Dopo Carera, sentiamo Perego, il decano fra le donne

08.10.2021
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Lo ha detto ieri Lorenzo Carera: prima l’unico procuratore fra le donne era Perego. Poi è nato il WorldTour e sono arrivati anche loro. Perego è lo stesso che seguiva Nizzolo e la Paternoster e che lo scorso inverno, più per ripicca che convinzione, decise di candidarsi alle elezioni federali. Di mestiere fa il promotore finanziario e fra le sue più recenti operazioni di ciclomercato c’è la firma di Vittoria Guazzini con la Fdj-Nouvelle Aquitaine (foto di apertura).

Se è vero che lui c’era anche prima, perché non chiedergli di disegnare il suo punto della situazione?

«Lavoro con le donne dal 2018 – dice – ed è vero che l’Italia è un’eccezione. Le straniere hanno gli stessi manager degli uomini e ci sta che con il WorldTour anche la mia categoria inizi a metterci il naso, lo stanno già facendo. Ma in Italia con le donne è molto più difficile. Non puoi prenderne 60 e sperare che qualcuna venga fuori, quei numeri non ci sono e perché il mercato non assorbe così tanto. La Movistar ha un’italiana. La Sd Worx idem. La Bike Exchange ne ha una. La Fdj ne ha due…».

Fabio Perego, Ernesto Colnago, Cordiano Dagnoni
Perego, Colnago, Dagnoni, quando Fabio e il presidente Fci erano dalla stessa parte
Fabio Perego, Ernesto Colnago, Cordiano Dagnoni
Perego, Colnago, Dagnoni, quando Fabio e il presidente Fci erano dalla stessa parte
Com’è fatto l’ambiente delle squadre?

Nelle grandi trovi gli stessi manager degli uomini, per cui ad esempio alla Movistar c’è Unzue e alla Bike Exchange c’è Copeland, mentre altrove ci sono nomi diversi. Nelle squadre più piccole, sono spesso abituati a trattare con le ragazze. Un po’ come i team manager di alcune professional italiane, che quando trova il procuratore vede rosso. E’ un mondo più chiuso.

Hai detto che i numeri non ci sono.

Devi prendere le forti, ma si contano sulle dita di una mano. Poi vai a pescare fra le giovani, che però hanno 18 anni e non danno garanzie. Ci può essere la Barale che va al Team Dsm, altrimenti la loro destinazione sono la Valcar, la Fassa Bortolo, la BePink, le continental italiane. E serve il procuratore per portarle lì? Che cosa vai a chiedergli in termini di soldi?

Francesca Barale, fortissima, passerà nel Team Dsm
Francesca Barale, fortissima, passerà nel Team Dsm
Non stai parlando di squadre tanto piccole…

Hanno un ruolo importantissimo, ma anche un periodo da capire. L’arrivo di team come la Cofidis e le altre che cominciano passerà per un anno da continental, a meno che non trovino una licenza WorldTour da comprare. Di conseguenza si riducono i posti per le continental alle corse, perché è chiaro che certi squadroni avranno la precedenza e così per avere gli inviti si dovranno comprare ragazze con i punti. Ma potrebbe succedere che a questo punto in Belgio inviteranno le squadre belghe e in Francia le francesi, che non hanno bisogno magari di hotel e rimborsi. Per cui se le squadre italiane non entrano nell’ottica di trasformarsi in vivai, altrimenti avranno vita complicata.

Lo stesso problema che hanno le continental fra gli uomini.

Lo stesso problema, che a volte investe anche le professional.

Quindi?

Quindi il lavoro eccezionale della Valcar di questi anni, ad esempio, rischia di perdersi. La ragazzina migliore dopo un po’ va via, soprattutto se c’è il procuratore che la offre allo squadrone.

WorldTour o no, squadre forti come la Valcar possono essere ancora il vivaio del ciclismo italiano
WorldTour o no, squadre forti come la Valcar possono essere ancora il vivaio del ciclismo italiano
E poi c’è la questione dei corpi militari.

Un problema che si aggiunge. Nel momento in cui verrà riconosciuto il vero professionismo alle ragazze, alcune di loro saranno chiamate a fare una scelta importante. E in quei frangenti io farò un passo indietro e spero lo facciano tutti i miei colleghi. Perché è vero che la vita agonistica di una ragazza è potenzialmente più lunga di quella di un uomo, ma è anche vero che si tratta di una scelta di vita. E poi c’è l’aspetto formale.

Che sarebbe?

L’atleta è del Corpo Militare per cui è tesserata, per cui con loro bisogna parlare, trattare, discutere. Se provi a escluderli, possono benissimo mettersi di traverso e non puoi farci niente. Stabilire che l’atleta farà le 5-6 corse all’anno con loro e poi metterla in servizio. E’ chiaro che anche loro hanno a cuore il successo sportivo, ma ricordiamoci che le migliori sono con loro.

Che tipo di concorrenza c’è fra voi del ramo?

C’è chi parla del suo lavoro e chi spiega il modo in cui agisce e perché lo fa. E poi c’è chi parla male del lavoro degli altri. Ci saranno certamente degli sgambetti. Anzi, ci sono già stati…

Un giorno da Balsamo sulla strada per l’Inferno

Giada Gambino
04.10.2021
3 min
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Elisa guarda la sua maglia e la sua bici iridata prima di andare a letto. Le brillano gli occhi, hanno una luce particolare dettata, forse, dal fatto che al momento (in apertura, Balsamo nella foto ASO/F. Boukla) è la ciclista più forte al mondo…

«La sera prima della mia Parigi-Roubaix ero abbastanza serena, non mi sentivo particolarmente stressata o con qualche responsabilità di troppo. Volevo solo divertirmi e onorare la maglia».

Pochi problemi sul pavé asciutto, poi è cominciato l’Inferno
Pochi problemi sul pavé asciutto, poi è cominciato l’Inferno

Inizia la corsa, ma il terreno sembra quasi diverso da quello di due giorni prima. 

«Quando abbiamo fatto la ricognizione, la strada era asciutta e sembrava già difficile in quel modo, ma tutta bagnata e piena di fango mi sembrava quasi impossibile. Il pavé è diverso rispetto a quello a cui sono abituata ad esempio al Giro delle Fiandre. Questo è più alto, più scivoloso, mette un po’ più in difficoltà. Sicuramente, però, le persone a bordo strada che mi incitavano davano tanto morale. Mi emozionava, mi sentivo parte integrante della storia».

Al via con il numero uno. Alla sua destra Vittoria Guazzini, caduta e finita all’ospedale
Al via con il numero uno. Alla sua destra Vittoria Guazzini, caduta e finita all’ospedale

Ad un certo punto cade Vittoria Guazzini… 

«Ho avuto paura, tanta. Ho visto che si era fatta seriamente male e non è stata una bella scena. In alcune zone c’erano delle pozzanghere di fango molto grandi ed era lì che si perdeva maggiormente l’equilibrio».

Elisa abbassa un attimo lo sguardo e osserva la sua bici. 

«Non è stata la miglior gara per inaugurare maglia e bici nuove e bianche (ride, ndr). Però ha avuto il suo fascino fare la prima Parigi-Roubaix come prima competizione in maglia iridata. Un sogno, non l’avrei mai immaginato possibile!».

Anche per Elisa qualche scivolata senza conseguenze sul fango della Roubaix (foto ASO / F. Boukla)
Anche per Elisa qualche scivolata senza conseguenze sul fango della Roubaix (foto ASO / F. Boukla)

Negli spogliatoi del magico velodromo di Roubaix la Balsamo è ricoperta di fango dalla testa ai piedi, con difficoltà si intravede l’iride sulla sua maglia, eppure sorride… 

«E’ stato divertente, è stato leggendario, è stato unico. Sinceramente spero solo che nei prossimi anni non piova più (ride, ndr). Il prossimo anno la rifarei? Non so, adesso non voglio pensarci, un Inferno all’anno è già tanto. Sicuramente… se non dovesse piovere sarebbe meglio!».

Raggiunto il velodromo di Roubaix: strana sensazione per Balsamo, vera “star” della pista
Raggiunto il velodromo di Roubaix: strana sensazione per una “star” della pista

Chiude un secondo gli occhi. 

«Vedo l’arrivo, il fango, la bici sporca e le mani con le vesciche. Solo alla fine ho iniziato ad avvertire i primi dolori alle mani, una volta tolti i guanti. Durante la corsa l’adrenalina era tale da non sentire nulla».

La nostra campionessa del mondo è abbastanza positiva, l’iride non la spaventa, lo sa portare, non si sente grandi responsabilità sulle spalle ed è abbastanza contenta della sua stagione. Vuole solo continuare a fare del suo meglio divertendosi. L’Inferno è passato!

Balsamo sul pavé con una Cannondale iridata (dipinta a mano)

01.10.2021
6 min
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Elisa Balsamo vive ancora nell’onda lunga dell’entusiasmo iridato e c’è da capirla. Non è ancora passata una settimana e serve ben di più per somatizzare il sogno di una vita. Gli scossoni del pavé nelle prove di ieri pomeriggio e stamattina l’hanno richiamata alla realtà, ma guardare la nuova Cannondale SuperSix EVO World Champion l’ha rimessa subito di buon umore.

«Avevamo già provato qualche tratto a marzo – dice – mi ricordavo i tratti abbastanza bene. E’ dura. Non in quanto pericolosa, ma perché ci sarà da spingere. La selezione comincerà subito e noi proveremo a esserci. Con le nostre bici e i tubolari da 28. Certo passare dalla pista levigata al pavé è un bel salto, ma sono esperienze che voglio e devo fare per crescere. Non ho ancora pensato a come sarà correre con la maglia iridata e soprattutto in una gara così. Penso che sarà una bella vetrina per la Valcar, in questo ultimo mese voglio farla vedere per far passare anche il messaggio. La mia vittoria è stata il coronamento di un percorso iniziato dalle junior. Qui si lavora bene».

Sanguineti e la Mtb

Con lei alla Valcar correrà domani anche Ilaria Sanguineti, che per caratteristiche e fisico alla Roubaix potrebbe trovarsi benissimo.

«Terrorizzata no – dice – ma certo ieri dopo due settori mi sono venute le vesciche alle mani, pur avendo i guanti. A me che di solito non li porto mai. E’ un pavé completamente diverso da quello che conoscevo, proprio non sappiamo cosa aspettarci. In certi tratti, visto che d’inverno mi diverto con la mountain bike, è sembrato di rivedere quei sentieri. Bisogna essere bravi a guidare e poi ci sarà da stringere tanto i denti, perché il pavé è conciato male, non pensavo così tanto. Servirà fantasia, anche perché in squadra nessuno l’ha mai corsa o seguita, per cui sarà un’incognita per tutti».

La Cannondale iridata

La Cannondale Cannondale SuperSix di Elisa Balsamo ha il telaio SuperSix EvoHi-ModDisc misura 51. Il gruppo è lo Shimano Ultegra Di2 con casetta Ultegra 11-30 e pedivelle da 170 con PowerMeter FSA Powerbox. Le ruote sono le Vision Metron 40 montate con tubolari Veloflex da 28 per la Roubaix (gonfiate a 6). Attacco e manubrio sono Hollowgram, la sella Prologo NDR (altezza di sella da 71,2). Di Prologo è anche il nastro manubrio OneTouch. Borracce Elite, pedali Look Keo e computer Garmin 830.

Assieme a Elisa Balsamo, Ilaria Sanguineti che sul percorso della Roubaix ha più di qualche freccia da scoccare
Assieme a Elisa Balsamo, Ilaria Sanguineti che sul percorso della Roubaix ha più di qualche freccia da scoccare

Bastianelli preoccupata

«La Foresta? Ci mancava solo quella». Davanti alla prima Roubaix femminile della storia, Marta Bastianelli fa avanti e indietro fra il timore e la curiosità.

«Ho visto due tratti di pavé particolarmente malconci – prosegue – ho mal di braccia, mi tirano tutti i tendini. Infatti stiamo valutando col massaggiatore di mettere un tape. Il pavé del Fiandre è tutta un’altra cosa. Qui a volte senti che la bici se ne va per i fatti suoi e le banchine di lato sono tutte rovinate e non ci puoi passare. Se poi c’è il pubblico, lo spazio si restringe ancora. Insomma, una bella esperienza, ma per ora non sono troppo entusiasta. Forse perché con l’età si tende a frenare prima e a correre meno rischi, magari il debutto quando avevo 25 anni sarebbe stato un’altra cosa».

«Una bella gara – dice – una gara monumento. Una gara che per noi è un buon trampolino di lancio, però secondo me è troppo impegnativa nel complesso. Nel gruppo ci sono tante ragazze, alcune magroline. Mi chiedo che cosa succede nella seconda metà del gruppo. Non abbiamo l’abilità e l’esperienza degli uomini. Se cade una, cadono tutte. Per ora la vedo un po’ così, però magari poi mi dovrò ricredere e verrà fuori una gara bellissima. A prescindere sarà una gara bellissima, però dal punto di vista tecnico, tattico e fisico ma sarà sicuramente molto impegnativa per noi ragazze.

Un primo assaggio inatteso e severo per Tatiana Guderzo
Un primo assaggio inatteso e severo per Tatiana Guderzo

Ansia Guderzo

E poi c’è Tatiana Guderzo che in vita sua pensava di averle viste tutte e invece davanti al pavé francese ha trovato il modo di grattarsi i capelli…

«Penso che sia una gara molto molto, molto, molto dura – sottolinea – e caratterizzata da tanti tratti di pavé non eccessivamente massacranti nella prima parte. Ho provato solamente gli ultimi 13 e due sono veramente difficili. Soprattutto il penultimo, pericoloso quando l’ho affrontato ieri con l’asciutto. Era difficile guidare la bici, difficile stare in un gruppo ristretto come eravamo noi. Non oso immaginare se si arriva all’interno di quel settore un gruppo di 10-15 ragazze. Se domani pioverà, mi fa paura affrontare un settore del genere.

«E’ una gara non eccessivamente lunga, dunque questo forse la renderà più veloce dall’inizio. Sicuramente il vento sarà determinante, perché già oggi ce n’è molto di più in confronto a ieri. Si fa sentire e averlo laterale nei settori li renderà ancor più selettivi. Poi con fango e acqua le cadute saranno… gratuite e questo spezzerà il gruppo ancor prima metti di quanto potrebbe fare una selezione naturale.

«Non si può sottovalutare. Non si può arrivare qui senza allenamento o senza un equipaggiamento idoneo. E’ la dimostrazione che il ciclismo femminile sta crescendo e poter vivere questa esperienza è la conferma che è il futuro è rosa o comunque la speranza c’è. Speriamo di portare a casa un’altra importante esperienza, sono gare che nella vita di una ciclista bisogna provare. Dunque ho questa possibilità che concluderò sicuramente con sicuramente delle vesciche sulle mani, che comunque già ieri hanno iniziato a vedersi».

A botta calda con Arzeni, diesse e mentore di Elisa

26.09.2021
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«Non ho visto l’arrivo, mi sono praticamente perso per Leuven». Davide Arzeni, diesse della Valcar-Travel&Service, è stralunato, commosso, contento…

La sua ammiraglia rosa è impolverata all’inverosimile. E’ passato persino sulle strade sterrate pur di arrivare in tempo.

Nessuno più di lui conosce così bene Elisa Balsamo. In tempi non sospetti ci disse che prima o poi avrebbe vinto un mondiale e tutte le più grandi corse. Adesso queste parole trovano riscontro con la realtà.

A fine gara finalmente Arzeni è riuscito a raggiungere il clan azzurro (da notare alle sue spalle l’ammiraglia impolverata)
A fine gara finalmente Arzeni è riuscito a raggiungere il clan azzurro (da notare alle sue spalle l’ammiraglia impolverata)
“Capo” (il soprannome di Arzeni, ndr) ti aspettavi questa vittoria?

Aspettarsi di vincere un mondiale, no. Come ho sempre detto Elisa può vincere tutte le corse su strada. Siamo venuti a marzo a vedere il percorso, in occasione della Freccia del Brabante, e avevamo notato che era un tracciato sicuramente adatto a lei. Da quel momento lei ha preso consapevolezza e con Dino (Salvoldi, che gli è accanto, ndr) abbiamo lavorato in sintonia. Soprattutto subito dopo le Olimpiadi perché l’obiettivo era questo.

Un lavoro corale, dunque…

Sì, devo ringraziare anche Salvoldi che ha messo a disposizione delle campionesse per Elisa. Come in tutte le vittorie la squadra è importantissima. Ha dato fiducia ad Elisa. Le ha messo vicino ragazze di spessore tipo Longo Borghini o Bastianelli, per dire le più grandi, ma anche tutte le altre. Capite, tutti questi nomi per un’atleta giovane come Elisa.

Dopo le Olimpiadi, dalle quali non è uscita benissimo, come l’hai ripresa mentalmente e fisicamente?

Questo era un obiettivo. E noi ci credevamo. Quello che ci spaventava un po’ era la distanza, quindi siamo andati prima a fare il Simac Ladies Tour, che aveva due tappe di 160 chilometri, poi alla Vuelta, poi ancora all’Europeo. Ho fatto un qualcosa come 6.000 chilometri in ammiraglia. Tutto questo per cercare la resistenza che avendo dovuto preparare Tokyo era un po’ il dubbio che ci affliggeva.

Quanta fatica in Spagna. Ma Arzeni, la Balsamo e Salvoldi hanno creduto fermamente nel programma di avvicinamento iridato
Quanta fatica in Spagna. Ma Arzeni, la Balsamo e Salvoldi hanno creduto fermamente nel programma di avvicinamento iridato
Quindi sullo spunto non ci avete lavorato più tanto tra Olimpiadi è mondiale?

Sulla forza aveva lavorato tanto prima di andare alle Olimpiadi – dice Arzeni in coro con Salvoldi – Quindi, come ripeto, abbiamo cercato più la distanza, e anche il ritmo gara gara. Poteva sembrare una stupidata, ma per me quello era l’obiettivo per arrivare in fondo. E giocarsela.

E come se l’è giocata! Come ha fatto secondo te a restare così fredda? In fin dei conti sul penultimo strappo si era staccata…

Sono state fondamentali le sue compagne di squadra, Marta Bastianelli, Maria Giulia Confalonieri, la Longo Borghini che l’hanno protetta nel finale. Mentre nella prima parte di gara ci avevano pensato la Cecchini e la Guazzini. Sapere di poter contare su nomi così importanti ti moltiplica le forze e ti dà serenità. Credo che dipenda da questo la reazione al momento di difficoltà.

Davide, segui Elisa da quando era una bambina, da anni… che percorso c’è stato per arrivare sin qui?

Siamo venuti a marzo a vederlo. Elisa è rimasta concentrata fino ad oggi. Al di là della volata secondo me ha corso bene tutti e 160 i chilometri. L’ho sempre vista nelle prime posizioni, soprattutto sotto ai muri. Con tutta l’esperienza che ha accumulato in questi cinque anni è venuta qui con la “valigia piena”. 

Quanto c’è di tuo in quello che è successo ieri? Mentre la vedevi cosa ti passava nella mente?

Eh – si commuove definitivamente Arzeni – mi viene in mente la squadra. Il nostro presidente Valentino Villa è un grande. Una cosa del genere lo ripaga di tutto quello che ha investito su questi giovani in questi anni. E’ stata una scuola. La gente magari non lo sa, ma per una squadra come la nostra sono sacrifici enormi. Anche economici. Andare a correre in quel periodo di fine agosto non è stato facile: Spagna, Olanda… e nello stesso tempo eravamo con le altre al Giro di Toscana. Ma per il nostro presidente se c’è da fare… si fa. Adesso andremo a fare la Parigi-Roubaix, poi in Inghilterra, ma ci andremo con la maglia iridata. E’ un impegno. Pensate che solo di tamponi spendiamo quasi 4.000 euro per queste due trasferte.

Elisa ha esordito nel 2016, a 18 anni, con la Valcar. A fine stagione passerà con la Trek-Segafredo
Elisa ha esordito nel 2016, a 18 anni, con la Valcar. A fine stagione passerà con la Trek-Segafredo
Sabato sera l’hai sentita? Cose le hai detto?

Non le ho parlato. Le ho mandato un messaggio con le indicazioni del vento. Mi sono raccomandato con le altre ragazze, bravissime, anche se sanno come correre qua. Ho detto loro di crederci e che dopo 160 chilometri tutte avrebbero avuto mal di gambe. Le ho detto che era la sua occasione. La sua prima vera occasione di vincere il mondiale e non l’ha fallita. Ma sicuramente ne avrà altre. Lo so…

Per te cambierà Elisa?

Sicuramente avrà qualche consapevolezza in più, ma sarà sempre la solita insicura! Però un’insicura con una maglia iridata sulle spalle!

Qual è il primo ricordo che hai di lei?

La prima riunione che facemmo in Valcar nel 2015. Io sapevo che questa ragazza era già fortissima, volevo prenderla. Aveva battuto un mio ragazzino, che poi è Alessandro Covi. Glielo dissi anche ad Ale, scherzando: ci hai fatto battere da una donna! E poi qualche giorno fa, Facebook, mi ha mostrato un ricordo: era Elisa che vinceva il mondiale juniores nel 2016. E’ stata sin da subito una ragazza quadrata, fin troppo quadrata! Però col tempo si è anche un po’ sciolta con me. Quest’anno si chiude un ciclo direi. Almeno si chiude così..

Balsamo alla Trek, sentiamo “Capo” Arzeni

09.09.2021
5 min
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Come quando se ne va una figlia. Alla Valcar la partenza di Elisa Balsamo verso la Trek-Segafredo ha prodotto le stesse emozioni dello scorso anno quando ad andarsene fu Marta Cavalli (in apertura, Elisa e la squadra sul podio del tricolore juniores 2016). A quanto ci ha raccontato Elisa, sarà allenata ancora da Davide Arzeni e proprio al “Capo” ci siamo rivolti per descrivere l’atleta che ai prossimi mondiali potrebbe essere la leader azzurra. Magari iniziando dalla prima volta che la vide.

Arzeni e patron Villa sono la spina dorsale della Valcar
Arzeni e patron Villa sono la spina dorsale della Valcar

Con Covi negli esordienti

Arzeni pianta subito una risata e la memoria torna indietro ad anni lontani, quando Elisa era esordiente e Davide aveva in squadra con sé Alessandro Covi, oggi professionista al UAE Team Emirates.

«Andammo a fare una gara in Piemonte – ricorda – e ne uscimmo con le ossa rotte, battuti una donna. L’ho preso in giro a lungo. Per coincidenza, accadde il 14 ottobre, lo stesso giorno in cui Elisa vinse il mondiale juniores a Doha. Quel giorno su Facebook uscì il ricordo di quella corsa e io lo mandai ad Alessandro. Ci ha battuto, gli dissi, ma almeno è una forte…».

A Doha 2016 la conoscevi già?

La conobbi prima di quel mondiale, a giugno 2015. Passava da junior di primo anno a junior di secondo. Io sapevo già che avrei preso in mano la Valcar e la osservavo. Abbiamo cominciato a lavorare insieme nell’autunno del 2015.

Si intuiva già che avesse un potenziale così grande?

Era chiaro e sono convinto che non lo abbia ancora espresso. E’ ancora giovane. Tenete conto che lei già nel 2015 fece i quartetti per qualificare l’Italia a Rio.

A Darfo Boario Terme, nel 2016 arriva il tricolore donne junior
A Darfo Boario Terme, nel 2016 arriva il tricolore donne junior
E’ sempre stata così meticolosa?

Non ha mai avuto dubbi, anche quando c’era da fare avanti e indietro tre volte a settimana da Cuneo a Montichiari. Il fatto che rimanga suo allenatore dipende da quello che succederà alla Trek, io non ho ancora parlato con nessuno.

Credi che per puntare forte su strada dovrà un po’ mollare la pista?

Bisogna capire che cosa succederà a livello di programmi della Trek per lei. Sicuramente ha tanti margini. L’ho sempre paragonata a Valverde, una che in salita si difende, ha uno scatto micidiale ed è veloce. Di quegli atleti che possono vincere tutte le gare. Mollare la pista del tutto però no, perché le piace. E’ chiaro che poi se la Trek ha dei programmi sul Giro o il Tour de France, non li prepari facendo i quartetti.

Pensi che possa far bene nelle corse a tappe?

Diciamo che noi l’abbiamo preservata e adesso ne beneficerà qualcun altro. Alla Vuelta, togliete le primissime, lei sulle salite ha sempre scollinato con le prime. Anche su salite di 15 chilometri. Quest’anno, pur con i lavori delle Olimpiadi da maggio a luglio fra palestra e pista, su strada si è mossa bene.

Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016
Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016. Arzeni lavorava già con il team Valcar
Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016
Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016. Arzeni lavorava già con il team Valcar
Quando hai saputo che sarebbe andata alla Trek?

Io non ho saputo niente fino all’annuncio. Non ho voluto sapere. Erano uscite notizie sulla Jumbo, ma era una sua scelta. Giusto che abbia deciso in autonomia.

E’ una dura?

Alle donne scappa sempre la lacrimuccia, ma è dura. Se pensate a quello che le è successo a Tokyo, che le sono passate sopra con la bici… Se la pedivella era messa in altro modo, si faceva male davvero. Il fatto che sia ripartita, vuol dire che è una dura. Con l’età aumenterà anche il carattere. E’ un’altra delle cose che può migliorare.

Di quale risultato ottenuto con lei vai più fiero?

Bisogna tornare indietro molti anni. Però direi la prima vittoria nel WorldTour, a Pasadena nel California del 2019. Abbiamo lavorato per lei e non ha sbagliato. Non era un percorso facile, salita ce n’era e ce n’era tanta. E la Arlenis Sierra è una dura da battere.

Nel 2018 a Monteveglio batte in volata Marta Bastianelli, campionessa d’Europa
Nel 2018 a Monteveglio batte in volata Marta Bastianelli, campionessa d’Europa
Salvoldi ha detto che sarà leader al mondiale…

Voglio godermela ancora un po’ in questo mese e mezzo, ci sono tante corse. Il mondiale è sicuramente un obiettivo. Poi ci sarà sicuramente la Roubaix, che è una cosa nuova per tutte. Ci stiamo preparando insieme.

E lei come sta vivendo il distacco?

Si muove e ragiona ancora come un’atleta della Valcar. Le ragazze alla Vuelta si sono messe a disposizione senza problemi. La viviamo come l’anno scorso con Marta, due bandiere della squadra. Negli ultimi sei anni, Elisa ci ha dato grandi soddisfazioni. Noi le abbiamo dato e lei ha restituito. Non ricordo più quanti mondiali ha vinto, mi pare cinque. Gli europei neppure li conto.

Tokyo 2020, la caduta che le poteva costare molto caro e secondo Arzeni dimostra che ha grinta da vendere
Tokyo 2020, la caduta che le poteva costare molto caro e secondo Arzeni dimostra che ha grinta da vendere
Hai parlato di Marta Cavalli, che ha cambiato pelle, migliorando tanto in salita e perdendo spunto…

Dipende dagli obiettivi che ha la squadra, ma Elisa non deve perdere il suo spunto veloce. Marta evidentemente ritiene di voler puntare a certe corse. Però adesso voglio pensare alle prossime corse, per gli addii ci sarà tempo dopo.

Vittoria Guazzini, la notte in bianco e poi la crono dei sogni

09.09.2021
5 min
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Nomen omen. La seconda giornata degli Europei di Trento si apre con una Vittoria, di nome e di fatto, sul primo gradino. La prova a cronometro per donne under 23 va all’azzurra Guazzini che batte la tedesca Hannah Ludwig (campionessa uscente) di 39”. A completare il podio e la festa italiana c’è Elena Pirrone (a 46”) autrice di una seconda parte di gara in totale rimonta, scalzando la polacca Marta Jaskulska (a 51”) che già pregustava la medaglia di bronzo.

Al suo arrivo la toscana Guazzini – dopo aver scambiato un paio di battute di circostanza – ci aveva lasciato per andarsi a sedere sulla hot seat, col gesto delle dita incrociate sia per lei sia per la sua compagna di club e nazionale. Nel frattempo la bolzanina Pirrone, terza provvisoria, attendeva gli ultimi arrivi mentre alle transenne cercava di recuperare energie e fiato. Alla fine, quando hanno tagliato il traguardo sia la polacca che la tedesca, le nostre italiane si sono corse incontro per un abbraccio liberatorio. Oro e bronzo per due atlete che sanno come, nelle categorie giovanili, si vincono medaglie.

Un’altra raffica di medaglie per Dino Salvoldi, qui con Pirrone e Guazzini
Un’altra raffica di medaglie per Dino Salvoldi, qui con Pirrone e Guazzini

Vittoria, da Tokyo a Trento

Ce le portano in mixed zone, sono raggianti e hanno ragione di esserlo. Le sentiamo. 

Vittoria, questo di oggi è un podio quasi simile a quello degli Europei junior a Brno nel 2018: prima tu, seconda Ludwig e terza stavolta la tua compagna Pirrone. Una maggiore soddisfazione rispetto ad allora.

Sì, fino alla fine facevo il tifo per Elena (quarta all’intermedio a 2” dal podio, ndr) perché so che lei ci teneva molto e sono contentissima per questo doppio risultato. Hannah (Ludwig che correrà nella nuova Uno-X Pro Cycling Team nel prossimo biennio, ndr) è una atleta molto forte, sapevo che era la favorita ed essermi riconfermata anche in questa categoria ovviamente mi rende molto felice. Significa che i valori sono quelli, siamo buone atlete e speriamo di riconfermarci anche tra le elite.

Tra le elite sarà quello di continuare in questa specialità, portando risultati.

La cronometro mi piace molto. Anche se quando ho finito ho detto che le crono non sono belle, perchéè effettivamente bisogna un po’ volersi male per arrivare al traguardo esauste (ride, ndr). Ma il bello del ciclismo è questo. Spero, anzi sicuramente continuerò a lavorare su questa specialità.

E per il mondiale invece?

Non so ancora il cittì che scelte farà, intanto mi godo il momento. Domani farò la prova in linea, spero di recuperare perché sarà abbastanza impegnativa. Per il mondiale aspetterò di sapere cosa deciderà Salvoldi.

L’anno prossimo correrai nella Fdj Nouvelle Aquitaine Futuroscope. Un passaggio importante con l’opportunità di crescere.

Sì, ho fatto questa scelta per vedere cosa c’è al di fuori delle squadre italiane e sono contenta di averla fatta. Sono però altrettanto contenta di questi tre anni fatti nella Valcar Travel&Service perché mi hanno permesso di crescere in tutta tranquillità. Ci tengo a ringraziare il presidente Valentino Villa, il mio allenatore Davide Arzeni che con me hanno avuto tanta pazienza, mi hanno capita, ascoltata. Questa vittoria è anche per loro.

Quanti margini di miglioramento ti senti di avere?

Non so, spero tanti. Sicuramente con l’età, andando avanti, alcuni aspetti più professionali potrei migliorarli. Però per il momento credo che un po’ di spensieratezza faccia bene. Arriverà comunque il momento in cui dovrò limare su tutto.

Concentrazione prima della partenza per Vittoria Guazzini
Concentrazione prima della partenza per Vittoria Guazzini
Da Tokyo ad oggi, che percorso è stato soprattutto a livello morale?

L’obiettivo principale di quest’anno erano le Olimpiadi, ma era dall’inizio dell’anno che avevo fatto un cerchietto a questa giornata. Per scaramanzia non lo avevo mai sbandierato più di tanto, ma ci tenevo veramente. Stanotte è stato difficile dormire perché sentivo un po’ la pressione, volevo regalare un grande alla mia famiglia (si commuove un po’ mentre lo dice, ndr). 

Dopo le Olimpiadi hai staccato la spina, più per una questione mentale che fisica. 

Sì, ci voleva, sono stata un po’ a casa tranquilla con la mia famiglia. Forse qualcuno ha storto il naso per questo ma ne avevo bisogno, mi serviva e un po’ onestamente ho dovuto farmelo scivolare addosso. Poi ho ripreso a correre il Olanda, in Spagna e sono venuta qui. 

A chi dedichi questo successo?

A tutte le persone che mi hanno sostenuto, alla mia famiglia che anche loro come me hanno fatto tanti sacrifici.

Pirrone, filo ripreso

Ora è il turno di Elena Pirrone, che intanto abbraccia suo padre e sua sorella e poi ci raggiunge.

Elena uno splendido bronzo conquistato nella tua regione. Raccontaci la tua gara…

Non è stato facile, da subito ho fatto molta fatica. Sono partita senza aspettarmi nulla in realtà ma mi sono detta «Elena vai a tutta e vediamo cosa ci salta fuori». Sono contenta di essere qui, di aver potuto dimostrare quello che valgo, soprattutto perché l’anno scorso avevo avuto una brutta delusione agli Europei (nella stessa prova finì quarta a 3” dal podio, ndr). Mi ci voleva proprio questo podio, mi dà morale per il finale di stagione, mi apre una speranza per il mondiale. Spero di essere convocata per la crono. Poi sono felice perché ha vinto una mia compagna di squadra e sono contenta per lei.

E non poteva mancare l’abbraccio fra Vittoria Guazzini ed Elena Pirrone con Saul Barzaghi, fisio della nazionale
E non poteva mancare l’abbraccio fra Vittoria Guazzini ed Elena Pirrone con Saul Barzaghi, fisio della nazionale
Arrivavi da un periodo altalenante.

Sì, è stato un anno non tanto facile, mi sembra di essere sulle montagne russe. Ultimamente però stavo ritrovando una buona forma, la mia solita pedalata. Speriamo di continuare così e che il prossimo anno sia migliore.

Ti vediamo piuttosto tirata rispetto al passato. I tuoi margini di crescita quali sono?

Per quanto riguarda la cronometro c’è ancora tanto da lavorare, come spingere di più il rapporto e tanti dettagli da perfezionare. Ma credo di essere sulla buona strada. Mentre invece su strada la salita è una parte fondamentale, quindi lavorerò molto su quello. Sì, sono più magra di prima ma devo ancora perdere qualcosina nel peso.

A proposito della prossima stagione, dove sarai?

Rimango in Valcar, ho firmato ancora per un anno e poi si vedrà. Anzi colgo l’occasione per ringraziare la mia squadra che mi è stata molto vicina in questi anni.

Si ricompone alla Trek la coppia olimpica. Parla Bronzini

01.09.2021
5 min
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La notizia, come tante altre in questo periodo, circolava nell’aria già da qualche tempo e su bici.PRO a metà agosto c’era stata una mezza anticipazione data dalla diretta interessata sul proprio futuro lontano dalla Valcar Travel&Service. Si erano scatenate alcune ipotesi, ora è ufficiale: Elisa Balsamo ha firmato per la Trek-Segafredo un contratto triennale a partire dal 2022. La 23enne atleta piemontese nel team WorldTour troverà le sue compagne di nazionale Elisa Longo Borghini e Letizia Paternoster (le due fanno coppia nella madison olimpica nella foto di apertura) e si porterà in dote non solo diversi importanti successi da elite (al momento sono otto totali compreso quello agli europei U23 a Plouay l’anno scorso), ma anche tanto potenziale ancora da sviluppare.

Anche Bronzini ha corso su pista e vinto un mondiale
Anche Bronzini ha corso su pista e vinto un mondiale

Parla Bronzini

Una delle grandi estimatrici della Balsamo è da sempre Giorgia Bronzini, diesse della Trek-Segafredo, reduce con la sua squadra dal Simac Ladies Tour in Olanda in cui ha raccolto un terzo posto finale con Ellen Van Dijk e dove ha vissuto uno spavento per la brutta caduta della Paternoster nella terza tappa.
«Anche nelle corse femminili – ci racconta la piacentina mentre le facciamo compagnia al telefono durante il suo trasferimento in auto verso le gare in Spagna della Challenge by LaVuelta – c’è sempre più tensione, con tanti battibecchi. Letizia ha dato una bella botta, per fortuna ha solo qualche costola incrinata ed il casco le ha salvato la vita, ma forse sarebbe stato meglio che qualcuno fosse venuto a chiederci scusa o comunque chiarire la situazione».

Torniamo però sul colpo di mercato fatto dalla Trek-Segafredo – al termine di un lungo interessamento – provando a fare un discorso in proiezione futura sulla Balsamo.

Elisa Balsamo ha dimostrato di essere a suo agio anche sui percorsi del Nord: obiettivo Fiandre e… mondiale di Leuven
Elisa Balsamo ha dimostrato di essere a suo agio anche sui percorsi del Nord: obiettivo Fiandre e… mondiale di Leuven
Giorgia, un’altra giovane italiana che va all’estero, cosa ne pensi?

Credo che sia giusto così. Al momento se le nostre migliori ragazze vogliono fare uno step successivo devono andare in formazioni WorldTour fuori dall’Italia. Hanno fatto una scelta giusta sia lei che le altre.

Quali sono le migliori qualità di Elisa tu che la conosci bene?

E’ professionale innanzitutto. Sin da quando era junior, aveva ben chiaro cosa dovesse fare per essere corridore. Ha dedizione e spirito di sacrificio. Poi chiaramente ha talento e lo sa allenare. E’ forte sia su strada sia in pista. Può crescere ancora tanto.

Anche tu ti sei divisa con grandi risultati tra strada e pista. Possiamo dire che potrebbe diventare la tua erede?

Assolutamente sì, non solo per il suo spunto molto veloce. Anzi credo che lei in più rispetto a me abbia anche la sparata o la progressione, date dal lavoro in pista col quartetto. Ad esempio, se io fossi partita a 2 chilometri dall’arrivo, mi avrebbero ripresa dopo cinquecento metri. Mentre Elisa, se vuole, ha anche il colpo da finisseur. Diciamo che con le doti tecnico-fisiche che ha, può far convivere molto bene sia strada che pista, specialmente con un calendario adeguato.

Balsamo lascia la Valcar dopo cinque anni in cui è cresciuta in modo importante
Balsamo lascia la Valcar dopo cinque anni in cui è cresciuta in modo importante
Balsamo ha dimostrato di trovarsi particolarmente a suo agio nelle corse del Nord, specialmente quest’anno dove ha vinto una gara e ha ottenuto ottimi piazzamenti. Può essere la prossima italiana a vincere il Giro delle Fiandre dopo Longo Borghini e Bastianelli?

Sì, è una gara che è certamente nelle sue corde e che maturerà con l’esperienza.

Alle Olimpiadi di Tokyo è stata particolarmente sfortunata sia nella madison che nell’omnium, però lei ha già dato appuntamento a Parigi. Quindi prendendo spunto dalle tue parole potrebbe essere la punta azzurra in pista e in strada?

Certo, secondo me sì. Magari già in Giappone avrebbe potuto correre in entrambe le discipline, ma credo che sia stato giusto così. Elisa è in crescita sia da una parte che dall’altra e se riuscirà a far incastrare tutte le date dei maggiori appuntamenti di pista e strada potrà raccogliere buoni risultati. Nel 2024 se dovessero disegnare un percorso simile a quello di Londra 2012 potrebbe davvero tentare la coppia strada-pista o comunque andarci molto vicino. 

Il 14 marzo ha vinto in Belgio il Gp Oetingen, battendo in volata Marianne Vos, bestia nera di Bronzini
Il 14 marzo ha vinto il Gp Oetingen, battendo in volata Vos, bestia nera di Bronzini
Chiudiamo con una battuta. Finora la Balsamo ha battuto quattro volte la Wiebes ed un paio di volte in più ha fatto l’olandese sull’azzurra. Può nascere una nuova sfida Italia-Olanda come è stata tra te e la Vos?

La Wiebes è molto forte, ma spero di no per Elisa, una Vos basta e avanza (ride, ndr). Marianne è ancora incredibile, è stata la mia bestia nera, anche se poi tante volte la sono stata io per lei e questo dualismo credo che abbia fatto crescere entrambe. Elisa sta già correndo contro la Vos e le è capitato anche di batterla in volata (il 14 marzo nel Gp Oetingen in Belgio vinto dalla Balsamo, dove l’olandese ha chiuso al terzo posto, ndr). Non so quanto correrà e vincerà ancora, però diciamo che intanto Elisa potrebbe anche prendere spunto da lei visto che per certi aspetti le trovo simili.

Bramati Luca Lucia

Bramati e il progetto Valcar: «Abbiamo grandi ambizioni»

26.08.2021
4 min
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«Ma da chi avete saputo la notizia?». Luca Bramati, intento a gestire il suo stand Trinx nel villaggio dei Mondiali Mtb in Val di Sole, accoglie in maniera un po’ inattesa le domande sul suo nuovo incarico alla Valcar. La formazione dedita al ciclismo su strada, che sta facendo molto bene pur non essendo tra le squadre WorldTour, differenzierà il suo impegno nel 2022 aprendo una nuova sezione dedicata al ciclocross e toccherà al medagliato mondiale il compito di gestirla, ma soprattutto di dare vita a un nuovo progetto, molto ambizioso.

«Con Valentino Villa ci conosciamo praticamente da sempre – afferma il team manager bergamasco – il primo anno hanno anche usato le bici con il mio marchio. Durante l’estate mi ha proposto l’idea di allargare l’impegno societario anche al ciclocross, ma aveva bisogno di qualcuno che gestisse la squadra nella sua completezza, per permettergli di avere un po’ di riposo prima che riprenda l’attività su strada. Saremo due entità separate, anche se Arzuffi e Persico svolgeranno entrambe le attività».

Arzuffi 2021
Alice Maria Arzuffi, dopo una buona stagione su strada punta a un grande inverno
Arzuffi 2021
Alice Maria Arzuffi, dopo una buona stagione su strada punta a un grande inverno

Un po’ di strada per Lucia

Il gruppo è composto da 4 ragazze: con Alice Maria Arzuffi e Silvia Persico che erano già nel team su strada affluiscono Eva Lechner e Lucia Bramati (nella foto di apertura di qualche anno fa con il papà) provenienti dalla Trinx: «In questo modo sarà più semplice gestire la squadra: nell’ultima stagione di ciclocross Eva e Lucia correvano con un team professionistico belga, ma quella realtà è troppo diversa dalla nostra, lì le atlete sono solo numeri, noi siamo abituati a seguirle di più, a coccolarle. Poi continueranno la loro stagione nella Mtb sempre con il marchio Trinx».

Questo cambiamento ha in sé i prodromi di un passaggio della talentuosa Lucia alla strada? Bramati ci pensa un po’, poi ammette: «Finora ha fatto una sola gara su strada, ai Campionati Italiani allieve finendo ventesima senza avere alcuna esperienza. E’ stata una mia scelta, avevo troppa paura. Ora che sta crescendo vedo che ha la testa giusta e proverà anche la strada, ma intendo farle fare gare dove c’è molta salita, perché sono convinto che è lì che può emergere».

Persico 2021
Da Silvia Persico ci si attende molto nel ciclocross, le possibilità ci sono tutte
Persico 2021
Da Silvia Persico ci si attende molto nel ciclocross, le possibilità ci sono tutte

Squadra pro’ all’italiana…

Luca parlava di un’esperienza belga conclusa non positivamente, ma che ha comunque lasciato qualcosa, soprattutto in termini di idee. Il progetto Valcar non è solo un team di 4 ragazze, ma qualcosa che va al di là e che deve tendere alla costruzione di un team professionistico: «Io sono convinto che possiamo crearlo anche nella nostra realtà, ma alle nostre condizioni. Significa che non ci sono solo io e 4 ragazze, ma c’è una struttura dietro: due meccanici belgi deputati alle gare all’estero, due per le prove italiane che saranno impiegati anche di rinforzo nelle principali trasferte, un massaggiatore fisso, addirittura un bus parcheggiato in Belgio che ci servirà per le prove internazionali. Vogliamo fare le cose per bene e anche per questo abbiamo deciso di coinvolgere solo 4 ragazze per ora, per seguirle al 100%».

L’inizio della stagione è alle porte, Bramati ha già preparato la trasferta negli Usa per le prime prove di Coppa del mondo: «Andremo per raccogliere subito un po’ di punti, poi il resto della stagione sarà tutto da costruire. Parliamoci chiaro: il calendario così concepito è assurdo, con 17 prove di Coppa, gli altri circuiti internazionali, tantissime gare italiane, ci sono mille sovrapposizioni e dovremo fare delle scelte. E’ stata, quella dell’Uci, una scelta disastrosa perché non abbiamo ingaggi, seguire il calendario è molto dispendioso. Vedremo come andranno le prime prove e poi faremo i nostri conti».

Lechner 2021
Eva Lechner, dopo il 25° posto a Tokyo in Mtb, prepara il Mondiale in Val di Sole in programma sabato
Lechner 2021
Eva Lechner, dopo il 25° posto a Tokyo in Mtb, prepara il Mondiale in Val di Sole in programma sabato

Cannondale nel cross

Le ragazze svolgeranno comunque tutta la stagione ciclocrossistica per poi separarsi per i rispettivi destini, esattamente come faranno ora, ricongiungendosi per la trasferta americana: «Arzuffi e Persico hanno staccato un po’ per recuperare man hanno ancora degli impegni su strada, lo stesso dicasi per la Lechner, che dopo Tokyo ha mollato un po’ saltando gli Europei di Mtb, ora è qui in Val di Sole per i Mondiali con una condizione tutto sommato buona, vedremo che cosa potrà fare. Poi si comincerà a pensare al ciclocross».

Il percorso della Valcar è in divenire, in questi giorni dovrebbe arrivare l’abbigliamento, intanto Luca Bramati tiene a sottolineare un importante aspetto tecnico, lavorando di fatto per due team: «Con la Valcar utilizzemo bici Cannondale, la Trinx non è interessata al ciclocross quindi con essa andrò avanti per la Mtb. Anche questo conferma che si tratta di due realtà distinte». Messaggio ricevuto, ora la parola passa ai prati…

Balsamo, operazione strada per sorridere e superare Tokyo

15.08.2021
5 min
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Quando anche i lividi sono spariti, Elisa Balsamo si è accorta che il pensiero delle Olimpiadi faceva ancora male e ha capito che superare quella caduta richiederà altro tempo. Sono passati sette giorni, improvvisamente Tokyo sembra lontanissima, eppure è accaduto tutto domenica scorsa. E ieri, come anche Vittoria Guazzini, Elisa ha ricominciato ad allenarsi dopo 4-5 giorni di stacco da tutto. Anche da terra, dato che una foto su Instagram l’ha mostrata appesa alla vela di un parapendio con il lago di Piano sullo sfondo.

«Di Tokyo e di quello che è successo – sorride con pudore – sto cercando di parlarne il meno possibile. Non è una cosa semplice da superare, una delusione veramente grande. Fortunatamente, per quello che è stata la caduta, non mi sono fatta niente ed è un mistero come sia stato possibile. Il dolore all’addome è andato avanti per qualche giorno. Ma quando mi sono rialzata, mi sono resa conto che era stata una caduta letale, soprattutto mentalmente. Non ci voleva, perché fisicamente stavo bene, lo avevo capito dai quartetti».

Prima di riprendere e per superare i cattivi pensieri ha staccato da tutto: battesimo sul parapendio (foto Instagram)
Prima di riprendere e per superare i cattivi pensieri ha staccato da tutto: battesimo sul parapendio (foto Instagram)

Modalità strada

Ti senti un po’ in colpa ad averle fatto ricordare e glielo dici, ma lei sorride ancora, dice tutto d’un fiato e poi voltiamo la pagina.

«Voglio pensare alla squadra – ammette – neanche mi va di guardare troppo lontano, parlare di Parigi. La stagione è ancora lunghissima, ci sono tanti appuntamenti importanti. Perciò il primo passo sarà ripartire dal Boels e non certo per fare risultato, ma per trovare la gamba, con il pensiero del mondiale su strada che mi stimola e mi fa stare serena. Non ne ho parlato con Dino, ma ce l’ho in testa da quando alla Freccia del Brabante andammo a vedere il percorso. Se fossi la Elisa di questa primavera, di certo lo vedrei in un certo modo. Ma non prendo la bici da strada per fare salite praticamente da un mese. Ho fatto carichi di lavoro pesanti, quindi devo rimettermi in modalità strada. E se ci riesco, so di non essere una velocista pura e di potermela cavare su certi percorsi».

Atleta completa

Su un punto, il cittì Salvoldi e il suo diesse Arzeni concordano: Elisa può andare molto forte anche su percorsi più duri. Al punto che il primo per un solo secondo, arrestandosi poi davanti agli impegni della pista, aveva annotato il suo nome per la prova su strada di Tokyo nell’eventualità della volata. Mentre il secondo, in primavera disse che presto o tardi la ragazza potrà correre per vincere anche il Trofeo Binda. E i tempi per capirlo sono ormai prossimi, perché a partire dal 2022, Elisa lascerà la Valcar e farà il salto verso il WorldTour.

«Sicuramente non sarà facile lasciare la Valcar – dice – perché per sei anni è stata la mia famiglia. Davide (Arzeni, ndr) rimarrà il mio preparatore e le persone che mi seguono da vicino rimarranno le stesse. Ma mi sono resa conto che per crescere devo fare altre esperienze, correre con ragazze che possano insegnarmi qualcosa di più grande. Mettermi a loro disposizione, sperando che un giorno, quando starò bene, aiutino me. Potevo andare via anche prima, ma ho creduto nel progetto ed è stata una scelta vincente. Ogni anno ho cercato di migliorare poco per volta. E devo dire grazie a loro per quello che sono diventata».

Per i mondiali di Leuven serviranno le gambe di primavera per superare gli strappi del percorso fiammingo
Per i mondiali di Leuven serviranno le gambe di primavera per superare gli strappi del percorso fiammingo

Nuovo team

Per lei si è parlato di un signor contratto, ma al di là delle cifre è significativo che la svolta ci sia stata e anche una ragazza possa ormai puntare sul professionismo senza essere guardata con sufficienza. Com’era nel 2016, appena cinque anni fa, quando vincendo la volata di Doha si segnalò al grande mondo con la sua maglia iridata.

«Il ciclismo femminile è davvero in crescita – dice – nel giro di un paio di stagioni le cose saranno al pari con gli uomini. E non parlo di soldi, ma anche di squadre e organizzazione. Si potrà essere ciclista senza la preoccupazione che un domani ti ritroverai senza un soldo e senza un mestiere. Non è stato facile individuare la squadra giusta, sono stata a lungo indecisa fra tre o quattro. Alla fine la discriminante è stata la serenità dell’ambiente, che mi permette di rendere al meglio. Abbiamo iniziato a sentirci e fare i primi passi. Mi hanno lasciato carta bianca con il preparatore, dicendo che se mi trovo bene e ci sarà relazione con quelli della squadra, non c’è motivo di interrompere la collaborazione. Presto sarà fatto il comunicato per ufficializzare il passaggio. Però intanto si lavora. Al Boels mancano dieci giorni e ho tanti chilometri da fare. Perciò, buon Ferragosto a tutti, ci vediamo presto».