Ganna, la Roubaix e la Pinarello Dogma F di sempre

08.04.2023
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Filippo Ganna affronta la Parigi-Roubaix con la Pinarello Dogma F, ovvero il modello standard in dotazione al Team Ineos-Grenadiers. Nessuna sospensione e nessuno strumento meccanico sviluppato in maniera specifica per la classica del pavè.

Dalla bici di Van Baarle, vittorioso nel 2022 a quella di Ganna, vediamo cosa cambia sulla Dogma F. Entriamo nel dettaglio con Matteo Cornacchione.

Tubeless da 32 e disco da 160 davanti, 140 dietro
Tubeless da 32 e disco da 160 davanti, 140 dietro
Si può dire che la Pinarello F di Van Barle è stata una sorta di pesce pilota?

Diciamo che la vittoria di Van Barle alla Roubaix 2022 ci ha fatto ragionare. Ha vinto utilizzando una Pinarello F normalissima, ovvero quella normalmente usata per le corse tradizionali ed i grandi Giri. E’ necessario usare una bici specifica per il pavè, oppure ad oggi è possibile vincere alla Roubaix anche con una bicicletta convenzionale? Direi che Van Barle ha dimostrato che la seconda opzione è più che reale.

Quindi la bici che Ganna userà sulle pietre è “normale”?

E’ la Dogma F che normalmente utilizza per le gare classiche e nelle tappe dei grandi Giri. Ci sono le gomme tubeless più grandi, ma la bici è quella.

Nessun rinforzo aggiuntivo per il reggisella
Nessun rinforzo aggiuntivo per il reggisella
Con le biciclette che avete a disposizione oggi, è possibile sfruttare a pieno il mezzo meccanico su diversi terreni?

Decisamente si. Consideriamo, solo per fare un esempio, gli pneumatici e la forma dei cerchi. Oggi con il range di sezioni che abbiamo grazie ai tubeless, la versatilità e la possibilità di sfruttare la bicicletta aumenta in modo esponenziale. Al tempo stesso il corridore ha sempre lo stesso mezzo, con la stessa impostazione e non deve perdere tempo nell’adattamento.

Quindi per Ganna c’è una bici standard con la posizione in sella che usa normalmente?

Si, è proprio così. Ma non solo Ganna, tutti i corridori preferiscono limitare gli aggiustamenti e le variazioni della posizione in sella. Le uniche variabili sono legate ai componenti. Il corridore che chiede più variazioni dei componenti, o che fa delle scelte diverse dai compagni è Pidcock.

Sempre fedele alla Fizik Arione R1
Sempre fedele alla Fizik Arione R1
Come è montata la Dogma F di Ganna?

Ovviamente le valutazioni finali sono legate al meteo. Un set di ruote Shimano C50. Tubeless da 32 con pressioni comprese tra 3,5 e 4,5, da valutare a ridosso della partenza anche in base alle condizioni meteo. Rispetto agli standard inseriamo una quantità maggiore di liquido anti-foratura. I rapporti, 54-40 per le corone e pignoni 11-30. le pedivelle sono da 175 millimetri. La chiusura del reggisella è quella stampata in titanio, solo 36 grammi e resistentissima.

Una scelta standard per il nastro manubrio, oppure è previsto qualcosa di specifico?

E’ prevista una doppia nastratura con l’inserto in gel. Inoltre anche il cockpit è quello standard in carbonio, il Tallon che viene usato normalmente, un blocco unico in carbonio, rigidissimo. C’è la sella Arione di Fizik. Ganna ha voluto i comandi satellitari al manubrio.

Ganna, l’ultima distanza prima dell’Inferno

04.04.2023
6 min
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Oggi Ganna si è sparato l’ultima distanza prima del viaggio a Roubaix. Con lui c’era Dario Cioni, sull’ammiraglia, che lo ha fatto lavorare anche dietro macchina e gli ha fornito il supporto necessario in termini di rifornimento, simulando quasi gli schemi di gara. Alla partenza del Fiandre si è parlato parecchio dell’assenza del piemontese, soprattutto dopo l’ottima Sanremo: non gli sarebbe convenuto venire e provarci? Non gli avrebbe fatto bene anche in termini di colpo d’occhio? Così lo abbiamo chiesto a Cioni, durante la piccola porzione delle sei ore di allenamento in cui gli abbiamo fatto compagnia.

La Parigi-Roubaix parte in realtà da Compiegne e si snoda per 257 chilometri fino al confine con il Belgio
Il progetto Fiandre per Pippo quest’anno non si è proprio valutato?

No, perché è stato detto di puntare tutto sulla Roubaix. Il Fiandre sarebbe stato funzionale se non avesse fatto le gare prima, quindi Harelbeke, Gand e Dwars door Vlaanderen. E soprattutto, se domenica avesse corso il Fiandre, non avremmo potuto fare il blocco di lavoro che invece abbiamo concluso oggi. Abbiamo avuto tutta la settimana a disposizione, confidando nel fatto che il colpo d’occhio per certi percorsi Pippo l’abbia affinato nelle tre corse fatte in Belgio.

Intanto giovedì, dopo la Dwars door Vlaanderen, lo abbiamo visto (sui social) in ricognizione sul pavé della Roubaix.

Doveva farla il giorno dopo, poi è stata anticipata perché le previsioni per venerdì erano pessime. Non è stato l’ideale perché il giorno prima aveva corso, ma effettivamente venerdì ha diluviato tutto il giorno. E soprattutto non si trattava di fare solo alcuni settori, li ha fatti tutti. Alla fine è venuta fuori una ricognizione di cinque ore.

Giovedì scorso si sono valutati anche i materiali oppure quelli erano ormai definiti?

Aveva già provato un po’ di cose. E poi ha l’esperienza dell’anno scorso, sia della Roubaix sia della tappa del Tour, quindi non è stato un approccio al buio. La bici dovrebbe ricalcare quella che ha vinto la Roubaix lo scorso anno con Van Baarle, ma non ricordo se l’anno scorso avevano il 34, che abbiamo portato per certo al Tour. Davanti avrà la guarnitura con il 40-54 e non so se alla fine si deciderà di mettere il 42 o il 44. Il vantaggio di avere il 34 dietro è di poter tenere sempre la catena sul piatto grande. Quindi rimane più in tensione e non balla come quando è sulla guarnitura più piccola.

Il sopralluogo di Ganna su tutti i tratti di pavé si è svolto il 30 marzo (foto social Joshua Tarling)
Il sopralluogo di Ganna su tutti i tratti di pavé si è svolto il 30 marzo (foto social Joshua Tarling)
L’allenamento di oggi è l’ultimo duro prima di andare al Nord?

Ormai si parla di rifiniture. Il grosso del lavoro era stato fatto per la Tirreno e la Sanremo. Nell’ottica della Roubaix si spiega anche perché anche a Sanremo, a parte l’ottimo risultato, si era deciso di fare la gara nel finale dopo una distanza così importante.

Le sei ore di stamattina comprendevano anche dei lavori specifici?

Abbiamo fatto un lavoro importante. Non dico che sia stata una simulazione di gara, però comunque è venuto fuori un bel lavorone. Quello che in qualche modo, almeno come carico di lavoro, sarebbe stato il Fiandre.

Quando si parte per la Francia?

Io resto a casa, Filippo partirà venerdì. Era importante che lo seguissi oggi. Direi che non farà un altro sopralluogo, altrimenti dovrebbe partire giovedì, però non lo ha richiesto. Quindi oggi è stato il terzo giorno del blocco, domani recupera, giovedì farà un lavoro più corto ma brillante, mentre venerdì e sabato nulla di particolare, perché saremo a ridosso della gara.

Nel 2022 Ganna è stato costretto a inseguire per due volte, ma nell’Arenberg la sua azione è parsa molto efficace
Nel 2022 Ganna è stato costretto a inseguire per due volte, ma nell’Arenberg la sua azione è parsa molto efficace
Quest’ultimo blocco da cosa era composto?

Un classico blocco di tre giorni. Ha fatto intensità il primo giorno, domenica. Ieri ha fatto ripetute a elevata potenza e bassa cadenza (Torque). Oggi ha fatto la distanza con dei lavori, quindi comunque un blocco abbastanza importante.

Cosa ti è parso del suo adattamento al pavé durante quelle 5 ore?

A causa dell’anticipo, io non c’ero. Comunque aveva dimostrato già l’anno scorso di saper stare sul pavè. Quando ha avuto quei due incidenti meccanici, è sempre rientrato sul gruppetto davanti, che non lo ha aspettato. Invece nell’Arenberg è andato forte, quindi tendenzialmente ha dimostrato di essere un corridore che riesce ad andare su quelle strade. Si tratta di caratteristiche che hai oppure no. Come anche sul piano fisico: non ho mai visto un corridore peso piuma che vince la Roubaix, per andare forte sul pavé serve anche una certa struttura, anche se è questione di predisposizione. Il pavé del Fiandre ad esempio è un’altra cosa, basta considerare le velocità cui vanno…

Tu che ne hai viste tante, che tipo di vigilia sta vivendo Ganna?

Alla fine è un corridore che ha molta esperienza di eventi di un giorno, venendo dalla pista o dalle Olimpiadi. Rispetto ad altri colleghi è abituato a puntare su una data secca. Quello è il vantaggio di venire dalla pista rispetto a corridori che fanno i grandi Giri, che sono un evento spalmato sul lungo tempo. Qui quello che conta è la capacità di essere al top in un giorno ben preciso. E poi la buona prestazione della Sanremo ha confermato che abbiamo lavorato bene.

La scelta di montare un 34 come ingranaggio più grande permette di tenere sempre la catena sul 54
La scelta di montare un 34 come ingranaggio più grande permette di tenere sempre la catena sul 54
Sei ore tutte in Svizzera o anche in Italia?

Siamo stati un po’ in Svizzera e un po’ in Italia. Svizzera, Lago Maggiore e vallata di Domodossola: oltre 180 chilometri. Abbiamo fatto anche salite, perché in genere le strade di pianura sono più trafficate, quindi anche per stare un po’ più tranquilli si va in salita, è più facile. Quando poi Filippo fa le ripetute con la potenza giusta, va forte, quindi il traffico sarebbe un problema. Per cui sono state sei ore in cui si è recuperato lungo le discese. Si può anche fare la distanza a 30-32 all’ora, invece Filippo tiene sempre un buon ritmo.

Durante un giorno così, l’alimentazione è la stessa del giorno di gara?

Ormai anche in allenamento in queste giornate si alimentano quasi come in gara. Il discorso di avere una macchina in appoggio serve anche per questo aspetto, perché con quello che stanno mangiando ora in gara, farebbe fatica a portarsi tutto dietro. Bisogna che mangi bene anche in allenamento, per non arrivare sfinito.

Avete chiuso spingendo come in un finale di gara?

Nel finale c’era un paio di salite, quindi sicuramente non è stato un finale facile. Si parte seguendo il grande risultato, poi nella giornata puoi trovare anche quello che è uno scalino più forte. E allora chapeau a lui.

La base della bici di Ganna alla Roubaix di domenica prossima, giorno di Pasqua, è la Dogma F che ha vinto nel 2022 con Van Baarle
La base della bici di Ganna alla Roubaix è la Dogma F che ha vinto nel 2022 con Van Baarle
Gli olandesi scherzavano dicendo che Van Baarle è passato alla Jumbo-Visma perché Ganna punta alla Roubaix…

Credo fosse davvero una battuta. Alla fine Van Baarle ha vinto una Roubaix, non sarebbe mai stato uno per correre in appoggio. Partito lui, avremmo portato Ben Turner, ma si è rotto il radio nella caduta di domenica. Quindi penso che punteremo prevalentemente su Pippo, che sarà l’uomo più protetto, anche se normalmente non conviene partire alla Roubaix solo con una punta. La nostra punta quest’anno è Ganna.

I blocchi di lavoro, Cioni, Ganna e la Roubaix

26.03.2023
4 min
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Dopo la mega prestazione della Sanremo, gli scenari per la Campagna del Nord di Filippo Ganna assumono tutt’altro contorno. Il fenomeno della Ineos Grenadiers è in Belgio e viaggia verso la Roubaix con altre aspettative. Lui l’ha vinta tra gli U23 nel 2016. Ma l’era del “fare esperienza” è ufficialmente terminata.

E’ vero che di fatto tra impegni di pista, Covid e salvaguardia della salute, Ganna non ha corso moltissimo lassù, ma sognare è lecito. Noi vorremmo sognare anche pensando al Giro delle Fiandre, ma partiamo dalla Roubaix, che è l’obiettivo più concreto messo nel mirino. Pippo e il suo direttore sportivo e preparatore, Dario David Cioni, la stanno preparando con dovizia certosina. E lo dimostra anche la buona prestazione nella splendida sfida di Harelbeke dell’altro ieri: Ganna se l’è cavata con un decimo posto che dà fiducia.

Dario Cioni, coach e diesse della Ineos Grenadiers, segue Ganna da diversi anni ormai
Dario Cioni, coach e diesse della Ineos Grenadiers, segue Ganna da diversi anni ormai

Sanremo “inaspettata”

«Siamo in pieno periodo di corse – spiega Cioni – e l’obiettivo principale è quello di recuperare. Dopo la Sanremo si è pensato soprattutto ad una fase di recupero, anche in vista dei primi impegni in Belgio».

Prima della Tirreno e della Sanremo, parlando con lo staff della Ineos Grenadiers, erano emersi due misteriosi blocchi di lavoro che l’asso piemontese aveva fatto sotto la guida attenta di Cioni.

«Li avevamo fatti in avvicinamento alla Tirreno, ma erano già in ottica Parigi-Roubaix. Poi eravamo andati altri due giorni in pista, sempre in ottica Roubaix, ma anche pensando alla crono di Follonica. Poi è chiaro che cercando di rendere l’atleta più forte in generale, si ottengono miglioramenti non solo per la Roubaix, ma anche per la Sanremo».

Come a dire che la prestazione emersa alla Classicissima quasi non era prevista.

Ganna impegnato l’altroieri alla E3 di Harelbeke. Una grande fatica, ma anche un buon lavoro sul pavé
Ganna impegnato l’altroieri alla E3 di Harelbeke. Una grande fatica, ma anche un buon lavoro sul pavé

Due blocchi più uno

Quei due blocchi fanno sognare gli appassionati, destano curiosità. Cosa avrà fatto mai Filippo Ganna? E in effetti un pizzico di mistero resta, Cioni scopre solo parzialmente le carte.

«Quando con Pippo si parla di blocchi, si tratta di sessioni di tre giorni, con in mezzo un giorno di scarico: questa è la nostra struttura standard. Cosa facciamo? Posso dire che non sono mai blocchi uguali, cerchiamo sempre di variare lavori, intensità e durate delle ripetute. Cambiano in base agli obiettivi che si avvicinano».

Si potrebbe pensare che Ganna, passista, che lavora per la Roubaix, divori chilometri di pianura e invece non è così.

«Preferiamo lavorare in salita, tanto più che quando li abbiamo fatti eravamo in Svizzera e lì le strade più tranquille non sono certo in pianura. Abbiamo lavorato tenendo conto che nel carico di lavoro c’erano l’Algarve (prima) e la Tirreno (poi).

«Però abbiamo lavorato anche sulla velocità. Ma questa non l’abbiamo fatta su strada, bensì in pista. Sul parquet Filippo ci è andato poco prima della Tirreno. Ed è stato un terzo blocco se vogliamo, ma di due giorni anziché tre. Anche perché veniva dall’Algarve, come detto, e quindi c’era bisogno di fare un minor volume alle alte intensità».

Verso la Roubaix, dopo queste prime corse in Belgio, Pippo andrà in avanscoperta del pavè (foto Instagram)
Verso la Roubaix, dopo queste prime corse in Belgio, Pippo andrà in avanscoperta del pavè (foto Instagram)

Muri no, pavé sì

E adesso si guarda avanti. Dopo Algarve, blocchi di lavoro, Tirreno, Sanremo si tratta “solo” di recuperare. Anzi, di correre e recuperare, un po’ come ci aveva detto Davide Ballerini qualche giorno fa.

«Il grosso del lavoro ormai è stato fatto – dice Cioni – si tratta di correre e smaltire bene le fatiche. Si faranno solo dei brevi lavori che simulino in parte gli sforzi della Roubaix. Ma una corsa intera non puoi simularla: primo, perché comunque non c’è il pavè. Secondo, perché un allenamento non sarà mai una gara».

Ganna ha preso parte alla E3 Saxo Classic dell’altro ieri, sta correndo oggi la Gand-Wevelgem, poi prenderà parte alla Dwars door Vlaanderen mentre non farà il Fiandre, troppo rischioso e troppo dispendioso. Tra la “Attraverso le Fiandre” e la Roubaix ballano dieci giorni. Ci sarà tempo per un quarto blocco?

«Meglio concentrarsi su qualche sopralluogo tecnico sulle strade della Roubaix – ha chiarito Cioni – ci arriviamo come volevamo, sapendo di aver fatto un buon lavoro. E una cosa è certa: quella prestazione alla Sanremo gli dà morale. Conferma a Filippo che abbiamo lavorato bene. Anche i super campioni hanno bisogno di conferme. Se le conferme sono importanti anche per i coach? L’importante è che le abbiano gli atleti».

Gigantesco Ganna: la Classicissima è nel suo futuro

18.03.2023
4 min
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Una cosa Tosatto la dice giusta: stasera bisognerà festeggiare. Il secondo posto di Ganna vale quanto una vittoria, perché al primo assalto da leader in una Monumento, il Pippo nazionale è arrivato a un passo dal successo. Ha risposto alla violenza di Pogacar sul Poggio e se un errore ha commesso, è stato quello di non credere abbastanza nelle sue possibilità. Colpa derubricata: la prima volta è normale, è un semplice fatto di esperienza.

«Il finale è andato come avevamo immaginato – dice Tosatto – come volevamo. La squadra era tutta per Pippo e ha lavorato benissimo. Voglio solo dire bravo ai ragazzi e soprattutto a Filippo che sul Poggio, se guardiamo in che compagnia si è trovato, si è meritato un grande applauso. Sin da ieri sera gli avevo detto di stare attento allo scatto di Pogacar e lui l’ha preso. Quando poi è partito Van der Poel, ero convinto che Pogacar avrebbe chiuso. Invece avevano tutti le stesse gambe. Anzi, Van der Poel ne ha avute più di tutti perché ha vinto. Però di quelli dietro, Filippo è quello che stava meglio. Avevo paura della discesa perché sappiamo che Ganna non è un grande discesista, però oggi ha dimostrato un salto di qualità enorme».

Un secondo un po’ stretto

Ganna arriva e non si capisce se sia contento o stia rimuginando su cosa avrebbe potuto fare di più, tratto distintivo dei campioni che corrono per vincere e digeriscono a fatica il secondo posto. Accanto al pullman si aggira il suo manager Giovanni Lombardi, che poco fa spiegava di non aver mai avuto dubbi sulle capacità di Pippo nelle corse in linea e che sarà l’esperienza a dargli ciò che potrebbe essergli mancato oggi.

«Volevo restituire qualcosa alla squadra che ha creduto in me – dice il piemontese – sono felice ma un po’ rammaricato perché è l’ennesimo secondo posto della stagione. Comunque è stata una gara davvero bella, torneremo per provarci il prossimo anno. Sono contento perché quest’anno, anche con una settimana in meno di lavoro a causa dell’operazione agli occhi, sono riuscito a correre da protagonista. Forse avrei potuto fare di più, ma ho avuto paura di seguire Van der Poel. Era la mia prima volta in una situazione come questa».

L’allungo sul traguardo ha fatto capire a Ganna che avrebbe avuto le gambe per osare di più
L’allungo sul traguardo ha fatto capire a Ganna che avrebbe avuto le gambe per osare di più

Lo sprint migliore

Il bilancio deve essere considerato positivo. Non dimentichiamo le polemiche degli anni scorsi, quando gli veniva chiesto di tirare sul Poggio in favore di compagni che poi non stringevano nulla fra le mani. Forse non erano maturi i tempi, forse mancava la fiducia. Oggi è arrivato tutto insieme.

«Vado a casa con buone sensazioni – dice Ganna – in vista delle classiche. Essere riuscito a rimanere con quei tre grandi mi dà molto morale. Alla fine, Mathieu ha fatto un attacco fantastico, tanto di cappello. Io stesso ho fatto uno dei miei migliori sprint di sempre. Ovviamente quando arrivi secondo, sei un po’ deluso, ma alla fine resta un giorno che ricorderò con orgoglio. Adesso l’obiettivo è la Roubaix. Punto tutto sul pavé».

Tosatto sfinito al termine della Sanremo: la corsa è andata secondo i piani
Tosatto sfinito al termine della Sanremo: la corsa è andata secondo i piani

In Belgio con fiducia

Tosatto riceve messaggi, abbracci e complimenti. La Ineos Grenadiers ha perso Pidcock alla vigilia della corsa e scegliere di puntare tutto su Ganna è stato una necessità e insieme un grande atto di stima. Il fatto che dopo i mondiali su pista, Filippo e Cioni abbiano lavorato prevalentemente in ottica classiche fa capire che dietro c’è un progetto e che il progetto può dare ottimi frutti.

«Avevamo detto ieri sera – spiega ancora il direttore sportivo veneto – che volevamo questo finale. Se poteva attaccare sul Poggio? Credo di sì, ma non dimentichiamo che è la prima volta che Pippo è davanti sul Poggio, dunque bisogna solo fargli tanti applausi. Ho creduto che ce l’avremmo fatta. Pensavo che, finita la discesa, tra Van Aert, Pogacar e Pippo, cinque secondi sarebbero stati recuperabili. Poi magari si arrivava in volata e si faceva quarti. Viste le gambe che ha mostrato Pippo nel finale, un po’ di rammarico c’è, ma noi puntiamo sempre in alto e oggi ci siamo andati vicino.

«Lui era convinto. E io mi accorgo da piccoli dettagli che può fare la differenza, ma quali sono non chiedeteli, perché li tengo per me. E’ la prima volta che ha corso da leader alla Sanremo e poteva già vincerla. Era un segnale forte che doveva dare e che ha dato. Perciò adesso si va a festeggiare questo secondo posto, perché bisogna festeggiare. E dopo si va in Belgio con grande fiducia».

Tirreno, il volo di Ganna e le 25 indicazioni di Cioni

07.03.2023
6 min
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Dopo aver vinto la crono di apertura della Tirreno-Adriatico, Ganna ha ringraziato Cioni che lo seguiva sull’ammiraglia. Il percorso di Lido di Camaiore prevedeva due curve e una chicane: che cosa può avergli detto di così decisivo?

Lo abbiamo chiesto al toscano, che stasera lascerà la Tirreno-Adriatico per rientrare in corsa alla Per Sempre Alfredo e poi il Coppi e Bartali.

«Che cosa gli ho detto? Pippo è molto preciso – comincia Cioni – su tutto quello che riguarda le condizioni dell’asfalto. Le buche e i tombini. Quindi, anche se era un percorso facile, di buche ce n’erano e c’erano delle cose da trasmettere. Specialmente adesso che, con le posizioni estremizzate, non guardano più tantissimo avanti. Quindi se li aiuti a impostare la linea giusta, possono stare più tempo in posizione. Sono più aereodinamici. Se non devono guardare troppo avanti, riescono a tenere la posizione migliore. E questo su un percorso così veloce aiuta parecchio».

Il percorso della prima tappa prevedeva due curve e una “esse” per immettersi nel finale
Il percorso della prima tappa prevedeva due curve e una “esse” per immettersi nel finale
Questo significa che il sopralluogo sul percorso lo fate insieme o lo fai solo tu e lui si fida di cosa gli dici?

A volte io faccio un pre-sopralluogo. Però poi ne facciamo sempre uno insieme, in cui si confermano le varie note. Ieri si è fatto solo una volta, solo quello insieme. Lui davanti in bici con la radio e io dietro con l’ammiraglia. Lo seguivo e vedevo dove passava e gli chiedevo conferma. Poi se vedevo se c’era qualche buco, qualche tombino importante lo segnavo io. Di solito guido io e accanto ho chi prende nota. Altrimenti faccio guidare qualcun altro e sono io che scrivo. Alla fine del sopralluogo ho in mano una sorta di road book con tutte le problematiche del percorso.

Cosa c’è scritto?

Su un percorso più tecnico, fra le indicazioni si includono anche le curve, che però ieri non c’erano. In tutto gli avrò dato 20-25 indicazioni. Non abbiamo codici particolari, di solito gli scambi sono abbastanza semplici. Non ieri, lo ripeto, però in genere si indicano le posizioni, se stare con le mani sopra o sulle protesi. Se una curva è impegnativa si discute prima se c’è da frenare o non frenare, quindi può essere “full” o “frenare”. Ad esempio su percorsi più impegnativi, ci possono essere alcune curve che hanno la linea lunga, in cui bisogna stare larghi e poi chiudere. Oppure si dà l’indicazione se una curva ha l’uscita veloce o quando sono cieche o se tornano indietro. Però in genere, Pippo ha un’ottima memoria fotografica.

Cioni è il preparatore di Ganna sin dai primi tempi, quando il Team Ineos Grenadiers era ancora Sky
Cioni è il preparatore di Ganna sin dai primi tempi, quando il Team Ineos Grenadiers era ancora Sky
In quali occasioni allora l’indicazione diventa decisiva?

Quando magari sei in una corsa a tappe e non c’è la possibilità di fare una ricognizione, è chiaro che avere comunque una conferma dalla macchina li tranquillizza.

Si entra anche nel merito del quando spingere oppure cambiare rapporto?

Sì, anche se non era ieri il caso. Se si va verso una salita e c’è un punto che è stato identificato come passaggio importante, nelle note viene inserita la cambiata. Poi ci possono essere informazioni su potenze target da ricordare in alcune sezioni. Ma ormai non possiamo più essere in collegamento e vedere i loro dati tramite il Garmin, per cui la gestione dei rapporti e dei wattaggi sta tutta sulle sue spalle. In base alla simulazione che si è fatta prima della gara, puoi dare dei riferimenti di cui tenere conto.

Ganna sapeva di avere una grande occasione: eccolo con Velo, cittì azzurro della crono
Ganna sapeva di avere una grande occasione: eccolo con Velo, cittì azzurro della crono
Ieri al giro di boa è stato super cauto.

Sulla bici c’è Pippo. Se vuole fare un passaggio a 50 all’ora, è lui che prende la decisione finale. Ieri a tornare ha fatto in tranquillità anche l’ultima S, senza prendere rischi, perché comunque sapevamo che stava facendo un gran tempo. E soprattutto, cadere non piace a nessuno.

Che tipo di informazioni gli hai dato sui tempi?

Solo l’intermedio al passaggio, quando hanno comunicato i 10 secondi di vantaggio. In genere lui vuole l’informazione, quindi il riferimento con altri corridori, ma quello a volte cambia. Ogni corridore vuole le note a suo modo, Pippo vuole i distacchi.

Sono informazioni che lo condizionano?

Tante volte si dice: «Okay, noi facciamo il nostro e l’obiettivo è eseguire al massimo il piano. Se poi c’è uno più forte, chapeau!». Nel senso che non si varia la tattica se i tempi sono diversi. L’unica cosa che può variare è che in certe condizioni magari prendi un rischio un po’ più calcolato, se sei in vantaggio o se sei in svantaggio. Magari decide di tirare un po’ di più nelle curve.

Ad esempio nel record dell’Ora, Pippo ha sovvertito la tabella. Gli capita anche nelle crono?

Questa era corta. Comunque il discorso di voler seguire un programma al 100 per cento può essere un’arma a doppio taglio, che funziona se è fatta bene. Però in una gara a tappe, in cui magari hai una situazione pregressa di affaticamento, una cosa è quello che hai pianificato, altro come stanno davvero le cose. E se trovi una giornata di grazia, perché limitarsi? Quindi sì, lui di solito ha un piano, che però può cambiare per diversi fattori.

Al secondo posto si è piazzato Lennard Kamna, che diventa uno dei contendenti per la vittoria finale
Al secondo posto si è piazzato Lennard Kamna, che diventa uno dei contendenti per la vittoria finale
Quali?

Ad esempio il meteo. Se c’è una condizione meteo diversa da quella prevista, questo potrebbe rendere il piano sbagliato. Quindi con tutti provo a far capire cosa devono cambiare, se si accorgono che la condizione meteo è differente. Fra le variabili che a Pippo interessano molto c’è la durata.

La durata della crono?

Ieri è andato più veloce della durata che avevo ipotizzato, che era intorno ai 13 minuti (Ganna ha vinto in 12’28”, ndr). Quindi penso che ieri fosse in una giornata di grazia. Comunque era una crono semplice da gestire, perché l’andata era un po’ più veloce del ritorno, quindi abbiamo seguito una distribuzione super classica con l’obiettivo di arrivare a dare tutto all’arrivo. In altre crono, magari puoi decidere di spendere tutto in un altro posto e quindi si deve essere più attenti.

Pippo ha detto che di aver fatto tre blocchi di lavoro prima di arrivare alla Tirreno: tutto per vincere questa crono?

No, proprio no. Per vincere ieri ha lavorato solo nell’ultimo blocco, che abbiamo fatto in pista. Prima la bici da crono non l’ha neanche presa, perché abbiamo lavorato più in funzione della Roubaix.

Giorni fa, parlando con Luca Oggiano, è venuto fuori che la posizione di Ganna non sia ancora del tutto a posto…

Forse un passaggio in galleria potrebbe essere previsto, ma ad ora non è stato inserito nel calendario. La verità è che le posizioni non sono mai complete e chi si ferma è perduto.

Oggiano, il mago dell’aerodinamica al lavoro per Parigi

26.02.2023
7 min
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Il nome di Luca Oggiano salta fuori per la prima volta parlando con Dario Cioni dopo il record dell’Ora di Ganna. Si capisce presto che l’ingegnere sardo, amministratore delegato di NabaFlow (azienda specializzata in soluzioni fluidodinamiche), è una figura chiave negli sviluppi aerodinamici di casa Ineos. In realtà la sua collaborazione inizia ben prima, ma pochi lo sanno. C’è lui dietro lo sviluppo dei body da crono e le tante innovazioni introdotte di volta in volta dalla squadra britannica.

Qualche giorno fa, alla vigilia dei campionati europei di Grenchen, Oggiano era a Montichiari con la nazionale. E così, incuriositi circa il suo ruolo, lo abbiamo raggiunto nel suo ufficio di Stavanger, sul mare norvegese, dove vive ormai da 15 anni. Moglie e figli norvegesi, due battute sul sentirsi a volte come Checco Zalone e si comincia.

Il record dell’Ora di Ganna, lo scorso ottobre, è stato anche il risultato del lavoro di Luca Oggiano e NabaFlow
L’Ora di Ganna, lo scorso ottobre, è stata anche il risultato del lavoro di Luca Oggiano e NabaFlow
Buongiorno Luca, l’incarico con la Federazione è in qualche modo il seguito della collaborazione con Ganna?

Lavoriamo verso Parigi, per implementare alcune delle esperienze che sono state fatte con Filippo e con il gruppo di Villa più che altro per la pista. Un misto di sviluppo per la posizione degli atleti, ma anche i materiali e il coordinamento dello sviluppo aerodinamico, sia per il quartetto femminile sia per quello maschile.

Questo significa che per Parigi si lavora a nuovi materiali?

Il problema è che abbiamo tempistiche ridotte. Va consegnato tutto prima dei mondiali di agosto, quindi ci sono alcuni progetti in fase di sviluppo e altri che sarà complicato implementare. Non posso dire proprio tutto nei dettagli, ma ci sono lavori sugli atleti e sulla posizione che possiamo continuare a sviluppare anche dopo la data di agosto. Invece per i materiali abbiamo questo limite, quindi alcune cose saranno nuove e le vedrete un po’ più avanti. Altre invece saranno un’ottimizzazione di quello che c’è già.

Che tipo di lavoro stavate facendo a Montichiari?

Siamo andati per fare la scansione 3D completa degli atleti e fare l’ottimizzazione delle posizioni in maniera digitale, che è la base del lavoro che abbiamo fatto anche con Ganna. Utilizziamo tecniche di animazione misti a simulazioni sul cloud, con software proprietario che è stato utilizzato anche per tutto quello abbiamo fatto nel record di Filippo.

Quali vantaggi si hanno?

Si ottimizzano prima di tutto i tempi, perché si riesce a fare centinaia di simulazioni in maniera molto fluida e si riducono anche i tempi dei test degli atleti. Non si va più in galleria a testare 50-60 possibili posizioni, magari anche un pochino a caso, ma si lavora avendo già un’idea abbastanza chiara di quello che si vuole cambiare o migliorare per quel che riguarda la posizione degli atleti. Lo stesso approccio viene fatto con i materiali e quello che si può sviluppare. Il cambiamento più grosso però è successo tre anni fa.

Che cosa è successo tre anni fa?

Abbiamo iniziato a implementare le tecnologie della Formula Uno, fondamentalmente. Simulazioni 3D, fatte in maniera molto più accurata, molto più veloce, molto più scalata. Gli studi sull’aerodinamica si sono evoluti. Se uno riesce a ottimizzare l’aerodinamica in qualsiasi frangente, i vantaggi sono palesi. Saranno chiaramente superiori nella pista, leggermente inferiori nelle crono. In ogni caso, più diminuisce la velocità e minore è l’influenza dell’aerodinamica. Quando si va in salita, ad esempio, non diminuisce solo la velocità, ma non si tiene una posizione costante. Insomma, ci sono tanti altri fattori che diventano determinanti.

Quindi l’aerodinamica nelle gare in linea è meno incisiva?

In una classica, per esempio, o in una delle frazioni nelle quali si sta davanti e si tira, l’aerodinamica ha un ruolo fondamentale. Insomma, le medie al Tour de France dell’anno scorso erano paurose. Ecco, a quel livello l’aerodinamica ha un ruolo abbastanza importante. Come pure in alcuni sprint.

Il lavoro di Luca Oggiano e di NabaFlow con la nazionale tende a ottimizzare la resa aerodinamica
Il lavoro di Luca Oggiano e di NabaFlow con la nazionale tende a ottimizzare la resa aerodinamica
Il ciclismo è il focus principale della vostra azienda?

Siamo una startup nata tre anni fa, quindi siamo piccolini. Lo sport è uno dei nostri business principali. L’idea è quella di trasferire allo sport professionistico le tecnologie arrivate dalla Formula Uno. Poi però lavoriamo anche con ponti, con la fluidodinamica all’interno dei palazzi, quindi all’interno delle città. Pale eoliche, fluidodinamica per quel che riguarda le strutture offshore. Quindi la nostra attività è anche implementare metodologie e tecnologie in un ambiente molto più grande. Siamo molto focalizzati sul green shift, cerchiamo di aiutare le aziende a risparmiare il cemento e l’acciaio.

Come procederà il lavoro con la nazionale?

L’idea è di ottimizzare i tempi. I test delle simulazioni saranno la base per fare quelli in velodromo ed essere sicuri che gli atleti riescano a produrre la potenza necessaria e a mantenere la posizione anche con un certo comfort. Poi andremo in galleria del vento a Milano.

Ci sono tuoi colleghi che escludono i test in velodromo e ritengono attendibile solo la galleria?

Nel 2023 non si può ragionare così. Le tre fasi sono complementari, non ci si può permettere di rinunciare a uno dei passaggi. Come in Formula Uno, non esiste che si porta la macchina dalla simulazione alla gara: prima si fa pista.

Lavorate anche con altri sport?

Siamo collaboratori del Comitato olimpico norvegese. Quindi per esempio ai mondiali di di sci alpino tutti gli atleti norvegesi hanno collaborato con noi, utilizzando il nostro software. Qualsiasi sport, soprattutto quelli invernali verso le prossime Olimpiadi e anche il triathlon, dal punto di vista aerodinamico sono gestiti da noi.

Come si conciliano aerodinamica e comfort?

Dipende dalla disciplina. Il record dell’Ora era una cosa estrema. Abbiamo lavorato tantissimo con i triatleti, dove serve guardare il bilanciamento tra comfort e prestazione aerodinamica. Alcune discipline richiedono sforzi più brevi, come un inseguimento che dura minuti. Allora si può spingere di più sul lato del discomfort, facendo però in modo che la potenza prodotta dalle gambe sia massimizzata.

I ragazzi recepiscono questi ragionamenti?

Ganna è uno di quelli che ha sposato la causa con la mente aperta, anche capendo che alcuni passi a volte portano un po’ di fatica aggiuntiva per trovare la soluzione migliore. Potrebbe significare fare un giorno di test in più in galleria o in velodromo. Passaggi che da alcuni sono visti come una perdita di tempo, ma che in realtà sono molto importanti. Lo scopo è fargli capire che con quella mezza giornata in galleria possono guadagnare quanto otterrebbero in un mese di allenamento. Ogni atleta la prende in maniera diversa. Alcuni sono molto aperti, altri sono quasi infastiditi, ma non li conosco ancora bene.

Se doveste rifare domani il record dell’Ora, avresti variazioni da proporre?

Sì, ci sono alcune cose che in realtà sarebbero da implementare. Alcune sul lato comfort, perché non abbiamo avuto tanto tempo per sviluppare una sella dedicata e Filippo ne ha sofferto. E poi ci sono i cambiamenti per quel che riguarda i nuovi regolamenti della posizione. Filippo è molto alto e potrebbe averne dei vantaggi. Con Ineos abbiamo cominciato a lavorarci, ma anche per lui dovremo trovare lo spazio per fare dei test. Il suo calendario non ha molti spazi liberi.

Più salita e meno crono: nuovo Ganna in arrivo?

22.02.2023
5 min
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Prima crono di stagione: facile pronosticare Ganna, invece vince Kung. L’ordine di arrivo in Algarve diventa il pretesto per alcuni ragionamenti con Adriano Malori. Quando c’è di mezzo Ganna, l’emiliano aguzza la vista nel nome della stima e l’ammirazione verso il Pippo nazionale.

Una crono strana quella di Lagos, lunga 24,4 chilometri che Ganna avrebbe dovuto papparsi in un solo boccone. Invece è arrivato terzo, conquistando però il secondo posto nella classifica finale. Uno strano incrocio, cui sommare i due ottimi piazzamenti nelle tappe di salita.

I primi segnali del buon rendimento di Ganna in salita arrivano dalla Vuelta a San Juan
I primi segnali del buon rendimento di Ganna in salita arrivano dalla Vuelta a San Juan

Segnali argentini

Alla Vuelta a San Juan, Ganna aveva raccontato di essere indietro di condizione, ma il suo rendimento in salita di allora e a maggior ragione di oggi fa pensare che il ritardo non sia così grave. Insomma, il fatto che nella crono abbia vinto Kung non è clamoroso, ma forse – suggerisce Malori – c’è sotto dell’altro. Ovviamente siamo nell’ambito delle ipotesi, che però meritano di essere seguite.

«La prestazione di Kung – dice Malori – non mi sorprende. E’ quella di Pippo, invece. Non tanto per il terzo posto, ma perché alla fine ha dato solo 6 secondi a Martinez. Per contro è andato molto bene in salita. Io l’Algarve l’ho fatta e quelle due salite non sono facili, soprattutto per uno con il peso di Pippo. Vedere come le ha scalate e cosa ha fatto in Argentina, quando ha mollato Bernal ed Evenepoel che pesano 20 chili meno di lui, mi fa pensare proprio che Filippo stia lavorando in una direzione diversa».

Lo sforzo sull’ultima salita dell’Algarve toglie il fiato, ma Ganna arriva davanti
Lo sforzo sull’ultima salita dell’Algarve toglie il fiato, ma Ganna arriva davanti

Martinez a 6 secondi

Ecco la provocazione, lo spunto. Malori continua nel ragionamento. Ganna potrebbe aver dato solo 6 secondi a Martinez perché nel frattempo potrebbe aver lavorato sulle salite. Ma con quale obiettivo?

«Pippo ha 26 anni – dice Malori – e ha dominato le cronometro in lungo e in largo. E’ stato campione del mondo dell’inseguimento sin da quando era un ragazzino. Così ora potrebbe avere in testa di cambiare obiettivi: classiche e un certo tipo di corse a tappe. Chiaramente non gare con salite lunghe, non la Tirreno, a meno che non si tornasse a una Tirreno di strappi, senza montagne e con la crono alla fine. In quel caso, Ganna avrebbe almeno 40 secondi di vantaggio sugli scalatori e se ne potrebbe ragionare. Ovviamente non si parla di grandi Giri».

All’Alto de Foia, secondo giorno dell’Algarve, Ganna arriva con 7″ dal vincitore Cort Nielsen
All’Alto de Foia, secondo giorno dell’Algarve, Ganna arriva con 7″ dal vincitore Cort Nielsen

Davanti in salita

Il ritardo di condizione secondo Malori non regge. Se sei indietro, non tieni così duro sull’Alto del Colorado in Argentina e tantomeno su certi strappi portoghesi.

«Ci sta che possa aver sfruttato la condizione del quartetto sull’Alto del Malhao – spiega Adriano – che è una salita ripida, ma breve. Però sull’altro arrivo in salita all’Alto da Foia, dove ha vinto Cort Nielsen, Pippo è rimasto in coda a soffrire per tutta la salita e alla fine è arrivato a 7 secondi. Ha avuto la resistenza per tenere una salita di 20 minuti, con gli altri che si staccavano e lui in fondo a soffrire. Per me quest’anno ha qualcosa di più in salita. Lo abbiamo già visto fare prestazioni impressionanti, però magari era in fuga o perché lavorava in testa al gruppo».

Sull’Alto de Malhao del penultimo giorno, Ganna arriva a 20″ da Pidcock
Sull’Alto de Malhao del penultimo giorno, Ganna arriva a 20″ da Pidcock

Obiettivo Sanremo?

Ganna a quest’ora avrà già arricciato il naso. Tanti negli anni hanno cercato di spingerlo verso i Giri, ma non è il caso di Malori: le tre settimane sono e restano off limits. C’è una struttura fisica da rispettare.

«Sicuramente per andare meglio in salita – dice l’emiliano – un po’ di massa magra deve perderla, anche se comunque è già molto tirato. Credo che nelle crono e in pista continuerà ad andare fortissimo, ma ci sta che voglia prendere altre direzioni. Anche le classiche. Perché non pensare a un Fiandre? Oppure la Sanremo. Su una salita come la Cipressa, è lui che stacca gli altri con la sua potenza: quella non è una salita ripida. Il suo rendimento in salita e il calo a crono dell’Algarve, in cui non ha fatto neanche secondo, ma terzo, mi fanno pensare. Se avesse perso da Kung per 5 secondi, sarebbe stata una crono normale. E’ insolito il fatto che abbia preso 10 secondi dallo svizzero e ne abbia dati solo 6 a Daniel Martinez, che pure a crono va bene ed è stato anche campione colombiano. Non si può neanche pensare a una condizione scarsa, perché sennò in salita non arrivi a quel modo».

Al di là dei miglioramenti in salita, l’appuntamento per Ganna sono le Olimpiadi in pista. Nel 2022 ha anche stabilito il record dell’Ora
Va bene la salite, ma l’appuntamento per Ganna sono le Olimpiadi in pista: nel 2022 ha anche stabilito il record dell’Ora

Ritorno in pista

Insomma, mesi fa Malori si era detto contrario al fatto che Ganna mollasse la crono inseguendo miglioramenti tutti da ponderare, ma adesso il suo giudizio è cambiato.

«Ero il primo contrario al fatto di non snaturarsi – sorride – ma sono pronto a rimangiarmi la parola. Ganna ha già fatto il record dell’Ora e quello dell’inseguimento. Ha vinto due maglie iridate a crono, ci sta che provi a cambiare un po’, per poi decidere se vale la pena continuare a puntare sulle brevi corse a tappe. Per la pista alle Olimpiadi, secondo me gli basterà riallenarsi e ritroverà il suo livello. Però è chiaro che per lui la crono resta il punto forte. Se davvero vuole puntare alle corse a tappe ed essere un nuovo Ganna, dovrà ricercare il giusto equilibrio fra crono e salita».

Il livello è altissimo, ma a Grenchen si parla italiano

10.02.2023
5 min
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Come in un déjà vu, gli azzurri di Villa si ritrovano a festeggiare al centro del Velodromo di Grenchen. L’ultima volta accadde sulla strada dei mondiali di Saint Quentin en Yvelines, quando la nazionale si fermò nel velodromo svizzero per applaudire Ganna e il suo record dei record.

Nella seconda serata dei campionati europei, la scena è pressoché simile, solo che questa volta hanno vinto in tanti. E se per le ragazze del quartetto, che ai mondiali conquistarono l’iride, l’argento è forse un boccone amaro, i quattro inseguitori uomini si prendono l’oro continentale davanti alla Gran Bretagna: non un risultato da poco, specie guardando il crono di 3’47″667.

«Contavano i punti ai fini del ranking – spiega Elisa Balsamo – e quindi prendiamo quello che di buono è giunto da questi europei. Eravamo convinte di riuscire a superare la Gran Bretagna, ma non siamo state brave a sfruttare l’occasione. Bisogna accettare anche le sconfitte e guardiamo avanti».

Consonni ai punti

In precedenza, nel pomeriggio, Simone Consonni si è portato a casa la prima maglia europea. C’è riuscito nella corsa a punti, confermando che la vittoria al Saudi Tour è venuta grazie a una condizione eccellente.

«Sembra strano dire di aver vinto il primo titolo europeo – dice proprio Consonni – perché ho fatto il cammino inverso. Ho cominciato dall’Olimpiade per poi passare al mondiale e adesso ecco gli europei. Ci tenevo veramente a fare questa corsa a punti, era da tanto che chiedevo a Marco (Villa, ndr) di farla. Al Saudi Tour ho fatto vedere che la gamba c’era, anche se dopo l’ultima tappa ho avuto un po’ male di schiena, che non si capisce sia stato dovuto allo sforzo di quella volata. Comunque sono arrivato qua un po’ demotivato, però questo fantastico gruppo mi ha restituito il 100 per cento della mia integrità fisica e mentale. Per questo, vorrei ringraziare tutto lo staff del della nazionale, dal primo all’ultimo.

«Mi viene in mente Ciro – prosegue – il magazziniere. Tornato dal Saudi Tour, sono passato il giorno dopo a fare la borsa nuova con il nuovo vestiario e lui era lì per me. Poi ci sono i massaggiatori che lavorano fino a tardi e tutto lo staff. Era tanto tempo che non facevo una corsa a punti, ero sempre fuori tempo, però ho capito subito di avere la gamba. E quindi mi son detto che non potevo farmela sfuggire. E alla fine è arrivata la maglia».

Il ritorno di Ganna

Ganna è venuto a Grenchen per portare i compagni a Parigi e ha svolto egregiamente il proprio compito. Dopo la conclusione del quartetto, il piemontese girava a bocca chiusa, mentre Manlio Moro appariva stravolto.

«L’ho detto anche ieri – commenta Ganna – che i ragazzi volevano dimostrare che comunque siamo competitivi. Siamo usciti bene dal periodo invernale, sapevamo che qua avremmo trovato l’Inghilterra che era una delle squadre da battere e che è campione del mondo. Abbiamo fatto tutti una corsa a tappe, quindi siamo tornati. Abbiamo avuto giusto il tempo di recuperare e prepararci per l’obiettivo.

«Mi sembra che abbiamo reagito bene – prosegue – abbiamo fatto vedere che siamo sul pezzo. Dobbiamo rifinire magari due o tre cosette, perché forse oggi un po’ di fortuna l’abbiamo avuta con quel cambio un po’ sbagliato. Però ci voleva. Abbiamo concluso bene, portiamo a casa questo bell’oro e questa maglia che mi ripaga comunque degli sforzi e del tanto tempo chiusi in un tondino a far fatica».

Benvenuto  Moro

Prima l’innesto di Jonathan Milan che ci ha fatto vincere le Olimpiadi. Adesso quello di Manlio Moro, che forse è ancora un passo indietro rispetto ai compagni di quartetto, ma sta crescendo alla velocità della luce.

«Volevo ringraziare tutta la squadra – ha detto dopo la vittoria – perché veramente sono stati dei compagni fantastici. Vanno veramente forte e mi hanno aiutato. Hanno cercato di tenermi tranquillo e prima della partenza ci eravamo prefissati una tabella. Siamo riusciti a tenerla, anzi siamo andati più forte e c’è stato un piccolo inconveniente con un cambio. Però siamo riusciti a risolverlo al meglio e ho fatto veramente tanta fatica negli ultimi giri per rimanere incollato.

«Sono contento, qui a Grenchen ero al mio primo europeo tra i grandi e per questo voglio solo dire grazie a tutti i compagni e tutto lo staff per il lavoro che hanno fatto e dai. Speriamo sia il primo di tanti».

Il futuro del quartetto maschile nei piani di Villa

07.02.2023
6 min
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MONTICHIARI – Europei con vista sulle Olimpiadi. La rincorsa per Parigi 2024 inizia domani a mezzogiorno dal Velodromo Tissot di Grenchen. Tra l’impianto svizzero e quello di Saint Quentin en Yvelines ci sono circa seicento chilometri, ma per la nazionale azzurra la strada che porterà in Francia dovrà passare prima anche da Indonesia, Egitto e Canada per la Nations Cup. Intanto il cittì Marco Villa (in apertura a Montichiari con Viviani, che oggi compie 34 anni) ha diramato le convocazioni.

Nessuna novità rispetto alla nostra visita a Montichiari. Se nella velocità le scelte sono obbligate e se tra le donne i ruoli sono quasi già tutti assegnati, adesso il tecnico cremasco dovrà decidere come impiegare gli uomini nelle varie prove. Una base c’è. Proviamo quindi a capire meglio con Villa quali idee ha in testa per gli europei e per il futuro del quartetto, che punta al suo secondo trionfo continentale.

A Grenchen l’obiettivo sarà riscattare l’europeo 2022
A Grenchen l’obiettivo sarà riscattare l’europeo 2022
Marco a che punto è in generale il quartetto maschile?

E’ allo stesso punto del femminile. Ci sono quattro campioni olimpici (Ganna, Milan, Lamon e Consonni, ndr). C’è anche Viviani che col sistema olimpico deve provare anche lui ad essere competitivo col quartetto. C’è anche Bertazzo che è campione del mondo. Insomma chi farà l’inseguimento a squadre alle Olimpiadi dovrà essere competitivo anche nelle altre prove. Ad esempio, le ragazze sono più polivalenti sotto questo aspetto. Negli uomini ho Milan e Ganna che ad oggi non hanno fatto gare di gruppo, ma sono indispensabili nel quartetto. Quindi se uno sa fare i conti, per gli altri tre posti non c’è tanta scelta.

Abbiamo visto Ganna con Scartezzini nella madison di Fiorenzuola. In previsione di Parigi 2024 state già facendo dei pensieri?

Con Pippo ci stiamo già lavorando, ma non da questi europei. Per i mondiali di agosto vedremo, di sicuro in funzione olimpica dovrà testarsi. La mia idea sarebbe quella di fargli correre un paio di Sei Giorni durante l’inverno, ammesso che la sua squadra sia dello stesso mio parere.

L’altro indispensabile che hai nominato è Milan.

Indubbiamente è molto forte, altrimenti non sarebbe campione olimpico, medagliato ai mondiali e non sarebbe qua nel nostro gruppo. Mi fa piacere questa evoluzione di Jonathan, la stessa che hanno fatto Ganna, Consonni e ai tempi anche Viviani. Ci tengo a rimarcare subito che questa è l’ennesima dimostrazione che qui non si viene per perdere tempo, quanto piuttosto per fare un lavoro parallelo di crescita dell’atleta su strada. Noi non deviamo la carriera dell’atleta e questi risultati mi riempiono d’orgoglio.

Che tipo di corridore è Milan su strada?

Ho sempre detto in tempi non sospetti che non va paragonato a Ganna. Pippo è Pippo. Jonathan è più velocista, più finisseur e meno cronoman, anche se ha vinto il tricolore U23 proprio perché è forte. Se ci sono degli sprinter più forti di lui non lo so, posso dire che è diverso da altri come sono diversi tutti. Milan ha una volata lunga in progressione, data più dalle sue caratteristiche che dal lavoro in pista. Jonathan a differenza di Pippo ha preso anche medaglie nel chilometro. Non è un Groenewegen che esce all’ultimo, né Viviani che fa le volate di rimonta. A me è venuto subito un paragone con Petacchi e Cipollini più che a un Boonen, quantomeno nelle volate. Poi se sarà più competitivo ad una Sanremo, una Gand o solo su tappe piatte, ce lo dirà il tempo.

Torniamo ai tre posti vacanti per Parigi. Uno di questi il cittì Villa lo assegnerà a Viviani, che sarebbe alla sua quarta Olimpiade?

Di certi non c’è nessuno. Elia può essere il quinto. Deve dimostrare di essere riserva del quartetto qualora dovesse succedere qualcosa lassù ad uno dei titolari. Manlio Moro è un altro che può entrare nel quartetto, ma se entra lui devo rivedere chi farebbe la partenza. Lamon è uno che parte bene e ci ha fatto vincere le Olimpiadi come gli altri tre. In più sa fare bene la madison e l’omnium. Bertazzo è uno dei migliori che ho per la seconda posizione, una delle più dure. Dovrà lavorare però per le gare di gruppo. Consonni aveva la seconda posizione a Tokyo. Scartezzini corre benissimo la madison, ma bisogna vedere se può tornare nel quartetto.

Col quartetto hai vinto un europeo, un mondiale ed una Olimpiade. Stai pensando ad un ricambio generazionale?

E’ normale farlo. Ho Boscaro che è un buon chilometrista, sa fare le corse a punti ed è campione europeo U23 dell’eliminazione. C’è Pinazzi che è campione europeo U23 nell’inseguimento a squadre con lo stesso Boscaro, Manlio Moro e Galli. Mattia corre bene lo scratch, l’omnium e anche la corsa a punti se vuole. Spero che quest’anno lui diventi un’altra sorpresa nelle gare su strada. Ci sono gli juniores che sono passati U23, come Belletta o Delle Vedove. Non sono spaventato del ricambio. Spero bene nella mentalità delle squadre, che possano venirci incontro. Hanno davanti degli esempi per cui, come dicevo prima, venire qua non è una perdita di tempo.

Sembra che stiano rispondendo bene questi nuovi ragazzi.

Ad esempio Belletta ce l’ho avuto due anni fa, mentre l’anno scorso il tecnico degli juniores non ero io (è Dino Salvoldi, ndr). Altro esempio, Ganna, Consonni, Pinazzi, Lamon e Scartezzini me li sono portati da juniores in avanti. La mia speranza quindi è che si fidino a passare con un tecnico che non hanno mai conosciuto prima, anche per una questione di approccio.

Ivan Quaranta col gruppo velocità degli europei. Sullo schermo si studia dove migliorare
Ivan Quaranta col gruppo velocità degli europei. Sullo schermo si studia dove migliorare
Alla vigilia degli europei, qual è lo stato d’animo di Marco Villa?

Non siamo mai partiti convinti di vincere una medaglia o di essere già battuti. E’ un gruppo, sia maschile che femminile, che può conquistare qualsiasi prova. E non ce n’è una più difficile dell’altra. Anzi, grazie all’impegno di Ivan Quaranta correremo gli europei con buone prospettive nella velocità. Siamo qua come Italia, una delle Nazioni che è tornata ad essere competitiva su tutto e che fa paura un po’ a tutti. I titoli vinti ne sono la testimonianza. E’ la prima gara dell’anno e non so come siano gli avversari. Così come loro non sanno come stiamo noi. Dobbiamo fare attenzione a tutti, d’altronde quando arrivi a disputare la prima qualifica olimpica, il livello si alza per forza di cose. Nessuna nazionale arriverà sprovveduta. Vedremo chi starà meglio.