E la Muccioli si prepara a salire in ammiraglia

06.04.2021
5 min
Salva

Contro il freddo, tra le ragazze e con i direttori sportivi: cosa ci fa Dalia Muccioli ancora in Belgio? La biondina romagnola ha smesso di correre da un paio di stagioni e invece eccola ancora nella Campagna del Nord. E veste in qualche modo ancora i colori della Valcar Travel & Service.

Dalia Muccioli (28 anni a maggio) tra poco salirà in ammiraglia
Dalia Muccioli (28 anni a maggio) tra poco salirà in ammiraglia
Dalia ma cosa ci fai qui?

Sono con la Valcar, la squadra con cui ho corso gli ultimi tre anni. L’anno scorso mi hanno chiamato per queste gare che erano state posticipate ad ottobre, causa Covid. Sono qui per dargli una mano in generale, dare consigli ragazze, ma soprattutto per aiutarle in cucina perché qui si sta fuori parecchi giorni ed è più comodo avere una casa. Avevano bisogno di una cuoca!

Ma non è tutto…

Esatto, nel frattempo “Capo” Arzeni mi ha chiesto se fossi interessata a fare il corso da direttore sportivo e quest’inverno l’ho subito seguito. Ovviamente sono partita dai primi livelli, adesso devo fare solo l’esame che con la pandemia è stato posticipato. Aspettiamo la data. Intanto sono qui, un po’ in cucina, un po’ alle corse. L’anno scorso sono salita anche in ammiraglia, ma quest’anno purtroppo non è possibile. In auto non possono andare più di due persone.

E alle corse qual è il tuo ruolo?

Faccio rifornimento con i massaggiatori, dò una mano alle ragazze a prepararsi… (e le assiste come anche dopo l’arrivo, ndr).

Torniamo ai fornelli: qual è il tuo piatto forte? 

In realtà io amo mangiare e mi piace cucinare, qua invece mi tocca preparare sempre le solite cose: pasta, riso, pollo, pesce… Però apprezzano molto le mie crostate. Mi piace molto cucinare i dolci, ma come ripeto, oltre alle crostate o alle torte di mele non è che si possa fare molto altro. 

Dalia e la “sua” cucina nella casa-ritiro tra le campagne fiamminghe
Dalia e la “sua” cucina nella casa-ritiro tra le campagne fiamminghe
Dalla cucina passiamo all’ammiraglia, che sensazione hai avuto nel salirci? E soprattutto salirci con la con la prospettiva di diventare diesse?

Sicuramente è stato emozionante. Anche perché è proprio vero che finché non ci sei dentro non ti rendi conto di tanti aspetti. Da atleta sali in bici, fai la tua gara e hai finito. In ammiraglia invece ci sono un sacco di responsabilità e tante altre cose da fare prima e dopo la gara. Comunque l’anno scorso durante il Fiandre, la mia prima volta in ammiraglia, sono stata male. Il percorso era molto nervoso, era un continuo su e giù, curve e controcurve (in più c’è la tensione della gara, ndr): Arzeni mi ha guardato e mi ha chiesto se stessi bene. Ero bianca come il latte! Per fortuna che dopo un po’ mi sono ripresa.

Un’ex atleta in ammiraglia, poter dare dei consigli alle ragazze, rivedere situazioni che hai già vissuto: la fatica in bici, i ventagli, certi comportamenti al di fuori delle corse… Capisci adesso un po’ di più il punto di vista del direttore sportivo?

Sì, assolutamente. Come ho detto prima, il direttore sportivo ha veramente tante responsabilità. Anche una parola sbagliata al momento sbagliato può creare problemi. Non è facile rapportarsi con le atlete. Con noi donne poi, non è mai facile.

Dalia tra le ragazze, dopo la vittoria di Chiara Consonni alla Ronde de Mouscron
Dalia tra le ragazze, dopo la vittoria di Chiara Consonni alla Ronde de Mouscron
Alla partenza del Fiandre, Arzeni ci ha detto che gli serve una donna di riferimento in squadra, perché?

Perché anche lui si è reso conto che avendo un gruppo di donne, che io tra l’altro conosco, può essere un buon supporto. Un massaggiatore donna, per esempio, può capire un pochino di più certe cose a livello femminile.

Quali sono le domande più particolari che ti fanno le atlete?

Mi è venuto in mente un flash. Abbiamo fatto il primo ritiro in Puglia a gennaio, dieci giorni ad Ostuni, un giorno ho trovato le ragazze che guardavano il video del campionato italiano che avevo vinto nel 2013.  Mi ha fatto molto piacere. Segno che ci tengono, sono curiose.

Bello, significa che comunque c’è feeling, c’è empatia…

Per il resto domande particolari no, ormai sono tutte atlete professionali e sanno cosa devono fare. Più che altro chiedono quando mangiare in gara, o qualcosa sul il vestiario. Al via della Ronde de Mouscron per esempio, mi hanno chiesto: metto la canottiera? Questa termica è un po’ troppo pesante? Corro con i gambali? Io con gli anni ho imparato a conoscermi, loro ancora no. Allora c’è chi magari soffre più il caldo, chi sente il freddo… Cerco di capire ognuna di loro e trasmettere le mie esperienze. Io sono dell’idea che è meglio coprirsi un po’ di più, perché poi fai sempre in tempo a spogliarti. Per il resto i consigli che gli dò sono quelli di tutti i direttori sportivi: stare davanti, prendere meno vento possibile, crederci fino alla fine…

Riesci a capire quando sono nervose?

Sì – l’espressione della Muccioli benché coperta da cappellino e mascherina sembra dire: sono qui apposta – la tensione gliela leggo in faccia. Proprio per questo cerchiamo sempre di ridere, di fare una battuta in più.

La romagnola con la maglia tricolore. Dopo quel successo passò all’Astana (foto F. Ossola)
La romagnola con la maglia tricolore (foto F. Ossola)
Cambiamo un po’ discorso. Cosa ci dici dei tuoi impegni in ambito cicloturistico?

Lo scorso hanno ho fatto la guida in bici per un hotel di Riccione e adesso dovrei cominciare la stagione estiva sempre con loro. Nel frattempo ho stabilito anche dei contatti con un hotel di Bormio. Con loro c’è in programma di organizzare, sempre quest’estate, degli eventi tutti al femminile. Una quattro giorni in cui ci sarà un incontro con una nutrizionista, con un preparatore, si analizzerà la posizione in bici e si faranno delle uscite.

Ma non stai ferma un’attimo!

Sì, sì! Non riesco a stare ferma. Mi piace molto. Anche con Bmc. Con loro sono stata a Saturnia e anche lì dovremmo organizzare qualche evento con le gravel, sempre tutto al femminile.

Senti, ma la Dalia Muccioli “corridora” si vedrebbe ancora in questo ciclismo?

Ho smesso nel 2019, quindi un anno un anno e mezzo fa e il ciclismo femminile sta crescendo tanto sia a livello di visibilità, che tecnico. Si stanno facendo grandi passi in avanti ed è una cosa molto bella perché comunque anche sul fronte economico gli sponsor sono più grandi, quindi sì, mi piace starci. Dal punto di vista della voglia di correre invece dico no! L’altro giorno alla Ronde de Mouscron, per esempio, sono salita sul camper mentre si cambiavano e pensavo: poverine, con questo tempo. Ci sono tre gradi e nevica. Ecco, gareggiare non mi manca.

Ma la passione c’è. E infatti Dalia è qui: tra bici, gare, atlete e crostate.