Nonostante un paio di buchi in discesa e un guasto tecnico che l’ha costretto a fermarsi, Lorenzo Fortunato sul Carpegna ha venduto la pelle a carissimo prezzo. Era la prima salita di stagione, affrontata per giunta in un clima da lupi, eppure lo scalatore bolognese ha chiuso prima di corridori ben più navigati come Uran e Barguil e tutto sommato non troppo lontano da Evenepoel. Intendiamoci, niente di stratosferico, eppure un piccolo segnale da un ragazzo che ha iniziato la stagione al piccolo trotto, avendo i suoi obiettivi da maggio in avanti. E che, soprattutto, sta vivendo in una dimensione per lui totalmente nuova.
Ne abbiamo parlato perciò con Ivan Basso. La Eolo-Kometa ha investito parecchio per trattenerlo ed è chiaro che si aspetti degli altri passi avanti dopo le vittorie del 2021. Abbiamo scritto di recente su quanto sia difficile confermarsi, perciò con Ivan cerchiamo di capire quali siano e quanto alte le attese.
Che idea ti sei fatto di Lorenzo?
E’ un ragazzo che sta tirando fuori quello che aveva fatto vedere nelle categorie giovanili e che poi aveva perso per troppo tempo. Lo smalto di correre nelle prime posizioni. Ha faticato un po’ a riprenderlo. In questo momento lo vedo che vuole correre da campione, ma ancora non può, non ce l’ha dentro. Non ha ancora la statura per farlo e l’esempio c’è stato a Carpegna.
Che analisi hai fatto?
Ne ho parlato con lui dopo la tappa. Ha voluto fare corsa con i migliori e non ha osato. Non ha voluto anticipare insieme a Rosa perché aveva paura di staccarsi e ha portato a casa un dignitoso 17° posto. In una corsa così, può sembrare un risultato da poco, ma se guardiamo con chi era e dov’era un anno fa, quando non aveva fatto ancora un piazzamento nei primi 50…
Sta prendendo le misure?
Credo sia giusto che si metta alla prova, ma per ottenere dei risultati deve correre sicuramente in un altro modo, non come a Carpegna. Però a me piacciono i corridori che a volte prendono la responsabilità, fanno delle cose e poi capiscono che era meglio gestirla in un altro modo. Non li considero errori, li considero percorsi di crescita. E’ un corridore che secondo me ci farà divertire durante la stagione.
Che cosa poteva fare di diverso a Carpegna?
Ha fatto un’ottima gara, ma penso che se avesse osato nella prima scalata, avendo le gambe per arrivare 17° prima di Uran e gli altri, avrebbe potuto scollinare con 15-30 secondi e non avere poi problemi in discesa. Tra l’altro deve migliorare, perché ha preso due buchi proprio venendo giù.
Come si pone Fortunato davanti a certe osservazioni?
Ascolta i ragionamenti, li analizza e a volte ne propone altri. Fortunato è uno dei corridori più intelligenti che ho avuto nella mia gestione.
Stando così le cose, al Giro ha senso correre per fare classifica?
Il modo in cui correremo al Giro è un’idea in evoluzione anche nella mia testa, non ce l’ho ancora chiaro. Devo dire la verità: mi ha sorpreso positivamente questo suo inizio di stagione. Tenete conto che adesso deve fare un ritiro in altura di tre settimane, poi le ultime due gare di rifinitura prima del Giro. Quindi non pensavo fosse così avanti. Dopo lo Zoncolan si è confermato all’Adriatica Ionica. Ha fatto un ottimo Lombardia correndo con i migliori. Ha già fatto un secondo posto alla Ruta del Sol, ma non era preparato per andar forte. Doveva fare una buona primavera, ma il suo obiettivo è più avanti.
Sappiamo che va bene in salita, avete lavorato ad esempio sulla crono?
Quest’inverno, è andato con Sean Yates (uno dei diesse della squadra, ndr) a Londra per tre giorni in galleria del vento. Sean si sta occupando di lui per l’aspetto crono e la cura dei dettagli. Abbiamo Zanatta che cura di più programmi e risorse umane, in stile Liquigas diciamo. Mentre Yates invece si occupa di materiali e posizione.
Non c’è rischio che Lorenzo si metta addosso troppa pressione?
Deve farlo! Secondo me è una persona molto intelligente e poi abbiamo visto che la regge molto bene. Non solo quella che gli mettiamo noi, ma anche quella che si mette da sé, correndo e analizzando ogni cosa che fa. Lo vedo correre da grande. Io credo che Fortunato non abbia nulla da invidiare a Damiano Caruso o al Ciccone di turno.
Non gente qualunque…
Non posso proiettarlo in direzione Nibali ovviamente, però ricordo quando Damiano correva con noi alla Liquigas e vinse la tappa alla Coppi e Bartali. Avreste pensato allora che avrebbe fatto secondo al Giro? Era un ragazzo forte, che aveva fatto delle bellissime cose da under 23. Però doveva crescere, lavorare nel modo giusto, trovare sicurezza. Mancava la maturità che ora l’ha portato a ottenere dei risultati. Lorenzo può seguire il suo percorso. Di questo sono piuttosto sicuro. E può farlo con noi…