SCHWAZ (Austria) – In conferenza stampa il vincitore di tappa Juan Pedro Lopez risponde ad una domanda dicendo di aver voluto seguire «il ragazzo della Bardiani» perché aveva visto che, rispetto al tentativo meno convinto di Bardet, stava facendo subito la differenza. Il riferimento dell’andaluso della Lidl-Trek (nuovo leader del Tour of the Alps) è per Giulio Pellizzari, partito deciso sulle pendenze in doppia cifra dello strappo di Pillberg a meno di 30 chilometri dalla fine.
Il ventenne di Camerino si siede accanto alla ringhiera di un ponticello appena superato il traguardo mettendosi prima le mani sul viso e poi appoggiando le braccia sulle ginocchia. Sul suo viso appare poco alla volta un mezzo sorriso ripensando a quello che ha appena fatto. Il rammarico del secondo posto si mescola alla soddisfazione di essere scattato in faccia a tutti ed aver fatto il vuoto. La prestazione di Pellizzari, in una giornata climaticamente più invernale che primaverile, denota un’altra bella dose di personalità. E le parole di Lopez su di lui diventano un bell’attestato di stima.
Meglio di un anno fa
Al Tour of the Alps del 2023, Pellizzari aveva ottenuto un terzo posto a Predazzo al termine di una lunga fuga in una giornata molto simile a quella di ieri. Pioggia, freddo, vento e la discesa finale lo avevano condizionato. Stavolta il piazzamento è migliore, ma la gioia non è solo per quello.
«Sinceramente è stata una corsa folle – racconta lo scalatore della VF Group Bardiani CSF Faizanè – Ad un certo punto non sapevo nemmeno che davanti c’era Ganna tutto solo con un vantaggio alto che aveva fatto il pronti-via. Nella prima parte della tappa ho solo pensato a non prendere troppo freddo, resistere il più possibile e non ritirarmi. Non vedevo l’ora che arrivassero le salite perché sapevo che ci sarebbe stata selezione e mi sarei potuto scaldare. L’anno scorso mi ero congelato, oggi (ieri per chi legge, ndr) meno, benché avessi molto freddo alle mani. Sotto questo aspetto sono migliorato.
«Rispetto alla tappa dell’anno scorso – prosegue – questa ha un altro valore perché ho attaccato nel gruppo dei migliori. Credo di essere cresciuto abbastanza da quel giorno ad oggi. Via radio dall’ammiraglia Roberto (Reverberi, il general manager, ndr) inizialmente mi diceva di stare calmo. Poi vedendo che stavo bene, mi ha incitato indicandomi i distacchi. Sono contento di questo secondo posto. Vale tanto per me in termini di consapevolezza.»
Un’azione da WorldTour
Il nome di Pellizzari è sui taccuini dei team WorldTour da tanto tempo. I rumors si rincorrono e lo danno già promesso sposo ad una di queste formazioni. Lui glissa comprensibilmente sull’argomento, adesso c’è da pensare alla maglia che indossa, nella squadra che lo ha fatto diventare un professionista. Però la sua azione non è stata per mettersi in mostra, ma per lasciare il segno. Adesso questo non è il suo obiettivo principale.
«Io ho un problema – ci confida sorridendo – ovvero che quando sto bene, si vede. Attacco perché mi piace attaccare. Mi sono trovato lì e ho visto che gli altri boccheggiavano, quindi mi sono detto che era il momento. Ho rischiato, ho pensato che fosse un mezzo suicidio, ma in realtà non avevo nulla da perdere.
«Quando Lopez mi è tornato sotto – continua – sinceramente ero contento. Ci siamo parlati e aiutati. Lui era in ballo per andare in testa alla generale e forzava in salita. D’altronde è stato maglia rosa al Giro per dieci giorni e non lo è stato per caso. Eravamo entrambi alla ricerca della prima vittoria da pro’ e forse l’ho trovato nella sua giornata migliore. Alla fine Lopez ha attaccato dopo che gli ho chiesto il cambio. Subito volevo seguirlo, ma ho preferito gestirmi visto che mancava ancora qualche chilometro. Speravo si piantasse sui punti più duri, invece è stato semplicemente più forte di me. In ogni caso mi fa piacere ciò che ha detto di me.»
Guardando a breve termine
C’è un “TotA” da portare a termine con lo stesso piglio mostrato nelle prime tre tappe ed uno stimolo forte potrebbe arrivare da quella che partirà fra poche ore. Poi fari puntati sulla Corsa Rosa.
«Domani (oggi per chi legge, ndr) – ci dice con un pizzico di emozione – corro quasi in casa perché la mia fidanzata (Andrea Casagranda della BePink-Bongioanni, che nello stesso giorno ha corso nel gelo della Freccia Vallone, chiudendo al 95° posto, ndr) è di Borgo Valsugana. Sono spesso su quando entrambi non siamo via alle corse. Forse potrebbe rientrare dal Belgio in tempo proprio per l’ultima tappa, speriamo. Ecco perché, come vi dicevo prima, non volevo ritirarmi!».
Giulio è innamorato del Tour of the Alps. Qualcuno gli ha detto che ha caratteristiche adatte per fare bene nelle classiche come Amstel o Liegi, ma finché il “TotA” sarà in questo periodo lui vorrebbe correre sempre qui.
«Ora mi trovo in classifica – conclude Pellizzari – e lotterò per difendere la top 10. Anche perché finora in stagione non avevo fatto granché, quindi dovevo dare un segnale. Al momento il percorso di avvicinamento sta andando secondo i piani. In vista del Giro la gamba è buona, ma andrò per centrare qualche tappa. Non faccio differenze, ne va bene una qualsiasi (dice sorridendo, ndr). Qua al Tour of the Alps ci sono nove squadre WorldTour, al Giro ce ne saranno il doppio, quindi sarà più difficile fare quello che sto facendo qua. Domenica 21 corro il Giro di Romagna, poi andrò in altura sull’Etna prima di tornare a Torino per il Giro. Vedremo quello che verrà».