Il Giro, la maglia rosa: 10 milioni di ungheresi aspettano Valter

25.03.2022
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Cresce l’attesa per il via del Giro d’Italia. Cresce per questa insolita partenza dall’Ungheria, al netto di un guerra che è appena al di là del confine. Ma se noi aspettiamo il Giro in quanto è la “nostra” corsa, c’è un corridore che più di altri aspetta proprio la partenza da Budapest. E’ Attila Valter.

Abbiamo imparato a conoscerlo lo scorso anno proprio sulle nostre strade, quando per tre giorni indossò addirittura la maglia rosa. Fu Bernal, il vincitore finale, a sfilargliela.

“Motivazione alle stelle” aveva scritto Valter alla news della partenza da Budapest (foto Instagram)
“Motivazione alle stelle” aveva scritto Valter alla news della partenza da Budapest (foto Instagram)

Emozione e pressione

«Quando sento la musica del Giro è sempre un’emozione – racconta Valter – E quest’anno sarà davvero strano partire da Budapest (la sua città natale, ndr). Mi piace correre in Italia, le gare sono belle e la maggior parte è adatta a me, quindi sì: è strano.

«Sento molto questo appuntamento, ovviamente. L’ho aspettato a lungo, ma ho anche un po’ di paura perché ora c’è sempre più gente che mi guarda nel mio Paese. Penso che a maggio ci saranno 10 milioni di persone che si aspettano dei buoni risultati da me. Non è una cosa facile. E anche io metto pressione su me stesso».

«L’organizzazione è “affamata”. So che stanno facendo un ottimo lavoro. Hanno coinvolto parecchie persone, ci sono eventi di lancio. E poi vedo le reazioni sui miei social. Ho migliaia di commenti. Persone che mi dicono che ci saranno. Che arriveranno sulla linea di partenza. Il Giro sarà l’evento principale nel mio Paese».

Attila ci tiene, ed era auspicabile tutto ciò. La scorsa volta dal team ci avevano detto che la conquista della maglia rosa aveva apportato una svolta alla sua notorietà, ma sinceramente non immaginavamo a tal punto. Però fa piacere e ci dice, ancora una volta, di cosa sia il Giro nel mondo. Magari vendendolo diversamente si potrebbe essere un po’ meno “tour-centrici”. Ma questo è tutt’altro discorso. Usciamo dalle divagazioni.

Attila Valter contento al termine della Strade Bianche (dove è stato 4°). Una risposta positiva dalla preparazione invernale
Attila Valter contento al termine della Strade Bianche (dove è stato 4°). Una risposta positiva dalla preparazione invernale

Gambe buone 

La voglia di fare bene però non basta. E Valter lo sa bene. Bisogna allenarsi, migliorare costantemente per essere al passo e migliorare ancora di più per scalare le classifiche. E nella Groupama-FDJ è proprio quel che stanno facendo con Attila.

Una crescita graduale per lui. Il motore c’è ma va sviluppato, così come lo stare in gruppo. In tal senso il quarto posto a Siena è un ottimo indizio. Certo le tappe ungheresi non saranno facili per lui. Sia perché non sono adattassime alle sue caratteristiche, sia perché sarà marcatissimo.

«Ho avuto un inizio di stagione normale – dice Attila – Mi sentivo forte nelle prime due gare soprattutto, poi mi sono calmato un po’. Ho un buon numero di corse nella gambe, sto bene, ma andare forte in un grande Giro è davvero difficile, non è solo questione di allenamento». 

Lo scorso anno ha capito che un grande Giro è molto di più. E’ concentrazione costante, rendimento sempre alto, pressioni… è il superare le giornate no. E in quei tre giorni in rosa ha davvero imparato molto.

Valter a tutta verso Campo Felice per difendere la rosa. Il suo impegno non basterà, Bernal gliela sfilerà per 43″
Valter a tutta verso Campo Felice per difendere la rosa. Il suo impegno non basterà, Bernal gliela sfilerà per 43”

Attila e il ciclismo ungherese

Come ci accennava anche il diesse Mauduit, Valter ha impresso una bella svolta alla diffusione del ciclismo in Ungheria, se non altro per il seguito. E tutto sommato lui stesso conferma.

«Ci sono sempre più professionisti – dice il corridore della Groupama-FDJ – per questo penso sia una progresso normale. E questo aiuta molto. Due o tre anni fa mi sono reso conto che c’erano tante persone a cui piaceva andare in bici in Ungheria, ma lo facevano quasi di nascosto perché non era il nostro sport principale. Poi ho capito che molti guardavano Tour de France e tanti il Giro e dopo la mia maglia rosa ci sono più persone che guardano le gare».

“In bici quasi di nascosto”: anche il suo inizio con la bici non è stato così scontato o lineare.

«Tutti i bambini – spiega Valter – sanno andare in bicicletta e tutti la usano qui come ovunque, ma un bambino francese, tedesco o olandese vede i corridori in qualche corsa e dice: voglio essere come loro. In Ungheria non era possibile. Al liceo sono andato in una scuola di sport. Tutti giocavano a pallamano, calcio, nuoto… quindi era un po’ strano che l’unico tra 500 persone ad andare in bici fossi io».