La Milano-Sanremo continua a tenere banco, lo spettacolo che ci ha regalato ha tenuto tutti con il fiato sospeso e con gli occhi incollati alla strada. Da una parte c’era il campione del mondo, Tadej Pogacar, mattatore della passata stagione e che ha iniziato il 2025 con lo stesso piglio. Dall’altra parte gli sfidanti: Mathieu Van der Poel e Filippo Ganna. Quello che più ha colpito è stata la prestazione di “Top Ganna”, un continuo ghigno di fatica era scolpito sul suo volto. Ha messo tutto quello che aveva e anche qualcosa in più per rientrare tutte le volte sulle ruote dei primi due. Ecco, proprio qui sta la chiave di lettura di questo articolo, in quel qualcosa in più che Ganna ha messo in gioco.
La forza di soffrire
Un post su Instagram di Adriano Malori ha riassunto perfettamente la corsa e lo spirito dell’azzurro: “Ultimamente dopo ogni gara c’è la sfida sui social media a chi pubblica per primo la potenza di un ciclista o quanto tempo è passato a tot watt per chilo, ma c’è una componente molto importante che mai nessuno tiene in conto: Le palle”.
«Io sono una signora e una mental coach e quindi dico la testa». Risponde sorridendo Paola Pagani, alla quale ci siamo affidati per capire quale sia questo “qualcosa in più” messo in corsa da Ganna. «Perché è quella la componente che spesso fa la differenza. In atleti di primo livello non è quasi mai un problema di gambe, ma è la mente che ti fa resistere quel qualcosa in più. Alla Sanremo Ganna aveva le gambe che bruciavano ma la sua testa gli ha fatto dire: “Ok, sei qua, resisti, puoi starci, non mollare”».
Motore o freno
Gran parte della prestazione di Filippo Ganna è data dagli allenamenti e dalle sue qualità atletiche, questo non lo dobbiamo dimenticare. Tuttavia per resistere a certi attacchi serve una grande forza mentale, che non è sempre facile trovare.
«La testa può essere un grande acceleratore o un grande nemico – continua Paola Pagani – perché tanti atleti si fermano appena sentono di fare fatica. Il tutto cambia quando cominciamo a ragionare sul fatto che anche gli altri faticano. Diciamo che la testa diventa un acceleratore quando metabolizzano questo concetto. Però grande parte dello sforzo passa da noi, allenarsi serve anche a sapere quali sensazioni proverai in gara. Ai miei ragazzi dico sempre che anche Pogacar fa fatica, nel ciclismo questa componente non manca mai. Bisogna agganciarsi al fatto che questo sforzo lo posso sopportare e allora si riesce a fare una prestazione come quella di Ganna».
Oltre i numeri
In un ciclismo che si basa sempre più sui numeri e i valori che gli atleti riescono a esprimere sta sparendo la componente umana. Invece Ganna ci ha ricordato che in bici ci salgono delle persone e che la differenza spesso è nella voglia di vincere e primeggiare, di dimostrare che qualcosa è possibile.
«A proposito – spiega Paola Pagani – porto l’esempio del primo uomo che è riuscito a correre il miglio sotto i 4 minuti. Fino al 1956 si credeva che fosse impossibile, i medici dicevano che per l’essere umano fosse nocivo. Finché è arrivato Roger Bannister, un inglese, che è riuscito a correre il miglio in 3 minuti e 59 secondi e 56 centesimi. Ganna a suo modo ha fatto la stessa cosa, ha visto quei watt e ha capito di poter stare lì insieme a due mostri sacri. Sapete cosa è successo dopo che Bannister ha corso il miglio sotto i 4 minuti? Quell’anno, nel 1956, altri 16 atleti sono riusciti a fare la stessa cosa».
Dimostrare l’impossibile
Le ultime parole della mental coach aprono uno spiraglio interessante nel discorso. Dopo quasi un anno di dominio indiscusso Ganna e Van der Poel hanno battuto Pogacar. Lo sloveno nel 2024 e in questi primi mesi del 2025 non ha vinto solamente tre gare alle quali ha partecipato: la Sanremo dello scorso anno, il GP Quebec e di nuovo la Classicissima.
«Hanno dimostrato che è battibile – dice Pagani – perché lo hanno battuto. Quando è scattato sulla Cipressa tutti hanno pensato potesse scavare un solco tra sé e gli altri, facendo quello cui ci ha abituato ultimamente. E invece gli sono stati dietro. La storia dell’essere umano è ricca di eventi che si pensava fossero impossibili e sono stati resi possibili da persone che con impegno e dedizione si sono messe e le hanno fatte. Quindi tu vai con la consapevolezza di aver fatto tutto il necessario riesci a superare i tuoi limiti. Ognuno ha il suo limite, non può essercene uno uguale per tutti. Ganna ha visto qual è il suo. Lui e Van der Poel hanno dimostrato che Pogacar è battibile, ora sta agli altri provarci».
«La convinzione di possibilità – conclude – è una delle più forti, io devo essere convinto di quello che posso fare. Se lo sono metto in gioco tutte le mie capacità, il mio potenziale e il lavoro per arrivare dove voglio. Ma se parto già con il tarlo che tanto non è possibile magari metterò in gioco tutto quello ho ma ad un certo punto tenderò a autosabotarmi».