Gavazzi smette: ecco i suoi consigli al giovane Piganzoli

03.10.2023
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LISSONE – Francesco Gavazzi si aggira tra i pullman delle squadre con la disinvoltura di chi ha passato una vita in questi spiazzi. Alla partenza della Coppa Agostoni, davanti al pullman della Eolo-Kometa, è pieno di gente: parenti e persone venuti a salutare i corridori. C’è anche la famiglia di Gavazzi, con uno dei due figli che gioca con la sua bici. Ricordiamo che lo stesso Francesco aveva detto di voler smettere con le gare, ma di non voler abbandonare l’ambiente. I giovani, ci aveva detto Ivan Basso, sono il miglior acquisto per la prossima stagione. L’essere riusciti a trattenere ragazzi promettenti permette loro di addolcire l’addio di corridori del calibro di Fortunato e Albanese

«Dopo l’Agostoni – dice – mi restano la Bernocchi (corsa ieri, ndr), il Piemonte e le due in Veneto, se non cambieranno i programmi. Avvicinarsi al finale di carriera mi rende tranquillo, me la sto vivendo bene. Non dico che è una liberazione, ma sapere di aver dato tutto quello che avevo mi fa sentire sereno. Sinceramente non vedo l’ora che arrivi in fretta il 15 ottobre, perché si è stanchi».

Gavazzi insieme a uno dei suoi due figli prima del via della Coppa Agostoni
Gavazzi insieme a uno dei suoi due figli prima del via della Coppa Agostoni

I consigli di “Gava”

Gavazzi ha messo alle spalle 39 primavere il primo di agosto di quest’anno. Dopo che in gruppo ha passato la maggior parte del tempo abbiamo provato a stilare quelli che sono i suoi consigli ai giovani che rimarranno in Eolo-Kometa.

«Nel ciclismo di adesso – racconta Gavazzi – non c’è tanto tempo di sbagliare, sia in corsa che fuori corsa. Sicuramente rimanere in una squadra come la Eolo che ti coccola e ti fa crescere senza stress in un ciclismo esasperato penso sia la cosa migliore. Si tratta di ragazzi di 20,21 e 22 anni, sono giovani: le pressioni sono forti. Rimanere in una squadra come la Eolo ti permette di prenderti il tuo tempo, crescere e inserirti nel gruppo. Senza però dimenticare le esperienze agonistiche, le corse a cui abbiamo partecipato sono importanti: Giro d’Italia, Sanremo e Lombardia per esempio».

Gavazzi davanti a Piganzoli, i due sono entrambi valtellinesi e buoni amici
Gavazzi davanti a Piganzoli, i due sono entrambi valtellinesi e buoni amici
Come ci si avvicina a questi appuntamenti da giovani?

A livello di professionalità non deve esserci alcuna differenza rispetto alle gare minori. E’ ovvio che a livello emotivo, invece, ha un peso e sono quelle emozioni che ti ricorderai anche negli anni futuri e che ti fanno crescere come ragazzo e corridore.

Questa estate, a Livigno, avete fatto un ritiro di squadra, un momento più leggero dove avete avuto modo di parlare?

Con “Piga” (Piganzoli, ndr) per esempio, siamo amici perché siamo anche vicini di casa, sono in confidenza. Io ho 39 anni, lui 21, quindi la differenza di età si fa sentire, però si parla delle mie esperienze passate, del ciclismo che era e che è. A tavola, in ritiro, si parla quasi sempre di ciclismo, ci sono tanti aneddoti, anche dei direttori. Sono spunti utili per i giovani per pensare ed essere consapevoli.

Le emozioni di un Giro d’Italia rimarranno sempre nel cuore di un corridore
Le emozioni di un Giro d’Italia rimarranno sempre nel cuore di un corridore
Qual è la curiosità principale che ha Piganzoli?

Chiede spesso come fosse il ciclismo quando sono passato professionista io, nel 2005. In 17 anni è cambiato tutto: non si pesava la pasta, non c’era TrainigPeaks, iniziavano ad esserci i potenziometri, mentre ora se non ce l’hai non vai nemmeno a letto. La curiosità è sapere come si è evoluto il ciclismo e come era prima. 

Essere curati è positivo da un lato ma può nascondere anche lati negativi…

Un ciclismo professionale e molto più stressante, sia in corsa che fuori. Sia come gestione che come preparazione, risulta davvero molto usurante. E’ giusto viverlo con un distacco e comunque dare il 100 per cento senza farne diventare una malattia. 

La stagione di Gavazzi è stata lunga, ora si gode le ultime gare prima del ritiro
La stagione di Gavazzi è stata lunga, ora si gode le ultime gare prima del ritiro
Tu che hai visto crescere Piganzoli, quest’anno com’è stato?

Devo dire che ha fatto tante esperienze di rilievo ma è stato anche preservato. Ha capito quali sono le gare del suo livello e ha capito come corrono quelli che vanno forte davvero. Sono convinto che questo 2023 sarà un anno che in futuro gli tornerà molto utile. Dal prossimo anno avrà un bagaglio importante.  

Hai notato qualche “difetto”?

Non lo chiamerei così, però vedo che c’è tanta fretta di crescere e di fare. Dopo la Coppa Agostoni, per esempio, era giù di morale perché non era andato come si sarebbe aspettato. Deve imparare a convivere con queste sensazioni, capita nel ciclismo, anzi sono più le volte che non vai come vorresti rispetto alle altre. Lui non si è fatto prendere troppo dallo sconforto e al Giro dell’Emilia è arrivato 16° che in una gara di alto livello come quella è un grande risultato. Senza dimenticare che lui si è preparato alla grande per il Tour de l’Avenir quest’anno, staccando dalle corse per più di due mesi. Sapete cosa?

Piganzoli (a sinistra) ha incentrato la sua seconda parte di stagione sul Tour de l’Avenir, chiuso in terza posizione (foto DirectVelo)
Piganzoli (a sinistra) ha incentrato la sua seconda parte di stagione sul Tour de l’Avenir, chiuso in terza posizione (foto DirectVelo)
Dicci…

Ora i ragazzi giovani sono abituati a vedere i loro coetanei super performanti appena passano professionisti. Ma non è sempre così, non tutti sono Evenepoel o Ayuso. Piganzoli ha tutte le carte per diventare un campione e questo primo anno da professionista gli risulterà fondamentale nella crescita.

Ha focalizzato tutta la sua seconda parte di stagione su quell’appuntamento…

E ha fatto bene, perché era l’ultimo anno in cui poteva partecipare, ed in più ha fatto un bel podio e tanta esperienza. Correre gare a tappe di alto livello come l’Avenir gli tornerà utile per il prossimo anno, quando gli obiettivi saranno corse come la Tirreno-Adriatico o il Giro d’Italia.

Come lo vedi in allenamento, abitando vicino qualche volta avrete pedalato insieme…

E’ molto tranquillo, si allena bene. E’ uno che si sa allenare, sta concentrato il giusto e questo mi piace, perché la gestione per i corridori è fondamentale, così da arrivare alle gare con la testa giusta. Ha una carriera davanti molto promettente. Poi lui, nonostante sia giovane ha capito cosa vuol dire fare il corridore, ha l’atteggiamento giusto.