La stagione offroad, quella del Cross Country in modo particolare, deve ancora entrare nel vivo, ma il 2023 sembra già iniziato sotto una buona stella per Internazionali d’Italia Series… Il più importante circuito italiano della disciplina olimpica ha difatti recentemente ufficializzato la definizione di un rilevante accordo di collaborazione con Pasol per quanto riguarda la fornitura delle sei maglie ufficiali della challenge che vestiranno i leader delle classifiche generali. Alla luce di questa nuova collaborazione, il brand vicentino consolida così la propria vicinanza al mondo del ciclismo e del Cross Country in particolare. Ed mantra di Pasol “Vivi Fuori” incarna perfettamente lo spirito dei biker, ovvero quello di godere della montagna e della natura a 360 gradi.
La maglia della gamma JS Zana di Pasol, quella che sarà indossata dai leader di Internazionali d’Italia Series, offre un mix di stile, qualità e tecnicità. Realizzata in poliestere bi-elastico, questa “jersey” è in grado di garantire un “fit” ideale unitamente ad una asciugatura rapida anche nelle giornate più calde. Saranno dunque marchiate Pasol la maglia blu del leader della classifica Uomini Open, la maglia verde del leader della classifica uomini U23, la maglia rossa del leader della classifica uomini junior, la maglia fucsia della leader della classifica donne open, la maglia viola della leader della classifica donne U23 e la maglia azzurra della leader della classifica donne junior.
La filosofia degli Internazionali d’Italia Series sposa perfettamente quella di PasolLa filosofia degli Internazionali d’Italia Series sposa perfettamente quella di Pasol
“Vivi Fuori” è la filosofia
«Siamo felici di essere diventati partner degli Internazionali d’Italia Series – ha commentato Luciano Sommacal, che di Pasol è il CEO – il più importante circuito italiano di Cross Country Mtb. Per noi il divertimento all’aria aperta rappresenta un ingrediente essenziale, e questa collaborazione incarna perfettamente la nostra filosofia. Siamo orgogliosi di condividere il nostro progetto con atleti e amanti della Mountain Bike, a maggior ragione calcando un palcoscenico così importante e prestigioso».
Per Pasol è importante esplorare e godersi tutti i momenti di libertà che la bici ci donaPer Pasol è importante esplorare e godersi tutti i momenti di libertà che la bici ci dona
«Pasol ha creduto fortemente nel nostro progetto – ha ribattuto Michele Mondini di CM Outdoor Events – e siamo davvero felici di iniziare questa nuova collaborazione. In una stagione di gare che si preannuncia di altissimo profilo, con tre appuntamenti di livello Hors Catégorie, le maglie degli Internazionali d’Italia Series disegnate da Pasol si preparano a brillare sulle spalle dei grandi nomi dell’XC mondiale».
Le prime maglie di leader di Internazionali d’Italia Series sono state assegnate sabato scorso 18 marzo nel corso della seconda edizione del Pineta Sperane XCO a San Zeno di Montagna (Verona).
Gli juniores rappresentano una categoria di transizione che vede l’alternarsi di nomi e risultati. Quando però emerge un nome in grado di vincere due tricolori consecutivi nel ciclocross e molteplici corse su strada, è bene farsi un piccolo appunto sul taccuino. I tempi però non devono essere affrettati, Samuele Scappinicompirà diciotto anni il 24 aprile e quando ci risponde ha appena chiuso il libro di scuola su cui stava studiando. Entriamo così in punta di piedi a conoscere l’umbro, talento emergente del Team Fortebraccio.
Per Scappini quella di Hoogerheide è stata la prima convocazione ad un mondiale. In apertura, il podio ai tricolori di RomaPer Scappini quella di Hoogerheide è stata la prima convocazione ad un mondiale. In apertura, il podio ai tricolori di Roma
Sei appena tornato dalla tua prima convocazione ad un mondiale. Che esperienza è stata?
Essere stato convocato in nazionale è stato bellissimo. E’ stata la mia prima volta. Ero partito per fare bene. Però ci sono stati degli inconvenienti che non mi hanno permesso di esprimermi al meglio.
Di che tipo?
Quindici minuti prima del via ho fatto una partenza da fermo e mi sono trovato con il manubrio in mano. Con il carbonio squarciato. Ho dovuto quindi cambiare bicicletta.
E l’altro inconveniente?
Dopo la partenza a 300 metri dal via c’è stata unacaduta e sono rimasto coinvolto. Sono ripartito ma la gara era già compromessa. Una serie di avvenimenti che mi hanno fatto perdere concentrazione e lucidità e ho chiuso solo 45°.
A Variano 2022 il corridore umbro aveva spiazzato tutti, vincendo il primo titolo italiano junioresA Variano 2022 il corridore umbro aveva spiazzato tutti, vincendo il primo titolo italiano juniores
Un mondiale sfortunato possiamo dire. La tua stagione cross vanta però 12 vittorie tra cui il secondo titolo tricolore consecutivo…
Ero dato favorito da tutti. Sono rimasto con i piedi per terra con quella maglia, che nella mia testa volevo riconquistare e confermare. Così è stato.
Portaci a quel giorno…
Le gambe le avevo e la concentrazione era al massimo. Le prime curve le ho affrontate bene guadagnando subito 20 metri. Poi pian piano ho incrementato il vantaggio e sono arrivato al traguardo con 40 secondi.
La tua categoria è stata criticata per l’impegno nelle trasferte in maglia azzurra. Che cosa hai percepito da dentro?
In nazionale mi sono sempre trovato bene. Io vado d’accordo con tutti, non mi arrabbio facilmente. Dobbiamo lavorare e seguire quello che ci dicono.
La vittoria di Scappini al campionato italiano di Roma è stata la ciliegina sulla torta di una stagione plurivittoriosaLa vittoria di Scappini al campionato italiano di Roma è stata la ciliegina sulla torta di una stagione plurivittoriosa
Veniamo alla strada. Ti stai già preparando?
Da domani parto con la preparazione per partire al meglio con la stagione. Il mio obiettivo è quello di diventare uno stradista. Per farlo devo vincere le gare e so che non sarà facile.
Oltre a cross e strada, gareggi anche in pista?
Sì assolutamente. Con le mie caratteristiche penso di poterla portare avanti e sento che mi tornerà utile.
Quale specialità ti piace di più?
Mi piace molto il chilometro da fermo. Sono esplosivo e sento di poter far bene.
Stai scoprendo le tue potenzialità, che tipo di corridore sei?
Se c’è un arrivo in salita, diciamo che non sono il favorito, ma me la gioco. Non sono uno scalatore. Se si arriva con un gruppetto ristretto posso dire la mia. Io mi sento velocista da pianura e mi piacciono molto anche gli arrivi in leggera salita dove c’è da spingere.
L’umbro corre nel Team Fortebraccio dalla categoria junioresL’umbro corre nel Team Fortebraccio dalla categoria juniores
Quando partirà la tua stagione?
Le prime gare saranno a inizio marzo, ma non abbiamo ancora stilato un calendario. Parto con la preparazione poi si vedrà.
TI sei prefissato degli obiettivi?
Spero di fare bene al campionato italiano perché sarebbe la ciliegina sulla torta per la categoria juniores. Due tricolori ciclocross e uno su strada sarebbe il massimo. I miei due sogni per il 2023 sono andare al mondiale e all’europeo.
Se per strada e ciclocross gli obiettivi sono tricolori, per la pista?
Non sento di avere particolari aspirazioni. A livello nazionale sento di poter dire la mia, poi tutto quello che viene è guadagnato.
Ogni volta che MagneticDayspropone qualcosa di nuovo, la novità non è mai banale. Alle spalle c’è un percorso di crescita del sistema e un pool di coach di altissimo livello, una combinazione di qualità che ha l’obiettivo primario di offrire un training specifico senza eguali.
L’ultima frontiera sono i training specifici che toccano le discipline del gravel, nelle sue diverse interpretazioni e del ciclocross. Ma non finisce qui, perché in pari alla metodologia HTT, nascono anche gli allenamenti mirati ai singoli eventi.
MagneticDays è anche un esempio di piattaforma tecnologicamente fruibileMagneticDays è anche un esempio di piattaforma tecnologicamente fruibile
Il training non è solo competizione
Allenarsi significa migliorare, conoscere se stessi e le risposte del proprio corpo, imparare ad interpretarle ed utilizzare gli stimoli positivi che arrivano da una serie di adattamenti fisici. MagneticDays è sinonimo di indoor training di qualità, fatto con gli strumenti più moderni e con i numeri, ma non è solo gara e agonismo.
Alla base di tutto c’è il miglioramento, non una chimera, ma un obiettivo perseguibile da tutti, anche da chi la bicicletta la vede e la interpreta come uno svago, come la valvola di sfogo del fine settimana e come mezzo di spostamento per le vacanze. Ovviamente c’è anche la competizione. Un mix di ragionamenti e tante soluzioni che danno forma agli allenamenti personalizzati per il gravel e per il ciclocross.
«La parte coaching rimane il cardine dell’intero sistema Magnetidays – spiega il titolare Marco Sbragi – e grazie anche all’innesto di Alessandro Corsini è diventato ancor più strutturato. I coach che fanno parte della famiglia MagneticDays, ognuno con le sue peculiarità, hanno permesso di allargare le nostre conoscenze nelle diverse discipline e di personalizzare in maniera infinita il training. La specificità e le profonde valutazioni, possibili grazie al nostro percorso di crescita e alle eccellenze dei nostri coach, hanno dato modo di creare degli allenamenti dedicati alsingolo evento.
«Per noi è un grandissimo traguardo. Questo significa che al fianco della metodologia HTTper la preparazione atletica completa, viene proposta anche una serie di pacchetti che danno modo di allenarsi in vista di singole manifestazioni delle varie discipline. E’ un lavoro enorme da sviluppare, ma che ci darà modo di crescere ancora di più, allargare le nostre conoscenze e quelli dei nostri utenti».
Luca Bianchini, coach di MD (foto MagneticDays)Alessandro Vanotti collabora in modo stretto con MagnetiDays (foto MagneticDays)Luca Bianchini, coach di MD (foto MagneticDays)Alessandro Vanotti collabora in modo stretto con MagnetiDays (foto MagneticDays)
Per gravel race e cicloturismo
L’esponenziale crescita di questo segmento ha aperto diversi dibattiti, tra i quali anche il training specifico e dedicato. Il gravel race fa coniugare l’attività endurance a quelle aerobica e anaerobica, mentre il turismo in bici e il bikepacking hanno bisogno di una base concreta per far vivere l’esperienza sulla bicicletta nel migliore dei modi.
Ecco serviti i due pacchetti training, MagnetiDays Gravel Pro Race e Gravel Turismo. Oltre alla costruzione personalizzata, in base alle soggettività dell’utente e alle richieste specifiche, i due pacchetti tengono ovviamente conto di come le due attività si sviluppano.
Gravel race, un blend tra endurance, forza e gestione anaerobicaMa per molti il gravel è anche avventura e bikepackingIl ciclocross, una disciplina dove è fondamentale allenare intensità e variazioni di ritmoGravel race, un blend tra endurance, forza e gestione anaerobicaMa per molti il gravel è anche avventura e bikepackingIl ciclocross, una disciplina dove è fondamentale allenare intensità e variazioni di ritmo
E per il ciclocross
Come è facile immaginare, il training specifico per il ciclocross è costruito in modo diverso dai precedenti. L’obiettivo primario è quello di allenare l’intensità e le tante variazioni cardiache, tipiche di questa disciplina che ha tempi ridotti di esecuzione, ma presenta dei picchi di intensità difficilmente riscontrabili in altri sport.
Il cittì Scotti è rientrato in furgone da Tabor. E durante il viaggio ci siamo fatti raccontare cosa gli è rimasto negli occhi della prima prova di Coppa del mondo
Guerciotti e ciclocross sono praticamente sinonimi, il marchio milanese presenta una bici dedicata a questa disciplina: la Eureka CXS. Un mezzo estremamente agile e competitivo, pronto a lanciarsi su tutte le tipologie di terreni. Il telaio della Eureka CXS ferma la bilancia a 1.120 grammi, un peso contenuto per una bici da ciclocross.
Il passaggio cavi totalmente integrato offre un design pulito e di grande livelloIl passaggio cavi totalmente integrato offre un design pulito e di grande livello
Elastica e veloce
La Eureka CXS ricalca tutte le esigenze di coloro che cercano la massima competitività nel ciclocross. Si tratta di una bici elastica, capace di resistere a tutte le sollecitazioni derivanti dai percorsi e dagli ostacoli che si trovano su di essi. Il telaio, monoscocca, è realizzato in fibra di carbonio lavorato con resina a freddo, un materiale che associa all’elasticità un’ottima rigidità. Così da imprimere sul terreno ogni singolo watt scaricato sui pedali.
Le geometrie della Eureka CXS sono da vera bici votata al racing, studiata e sviluppata per avere sempre la massima reattività nei cambi di direzione. Il sistema frenante è anch’esso di alto livello: freni a disco e pinze flat mount. Anche i mozzi, con perno passante, garantiscono un’ulteriore rigidità.
Il telaio è sviluppato per scaricare al meglio il fangoIl telaio è sviluppato per scaricare al meglio il fango
Massima pulizia
Nel ciclocross il fango fa parte del gioco, ed è importante per gli atleti che la bici che stanno utilizzando riesca a smaltirlo nel migliore dei modi. In Guerciotti hanno lavorato anche su questo particolare, infatti il telaio è sviluppato per scaricare al meglio il fango. Questo grazie ad un maggiore spazio tra piantone e ruota posteriore, che evita l’accumulo di sporcizia e la conseguente perdita di prestazioni.
Per non avere problemi neanche tra i cavi questi sono stati totalmente integrati, fin dal manubrio. Una soluzione che dona alla Eureka CXS praticità, pulizia, affidabilità e un design davvero notevole. Si tratta della bici ufficiale del team Selle Italia Guerciotti Elite, che ha fatto conquistare nella stagione 21/22 due maglie di campione italiano in ambito maschile e femminile.
Valentina Corvi ha vinto il campionato italiano ciclocross. La ragazza del Trinx Factory Team rispetto a molte rivali è una crossista vera. O meglio una fuoristradista, visto che fa anche mtb. Anche l’altro giorno, sul tracciato di Castel Fusano ad Ostia le è bastata una manciata di curve più strette in successione per fare il vuoto.
E le sono bastate nonostante una scelta di gomme molto più da asciutto. Gomme veloci per lei. Gomme con le quali ha dovuto riprendere il feeling direttamente in gara, visto che aveva provato su asciutto e si è trovata con un percorso appena bagnato da uno scroscio di pioggia.
Valentina Corvi (classe 2005) è dotata di una tecnica sopraffinaLa valtellinese della Trinx Factory ha fatto la differenza nei due giri finaliValentina Corvi (classe 2005) è dotata di una tecnica sopraffinaLa valtellinese della Trinx Factory ha fatto la differenza nei due giri finali
Tecnica sopraffina
«Ma non è stato facile – racconta Corvi – è stata una gara dura e soprattutto all’inizio ho provato a stare lì il più possibile con le migliori (la Venturelli tirava fortissimo, ndr) e poi ho provato ad allungare nelle fasi finali della gara. Avevo studiato le parti in cui riuscivo a guadagnare qualcosa e così negli ultimi due giri ho provato ad allungare. Ho aumentato il ritmo e sono riuscita a prendere quei metri che ho mantenuto fino all’arrivo.
«In certi punti c’era abbastanza fango, il fondo era scivoloso. E con le alte velocità non era così facile. Ma alla lunga tutto questo mi ha aiutato»
Corvi ha vinto il titolo nazionale dopo averlo sfiorato la scorsa stagione da junior di primo annoCorvi ha vinto il titolo nazionale dopo averlo sfiorato la scorsa stagione da junior di primo anno
Più strada che Belgio
Una crossista così potrebbe giocarsi la carta del Nord. E’ giovane, ha ottime potenzialità e soprattutto, come abbiamo detto, è una crossista vera. Ma Valentina sembra deviare. Anche perché le priorità sono altre.
«Se qualche squadra del Nord mi abbia mai cercato io non lo so – spiega con chiarezza Valentina – ma sinceramente non ci ho mai pensato. Io do molta importanza alla stagione estiva, alla mtb, e fare una stagione di cross in Belgio per come la interpretano loro non va bene. Iniziano prima, finiscono dopo ed è molto impegnativa. Io invece ho iniziato con il cross perché fosse funzionale alla Mtb».
E alla strada? Ci pensa questo giovane talento del nostro ciclismo?
«Eh – sorride Valentina – domanda difficile. Mi piacerebbe provare a fare qualche corsa quest’anno, anche perché io non ho mai provato. Gareggiare su strada è qualcosa che mi attrae, però vediamo… Voglio togliermi questo sfizio.
«So di poter fare bene ma c’è anche la stagione di mountain bike, alla quale tengo molto e quindi vediamo se e come far combaciare tutto. Intanto dobbiamo finire la stagione di cross che prevede almeno tre appuntamenti importanti (le gare di Coppa e il mondiale, ndr). Poi penserò alla stagione estiva».
Se Valentina è così brava tecnicamente è perché è cresciuta in mtb, di cui è anche azzurra (foto Alessio Pederiva)Se Valentina è così brava tecnicamente è perché è cresciuta in mtb, di cui è anche azzurra (foto Alessio Pederiva)
Biker inside
«Credo – va avanti la valtellinese – che la strada possa renderti ancora più completa. Si sviluppano altre abilità che se vengono aggiunte a tutto il resto ti rendono più forte. Io ho sempre fatto mountain bike e mi piace tantissimo correrci».
Se Valentina deve fare questa prova è importante che la faccia in questa stagione, quando è ancora una junior. Specie per le donne poi passare under 23 significa correre con le pro’ e il salto sarebbe ben più duro.
«Sì, sì… se devo fare questa esperienza meglio quest’anno. Anche Luca Bramati mi dice di tentare. Una prova non costa nulla, ma lasciare il fuoristrada… mai!».
Meno di 24 ore fa si sono chiusi i Campionati italiani di ciclocross ed è già tempo di primi bilanci. Il cittì Daniele Pontoni ha le idee più che chiare e a caldissimo, nel retro del podio, ci spiega cosa ha visto, soprattutto pensando agli imminenti mondiali di Hoogerheide, in Olanda, all’inizio del prossimo mese.
E’ giusto però fare un preambolo molto importante: appena qualche giorno fa Pontoni aveva strigliato l’intero gruppo del cross, sia maschile che femminile. Non aveva digerito le brutte prestazioni in Coppa del mondo a Zonhoven. Sulla brace erano finiti soprattutto gli juniores. Da qui l’idea di portare in Olanda una nazionale all’osso.
Il cittì Daniele Pontoni (classe 1966) qui con l’assessore allo sport, moda e turismo di Roma, Alessandro OnoratoIl cittì Daniele Pontoni (classe 1966) sul podio di Ostia ai tricolori 2023
Nazionale “slim”
«I giornali qualche volta calcano un po’ la mano – dice Pontoni – ma è anche giusto. Così come è giusto dare un segnale da parte mia. I ragazzi e le ragazze di tutte le categorie hanno avuto tante possibilità ed era giusto dare un segnale importante. E dare, come ho sempre detto, il giusto valore che deve avere la maglia azzurra. Pertanto vado avanti su questa strada con il supporto di tutti e seguendo questa linea vi preannuncio che ai mondiali ci saranno sette uomini e sette donne».
Ecco dunque la nazionale “slim”, snella, di cui Pontoni aveva parlato. In nazionale ci va chi è pronto e competitivo. Un po’ come dire basta, o quantomeno frenare quell’approccio soft, di crescita, di esperienza, di prospettiva, del perdonare piccoli errori o mancanze…
Probabilmente ciò che non è piaciuto a Pontoni è stato l’approccio in generale di alcuni atleti. Impegno nell’arco di tutta la corsa, approcci soft, quell’idea (molto italiana non solo nello sport) di stare ancora “nel nido”… fino a programmazioni di preparazioni che non vedevano nella convocazione in azzurro un momento top, ma solo un passaggio…
Tutte le categorie hanno corso al massimo, rispondendo alla strigliata di PontoniTutte le categorie hanno corso al massimo, rispondendo alla strigliata di Pontoni
Nessuna punizione
Quindi bisognava dare una scossa. Da qui il giro di vite, condivisibile, del cittì.
«Non metto in punizione nessuno – spiega con passione Pontoni – semplicemente va in nazionale chi merita davvero e per tutti ci sarà la possibilità d fare bene il prossimo anno. Nessuna preclusione. La nazionale non finisce qui, ma è giusto andare avanti su questa linea».
«Chi si è guadagnato questa convocazione? Chi ha meritato sul campo e non per meriti diversi. Anche per questo io e tutto lo staff siamo fiduciosi di fare un bel mondiale, sia nel team relay che nelle corse individuali».
Ma qual è stato il fattore scatenante per arrivare alla nazionale slim e allo stop delle “convocazioni allargate”?
«Più che un fattore scatenante, sono state tante piccole gocce a far traboccare il vaso. Forse doveva succedere alla fine dell’anno, ho dato ancora una possibilità a tutti, ma adesso andiamo sul metodo che ritengo corretto in questo momento».
Il tecnico friulano ha parlato in modo chiaroIl tecnico friulano ha parlato in modo chiaro
Più meritocrazia
«Al prossimo mondiale – va avanti il tecnico friulano – in alcune categorie avremo al massimo tre rappresentanti, in altre due e in altre ancora uno o una sola. Questo vale per il mondiale, ma anche per la Coppa del mondo. D’ora in avanti andiamo a scremare in vista degli appuntamenti importanti. Ho il sostegno federale: è giusto premiare chi merita di più, perché la vita è meritocrazia. Qualcuno era un po’ troppo tranquillo, un po’ troppo rilassato e forse si sentiva già sicuro di una convocazione certa. Ma così non è mai stato e io non ho mai dato questo segnale.
«Per come interpreto io la nazionale e la maglia azzurra, credo che questa sia la gestione corretta. In azzurro viene chi è pronto. Quando ho allargato la rosa, l’ho fatto per dare più possibilità a tutti, come credo sia giusto. Serve allargare la base di lavoro. Abbiamo testato 40 ragazzi. Abbiamo acquisito un database importante anche con il supporto del gruppo performance della Fci».
Il podio delle juniores, la categoria forse migliore che abbiamo con Corvi, Bianchi (che è di primo anno) e VenturelliBene anche gli U23 uomini. Qui nell’ordine; Masciarelli, Leone, Agostinacchio… senza dimenticare Toneatti che ha corso gli eliteIl podio delle juniores, la categoria forse migliore che abbiamo con Corvi, Bianchi (che è di primo anno) e VenturelliBene anche gli U23 uomini. Qui nell’ordine; Masciarelli, Leone, Agostinacchio… senza dimenticare Toneatti che ha corso gli elite
Un solo dubbio
Ma poi c’è anche il bicchiere mezzo pieno e ieri i ragazzi e le ragazze hanno dato a Pontoni il segnale che voleva. Tutti e tutte hanno corso con grinta, con il coltello tra i denti. Come se tutto fosse ancora aperto… E forse qualcuno lo ha messo in difficoltà.
«Quello che avevo deciso prima, oggi (ieri, ndr) – chiarisce Pontoni – è stato confermato sul campo. L’unico dubbio riguardava la gara elite maschile, che poi era quella che si sapeva essere la più aperta. Quindi nessuna difficoltà nel fare le scelte e anche gli atleti mi hanno, fra virgolette, agevolato. Ma soprattutto ho visto quell’impegno che mi piace vedere e l’ho visto in tutte le categorie e fino alla fine.
«Insomma i ragazzi e le ragazze hanno risposto bene. Per qualcuno sarà troppo tardi ormai, qualcun altro ha dato segnali importanti».
Infine un giudizio sulla gara maschile, quella del cambio generazionale di cui abbiamo parlato ieri con tre millennial nei primi quattro posti, gli stessi che hanno preso in mano la gara.
«In effetti è stato un bel segnale pensando al futuro. E spero lo sia anche per le squadre. Se anche le società vorranno impegnarsi per fare più attività internazionale, sarà l’ideale, perché non possono sempre aspettare la Federazione.
«La Federazione fa il suo percorso, ma ci sono anche i team che devono fare il loro. Io le squadre le ringrazio perché senza di loro non avremmo la base e non avremmo materiale umano».
Il Campionato italiano di ciclocross si corre domenica (in apertura foto ufficio stampa campionati Cx 2023). E ormai tutto è pronto nel Camping Roma Capitol a Castel Fusano, Ostia. Nella sua pineta e sui suoi prati si snoderà un tracciato che si annuncia alquanto veloce.
Alla luce di questo percorso e dei valori in campo mostrati sin qui, abbiamo chiesto a quel vecchio volpone che è Martino Fruet chi sono i favoriti, sia tra gli uomini che tra le donne. E come sempre il trentino non ha lesinato giudizi tecnici.
Martino Fruet (classe 1977) sarà della partita. La sua condizione non è super dopo qualche malanno sotto le FesteIl percorso alterna sia rettilinei lunghi e veloci… (foto Baia Holiday)Che tratti di fettucciato più stretto (foto Baia Holiday)Il ponte artificiale potrebbe essere decisivo (foto Baia Holiday)Martino Fruet (classe 1977) sarà della partita. La sua condizione non è super dopo qualche malanno sotto le FesteIl percorso alterna sia rettilinei lunghi e veloci… (foto Baia Holiday)Che tratti di fettucciato più stretto (foto Baia Holiday)Il ponte artificiale potrebbe essere decisivo (foto Baia Holiday)
Occhio al fettucciato
«Il percorso del tricoloreciclocross – entra subito nel merito Fruet – sarà pure veloce, ma finché non ci si gira non si può dare un giudizio completo. Se piove? Il fettucciato come è posto? I rettilinei quanto sono lunghi? Ci sono diverse variabili da considerare.
«Partiamo dal fatto che il meteo dovrebbe essere buono. Semmai dovesse piovere, qualcosa scenderà il sabato pomeriggio, ma poca roba e questo dovrebbe garantire una certa stabilità del fondo».
Noi abbiamo paragonato questo tracciato a quello di Lecce 2021 a sua volta piatto e veloce. Il paragone regge, ma anche in questo caso Martino ha voluto mettere i puntini sulle “i”.
«Vero era piatto, ma tra la pioggia e i passaggi delle gare precedenti divenne un percorso vero, anche tecnico a tratti».
E quando gli diciamo che il percorso favorisce la potenza, Fruet ribatte subito e ci riporta proprio alla disposizione del fettucciato.
«Bertolini, per esempio, non ha un fisico possente, ma se il fettucciato dovesse essere stretto con curve e controcurve può dire la sua. In più, nonostante non sia un gigante a Silvelle qualche anno fa non ebbe paura di fare a “sportellate”».
Bertolini è stato l’unico big italiano a correre con regolarità in Coppa: sarà un vantaggio?Dorigoni è il campione in carica, motivo in più per difendere il titolo (foto Billiani)Ecco la vera mina vagante: Davide Toneatti. Nonostante sia U23 correrà con gli eliteBertolini è stato l’unico big italiano a correre con regolarità in Coppa: sarà un vantaggio?Dorigoni è il campione in carica, motivo in più per difendere il titolo (foto Billiani)Ecco la vera mina vagante: Davide Toneatti. Nonostante sia U23 correrà con gli elite
Uomini: sfida aperta
Iniziamo la rassegna dei nomi. La lista non è poi così corta, specie se la gara dovesse essere filante come è lecito attendersi.
«Anche se sin qui non è andato fortissimo Jakob è comunque il campione in carica e va citato. E comunque recentemente ha dato segnali di ripresa. Mentre Bertolini è sempre Bertolini. In più lui viene dai cross del Nord Europa ed è abituato ad un altro passo».
«Ci sono poi nomi caldi come Filippo Fontana, che ha dimostrato di andare forte, e occhio anche a Daniele Braidot. Un altro che può far bene e che forse il titolo se lo meriterebbe anche per quel che ha dato al ciclocross è Nicolas Samparisi».
Finita? Non proprio perché Fruet parla poi di tattica. E un ciclocross con la tattica è più che mai affascinante.
«Se dovesse uscire una corsa tattica, proprio perché il percorso è veloce e poco selettivo, come fai a non mettere tra i contendenti anche un Cominelli? Lui in fatto a potenza ed esperienza ne ha. Occhio poi a Toneatti, se non dovesse correre con gli under 23 entra di diritto tra i favoriti. Come vedete la lista dei pretendenti è bella lunga».
Silvia Persico è la campionessa italiana di ciclocross in carica. E’ la favorita anche stavolta (alessiopederiva_photo)Silvia Persico è la campionessa italiana di ciclocross in carica. E’ la favorita anche stavolta (alessiopederiva_photo)
Donne: “all in” su Persico
E se tra gli uomini non c’è un dominatore assoluto e ci si può attendere grande battaglia, tra le donne il tricolore sembra già avere nome e cognome: Silvia Persico.
«Su carta – riprende Fruet – la gara femminile sembra già assegnata. La Persico va troppo più forte delle altre. Ma poi la storia ci insegna che le gare vanno fatte e portate a termine.
«Torno un po’ al discorso di prima: se il percorso, il fettucciato, fosse tecnico, magari qualcuna potrebbe resisterle per tutto il primo giro e potrebbero andare via in due o tre. Ma poi uscirebbe comunque Silvia. Se ci dovessero essere rettilinei più lunghi, allora non ci sarebbe storia: aprirebbe il gas e farebbe la differenza sin da subito».
«Baroni e Arzuffi potrebbero essere delle incognite. La prima perché si vede di rado, ma anche lei è andata in Nord Europa. E la seconda perché quest’anno ha corso poco, ma è tornata ad affacciarsi».
Quando Simone Masciarelli risponde al telefono si trova ancora in strada verso Pescara, la connessione va e viene così decide di chiamarci dal numero italiano. La notizia di suo figlio Lorenzo che approda alla Colpack è un terremoto che scuote ancora il mondo del ciclocross. Figuriamoci mamma Michela e papà Simone, che ormai a Oudenaarde si erano stabiliti per seguire loro figlio in Belgio e non avevano intenzione di tornare indietro.
«Il viaggio procede bene», racconta dal camper Simone. «E’ lunghetto – ribadisce con una risata – siamo partiti lunedì mattina da Oudenaarde. Abbiamo fatto tappa a Bergamo da Bevilacqua. Mia moglie ed io siamo tornati perché daremo supporto a Lorenzo al campionato italiano, poi torneremo in Belgio».
L’abruzzese ha fatto il suo esordio alla Colpack a Petange, finendo 5° (foto Facebook)L’abruzzese ha fatto il suo esordio alla Colpack a Petange, finendo 5° (foto Facebook)
Un rapido cambiamento
La carriera di Lorenzo, e conseguentemente la vita della sua famiglia, è cambiata spesso negli ultimi anni. Prima il trasferimento in Belgio alla Bingoal Pauwels per seguire il ciclocross ed ora il ritorno in Italia con la Colpack Ballan.
«In famiglia eravamo tranquilli – risponde Simone Masciarelli – Lorenzo aveva un contratto fino al 2025. Questa scelta è stata un po’ un fulmine a ciel sereno, direi quasi per tutti. La Colpack ha contattato Lorenzo in Val di Sole dopo aver visto i suoi dati e test. Si chiedevano cosa facesse un ragazzo come lui in Belgio. Appena la proposta è arrivata, ne abbiamo parlato con Mario De Clercq, all’inizio il suo è stato un “no” secco. Nei giorni successivi abbiamo approfondito il discorso e Mario ha guardato bene che tipo di squadra fosse la Colpack e si è convinto».
Per Lorenzo la figura di Mario De Clercq è stata quella di un “padre ciclistico”Per Lorenzo la figura di Mario De Clercq è stata quella di un “padre ciclistico”
“Papà” Mario
Fa strano sentire un padre usare questo termine riferito ad un’altra persona parlando del proprio figlio. Ma la sincerità e la spontaneità di Simone fanno capire come nella squadra belga si sia davvero creata un’altra famiglia.
«Il no iniziale di Mario è arrivato perché lui in Lorenzo ha sempre creduto molto – riprende il padre Simone – non prendi un ragazzo a 15 anni se non ci credi davvero. Mario lo ha amato fin da subito e non uso questo verbo a caso. Quando abbiamo comunicato la notizia di voler seguire la Colpack qualche lacrimuccia sulla guancia di ognuno di noi è caduta. Lorenzo ed io siamo arrivati qui quattro anni fa un po’ alla cieca ma credendo in questa nuova avventura. Pian piano noi, con tutta la famiglia, ci siamo costruiti una nuova vita qui ad Oudenaarde.
«Mario De Clercq, una volta visto il progetto Colpack, non ha più avuto nulla da ridire. Le corse su strada in Belgio non erano molto nelle corde di Lorenzo e venire a fare attività in Italia gli farà bene. Il cross non lo abbandona, Mario gli ha lasciato tutto il materiale per concludere la stagione e gli ha già detto che il prossimo inverno lo aspetta su per allenarsi insieme».
Lorenzo al campionato italiano su strada under 23 della scorsa stagione a CarnagoLorenzo al campionato italiano su strada under 23 della scorsa stagione a Carnago
Il futuro in breve
La notizia del passaggio in Colpack ha aperto nuovi scenari per il giovane Lorenzo che punterà tanto sulla strada.
«Per capire come evolverà la stagione di cross bisogna aspettare – dice papà Simone – l’infortunio patito prima di Namur si sta rivelando più tosto del previsto. Dopo i campionati italiani capiremo che fare, forse finirà qui la stagione. Pontoni gliela farebbe fare tutta, ma è anche vero che a fine febbraio la Colpack andrà in ritiro a Calpe. Lorenzo non inizierà a correre subito ma dovrà comunque allenarsi, un periodo di riposo dovrà pur farlo. Siamo tutti curiosi di questa nuova avventura. Le qualità ci sono, a chi dice che ha perso tempo rispondo che Mario e la Pauwels lo hanno fatto crescere con metodo ed i margini ci sono tutti. Lorenzo è un 2003, ha ancora tre stagioni da under 23 su strada e due nel ciclocross».
Per Lorenzo Masciarelli la Colpack rappresenta l’occasione di mettersi alla prova in gare più adatte a lui su stradaPer Masciarelli la Colpack rappresenta l’occasione di mettersi alla prova in gare più adatte a lui su strada
La vita cambia, di nuovo
Quattro anni fa, per la famiglia Masciarelli la novità si chiamava Belgio ed aveva il duro suono del fiammingo. Ora si ritorna in Italia, non tutti subito però, quello che si è costruito ad Oudenaarde non può essere abbandonato.
«Dovremo di nuovo affittare casa a Pescara – dice ridendo Simone – ma per il momento io e mia moglie non torneremo in Italia. In Belgio abbiamo un lavoro ed una casa e non possiamo lasciare tutto da un momento all’altro. Aspetteremo ancora qualche mese, il tempo per la nostra affittuaria di Oudenaarde di trovare dei nuovi inquilini. Il lavoro in Italia sarà più “semplice”, tornerò nell’azienda di famiglia, che in realtà non ho mai abbandonato. Però in Belgio, sia io che Michela lavoriamo e non possiamo andare via senza preavviso. Michela è in un ristorante ed io in un’azienda che produce etichette alimentari. Da ora in avanti Lorenzo rimarrà a Bergamo con la Colpack, mentre noi tutti torneremo a Pescara. Stefano, il fratello piccolo, quando lo ha saputo era felicissimo. Ha chiamato subito il nonno per avvisarlo che sarebbe tornato.
«Per Stefano e Lorenzo quest’avventura è stata bella, ma complicata. Lorenzo con la Bingoal ha trovato una famiglia vera e propria. Tutti gli hanno voluto bene e la notizia della partenza ha commosso gran parte dello staff e dei compagni. Stefano, il piccolino, soffriva un po’ di più perché in Belgio è tutto diverso, lingua compresa, e fare amicizia non è semplice. A scuola entrambi studiavano l’inglese e l’olandese, ma poi una volta usciti si parla il fiammingo. Io e mia moglie, invece, avevamo creato una bellissima rete di rapporti con tante persone, praticamente tutti ex ciclisti o tecnici».
Nel ciclocross i rapporti sono stretti e viscerali, qui Masciarelli con il meccanico Mario TummeleerNel ciclocross i rapporti sono stretti e viscerali, qui Masciarelli con il meccanico Mario Tummeleer
Il cross è una famiglia
Non è facile racchiudere quattro anni di vita in poche parole e quando la lingua si scioglie fermarla è difficile. Interromperla sarebbe anche un peccato, perché ci si perderebbe degli aneddoti davvero unici.
«Siamo arrivati qui quattro anni fa e tutto ci sembrava nuovo – spiega Simone come solo un padre può fare – Lorenzo aveva quindici anni. Ora andiamo via che è un ragazzo nuovo e maturo. Io ho imparato tanto, sia da padre sia da uomo. Non vivo più con troppa apprensione le gare di Lorenzo. ll mondo del ciclocross vive di passione, anche qui dove è più di una religione. Andare alle corse vuol dire conoscere le famiglie dei corridori. Michela ed io eravamo lo staff di nostro figlio, lei si metteva all’inizio ed alla fine del percorso, mentre io ed un meccanico restavamo nella zona dei box. Di volta in volta abbiamo conosciuto tutti, perfino i genitori di Iserbyt».
Lorenzo e Stefano hanno legato molto con i figli di Van Petegem, loro coetaneiUna cena a casa di Mario De Clercq, con suo figlio Angelo, Tim Merlier e Cameron VanderbroukeQui in un’uscita serale con Iserbyt, Mattan, Vanthourenhout, Timo Laureys Lorenzo e Stefano hanno legato molto con i figli di Van Petegem, loro coetaneiUna cena a casa di Mario De Clercq, con suo figlio Angelo e Tim MerlierQui in un’uscita serale con Iserbyt, Mattan, Vanthourenhout, Timo Laureys
I nuovi vicini di casa
La prima casa che la famiglia Masciarelli ha avuto era di proprietà di Mario De Clerq e si trova in centro alla piazza di Oudenaarde, a due passi dal Museo delle Fiandre. In breve tempo l’abitazione è cambiata ed i vicini di casa sono diventati tutti da scoprire. Anzi secondo noi li conoscete…
«Tornare a casa fa strano anche a noi adulti – conclude Simone Masciarelli – ci eravamo creati la nostra cerchia di amici. Mario De Clercq ci ha aperto le porte di Oudenaarde ed abbiamo trovato un mondo già conosciuto nei suoi personaggi, ma molto ospitale. Michela si è inserita grazie all’amicizia fatta con la moglie di De Clerq e con Cameron Vandenbroucke (figlia di Frank, ndr). I ragazzi, Lorenzo e Stefano hanno legato molto con i figli di Van Petegem che sono loro coetanei. Abbiamo conosciuto anche Tim Merlier, Mattan, Museeuw e tantissime volte ci siamo trovati a cena con loro parlando di ciclismo. Con alcuni di loro sono già d’accordo che verranno a trovarci quest’estate a Pescara e noi torneremo ogni tanto a salutarli ad Oudenaarde».
Luca Bramati era a Tabor per il 1° turno di Coppa del mondo, dato che fra le junior correva anche sua figlia Lucia. Ecco cosa pensa della gara degli elite vinta da Vanthourenhout
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Ci siamo. Domenica prossima si disputa il campionato italiano di ciclocross, il momento più atteso in Italia per la disciplina “del fango”. Il tricolore si terrà nel Lazio e più precisamente nel Camping Roma Capitol nella pineta di Castel Fusano, tra Ostia e la Capitale.
Quella zona è decisamente pianeggiante e pertanto il tracciato si annuncia molto veloce. Per certi aspetti ricorda molto quello di Lecce del 2021. Anche per tipologia del fondo. Questo, complice l’estrema vicinanza con il mare, forse è leggermente più sabbioso e il terreno sembra drenare meglio.
Claudio Terenzi, del Team Bike Terenzi, organizzatore del prossimo tricolore di ciclocrossClaudio Terenzi, del Team Bike Terenzi, organizzatore del prossimo tricolore di ciclocross
Tricolore a Roma
Siamo andati a sbirciare i lavori di allestimento del tracciato e l’organizzatore, Claudio Terenzi, ci ha spiegato anche come si sia arrivati a riportare dopo parecchi anni l’italiano nel Lazio. A Roma soprattutto il cross è amatissimo.
«E’ stato un gioco di squadra – racconta Terenzi – abbiamo parlato con il responsabile della Federazione ciclistica italiana, abbiamo fatto richiesta insieme ad altre società dell’assegnazione del tricolore e dallo scorso maggio ci è stato affidata l’organizzazione di questa importante gara.
«Il ciclocross è una passione, ma ormai è anche un vera mole di lavoro! Anche se noi siamo molto impegnati anche sulla strada (organizzano il GP Liberazione, ndr). La cosa più importante è che con il ciclocross si ovvia a tanti problemi, a partire dalla messa su strada, e quindi alla sicurezza, dei bambini fino ad arrivare alle questioni tecniche e fisiche che contribuiscono al loro sviluppo».
Mentre si pulisce il fondo, si piantano i paletti e soprattutto si monta un ponte, guardandoci intorno ci si accorge meglio della location individuata. Siamo all’interno di uno dei campeggi più grandi della provincia romana. Un’area privata ben circoscritta.
«Ci era stata proposta questa area, l’ho valutata e l’ho scelta non tanto pensando al percorso, che comunque sarebbe stato veloce, quanto per i servizi. All’interno del camping ci sono i bagni, le docce, la segreteria, i parcheggi, la sorveglianza, un bar, un ristorante… Sono 30 ettari e siamo riusciti a concentrare tutto qui. Se avessimo scelto un altro campo gara avremmo dovuto portarci tutto».
La collinetta naturale. Il fondo è stato ben ripulitoIl ponte stava sorgendo proprio durante il nostro sopralluogo Si mettono in posa i picchetti. Le svolte non mancherannoLa collinetta naturale. Il fondo è stato ben ripulitoIl ponte stava sorgendo proprio durante il nostro sopralluogo Si mettono in posa i picchetti. Le svolte non mancheranno
Percorso veloce
Il percorso è veloce. Si tratta di un anello da 2.950 metri nella rinomata pineta di Castel Fusano. Proprio in queste ore si stanno ultimando alcune scelte tecniche, dettate da esigenze logistiche, come il verso del tracciato, ma di base i connotati non cambiano. Pianura, erba, quantità di fango relativa, merito soprattutto della sabbia, una collinetta e un ponte artificiale.
«Le peculiarità tecniche di questo percorso? Su cartaè abbastanza veloce – va avanti Terenzi – però bisognerà vedere le condizioni del fondo dopo i vari passaggi dei giorni precedenti e delle gare del sabato (amatori e team relay, ndr), perché il terreno è anche abbastanza sabbioso. Molto dipenderà anche dalle condizioni meteo del weekend.
«Come potete vedere, stiamo costruendo un ponte di circa 20 gradini che dovrebbe essere lo “strappo” finale prima del traguardo. Seguito da una rampa in discesa di circa 20 metri».
Dalla parte opposta, dopo un tratto in piena pineta, si accede ad un grande prato. In questa porzione c’è anche una piccola collinetta naturale, dove è stata ricavata una rampa di una dozzina di metri. Dopo questo segmento ancora pineta.
Le svolte non mancano e complice l’alta velocità potrebbero diventare anche “tecniche” e creare delle differenze. Si annuncia pertanto un percorso per “cavalli pesanti e motori potenti”, ma che sappiano sgattaiolare via dalle curve con agilità.
Il cittì Pontoni aveva già visto il tracciato a luglio e anche durante le sue ultime trasferte in Belgio si è sempre aggiornato sull’evoluzione dei lavoriIl logo del campionato italiano richiama al Colosseo. E a tal proposito, venerdì ci sarà la presentazione ufficiale in CampidoglioIl cittì Pontoni aveva già visto il tracciato a luglio e anche durante le sue ultime trasferte in Belgio si è sempre aggiornato sull’evoluzione dei lavoriIl logo del campionato italiano richiama al Colosseo. E a tal proposito, venerdì ci sarà la presentazione ufficiale in Campidoglio
L’occhio del cittì
Ma il tricolore, si sa, dà anche un’indicazione importante in vista del mondiale. E come avviene su strada (ma forse anche di più) si cerca di riprodurre un tracciato che sia il più “simile” possibile a quello iridato.
«In effetti – dice Terenzi – il percorso è stato allestito anche per venire incontro alle esigenze del cittì Daniele Pontoni. Il tricolore precede il campionato del mondo e mi diceva lo stesso Pontoni che quello iridato è un tracciato abbastanza semplice. Lì ci sarà una gradinata di ben 37 gradini, noi arriviamo a 20, ma in qualche modo abbiamo cercato di allinearci alla prova iridata del 4 febbraio prossimo.
«Il cittì è venuto qui a visionare il percorso già a luglio e ci ha dato dei preziosi consigli su come sfruttare l’area al massimo, visto che lui è maestro».