Tra le salite e i bei paesaggi del Trentino sfrecciano sulle loro bici i fratelli Bais, che hanno il comune sogno di vincere una tappa al Giro d’Italia. Nell’ultima stagione Mattia ha corso alla Androni Giocattoli, mentre Davide (di due anni più giovane) ha proseguito al Cycling Team Friuli. E’ magnifico quanto i due si somiglino per certi aspetti e quanto, invece, siano completamente diversi per altri…
Definisciti con tre aggettivi
Davide: «I miei compagni dicono spesso che sono generoso e forse è vero; sicuramente sono determinato, non ho mai perso un allenamento e non sgarro mai in niente. Sinceramente mi viene più semplice definirmi come ciclista: sono un passista scalatore e mi piacciono molto gli arrivi ristretti».
Mattia: «Sono grintoso, un po’ determinato, no dai… abbastanza determinato, e serio».
Tuo fratello invece?
Davide: «E’ molto serio, mette tanta passione e si diverte sempre. La sincerità, sicuramente, non gli manca».
Mattia: «A volte è un po’ timido, anche lui è determinato sui suoi obiettivi ed, infine (sorride, ndr) è… testone!».
Il Cycling Team Friuli è stato importante per la tua formazione ?
Davide: «Mi ha dato veramente tanto. E’ una squadra seria, siamo seguiti benissimo sotto tutti i punti di vista, anche per quanto riguarda l’assetto in bicicletta. Più che un team lo definisco una famiglia, gli allenatori mi seguono ogni giorno e mi danno morale e sostegno. Far parte di questa squadra è motivo di grande orgoglio».
Mattia: «Senza di loro probabilmente oggi non sarei qua. Mi ha aiutato a crescere tantissimo, come atleta e come persona, è stata una scuola di vita. Mi hanno aiutato anche nei momenti difficili e se sono riuscito a concludere il primo anno da professionista è anche grazie a loro e a quello che sono riusciti a darmi».
Quando correvate insieme Davide aiutava molto Mattia…
Davide: «Ero più io che volevo questa cosa, magari anche “sacrificando” un po’ la mia corsa. Volevo che mio fratello passasse professionista, era relativamente grande e si meritava di fare questo importante passo».
Mattia: «Il fratello minore non può battere il maggiore, bisogna farlo lavorare prima… per farlo fuori (ride, ndr). Scherzi a parte, lui era molto disponibile, ci teneva che passassi e mi ha dato una grossa mano; devo solo ringraziarlo. Sono molto contento per lui dal momento che quest’anno è riuscito a togliersi diverse soddisfazioni».
Cosa invidi a tuo fratello ?
Davide: «La sua forza. Riesce sempre ad andare in fuga, cosa che io non riesco spesso a fare. Mi piace l’impegno che mette in tutto ciò che fa anche in allenamento e spesso cerco di essere come lui».
Mattia: «Il fatto che è un po’ più forte di me in salita; io sono un passista, lui potrebbe diventare un buon scalatore. E poi… io ingrasso e lui è sempre magro. Magari mangia dieci volte più di me, ma non ingrassa. Questo, senza dubbio, è motivo di grande invidia (ride, ndr)».
Come ti diverti quando non sei in bicicletta ?
Davide: «Quando ho tempo, mi piace aiutare mio padre nella sua azienda edile, non faccio chissà cosa… qualche piccolo lavoretto».
Mattia: «Ho diverse passioni. D’inverno mi piace camminare in montagna e vedere posti nuovi. Mi piace stare con gli amici; quest’anno sono stato per mesi senza vedere nessuno e non è stato bello».
A tal proposito: com’è stato allenarsi in quarantena ?
Davide: «Avendo il giardino e una piccola palestra in casa sono stato fortunato nella sfortuna».
Mattia: «Devo dire la verità… a metà quarantena ho avuto un periodo di crisi, non ce la facevo più. Però ho cercato di tenere una buona motivazione e ci sono riuscito. Appena è stato possibile sono subito tornato su strada, non vedevo l’ora! Poi, un po’ per caso e con grande fortuna, la mia ragazza Iris (che corre con il team Fassa Bortolo), è stata in quarantena con me».
C’è un ciclista che ti ispira?
Davide: «Alessandro De Marchi e Cesare Benedetti danno sempre il massimo in corsa. Eanche se non vincono, nei momenti più duri sono sempre a tirare per i propri capitani. Poi… Valverde è un corridore che mi piace, in ogni corsa riesce sempre a piazzarsi e a dire la sua».
Mattia: «Direi… De Marchi, per il suo modo di correre simile al mio o forse sarebbe meglio dire che a volte ho un modo di correre simile al suo. In Friuli ci siamo spesso allenati insieme, mi ha dato sempre dei buoni consigli e mi piacerebbe diventare come lui».
Andare in fuga…
Davide: «E’ sempre una grande emozione. Quando sei in fuga anche se magari non sei al 100% riesci a trovare la forza che hai dentro, a tirarla fuori e ad arrivare il più lontano possibile. In gruppo puoi spenderti un po’ meno per avere una spinta in più al traguardo, mentre quando sei solo ti tocca pedalare a più non posso finché puoi».
Mattia: «E’ qualcosa che mi piace, che mi sento dentro, faccio fatica a descriverlo ma mi da veramente tante emozioni. Mi piace crearmi il mio ritmo quando sono in fuga, senza essere portato in giro da altri».
Essere padre ed essere un ciclista professionista secondo te è…
Davide: «Difficilissimo! Vedi poco la tua famiglia e ti potresti perdere dei momenti importanti. Anche in questo caso Alessandro De Marchi per me è un esempio: ha un rapporto fantastico con la moglie e il figlio, cerca di stare con loro il più possibile. Se un giorno sarò padre, probabilmente vorrò essere come lui».
Mattia: «Molto complicato. Facendo questo lavoro, passi molto tempo lontano da casa e avendo dei figli, dovresti viverli a distanza. Ora come ora, sinceramente, non ci voglio pensare!».
Qual è la gara che ricordi di più ?
Davide: «Nella prima tappa del Giro d’Italia U23 sono arrivato quinto. Avrei sperato di vincere e indossare la maglia rosa, ma non ci sono riuscito e mi dispiace. La più bella è sicuramente quella nel Valdarno di qualche settimana fa, conquistata con un’azione solitaria di 35 chilometri. Una vittoria voluta e cercata».
Mattia: «Sicuramente l’ultimo Giro d’Italia. Anche solo il fatto di aver partecipato è stato motivo di grande motivazione e orgoglio. Ho preso quattro o cinque fughe e mi sarebbe piaciuto arrivare in fondo. La corsa rosa non è semplice, ma ci riproverò il prossimo anno. In compenso, però, salire sul palco a Milano, per la classifica del maggior numero di chilometri in fuga, è stato qualcosa di indescrivibile».
Se non fosse corridore, a quest’ora cosa farebbe tuo fratello?
Davide: «Forse lavorerebbe nella ditta di mio padre. Al primo anno da dilettante non è andato come si aspettava e a metà anno aveva quasi smesso di correre. Così è andato a lavorare con nostro padre. Quel periodo sicuramente l’ha aiutato a capire com’è fatto il mondo fuori dal ciclismo e quanto sia bello il nostro sport. Infatti, non appena è arrivato al Cycling Team Friuli ha capito che il ciclismo era la sua strada. Sarebbe stato un vero peccato se avesse smesso».
Mattia: «Studiare sicuramente no, perché non ne ha mai avuto voglia. Probabilmente sarebbe andato a lavorare nell’azienda di mio padre».
Che consiglio daresti a tuo fratello per la prossima stagione ?
Davide: «Di impegnarsi al massimo e magari di ottenere qualche risultato importante. Quest’anno era sempre lì alla ricerca di una vittoria o di un buon piazzamento, si merita qualcosa di molto bello».
Mattia: «Di prepararsi bene, di non perdere tempo e iniziare subito con il piede giusto. Se in futuro ci dovessimo trovare in una fuga insieme? Anche se fossimo in squadre diverse lo obbligherei a tirare per me (ride e scherza, anche se forse vorrebbe che fosse realmente così, ndr). Magari ci potremmo alleare per far saltare gli altri compagni di fuga. Posso dire che andiamo d’accordo… ogni tanto.