Corridori e cadute: ce ne parla “Paperino” Maestri

16.04.2022
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Uno dei più grandi rischi dei corridori è andare in terra, le cadute fanno parte di questo mestiere e quando accade bisogna saper reagire. E’ quello che è successo al Presidential Tour of Turkey a Mirco “Paperino” Maestri, che nella seconda tappa è finito rovinosamente a terra. Pochi istanti, un rapido check e subito in sella, pronto per riprendere la coda del gruppo, che piano piano, si era allontanato. 

Ma, cosa succede nella testa di un corridore in quei brevi istanti? E il giorno dopo? Con Mirco analizziamo tutte le situazioni che un ciclista deve affrontare dopo una caduta. Il corridore della Eolo-Kometa ci risponde dal lettino dei massaggi, ha appena concluso la sesta tappa in Turchia e, a detta sua, inizia a sentirsi meglio.

La Eolo alla presentazione della prima tappa del Giro di Turchia dove Maestri ha colto un settimo posto
La Eolo alla presentazione della prima tappa del Giro di Turchia dove Maestri ha colto un settimo posto
Allora Mirco, come stai?

Mah, stavo meglio tutto intero – attacca ridendo – è un vero peccato, la prima tappa ero anche riuscito a piazzarmi (settima posizione per lui sul traguardo di Kusadasi, ndr). Ne parlavo anche con il nostro preparatore Samuel Marangoni, stavo proprio bene, questa caduta ha proprio spezzato il ritmo. 

Una caduta del genere è difficile da “assorbire”…

Quando ti sbucci così tanto non è mai facile, mi sono rimesso presto in piedi e queste ultime tappe mi sono messo a disposizione di “Gava” (Francesco Gavazzi, ndr) che ieri è arrivato decimo ed è il nostro uomo di classifica. Poi ho dato una mano anche a “Lona” (Giovanni Lonardi, ndr) per qualche volata.

E tu, come stai?

Sempre meglio, i primi due giorni dopo la caduta sono stati tosti ma ora ho iniziato ad avere sensazioni in crescendo. Domani ci sarà una tappa bella mossa, una di quelle che fa selezione da sola, speriamo di riuscire a stare davanti.

Dopo la caduta la prima preoccupazione del ciclista è riprendere la bici, le cure si fanno in sella
Dopo la caduta la prima preoccupazione del ciclista è riprendere la bici, le cure si fanno in sella
La caduta è stata brutta…

Sì, ho sbattuto la faccia contro il braccio e ho grattato l’asfalto con tutta la parte sinistra del corpo, la spalla e la gamba sono quelle messe peggio. Diciamo che il soprannome Paperino non l’ho preso a caso…

Come si reagisce dopo una caduta così rovinosa?

Il mio istinto, come quello di tutti i corridori, è quello di alzarsi prontamente e riprendere la bici. Appena è arrivato il massaggiatore gli ho chiesto com’erano messi i denti, appena avuto l’ok sono risalito in bici.

Un corridore capisce subito se la caduta è grave o meno?

E’ una questione di abitudine, ahinoi! Appena ti rendi conto di essere a terra, realizzi se ti sei rotto qualcosa o meno. E’ anche abbastanza semplice capirlo: se cerchi di alzarti e non ci riesci allora qualcosa è rotto, solitamente si tratta di spalle o clavicole.

Maestri nelle tappe successive si è messo a disposizione della squadra
Maestri nelle tappe successive si è messo a disposizione della squadra
Ci sono state cadute dove avevi capito fin da subito di esserti fatto davvero male?

Quella più recente è la caduta sul Gavia durante il Giro d’Italia 2020. Lì ho rotto la clavicola e mi ero reso conto fin da subito che non ce l’avrei fatta a riprendere la corsa.

Una volta che riesci a risalire in bici quando ti accorgi delle ferite?

Durante la tappa stessa non ci fai neanche troppo caso perché sei caldo, con l’adrenalina in circolo e quindi tiri dritto. Poi appena arrivi in hotel inizi a sentire i primi acciacchi e una volta che ti stendi sul letto per dormire son dolori. Sono uno che quando si sbuccia così tanto non si mette a fare neanche i massaggi perché lo ritengo inefficace, piuttosto che fare una gamba sola non faccio nulla. Infatti, oggi (ieri per chi legge, ndr) sono i primi massaggi che faccio dopo due giorni. 

E il giorno dopo?

Il giorno dopo è difficilissimo, vengono fuori tutti gli acciacchi: la botta sotto al ginocchio, la contrattura… Poi le bende danno molto fastidio, perché ti tirano la pelle ad ogni colpo di pedale, anche se si sono fatti grandi passi in avanti in questo senso.

La sera in hotel si fa il primo check e si tirano le somme delle ferite
La sera in hotel si fa il primo check e si tirano le somme delle ferite
In che senso?

Mi ricordo di una caduta quando ero juniores, mi ero grattugiato metà corpo, una volta che mi si sono formate le croste soffrivo da matti. Ora invece con tutti i cerotti e le cure la pelle rimane più morbida e soffri un pochino meno.

Anche se, immaginiamo, che la vera sofferenza sia dormire bene…

Quello è impossibile! Non ci riesci proprio, io ho ricominciato a dormire in maniera decente giovedì sera. Le notti prima continuavo a girarmi nel letto, poi ti si attacca il cerotto alle ferite, insomma non dormi e di conseguenza non riposi.

Poi a te è successo anche all’inizio di una corsa a tappe, doppia sfortuna.

Questo fattore non ha aiutato per nulla. Anche perché in Turchia le tappe in totale sono 8 quindi ne avevo ancora tante davanti. Penso però che la cosa peggiore sia fare una caduta del genere all’inizio dell’ultima settimana del Giro. Lì hai tutta la fatica delle due settimane precedenti, l’organismo è più debole, non so quanti riuscirebbero a reagire. Poi c’è anche il rischio che ti salga la febbre la sera della caduta, insomma, meglio evitare.