Il marchio Aurum non rappresenta esclusivamente le biciclette dei ragazzi del Team Eolo-Kometa, ma è prima di tutto un insieme di idee che hanno preso forma. In giro le vediamo poco, per ora, ma alle spalle c’è un progetto di sviluppo del brand da non sottovalutare.
Un passo alla volta, perché nulla deve essere lasciato al caso. Aurum è il marchio di Alberto Contador e Ivan Basso, perciò abbiamo fatto qualche domanda proprio al campione varesino.


Dove e come nascono le biciclette Aurum?
Le biciclette Aurum nascono principalmente dalle idee di Alberto (Contador, ndr). Lui non è stato solo un grande campione, ma è tutt’ora uno che ricerca il massimo e la perfezione tecnica, preciso e meticoloso. Per gli ingegneri che devono sviluppare una bicicletta è una sorta di bestia nera. Io ci ho messo del mio, considerando che le richieste e le necessità dei due profili sono molto, molto differenti.
Qual è stato il risultato?
Nell’insieme abbiamo dato forma a tante idee, ad una passione e il risultato è un mix dall’elevato tasso tecnico. Come Aurum abbiamo un ufficio a Taiwan, dove è situata anche la produzione.










Invece il design dove trova ispirazione?
Partendo dal presupposto che le Aurum non sono degli open-mold, ma sono delle produzioni esclusive, disegnate e ingegnerizzate da noi, la volontà è stata quella di creare una bicicletta con delle forme pulite, quasi essenziali. Non c’è stato un altro modello di bici al quale ci siamo ispirati, ma di sicuro abbiamo cercato in tutti i modi di conciliare l’eleganza con l’efficienza.
Quanto tempo è stato necessario prima di arrivare alla bici che oggi vediamo in dotazione ai ragazzi del Team Eolo-Kometa?
Due anni. I primi due telai erano di colore nero, nelle taglie 54 e 56, con i freni a disco. Le biciclette erano rispettivamente quella di Alberto e la mia, da qui abbiamo iniziato una serie di prove.








Il passo successivo?
Subito dopo, comunque prima di procedere con la produzione vera e propria, sono arrivati 40 frame-kit per 40 corridori/tester, di tutte le categorie, dagli juniores fino ad arrivare ai pro‘. Taglie differenti e caratteristiche differenti, dai velocisti fino ad arrivare agli scalatori più leggeri. Tutte queste prove hanno completato l’iter dei test a banco.
Dopo questa moltitudine di test, avete richiesto dei cambiamenti del progetto?
I due modelli simbolo di Aurum, la Magma e la Essenzia sono rimaste sostanzialmente quelle, giusto qualche piccola variazione dei dettagli. Quando abbiamo cominciato a produrre eravamo certi che il prodotto fosse al top.




La visibilità che il brand ha avuto grazie al team non è poca, eppure le bici si trovano poco, per lo meno qui in Europa. Quale può essere il motivo?
Abbiamo puntato fin da subito sulla vendita e sulla veicolazione online, considerando anche una certa maturità delle vendite attraverso la rete e grazie a Contador siamo partiti dalla Spagna. Ma la politica di fare un passo alla volta è qualcosa che ci appartiene. Ecco perché il progetto Aurum deve crescere gradualmente.
Avete individuato i prossimi step?
Ci siamo posti degli obiettivi, questo è chiaro, ma è pur vero che la nostra capacità produttiva attuale non ci permetterebbe di affrontare grosse richieste. Questo fattore procede di pari passo con una qualità che non vuole essere sacrificata.






Quindi?
Vogliamo essere credibili e far aumentare la credibilità di Aurum senza fretta. Un percorso di crescita graduale, proprio come fa un corridore prima di diventare un campione.
C’è un progetto futuro di marketing e di crescita?
Assolutamente. Ma fin da ora per le biciclette Aurum ogni gara, manifestazione ed evento sono un’esposizione del marchio. Ogni corridore è una sorta di ambassador.


Di quali eventi parliamo?
Ad esempio la Mallorca312 e la Granfondo Alberto Contador. Il supporto agli eventi deve fornire anche un’immagine piena e di qualità, non deve essere una semplice bandierina puntata a caso.
E invece per quanto concerne una nuova piattaforma e un nuovo modello?
Ci sarà un’importante novità in tempi brevi e anche in questo caso non sarà una bicicletta banale.