Francesco Gavazzi

Gavazzi: la Eolo, la chioccia e i “sassolini”…

05.12.2020
4 min
Salva

Francesco Gavazzi viaggia spedito verso la sua 15ª stagione da professionista. L’ormai ex atleta dell’Androni Giocattoli fa parte della schiera dei corridori che andranno a costituire la Eolo-Kometa, la cui stagione prenderà il via ufficialmente domani, in quel di Oliva, sulle coste valenciane.

Come il suo nuovo compagno, Luca Wackermann, anche Francesco non ha ancora fatto la valigia per il ritiro spagnolo, ma di certo il suo bagaglio è pieno di speranze e anche di qualche “sassolino”.

Poche gare nel 2020

Gavazzi però viene da un’annata non particolarmente brillante nella quale si è visto poco. E la sua stagione si è conclusa anzitempo.

«Conclusa? Direi che per certi aspetti non è mai iniziata! Poi sono stato escluso dal Giro d’Italia diciamo per delle incomprensioni con il team. Si dice per scarsa condizione? Io rispondo che siamo stati l’unica squadra che dopo il lockdown ha fatto solo il calendario italiano e solo corse di un giorno. Io dalla ripresa ne ho fatte sette. Difficile trovare la condizione così. Parlo per me, ma credo anche per chi è stato escluso. Ognuno poi ha fatto le sue scelte».

L’ultima corsa di Gavazzi è stata il Memorial Pantani il 30 agosto. A quel punto il lombardo ha continuato ad allenarsi per tutto settembre. Perché okay staccare prima, ma farlo ad agosto per di più senza aver corso poteva essere rischioso, specie per chi, come lui, non è più un ragazzino.

Francesco Gavazzi
Francesco Gavazzi alla Sanremo. In tutto il 2020 per lui solo 14 giorni di corsa
Francesco Gavazzi
Francesco Gavazzi alla Sanremo 2020

Poche gare nel 2020

«Questo però – racconta Gavazzi – devo dire che mi ha dato nuovi stimoli. Sapete, quando Ivan Basso mi è venuto a parlare mi ha chiesto se avessi ancora voglia di correre. Domanda legittima per chi come me ha 36 anni. E magari un anno fa avrei anche risposto di no. Invece questa stagione così particolare ha fatto scattare una molla. Allenarmi non mi costa nulla. Se prima di uscire dicessi: uffa “devo” andare in bici, che scatole… Quello sì, sarebbe un campanello d’allarme. Ma non è così, la mia vita mi piace. Voglio dimostrare che posso ancora far bene. E magari togliermi anche… qualche sassolino».

In qualche modo il lockdown ha proposto una sorta di “finestra” sul futuro che ha mostrato a Gavazzi la sua vita senza bici. E allora il sentimento e la passione per questo sport-lavoro sono tornate a divampare in lui.

Chioccia Gavazzi

Ma che ruolo avrà nella Kometa? Come detto, Francesco ha 36 anni, l’età media della nuova squadra è di circa 26,5 anni per corridore: dieci anni in più sono molti. Vista l’evoluzione del ciclismo, il lombardo è passato almeno attraverso tre “ere”. Quella post doping di uno sport che cercava (riuscendoci) credibilità, quella dei grandi nomi (Cancellara, Contador, Nibali, Evans, Boonen, Froome) e quella attuale delle frecce giovanissime e dei dettagli. Ne avrà di che raccontare.

«Basso – riprende Gavazzi – cercava un corridore di esperienza. Il suo progetto, che è davvero importante e mira a crescere, mi è piaciuto molto e ho accettato. Se dovessimo riuscire a fare il Giro al primo anno da Professional sarebbe un gran colpo. Conosco molti dei corridori che ci sono. Ravasi è un giovane bravo davvero. Forse è stato schiacciato dal WorldTour dove non ha trovato il giusto spazio, qui invece potrà fare bene. Albanese da dilettante era molto forte e può tornare ad esprimersi. Pacioni, ragazzi, è veloce. Wackermann quest’anno è andato forte. E poi c’è Manuel (Belletti, ndr): lui non ha bisogno di presentazioni».

Francesco Gavazzi
Francesco al bivacco Bottani, quota 2.400 metri, in Valtellina
Francesco Gavazzi
Francesco al bivacco Bottani, quota 2.400 metri, in Valtellina

Partenza sprint

Non tutti i mali vengono per nuocere, si dice. L’aver finito prima la stagione consente a Gavazzi di arrivare in buona condizione al ritiro con la Eolo-Kometa.

«Vero. Ad ottobre mi sono rilassato e al tempo stesso tenuto in forma con qualche camminata in montagna. Poi, ho iniziato il 1° novembre e tra palestra e bici magari sono un po’ più avanti rispetto al solito. Il che va bene perché nel ciclismo di oggi devi per forza essere pronto ad ogni gara e se parti forte è più facile mantenere la condizione. Anche mentalmente riprendi fiducia. A parte quei super big che puntano a quei determinati appuntamenti, non è più come una volta che vai forte due mesi l’anno».

La nuova bici (tra l’altro un vero mostro, la Aurum), i nuovi compagni, il nuovo staff lo attendono. Ultima stagione o no, di certo gli stimoli non mancano. Avere un ruolo determinato non è cosa da poco. Aiuta a perseguire gli obiettivi, traccia la strada. Sta a Gavazzi percorrerla nel miglior modo.