Il diario di Cioni: l’Ora che non abbiamo visto (2ª parte)

17.11.2022
7 min
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Le ultime parole di Cioni ci hanno riportato al mondiale di Wollongong. Laggiù Ganna ha sentito crescere lo spirito di rivalsa dalle tante critiche, traendone lo spunto per andare verso l’Ora con la determinazione necessaria (in apertura Pippo nell’immagine Ineos Grenadiers/Cauld Photo).

Si aveva la sensazione di due treni paralleli, in attesa dello scambio che li avrebbe portati sullo stesso binario. Se tutto fosse andato per il meglio, l’amalgama sarebbe stata perfetta. Da una parte la grande organizzazione Ineos Grenadiers, dall’altra l’uomo sulle cui spalle poggiava l’intero progetto. Cioni, nel mezzo, avrebbe guidato lo staff performance e allenato il campione. Se il meccanismo si fosse inceppato, si sarebbe rischiato il deragliamento. Del caffè non resta che il ricordo, il discorso va avanti da più di mezz’ora.

Cioni a Montichiari, nei test non si è mai raggiunta l’Ora: non c’era abbastanza tempo (foto Ineos Grenadiers/Cauld Photo)
Cioni a Montichiari, nei test non si è mai raggiunta l’Ora: non c’era abbastanza tempo (foto Ineos Grenadiers/Cauld Photo)
Col senno di poi, il mondiale è stato davvero una giornata storta?

Penso di sì e può aver avuto diverse ragioni, dall’adattamento al fuso, fino alla differenza di temperatura fra il posto in cui l’Italia aveva l’hotel e la zona di gara. Si passava da 5 gradi in alto ai 20 di Wollongong. Di certo, Pippo al mondiale ci teneva. Sarebbe stato il terzo: non una cosa da poco. Nell’approccio era stato tutto in linea, avevamo dei buoni riferimenti. L’unica cosa che si può dire è che non ha mai amato quel percorso. Non per un fatto di tecnica, ma per l’asfalto sconnesso e le tante vibrazioni. Al terzo intermedio sapeva di lottare per nulla e a quel punto se ne è andata anche la voglia di stringere i denti. In proporzione ha digerito meglio la durezza del percorso di Tokyo.

Si torna sull’Ora. Hai parlato di poco tempo per provare: abbiamo in testa i problemi al soprassella che lo hanno fatto calare negli ultimi 10 minuti…

Se decidessimo di rifarlo, quello sarebbe il primo aspetto. Il materiale è buono, ma ci sarebbe qualche dettaglio da approfondire. Non è detto insomma che sia la sella. Per questo, nel suo mondo ideale, Bigham è stato avvantaggiato. Non avendo altre incombenze di calendario, ha potuto fare tutti i suoi test. Fare due o tre prove ti permette di allenare i muscoli, adattarti davvero al tipo di sforzo e di individuare le criticità.

Con la bici pronta e i test fatti, l’UCI ha cambiato le regole: rimandare? No (foto Ineos Grenadiers/Cauld Photo)
Con la bici pronta e i test fatti, l’UCI ha cambiato le regole: rimandare? No (foto Ineos Grenadiers/Cauld Photo)
Nel frattempo l’UCI ha cambiato il regolamento tecnico, consentendo agli atleti di grossa taglia di sollevare il manubrio da crono, chiudendo di più fra mani e testa.

E questo è uno dei motivi per cui il record andava fatto nel 2022. Il discorso della modifica è venuto fuori dopo il Tour e a quel punto si era fissata la data. Si poteva decidere di posticipare, ma non sapevamo se la nuova posizione sarebbe stata più redditizia. Bisognava ripartire con tutti i test in galleria. In più, si sarebbe trattato di vanificare il lavoro di Pinarello. Siamo andati dritti anche per questione di rispetto, ma questo ha significato scatenare polemiche per il giorno. A cose fatte però, sembra che il piano abbia funzionato.

Che cosa ha rappresentato l’Ora per la Ineos Grenadiers?

Siamo andati a Grenchen con uno staff non usuale. C’era la parte marketing in misura importante, ma non hanno mai interferito con l’area tecnica. Io coordinavo la parte performance, fra Ineos, Team Italia e Filippo. Noi eravamo in 3-4. L’Italia aveva Villa, più Giovanni Carini, Fred Morini e Piero Baffi nel mezzo. E’ il team che aveva scelto Pippo.

Cioni spiega che è stato Ganna a chiedere Villa a bordo pista (foto Ineos Grenadiers/Cauld Photo)
Cioni spiega che è stato Ganna a chiedere Villa a bordo pista (foto Ineos Grenadiers/Cauld Photo)
Quando lo ha fatto?

Un anno fa gli chiedemmo chi avrebbe voluto accanto. Parlò subito di Villa a bordo pista e di un meccanico della nazionale. Lo stesso Diego Costa, meccanico alla Ineos, aveva detto che sarebbe stato meglio ci fosse uno esperto della pista. Il nostro staff della performance invece aveva già lavorato con Bigham e sapeva cosa aspettarsi. Ecco, anche in questo è stata importante l’esperienza di Bigham, che di Ore ne ha fatte 4-5 ufficiali e almeno 3 in allenamento. Noi eravamo completamente al buio.

Ci sono stati imprevisti?

Uno che non sa neanche Pippo (sorride, ndr). Uno dei ragazzi della performance il giorno stesso ha preso la bicicletta per verificare che fosse tutto a posto ed è rientrato dicendo che c’era un rumorino nella scatola del movimento. Hanno iniziato a smontarla tutta e stavano impazzendo, quando si sono resi conto che dipendeva da un tappetto di plastica sulla pedivella. Era un check fatto di proposito: meglio sia successo a lui che a Pippo durante il tentativo…

Se il record non fosse venuto al primo assalto o ci fosse stato un problema tecnico, avreste riprovato il giorno dopo?

Non ci abbiamo proprio pensato. Il record si faceva quel giorno a Grenchen, nessun dubbio su questo.

Abbiamo letto delle mille attenzioni su catena e pignone.

La catena aveva girato anche il giorno prima. Per il pignone, invece, Muc-Off diceva che il trattamento ha solo un’ora e 15 minuti di utilizzo. A partire dagli sponsor, ognuno ha fatto la sua parte. Nella scelta dei rapporti è entrato direttamente Pippo. Si sarebbe deciso tutto nella prova del venerdì. Il dubbio era fra il 65 e il 66. Quale sarebbe stato il migliore per quella velocità?

Tu cosa pensi?

Il 65 con cui ha corso forse lo ha salvato nel momento della crisi. Il 66 magari gli avrebbe permesso di mantenere una velocità più costante. Certo nel pacing, Pippo non è stato impeccabile. Ma può darsi che avendo dolore, alla fine non sia riuscito ad esprimersi.

Si direbbe che da questa Ora abbiate imparato quel che serve per fare la prossima…

Impossibile che dalla prima volta non si impari nulla. E’ un’esperienza estrema in un ambiente controllato, in cui sei costretto a tenere una posizione fissa che su strada non riesci a simulare. Da quest’Ora abbiamo identificato una serie di punti dove si potrebbe migliorare.

Oltre a Fred Morini, nello staff c’era anche Piero Baffi, fisioterapista (foto Ineos Grenadiers/Cauld Photo)
Oltre a Fred Morini, nello staff c’era anche Piero Baffi, fisioterapista (foto Ineos Grenadiers/Cauld Photo)
Che tipo di esperienza è stata per te?

Come allenatore non è stato facile. C’erano mille interrogativi ed erano tutti nervosi, mentre io ero super sicuro. Se Filippo aveva detto di volerlo fare, essendo un corridore per cui la testa conta tanto, per me era la garanzia che avrebbe fatto il record. L’ho sempre detto, lo avrei firmato prima. Poi magari sarà battuto, ma chiunque decida di provarci, dovrà investirci molto tempo e molte risorse.

Chi vedi provare con buone possibilità?

Si parla tanto di Kung, io vedo anche Ethan Hayter, che ha quel tipo di attitudine. Evenepoel e Van Aert dovrebbero sacrificare tanto della loro preparazione, perché magari hanno la potenza, ma non l’adattamento tecnico alla pista. E poi soprattutto, chiunque sia il corridore, dovrebbe avere alle spalle una squadra che ci creda. Non tanti farebbero quel che ha fatto per noi Pinarello. Una cosa è certa: non c’era niente di rimediato o adattato. Ganna ha avuto materiale top, con le ruote addirittura costruite per quel telaio.

Sui fogli, i tempi sul giro per la tabella più efficace (foto Ineos Grenadiers/Cauld Photo)
Sui fogli, i tempi sul giro per la tabella più efficace (foto Ineos Grenadiers/Cauld Photo)
Quanto conta l’adattamento alla pista?

Tantissimo. Nella parte finale, anche Ganna che è uno specialista si è un po’ disunito e ha perso quale linea. Immagino che se uno non ha questa attitudine, è un attimo che si disunisca e faccia 200 metri in più.

Ci alziamo che inizia a scurire. Il quaderno è pieno di appunti. Non che lo avessimo mai pensato, ma dal racconto di Cioni appare chiaro che il viaggio di Ganna nell’Ora sia stato molto più lungo di quei 60 minuti. E che le tante polemiche sulla data non si basassero sulla conoscenza dei fatti, quanto piuttosto sul semplice sfogliare il calendario. Come se davvero si trattasse di girare per un’ora fra una corsa e l’altra…

La prima parte

La prima parte dell’intervista a Cioni sul record dell’Ora di Filippo Ganna è stata pubblicata il 16 novembre ed è consultabile a questo link.