E siccome sono stranieri, hanno dietro la WorldTour e vincono sempre, chissà poi che faranno quelli della Auto Eder. Magari neanche li mandano a scuola. Li pagano per vincere…
Sembra già di sentirli certi discorsi… anzi li abbiamo sentiti. E siccome un po’ di curiosità di vedere la Bora dei piccoli c’era già venuta, siamo andati alla fonte.
Il dottor Schrot
Il dottor Christian Schrot ha 46 anni ed è il direttore sportivo, ma anche il responsabile della preparazione e il coordinatore dei talent scout che gravitano attorno al team giovanile tedesco. La squadra esiste dal 2007, da quando Ralph Denk partì con la allora NettApp, ma due anni fa si è deciso di salire a un livello più internazionale, ispirandosi al modello del calcio, per la mentalità e il tipo di struttura.
«Abbiamo provato – spiega Schrot – a portare un concept diverso. Vogliamo corridori da far crescere, per cui facciamo scouting osservando le potenzialità e non i risultati. Detto questo, i ragazzi possono anche stare a casa per allenarsi e andare a scuola, ma è vero che ci piace coinvolgerli in ritiri collegiali, a volte anche con la squadra WorldTour. In quei casi, ci aspettiamo che rispondano: presente. Abbiamo tutto in comune con il team dei pro’, i materiali e l’esperienza per gestirli».
Qualcuno sussurra che per anteporre il risultato al resto, magari se non vanno a scuola va anche bene…
Non è affatto vero. I nostri ragazzi finiscono tutti la scuola, devono essere ben educati. Magari non tutti andranno all’università, ma al diploma vogliamo che arrivino tutti. Devono saper conciliare scuola e allenamento, da questo non si transige.
In questa fase si fa un gran parlare dei rapporti non più limitati: voi li avevate già… sbloccati?
Non li abbiamo mai allenati con rapporti più lunghi. Abbiamo sempre lavorato con gli stessi rapporti che avremmo poi utilizzato in gara.
Pensi sia stata una scelta giusta?
Penso che alla base ci possa essere anche una ragione tecnica. Le aziende che producono pignoni fanno fatica ormai a fare dei pacchi come quelli che servono agli juniores. Sul fronte sportivo, mi sento di dire che si esalterà ancora di più la differenza tra i forti e i deboli. Ci saranno distacchi maggiori e a quell’età basta essere appena un po’ precoce per disporre di più forza. Giusto o sbagliato, dipende da come vuoi farli crescere. Per la nostra mentalità, cerchiamo sempre il miglioramento, ma ci interessa che soprattutto accrescano la loro esperienza. Siamo moderati, non li assilliamo.
Si parla di problemi legati allo sviluppo…
Non ho ricerche che lo sostengano. Non so se ci sarà un impatto su questi aspetti. Obiettivamente conosco le ragioni di quella limitazione e non vedo le ragioni per non eliminarla. Non credo che alla fine vinceranno atleti diversi.
Si dice che in realtà serva per farli passare professionisti già da juniores.
Io credo che un’esperienza fra gli under 23 serva. Per questo anche se li inseriamo presto nella Bora-Hansgrohe, ci sta a cuore che corrano con la nazionale della loro età per mantenere la mentalità vincente. Correre fra gli U23 è un bene per i ragazzi e ci permette di mantenere buoni rapporti con le altre squadre.
Capita che voi li facciate crescere e poi altri team li portino via.
Se li cresci, lo fai per la tua squadra. Non parliamo di prodotti da vendere, ma di persone. Se si trovano bene, restano. Altrimenti vanno. Il nostro interesse ovviamente è tenerli con noi, ma se vogliono andare via, non possiamo legarli.
Si guadagna bene alla Auto Eder?
Sono dilettanti. Il grande benefit che possiamo dargli è la vicinanza della squadra maggiore. E’ sempre stato così, vedendo la nostra storia. Quando cominciammo eravamo una continental, la piccola NettApp. Non avevamo tanti soldi, ma siamo cresciuti fino al livello WorldTour. La struttura si è solidificata e nell’età juniores, che poi è il primo step internazionale, non si pensa ai soldi, ma a imparare le tattiche, come allenarsi, cosa mangiare…
Si allenano tanto i vostri ragazzi?
Dipende dalla parte della stagione, dagli obiettivi e dalla storia di ciascuno, il suo background. Abbiamo 8 ragazzi di 6 nazionalità diverse, ognuno ha il suo sviluppo e le sue esigenze. Comunque la media è che si allenino fra le 15 e le 20 ore per settimana.
Che tipo di attività fate?
Cerchiamo di coprire tutta la stagione, ma per fortuna le trasferte nelle principali corse a tappe le fanno con la nazionale e ne siamo contenti. Però abbiamo buone amicizie e garanzie, per cui in una stagione un nostro corridore fa circa 5 corse a tappe. E per il resto, seguiamo il calendario internazionale, che è bello ricco. In Italia siamo venuti per la Coppa Montes e torneremo per la gara di Vertova. Devono fare attività di alto livello, solo così possiamo sperare che crescano nel modo giusto.