Lonardi, volata da mal di testa e un podio per sperare

16.05.2024
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Giovanni Lonardi è passato in meno di mezz’ora dal quarto al terzo posto di Francavilla. Il tempo che la giuria riesaminasse il video dello sprint e per Merlier è scattata la retrocessione, con il conseguente passo in avanti del veronese del Team Polti-Kometa. Non si può dire che Lonardi sia al settimo cielo, però certo un podio di tappa al Giro è un buon punto di partenza per iniziare la seconda settimana col passo giusto.

«Sicuramente era un obiettivo mio e della squadra – risponde – da prima di partire per il Giro. Chiaramente il sogno è sempre vincere una tappa, però fare un podio fa un certo effetto. Sono contento, non me l’aspettavo, è un’emozione».

Giovanni Lonardi ha 27 anno, è alto 1,80 per 70 chili. E’ pro’ dal 2019 ed è al terzo Giro d’Italia
Giovanni Lonardi ha 27 anno, è alto 1,80 per 70 chili. E’ pro’ dal 2019 ed è al terzo Giro d’Italia

Il buco giusto

I velocisti sono rinomati per la capacità di ricostruire e raccontare uno sprint in ogni minimo dettaglio, ma quello di ieri a Francavilla è stato così confuso che i dettagli si sovrappongono. Ha ragione Adriano Baffi quando dice che il lavoro dei treni in certi casi si ferma ai 400 metri e poi è una partita a scacchi tra i velocisti rimasti davanti.

«E’ stata una volata confusa – spiega Lonardi – perché abbiamo avuto vento da dietro per quasi tutto il finale, tranne all’arrivo in cui era contrario. Per cui abbiamo fatto l’inversione per tornare indietro ed essendo stati per tutto il giorno a ruota, avevamo tutti gambe fresche. Però nella confusione sono riuscito a trovare il buco giusto. Tante volte non lo trovi, invece questa mi è andata abbastanza bene, per una volta meglio che agli altri. Penso che alla fine i conti si pareggino».

Gruppetto verso Prati di Tivo: nonostante ciò, il velocista deve difendersi anche in salita
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Due volate in una

La bravura in questi casi, come è stato per Milan, è trovare la traiettoria e tenersi una via d’uscita qualora il gruppo si rimescoli. Lonardi sin da subito aveva scelto la ruota di Merlier e poi quella di Milan.

«Solo che non è facile – ammette il veronese – perché loro hanno due o tre uomini davanti. Poi passa uno, passa un altro e magari l’unico che non passa sei tu. C’era confusione, finché ho trovato un buco a destra. Mi sono detto di rimontare le posizioni che potevo, altrimenti non avrei più fatto la volata. Sono riuscito ad arrivare davanti, ma per farlo ho speso le energie che mi sarebbero servite per fare lo sprint. Però stavo ancora abbastanza bene e mi sono ributtato a fare la volata e sono riuscito a reggere».

Lonardi ha vinto una tappa al Turchia per il declassamento di Van Poppel
Lonardi ha vinto una tappa al Turchia per il declassamento di Van Poppel

La vittoria in Turchia

L’operazione, condotta con grande lucidità, ha funzionato. E di solito, quando si guadagnano punti sulla strada, il risvolto più importante è a livello psicologico: se sono riuscito a farlo, posso farlo ancora.

«L’anno scorso non è stato un buon anno – conferma Lonardi – è andata bene solo da metà in poi. Mi aiuta tanto quando inizio a fare risultati, anche in termini di fiducia. Poi credo che per un velocista questo discorso valga anche di più. Quest’anno sono partito forte, sto andando abbastanza bene dall’inizio. Ho vinto in Turchia prima di venire qua (quella volta per declassamento di Van Poppel, ndr), quindi il morale è buono, sempre alto e questo cambia tanto. Io non mi reputo proprio un velocista puro, però qua il livello è talmente alto che per arrivare a fare le volate devi difenderti anche in salita».

Ieri a Francavilla, Lonardi ha fatto un primo sprint per affiancare i primi
Ieri a Francavilla, Lonardi ha fatto un primo sprint per affiancare i primi

Il treno della Polti

In questo gruppo di altissimo livello, in cui i velocisti vengono portati avanti e indietro da scudieri fidati e forti, la vita per i corridori delle squadre più piccole è decisamente più impegnativa. E se già nelle normali fasi di corsa le WorldTour reclamano il loro spazio in testa al gruppo, nell’impostare la volata la regola è ancor più severa.

«Anche noi partiamo con i compagni tutti per me – spiega – però non è facile fare quel lavoro e non abbiamo la squadra attrezzata per farlo. Ieri nel finale prima è entrato in azione Pietrobon, più o meno fino ai meno 10. Poi è arrivato Mirko Maestri, che ha provato a pilotarmi come al solito, solo che in due non è facile. Non è facile neanche per le squadre attrezzate come la Lidl-Trek e la Soudal-Quick Step, perché ieri era davvero caotico. Era facile perdere la ruota. Stai a ruota del tuo compagno, ma se il tuo compagno perde la ruota, sei spacciato. Però ce la mettiamo tutta. Io dico sempre che vincere un tappa al Giro per un corridore italiano è la cosa più bella del mondo, però anche un podio ha la sua importanza. Ci risentiamo se riuscirò a vincere, almeno saprò dirvi la differenza».