Sangalli, Parigi e le donne: Montmartre può far male

28.03.2024
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A Parigi con Bennati e Velo c’era anche Paolo Sangalli, tecnico delle donne. La storia azzurra delle ultime sette edizioni, a partire da Atlanta, dice che le italiane hanno portato a casa una medaglia per ben quattro volte. L’argento di Imelda Chiappa nel 1996, il bronzo di Tatiana Guderzo a Pechino e gli altri due di Elisa Longo Borghini a Rio e Tokyo. Nelle ultime quattro edizioni, vale a dire da Pechino in avanti, Sangalli è stato della partita: prima accanto a Salvoldi, questa volta da solo. Olimpiadi ne ha viste diverse, insomma, la sua valutazione del percorso e della gara può dire parecchio.

Cosa dire del percorso di Parigi: ci piace?

A me personalmente piace molto. Si parte dal Trocadero. Si fa un pezzo di città. Si esce. Ci sono circa 90 chilometri nella campagna francese, che sappiamo benissimo essere ondulata. Le strade sono belle, ci sono segnate sei cotes: niente di che, però sono comunque sei asperità. Poi si rientra e dopo 117 chilometri si inizia la prima scalata di Montmartre. In cima si va a destra e si entra nel circuito di 18,4 chilometri che si fa due volte.

Come è fatto?

Oltre a Montmartre, che è lungo 900 metri, c’è un altro strappettino di un chilometro, su una strada dritta e larga. E poi un altro di 400 metri. Quindi si fa un’altra volta Montmartre e un altro giro del circuito. Mentre dopo la terza salita, si va a sinistra verso la Senna, con l’arrivo davanti alla Tour Eiffel.

E’ lo stesso degli uomini?

Sì e si fa lo stesso numero di volte. Quindi anche noi facciamo la gran parte della corsa in campagna e penso proprio che verrà fuori impegnativa. Non è un percorso impossibile perché non ci sono pendenze esagerate, ma è una gara particolare. Ad ogni momento può succedere qualcosa, perché alla fine sarà un testa a testa e non ci sarà la squadra che può recuperare la situazione. Abbiamo visto come è andata a Tokyo e difficilmente si lasceranno andare via delle fughe col rischio che arrivino.

Secondo Bennati, la gara degli uomini si potrebbe decidere anche fuori da Parigi: le donne aspetteranno il circuito finale?

Vista la gara di Tokyo e il fatto che ci siamo tutti scottati (l’austriaca Kiesenhofer prese il largo e non fu più ripresa, ndr), come si diceva, penso che ci sarà più controllo. Se la fuga va, ci saranno dentro anche le ragazze delle nazionali di riferimento. Per cui alla fine credo che si risolva nel circuito.

Anna Kiesenhofer sul percorso di Tokyo: un attacco forse sottovalutato che le ha reso l’oro olimpico
Anna Kiesenhofer sul percorso di Tokyo: un attacco forse sottovalutato che le ha reso l’oro olimpico
Quindi la filosofia è portare ragazze capaci di entrare nelle fughe?

Di sicuro non si può pensare di avere qualcuna che tiri e basta, perché si corre in quattro. Serve gente in condizione che sia anche in grado di fare risultato. E’ una gara che non c’entra nulla con quello cui siamo abituati. Per me è la quarta Olimpiade e ogni volta succede la stessa cosa. Se non sei nell’azione, ti finisci oppure finisci la squadra per inseguire e poi, nel momento in cui la corsa si accende, non hai possibilità.

Di riflesso anche le atlete che saranno convocate dovranno essere pronte a un altro tipo di corsa?

Le Olimpiadi sono impostate in modo diverso. E’ anche vero che se hai 10 secondi allo scollinamento di Montmartre e ti guardi troppo in faccia, può darsi che da dietro rientrino. Però è davvero una gara difficile da interpretare. C’è grossa possibilità che scollinando bene là in cima, si possa arrivare. Da fine discesa, ci sono 300 metri in cui la strada un po’ sale e non riesci a prenderla di slancio, perché in fondo c’è una “esse”. Quindi devi rallentare, fare la doppia curva e rilanciare. Poi la strada comincia ad andare giù, ma c’è da spingere perché la bici non va da sola. Quindi servono davvero tanta condizione e tanta visione di corsa. Puoi mettere tutta la gente che vuoi sul circuito, visto che non hai le radio, ma comunque serve avere in corsa ragazze che vedano la corsa e siano sveglie.

Cosa dire della salita di Montmartre?

Si svolta a destra proprio prima del Moulin Rouge. Nel primo tratto la strada va su dritta con pendenze 5-6 per cento. Poi volti a sinistra e il fondo diventa più brutto. Lì inizia il pezzo più duro dove c’è la pendenza al 9 per cento. Quindi si arriva in cima, si passa sotto la Basilica del Sacro Cuore, si gira intorno e si scende. La discesa non farà grande selezione, ma è chiaro che chi è più bravo, avrà un vantaggio.

Longo Borghini Tokyo 2021
Da Elisa Longo Borghini l’unico squillo azzurro nel ciclismo su strada, un bronzo preziosissimo
Da Elisa Longo Borghini l'unico squillo azzurro nel ciclismo su strada, un bronzo preziosissimo
Da Elisa Longo Borghini l’unico squillo azzurro nel ciclismo su strada, un bronzo preziosissimo
Invece il finale?

Sei in un percorso cittadino, con tutto il pezzo lungo la Senna. Se vogliamo, assomiglia abbastanza a quello che è successo alla Gand, anche se la distanza fra Montmartre e il traguardo è inferiore a quella fra il Kemmelberg e Wevelgem. Domenica ero in Belgio e si è visto che Georgi, Kopecky e Vibes sono andate via, ma è bastato che si guardassero un attimo e da dietro sono rientrate.

Avevi fatto il paragone con il finale di Cittiglio: visto il percorso, regge ancora?

Sì, considerando però che la salita del Trofeo Binda è più impegnativa, mentre a Parigi diventa dura per la distanza e per il pavè. Però ci andiamo vicino, è un arrivo che se fai la differenza là in alto, puoi anche arrivare. Se si trovano tre ragazze di tre Nazioni diverse e tirano dritto, la medaglia è assicurata e di certo non si volteranno.

Quindi comunque serviranno corridori da classiche, tipo Longo Borghini?

Sicuramente. Elisa è adattissima, senza ombra di dubbio. Sarà importante l’avvicinamento, che secondo me vede il Giro d’Italia in posizione privilegiata. Non so se qualche olandese farà un percorso diverso, ma io credo che uscire in crescendo dalla corsa a tappe dia la condizione perfetta. Prima del Giro faremo un raduno preolimpico e subito dopo ne faremo un altro, ma più breve, insieme ai ragazzi di Bennati prima di partire. Lassù alloggeremo in un hotel zona Versailles, che è comodo per allenarsi, e dovremo capire se ci sarà una prova del circuito finale con strade chiuse alla vigilia della corsa.

Nel 2021, Elisa Balsamo ha vinto il mondiale di Leuven con un finale che ricorda quello della gara di Parigi
Nel 2021, Balsamo ha vinto il mondiale di Leuven con un finale simile a quello della gara di Parigi
Ultimo tema: hai letto la reazione di Villa all’ipotesi che Balsamo corra anche su strada?

Faccio fatica a immaginare una situazione di tensione, perché su questo sono molto sereno. E’ vero che la medaglia è importante farla, che sia strada o che sia pista. Bisognerà valutare davvero bene cosa succede alla fine delle classiche, ma molto tranquillamente. Con Marco ci siamo parlati anche la settimana scorsa e la nostra è proprio una situazione di estrema tranquillità. Ci conosciamo da una vita, io ho fatto tanta pista e conosco il lavoro che c’è dietro.

Si sta parlando di rinunciare a Balsamo nella prova su strada.

Rispetto quello che ha detto Villa. Il quartetto sono 4-5 ragazze, quindi se manca un pilastro bisognerà capire bene. Il problema sono questi calendari, non certo il rapporto fra strada e pista. Avendo anche le junior, consiglio loro di andare in pista. Anche prima di Cittiglio ho voluto che andassero a girare. Il venerdì di quella settimana anche Balsamo era in pista in pista e domenica ha vinto il Binda. Quindi questo aspetto bisogna sdoganarlo. Mentre per i nomi c’è da aspettare ancora qualche gara e poi potremo parlarne con la massima serenità.