Gavazzi, quasi 38 e nessuna voglia di smettere

26.07.2022
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A quasi 38 anni Francesco Gavazzi è uno dei “grandi vecchi” del ciclismo nostrano. Nell’ambiente circolano voci che lo vorrebbero pronto ad appendere la bici al chiodo, ma ce lo vedete il valtellinese chiudere la sua carriera così, quasi di soppiatto? Soprattutto ora che ha trovato un ruolo che lo diverte e gli ha restituito la passione? Già, il segreto è tutto lì e Gavazzi non ha alcuna intenzione di mollare.

Approdato alla Eolo Kometa nella scorsa stagione, il lombardo che compirà 38 anni il 1° agosto vuole proseguire un altro anno almeno, continuando in quel ruolo di “chioccia” per i più giovani che ha caratterizzato la prima parte di stagione.

«Io nel complesso – dice – sono soddisfatto di come sono andate le cose. Finora ho corso tanto, ben 59 giorni, ma mi sono trovato subito bene nel team e soprattutto ho trovato nel ruolo di regista in corsa la mia giusta collocazione, che mi ha dato una forte spinta a continuare».

Gavazzi Eolo 2022
Il lombardo attorniato dai compagni: il suo ruolo di regista in corsa è tangibile
Gavazzi Eolo 2022
Il lombardo attorniato dai compagni: il suo ruolo di regista in corsa è tangibile
Ti pesa il fatto di essere entrato nei primi 10 solo in una tappa al Giro di Turchia?

Non particolarmente, anche se certamente avrei voluto qualcosa di più dal Giro d’Italia. Mi sarebbe servita una condizione più brillante di quella che effettivamente avevo. Non sempre si ha quel che si vuole, io comunque ho anche provato a entrare in qualche fuga ma senza fortuna, d’altronde non è stato un Giro nel quale c’erano molte occasioni per centrare la fuga giusta, serviva anche tanta fortuna. Il mio ruolo principale era comunque sostenere Albanese e Fortunato, i nostri uomini di punta.

Parliamo allora dei tuoi compagni iniziando da Albanese…

E’ andato davvero forte in questa prima parte di stagione, anche all’italiano è mancato pochissimo che centrasse la fuga e poi se la sarebbe giocata per il titolo. L’unico problema di Vincenzo è che gli manca la vittoria che lo sbloccherebbe anche mentalmente. E’ giovane, ancora molto giovane anche se ormai ha messo da parte qualche anno di esperienze, io dico che uno così veloce come lui che tiene bene anche in salita non può non vincere.

Albanese terzo a Jesi alle spalle di Girmay e Van der Poel, eccolo dietro in pieno sprint
Albanese terzo a Jesi alle spalle di Girmay e Van der Poel, eccolo dietro in pieno sprint
Pensi sia solo questione di testa?

Più che altro di fortuna. In Slovenia ad esempio, è sempre stato nei primi 10, ma lì Pogacar faceva il bello e il cattivo tempo. Alla Vuelta Asturias è andato fortissimo nell’ultima tappa, peccato che Simon Yates avesse centrato la fuga. Serve solo l’occasione giusta, ma io dico che è questione di tempo se mantiene una forma simile. Basta una vittoria, poi sarà un altro corridore…

Veniamo a Fortunato, tutti lo attendevano al varco al Giro…

Io ho vissuto la sua avventura passo dopo passo e posso dire che non è andato male. Bisogna guardare l’andamento del suo Giro togliendosi dalla mente quel che aveva fatto lo scorso anno. Stavolta correva per la classifica e aveva gli occhi degli avversari puntati addosso e meno spazio a disposizione, eppure è stato comunque protagonista. Lorenzo è giovane, sta maturando e acquisendo consapevolezza del suo valore e delle sue possibilità. Ad Aprica era andato veramente forte, ma non era la giornata ideale per cogliere l’obiettivo. Diamogli tempo.

Per Gavazzi il Giro di Fortunato non è stato poi negativo: deve prendere confidenza con il nuovo ruolo
Per Gavazzi il Giro di Fortunato non è stato poi negativo: deve prendere confidenza con il nuovo ruolo
Proprio il tempo è un argomento centrale nel ciclismo attuale, oggi tutti cercano il talento precoce. Tu, in base alla tua esperienza, pensi sia giusto o sbagliato?

Non c’è una risposta netta. Io penso a 10 anni fa e ai corridori che passavano allora. Quelli di oggi, anche i ragazzi che arrivano direttamente dagli juniores sono più strutturati e pronti, di un livello più alto, anche più evoluti dei coetanei di allora. Il problema vero è a livello mentale, perché il mondo dei professionisti è tutt’altra cosa. Farli passare presto può anche andar bene, ma poi vanno saputi gestire, per non stressarli troppo e dargli il tempo di imparare.

Che cosa farà Gavazzi ora?

Continuerà ad allenarsi per farsi trovare pronto per fine agosto, quando avremo in programma una trasferta in Slovacchia e poi tutte le corse del calendario italiano. Io vorrei continuare anche perché il progetto della squadra mi piace e mi coinvolge. Il fisico e la testa ci sono, almeno un altro anno posso tirare avanti per aiutare il team dal di dentro.

Gavazzi giro 2022
Gavazzi ha provato qualche fuga nelle fasi iniziali delle tappe del Giro, ma senza troppa fortuna
Gavazzi giro 2022
Gavazzi ha provato qualche fuga nelle fasi iniziali delle tappe del Giro, ma senza troppa fortuna
Come giudichi nel complesso questa stagione del team?

Forse sono mancate un po’ di vittorie, ma la crescita è evidente e il progetto, come ampiamente sottolineato da Basso e Contador, non va visto relativamente al singolo anno, ma in prospettiva. E’ chiaro che un successo cambia il modo di vedere le cose, ma tutto sta funzionando e soprattutto la struttura è davvero solida, un esempio.

Proviamo ad andare in là con la mente: che cosa vorresti allora dai prossimi mesi, tra la fine del 2022 e la prossima stagione?

Non ho grosse aspettative, voglio far bene con il team e aiutare gli altri perché ogni vittoria di squadra sarà anche la mia vittoria. Certo, poi se riuscissi a centrare un successo di tappa al Giro d’Italia 2023 sarebbe davvero la ciliegina sulla torta…