Zambanini alla Vuelta e l’emozione della prima volta

15.09.2022
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Con la Vuelta ormai alle spalle il sole inizia a tramontare anche su questa stagione agonistica. Non prima, però, di illuminare gli ultimi impegni, tra cui mondiale e Giro di Lombardia, ultima classica monumento del calendario. In terra iberica è stato definitivamente consacrato il talento cristallino di Evenepoel. Il giovane belga ha indossato la maglia rossa alla sesta tappa e l’ha portata fino a Madrid. Tra i giovani in corsa si è messo in luce anche Edoardo Zambanini, migliore italiano in classifica generale: 36° a un’ora e mezza da Evenepoel. 

Il trentino di Riva del Garda era alla sua prima esperienza in un grande Giro. Si è messo a disposizione della squadra, portando a casa una bella prestazione ed un terzo posto alla nona tappa, che regala tanta motivazione e la voglia di tornare alla Vuelta e riprovarci. 

Edoardo Zambanini si è messo in luce dando una mano alla squadra e andando a caccia di fortuna in altre tappe
Zambanini si è messo in luce dando una mano alla squadra e andando a caccia di fortuna in altre tappe
Cosa fa un corridore quando torna dalla Vuelta?

Dopo tre settimane di corsa ininterrotta mi sono goduto la famiglia. Stare lontano da casa per così tanto tempo è strano, perché quando corri tutto scorre veloce, ma appena ti fermi realizzi che sei stato via un mese. Quindi, in questi giorni poca bici e tanto tempo con amici e parenti, mancavano. 

Qual è la cosa che ti ha colpito maggiormente?

Direi tante, ma quella che mi ha lasciato senza parole è il livello che si trova in corsa. Andavamo fortissimo tutti i giorni, praticamente sono state 21 corse di un giorno raggruppate tutte insieme.

Prima di partire che hai pensato?

Inizialmente ero abbastanza agitato, quando è arrivata la chiamata dalla squadra ero davvero nervoso. I miei diesse: Pellizotti e Florencio, mi hanno tranquillizzato dicendomi di pensare giorno dopo giorno. Così ho fatto, anche se, devo ammettere, che certi giorni pensavo «abbiamo ancora tante tappe davanti e tutte dure» poi mi ricomponevo e cercavo di non pensarci.

Zambanini Battistella 2022
Zambanini sulla ruota di Battistella, i due si sono messi in mostra alla Vuelta entrando in molte fughe
Zambanini Battistella 2022
Zambanini sulla ruota di Battistella, i due si sono messi in mostra alla Vuelta entrando in molte fughe
Quando hai scoperto che saresti andato alla Vuelta?

Pochi giorni prima dell’inizio, da un certo punto di vista è stato un bene, anche perché non ho avuto tanto tempo per tempestarmi di domande e agitarmi ancora di più (dice ridendo, ndr). Uscivo dal Giro di Polonia dove ho lavorato bene con il mio preparatore: Paolo Artuso. Abbiamo trovato un bel modo di fare e grazie a lui sono riuscito ad essere costante per tutta la stagione.

I giorni prima della partenza come li hai vissuti?

Ho realizzato di partire per la Vuelta solamente quando mi sono trovato la valigia vuota davanti. Lì, in quel preciso momento la tensione è schizzata ai massimi livelli. 

Immaginiamo allora in aereo, seduto davanti al finestrino…

Il viaggio l’ho fatto da Venezia, insieme a Franco (Pellizotti, ndr) e Roman Kreuziger, e direi per fortuna. Li ho tartassati di domande e dubbi, loro mi hanno tranquillizzato, mi hanno davvero aiutato molto. 

Qual è stata l’emozione più grande, la prima tappa o l’ultima?

Sono state due emozioni differenti: quella di Utrecht era un mix di agitazione e tensione, la partenza di un grande Giro. Prima lo avevo solamente sognato. Quella di Madrid è stata da pelle d’oca, c’era un mare di gente ad aspettarci nel circuito finale, in quel momento ho realizzato che avevo portato a termine una bellissima esperienza ed una grande corsa. 

Ti sei anche goduto la passerella finale di Nibali e Valverde.

Sì, che roba. Indescrivibile. Nel corso della tappa finale ho avuto anche modo di parlare con Vincenzo. Abbiamo avuto modo di confrontarci: sulle tappe, l’emozione di quel saluto calorosissimo… E’ un momento che ricorderò per sempre. E’ un corridore che ho sempre ammirato, ho il ricordo di me da bambino che lo guardavo vincere queste corse in televisione. Essere presente alla sua ultima è stato davvero particolare.

Con chi eri in stanza?

Con Luis Leon (Sanchez, ndr). Mi ha aiutato molto, soprattutto nella fase iniziale. Anche lui aveva capito che i primi giorni ero agitato, mi ha rassicurato dicendomi che sarebbe stata dura ma che facendo tutto per bene ce l’avrei fatta. 

Zambini in mezzo ai suoi due mentori di questa Vuelta: a sinistra Landa, a destra Luis Leon Sanchez
Zambini con al suo fianco Landa: un esempio da seguire, in corsa e fuori
Correre con Landa come capitano che sensazione ti ha lasciato?

Avevamo già corso insieme, al Tour of the Alps. Lui dietro lo schermo sembra sempre serio ma in squadra è molto gentile e simpatico. E’ un corridore che mi piace davvero molto, un esempio per tutti, soprattutto per me, anche come tipologia di atleta. E’ serio quando deve, insegna sempre qualcosa, e sa cogliere i momenti giusti per una battuta o uno scherzo.

Tappa preferita?

Mi è piaciuta molto quella di Sierra Nevada. Eravamo ben coperti in fuga con Gino Mader. Prima della salita finale ne dovevamo affrontare un’altra di 8-9 chilometri dove il gruppo si è frazionato. Sono riuscito a rimanere insieme ai primi, stare con loro mi ha dato una grande carica. Sulla salita finale sono rimasto fino a quando ho potuto con Landa, poi ho continuato con il mio passo. Avevo anche il tifo da casa, sono venuti a trovarmi i miei genitori e mia sorella, è stata una sorpresa, non ne sapevo nulla. Averli così vicini mi ha dato una carica in più. 

Durante l’ultima tappa Zambanini ha assistito alla passerella finale per Nibali e Valverde: una grande emozione
A Madrid Zambanini ha assistito da vicino alla passerella finale per Nibali e Valverde
Il giorno più difficile?

La 19ª tappa. Mi sono venuti i crampi in cima all’ultima salita, mi sono idratato poco e l’ho pagata. Ero riuscito a rimanere nel gruppo principale e in discesa ero pronto a lavorare per Landa. Ma appena passato lo striscione del Gpm ho sentito le gambe bloccate, ad un certo punto mi sono dovuto fermare a bordo strada dal dolore. E’ la tappa che mi è rimasta più indigesta, avevo praticamente terminato, mancavano solo la discesa e l’arrivo, invece i crampi mi hanno fermato. 

Insieme a Tiberi eri uno dei più giovani in gruppo. 

Era strano, soprattutto i primi giorni. Essere accanto a persone con così tanta esperienza, che sanno gestire queste corse mi ha messo un po’ in difficoltà mentalmente. Tiberi ed io siamo molto amici, negli anni abbiamo condiviso tante esperienze, anche in nazionale. Ci siamo sostenuti a vicenda, dicendoci che in futuro ci riproveremo, anzi magari ci daremo battaglia proprio noi due su queste strade (dice con voce allegra Zambanini, ndr). 

Zambanini, dopo Les Praeres sei pronto a riprovarci?

01.09.2022
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Il giorno dopo la “grande fuga”, sul lettino dei massaggi al termine della tradizionale sgambata del giorno di riposo, Edoardo Zambanini ripensa a quel che ha fatto. Se glielo avessero detto prima di imbarcarsi alla volta della Spagna, per il suo primo grande giro che avrebbe raggiunto un podio di tappa non ci avrebbe creduto neanche un po’. Col passare delle ore quel terzo posto a Les Praeres ha un sapore sempre più dolce ed è stato capace di restituirgli un grande sorriso.

«Io di solito sono sempre un po’ negativo nell’approccio alle cose – ammette il 21enne della Bahrain Victorious – ma sono anche molto tenace quando mi trovo in ballo e su quella salita non volevo proprio mollare, poi con tutta quella gente, quel tifo, era come se volassi».

Zambanini Battistella 2022
Zambanini sulla scia di Battistella: entrambi sul podio a Les Praeres, ci riproveranno?
Zambanini Battistella 2022
Zambanini sulla scia di Battistella: entrambi sul podio a Les Praeres, ci riproveranno?
Che cosa significava pedalare in mezzo a quella folla?

E’ esaltante. Di gente ce n’era davvero tanta ma non solo nell’ultima salita, anche in quelle precedenti. Con un tifo simile senti molto meno la fatica, sei completamente avvolto da quelle urla d’incitamento. Io avevo già partecipato al Giro dei Paesi Baschi e mi ero accorto del calore popolare, ma non posso negare che quello che ho provato a Les Praeres non lo avevo mai provato prima.

Com’è nata questa azione?

Con i responsabili ne avevamo parlato, se capitava l’occasione potevo lanciarmi in fuga, ma come si è visto dall’inizio della Vuelta le fughe partono con difficoltà, ci vogliono almeno 40 minuti perché si sviluppi l’azione giusta. Quando ho visto che si è formato un gruppetto di 5-6 corridori e il gruppo stava per fermarsi e lasciarli andare mi sono lanciato. Sentivo le gambe che mi dicevano di lasciar perdere, non sembrava, la mia, una grande giornata, invece mi sono ritrovato dentro.

Zambanini Bahrain
Il 21enne di Riva del Garda è al suo primo anno alla Bahrain: prima della Vuelta era stato 4° in Ungheria
Zambanini Bahrain
Il 21enne di Riva del Garda è al suo primo anno alla Bahrain: prima della Vuelta era stato 4° in Ungheria
Che cosa ti dicevano dall’ammiraglia?

Innanzitutto di collaborare fino all’ultima salita e così abbiamo fatto tutti, poi di non rispondere a tutti gli attacchi. Appena imboccata l’ascesa ci hanno provato prima Van Baarle e Battistella, poi ancora l’olandese, poi Meintjes e io l’ho seguito, ma non volevo strafare, sono andato su col mio passo per evitare di andare in crisi. Era una salita dura, c’erano belle rampe, sentivo che da dietro il gruppo si stava avvicinando ma sentito dentro di me che si poteva ancora fare.

Dietro intanto stava arrivando Evenepoel come una furia…

Sì, sentivo che era sempre più vicino, ma mi hanno insegnato di non mollare mai, potevo comunque farcela a conquistare almeno il podio e così è stato.

Viste le caratteristiche della tappa, possiamo ora definirti uno scalatore?

Sicuramente in salita vado bene e aver tenuto su un’ascesa del genere significa che non mi trovo male sulle ascese lunghe, quelle che durano molti minuti. Questa poi era una tappa completa, 170 chilometri e passa con un dislivello di oltre 3.000 metri con salite brevi e lunghe. Resto però un corridore che predilige gli strappi secchi e che ama le fughe, quelle con gruppi ristretti dove posso mettere a frutto anche le mie doti di velocità, perché allo sprint non sono proprio fermo…

Zambanini crono
Zambanini è orientato verso le corse a tappe, per questo dovrà lavorare sulla crono
Zambanini crono
Zambanini è orientato verso le corse a tappe, per questo dovrà lavorare sulla crono
Risultati del genere confermano anche una tua certa predisposizione per le corse a tappe…

Effettivamente in squadra stanno cercando di farmi specializzare. Quest’anno ho fatto poche classiche d’un giorno, ad esempio la Strade Bianche che mi è piaciuta molto, ma ho corso soprattutto gare a tappe di lunghezze medie, anche di una settimana, proprio perché dicono che sono le più adatte a me. Sono però contento di essere alla Vuelta, non era nei miei programmi.

E come la stai vivendo?

Scoprendola ogni giorno. Non posso sapere quale sarà la mia resa nell’arco delle tre settimane, ne è passata solo una, diciamo che mi sto sperimentando, ma chi ha più esperienza di me mi garantisce che corse del genere ti cambiano da ogni punto di vista, come gamba, come motore, come mentalità…

In squadra come l’hanno presa?

Molto bene direi, Io ho solo 21 anni ed ero partito soprattutto per lavorare per gli altri, ma il fatto che mi sia ritagliato un mio spazio è molto piaciuto.

Zambanini Europei 2021
Azzurro lo scorso anno agli europei, Amadori lo richiamerà per i mondiali?
Zambanini Europei 2021
Azzurro lo scorso anno agli europei, Amadori lo richiamerà per i mondiali?
Come sta andando per la Bahrain Victorious?

Non male direi. Abbiamo fatto finora 3 terzi posti, ci manca solo la vittoria e poi Gino Mader è ancora in lizza per riuscire a risalire la classifica e entrare nella Top 10. Io sono pronto a dargli tutto l’aiuto necessario, ci aspettano due settimane intense.

E se capitasse un’altra occasione?

Potete star certi che non mi tiro indietro, mi sono troppo divertito a lottare per quella vittoria e chissà che non capiti un’altra possibilità nella quale potrei essere ancora più fortunato…

A Zamosc sfreccia Thijssen, ma chi ride è Milan

31.07.2022
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Nel trasferimento che ci porta da Chelm a Zamosc si respira la tipica atmosfera polacca. I paesini, un agglomerato di case tra immense distese di grano, si colorano di camicie eleganti e di vestiti con i temi più variopinti. Le chiese si riempiono per la messa ed i cittadini si ritrovano dopo una settimana di lavoro. Ma in questa domenica c’è qualcosa di diverso, perché a Zamosc c’è il secondo arrivo in volata di questo Tour de Pologne. Una volata di gruppo, piena e compatta, vinta da Gerben Thijssen che precede Pascal Ackermann e un ritrovato Jonathan Milan.

Oggi la Bahrain si è trovata senza Bauhaus nel finale, così la volata l’ha fatta Milan
Oggi la Bahrain si è trovata senza Bauhaus nel finale, così la volata l’ha fatta Milan

Sprint vero

Se ieri, nella frazione inaugurale, i velocisti sono rimasti attardati oggi possiamo dire che si riprendono il loro spazio. Il nostro Jonathan Milan, che ritroviamo dopo un lungo periodo di assenza, coglie al volo l’occasione e si lancia nella mischia. 

«E’ stata una giornata un po’ così – ci racconta il ragazzone della Bahrain Victorious – bella dura, abbiamo avuto vento in faccia tutto il tempo. Nel finale dovevo tirare la volata a Bauhaus, devo ammetterlo, solo che lui negli ultimi 15 chilometri si è fermato a causa di una foratura. L’ho aspettato e siamo rientrati solamente ai meno cinque.

«Sarei dovuto essere il penultimo uomo di Phil, solo che appena arrivati dietro Haussler, che avrebbe dovuto lanciare la volata, ci siamo persi. Quando siamo arrivati all’ultimo chilometro ero lì e mi sono lanciato, sono stato un po’ indeciso perché pensavo mi arrivasse alle spalle Phil. Solo agli ultimi 100 metri ho abbassato la testa».

Uno stremato Jonathan Milan si gode il breve momento di pausa prima della cerimonia delle premiazioni
Uno stremato Jonathan Milan si gode il breve momento di pausa prima della cerimonia delle premiazioni

Un lungo stop

Milan parla a ruota libera, mentre dietro le nostre spalle continuano le premiazioni. Abrahamsen, norvegese della Uno-X ha strappato la maglia a Olav Kooij grazie agli abbuoni. Il fisico di Jonathan è imponente, per guardarlo in faccia serve alzare di molto lo sguardo. Ma quando si incontra il suo ci si rende conto della bontà dei suoi occhi e della gioia di essersi messo un periodo difficile alle spalle.

«L’ultima gara che ho fatto – riprende Milan – è stata la Saxo Bank Classic, che non ho nemmeno finito. Da marzo ad oggi c’è stato di mezzo un problema fisico che mi ha tenuto fermo e mi ha dato molte preoccupazioni. Ho avuto un’infiammazione nella zona tra l’intestino ed il colon, non sapevamo cosa fosse, ho fatto tanti esami ma senza mai una risposta.

«Il problema era che non riuscivo ad andare in bici, appena mi alzavo sui pedali mi partiva questa fitta. Così ho fatto un mese e mezzo senza bici, nel tempo è andato via da solo. Io stavo bene, solo che avevo questa cosa qua che mi frenava».

Oggi il meteo non ha risparmiato i corridori, vento e pioggia hanno segnato il loro cammino verso Zamosc
Oggi il meteo non ha risparmiato i corridori, vento e pioggia hanno segnato il loro cammino verso Zamosc

Il lento rientro

Con il fisico e la salute non si scherza, soprattutto quando si è giovani e la carriera è lunga. Le occasioni per dimostrare il proprio potenziale ed affermare al mondo la propria forza a Milan non mancheranno

«Ho ripreso a correre in pista a Cali due settimane fa, l’appuntamento successivo era questo ed ho cercato di prepararmi al meglio, non è andata male (dice ridendo, ndr). Caspita, non dico che è stato pesante ma di certo non bello, ho saltato tante gare e classiche che mi piacerebbe fare in futuro. Abbiamo dovuto ridisegnare il calendario e incominciare da zero.

«Tra pochi giorni ci saranno gli europei su pista ma non ci sarò, mi preparerò per le prossime gare su strada, prima Amburgo e poi Giro di Germania. Per la pista sono abbastanza tranquillo perché la squadra mi lascerà lo spazio per preparare al meglio tutti gli impegni che arriveranno.

Milan con il terzo posto di oggi ha ritrovato il sorriso che gli era mancato negli ultimi mesi
Milan con il terzo posto di oggi ha ritrovato il sorriso che gli era mancato negli ultimi mesi

La corsa continua

La sala stampa di Zamosc è all’interno del museo della guerra, un edificio di due piani che si trova nella zona periferica della città. Dalle finestre del primo piano si può vedere il rettilineo di arrivo dove si sono affrontati a viso aperto i corridori. Il Tour de Pologne sgombera le strade e si rimette rumorosamente in viaggio, dall’alto gli operatori sembrano tante formiche operaie indaffarate. 

Domani ci sarà l’arrivo di Przemysl, uno strappo di due chilometri con pendenze tra il 15 ed il 16 per cento negli ultimi duecento metri.

Si arriverà molto vicino al confine ucraino, meno di 15 chilometri. Il pensiero non potrà che andare a quello che succede al di là di quella linea, dove le strade non sono solcate da ruote veloci di biciclette ma da cingolati lenti di carri armati che distruggono tutto quello che incontrano.

FSA e Vision “in corsa” al Tour de France con ben 5 team

06.07.2022
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Il Tour de France di FSA e Vision corre decisamente veloce. Ma molto veloce. I due bike brand taiwanesi sono difatti in piena competizione equipaggiando con i propri componenti ben cinque formazioni: la EF Education Easypost, il team Bahrain Victorious, la Jumbo Visma di Van Aert e Roglic, il team Cofidis e la B&B Hotels p/b KTM.

Garanzia FSA

Fra i componenti più in vista, c’è la corona FSA full carbon 64T: compatibile con i gruppi a 12 velocità e con i misuratori di potenza, completamente nuova e realizzata utilizzando una tecnologia derivata dalla Formula 1. L’obiettivo? L’ottenimento di uno speciale materiale composito, estremamente rigido e leggero (appena 219 grammi). Sempre FSA fornisce la proprie guarniture in fibra di carbonio ai team EF Education Easypost e B&B Hotels p/b KTM: tutte compatibili con i gruppi a 12 velocità. Eliminato qualsiasi rischio di caduta di catena, il peso della guarnitura – nel caso dell’opzione 54-40 – è di appena 529 grammi.

EF Education Easypost, Jumbo Visma e B&B Hotels p/b KTM hanno anche montati all’interno dei movimenti centrali delle proprie biciclette i cuscinetti ceramici FSA: estremamente scorrevoli e leggeri. Quattro team FSA infine utilizzano il sistema di instradamento dei cavi ACR e SMR System per l’ottenimento della massima efficienza aerodinamica. Questo innovativo sistema, in attesa di brevetto, è una esclusiva di FSA e Vision ed è il frutto dell’esperienza dei due brand per quanto riguarda il tema dell’aerodinamica. Il risultato è una soluzione di passaggio dei cavi pulita, integrata ed efficiente per i marchi di bike che lo adottano al Tour: Cervèlo, Cannondale, De Rosa e KTM.

FSA e Vision sostengono anche la B&B Hotels p/b KTM di Pierre Rolland
FSA e Vision sostengono anche la B&B Hotels p/b KTM di Pierre Rolland

Innovazione Vision

Parlando invece delle soluzioni tecniche offerte da Vision per i cinque team supportati nel corso dell’edizione 109 del Tour de France, vanno segnalate in primis le ruote anteriori crono Metron 91 con cerchio interamente in fibra di carbonio, larghezza interna da 21 mm (realizzata appositamente per funzionare con pneumatici da 28 mm) e 21 raggi a lama aerodinamica. Il peso? 938 grammi. Molto originale la personalizzazione grafica delle stesse ruote realizzata da PALACE per gli atleti della EF Education Easypost. Le avrete sicuramente notata durante lo svolgimento della crono inaugurale di Copenhagen… non passavano certo inosservate.

Sempre Vision sono le protesi in composito, completamente personalizzate e realizzate a mano per adattarsi al meglio alle specifiche misure antropometriche dell’atleta. Queste “aero extensions” nascono in galleria del vento, ed il peso è di appena 120 grammi.

FSA fornisce la proprie guarniture in fibra di carbonio ai team EF Education Easypost e B&B Hotels p/b KTM
FSA fornisce la proprie guarniture in fibra di carbonio ai team EF Education Easypost e B&B Hotels p/b KTM

Il “cockpit” 100% integrato Metron 5D ACR, utilizzato da quattro team Vision al Tour, presenta un attacco manubrio più rigido e aerodinamico, oggi disponibile con la nuova finitura 3K Carbon. Il Metron 5D – dichiarano i tecnici Vision – si adatta alla posizione naturale delle braccia per l’ottenimento di un maggiore comfort ed una migliore respirazione, mentre la forma ad ala della parte superiore del manubrio ne agevola l’aerodinamica. Il peso è di appena 363 grammi nella misura 110×420mm.

Aggiornate da Vision anche le ruote lenticolari monoscocca in fibra di carbonio Metron TFW. Con la loro costruzione in composito 3K, queste ruote garantiscono rigidità, aerodinamica e leggerezza (appena 930 grammi).

FSA

Vision

Occhiali Defender: un supporto in più per la Bahrain al Giro

23.05.2022
2 min
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Rudy Project, azienda che da oltre 30 anni lavora nell’ambito sportivo portando tecnologie e prodotti all’avanguardia, presenta i nuovi Defender. Questi occhiali garantiscono un comfort e delle prestazioni sempre efficienti, per questo gli atleti del Team Bahrain Victorious li stanno adoperando sulle strade del Giro d’Italia

Un grande occhiale per il Giro

In un grande Giro non basta arrivare con un’ottima condizione fisica, ma anche tutto quello che ruota attorno al corridore deve essere perfetto. In Rudy Project si sono studiate le esigenze di ogni corridore, così da permettere a Landa e compagni di non lasciare nulla al caso. La fisionomia degli occhiali Defender permette una visione a 360 gradi aumentando notevolmente il campo visivo dell’atleta

Gli occhiali Defender permettono una visione a 360 gradi
Gli occhiali Defender permettono una visione a 360 gradi

La cura nei dettagli

Nell’occhiale Defender il nasello ed i terminali sono tutti regolabili a piacimento dell’atleta. In più è dotato di bumpers, intercambiabili, protettivi che proteggono la struttura dell’occhiale in caso di caduta. Il sistema di ventilazione Power Flow rende Defender estremamente sicuro e confortevole, questo sistema permette di evitare l’effetto appannamento sulle lenti. 

Le lenti sono intercambiabili in maniera estremamente semplice grazie al sistema “Quick Change”. Le stanghette si possono modificare in lunghezza e larghezza per non creare punti di pressione sulle tempie.

Gli occhiali Defender sono anche estremamente leggeri, il peso è di 28 grammi.

Il prezzo al pubblico è di 224,90 euro.

Rudy Project

Volpi: «A Landa do 7, ma d’ora in poi lo voglio più coraggioso»

21.05.2022
4 min
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Non saranno ancora le grandi montagne delle Alpi, ma di fatto oggi con la Santena -Torino, si comincia a salire. E quando si parla di salite Mikel Landa è a suo agio. Il suo direttore sportivo, Alberto Volpi, lo sta guidando alla grande.

E Landa, lo diciamo senza troppe riserve, ha bisogno di una guida. Anche domenica scorsa ha rischiato di mandare tutto all’aria. E’ caduto. Però è riuscito ad arrivare davanti. Volpi dovrà tenerlo a riparo da se stesso. Ma il ragazzo e il suo motore non si discutono.

Nella crono di Budapest Landa ha “incassato”, per Volpi tutto secondo la norma
Nella crono di Budapest Landa ha “incassato”, per Volpi tutto secondo la norma

L’insidia di Torino

«Sì, l’altro giorno Landa ha rischiato, ma sapete anche voi che nell’economia di un Giro capita sempre la giornata più o meno fortunata – dice Volpi – e per fortuna nostra, non è stato niente di grave. L’anno scorso è stato molto peggio. Diciamo che il conto con la sfortuna lo abbiamo saldato». 

«Sono fiducioso perché il percorso del Giro è adatto a lui. E lo è già da questo weekend che propone due tappe impegnative. E sono preoccupato soprattutto per quella di Torino, che è meno dura, ma anche meno lineare. E’ una frazione insidiosa adatta non a scalatori, ma a gente che pedala forte in salita. E c’è una bella differenza».

Volpi la sa lunga e il fatto che sia più preoccupato per questa frazione e non per quella di Cogne “fa scopa” con quello che abbiamo sostenuto: le insidie planimetriche (e tattiche).

Per Mikel Landa davvero una brutta caduta. Per fortuna nulla di grave
Per Mikel Landa davvero una brutta caduta. Per fortuna nulla di grave

Verso la terza settimana

Ma sarà soprattutto la terza settimana quella che deciderà tutto e che ci dirà davvero se Landa ha compiuto questo salto di qualità. Dal Tour of the Alps, Mikel ha parlato pochissimo, come se volesse starsene sulle sue e non attirare troppi i riflettori. Anche le mattine prima del via, in zona mista, è alquanto telegrafico.

«A partire dal giorno di riposo – spiega Volpi – l’ultima settimana è davvero severa e credo che i giochi si decideranno prima. Ma la penultima tappa (quella della Marmolada, ndr) potrà ancora dire qualche cosa, nel caso uno volesse rimediare o allungare un po’ sugli avversari. Per cui credo che per noi e per il nostro corridore sia un percorso strutturato bene.

«Rispetto agli altri anni arriviamo a questo punto bene direi, nonostante le cadute appunto. E credetemi, per come è caduto poteva andare molto peggio. E’ caduto in malo modo. Poi nel rientrare, in discesa, credo abbia fatto una curva troppo all’interno trovando dello sporco ed è caduto ancora, stavolta rompendo la tacchetta della scarpa. Però non ha perso la testa».

E questo punto lo hanno sottolineato in molti. Era facile saltare di testa. Affrontare una salita così dura, potenzialmente decisiva, con una scarpa diversa non è facile (un diesse avversario ci ha fatto notare che lo scarpino di Landa non fosse il suo, ndr). Segno davvero di un grande stato di forma.

Scarpe diverse per il basco nella salita del Blockhaus
Scarpe diverse per il basco nella salita del Blockhaus

Più coraggio

«Se dovessi dargli un voto? Finora gli do un sette perché è stato bravo, ma non di più perché spero possa avere più coraggio».

E questo a dire il vero un po’ ci ha stupito. Di solito il problema di Landa è che attacca un po’ troppo, si espone molto. Volpi lo vorrebbe più aggressivo. 

«Sì, sì… spero che possa avere più coraggio perché lui le gambe per fare certe azioni ce le ha. Ma per fare delle cose che da buone diventano eccezionali serve coraggio. Mi aspetto un po’ più di spregiudicatezza».

E per essere spregiudicati serve anche la squadra e a Landa proprio non manca. La Ineos-Grenadiers forse è un po’ più forte nel complesso, ma non in salita. Due scalatori come Buitrago e Pello Bilbao non li ha nessuno.

«Siamo attrezzati bene – dice Volpi – ma anche la Bora Hansgrohe, per esempio è molto forte ed anche imprevedibile. Hanno vinto due tappe, corrono con serenità… Magari non hanno il super scalatore, ma messi insieme fanno la differenza. E comunque anche la Ineos Grenadiers resta sempre una grande squadra. Mi aspetto di avere un giro di grande equilibrio, vincerà uno che è forte forte in salita».

Bahrain 2022

Kreuziger è sicuro: Landa farà un gran Giro

01.05.2022
4 min
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Per Roman Kreuziger, la campagna delle classiche è stata un esordio assoluto. Sembra strano dirlo per un corridore che per anni ha fatto di quel periodo primaverile uno dei grandi obiettivi della stagione, tornando anche con bottini importanti. Questa volta però non era più in sella a una bici, ma alla guida dell’ammiraglia e per certi versi al timone della nave della Bahrain Victorious. E parlando con lui, la vecchia grinta piano piano viene fuori, in sede di bilancio.

Mohoric Roubaix 2022
Mohoric è stato protagonista anche nelle Classiche, finendo 5° a Roubaix
Mohoric Roubaix 2022
Mohoric è stato protagonista anche nelle Classiche, finendo 5° a Roubaix

Bilancio in attivo

La stagione per il team ha certamente avuto un culmine con l’impresa di Mohoric a Sanremo, poi si è viaggiato sempre a livelli molto alti, basti pensare a Teuns e alla sua Freccia: «Non possiamo lamentarci, la squadra è andata bene nel complesso, abbiamo avuto un rendimento sempre molto alto con molti piazzamenti nella Top 10 e qualche perla assoluta. Per vincere deve davvero andare tutto nel migliore dei modi, serve anche un po’ di fortuna, ma se guardiamo agli inizi di stagione nel passato il bilancio è ampiamente in attivo e possiamo andare avanti con più tranquillità».

Proprio nei giorni del Belgio con Nakano, massaggiatore giapponese che lo ha seguito alla Liquigas
Proprio nei giorni del Belgio con Nakano, massaggiatore giapponese che lo ha seguito alla Liquigas
Per te, considerando la tua storia, la parte delle sfide valloni avrà sicuramente avuto un sapore particolare, senza contare l’Amstel…

Che dire, quando sono passato per quelle strade mi sono rivenute alla mente tante esperienze. Quei percorsi li conosco a memoria e questo l’ho detto anche ai ragazzi, quanto è importante immagazzinare nella mente esperienze e soprattutto i tracciati perché verranno utili in futuro. Dico la verità, non vedevo l’ora che arrivasse quel periodo. Mi sono ritrovato a guidare la squadra con Stangelj, a parlare alla radio con i corridori.

I ragazzi ti chiedevano le tue esperienze?

Devo dire di sì, anche Matej era molto attento, mi ha fatto molte domande. Sono gare dove bisogna studiare tutti i dettagli, è una settimana che va affrontata con attenzione anche dal punto di vista mentale. Quando poi ha una squadra come la nostra dove ci sono tanti potenziali leader, trovare l‘alchimia giusta non è semplice.

Teuns Romandia 2022
Non solo Freccia per Teuns: qui vince la prima tappa del Giro di Romandia su Dennis e Hirschi
Teuns Romandia 2022
Non solo Freccia per Teuns: qui vince la prima tappa del Giro di Romandia su Dennis e Hirschi
Vi è mancata qualche vittoria in più?

Visto quel che è arrivato, non è che ci lamentiamo. Avevamo però tante aspettative sulla Liegi e alla fine non tutto è andato nel verso giusto. Non abbiamo saputo sfruttare al meglio il nostro potenziale e dopo la gara ne abbiamo parlato: era importante eseguire i compiti che erano stati assegnati con attenzione, i ragazzi hanno capito che non applicando questa regola fino in fondo, poi si paga dazio.

Ora si avvicina il Giro d’Italia e le aspettative sono tante, soprattutto su Mikel Landa.

Mikel sta lavorando tantissimo, devo dire che la sua abnegazione è davvero motivo di orgoglio. E’ un corridore che finora è stato molto sfortunato, poteva ottenere di più se la sorte gli avesse dato una mano. Non sarà facilissimo portare a casa un risultato, ma so che lui ci crede e ha lavorato al meglio per questo, anche se il suo cammino di avvicinamento non è stato privo di difficoltà.

Landa Liegi 2022
All’attacco a Liegi, Landa ha chiuso 42°. Ora si gioca tutto al Giro, ma sarà anche al Tour
Landa Liegi 2022
All’attacco a Liegi, Landa ha chiuso 42°. Ora si gioca tutto al Giro, ma sarà anche al Tour
L’esperienza è dalla sua…

Sicuramente il basco sa come interpretare queste corse. Sa soprattutto che questa è davvero una delle ultime possibilità per vincere un grande Giro e ribadisco che per le sue qualità avrebbe già potuto farlo. Il percorso italiano quest’anno è abbastanza privo di chilometri contro il tempo e questo sicuramente lo aiuta. Il percorso è ideale e lui si sta avvicinando senza troppo stress, questo è un fattore fondamentale.

E per quanto riguarda Kreuziger? Questa è la tua prima stagione da diesse, ci avevi detto alla vigilia che eri allo stesso tempo entusiasta ma anche un po’ preoccupato.

Alla fin fine è più facile di quel che mi aspettavo. Sto imparando, giorno dopo giorno, ma lo faccio in un gruppo che è ben affiatato e nel quale ognuno ha un suo peso, dal corridore in gara fino all’ultimo dello staff. Tutti si contribuisce al risultato e questo è un concetto importante. Da corridore a diesse il passo è più breve di quel che pensavo: in squadra non manca davvero nulla e inoltre si comunica molto. Questo mi ha aiuto anche a non sentire la mancanza delle gare, anche se non nego che qualche volta mi sarei voluto gettare nella mischia e riassaporare vecchie sensazioni…

Zambanini: il lavoro per Pello e una Liegi “sfiorata”

27.04.2022
4 min
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Edoardo Zambanini ha esordito nel mondo dei pro’ con la Bahrain Victorious in una bella giornata di metà febbraio. Lo ha fatto nell’assolata Spagna, in Andalusia. Ad Ubrique, da dove partiva la Ruta del Sol. Il trentino si è messo subito a disposizione dei suoi compagni e dopo qualche decina di chilometri era già in testa a tirare.

La volta scorsa con lui avevamo parlato dei “primi passi”, ebbene: come stanno andando questi primi passi? L’esordio tra i professionisti è sempre un momento importante, ma anche delicato. Può trasformarsi in un boomerang se le cose non vanno bene. Fortunatamente non è il caso di Zambanini.

Zambanini in testa al gruppo nella prima tappa della Ruta del Sol al suo esordio con la Bahrain Victorious
Zambanini in testa al gruppo nella prima tappa della Ruta del Sol al suo esordio con la Bahrain Victorious

Obiettivo aiutare

Pochi giri di parole. Testa bassa, menare e aiutare i compagni: è così che ci si fa le ossa. E le ossa Edoardo se le sta facendo, con calma, dedizione e decisione. Il nuovo anno porta in dote grosse novità. 

«Sicuramente – racconta Zambanini – sono molto emozionato e ogni volta è bello essere in corsa. Ho la fortuna di stare in una squadra molto forte. Mettermi a disposizione dei miei compagni e aiutare il più possibile è il mio compito».

«Certo, i ritmi sono molto, molto alti. Si va sempre molto forte, soprattutto nel finale, però io una volta che ho finito il mio lavoro vado con più tranquillità, insomma mollo un po’ e per adesso riesco a salvarmi bene».

Volpi e Pellizotti sanno bene come dosare gli sforzi di un ragazzo che può sembrare già maturo, ma che maturo non è ancora. In questo modo, quell’effetto boomerang di cui accennavamo, è scongiurato.

Saluta Zambanini, correre al fianco di campioni come Landa è una grande opportunità per crescere in fretta
Saluta Zambanini, correre al fianco di campioni come Landa è una grande opportunità per crescere in fretta

Vita da pro’

Ma essere un professionista non significa solo indossare la maglia di un grande team e disputare le corse più conosciute. Significa viaggi, interviste, sveglie presto, una certa alimentazione… E non è facile prendere i ritmi, sincronizzarsi in tempi ristretti con luoghi, persone, orari e modi di fare diversi ogni volta.

«Anche in questo caso – riprende Zambanini – posso dire di esser stato fortunato. Qui in Bahrain Victorious è tutto organizzato molto bene. Ci mettono nelle condizioni migliori. Ci dicono cosa dobbiamo mangiare, ci danno un programma dettagliato della giornata con gli orari in cui dobbiamo essere pronti per la partenza dall’hotel, per la riunione, la tappa… Io mi sto trovando veramente veramente bene. Come detto, sono super organizzati ed è facile prendere il ritmo».

Nei giorni del Tour of the Alps, Zambanini ha fatto il compleanno ed ha compiuto 21 anni. Giovanissimo dunque. Eppure, sarà la vita cadenzata e rigida di cui si parlava prima, ma ogni mattina sembrava più maturo, più sicuro di sé anche in quelle fasi che precedono il via: rapporti con la stampa, foglio firma, tifosi.

Probabilmente, almeno nel caso Tour of the Alps, ha inciso il fatto che ha corso nella squadra presente più forte, quella che fino alla penultima salita aveva dominato la corsa con Pello Bilbao. Schierarsi con i più forti, muoversi in gruppo con il leader e con Landa, avere un peso nell’economia della corsa… tutto ciò contribuisce non poco.

«Pello è uno dei favoriti, il leader – ci aveva detto Zambanini – Mentre Landa è quello che gestisce la squadra. E’ lui che in corsa dà i compiti da fare. Io devo solo farmi trovare pronto».

Il 21 aprile, durante il Tour of the Alps, il trentino ha compiuto 21 anni
Il 21 aprile, durante il Tour of the Alps, il trentino ha compiuto 21 anni

Sogno Liegi

Sin qui Zambanini ha corso il giusto: 18 giorni di corsa, ben alternati con del riposo, ma tutte corse di alto livello. Questo ti trasforma. Tanto che che ci è sembrato ben più magro dello scorso anno.

«Forse correndo più giorni consecutivi si è un po’ più tirati, le corse a tappe ti prosciugano un po’ come si dice in gergo. E puoi perdere qualche chilo in più, però all’incirca sono come l’anno scorso».

Edoardo doveva anche andare alla Liegi, sarebbe stato un debutto con i fiocchi, il suo primo monumento. Ma poi Damiano Caruso ha alzato il braccio e ha detto di voler correre lui.

«Vero potevo andare – conclude Zambanini – ma in realtà sono sempre stato riserva. La Liegi sarebbe stata una grande corsa, ma in quel momento ero concentrato a finire bene il Tour of the Alps». 

Di certo se non è stato quest’anno, potrà andare nelle Ardenne l’anno prossimo e quello dopo ancora. Il tempo è dalla sua.

Le Merida Scultura che vedremo anche al Giro

22.04.2022
4 min
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Il Team Bahrain-Victorious dimostra di essere una squadra ben organizzata, al di là di quello che potrà essere la classifica finale del Tour of the Alps, degno antipasto del Giro d’Italia. Siamo andati a curiosare le scelte tecniche di Landa e Pernsteiner. Abbiamo chiesto a Ronny Baron, meccanico del team, una considerazione per quanto concerne i rapporti usati sulle Merida del team.

La scatola del movimento centrale e la parte bassa del piantone
La scatola del movimento centrale e la parte bassa del piantone
Che rapporti montate sulle Merida qui al Tour of the Alps?

La combinazione anteriore varia tra il 54-39 e 53-39, la scelta viene fatta anche in base alla planimetria della tappa e alle indicazioni del corridore. Non montiamo la corona da 36, perché si preferisce usare un ampio margine dei rapporti posteriori. Talvolta i pignoni sono 11-30, per le tappe più dure 11-34. la trasmissione è quella a 12 rapporti.

Scultura per tutti gli scalatori

Il gruppo degli scalatori del Team Bahrain-Victorious ha in dotazione la Merida Scultura Team. Cambiano le scelte dell’allestimento e gli atleti hanno a disposizione un pool di componenti molto vario. Tubeless e tubolari, in base al percorso e alle preferenze soggettive, oltre ad un cockpit integrato tra Vision e Merida.

Ruote da 55, oppure da 40

Ci sono le ruote Vision Metron SL, con profilo da 55 millimetri e abbiamo notato che molte di queste hanno la predisposizione tubeless e poi ci sono quelle da 40, queste ultime con i tubolari. I tubeless utilizzati sono i Continental GP5000s TR, con una larghezza da 28 millimetri, soluzione apprezzata anche da Pello Bilbao.

Pernsteiner ad esempio utilizza le Metron SL da 40 millimetri e con i tubolari Continental Competition LTD da 25, quelli con la parte centrale slick e puntinata ai lati.

Manubrio Vision o Merida

I corridori hanno la possibilità di scegliere, tra un cockpit integrato Vision 5D (quello con arcuatura verso il fronte della bici) e un Merida Team SL. Quest’ultimo è un sistema molto recente e legato a filo diretto con la nuova Merida Scultura Team.

Il manubrio Merida è usato da Pernsteiner e Landa. Il primo preferisce uno stem piuttosto classico in fatto di angolo negativo, mentre Landa ha un setting decisamente aggressivo. Non ci sono i pulsanti da scalatore per la trasmissione.

Le selle in avanti, tra corte e standard

Tre corridori con le selle tradizionali e 3 con quelle corte (Scratch M5). Tutti gli atleti Bahrain però, adottano una posizione aggressiva, molto caricata sul piantone e sull’avantreno. Il più estremo è di sicuro Pernsteiner, con la sella tutta in avanti e reggisella con off-set zero, da vero biker (Pernsteiner è stato un fortissimo interprete della disciplina) e da scalatore puro.