Viviani fuori per scelta tecnica. Tosatto mette le cose in chiaro

09.05.2022
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Ieri al Giro d’Italia è andata in scena la prima volata. E tra i protagonisti di questo serrato sprint non c’era Elia Viviani. Il campione veronese infatti non è stato schierato nella corsa rosa dalla sua squadra.

Discorso di cui è parlato spesso in questo primo scorcio di Giro. Il ritorno alla Ineos-Grenadiers doveva siglare il grande rilancio di Viviani dopo due stagioni non superbe alla Cofidis. Non superbe su strada, visto che in pista aveva vinto il mondiale nell’eliminazione.

In ogni caso, abbiamo cercato di fare chiarezza una volta per tutte con Matteo Tosatto, diesse della corazzata di “Sua Maestà”.

Elia Viviani alla Gand. La sua ultima corsa era stata il Circuit Cycliste Sarthe ad inizio aprile
Elia Viviani alla Gand. La sua ultima corsa era stata il Circuit Cycliste Sarthe ad inizio aprile
Matteo, riprendiamo il discorso fatto al Tour of the Alps. Ci avevi detto: «Porteremo una squadra votata per Carapaz». Sei stato di parola e infatti non c’è Viviani…

Una squadra votata tutta per Richard, per cercare di vincere questo Giro. Dispiace per Viviani. Elia è stato nella lista del Giro fino all’ultima ora. Era inserito come prima riserva e alla fine abbiamo deciso così. Massimo supporto per Richard Carapaz. Di sicuro, Elia avrà modo di rifarsi, ma adesso siamo concentrati per il Giro.

Ma Viviani stava bene? Si era preparato per il Giro?

Lui si è preparato, come sempre. Elia è un grande professionista. Si era allenato e in caso di chiamata sarebbe stato pronto. Si sta allenando per il Giro di Ungheria (11-15 maggio, ndr). Come ho detto, dispiace a lui e dispiace a noi che non sia qua. Dispiace come uomo, perché è una persona speciale, un leader, ma abbiamo pensato ad una squadra più per la montagna. 

Pertanto Viviani era preparato a questo scenario, non è stato un fulmine a ciel sereno?

Sapeva che non era certo di un posto. Sapeva che poteva entrare, come no. E questa news non gli è piovuta addosso a cinque giorni dal Giro, per dire… Abbiamo parlato insieme e abbiamo deciso insieme.

Una Ineos-Grenadiers progettata per la salita senza “distrazioni” per le volate
Una Ineos-Grenadiers progettata per la salita senza “distrazioni” per le volate
E per te ha capito?

Ma certo. E’ un grande professionista. E già pensa ad altri obiettivi.

Chi è stato l’uomo che ha preso il suo posto?

Non c’è un uomo specifico che ha preso il suo posto. E’ stato fatto un certo tipo di squadra. Abbiamo lasciato fuori anche altri ragazzi che andavano forte. E per di più che andavano forte in salita, come Dunbar per esempio. Le nostre scelte sono state fatte in base soprattutto a questi parametri. Non è che “uno” ha preso il posto di “un altro”. Anche Tao Geoghegan Hart doveva esserci per esempio, ma non stava molto bene e quindi non è qui al Giro. Ed è stato il lizza fino all’ultimo pure lui. 

Insomma è stata una scelta tecnico-tattica: la miglior formazione che potevate schierare per correre in un certo modo?

La formazione migliore che potevamo. Abbiamo scelto un bel gruppo. Un gruppo unito, con corridori forti in pianura e nel misto e in salita, integrati con quelli più in forma attualmente. Speriamo di aver fatto la scelta giusta! Noi siamo pronti.

Tosatto aggiunge che poi Carapaz sta bene. Che nei giorni che precedevano il via, rispetto ad altri che avevano provato il finale della prima tappa e la crono loro se ne erano stati tranquilli. Solo lui aveva fatto un sopralluogo in macchina. Aveva preferito lasciare i suoi ragazzi lontano dal caos, facendoli allenare nei pressi dell’hotel. “Toso” sa bene che la sfida è molto lunga. Che serve pazienza.

Viviani a Livigno nel giorno in cui iniziava il Giro. Rientrerà in gara proprio in Ungheria (foto Instagram – @larsvandenbroek1983)
Viviani a Livigno nel giorno in cui iniziava il Giro. Rientrerà in gara proprio in Ungheria (foto Instagram – @larsvandenbroek1983)

Elia in Ungheria

Infine concedeteci due considerazioni.

La prima: non aver visto il veronese né al Tour of the Alps, né al Romandia è stato un segnale che poteva lasciar pensare che Viviani potesse non essere della partita. E’ vero che è stato impegnato in pista a Glasgow (dove ha anche vinto nell’eliminazione) però correre su strada in certi momenti è ben altra cosa.

La seconda considerazione: Dario Cioni, diesse e preparatore della Ineos-Grenadiers, ci aveva detto già a gennaio che non era così scontato che Elia potesse essere schierato al via del Giro. Questo infatti avrebbe poi comportato una scelta negli uomini da portare. E anche nel caso fosse stato schierato non avrebbe avuto un treno a disposizione per le volate, ma se la sarebbe dovuta cavare da solo, tanto che ci parlò di “volate di rimessa”.

Intanto Viviani, nel giorno in cui iniziava la corsa rosa aveva postato una foto in cui era in allenamento in altura a Livigno. «Sono dove voglio essere per diventare più forte», aveva scritto. La sua classe, anche al di fuori delle corse, e la sua professionalità sono da medaglia d’oro olimpica qual è.

BikeExchange, primo e quarto: Pinotti al settimo cielo

07.05.2022
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Pinotti carica il camion e stasera si sente proprio leggero. «Un’emozione fortissima – dice – dopo più di un anno a mangiare la polvere!». Simon Yates ha vinto la crono di Budapest, Sobrero è arrivato quarto. Per l’allenatore del Team BikeExchange-Jayco che si occupa proprio delle prove contro il tempo, la serata ha un sapore pazzesco.

C’è poca voglia di rubargli tempo, andiamo subito al sodo. Anche perché c’è tanto lavoro da fare prima di cena.

Sobrero ha fatto registrare il miglior tempo parziale, chiudendo poi al 4° posto. Pinotti era certo della condizione in arrivo
Sobrero ha fatto registrare il miglior tempo parziale, chiudendo poi al 4° posto
Marco, era nell’aria?

Me lo sentivo, stavolta sì. Visti i risultati di ieri e i dati fatti sulla salita finale, ho detto che ne avremmo messi due nei dieci. Sobrero è uscito bene dal Romandia. Temevo Dumoulin, ma quando stamattina ho rivisto il percorso, ho pensato a Van der Poel.

Quando lo avevi visto la prima volta?

Mercoledì, da solo. Ho fatto anche un video e l’ho fatto vedere ai ragazzi. Stamattina poi l’ho fatta due volte con Yates. E poi ho seguito Craddock (il campione americano, 31° all’arrivo, ndr) facendo pure un video che ho fatto vedere a Simon.

Era uno Yates molto sereno quello che alla partenza del Giro scherzava con i giornalisti
Era uno Yates molto sereno quello che alla partenza del Giro scherzava con i giornalisti
Che tipo di crono è stata?

Tecnica. Bisognava guidare bene e rilanciare forte. Sono venuti fuori gli specialisti, ma anche quelli dotati di grande cambio di ritmo. Facevo bene a temere Van der Poel. Per fortuna la salita era lunga 2’25” e Yates è leggero e potente. Se fosse stata una salita da un minuto, Mathieu vinceva la crono.

Una rivelazione Yates così forte a crono?

Più che altro un bel riscatto. L’anno scorso, nonostante ci lavorasse tanto, non ne veniva fuori. Non sapete quante notti senza dormire ho passato pensando a cosa non andasse. Poi abbiamo cambiato bici e abbiamo tirato una riga. Siamo andati con lui e con Sobrero in galleria nel vento. Ricordate? Poco prima dell’incontro con Malori. Siamo partiti dalla biomeccanica più che dall’aerodinamica e abbiamo messo le basi per ripartire bene.

Ha funzionato subito?

Simon ha ricevuto il manubrio custom fatto da Sync, brand australiano partner di Giant, prima della Parigi-Nizza e si è trovato subito bene, soprattutto con la convinzione di aver trovato la giusta posizione. Sobrero invece l’ha ricevuto prima della seconda crono del Romandia. Se a tutto questo si aggiunge che adesso c’è finalmente anche la condizione, si capisce perché siamo andati così bene.

Dopo la vittoria, Yates ha ringraziato Giant…

Non è stato facile avere tutto il materiale con gli strascichi della pandemia, ma sono stati eccezionali. Se un dubbio c’era venendo qua era legato alla condizione di Sobrero.

Cosa intendi?

Siamo stati in altura e non aveva grandi sensazioni. Pensava di non andare. Mi chiedeva se si sarebbe sbloccato al Romandia e ho lavorato tanto per dargli fiducia, perché secondo me sarebbe andato meglio, come poi è stato. Forse con lui abbiamo spinto troppo…

Nel fare cosa?

Nel caricarlo di aspettative, con il discorso di provare a fare classifica. Non regge ancora, deve maturare e fare uno step ulteriore. Ma a crono è un talento naturale, mi fa pensare a Malori o a com’ero io. Ascolta i consigli, ma capisce da sé come affrontare i percorsi.

Le bici da crono vengono con voi in Sicilia?

No, tornano in Italia domani con… Pinotti. Le porto io. Solo quella di Yates resterà nel bus: potrebbe volerla per qualche allenamento. Che bella serata, ragazzi…

Dalla galleria a Budapest, Nibali porta al Giro la Turbine SLR

07.05.2022
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Le foto di Nibali in galleria del vento lasciavano già intravedere qualcosa, ma era troppo presto per parlarne. Era la metà di gennaio. Oggi, a distanza di cinque mesi, Wilier Triestina ha portato in gara al Giro d’Italia la Turbine SLR, evoluzione della Turbine su cui nelle ultime stagioni hanno corso i corridori dell’Astana. La stessa con cui ad esempio Matteo Sobrero lo scorso anno ha conquistato il tricolore di specialità.

Cura dimagrante

Il confronto con il modello 2021 fa notare immediatamente che ad essere cambiata è soprattutto la parte posteriore della bici. Il nuovo disegno del piantone, che prima seguiva una sorta di sagomatura per integrare la ruota posteriore, è ora molto più snello, copiando la soluzione già adottata ad esempio su Filante.

Il reparto Innovation Lab di Wilier Triestina, viene indicato dalla casa veneta, ha realizzato alcune importanti modifiche per migliorare le prestazioni, arrivando a una nuova versione che su percorsi con dislivello e continui cambi di direzione è nettamente più veloce. 

Chiaramente questo sfinamento del piantone e aver reso il carro molto più snello porta a una forte riduzione del peso complessivo del telaio di ben 300 grammi. Minor peso che significa una superiore facilità di rilancio: uno degli obiettivi nel mirino di Wilier e Astana Qazaqstan Team, dopo aver notato che probabilmente la vecchia Turbine soffriva un po’ troppo nei percorsi più nervosi.

Dai test in galleria del vento di Nibali si erano riconosciute le linee della nuova bici
Dai test in galleria del vento di Nibali si erano riconosciute le linee della nuova bici

Più guidabile

Sostanzialmente immutato è invece l’avantreno, con il generoso rinforzo previsto nella zona del tubo di sterzo. Questa solidità, unita all’utilizzo del perno passante, fa sì che la bici sia reattiva e molto guidabile.

A livello di design e soluzioni tecniche, il nuovo telaio è stato ottimizzato per l’utilizzo di gruppi di ultima generazione, come il nuovo Shimano Dura Ace 12V: il tubo obliquo, ad esempio, non presenta più alcun foro per il passaggio dei cavi della centralina.

A Budapest i corridori del team kazako hanno corso con guarnitura 44-58 e pignoni 11-30. Ruote Corima Chrono Three Spokes all’anteriore e Corima Disc C+ al posteriore con gomme Vittoria da 25.

Nuovo cockpit

Fra gli elementi di novità, spicca il comparto del manubrio: questo proprio fu reso evidente da quei test di Nibali in galleria del vento. Le nuove protesi su misura disegnate da Wilier Triestina e poi ottimizzate in galleria del vento e in velodromo, segnano un bel passo avanti per gli atleti dell’Astana. Se fino allo scorso anno le protesi da crono sulla loro Turbine erano piuttosto elementari rispetto alla dotazione dei rivali, ora gli atleti del team kazako non hanno nulla da invidiare agli specialisti di altri colori.

Il percorso di Budapest non era dei più filanti e… gratificanti per le bici veloci, ma ha mostrato – assieme a un Nibali in grande spolvero – che proprio quelle doti di guidabilità e la nuova leggerezza hanno sortito l’effetto sperato. «Veloce come il vento», ha scritto il siciliano su Twitter. Per avere la controprova decisiva, dovremo ora aspettare la crono di Verona.

Wilier Triestina

Puccio è pronto, Carapaz anche. Come si muoveranno?

06.05.2022
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Poche ore al via del Giro d’Italia numero 105. Nell’assolata Budapest si sistemano le ultime cose, ma la città è ben pronta ad accogliere la corsa rosa. Così come è pronto Salvatore Puccio. Il decano della Ineos-Grenadiers la scorsa sera era fuggito con la squadra dopo la presentazione dei team.

Avevano fatto tardi e li attendevano i fotografi per le foto di rito, che in teoria avrebbero dovuto fare prima di salire sul palco. Inconvenienti della diretta! Ieri però, alla vigilia, il siciliano trapiantato in Umbria ci ha dedicato il suo tempo, gli ultimi attimi relax prima della bagarre.

La Ineos-Grenadiers appena scesa dal palco di Budapest. Puccio al centro tra Sivakov (a destra) e Porte (a sinistra)
La Ineos-Grenadiers appena scesa dal palco di Budapest. Puccio al centro tra Sivakov (a destra) e Porte (a sinistra)
Salvatore, come arrivi a questo Giro?

Adesso bene. L’inizio di stagione è stato piuttosto travagliato, tra Covid, cadute… però bene dai. Qualche giorno fa ho temuto un po’, perché si erano fatti risentire dei piccoli problemi intestinali, ma tutto è rientrato.

E’ il tuo Giro d’Italia numero…

Li contavamo giusto poco fa con Swift, è il nono. Ma c’è sempre un pizzico di emozione prima di un grande Giro. E’ un altro effetto rispetto ad una corsa di un giorno o di una settimana. E’ un viaggio. Sei fuori quasi un mese alla fine, riguardi il percorso e vedi che è duro. Non c’è mai relax.

Che Giro vi e ti aspetta? Due anni fa sei andato anche all’attacco, quest’anno potrai avere i tuoi spazi?

Quel Giro fu un po’ particolare. Fu diverso perché dopo tre giorni di gara perdemmo il nostro leader, Thomas, e questo cambiò il nostro modo di correre, sempre all’attacco. In più venivamo dal Tour, era il 2020 quando si fece prima del Giro, in cui andammo piano e così, correndo in quel modo, ci portammo a casa ben sette tappe.

Sette tappe e la maglia rosa…

Esatto, sette tappe e la maglia rosa. Alla classifica generale iniziammo a crederci negli ultimi giorni. «Pero, si può fare», ci dicemmo. E a quel punto facemmo quadrato intorno a Tao (Geoghegan Hart).

E quest’anno?

Beh, speriamo di non perdere il leader subito! E’ giusto che Carapaz possa giocarsi le sue carte. Noi siamo tutti qui per lui – Puccio fa una breve pausa – Anche Porte che è un grande campione.

Com’è lavorare per Carapaz?

Sinceramente ci ho corso poco. Con Richard ho fatto qualche tappa l’anno scorso alla Vuelta, prima del suo ritiro, però da quel che ho visto è un ragazzo in gamba. Se la cava anche da solo. Se la corsa s’infiamma e resta  con pochi uomini al suo fianco, lui è davanti con i migliori. Sa leggere le gare. Per il resto vedo un ragazzo tranquillo, che dice sempre grazie e quando è così è un piacere lavorare per un capitano.

Carapaz saluta la folla ungherese. Anche lui come Bernal eredita il numero uno dal compagno in maglia rosa l’anno prima
Carapaz saluta la folla ungherese. Anche lui come Bernal eredita il numero uno dal compagno in maglia rosa l’anno prima
Eri in squadra anche nel Giro di Bernal dello scorso anno: che differenze ci sono tra i due?

Le differenze sono soprattutto di carattere. Forse “Richie” è un po’ meno tranquillo, mentre Egan parlando meglio l’inglese riesce a fare più gruppo, ad integrarsi meglio. Ma entrambi sono dei veri talenti. Corridori affermati. Carapaz ha già nel sacco un Giro e un’Olimpiade, non è l’ultimo arrivato!

In tanti anni ne hai portati “a spasso” di capitani e ognuno magari ha esigenze diverse, come ci si adatta?

Con Froome era tutto programmato. Chris prendeva in mano la situazione dal chilometro zero all’arrivo. Impartiva gli ordini, richiamava gli uomini, decideva chi tirava e chi invece doveva staccarsi per risparmiare energie per il giorno dopo… Per questo ha una testa fuori dal comune, diversa da tutti gli altri leader. E la sua forza sta proprio nella testa, riusciva nello stesso tempo a pensare alle tattiche degli avversari, alla nostra e ad andare forte nel finale. Gestiva la squadra in modo esemplare. E’ così che ha ottenuto i suoi grandi risultati. E poi chiaramente perché andava forte, come quando al Giro attaccò ad 80 chilometri dall’arrivo. Carapaz invece è diverso, parla meno, fa più in autonomia. Io guardo anche le gare in tv e lo vedo sempre che è al posto giusto. Lui difficilmente perde un ventaglio, per fare un esempio.

E la tua preparazione, Salvatore, cambia un po’ in base al capitano per cui devi lavorare?

No, la preparazione è la stessa, semmai cambia il ruolo in base ai compagni, in base alla squadra schierata. In questo Giro per esempio sarò chiamato a lavorare soprattutto in pianura, saremo io e Swift. Alla Vuelta 2017 invece, quando c’erano ancora nove corridori e non otto, ero il terzo o quarto uomo. Prima di me c’erano altri due o tre passisti e quindi io entravo in scena per la salita, o poco prima. E poi anche in base alle caratteristiche del percorso si gestiscono i vari ruoli. Più che altro devi essere bravo a farti trovare pronto. Se devo tirare i primi sei chilometri di quella salita, mi devo organizzare per arrivare in quel punto con le energie necessarie.

Vuelta 2021: Puccio in testa e a ruota Bernal e Carapaz
Vuelta 2021: Puccio in testa e a ruota Bernal e Carapaz
E serve esperienza…

Serve esperienza. Io adesso vado in automatico, prima invece dovevo sempre calcolare tutto, ma è anche importante arrivare bene agli appuntamenti. Se hai fatto l’altura, stai bene con il peso e tutto il resto sei anche più sicuro di te stesso.

Tu stai bene e sei sicuro di te e Caparaz? Lui come sta? Tosatto ci ha detto che è stato lui a voler venire al Giro…

Io lo vedo concentratissimo. Anche lui ha avuto i suoi bei problemi col Covid, si è ritirato dalla Tirreno per problemi intestinali, qualche noia ad un ginocchio. E’ magro. E’ convinto di fare bene. Vuole vincere. Dai dati che ha e dai test effettuati sappiamo che sta bene. E questo conta tanto. Significa che non parti con la paura. Sai che sei pronto ad eventuali attacchi, puoi risparmiare qualche energia. E poi lui è un attaccante vero.

Carapaz, ma anche tutti voi, conosce le salite? Sei andato a vederne qualcuna tu stesso?

Un po’ le conosciamo e un po’ con il Garmin oggi vediamo tutto. Non solo, ma segnando i punti sulla mappa e caricandoli sul computerino, sappiamo quando ci sono determinate curve, una strettoia… ci appare un messaggio che ce lo dice. Sappiamo le pendenze dei chilometri successivi. In tal senso la tecnologia aiuta e fa la differenza.

Domani si comincia e tutti scommettono su Van der Poel

05.05.2022
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Saranno 190 chilometri pianeggianti fino allo strappo finale di Visegrad. Probabilmente un gioco da ragazzi. Verrebbe da dire che vincerà chi sarà in grado di prendere la miglior rincorsa, ma nel ciclismo non c’è nulla di banale e in quegli ultimi 5,6 chilometri ci sarà da divertirsi. Certamente da sgomitare. Il Giro comincia e Van der Poel appare concentrato. E anche se lo tirano tutti per la manica, ricordando quanto fece al Tour 2021 sul Mur de Bretagne, l’olandese raffredda gli animi. Lì c’era la dedica per suo nonno Raymond Poulidor e la maglia gialla mai vestita. Lì era un’altra storia.

«Sembra semplice prendere la rosa – dice – ma tanti penseranno di poterlo fare. Bisognerà vedere chi avrà lo spunto migliore. Il sogno di prendere la maglia gialla era un po’ più grande, vista la storia che c’era dietro. Voglio assolutamente provare a indossare anche io la rosa, ma non sarà facile. Indossare la maglia di leader dei tre Giri non è un obiettivo. Tutti sanno che ho in testa obiettivi più concreti. Non è un segreto che voglio essere campione del mondo in tutte e tre le discipline».

Giro e Tour

La strada è lunga, ammette abbassando lo sguardo. Ma si scuote e richiama tutti alla concretezza. Intanto si sa che la Alpecin-Fenix, in omaggio al secondo sponsor che è italiano, correrà con la maglia color verde comodoro, per il lancio di una nuova pittura murale, il cui nome X-Kin compare sulla maglia.

«Voglio finire il Giro e il Tour quest’anno – dice – l’anno scorso ho abbandonato il Tour perché stavano arrivando anche le Olimpiadi. Quest’anno non è così e quindi è un’altra storia. Si sente spesso dire che finire un Giro ti rende un corridore più forte e mi piacerebbe vedere se è vero. La preparazione non è stata delle migliori. Non credo di essere più fresco perché ho cominciato dopo. Recuperare da un infortunio logora anche di più. Perciò fra i tanti punti interrogativi c’è anche vedere come reagirà il mio corpo davanti alle salite della terza settimana».

Tour 2021, Van der Poel fa la crono della vita a Laval e salva la maglia gialla
Tour 2021, Van der Poel fa la crono della vita a Laval e salva la maglia gialla

La crono dimenticata

Domani si comincia. Da Budapest al Castello di Visegrad. A cose normali forse la squadra avrebbe puntato su Merlier, ma Tim non si è ripreso dalla caduta di Roubaix, per cui per le volate è tornato in ballo Mareczko.

«Ho provato l’arrivo – dice Mathieu – non sarà sicuramente facile. E’ un po’ come la tappa di apertura del Tour 2021, dove le cose andarono storte (a Landernau vinse Alaphilippe e Van der Poel si piazzò 20°, ndr). Non so se i velocisti saranno in grado di resistere, penso che Caleb Ewan sarà lì. Non sarà facile uscire in rosa dalla prima tappa, ma ci proverò. E se non dovesse bastare Visegrad, magari posso pensare alla crono del giorno dopo. Non posso dire di averci lavorato tanto (ride, ndr), appena un giorno nelle ultime settimane. Al Tour lo scorso anno andai bene, quindi non ho cambiato quasi nulla in termini di posizione. Ma non dico nulla, c’è tanta gente che si è preparata. Non io. E so che dovrò lavorarci tanto in futuro».

Debutto al Giro per Van der Poel. Il suo obiettivo 2022 è concludere poi anche il Tour
Debutto al Giro per Van der Poel. Il suo obiettivo 2022 è concludere poi anche il Tour

Il podio? Meglio Dumoulin

L’ultimo sorriso gli scappa quando gli riportiamo la battuta di Contador sul fatto che Alberto lo vedrebbe sul podio finale di questo Giro.

«Io sul podio? Forse dopo il primo giorno – sorride – ma la classifica finale non è un obiettivo. Nemmeno la maglia a punti. Cerco di vincere le tappe e di prendere la maglia rosa se mi sarà possibile. Il resto lo lascio a quelli più adatti, compreso Dumoulin. Sono molto curioso di vedere cosa potrà fare. Seguii ogni giorno dal divano il suo Giro del 2017, spero che sia nuovamente forte».

Malta con Eolo-Kometa, un progetto importante. Parla il Ministro

04.05.2022
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Clayton Bartolo potrebbe sembrare un ragazzo come altri. Elegante sì, ma al tempo stesso un ragazzo semplice. E invece è il Ministro del turismo della Repubblica di Malta.

Ha le idee chiare sul perché Malta, sia approdata nel ciclismo e nella Eolo-Kometa in particolare. Nel lussuosissimo Hotel Corinthia di Budapest prima della conferenza il Ministro parla con piacere di questo importante progetto.

Ministro, la domanda più immediata è: perché Malta nel ciclismo?

Malta vuole entrare nel mondo del ciclismo e del cicloturismo. Durante la pandemia abbiamo stilato la nostra strategia del turismo. Dieci anni fa abbiamo definito varie nicchie di turismo in cui vogliamo entrare e tra queste c’è quella del turismo sportivo. Anzi, è una delle dei più importanti. Vorremmo diventare una mecca del cicloturismo. E adesso vogliamo dare la notizia al mondo. Grazie all’accordo con la Eolo-Kometa, vogliamo dire che Malta è pronta per entrare in questo mondo. Con loro siamo al Giro d’Italia, che è uno degli eventi più prestigiosi che ci sono nel mondo e vogliamo quindi sfruttare la grande visibilità del Giro che è diffuso in moltissimi Paesi.

Come mai Eolo-Kometa e non altri team?

Noi siamo uno Stato giovane, ma nel ciclismo siamo ancora più giovani. Abbiamo così trovato un team giovane come noi, con cui vogliamo crescere. Fra noi c’è molta fiducia. Abbiamo scelto questo team anche per dare un’opportunità concreta ai nostri giovani. Perché, okay, qui stiamo parlando di marketing per il ciclismo e per il cicloturismo, ma in futuro l’accordo potrebbe rivelarsi una possibilità per i nostri giovani ciclisti. Magari avranno il potenziale di entrare nel team. Potranno lavorare con un obiettivo specifico.

E questo è vero, quando si ha una meta concreta aumentano gli stimoli…

Esatto, potrei dire che stiamo celebrando un matrimonio tra Malta e la Eolo-Kometa!

Se si dice Malta, si pensa al mare, all’estate… e non alla bici. Che opportunità ci sono per il cicloturista? Quanti percorsi?

Ci sono molte destinazioni da scoprire. E non solo su strada, penso alla mountain bike e al gravel. E poi non dobbiamo pensare solo a Malta, ma a Gozo, l’isola sorella di Malta. Ci sono molte campagne e zone dell’entroterra da gustarsi. C’è molto da fare. I paesaggi sono molto differenti fra loro e il tempo è buono tutto l’anno. E questo è uno dei nostri vantaggi. L’idea è quella di attirare i team a Malta. Ed è un modello che abbiamo già sviluppato nel calcio (hanno ospitato tra l’altro, il Manchester United, ndr). Qualcosa che abbiamo attuato durante la pandemia. Malta è stato uno dei pochissimi Paesi a muoversi in questa direzione. E con successo, senza avere problemi particolari. Ebbene vogliamo replicare questo modello anche per il ciclismo.

Un posto ideale per svolgere ritiri di preparazione…

Cominciamo con la Eolo-Kometa intanto. Faremo la presentazione del team e anche un training camp. E da lì vediamo se ci sono anche altri team che saranno interessati a venire.

Quindi, Ministro, non solo turismo tradizionale, ma anche il turismo sportivo. Lei è uno sportivo?

Io vado in mountain bike. Abito a Mellieha, nel Nord dell’isola di Malta. C’è molta campagna, ma ci sono anche altri percorsi nel Sud. Uno può andare in bici al mattino, a visitare una cattedrale al pomeriggio e gustarsi una buona cena alla sera. Malta è una piccola isola ma, come ripeto, offre molte opportunità.

Il ministro Clayton Barton ha spiegato le intenzioni in tema di turismo sportivo
Il ministro Clayton Barton ha spiegato le intenzioni in tema di turismo sportivo
L’idea di incentivare il cicloturismo si lega anche al fatto di non puntare solo alla stagione estiva.

Esatto, si può fare turismo tutto l’anno. Il clima è ideale.

Ministro, anche se siamo in Ungheria, siamo al Giro d’Italia. Cosa sanno i maltesi del ciclismo e del Giro in particolare?

Sanno molto. Ci sono molti ciclisti e molti tifosi del Giro d’Italia. Malta non è lontana dall’Italia. C’è affinità con il vostro Paese, che è una destinazione per tanti maltesi. Penso, poi – aggiunge prima di congedarci – che nel futuro c’è un altro sogno: ed è quello di organizzare una grande partenza del Giro d’Italia da Malta. Un altro passaggio che segna il nostro ingresso nel ciclismo sempre di più.

Potrà sembrare scontato, ma l’entusiasmo è palpabile. Il Ministro stesso ha parlato di marketing, ma questo non toglie fascino a un’iniziativa che sa di buono. Che mira a crescere e a creare circoli virtuosi. Valerio Agnoli, elegantissimo in doppiopetto con la spilletta di Malta che spunta sulla giacca, è stato il gancio di questo progetto. Ci ha lavorato molto e dopo la nostra intervista con il Ministro, strizza l’occhio come a dire: vedrete si può fare ancora molto….

Si stampa il Garibaldi, arriva il Giro d’Italia

27.04.2022
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Arriva il Giro, si stampa il Garibaldi. Proprio in questi giorni le rotative di Errestampa di Orio al Serio stanno sfornando la vera guida della corsa. Quella che poi sarà sicuramente un bel ricordo, ma che nei 21 giorni della gara si trasformerà per gli accreditati nel più utile strumento di lavoro. Senza il Garibaldi, il Giro non lo segui. E anche se mensili e settimanali producono guide che in qualche modo rendono fruibile la corsa da casa, il librone ufficiale è un’altra cosa.

Chi lo fa? Chi cura l’edizione delle 450 pagine? E come fanno ad avere tutto nei tempi giusti? Con le nostre domande ci siamo rivolti al Capo Ufficio Stampa di RCS Sport, Stefano Diciatteo.

Stefano Diciatteo, Giro d'Italia
Stefano Diciatteo, Capo Ufficio Stampa del Giro d’Italia
Stefano Diciatteo, Giro d'Italia
Stefano Diciatteo, Capo Ufficio Stampa del Giro d’Italia

«La chiusura finale del Garibaldi – spiega – inizia circa un mesetto prima del via del Giro. I sopralluoghi sui percorsi iniziano a ottobre dopo le ultime corse, ma gli ultimi arrivano molto più avanti. Magari per vedere le strade su cui fino a primavera c’è la neve. Come si capisce sfogliandolo, la parte tecnica è quella predominante e quindi deve essere aggiornata al massimo. Con i giusti chilometraggi e le eventuali piccole variazioni. Il divieto di passaggio dell’ultima ora, oppure la frana…».

Chi disegna le mappe?

Ci pensa Stefano Di Santo. Comincia da subito, dalla fase dei sopralluoghi. E’ un lavoro lungo, non potrebbe ridursi all’ultimo. Alla fine semmai interviene sui percorsi che per qualsiasi motivo fossero cambiati.

La prima parte è quella descrittiva più generale.

Nella parte iniziale del Garibaldi, c’è anche una sorta di guida tecnica del Giro. I dettagli delle salite. La planimetria generale. Le maglie di classifica. Gli accessi e tutta la parte logistica. I vari accrediti. Dove si trovano i vari Quartier Tappa. I quadri del Giro, le varie funzioni e il ruolo che hanno. La Polizia al Giro. La copertura televisiva. Tutto quello che può aiutare chi è nella carovana a muoversi.

Per ogni tappa, oltre alle mappe, c’è anche la parte descrittiva.

Per quella ci rivolgiamo ai Comitati di Tappa. Chiediamo a loro testo e foto, in cui possono raccontare le loro eccellenze, siano esse storiche, culturali, gastronomiche. Una volta che riceviamo questi testi, a livello di redazione li sistemiamo e li rendiamo uniformi (nella controcopertina del Garibaldi 2022, si legge che impaginazione e redazione sono a carico di Ancora Arti Grafiche ed Edistudio di Milano, ndr).

La copertina e la controcopertina del Garibaldi 2022
La copertina e la controcopertina del Garibaldi 2022
La copertura televisiva?

La RAI non cura più la produzione, perché quella la seguiamo noi, ma in ogni caso sono il nostro official broadcaster. Perciò sono loro che ci inviano la suddivisione degli spazi, trasmissioni che faranno, gli orari. Quali telecronisti, quali opinionisti… tutto insomma.

Dopo le tappe ci sono gli ospedali, ma non più gli alberghi che erano comodissimi per andare a fare le nostre interviste.

Per gli alberghi ci sarà un opuscolo a parte, perché anche quello è diventato un bel… giocattolo. Invece alla fine ci sono appunto gli ospedali. A individuarli, dopo aver visto il percorso, pensa il Professor Tredici, responsabile medico della corsa.

Quando va in stampa il Garibaldi?

Abbastanza all’ultimo. Quest’anno, con la partenza dall’Ungheria, se ne stampa una prima quantità da portare su e la stanno facendo proprio in questi giorni. Il resto verrà caricato sui furgoni e partirà per la Sicilia.

Quante copie si stampano?

Dovremmo essere fra 3.500 e 4.000. Il Garibaldi va in mano a ogni accreditato: uno ciascuno, anche se magari qualcuno prende il secondo. E già siamo circa a quota 2.000. Poi dobbiamo darne 50 al Comitato Tappa, 30 circa ai giornalisti locali e più o meno si arriva a quei numeri.

I furgoni che li trasportano vi seguono per tutto il Giro?

Si cerca di razionalizzare anche questo. E‘ inutile portarsi in Sicilia i Garibaldi che daremo in Piemonte, per esempio. Così anche i furgoni vengono caricati in base all’effettiva necessità e siamo pronti a fare i rifornimenti mano a mano che il Giro si sposta.

Dì la verità, è mai successo di dover fare una ristampa per degli errori?

Eh… (ride, ndr). Non ricordo bene quando, ma è successo!

Esiste un responsabile che alla fine ordina la stampa?

Di solito è uno della parte di Mauro Vegni, quindi della parte tecnica. Non è sempre la stessa persona, è cambiata negli anni. Qualcuno che chiede a Stefano Di Santo di verificare per l’ultima volta le carte, che manda le bozze in visione ai Comitati di Tappa. E poi si stampa…

Un lavorone?

Confermo, proprio un lavorone. Perché ci sono tante situazioni da gestire in extremis. E se poi qualcosa cambia e il Garibaldi è stato già stampato, si farà una comunicazione su misura durante il Giro e in base alle necessità.

Quando è pronto il Garibaldi, vuol dire che il Giro sta per partire?

Esatto. Abbiamo già messo in giro la copia digitale. Fra poco sarà anche stampato e allora dovremo fare la valigia. Settimana prossima saremo tutti a Budapest.

Il Giro, la maglia rosa: 10 milioni di ungheresi aspettano Valter

25.03.2022
4 min
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Cresce l’attesa per il via del Giro d’Italia. Cresce per questa insolita partenza dall’Ungheria, al netto di un guerra che è appena al di là del confine. Ma se noi aspettiamo il Giro in quanto è la “nostra” corsa, c’è un corridore che più di altri aspetta proprio la partenza da Budapest. E’ Attila Valter.

Abbiamo imparato a conoscerlo lo scorso anno proprio sulle nostre strade, quando per tre giorni indossò addirittura la maglia rosa. Fu Bernal, il vincitore finale, a sfilargliela.

“Motivazione alle stelle” aveva scritto Valter alla news della partenza da Budapest (foto Instagram)
“Motivazione alle stelle” aveva scritto Valter alla news della partenza da Budapest (foto Instagram)

Emozione e pressione

«Quando sento la musica del Giro è sempre un’emozione – racconta Valter – E quest’anno sarà davvero strano partire da Budapest (la sua città natale, ndr). Mi piace correre in Italia, le gare sono belle e la maggior parte è adatta a me, quindi sì: è strano.

«Sento molto questo appuntamento, ovviamente. L’ho aspettato a lungo, ma ho anche un po’ di paura perché ora c’è sempre più gente che mi guarda nel mio Paese. Penso che a maggio ci saranno 10 milioni di persone che si aspettano dei buoni risultati da me. Non è una cosa facile. E anche io metto pressione su me stesso».

«L’organizzazione è “affamata”. So che stanno facendo un ottimo lavoro. Hanno coinvolto parecchie persone, ci sono eventi di lancio. E poi vedo le reazioni sui miei social. Ho migliaia di commenti. Persone che mi dicono che ci saranno. Che arriveranno sulla linea di partenza. Il Giro sarà l’evento principale nel mio Paese».

Attila ci tiene, ed era auspicabile tutto ciò. La scorsa volta dal team ci avevano detto che la conquista della maglia rosa aveva apportato una svolta alla sua notorietà, ma sinceramente non immaginavamo a tal punto. Però fa piacere e ci dice, ancora una volta, di cosa sia il Giro nel mondo. Magari vendendolo diversamente si potrebbe essere un po’ meno “tour-centrici”. Ma questo è tutt’altro discorso. Usciamo dalle divagazioni.

Attila Valter contento al termine della Strade Bianche (dove è stato 4°). Una risposta positiva dalla preparazione invernale
Attila Valter contento al termine della Strade Bianche (dove è stato 4°). Una risposta positiva dalla preparazione invernale

Gambe buone 

La voglia di fare bene però non basta. E Valter lo sa bene. Bisogna allenarsi, migliorare costantemente per essere al passo e migliorare ancora di più per scalare le classifiche. E nella Groupama-FDJ è proprio quel che stanno facendo con Attila.

Una crescita graduale per lui. Il motore c’è ma va sviluppato, così come lo stare in gruppo. In tal senso il quarto posto a Siena è un ottimo indizio. Certo le tappe ungheresi non saranno facili per lui. Sia perché non sono adattassime alle sue caratteristiche, sia perché sarà marcatissimo.

«Ho avuto un inizio di stagione normale – dice Attila – Mi sentivo forte nelle prime due gare soprattutto, poi mi sono calmato un po’. Ho un buon numero di corse nella gambe, sto bene, ma andare forte in un grande Giro è davvero difficile, non è solo questione di allenamento». 

Lo scorso anno ha capito che un grande Giro è molto di più. E’ concentrazione costante, rendimento sempre alto, pressioni… è il superare le giornate no. E in quei tre giorni in rosa ha davvero imparato molto.

Valter a tutta verso Campo Felice per difendere la rosa. Il suo impegno non basterà, Bernal gliela sfilerà per 43″
Valter a tutta verso Campo Felice per difendere la rosa. Il suo impegno non basterà, Bernal gliela sfilerà per 43”

Attila e il ciclismo ungherese

Come ci accennava anche il diesse Mauduit, Valter ha impresso una bella svolta alla diffusione del ciclismo in Ungheria, se non altro per il seguito. E tutto sommato lui stesso conferma.

«Ci sono sempre più professionisti – dice il corridore della Groupama-FDJ – per questo penso sia una progresso normale. E questo aiuta molto. Due o tre anni fa mi sono reso conto che c’erano tante persone a cui piaceva andare in bici in Ungheria, ma lo facevano quasi di nascosto perché non era il nostro sport principale. Poi ho capito che molti guardavano Tour de France e tanti il Giro e dopo la mia maglia rosa ci sono più persone che guardano le gare».

“In bici quasi di nascosto”: anche il suo inizio con la bici non è stato così scontato o lineare.

«Tutti i bambini – spiega Valter – sanno andare in bicicletta e tutti la usano qui come ovunque, ma un bambino francese, tedesco o olandese vede i corridori in qualche corsa e dice: voglio essere come loro. In Ungheria non era possibile. Al liceo sono andato in una scuola di sport. Tutti giocavano a pallamano, calcio, nuoto… quindi era un po’ strano che l’unico tra 500 persone ad andare in bici fossi io».

La Eolo-Kometa prepara la campagna d’Ungheria

16.02.2022
6 min
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Si va in Ungheria. Il Giro d’Italia ritrova la partenza rinviata lo scorso anno per il Covid e si racconta che nelle strade di Budapest il fermento sia già notevole. Immaginarsi cosa possa passare per la testa dei pochissimi corridori ungheresi del gruppo che, dopo la maglia rosa 2021 di Attila Valter, vengono riconosciuti per strada e stanno vivendo un momento di grande esaltazione...

Due di loro – Marton Dina ed Erik Fetter – corrono alla Eolo-Kometa, che ha un’importante radice ungherese. Dal 1994 infatti, proprio il secondo sponsor ha impiantato la produzione nel Paese magiaro, fino a diventare una delle maggiori aziende di lavorazione delle carni suine e uno degli attori principali del mercato ungherese.

I due della Eolo-Kometa

Nei giorni scorsi abbiamo incontrato Dina al Tour of Antalya, mentre abbiamo raggiunto telefonicamente Fetter, che in questi giorni si trova a Tenerife per allenarsi. Non sul Teide, anche se ieri è arrivato in cima, ma al livello del mare per approfittare del caldo. Dei due, lui è forse quello più avanti, avendo anche vinto nel 2021 una tappa al Tour du Limousin e il campionato nazionale a crono. Ad entrambi abbiamo chiesto che cosa rappresenterebbe per loro esserci in quei giorni rosa a Budapest. E ad entrambi si sono illuminati gli occhi.

Marton Dina ha appena concluso il Tour of Antalya e correrà alla Strade Bianche
Marton Dina ha appena concluso il Tour of Antalya e correrà alla Strade Bianche

Dina, sogno Giro

Marton Dina ha 25 anni, vive a Budapest e sfiora il metro e 90. E’ entrato nell’orbita Eolo nel 2019, quando la squadra era ancora continental, arrivando dopo circa un mese secondo al Giro d’Ungheria. Ad Antalya ha lavorato per i compagni, restando sempre un passo indietro.

«Il Giro a Budapest – dice – è un grande sogno. Penso sia bello per il ciclismo ungherese e per tutto il Paese. Il mio sogno è esserci, ma sarà dura, lo so. Tutti nel team vorrebbero esserci, non solo noi ungheresi. E’ l’obiettivo principale per la squadra. Perciò non credo che dovrò giocarmi il posto con Erik, anche se è presumibile che un ungherese ci dovrà essere. Detto questo, vedremo se saremo entrambi al via del Giro o se andremo entrambi al Giro d’Ungheria. Per il team è chiaro che dovranno andare i migliori corridori. Non importa se saranno ungheresi, italiani, spagnoli o portoghesi…».

Strano calendario

Il calendario dice che a partire dal 6 maggio, Budapest accoglierà la partenza del Giro. Cinque giorni dopo scatterà invece il Tour of Hongrie, corsa di 5 tappe. Il Paese vivrà un maggio ad alta tensione ciclistica.

«In città ci sarà una grande folla – spiega – gente che verrà soprattutto per Attila Valter, che l’anno scorso è stato in maglia rosa e da quel momento la gente è impazzita per lui. Continuo a vivere in Ungheria, mi alleno su quelle strade insieme ai miei colleghi. Siamo amici come i colombiani (ride, ndr) ed è bello ritrovarsi in bici la mattina. In futuro forse mi trasferirò in Spagna o Italia. Essere professionista mi piace molto, questa squadra è una famiglia. Mi trovo bene con gli italiani e gli spagnoli. Quando sono arrivato era ancora continental, ma la presenza di di Basso e Contador la rendeva molto interessante. Ho scelto bene…».

Fetter non ha ancora debuttato nel 2022, lo farà presto al Gran Camino in Galicia
Fetter non ha ancora debuttato nel 2022, lo farà presto al Gran Camino in Galicia

L’effetto Attila

Sogno è la stessa parola che usa Fetter, immaginando la partenza del Giro da Budapest, in cui è nato, pur vivendo a Pilisvorosvar. Anche lui è alto intorno a 1,90.

«Siamo tre – dice includendo nel discorso anche Attila Valter – e per allenarci spesso li aspetto a casa mia, perché è più vicina alle montagne e le strade sono migliori. Quanto al Giro, parlo di sogno perché alcuni anni fa sarebbe stato impossibile solo immaginare che una corsa così importante potesse venire in città, sulle strade in cui mi alleno. E’ una cosa che capita una volta nella vita. In Ungheria ogni anno aumenta la gente che va in bici e grazie alla maglia rosa di Attila Valter, adesso ci riconoscono nelle strade».

Nel 2021 Fetter ha partecipato agli europei U23 di Trento, chiudendo al 4° posto
Nel 2021 Fetter ha partecipato agli europei U23 di Trento, chiudendo al 4° posto

Programma da Giro

Anche Fetter però evita di concentrarsi solamente sul Giro d’Italia, avendo capito che la selezione per andarci sarà severa.

«Preferisco pensare a tutte le corse che farò – dice – e se dovessi andare al Giro, sarebbe per la buona condizione e per i risultati che eventualmente otterrò. Non mi azzardo a fare neanche una previsione su chi andrà fra me e Marton, perché magari ci ritroveremo entrambi al Giro d’Ungheria, che per la squadra è pure importantissimo. Perciò adesso penso a finire questo ritiro e poi a fare un buon debutto al Gran Camino, la nuova corsa a tappe in Galizia, poi alla Tirreno-Adriatico. Mi sento già in forma, non vedo l’ora di dimostrarlo».

Altro non dice, ma nello snocciolare i suoi programmi, appare abbastanza chiaro che un pezzetto di numero per la partenza da Budapest lo senta un po’ suo. Dopo la Tirreno infatti andrà in altura e poi parteciperà al Tour of the Alps. Di solito è il cammino più collaudato per il Giro d’Italia.