Quando Colbrelli ha annunciato la svolta della vita, Claudio Marra era seduto al suo fianco, anche lui toccato dal momento. Aveva ancora addosso il sole dell’ultimo viaggio a Taiwan e da buon padrone di casa ha subito messo a disposizione gli uffici di FSA per organizzare la conferenza stampa del 15 novembre.
Testimonial e tester
Le parole di quel giorno sono ancora nell’aria. I social pullulano dei racconti del pomeriggio milanese, ma intanto il tempo passa e Marra fa il punto della situazione, ricordando le ore assieme a Colbrelli parlando di sviluppo dei prodotti e immaginando quale potrà essere il seguito della storia.
«Con Sonny c’è un rapporto particolare – racconta – di amicizia, ma anche di estrema collaborazione. Lui è un tester importante, ci ha aiutato a sistemare anche dei piccoli dettagli sulle ruote. Quelle che ha usato alla Roubaix sono state realizzate ad hoc per lui. Avevano una scorrevolezza particolare e hanno debuttato con lui. Ci ha vinto l’italiano, l’europeo e la Parigi-Roubaix. Non voleva mollarle più».
Colbrelli sarà uomo del Team Bahrain Victorious, ma sarà coinvolto direttamente nel lancio delle 71 Merida Reacto customizzate col suo nome e il nuovo logo che lo contiene. Le bici saranno equipaggiate con gli stessi sponsor tecnici della squadra, per cui Sonny metterà la sua esperienza certamente al servizio dei corridori, ma anche degli sponsor tecnici che vorranno riscontri tecnici da un campione che comunque continuerà ad usare la bicicletta.
E’ importante avere nelle squadre una figura così?
Quando abbiamo collaborazioni di questo tipo, con le squadre cerchiamo di non essere solo sponsor, ma collaboriamo perché la fornitura di materiale sia per noi un punto di inizio e non di arrivo. Da loro impariamo tantissimo e poi cerchiamo di migliorare sempre attraverso i loro consigli o le esigenze. Ci tirano matti, ma è sempre uno stimolo a migliorare.
Il fatto che Colbrelli resti nell’orbita della squadra e dei suoi partner è anche un bel segno di umanità.
Il nostro obiettivo non è solo fornire prodotti, ma è anche diffondere la cultura del ciclismo, essere amici, vivere insieme emozioni, gioie, fatiche e sacrifici. Quello che alla fine è il sale della vita. Avere corridori che condividono questo nostro pensiero anche fuori dalle corse per noi è il massimo e cerchiamo di sostenerli sempre, quando è possibile, anche dopo che scendono dalla bicicletta.
Come hai vissuto personalmente quel giorno di marzo?
E’ stato tragico. Una volta avuta la conferma che Sonny fosse fuori pericolo, ho avuto subito la sensazione che da lì sarebbe cambiato tutto. Innanzitutto abbiamo sperato che tutto andasse bene, però abbiamo capito che la sua vita non sarebbe stata più la stessa e ci siamo promessi di aiutarlo in questo progetto. Averlo voluto qui da noi per il suo annuncio è stato il modo di fargli sentire che noi siamo con lui.
Ci siete voi, c’è Merida, c’è la squadra: non è tanto comune, in un mondo che a volte si dimentica dei valori.
E’ vero, però devo dire che il ciclismo è un mondo diverso e migliore. Siamo persone con una filosofia, cioè che le persone positive, che riescono sempre a portare avanti una missione, chissà perché si ritrovano sempre insieme e condividono lo stesso tipo di idea. E per questo siamo contenti di poterlo sostenere al meglio.