La scelta di Sagan è un assaggio di futuro

02.11.2021
5 min
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Lo guardi. Lo ascolti. Provi a ricordare com’era e ti rendi conto che il Sagan di oggi è un altro mondo rispetto al ragazzino che a vent’anni cominciò a spaccare tutto. E’ cambiato lo sguardo, è cambiato anche il tono. Ci si chiede fino a quando saranno vincenti Pogacar ed Evenepoel, senza rendersi conto che Peter l’ha già fatto e la sua parabola potrebbe aver tracciato la via. Nove anni al top con 109 vittorie, dai 20 ai 29. Il Fiandre, la Roubaix, tre Gand, tre mondiali di seguito, 12 tappe e 7 maglie verdi al Tour. Si fa fatica a contarle, sembra poco? Sembra un secolo fa, in realtà si va così veloci che in una stagione si concentra quello che normalmente accadeva in due. Pensate alla Sanremo di Stuyven, non vi sembra lontanissima? Invece è successo quest’anno.

E così, con le 32 candeline che spegnerà il 26 gennaio in maglia Total Energie, Peter si spinge in una fase da decifrare. C’è chi dice che la scelta francese sia stata un ripiego a fronte di risultati che non vengono come prima, si vedrà. Di sicuro, quasi fosse un robot instancabile, da lui si continuano a pretendere il salto doppio e la piroetta, come da Pogacar si vorranno ogni anno il Tour e la Liegi. E sembra persino strano che Evenepoel, in un raro riflesso di normalità, sia rimbalzato contro le durezze del Giro. Bentornati con i piedi sulla terra.

Progetto di crescita

Sagan riparte dalla Francia, da una squadra più piccola di quelle cui era abituato. Si dimentica però che anche la Bora-Hansgrohe in cui approdò nel 2016, fresco di maglia iridata, era ancora una professional sulla porta del WorldTour.

«Voglio aiutarli a crescere – dice – presto mi sentirò come a casa mia. Bernaudeau (team manager della squadra, ndr) è serio quando necessario e divertente nel resto del tempo. Vuole che i suoi corridori si divertano sulla bici. Attenzione, siamo d’accordo: il ciclismo è un lavoro a tempo pieno e bisogna prenderlo sul serio. Richiede molti sacrifici, ma bisogna anche saper valorizzare il piacere, mettere un po’ di leggerezza in tutto ciò che si fa, altrimenti non dura».

Alla partenza del Fiandre, con Pedersen, Van der Poel, Van Aert e Alaphilippe: nell’olandese Sagan rivede se stesso?
Alla partenza del Fiandre, con Pedersen, Van der Poel, Van Aert e Alaphilippe: nell’olandese rivede se stesso?

La routine della pressione

Con Peter in Francia sono arrivati Specialized e Sportful. E se due marchi così continuano a seguire il personaggio più che le sue vittorie, vuol dire che oltre all’amicizia si può parlare di un ritorno.

«La TotalEnergie – dice Peter – mi voleva davvero e lo ha dimostrato per tutto il tempo. Ad ogni nostra domanda, hanno risposto immediatamente, mentre altri impiegavano settimane. Sta nascendo una squadra intorno a me e questo è ciò che mi attrae del progetto. E’ una pressione, certo, ma la pressione è la mia routine da molto tempo. Non crediate che nelle squadre precedenti fosse troppo diverso».

Suo figlio Marlon va a scuola a Monaco e sta crescendo con il francese: «Dovrò impararlo meglio per capire cosa dice!»
Suo figlio Marlon va a scuola a Monaco: «Dovrò imparare il francese per capire cosa dice!»

Sbarco in Francia

Il salto verso l’ignoto sarà semmai l’approdo in un team francese. Perché è vero che Specialized è americana, ma è altrettanto vero che in Francia comanda la Francia. La lingua del gruppo smetterà di essere l’inglese a prescindere e per rapporti quotidiani con gli sponsor e i media, imparare il francese diventerà un passaggio piuttosto cruciale.

«Ho conosciuto tre squadre prima di questa – dice – e ogni volta mi sono integrato rapidamente. Anche se questa volta mi rendo conto che dovrò prendere lezioni di francese. Parlare la lingua è fondamentale in una squadra di casa, una vera risorsa. In realtà è anche ora di farlo. Mio figlio Marlon va a scuola a Monaco e parla già un po’ di francese. E’ essenziale che lo impari anche io per capire cosa sta dicendo…».

Sagan lascia la Bora-Hansgrohe dopo 5 stagioni, le stesse trascorse nel gruppo Liquigas, poi Cannondale
Sagan lascia la Bora-Hansgrohe dopo 5 stagioni, le stesse trascorse nel gruppo Liquigas, poi Cannondale

Il tempo che passa

Le cinque vittorie e gli otto podi fanno capire che sarebbe bastato davvero poco per dare anche al 2021 i contorni di una stagione trionfale: con cinque vittorie è comunque un’annata positiva. E se Nibali  e gli uomini di classifica hanno dovuto chinare il capo davanti a Pogacar, Bernal, Tao Geoghegan Hart e Hindley, uno come Peter si è scontrato contro quella furia di Van der Poel e c’è da scommettere che in certi momenti gli sia sembrato di rivedere il se stesso di dieci anni fa.

«Faccio tanti piazzamenti – ammette – ma ogni tanto vinco anche io. Il ciclismo è cambiato molto negli ultimi tre anni. Questo di per sé potrebbe non avere nulla a che fare con il mio percorso precedente, ma è un dato di fatto. Sono comparsi volti nuovi, ragazzi di talento ed è cambiato anche il modo di correre. Se voglio continuare, non ho altra scelta che adattarmi e lavorare e lavorare ancora. Una volta vincevo regolarmente e sono diventato campione del mondo per tre anni consecutivi, ma non è mai stato facile. Le mie vittorie, come quelle degli altri, sono frutto di sacrifici. E’ il prezzo da pagare per arrivare in cima e soprattutto per restarci. Corro da quando avevo 9 anni, oggi ne ho 31: è tanto tempo. Penso di poter dire che amo quello che faccio, che faccio tutto il possibile per essere protagonista in gara. Ma sì, sto invecchiando anch’io…».