Biciclette Aurum, la base di un progetto più ampio

11.01.2023
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Il marchio Aurum non rappresenta esclusivamente le biciclette dei ragazzi del Team Eolo-Kometa, ma è prima di tutto un insieme di idee che hanno preso forma. In giro le vediamo poco, per ora, ma alle spalle c’è un progetto di sviluppo del brand da non sottovalutare.

Un passo alla volta, perché nulla deve essere lasciato al caso. Aurum è il marchio di Alberto Contador e Ivan Basso, perciò abbiamo fatto qualche domanda proprio al campione varesino.

Il quartier generale dell’azienda a Pinto, in Spagna (foto Aurum)
Il quartier generale dell’azienda a Pinto, in Spagna (foto Aurum)
Dove e come nascono le biciclette Aurum?

Le biciclette Aurum nascono principalmente dalle idee di Alberto (Contador, ndr). Lui non è stato solo un grande campione, ma è tutt’ora uno che ricerca il massimo e la perfezione tecnica, preciso e meticoloso. Per gli ingegneri che devono sviluppare una bicicletta è una sorta di bestia nera. Io ci ho messo del mio, considerando che le richieste e le necessità dei due profili sono molto, molto differenti.

Qual è stato il risultato?

Nell’insieme abbiamo dato forma a tante idee, ad una passione e il risultato è un mix dall’elevato tasso tecnico. Come Aurum abbiamo un ufficio a Taiwan, dove è situata anche la produzione.

Invece il design dove trova ispirazione?

Partendo dal presupposto che le Aurum non sono degli open-mold, ma sono delle produzioni esclusive, disegnate e ingegnerizzate da noi, la volontà è stata quella di creare una bicicletta con delle forme pulite, quasi essenziali. Non c’è stato un altro modello di bici al quale ci siamo ispirati, ma di sicuro abbiamo cercato in tutti i modi di conciliare l’eleganza con l’efficienza.

Quanto tempo è stato necessario prima di arrivare alla bici che oggi vediamo in dotazione ai ragazzi del Team Eolo-Kometa?

Due anni. I primi due telai erano di colore nero, nelle taglie 54 e 56, con i freni a disco. Le biciclette erano rispettivamente quella di Alberto e la mia, da qui abbiamo iniziato una serie di prove.

Il passo successivo?

Subito dopo, comunque prima di procedere con la produzione vera e propria, sono arrivati 40 frame-kit per 40 corridori/tester, di tutte le categorie, dagli juniores fino ad arrivare ai pro‘. Taglie differenti e caratteristiche differenti, dai velocisti fino ad arrivare agli scalatori più leggeri. Tutte queste prove hanno completato l’iter dei test a banco.

Dopo questa moltitudine di test, avete richiesto dei cambiamenti del progetto?

I due modelli simbolo di Aurum, la Magma e la Essenzia sono rimaste sostanzialmente quelle, giusto qualche piccola variazione dei dettagli. Quando abbiamo cominciato a produrre eravamo certi che il prodotto fosse al top.

La visibilità che il brand ha avuto grazie al team non è poca, eppure le bici si trovano poco, per lo meno qui in Europa. Quale può essere il motivo?

Abbiamo puntato fin da subito sulla vendita e sulla veicolazione online, considerando anche una certa maturità delle vendite attraverso la rete e grazie a Contador siamo partiti dalla Spagna. Ma la politica di fare un passo alla volta è qualcosa che ci appartiene. Ecco perché il progetto Aurum deve crescere gradualmente.

Avete individuato i prossimi step?

Ci siamo posti degli obiettivi, questo è chiaro, ma è pur vero che la nostra capacità produttiva attuale non ci permetterebbe di affrontare grosse richieste. Questo fattore procede di pari passo con una qualità che non vuole essere sacrificata.

Quindi?

Vogliamo essere credibili e far aumentare la credibilità di Aurum senza fretta. Un percorso di crescita graduale, proprio come fa un corridore prima di diventare un campione.

C’è un progetto futuro di marketing e di crescita?

Assolutamente. Ma fin da ora per le biciclette Aurum ogni gara, manifestazione ed evento sono un’esposizione del marchio. Ogni corridore è una sorta di ambassador.

Contador scherza con Basso a Mallorca in occasione della 312 (foto Maurizio Borserini)
Contador scherza con Basso a Mallorca in occasione della 312 (foto Maurizio Borserini)
Di quali eventi parliamo?

Ad esempio la Mallorca312 e la Granfondo Alberto Contador. Il supporto agli eventi deve fornire anche un’immagine piena e di qualità, non deve essere una semplice bandierina puntata a caso.

E invece per quanto concerne una nuova piattaforma e un nuovo modello?

Ci sarà un’importante novità in tempi brevi e anche in questo caso non sarà una bicicletta banale.

Dinamo, l’integrazione che arriva dalla natura

17.05.2022
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Dinamo Nutrition è un marchio che alle spalle ha una storia di ricerca, di sviluppo e di produzione legati ai dettami della medicina naturale. Il DNA dell’azienda si fonda sul benessere e sulla capacità di utilizzare gli elementi presenti nell’ambiente, con una produzione e un confezionamento totalmente italiani. Dinamo Nutrition entra ufficialmente anche nel mondo del ciclismo con il Team Eolo-Kometa e questo è solo il primo passo di un percorso di crescita.

Crema di erbe e spezie dalla tradizione ayurvedica
Crema di erbe e spezie dalla tradizione ayurvedica

Nessuna sintesi chimica

Tutti gli integratori dell’azienda lombarda vengono formulati grazie a prodotti già presenti in natura. Questo non è solo un punto di forza, ma una filosofia e un fondamento del marchio che punta ad una qualità elevatissima e al benessere del corpo.

La natura ci fornisce tutto quello di cui noi abbiamo bisogno, sta a noi capire le potenzialità, sfruttare l’effetto sinergico dei suoi elementi, ma anche capire quei gusti dove la chimica è assente. La resa degli integratori di Dinamo Nutrition è del tutto comparabile a quella dei supplementi di alta qualità più comuni e più commerciali, con la grossa differenza (e vantaggio) di materie prime non lavorate con processi chimici.

I vantaggi per noi e per il nostro organismo sono tangibili, nel breve, medio e lungo periodo, con una qualità di assimilazione dei nutrienti che non ha pari e integratori che non danno assuefazione. Gli integratori Dinamo Nutrition sono adatti anche a chi segue un regime alimentare vegano. Rimanendo nell’ambito del ciclismo, abbiamo tre categorie distinte di integratori: specifiche per il pre-gara, in gara e per ottimizzare il recupero.

Prima dell’attività

Abbiamo fatto menzione all’effetto sinergico dei diversi prodotti, ma è ovvio pensare che ogni prodotto funziona anche da solo e ha un obiettivo specifico. Non solo, la naturalità di questa famiglia di integratori, Amlash, G.L.A, Myco e Pre, permette di sfruttare le diverse sfaccettature di un’alimentazione di qualità, corretta e mirata.

Amlash è una crema, ma anche una sorta di marmellata, ottenuta da 40 tipi differenti di erbe officinali, grazie ad una ricetta millenaria con base ayurvedica. E’ un energizzante, un potente anti-depressivo e aiuta a combattere i radicali liberi. Inoltre è curativa e contribuisce ad alzare le difese immunitarie. Combinata con le compresse Myco e Pre, funge anche da preparatore per lo sforzo fisico intenso.

Myco è considerato un anabolizzante naturale, tonico e di sostegno, Pre invece è una miscela di 32 erbe, un integratore base della medicina ayurvedica. G.L.A fornisce un blend di oli vegetali (non animali) della famiglia Omega.

Durante l’attività sportiva

La possibilità di avere a disposizione degli integratori naturali, anche durante lo sforzo intenso, può essere un vantaggio per la qualità della performance. Ne guadagnano la salute e il nostro benessere fisico.

C’è il Gel nelle confezioni da 35 grammi, con un contenuto di carboidrati variabile tra i 25 e 29 grammi. Questa variabilità è data dagli ingredienti e non tutti sono uguali, un fattore davvero apprezzabile nell’ottica di un prodotto di qualità.

Ci sono le barrette che sono miscelate in maniera artigianale. Ognuna di queste, a prescindere dal gusto non contiene più di 4 ingredienti. E poi le compresse masticabili IN e Ultra.

Il primo ha un’azione ad ampio spettro, grazie alla composizione ricca di carboidrati, vitamine e sali, oltre agli estratti di frutta. Aiuta a combattere la fatica senza gravare sul lavoro digestivo e sul carico renale. Dinamo Nutrition Ultra invece fornisce una piccola quantità di proteine del siero del latte ed è a base di zucchero di canna, con del mango. Favorisce il metabolismo e la corretta funzione digestiva.

Il post workout

L’integratore Post è in compresse ed è formulato grazie alla combinazione delle erbe officinali. E’ da assumere entro i 30 minuti successivi allo sforzo, favorisce il rilassamento ed ha un’azione adattogena. E’ una sorta di depurativo che facilita l’espulsione delle tossine.

Molto particolare invece il Lapacho Tea, una corteccia da usare per preparare una bevanda al pari di un decotto. Amplifica le azioni evidenziate per l’integratore Post e influisce in modo positivo sull’apparato cardiovascolare e sulle prime vie respiratorie.

Dinamo

Pedranzini e la sua Kometa nel ciclismo: questione di valori

15.05.2022
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Spesso abbiamo parlato della squadra di Contador e Basso, della Eolo-Kometa. Per tutti la Eolo, ma c’è quel Kometa che è il secondo sponsor sulla maglia che cela contenuti enormi. Contenuti che emergono in poche frasi scambiate con Giacomo Pedranzini, amministratore delegato proprio di Kometa.

Contenuti fatti di valori, di storia, di passione e che ben si legano alla crescita di una squadra giovane come quella celeste. Che ben si legano a quell’entusiasmo e se ne fa promotore a sua volta.

Kometa produce prodotti alimentari, carni principalmente: salumi, prosciutti, fese… ma anche formaggi e yogurt. E’ un’azienda ungherese, ma la sua storia è lunga ed ha origini italiane, Valtellinesi per la precisione.

Giacomo Padranzini, amministratore delegato di Kometa, incontrato a Budapest
Giacomo Padranzini, amministratore delegato di Kometa, incontrato a Budapest

Tutto parte dai monti

Come si legge anche sul loro sito, la storia di Kometa è “la storia di un’impresa di famiglia”. Una di quelle famiglie numerose del dopoguerra in cui lavorare i campi era quasi scontato e una necessità al tempo stesso.

Ma se c’è passione e inventiva , anche in situazioni di partenza difficili, come poteva essere la vita di montagna, gli orizzonti possono essere sconfinati. E così dai pascoli al salumificio, dai prodotti caseari agli insaccati industriali il passo è stato relativamente breve. Tanto da arrivare oltre confine, in Ungheria appunto, nel 1994.

Uno scorcio della Valtellina da dove trae origine negli anni ’60 la storia della famiglia Pedranzini (foto Kometa)
Uno scorcio della Valtellina da dove trae origine negli anni ’60 la storia della famiglia Pedranzini (foto Kometa)

Ed ecco che un’azienda di famiglia, diventa definitivamente una realtà imprenditoriale internazionale. Nel 1994 acquisiscono un complesso industriale dedicato alla macellazione delle carni a Kaposvár, nel sud ovest dell’Ungheria e da dove è partita la terza tappa del Giro. Il tutto senza però dimenticare i saperi della tradizione italiana e genuina. E senza neanche stracciare le tipicità locali, come il salume ungherese. Il mix è esplosivo. Kometa cresce si espande e si affaccia anche ad altri mondi.

Kometa e il ciclismo

Oggi Kometa annovera qualcosa come 850 dipendenti tra Italia e Ungheria, esporta al di fuori di queste Nazioni il 40% dei suoi prodotti e ha già obiettivi di crescita fissati per il 2025. 

E quando c’è programmazione, significa che c’è salute. Il bello è che in questa programmazione rientra a pieno titolo anche il ciclismo. Per Giacomo Pedranzini, ciclismo e Kometa, hanno (e sono) valori condivisi. Tenacia, salute, rispetto… anche dell’ambiente.

Il marchio Kometa sulle strade del Giro d’Italia, partito proprio dall’Ungheria
Il marchio Kometa sulle strade del Giro d’Italia, partito proprio dall’Ungheria
Signor Pedranzini, un industriale nel ciclismo e il Giro d’Italia a Budapest, in Ungheria…

Direi più un’azienda che produce cibo che si affaccia nel ciclismo. Mettiamo le cose un po’ per terra – dice Pedranzini con onestà ed umiltà –  un’azienda che produce cibo in Ungheria e che vende in diversi paesi europei. Abbiamo creduto in questo sport, abbiamo creduto nelle persone che vi lavorano e che nel nostro caso gestiscono il progetto Eolo-Kometa, per promuovere quelli che sono anche i valori della nostra azienda e dei nostri prodotti.

Valori, pensando alla vostra storia, che non possono che essere forti…

Veniamo da una terra che, per quanto riguarda l’agricoltura, è definita eroica. Pensiamo solo a quel che bisogna fare per coltivare i vigneti sui pendii, ai terrazzamenti, alle pendenze delle nostre vallate. Ed è stata una terra eroica anche per i ciclisti. Pensiamo a quando devono scalare lo Stelvio piuttosto che il Mortirolo o il Gavia. Io credo che il ciclismo abbia molto in comune con queste nostre attività. Attività che richiedono sacrifici. Anche per i ciclisti vale il discorso che per poter eccellere serve una grandissima dedizione, serve spirito di sacrificio. E allora abbiamo proprio trovato in questa comunanza di valori e di impegno, la motivazione per supportare questa squadra. E questa terra.

E sempre parlando di terra (territorio), ma anche di Kometa e Valtellina, avete qualche progetto legato al turismo visto quanto accaduto con il team e Visit Malta?

La cosa bella, molto bella, di questo progetto del team è quello di essere sempre stato appoggiato anche dalla provincia di Sondrio, proprio perché il cicloturismo è un pezzo importante della nostra valle. Si dice che ormai il turismo della bicicletta eguagli quasi quello dello sci. Pensate che importanza poter avere due stagioni che sostengono l’economia di un’annata intera… Credo comunque che lo spazio di miglioramento sia ancora tanto. Non dobbiamo limitarci a promuovere solo l’uso della bicicletta dal punto di vista turistico, ma anche l’uso nella vita quotidiana. Lasciamo un po’ le macchine in garage e usiamo un po’ di più le biciclette.

HonestFood, approccio etico e sostenibile di Kometa, fortemente voluto da Pedranzini, tanto per parlare di valori…
HonestFood, approccio etico e sostenibile di Kometa, fortemente voluto da Pedranzini, tanto per parlare di valori…
Torniamo al team. In questa squadra ambizione ed entusiasmo non mancano. La voglia di crescere sia da parte dei corridori, ma anche degli sponsor e di vi è intorno è palpabile. Al WorldTour, ci pensate?

Andiamo sempre avanti, ma un passo alla volta. Intanto cerchiamo di far bene il prossimo passo. Siamo nel pieno di una stagione importante, siamo ad un Giro, che tra l’altro è partito dall’Ungheria, e che dobbiamo onorare al massimo. Poi i sogni sì, ci sono e sono grandi. Però in questo caso la barca la guidano Ivan, Fran e Alberto (rispettivamente Basso e i fratelli Contador, ndr). Lascio a loro indicare dove dovremo arrivare. impegnandoci al massimo. E sono certo che finiremo bene.

Come mai Kometa ha scelto il ciclismo?

Devo dire la verità: non che è io sia il primo appassionato di ciclismo. Piuttosto ho una passione per gli sport di fatica e per questo mi piace il ciclismo, così come mi piace lo sci nordico. Mi piacciono gli sport nei quali gli uomini devono dimostrare veramente la loro capacità di resistere, di performare come si dice oggi, usando tutte le loro energie.

Analizziamo la Aurum Magma di Bais, in vista del Giro

29.04.2022
3 min
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Con tutta probabilità Davide Bais, corridore del Team Eolo-Kometa parteciperà al prossimo Giro d’Italia, la conferma arriverà nei prossimi giorni. Vediamo le scelte tecniche e anche le curiosità legate alle bici Aurum della squadra di Ivan Basso e Alberto Contador.

La Aurum Magma di Davide Bais
La Aurum Magma di Davide Bais

Una Aurum Magma 56 per Bais

Aurum Bikes è un marchio relativamente nuovo e fornisce le biciclette al Team Eolo-Kometa. Lo shape delle tubazioni è accattivante, quasi elegante, per bici non banali in fatto di design e forme. La bicicletta è ben proporzionata nelle quote geometriche, con lo sterzo mai troppo corto, taglia per taglia. C’è tanto spazio per il passaggio della gomma posteriore, con quei foderi obliqui che cambiano volume man mano che scorrono verso il basso.

Il blocco del reggisella (27,2 millimetri di diametro) è annegato tra orizzontale e piantone, seat-tube che non si prolunga verso l’alto, ma è in linea proprio con il profilato orizzontale. La forcella ha gli steli dritti, è panciuta nella parte alta e magra in quella bassa.

Tutto Enve

Come per il 2021 l’allestimento è firmato Enve: ruote e cokcpit, seat-post incluso. Le ruote sono la versione “full Enve”, ovvero quelle con il mozzo dell’omonimo brand e la predisposizione è per il tubolare (Vittoria da 26).

Davide Bais usa un reggisella ad off-set 0 e una sella corta Prologo Scratch M5 Nack. Attacco e manubrio sono in carbonio, ma non sono integrati. La zona dello sterzo ha un’asola frontale per il passaggio della guaine dei freni.

Con la trasmissione Sram

Rispetto all’anno passato non c’è più la trasmissione Shimano, ma un pacchetto Sram Red eTap AXS. Il doppio plateau anteriore è 52-39, mentre i pignoni sono 10-33, combinazione comune a buona parte dei corridori Eolo-Kometa. Vincenzo Albanese utilizza le corone anteriori 54-41. Il bilanciere del cambio posteriore è CeramicSpeed. I pedali sono i Look Blade.

Albanese: la vittoria è matura. Ma Basso va oltre…

23.04.2022
5 min
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Vincenzo Albanese, undicesimo alla Sanremo, davanti nelle tappe più difficili, davanti in quelle veloci… sette top ten dall’inizio dell’anno: al corridore della Eolo-Kometa manca solo la vittoria.

Al Tour of the Alps il campano ha dovuto alzare bandiera bianca dopo due frazioni. Prime avvisaglie di uno stato influenzale e, visti i tempi, giustamente non si è voluto rischiare. La squadra perciò lo ha mandato a casa, tanto più che correrà anche alla Vuelta a Asturias (29 aprile – 1° maggio).

Ivan Basso aveva fatto un raid nella gara dell’Euregio proprio nel giorno del suo ritiro e con lui abbiamo parlato di Albanese, della sua crescita e delle sue possibilità.

Ivan Basso (a sinistra) con il diesse Biagio Conte. Il team manager varesino ha seguito solo la tappa di Villabassa
Ivan Basso (a sinistra) con il diesse Biagio Conte. Il team manager varesino ha seguito solo la tappa di Villabassa
Ivan, dicevamo: ad Albanese manca solo la vittoria…

Anche nelle prime tappe gli ho detto di provarci. Ed è stato bravo. Gli manca la vittoria: ma a mio modo di vedere ha da parecchio tempo un rendimento che per me vale molto di più. Le vittorie arriveranno. E saranno anche vittorie importanti, perché è un corridore che che sta crescendo molto, sotto tutti i punti di vista. 

Sappiamo che tu hai sempre creduto molto in lui. Bacchettandolo anche su impegno, peso… avevi capito il suo grande potenziale. E adesso sta uscendo?

La prima caratteristica in cui doveva migliorare era la continuità. La continuità ti dà autostima e l’autostima ti porta ai risultati. Albanese è un corridore che non si limiterà ad andare in fuga o a vincere gare di medio livello. Ha le caratteristiche e l’età giusta (25 anni, ndr) per puntare alle grandi corse. Prendiamo la Milano-Sanremo di quest’anno. Era convinto già dall’inverno che potesse fare bene. E con un pizzico di coraggio in più, un posizionamento migliore all’ingresso del Poggio e senza la caduta di Giacomo Nizzolo avrebbe potuto lottare tranquillamente per arrivare nei primi dieci.

Hai parlato di continuità: anche per questo lo state facendo correre così tanto?

Abbiamo inserito il Tour of the Alps per volontà sua. E quando un corridore inizia a conoscersi e si confronta con i tecnici e con i preparatori, nel limite delle possibilità è giusto assecondarlo. E poi tutto ciò è coerente con quello che noi abbiamo in mente per lui. Purtroppo abbiamo avuto, nel secondo giorno di gara, dei segnali dalla sua salute che non ci hanno convinto fino in fondo. Quindi abbiamo preferito non rischiare proprio perché abbiamo davanti 40 giorni importanti tra pre-Giro e Giro d’Italia.

A Fiera di Primiero Albanese (quasi un velocista) è arrivato a ruota di Bardet e Pello Bilbao. Segno che la gamba c’è
A Fiera di Primiero Albanese (quasi un velocista) è arrivato a ruota di Bardet e Pello Bilbao. Segno che la gamba c’è
Hai parlato di Giro d’Italia. Dando uno sguardo alle tappe ce n’è qualcuna che secondo te potrebbe essere più adatta alle sue caratteristiche?

Allora, il punto è innanzitutto come correre. L’anno scorso noi della Eolo-Kometa abbiamo fatto il nostro primo Giro d’Italia, cercando di correre da protagonisti centrando la fuga. Quest’anno abbiamo una squadra più attrezzata ed è inevitabile che dobbiamo fare meglio.

E cosa vuol dire fare meglio?

Fare meglio vuol dire provare a fare una top ten nella generale con Lorenzo Fortunato. Per crescere ha bisogno di misurarsi con i migliori: lo sta già facendo ed è stato autore di un inizio di stagione convincente. Per Vincenzo, invece, ci sono almeno dieci tappe adatte. “Alba” è un atleta che ci può garantire il risultato e nel risultato metto anche la vittoria, sia con una fuga sia nel finale con i migliori.

Un corridore del genere però deve imparare a gestire la squadra. Ha nelle corde queste capacità?

Se in questi mesi ha acquisito sicurezze e il rispetto dei compagni, è perché ha dimostrato di andare forte. I compagni ti aiutano quando tu dimostri di avere le qualità per essere aiutato. Qualità sia umane che professionali. E poi abbiamo due uomini in squadra che sono maturi e hanno grande esperienza: Francesco Gavazzi e Diego Rosa. Loro ci mettono il mestiere, ma anche le gambe. Non fanno da chioccia. Ci aiutano in modo concreto. Aiutano i giovani ad andare in fuga, vanno in fuga con loro, aiutano a vincere. Ci provano loro stessi e indirettamente fanno lavorare i ragazzi… Questo è quello che stiamo vedendo con loro due e anche con Maestri.

Albanese durante un ritiro a Sierra Nevada. Dopo il ritiro al TOTA dovrebbe andare alla Vuelta a Asturias (foto Instagram)
Albanese durante un ritiro a Sierra Nevada. Dopo il ritiro al TOTA dovrebbe andare alla Vuelta a Asturias (foto Instagram)
Tornando ad Albanese e alla sua crescita fisica e mentale, c’è stato un momento di questo inverno che ti ha colpito nella sua preparazione, nei suoi allenamenti?

Più che degli allenamenti, mi ha colpito un giorno una sua telefonata. Mi scrisse se mi poteva parlare. Nella telefonata successiva mi disse: «Guarda Ivan, io ho bisogno che tu mi aiuti a tirar fuori quello che io sento di avere, ma che non riesco fino in fondo. Non mi pesa allenarmi, non mi pesa fare attenzione al cibo, non mi pesa andare in ritiro, però c’è quel qualcosa di invisibile che non va». Ovviamente con tutti i collaboratori e lo staff della squadra abbiamo cercato di aiutarlo. Il fatto che sia lui il primo a voler cambiare marcia è un ottimo segnale. Sa che si è espresso al di sotto delle sue aspettative e ora non basta più.

Nessun limite?

Vincenzo Albanese è un corridore che può fare molto di più. Un corridore che ci potrà rappresentare quando ci saranno dei mondiali e degli europei da passisti veloci. E’ un corridore come Trentin, come Colbrelli, come Nizzolo, anche se lui è un po’ più veloce. Insomma, vale questi atleti.

Caro Gavazzi, serve ancora il ruolo della chioccia?

08.03.2022
5 min
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Oggi i giovani, ma anche giovanissimi, corridori “sanno tutto” o così pensano. Di certo, su determinati argomenti, vedi alimentazione, utilizzo di certi strumenti, sono molto ferrati, ben più dei loro colleghi più esperti alla stessa età. Oggi fare la cosiddetta chioccia non è più facile per i veterani.

Ci si chiede perciò se questo ruolo possa essere ancora attuale. Uno dei più esperti in gruppo e per di più in una squadra, la Eolo-Kometa, dalla forte vocazione giovanile, è Francesco Gavazzi. Il lombardo va per i 38 anni (li farà ad agosto) ed è alla 16ª stagione da professionista. 

Un giovane Francesco Gavazzi tra Ballan (a sinistra) e Bruseghin (a destra), all’epoca due veterani vecchio stampo
Un giovane Francesco Gavazzi tra Ballan (a sinistra) e Bruseghin (a destra), all’epoca due veterani vecchio stampo
Francesco, tempo fa Ballan ci diceva che quando correva lui iniziavano ad arrivare in massa i potenziometri, che tutto era diverso. E che vede i ragazzini usare sin troppo bene questi strumenti…

Senza dubbio si nota una certa differenza di approccio. Io stesso negli anni all’Androni Giocattoli mi gestivo da solo. In Eolo-Kometa ho un preparatore, mi alleno solo con watt e tabelle. Tutto è scientifico.

Ballan parlava proprio dei primi preparatori moderni…

Ai tempi della Lampre si andava in ritiro a Donoratico, oggi chi andrebbe lì? Si andava da quelle parti perché a Castagneto Carducci c’era poi la prima corsa dell’anno, il Gp Donoratico appunto e io non ricordo se avessi i watt o meno, ma credo di no. Il preparatore c’era, ma non ti controllava in modo così preciso. Oggi sanno se hai fatto questo o quello. E non era scarsa professionalità, era semplicemente un modo diverso d’intendere il ciclismo.

E c’è un abisso?

Un cambio che rende i giovani già pronti a 20 anni. Noi avevamo tempi più lunghi per maturare. Oggi passano a 19-20 anni e sono pronti. Poi non so quanto faccia bene tutto ciò. Non so che carriera potranno avere. Magari a 30 anni sono ancora in attività, ma di testa? Di certo saranno più usurati. Io ne ho 37 e ho ancora voglia, non mi pesa fare il corridore. E’ un bello stress fare il corridore oggi tra preparazione, alimentazione…

In Spagna vicino a lui c’era Fortunato, ragazzo che sa ascoltare
In Spagna vicino a lui c’era Fortunato, ragazzo che sa ascoltare
E un Gavazzi della situazione può ancora dare consigli?

Secondo me, tutti gli estremi non vanno bene. Okay il potenziometro, ma le sensazioni restano importanti. Se devo fare quattro ore, mi sveglio e sono stanco, io faccio due ore tranquillo. Un ragazzo di oggi di certo quattro ne deve fare e quattro ne fa. E continua a stressare il suo fisico, col rischio di andare in overtraining. Vedo troppa matematica e poche sensazioni. Ci deve essere entusiasmo nel lavorare.

Bella la parola entusiasmo in questo contesto…

Noi vediamo i fenomeni oggi, Pogacar e pochissimi altri che possono fare imprese incredibili, però poi c’è il Van der Poel della situazione che al netto dei suoi problemi fisici poi sparisce. Alla fine il fisico ne paga le conseguenze, perché come dicevo si estremizza tutto.

Senza volerti dare del vecchio! Ma quando sei passato tu i potenziometri o certi metodi di allenamento non c’erano o stavano per arrivare come detto: ebbene, cosa potresti apportare in più ad un ragazzino di oggi che invece ci è cresciuto? Come si dice: un conto è imparare l’inglese da bambini e un conto è farlo a 30-40 anni…  

Ah, ah, ah… no, no sono vecchio! Ciclisticamente sono vecchio. Era un altro ciclismo. Quando ho iniziato nessuno metteva il casco in allenamento. Oggi senza casco non riuscirei ad uscire in bici. Già dieci anni fa le tattiche erano diverse, tutto si è stravolto. Però credo anche che l’esperienza conti ancora. 

In cosa?

Con l’esperienza sopperisci a quel che ti manca fisicamente. Capisci quando proprio non puoi mollare altrimenti è finita. E quando invece sai che puoi rilassarti un attimo perché in gruppo non succede niente. Oggi conta ancora di più forse l’esperienza. Oggi la bagarre scoppia spesso a metà corsa e magari vanno più forte lì che nel finale. La gestione in gara è importante dunque: come alimentarsi, come vestirsi…

Come vestirsi?

L’anno scorso nella tappa di Cortina che fu accorciata per neve, un mio compagno aveva la mantellina aperta in salita. Gli dissi di chiuderla, perché se si fosse congelato dopo 30 chilometri poi non si sarebbe più ripreso. Mi ha ascoltato.

Gavazzi è spesso il road capitan della Eolo. Eccolo alla radio
Gavazzi è spesso il road capitan della Eolo. Eccolo alla radio
Cosa ti capita di dire a questi ragazzi?

Spesso gli dico di mangiare quando si va molto piano all’inizio, perché poi anche se non ti viene fame la tappa “diventa più lunga” – Gavazzi fa una breve pausa – Poi vedo che tanti ex sono adesso dei direttori sportivi. Gaspa e Kreuziger mi hanno dato una bella mazzata!

E tu? Fino a quando vai avanti?

Vorrei non pensarci fino al Giro d’Italia, poi vedrò. Già due anni fa, a dicembre 2019, dissi di smettere. Non vorrei passare per quello che dice basta e poi continua.

Torniamo a noi. Cosa ti chiedono invece loro? Nella società di oggi spesso i ragazzi sono “sbruffoni”, pensano di sapere tutto. Ed è un discorso che non riguarda solo il ciclismo.

Devo dire che i miei giovani compagni sono tranquilli, educati ed umili. Più che altro in gruppo, quando poi ci sono tante continental (che ancora non ho capito se sono pro’ o dilettanti), c’è poco rispetto. Mi sembra lo scriveste voi parlando con Sagan. Anche Peter disse che c’era poco rispetto in gruppo. E ha ragione. Molti sono strafottenti.

Ma cosa significa poco rispetto in gruppo?

Che dopo cinque chilometri di gara c’è gente che lima come se si fosse all’arrivo. Quando vai dietro tra le ammiraglie li vedi a destra, a sinistra tra le macchine. E un po’ troppo un “morte tua, vita mia”. E non è bello. Io quando vedo un ostacolo lo segnalo. Una macchina al lato non la scarto all’ultimo istante. Sono quelle regole non scritte. Oggi gente di 19-20 anni fa delle corse importanti. Corse che si facevano a 23-24 anni e forse non hanno quella base d’insegnamento. Ci arrivavano con più esperienza.

«Però così mi sento il vecchio del gruppo – conclude scherzando Gavazzi – magari fra 10-15 anni quelli di adesso diranno le stesse cose».

Lonardi riparte. E Marangoni lo fa puntare sulle volate

22.01.2022
5 min
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Giovanni Lonardi è in Spagna e probabilmente starà facendo una volata (in apertura foto Maurizio Borserini). Prima di passare professionista era un dilettante davvero “corposo”. L’atleta veronese sapeva vincere ed essere costante nelle sue prestazioni. Tre anni alla General Store- Essebi, una stagione alla Zalf-Euromobil-Fior, la maglia azzurra e infine il grande passaggio alla Nippo-Vini Fantini.

E anche al debutto tra i grandi si trovò a suo agio, tanto da conquistare alcune corse e da guadagnarsi un posto per il Giro d’Italia. Era il 2019 e Giovanni non aveva ancora 23 anni. Alla Eolo-Kometa è pronto a ripartire, dopo due stagioni un po’ meno brillanti di quanto ci si poteva attendere alla Bardiani Csf Faizanè. Però anche nei momenti più duri non ha mai smesso di vincere. Segno che la stoffa c’è, eccome.

Sta al suo preparatore, in questo caso Samuel Marangoni, fratello minore di Alan, tirare fuori questa stoffa, anzi per meglio dire esaltarla. Come farà? Ne avevamo parlato con Stefano Zanatta e ora lo chiediamo direttamente al coach del team di Ivan Basso.

Giovanni Lonardi (a sinistra) e coach, Samuel Marangoni, già preparatore di team pro’ dal 2014 (foto Maurizio Borserini)
Lonardi (a sinistra) e Samuel Marangoni (foto Maurizio Borserini)
Samuel, come si rilancia Lonardi?

Giovanni non si deve rilanciare solo con il preparatore, ma con la squadra intera. Gli stimoli giusti possono arrivare da ogni parte: dalla preparazione okay, ma anche dal punto di vista medico, dalla nutrizione, dai diesse.

E dal punto di vista del preparatore?

Io ho conosciuto Lonardi quest’anno. Ho parlato con lui per un’ora e mezza, anche due, chiedendogli tutto quanto fatto finora. E’ stato un modo per conoscersi e per capire, secondo la mia opinione, le cose che gli sono mancate e dove può fare meglio. Ma come ho detto non è un aspetto che riguarda solo il preparatore. Penso anche ai diesse e ai massaggiatori. Questi ultimi giocano un ruolo importante dal punto di vista psicologico. Sono dei confidenti.

In cosa può migliorare Giovanni?

In questo primo periodo abbiamo cercato di lavorare soprattutto sull’aspetto della forza. La forza in bici e quella in palestra. Ma devo dire che il lavoro si è concentrato soprattutto sui lavori in bici.

Cosa ha fatto?

Principalmente ha lavorato sugli sprint… facendo degli sprint. Spesso ridendo gli dicevo: «Fai tante volate finché non sei distrutto!». Abbiamo lavorato sull’esplosività, sulla forza in palestra, abbiamo fatto partenze da fermo. E non sono mancati i lavori intensi.

Lonardi al Giro 2019. Si fermerà dopo 12 tappe, ma cogliendo comunque due piazzamenti nei primi dieci
Lonardi al Giro 2019. Si fermerà dopo 12 tappe, cogliendo due piazzamenti nei dieci
Avete fatto anche delle SFR o essendo lui una ruota veloce avete tralasciato questa tipologia di forza?

Sì, ci sono anche quelle, anche se in tal senso abbiamo lavorato più in palestra, mentre in bici abbiamo sviluppato la forza massima. La forza resistente l’andiamo ad allenare in altri modi, anche stando in bici.

Sin qui hai notato delle lacune?

Per me è difficile da dire, non ho conosciuto il suo lavoro nelle squadre precedenti. Bisognerebbe chiedere ad altri preparatori che lo hanno avuto o direttamente a lui. Io lavoro con Giovanni dal 1° novembre e cerco di fare al massimo il mio lavoro per farlo migliorare.

In questo tempo invece qual è il punto di forza che hai notato?

Che ha una volata bella lunga. Lonardi è molto resistente. Magari può crescere ancora qualcosina sul picco, sulla volata a breve. Ma per il momento la cosa più importante è riuscire ad essere presente negli sprint… e farli bene.

Alla Nippo può aver fatto il passo un po’ più lungo della gamba prendendo parte al Giro d’Italia, quando forse non era pronto?

Sinceramente non ho parlato con lui di questo fatto. Far fare un Giro d’Italia ad un neopro’ è sempre una questione combattuta anche all’interno dei team stessi. C’è chi preferisce preservarli, chi invece buttarli direttamente nella mischia per fargli fare esperienza. Non tutti sono Pogacar e spesso dipende anche dal soggetto. Poi un conto è un neopro’ di 19 anni e un conto uno di 22-23 anni. Personalmente, in generale, io tenderei a preservare un po’, almeno nel primo anno.

Come proseguirà adesso il vostro lavoro?

Dipende anche dai programmi: in base ad essi valuteremo. Ma sono dell’idea che continueremo a spingere in questa direzione: volate e spunto. Poi dopo le prime gare vedremo se bisognerà aggiustare il tiro. Penso che la palestra sarà portata avanti per tutto l’anno.

E’ il 21 marzo 2019 quando Lonardi vince la sua prima corsa tra i pro’. E’ la 5ª tappa tappa del Tour of Taiwan (foto Instagram)
Il 21 marzo 2019 Lonardi vince la prima corsa tra i pro’ al Tour of Taiwan (foto Instagram)
Insomma, vuoi recuperare il punto forte di Lonardi, la sua volata. Il che è più che legittimo…

Più che lavorare sulle salite lunghe, sulle quali un corridore così fa sempre fatica, meglio pensare alle volate. Semmai può migliorare sulle salite brevi, quelle tra i 2 e i 6-8 minuti. E questo si fa con i lavori più intensi.

In effetti non è facile vincere oggi per un velocista, tanto più con i percorsi sempre più ondulati. Basta pensare che Van Aert batte Ewan…

Beh, noi abbiamo idea di fare gare un po’ più “piccole”, ma se poi va bene non è detto che non si possa pensare anche alle tappe della Tirreno o del Giro. Intanto è importante prendere un certo feeling con queste corse e magari anche con la vittoria.

Qual è il calendario di Lonardi?

Inizierà la prossima settimana a Mallorca: farà due delle cinque gare previste. In più valuteremo quale corsa a tappe farà a febbraio. Una la farà, sicuro.

In Spagna abbiamo visto che avete lavorato molto. Lo hai fatto a tutto tondo anche con i test. E come ti sono sembrati?

Nello specifico ho visto che tiene davvero bene negli sprint, ha dei buoni valori. Ma anche sulla soglia sta migliorando. Oggi è difficile porsi degli obiettivi, quello che vogliamo noi è che si migliori in generale. E magari arriverà anche qualcosa.

Conte, altro spicchio di Liquigas alla Eolo con Basso e Zanatta

01.11.2021
4 min
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Biagio Conte ha rinunciato al suo contratto a tempo indeterminato con la Work Service di Massimo Levorato per rispondere alla chiamata di Zanatta e la Eolo-Kometa. Stefano gli ha parlato chiaramente. Il primo contatto lo avevano avuto con Scirea, però Mario ha preferito restare in federazione accanto a Roberto Amadio (magari domani con la nomina dei tecnici federali capiremo anche il perché). Così Zanatta si è ricordato di Biagio, salito a suo tempo alla Liquigas dopo aver fatto la gavetta fra i dilettanti e ormai fuori dal professionismo dal 2014.

«E’ naturale che pensassi di rientrare tra i pro’ – spiega Conte – ma intanto lavorando alla Work Service sono rimasto nell’ambiente. In realtà mi ero così affezionato ai corridori, che non ci pensavo quasi più. Mi piaceva l’idea di farli crescere».

Alla Liquigas ha lavorato con il giovane Nibali, qui in ritiro nel 2010. A sinistra c’è Capecchi
Alla Liquigas ha lavorato con il giovane Nibali, qui in ritiro nel 2010. A sinistra c’è Capecchi

Nuova ambizione

Cinquantatré anni, palermitano sposato a Sacile, otto anni da professionista con due tappe alla Vuelta e una al Giro, Conte era arrivato in Liquigas dopo averne guidato per qualche anno la squadra satellite. Quella Marchiol in cui erano passati, fra gli altri, Cimolai e Viviani.

Pare che le sue dimissioni non siano state prese proprio con entusiasmo nel team Work Service, che su di lui puntava per crescere ancora, ma il richiamo della Eolo-Kometa e del suo amico Zanatta ha avuto voce più potente.

«Sono grato alla Work Service per avermi inserito nel mondo del lavoro – dice – ma un minimo di ambizione c’era ancora. Sono andato a incontrarli a Jesolo durante le classiche venete e ho dato un’occhiata all’organico. E’ un bel gruppo e per me sarà un cambio di pelle e di prospettiva.

Alla Tirreno del 2001 vince la tappa di San Salvo. Alle sue spalle anche Zabel
Alla Tirreno del 2001 vince la tappa di San Salvo. Alle sue spalle anche Zabel

«Ho lavorato perché gli juniores non avessero lo stress della vittoria e la pressione di fare risultato a tutti i costi, anche se Massimo (Levorato, proprietario della Work Service, ndr) è uno che ci tiene. Nella continental sapevamo che sarebbe stato difficile fare risultato tra i professionisti, per cui si andava per fare esperienza, entrare in fuga e farsi notare. Nei professionisti invece si va alle corse con l’ambizione di fare risultato e di conseguenza cambia l’impostazione di corsa».

Occhio privilegiato

Il suo è stato per qualche stagione un punto di vista privilegiato. La Work Service ha praticamente tutta la filiera, dai bambini alla continental e poter osservare così da vicino il percorso sportivo e di vita dei ragazzi gli ha offerto lo spaccato di cosa significhi voler fare il corridore oggi in Italia.

Alla Work Service ha ritrovato persino Rebellin, con cui aveva corso da dilettante alla Mg Boys di Danilo Furlan
Alla Work Service ha ritrovato persino Rebellin, con cui aveva corso da dilettante alla Mg Boys di Danilo Furlan

«Ormai purtroppo – dice – si affidano ai procuratori già da allievi e hanno da subito in testa obiettivi difficili da raggiungere. Oppure magari non è un male e sta bene così, chi può dirlo?! Nel nostro piccolo, ci siamo ritrovati con uno junior forte che tentennava e non voleva passare nella continental, perché voleva aspettare che si creasse il contatto con una WorldTour. Il guaio è che non riescono a essere obiettivi. Poi chiaramente il contatto non si è creato e il ragazzo è tornato nella WorkService».

Somma di ambizioni

Dal prossimo anno si volta pagina. Zanatta e Basso stanno lavorando per ricreare lo staff dirigenziale della Liquigas, con l’impegno particolare di Ivan di richiamare coloro che a vario titolo sono stati importanti per la sua carriera.

Mario Scirea, Dario Mariuzzo, Paolo Slongo, Biagio Conte, Stefano Zanatta, Alberto Volpi, diesse Liquigas
Lo staff della Liquigas: Scirea, Mariuzzo, Slongo, Conte, Zanatta e Volpi
Dario Mariuzzo, Paolo Slongo, Biagio Conte, Stefano Zanatta, diesse Liquigas
Con Mariuzzo, Slongo e Zanatta alla Liquigas nel 2010

«Il gruppo è bello – dice Conte – e affiatato. Zanatta evidentemente voleva qualcuno di cui già conoscesse il modo di lavorare e che conoscesse il suo. Abbiamo lavorato insieme per cinque anni e il fatto di essere stato accolto bene da tutti mi ha dato grande entusiasmo. Conosco tanti di questi ragazzi, anche se non ho mai lavorato con loro, per averli visti all’opera fra gli under 23. Ora sono a riposo, ma presto inizieremo a fare cose insieme. Credo che unendo la mia e la loro ambizione, si potranno fare delle belle cose».

Sterrati e suspence. Fortunato salvo per un soffio, Viviani bis

17.06.2021
4 min
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Un brivido gelido lungo la schiena, malgrado una giornata torrida da 32 gradi. La terza ed ultima tappa della Adriatica Ionica Race, da Ferrara a Comacchio di 149 chilometri, si chiude con una buona dose di suspence che offre ulteriore sapidità ad una edizione breve (rispetto alle precedenti due), bella ed intensa della gara organizzata da Moreno Argentin. Fortunato si è salvato davvero per un soffio.

Insidie di strada

La frazione conclusiva della AIR prevedeva sei tratti di sterrato (per un totale di 15 chilometri) che, anche se erano posti nella parte centrale del tracciato, potevano ispirare qualche azione coraggiosa: sia per evitare l’arrivo allo sprint, sia per ribaltare una classifica generale tutt’altro che definitiva nonostante il traguardo del Grappa avesse seriamente deciso tutto.

Nella volata, Viviani ha la meglio su Mareczko (foto Scanferla)
Nella volata, Viviani ha la meglio su Mareczko (foto Scanferla)

Per un soffio

Invece no, o quasi. Il finale della tappa, e quindi della gara, è stato avvincente, tutto racchiuso in questioni di centimetri e secondi. L’arrivo è stato in volata, e che volata: Viviani brucia al fotofinish Mareczko, mentre terzo chiude Martinelli. Ma non è finita qui perché dopo il triangolo rosso, sotto l’impulso anche dell’Astana (Pronskiy era secondo nella generale a 5” e indosserà la maglia bianca di miglior giovane) oltre che della nazionale e della Vini Zabu, si è creato un buco di 3” nel quale è finito Fortunato che ha seriamente rischiato di vedere svanire tutto. E stavolta il bolognese della Eolo-Kometa ha dovuto ringraziare il proprio cognome e i suoi compagni di squadra, in primis Vincenzo Albanese, per aver salvato la leadership e festeggiare così la sua terza vittoria in carriera.

Strade Bianche arrivando verso Comacchio: grande suggestione (foto Scanferla)
Strade Bianche arrivando verso Comacchio: grande suggestione (foto Scanferla)

Sorriso Fortunato

Al traguardo Fortunato ha trovato sia il sorriso (una volta avuto la conferma cronometrica) sia Alberto Contador, pronto a congratularsi con lui e dargli una spinta morale in più in vista del campionato italiano di domenica ad Imola.

«Dedico questa vittoria a tutta la squadra – ha dichiarato il vincitore della AIR, che ha conquistato anche la maglia verde dei Gpm – e vincere davanti a Contador ha un sapore speciale. Da inizio stagione sono cambiate tante cose: prima correvamo per farci vedere, ora lo facciamo per vincere. Il percorso tricolore l’ho provato tra fine Giro ed inizio di questa corsa. E’ duro e impegnativo, perciò aspettatemi».

I colori della primavera, per una corsa bellissima (foto Scanferla)
I colori della primavera, per una corsa bellissima (foto Scanferla)

Benedizione Contador

E proprio “el Pistolero” gli fa eco: «Dopo il bel Giro d’Italia, la vittoria sul Monte Grappa, arriva questo successo nella generale. Oggi è una altra gran bella giornata per una formazione giovane come la nostra. Speriamo di continuare così. Con Lorenzo ho parlato tanto, anche della mia esperienza da corridore, e lui è intelligente. Ieri lo si è visto, quando si è trovato da solo in mezzo a tanti altri corridori di altri due team (Astana e Bardiani, ndr) ha aspettato il momento giusto e sul traguardo è stato perfetto. Però bisogna dire che si era preparato anche tanto».

Slancio Viviani

Doppia apparizione sul podio delle premiazioni anche per Elia Viviani che si porta a casa anche la maglia rossa della classifica a punti: «Quando fai la volata di testa e da dietro stanno rimontando forte non te ne rendi conto se hai vinto davvero, soprattutto se per meno di due centimetri. A volte si vince con due bici come ad Aviano e a volte così, ma come vi dicevo l’importante è vincere perché vittoria porta vittoria. Finisco col morale altissimo, sono già tre i successi quest’anno che sono un buon bottino rispetto agli zero dell’anno scorso, ma da domani torno in pista perché sappiamo che c’è da lavorare per arrivare a Tokyo al 110 per cento».