onore di chiudere la carriera con un campionato del mondo.

Bennati ha raggiunto stasera l’Australia: atterraggio a Sydney e poi di corsa a Wollongong
Bennati ha raggiunto stasera l’Australia: atterraggio a Sydney e poi di corsa a Wollongong

La perplessità è diffusa. L’UCI propugna la mondializzazione dello sport, per portare il gruppo laddove migliaia di persone avranno il privilegio e la possibilità di applaudire beniamini che altrimenti vedrebbero soltanto in televisione. Peccato che per lo stesso motivo nel 2016 andammo tutti a Doha, in un deserto torrido e inospitale, in cui neppure i cammelli si degnarono di salutare il passaggio del gruppo. Sarà proprio l’interesse dei tifosi a muovere le scelte della federazione internazionale?

Pericolo gazze

La natura australiana in proporzione si sta mostrando molto più calorosa rispetto a quella del deserto. E se in Italia è rimbalzata l’eco dell’aggressione subita da Evenepoel da parte di un uccello inferocito, il tema quaggiù è di attualità più stretta. Si parla del pericolo gazze, uccelli neri e bianchi che a queste latitudini sono assai popolari, che a settembre covano le loro uova e le difendono da qualsiasi cosa si muova nei dintorni del nido.

«Le gazze possono essere piuttosto territoriali – ha dichiarato Paul Partland dell’Illawarra Animal Hospital sulla stampa locale – e molte attività si svolgeranno nelle loro zone. Gli uccelli in picchiata tendono a prendere di mira le persone che sono sole e anche quelle che si muovono in modi molto veloci».

Così a Wollongong i cartelli avvisano passanti e ciclisti del rischio di uccelli in picchiata
Così a Wollongong i cartelli avvisano passanti e ciclisti del rischio di uccelli in picchiata

Ecco così che il racconto di Evenepoel assume un altro significato, unito a tutti gli altri avvistamenti segnalati da altri atleti. 

«Un uccello abbastanza grande – ha raccontato Remco – si è avvicinato molto e ha continuato a seguirmi. E’ stato terrificante. Ma questa è l’Australia, a quanto pare. Spero che sia l’unica volta che succede, perché ho avuto paura».

La conferma che non si sia trattato di un caso isolato è arrivata da Stefan Kung, secondo cui un compagno svizzero fosse già stato attaccato in precedenza da una gazza. L’Australia, annotano i giornali di qui, ha un sito web per la segnalazione di attacchi di gazze, con 1.492 episodi quest’anno e fra questi 192 feriti, spesso lievi.

Ganna concentrato

Ma adesso è tempo di parlare di corridori e corse. Ganna ha sulle spalle il peso del pronostico, un fattore che non gli è mai pesato. Pippo (in apertura con Sheffield sul percorso) si è preparato con Sobrero in altura a Macugnaga, ma ha curato altri aspetti della preparazione, visto che la crono di domani potrebbe essere meno filante e più esposta al rischio di rilanci.

Vittoria Guazzini è la nostra punta di diamante per la crono donne: è anche U23
Vittoria Guazzini è la nostra punta di diamante per la crono donne: è anche U23

Nella conferenza stampa su zoom della vigilia, il piemontese ha scacciato i fantasmi della tensione, dicendo di volersi concentrare unicamente su se stesso: la gara è un fatto di tempo. Se fai il più basso hai vinto. Pensare ai rivali non serve.

Di sicuro un risultato positivo sarebbe il miglior viatico verso il record dell’Ora finalmente annunciato, in cui il campione del mondo di crono e inseguimento si troverà a dover battere la distanza di un ingegnere apparentemente venuto dal nulla. Sfidarlo con la leggerezza di un mondiale vinto sarebbe senza dubbio meno pesante. La posta in palio non è affatto banale.

Evenepoel d’attacco

D’altro canto il suo sfidante principale Evenepoel non sfugge alle proprie possibilità. E dopo aver spiegato che non fosse il caso di tornare in Belgio dopo la Vuelta, vista la… minaccia di festeggiamenti, racconta di aver scoperto il percorso anche il giorno prima rispetto alle prove ufficiali che si sono svolte proprio oggi.

Evenepoel oggi per la seconda volta sul percorso, dopo il primo… asssaggio di ieri
Evenepoel oggi per la seconda volta sul percorso, dopo il primo… asssaggio di ieri

«Lo avevo già esplorato di nascosto – ha raccontato – in ogni caso è più difficile dell’anno scorso a Bruges. Il dislivello di quasi 400 metri si fa principalmente nei primi 8-10 chilometri di gara. La salita puoi confrontarla con mezzo Berendries (noto muro del Fiandre, ndr). E’ abbastanza difficile e posso contare sul mio peso. Ci saranno anche molte curve, quindi è un percorso piuttosto tecnico. Solo negli ultimi 6 chilometri lungo la costa potrò usare di nuovo la mia aerodinamica».

Ganna vs Evenepoel, la sfida iridata delle bici

13.09.2022
5 min
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La prossima rassegna mondiale vedrà diversi protagonisti, ma i riflettori sono puntati su due corridori. Non ci sarà Van Aert ed Evenepoel ha dimostrato di avere una gran gamba. Per noi ci saranno Filippo Ganna che lotterà per un’altra maglia iridata e con lui Affini e Sobrero.

Abbiamo chiesto a Giampaolo Mondini, uomo di collegamento tra Specialized e i team e Matteo Cornacchione, meccanico del Team Ineos (con un intervento di Federico Sbrissa di Pinarello) di fare il punto sulle bici dei due campioni. Cerchiamo di interpretare alcune scelte tecniche possibili e le curiosità legate ai mezzi meccanici per la crono mondiale.

Rispetto al passato, ci sono delle variazioni della posizione in sella, sulla bici da crono e su quella tradizionale?

MONDINI: «Remco ha cambiato la posizione in sella solo dopo il Lombardia, quello dell’incidente. Il setting è stato cambiato su entrambe le bici. Ci potrebbero essere delle variazioni in futuro sulle bici da crono, non tanto legate al corridore, quanto a nuovi parametri UCI che dovrebbero arrivare per la prossima stagione. Vedremo, ma in tal caso abbiamo già pronta la soluzione più adatta per Evenepoel».

CORNACCHIONE: «No, non ci sono state grandi variazioni e la posizione a crono di Filippo è quella ormai da tre anni, ovvero da quando ha cominciato ad usare il manubrio 3D. Una piccola differenza è presente solo nella parte alta delle appendici, tra la bici crono numero 1 e la numero 2. Ganna non ha cambiato neppure la posizione sulla bicicletta standard».

Al Giro di Germania Ganna ha usato la bici standard per la prova contro le lancette
Al Giro di Germania Ganna ha usato la bici standard per la prova contro le lancette
Quante ore sono state investite nella galleria del vento?

MONDINI: «Lo scorso inverno abbiamo fatto un giorno e mezzo, circa 15/16 ore totali di test. Le prove non consistono solo nella valutazione della posizione biomeccanica, ma si sviluppa anche con i materiali in dotazione; ad esempio i nuovi caschi».

SBRISSA: «L’attuale posizione in sella di Ganna è stata studiata/elaborata insieme al Team Ineos. Sì, è stata utilizzata la galleria del vento per creare il matching perfetto tra atleta e mezzo meccanico, senza dimenticare gli studi condotti direttamente all’interno di PinaLab. Il lavoro nel wind tunnel è stato eseguito qualche mese prima di produrre il nuovo telaio e le appendici. Ovviamente le analisi ci hanno permesso di fare dei confronti con la versione Bolide precedente.

«E’ difficile quantificare le ore spese in galleria – continua Sbrissa – ma comunque si tratta di un lavoro lungo e complesso, sicuramente necessario a questi livelli. La posizione in sella di atleti di questa caratura non si cambia praticamente mai, una volta studiata e trovata quella ottimale. Le simulazioni sui miglioramenti aerodinamici di telaio/componenti possono essere fatti tranquillamente a CFD, perché sulla base del medesimo setting del corridore, si analizzano in modo approfondito le variabili legate ai materiali».

Anche la posizione sulla bici da strada di Evenepoel non ha subito variazioni
Anche la posizione sulla bici da strada di Evenepoel non ha subito variazioni
Qual’è il range di rapporti utilizzato sulla bici da crono?

MONDINI: «Prima della Vuelta 2022 Evenepoel ha sempre utilizzato il 56, oppure il 58 come corona più grande. Alla Vuelta ha esordito con il 60 e una scala 11/30 posteriore. Non è da considerare solo la preferenza dell’atleta, quanto gli studi fatti per migliorare la linea della catena e la riduzione degli attriti. In passato erano valori difficilmente quantificabili, oggi è possibile farlo. In occasione della crono mondiale è prevista una ricognizione per vedere se utilizzerà il 60 ma, non è escluso un ulteriore aumento dei denti».

CORNACCHIONE: «Per la corona più grande le opzioni sono 58 e 60, ma la valutazione verrà fatta anche dopo la prova del percorso. L’ultima parola sarà del corridore. Il tracciato della crono mondiale non dovrebbe essere troppo complicato, ma con diversi rilanci e oltre 20 curve. La scelta del plateau anteriore verrà fatta anche in base a questo fattore, perché 20 variazioni della direzione significano rilanciare la bici in continuazione. In casi come questo è fondamentale non perdere il feeling con la velocità. Filippo per i rapporti dietro usa 11-30. Al momento opportuno verranno fatte anche delle importanti valutazioni sulle ruote, comunque tutte tubeless».

Per gli specialisti come Ganna ormai le corone grandi da 58-60 sono uno standard
Per gli specialisti come Ganna ormai le corone grandi da 58-60 sono uno standard
Corone sempre più grandi, enormi. Sono necessarie delle modifiche sul telaio?

MONDINI: «Sì, il supporto del deragliatore viene modificato ad hoc».

CORNACCHIONE: «Sulla nuova Bolide F non dobbiamo fare nessuna modifica, perché il telaio è già predisposto con un paio di soluzioni. Una supporta la corona fino a 56 denti, la seconda arriva fino alla corona da 62 denti, entrambi sono facili da gestire anche per noi meccanici».

Invece, per quanto riguarda la lunghezza delle pedivelle? Cambia rispetto alla bici standard?

MONDINI: «Si, Evenepoel utilizza pedivelle diverse: 172,5 sulla bici normale e 170 sulla crono».

CORNACCHIONE: «Ganna utilizza le stesse pedivelle, comuni alla bici normale e quella da crono. La lunghezza è di 175 millimetri».

Una delle bici Quick Step, con la “vecchia” guarnitura Dura Ace, ma con le corone 54-40
Una delle bici Quick Step, con la “vecchia” guarnitura Dura Ace, ma con le corone 54-40
Avete fatto delle sovrapposizioni tecniche tra il corridore ed eventuali avversari?

MONDINI: «Sono lavori che fa il team, legati anche ad una strategia ottimale di corsa e di come interpretare il tracciato. Il fattore principale è comunque legato a focalizzarsi sull’atleta, soluzione che permette di gestire le variabili eventuali».

CORNACCHIONE: «E’ un lavoro riservato al team, ma è ovvio che anche noi siamo sempre curiosi e cerchiamo di carpire anche i segreti degli altri. Talvolta le scelte fatte da altri corridori di altre squadre, vengono provate anche dai nostri, ma il tutto è concordato all’interno del team. A prescindere, le differenze si vedono con il tempo e con lo sviluppo dei materiali, fatto tra il team, aziende e corridori».

Mondiali crono: sfida fra Ganna ed Evenepoel?

09.09.2022
5 min
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Se fa fede il podio ai mondiali dello scorso anno, senza Van Aert che ha deciso di puntare sulla strada, è credibile che la crono iridata di Wollongong diventi una sfida tra Ganna ed Evenepoel? Nell’intervista pubblicata dopo la prova di Alicante, il preparatore belga di Remco ha detto di non poter affermare che il suo pupillo sia più forte di Ganna solo perché lo storico è a favore dell’italiano. Ha tuttavia lasciato intuire di pensarlo.

I due si presenteranno in Australia a capo di due avvicinamenti diametralmente opposti. Evenepoel all’ultimo momento dalla Vuelta, Ganna dopo un solido ritiro in altura e poi con tutto il tempo per recuperare il jet lag. L’analisi della sfida l’abbiamo affidata ad Adriano Malori, nostro nume tutelare quando si parla di cronometro. Perché non si tratta di una disamina agevole, viste le differenze tecniche e fisiche fra i due e alla luce di un percorso non semplicissimo da interpretare.

Evenepoel arriva ai mondiali australiani dopo aver corso la Vuelta, spendendo parecchio
Evenepoel arriva ai mondiali australiani dopo aver corso la Vuelta, spendendo parecchio
Da dove cominciamo?

Da Evenepoel che dopo le fatiche della Vuelta potrebbe arrivare con una gamba non ottimale, anche se il ritiro di Roglic gli ha permesso sicuramente di spendere meno. Ganna invece ha puntato dritto sulla crono e ha fatto un avvicinamento mirato.

Il percorso?

Fanno due giri, con due strappi per giro. Quindi ci sono quattro strappi abbastanza impegnativi che favoriscono Remco, che pesa 20 chili meno di Ganna. Ma ugualmente il mio favorito è Pippo.

Si dice sempre che la Vuelta dia una marcia in più…

Se corri la Vuelta in funzione del mondiale. Ma Evenepoel ha corso per la classifica e non dimentichiamo che va forte da San Sebastian. Insomma, il suo avvicinamento sarà parecchio complicato.

Ganna si è preparato in altura in altura al rifugio Oberoli (foto Instagram)
Ganna si è preparato in altura in altura al rifugio Oberoli (foto Instagram)
Lo hai visto nella crono di Alicante?

Si vede che ha una posizione meno estrema, ma più comoda. E’ il discorso che abbiamo fatto per Cattaneo: non serve essere aerodinamici al massimo, se poi non si riesce a spingere. Piuttosto bisognerà capire quanto guadagnerà sugli strappi. Potrebbero 30 secondi a ogni salita ed è il motivo per cui quel percorso non mi piace. E’ molto tecnico, ci sono parecchie curve. Non c’è grande spazio in cui Pippo possa distendersi e lanciarsi. Quindi sarà penalizzato sugli strappi e c’è da capire bene come sono le curve, perché potrebbero far perdere il ritmo e costringere a rilanciare. Le curve rischiano di spezzare il ritmo a chi come Pippo eventualmente dovesse recuperare, forte del fatto che in rettilineo arriverebbe prima del rivale ai 56-57 all’ora.

Sfida a due secondo te?

Starei attendo anche a Bissegger, che è in crescita e in salita va forte. Non lo escluderei dalla lotta per la vittoria. Di sicuro per battere Ganna serve un fuoriclasse. E gli unici in questo momento sono il Remco della Vuelta e Van Aert che su quel percorso avrebbe detto sicuramente la sua. Potrebbe vincere.

Remco Evenepoel ha dominato la crono di Alicante della Vuelta
Remco Evenepoel ha dominato la crono di Alicante della Vuelta
Perché non la farà secondo te?

L’anno scorso disse di non aver reso su strada, perché aveva ancora la gamba guastata dalla crono. Il lungo viaggio non aiuta, però è triste che uno dei più forti del mondo decida di rinunciare. Secondo me significa che non gliene importa nulla.

Ganna viene da un periodo sotto tono, si può ricostruire la sicurezza senza aver corso?

Si costruisce benissimo. Nel 2015 arrivai secondo ai mondiali, avendo fatto l’ultima corsa a fine agosto. Ci sono i dati, c’è il confronto continuo con il preparatore. Vidi i dati, capii che stavo bene e la motivazione venne su da sé. Pippo quest’anno si è un po’ inceppato…

Marco Villa e Filippo Ganna
Marco Villa e Filippo Ganna
Perché?

Perché può capitare. Secondo me lo fanno correre troppo. Non so quanto gli convenga continuare a fare strada e pista. La pista è complicata. Devi prendere la macchina, guidare fino a Montichiari, non è semplice come uscire su strada. Non sta a me giudicare, ho fatto molto meno di lui, ma forse nell’anno dopo l’oro olimpico, avrei mollato la pista.

Perché pensi che sia lui il favorito?

Perché quando prepara un obiettivo, non sbaglia. E’ meticoloso e sarà motivato come una bestia. L’anno scorso non vinse l’europeo e a Bruges sappiamo come andò a finire. E poi ha fatto l’avvicinamento migliore, anche se su quello entrambe le soluzioni hanno pro e contro. Tra i vantaggi di volare laggiù per tempo, c’è il fatto che Pippo potrà provare per bene il percorso.

Adriano Malori, mondiali Richmond 2015
Malori arrivò secondo al mondiale di Richmond 2015 senza aver corso per settimane prima
Adriano Malori, mondiali Richmond 2015
Malori arrivò secondo al mondiale di Richmond 2015 senza aver corso per settimane prima
Mentre Remco?

Arriverà tre giorni prima della gara e non so se riuscirà ad assorbire il fuso orario. Per contro, rispetto allo scorso anno è migliorato tanto. E’ sempre composto. Ad Alicante sembrava una macchina, ha dato un’enormità a Cavagna che, se non fosse caduto, nella crono di Milano al Giro 2021 avrebbe battuto Ganna. Piuttosto sapete chi vedo bene?

Indoviniamo: Kung?

No, lui di solito i grandi appuntamenti li cicca. Vedo bene Sobrero, Matteo potrebbe entrare nei cinque e forse anche puntare al podio. Fisicamente ha le stesse caratteristiche di Evenepoel, il percorso gli si addice perché in salita va bene. Ha vinto la crono finale del Giro. E poi lo allena Pinotti e io lo so quanto sia bravo Marco nel preparare certo appuntamenti.

Gli europei della pista alla lente di Villa, fra progetti e tradimenti

22.08.2022
6 min
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Il medagliere azzurro degli europei di Monaco su pista parla di 11 medaglie: 3 ori, 6 argenti e 3 bronzi. Si tratta di un bilancio certamente positivo, nella cui lettura tuttavia è possibile fare dei distinguo, su cui Marco Villa ha ragionato a lungo. In altri anni, avremmo preso il fagotto e saremmo scappati dandoci alla pazza gioia, oggi il tecnico azzurro è alle prese con altre considerazioni. Si va a braccio, cercando il varco da cui srotolare la matassa.

Un bel bilancio, anche per il ritorno della velocità e malgrado qualche infortunio di troppo. Ti è piaciuto tutto?

Mi è piaciuto tanto. Bello l’omnium di Consonni, ma se la bilancia la fa il quartetto, allora c’è da fare qualche distinguo. A livello prestazionale, a Montichiari avevamo fatto 3’52” e può capitare che nel giorno della gara non stai bene. Quello che contesto è che potevano dirmi di non avere una grande giornata, avrei sostituito gli elementi meno brillanti. Si dava la possibilità ad altri, non è che mi mancassero i giovani da inserire. Certi quartetti si finiscono in quattro.

Qualcosa che avevamo già visto?

Era già successo a Grenchen, agli europei 2021, ma lì almeno eravamo in finale per il primo e secondo posto. Quello che non mi piace è vedere che il quartetto si è sfaldato. Fare due tirate e poi spostarsi è servito a Tokyo e c’era un motivo tecnico ben preciso, non può diventare una moda. Qua dovevano arrivare in quattro. Chi non se la sentiva doveva chiamarsi fuori, perché se restiamo in due, qualcosa non va. Non mi è piaciuto.

Ne avete parlato?

Certo, immediatamente. Ho parlato subito con Lamon e Bertazzo, ma il risultato è che adesso sulla fiducia non riesco più ad andare avanti, perché mi sono scottato. Bertazzo è uno che in allenamento non dà mai tutto e dice che poi in gara non delude. Stavolta invece è successo. Il fatto che a Montichiari sia stato un po’ al di sotto poteva essere un campanello, ma d’ora in avanti dovranno farmi vedere di andare forte la settimana prima. Ci sono giovani che sono rimasti fuori perché hanno davanti campioni del mondo e campioni olimpici, non è detto che sarà così per sempre.

Hai parlato di Consonni e il suo omnium…

Ha fatto un’ottima prova, persa solo all’ultimo sprint, battuto ancora una volta da un francese. Di fatto Simone si è allenato a Montichiari solo due giorni, mentre noi eravamo già a Monaco. E’ arrivato tardi l’okay della squadra, perché dopo il Giro d’Italia e i campionati italiani si è fermato per una settimana che poi si è prolungata perché non stava tanto bene. A quel punto hanno voluto che facesse il Polonia. Ha sofferto, ma è venuto ugualmente. E spero che questo risultato gli dia fiducia per i prossimi mesi. Non ha vissuto momenti facili quest’anno su strada.

Argento per Consonni nell’omnium degli europei, preceduto dal francese Grondin
Argento per Consonni nell’omnium degli europei, preceduto dal francese Grondin
E intanto cresce la velocità.

Predomo aveva già fatto secondo ai mondiali juniores e ha proseguito nella crescita ad Anadia. Ora va ad aggiungersi a Bianchi, Napolitano e Tugnolo e magari possiamo giocarci un posto a Parigi per la velocità olimpica. Le qualifiche iniziano l’anno prossimo. Siamo lontani da alcune Nazioni, ma possiamo avvicinarci ad altre più alla nostra portata.

E’ un obiettivo raggiungibile?

Ci proviamo. E ci proviamo anche con le donne, dove Miriam Vece non è più da sola. Quaranta ci sta mettendo tanta passione e mi toglie una bella fetta di lavoro. Ora l’impegno deve essere cercare talenti come Tugnolo.

Ecco, parlando di te, riesci a gestire tutto ora che ci sono anche la velocità e le donne?

Direi di sì. C’è comunque una bella struttura con Quaranta, Bragato e Masotti. Il sistema di lavoro è collaudato, si tratta di insegnarlo a tutti. Lo stiamo facendo anche con le ragazze.

Agli europei di Monaco, per Matteo Bianchi l’argento nel chilometro e il record italianio nel keirin
Matteo Bianchi ha preso l’argento nel chilometro e ha fatto il record italianio nel keirin
Cosa state insegnando?

Che non servono tante giornate di lavoro in pista, ma è importante che vengano sistematicamente. Quando qualcuna ha fatto lunghe assenze per la stagione su strada, ci siamo accorti che ha avuto bisogno di più tempo per fare i richiami necessari. Spero che questo modo di lavorare lo apprendano presto.

Che cosa significa venire con regolarità?

Almeno ogni 10 giorni e paga tanto, soprattutto quando prepari gli eventi, sapendo che alla fine farai dei ritiri in cui si finalizzerà il lavoro delle settimane precedenti.

Barbieri e Zanardi hanno raccontato di aver vinto la madison senza essersi mai allenate insieme.

Rachele aveva vinto la corsa a punti in Coppa del mondo, Zanardi aveva vinto l’americana con Vitillo ad Anadia. Faccio le coppie miste anche con gli uomini, perché siano tutti intercambiabili e competitivi, lo faccio anche con le donne. E poi devono perdere l’abitudine che qualcuno prima del via gli dica cosa dovranno fare. Se succede qualcosa di inatteso, sono loro a dover decidere e trovare la soluzione. Come ha fatto bene la Barbieri nell’omnium a 8 giri dalla fine, quando ha osato. Io ero dall’altra parte della pista, non potevo dirle niente.

Il metodo di lavoro da insegnare alle ragazze prevede la capacità di improvvisare, avendo nelle gambe il lavoro giusto
Il metodo di lavoro da insegnare alle ragazze prevede la capacità di improvvisare, avendo nelle gambe il lavoro giusto
Rachele ha raccontato anche del cambio di rapporto suggerito da Consonni, che sarebbe stato decisivo…

Ne avevamo parlato anche prima, ma era stanca. Prima di scendere in pista ha chiesto due gel, doveva recuperare. Poi c’è stata l’interruzione per la caduta in cui è rimasta coinvolta anche Letizia Paternoster e a quel punto c’è stato il cambio di rapporto che è servito per fare quel bell’attacco deciso. Rachele ha corso tanto, ma ha una bella condizione che l’anno scorso non aveva mai raggiunto (ieri l’emiliana ha centrato il bronzo nella prova su strada, ndr).

Uno che ha corso tanto è stato anche Ganna, non pensi che varrebbe la pena di dosarne l’impiego?

Non credo che abbia sofferto troppo a fare la strada e poi la crono. Mentre tornavamo sull’ammiraglia, si è sentito al telefono con Lombardi (Giovanni Lombardi, suo agente, ndr) ed era contento. Se non avesse fatto la crono, avrebbe dovuto riprendere ad allenarsi a casa. Quando giovedì siamo arrivati a Montichiari, si è allenato dalle 10 alle 14,30, lavorando sulla forza come nel primo secondo di carico. Aver fatto la crono il mercoledì, ha sostituito il primo giorno di lavoro.

Quali sono ora i programmi del tuo gruppo?

Fino ai primi di settembre li lascio tranquilli, poi andremo a fare un po’ di altura e di lì andremo a Montichiari cominciando a pensare ai mondiali. Non sarebbe male partecipare a qualche classe 1 e spero che riescano a correre su strada. Ci sarebbe la Tre Sere di Aigle dal 29 agosto al primo settembre, che sarà utile soprattutto per le prove di gruppo. Consonni ad esempio ha bisogno di fare punti per la qualifica ai mondiali. Ha preso 200 punti agli europei, ma ne servono 250. Quindi può farli a Aigle, oppure ai campionati italiani che si fanno a San Vincenzo al Campo. Quelli darebbero 200 punti, ma bisogna farli e soprattutto vincerli.

Dopo il bronzo della crono agli europei, Ganna ha ripreso a lavorare sulla forza a Montichiari
Dopo il bronzo della crono agli europei, Ganna ha ripreso a lavorare sulla forza a Montichiari
Siamo andati via da Monaco con l’infermeria al gran completo…

E questo mi dispiace. Ecco perché facciamo il nostro in bocca al lupo a Paternoster e Consonni, che purtroppo si sono rotte la clavicola e la spalla cadendo. E anche a Martina Alzini, che si è fatta male in ritiro, e a Martina Fidanza, che non è stata tanto bene. Insomma, il gruppo c’è e speriamo che torni presto al completo. Ci sono altre ragazze che si sono fatte vedere, cui vorrei dare spazio. E poi per i mondiali torna la Balsamo. C’è tanto su cui lavorare…