Ganna, Tour e rinnovo. Intanto vince la madison a Fiorenzuola

09.08.2022
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La pista è la sua comfort zone. Dopo la fine del Tour de France e qualche giorno di riposo, Filippo Ganna (in apertura foto Cavalli) ha trovato un ottimo compromesso per decomprimere lo stress di un grande Giro e contemporaneamente riprendere il ritmo-gara. A Fiorenzuola il ventiseienne della Ineos Grenadiers ha sfruttato la condizione data da tre settimane di gare disputando il giro lanciato e soprattutto vincendo la madison alla Sei Giorni delle Rose in coppia con Michele Scartezzini.

Quest’anno non è stata una partecipazione casuale e banale quella del ragazzone di Verbania. Giovedì 4 agosto, giorno della sua prima serata alla kermesse, il velodromo Pavesi era stracolmo per celebrare un anno esatto dalla vittoria dell’oro olimpico del quartetto azzurro nell’inseguimento a squadre a Tokyo. C’era anche Lamon insieme a Ganna a ricevere il meritato tributo, mentre Consonni e Milan erano impegnati al Tour de Pologne.

Le emozioni rivissute grazie alle immagini del maxischermo di quella finale hanno poi lasciato il posto all’adrenalina che si vive su un anello di cemento o legno. Però noi sfruttiamo una pausa dovuta ad un acquazzone per parlare col campione del mondo e d’Italia a crono sotto il tendone delle squadre. Ganna ci appare più magro e tirato del solito anche se lui ci garantisce che sia solo l’effetto del Tour. E iniziamo a chiacchierare…

Com’è andata l’esperienza della madison?

L’avevo fatta proprio qua a Fiorenzuola da allievo. E’ stato particolare rifarla a distanza di tempo, anche perché vederla in televisione ovviamente è diversa che correrla. Ho dovuto prenderci le misure, soprattutto la prima sera, ma mi sono fidato di Scartezzini e della sua esperienza. E’ un valido compagno e la cosa ci ha salvato.

La previsione è quella di poterla fare in competizioni con la nazionale?

Non penso al momento. Questi tre giorni erano da prendere più come esperienza. E vedere le sensazioni post gara. Al mattino ci allenavamo a Montichiari con lavori di forza. Non correrò gli europei su pista, quindi gli obiettivi saranno più avanti, al mondiale. Però vedremo che disciplina farò, magari non avrò nemmeno i punti per farlo (sorride, ndr).

Su strada farai europei in linea mentre al mondiale correrai entrambe le prove.

A Monaco ci saranno Dainese e Nizzolo come velocisti designati, poi vedremo come si svolgerà la corsa. Magari può esserci una fuga e a quel punto bisognerà tenere coperti i due ragazzi. Il mondiale invece è sempre un mondiale. Sarà duro, con più di quattromila metri di dislivello. Staremo a vedere anche lì, adesso manca ancora tanto e abbiamo tempo per pensarci.

Ed in vista della crono iridata hai già iniziato a pensare alla preparazione?

So che il percorso ha tante curve e tanti rilanci. E’ una cronometro un po’ atipica. Personalmente sono più da prova più lineare dove c’è da esprimere un wattaggio costante. Non so ancora se farò lavori specifici, bisogna chiedere a Cioni (il suo diesse e preparatore alla Ineos Grenadiers, ndr). Rispetto le decisioni del capo (dice sorridendo, ndr).

Com’è stato invece il tuo primo Tour de France?

Duro, come credo per il novanta per cento del gruppo. Lo è stato anche di più, se possibile, perché dovevamo evitare il Covid. C’è stata gente che si è ritirata o non è partita per il virus anche l’ultimo giorno a Parigi. Diciamo che già arrivare alla fine schivando il Covid era già un buon risultato. Siamo riusciti a fare classifica con G (Geraint Thomas, come viene chiamato il gallese dai suoi compagni, ndr). Chiudendo terzo ha dimostrato che è il campione che merita di essere.

Quel giorno in fuga cosa ti ha dato?

Niente, solo tanta fatica (ride, ndr). E tanto mal di gambe soprattutto il giorno dopo. No, come avevo già detto, quel giorno a Saint Etienne non ne avevo più nel finale quando è partito Pedersen.

E la crono invece ti ha fornito qualche indicazione?

Ho fatto quello che dovevo fare. Ho chiuso quinto e non posso recriminarmi nulla, semplicemente c’è stato chi è andato più forte. Ho espresso i miei soliti valori e non sono troppo preoccupato per il futuro però è ovvio che ci sia qualcosa da migliorare.

Che differenze hai trovato rispetto al Giro?

Il caldo principalmente. Lo soffro tanto io e questo può avere influito sulle mie prestazioni. La grandezza del Tour però implica anche avere tanti corridori all’altezza, così come al Giro che è una corsa importantissima. Però il livello era quello che mi aspettavo. Alto e duro come mi era stato detto. Ecco, ho sofferto un po’ tanto (sorride, ndr).

Tutti parlano del record dell’Ora. A noi sembra una forzatura in questo momento. Tu cosa ne pensi?

In realtà siete voi giornalisti che continuate a chiedermi se e quando lo farò. Personalmente io ne faccio a meno volentieri, non mi interessa molto. Sì, un giorno si farà ma adesso pensare di mettermi lì per un’ora a pedalare non è un mio obiettivo. I record sono fatti per essere infranti, come è successo con l’inseguimento individuale. Avevo fatto il primato con 4’01” e tutti a dire che era imbattibile, poi Lambie qualche mese dopo ha fatto meglio di due secondi. Qualcuno dice che è una prova estrema il record dell’Ora, ma vi dico che lo sono anche ventuno giorni al Tour.

Quinto posto per Ganna nella crono di Rocamadour alla 20ª tappa. Buona prova ma forse si aspettava qualcosa di più
Quinto posto per Ganna nella crono di Rocamadour alla 20ª tappa
Prossime gare col team?

Farò la classica di Amburgo il 21 agosto e il Deutschland Tour dal 24 al 28 agosto. Vedremo giorno per giorno come si metterà, magari ci sarà un leader. Vedremo anche come ci organizzeremo con la squadra.

Il ciclomercato ti dava in uscita dalla Ineos poi hai firmato un rinnovo fino al 2027 con la tua formazione. Quali sono i nuovi obiettivi?

Intanto bisogna dire che il 2022 non è finito e ci sono ancora cose da fare. Poi penseremo a tutte le stagioni successive. Naturalmente questo prolungamento di contratto mi fa molto piacere e mette più serenità per lavorare al meglio. So che dovrò pedalare e allenarmi bene senza avere altri pensieri.