Passeggiate, pedalate e panorami. Davide Piganzoli ama ogni metro della sua Valtellina e lo si percepisce dal modo in cui ce l’ha raccontata. Il classe 2002 di Morbegno, si è innamorato del ciclismo pedalando su una bici da corsa a 8 anni rivolgendo lo sguardo ai colossi da scalare che costellano la galassia della Valtellina.
La passione per la bici è di casa, infatti Davide è compaesano e compagno di squadra di Francesco Gavazzi di qualche anno meno giovane (38 anni). I due pro’ della Eolo Kometa Cycling Team viaggiano per il mondo a correre qua e là e per loro il ritorno a casa ha sempre qualcosa di magico e intimo. Saliamo in sella con Piganzoli per percepire questo attaccamento alla terra e il suo amore per le strade di casa.
Valtellinese DOC
«Sono nato a Sondrio, ma vivo a Morbegno. Mio papà è della Val Gerola e mia mamma di Cosio. I nonni della Val Gerola». Piganzoli ha da sempre respirato l’aria pura della Valtellina, e come lui genitori e nonni. Il suo albero genealogico fonda le sue radici in questo territorio unico.
«Ho iniziato a correre in bici a 10 anni – dice – ho iniziato da G5. Prima ho fatto un po’ di corsa a piedi e calcio. Da esordiente ho iniziato un po’ a scoprire quelle che erano le salite intorno a casa. Poi da allievo e così via. Tutt’ora ne scopro di nuove e oltre alle salite mitiche come Stelvio, Gavia, Mortirolo, mi piacciono anche quelle un po’ meno conosciute, ma altrettanto belle».
A renderlo però un valtellinese DOC, alla domanda quale sia il piatto tipico, non ha esitato un secondo, pronunciando con un sorriso: «I pizzoccheri! Su questo non ci si può di certo lamentare. Per quanto riguarda i vini invece mentre si pedala si è accompagnati dalle viti e dalle cantine che accarezzano le colline. Io non bevo e non sono un amante, ma so che il vino dalle mie parti lo sanno fare eccome».
Le salite preferite
I passi da queste parti si “sprecano”: Passo Gavia, Passo del Mortirolo, Passo Forcola, Passo San Marco, Salita ai Laghi di Cancano, Passo dello Stelvio, Passo dello Spluga e infine Salita a Campo Moro. Salite protagoniste del ciclismo che accolgono ogni anno migliaia di ciclisti e appassionati. Luoghi che grazie all’iniziativa Enjoy Stelvio Valtellina sono pedalabili senza il traffico in totale tranquillità.
«A me piacciono molto – dice Piganzoli – le salite al nord. Quindi in direzione di Livigno, per esempio lo Stelvio. Ho la ragazza ad Aprica e quindi faccio spesso Mortirolo e Gavia. Amo fare un po’ quelle che sono le salite storiche del ciclismo. Poi ce ne sono altre un po’ meno conosciute ma belle da scoprire come quella di Teglio oppure la salita di Eita che sale da Grosio. Sono quasi tutte impegnative e pendenti come piacciono a me».
«Se dovessi consigliarne una ad un ciclista che viene da queste parti, gli proporrei sicurante Gavia e Stelvio in quanto rappresentano due colossi e che hanno scritto pagine di storia del ciclismo passato e moderno. Almeno una volta nella vita vanno fatte».
Un luogo tranquillo
Se grazie a Enjoy Stelvio Valtellina pedalare da queste parti lo si può fare con la totale assenza delle macchine, durante l’anno la Valtellina rimane un contesto poco contaminato dalle quattro ruote.
«Di traffico – spiega Piganzoli – in Valtellina ce n’è poco. In questi giorni mi sono allenato in Toscana e sulla riviera romagnola e devo dire, senza nulla togliere a questi posti che hanno tanti altri pregi, che c’è una bella differenza. Quando torno a casa posso pedalare in tranquillità e le strade sono bellissime e si possono percorrere in modo scorrevole. Mi piace molto arrivare in cima alla salita e apprezzare il panorama. Per me non è solo bici ma qualcosa in più, è una fortuna godere di queste viste dopo essersele guadagnate con fatica e sudore.
Piganzoli per un breve periodo della sua vita e carriera è andato in Spagna alla Fundacion Contador dove ha conosciuto un’altra cultura per le due ruote. «I nostri paesaggi – spiega – specialmente quelli della Valtellina, ma ovviamente sono di parte, sono bellissimi e anzi possiamo essere orgogliosi nei confronti di tutti. Certo magari da paesi come la Spagna possiamo imparare come ci si comporta nei confronti dei ciclisti, qua a volte sembra quasi che facciamo un dispetto agli automobilisti, mentre là aspettano un tuo segnale per sorpassare».
I pro’ sotto casa
I professionisti sono approdati in Valtellina innumerevoli volte e lo hanno fatto passando sotto casa di Davide Piganzoli, facendolo incuriosire e innamorare di questo sport. «Vedere passare – racconta Piganzoli – il Giro d’Italia sotto casa ha sicuramente aiutato ad avvicinarmi al ciclismo. Quando andavo a vederlo sui passi mitici o alle partenze e arrivi, sapevo che quei momenti me li sarei portati dietro per tutta la vita. Sono andato sullo Stelvio, all’Aprica e ovviamente alla partenza da Morbegno».
“Hai voluto la bici, ora pedala”. Un proverbio vecchio e ridondante ma che da queste parti acquisisce un risvolto romantico che sembra quasi di barare nei confronti di altri luoghi. «L’estate è un vero e proprio paradiso. Le temperature fresche e il contesto la rendono un luogo magico. L’inverno quando è più freddo mi piace girare intorno a casa e fare passeggiate e trekking. Amo la montagna in ogni sua sfumatura».