Persico regina. Ma Gariboldi vende cara la pelle

15.01.2023
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Il succo della gara sta tutto nella foto di apertura: Silvia Persico che spinge, Rebecca Gariboldi che stringe i denti. Tutto sembrava già scritto tra le donne per questo tricolore ciclocross. E alla fine le cose sono anche andate secondo i programmi, ma per arrivare all’epilogo il cammino è stato diverso da quello atteso.

Sotto la pineta di Castel Fusano, Silvia Persico ha dovuto faticare ben più del previsto per confermarsi campionessa italiana. La difesa di Rebecca Gariboldi è stata stoica. E anche Francesca Baroni, terza all’arrivo, ha contribuito alla suspense.

Il film della gara

Pronti e via e c’è subito una caduta importante. Tra le altre, finiscono a terra anche Eva Lechner e Sara Casasola. Ed è soprattutto l’atleta della Selle Italia-Guerciotti a pagarne le spese: lei poteva avere un certo peso su questi campionati italiani di ciclocross. Sara corre con la bici in spalla fino ai box, in pratica inizia la sua corsa con 1’30” di ritardo.

Intanto Silvia Persico inizia a menare forte. Bastano poche curve perché si ritrovino in tre: lei, Gariboldi e Baroni. Dietro Arzuffi man mano regola tutte altre e conduce il “secondo vagone”.

Le cose restano così fino a due tornate, o poco più, dall’arrivo, quando prima la Baroni e poi la Gariboldi cedono. E si aprono i distacchi importanti.

I distacchi esplodono…

Distacchi finali grandi, nonostante la Persico abbia staccato l’ultima avversaria a un giro e mezzo dalla fine. Ma è quel che succede quando il divario tra le atlete è ampio. Dopo che una si toglie di ruota l’altra, cambia tutto. E chi sta dietro cala di brutto.

«Sono partita forte – racconta Persico dopo il traguardo – e quando sono scivolata mi sono detta: “Mi devo calmare perché se inizio a fare così alla fine mi complico le cose”. Quindi ho cercato di andare del mio passo, concentrata e regolare senza strafare.

«Ho provato sin da subito a staccarle ma c’erano troppe curve, non riuscivo a fare la differenza. Poi, non so perché, ho provato a chiedere qualche cambio ma non me lo hanno voluto dare».

Si sapeva che Silvia fosse nettamente la più forte e le altre hanno giocato su questo punto. Ma la portacolori della Fas Airporte Services non ci sta del tutto…

«Alla fine sono umana anche io. Anche io potrei avere una giornata no e non capisco questa paura nel darmi un cambio. Comunque ho insistito sul mio passo fino al termine, spingendo forte».

La differenza, dicevamo, tra Silvia Persico e Rebecca Gariboldi c’era ma quella che si annunciava essere una cavalcata trionfante alla fine è stata una corsa abbastanza dura. Merito anche del fondo, che in un tratto, proprio quello del fettucciato maggiore, era molto lento.

Il podio con Persico, Gariboldi e Baroni. Le prime due dovrebbero avere il pass assicurato per il mondiale
Il podio con Persico, Gariboldi e Baroni. Le prime due dovrebbero avere il pass assicurato per il mondiale

Applausi Gariboldi 

Un grosso plauso va dunque alla Gariboldi. L’atleta del Team Cingolani con la sua strenua tenuta ha reso la corsa meno scontata.

«Io – dice Rebecca – guardavo solo la ruota posteriore di Silvia. Sapevo che lei era la più forte e che dovevo fare così. Questo forse mi ha portato ad andare anche oltre i miei limiti. Ho dato il 110% ed essere riuscita a tenerla così a lungo è segno di una buona condizione. E questo è quel che succede quando si sta bene».

Il podio finale è la conferma di un netto salto di qualità da parte di Rebecca. La sua stagione è stata costellata di ottimi risultati, ma soprattutto di una grande costanza di rendimento a livelli più alti che in passato. Non a caso sul traguardo ha esultato.

«Ci ho lavorato molto per arrivare a questo punto e ne sono contenta. Devo ringraziare la mia squadra che per me è come una seconda famiglia. Fanno di tutto per mettermi nelle migliori condizioni. La maglia azzurra? Beh, chiedetelo a Pontoni!».

Ma intanto Rebecca fa un sorriso… La testa è già al mondiale.

Pontoni sulla Persico: «Sul podio salirà quando serve»

04.01.2023
5 min
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Due quarti posti e un sesto tra Coppa del Mondo e Superprestige. La stagione di Silvia Persico procede spedita verso l’appuntamento pianificato sin da quando correva ancora su strada, ossia i mondiali di inizio febbraio. L’azzurra, che nel 2022 ha centrato il podio iridato in entrambe le specialità facendo un salto di qualità enorme, ha iniziato la stagione sui prati molto più tardi, ma sta procedendo su un cammino segnato in grande sicurezza, anzi lasciando intravedere molte prospettive interessanti.

La stagione della lombarda è iniziata il 26 dicembre. Finora già 5 vittorie in carniere
La stagione della lombarda è iniziata il 26 dicembre. Finora già 5 vittorie in carniere

Il cittì Pontoni non ha mai nascosto che punta molto sulla campionessa di Alzano Lombardo, proprio considerando le caratteristiche tecniche del percorso iridato di Hoogerheide e ha quindi guardato le sue prestazioni con grande attenzione. Non è arrivato il podio, ma in certi momenti non è neanche fondamentale che lo si ottenga.

«Se però guardate la gara di Val di Sole – dice – il podio era a portata di mano, le è sfuggito solo per piccoli errori di guida che su quel percorso e considerando le sue caratteristiche sono normali. Oltretutto ha corso l’ultimo giro senza freni, per la rottura della guaina, senza quell’inconveniente sono convinto che si giocava la piazza d’onore. Poi a Zolder si è ripetuta, è la dimostrazione che è già lì, a quel livello. Ora bisogna solo pensare a raggiungere la miglior forma possibile quando servirà».

Essere finita ai piedi del podio due volte non c’è rischio che possa però anche lasciarle un tarlo psicologico?

Conoscendola, assolutamente no. Silvia è una ragazza che sa prendere sempre l’aspetto positivo anche dalle situazioni peggiori, figuriamoci dopo prestazioni del genere. Questa è la sua forza, se il podio non è arrivato significa che se lo prenderà più avanti. In questo caso posso davvero parlare in sua vece, la conosco troppo bene.

Pontoni con l’azzurra dopo il bronzo mondiale: il cittì confida molto su di lei per Hoogerheide
Pontoni con l’azzurra dopo il bronzo mondiale: il cittì confida molto su di lei per Hoogerheide
Che programmi ha?

Con il suo staff siamo in perfetta sintonia, con contatti molto frequenti. Andrà ora per un periodo di allenamento in Spagna con il suo team su strada e tornerà per i tricolori, poi affronteremo insieme le tappe di Coppa del mondo restanti fino al mondiale. Sta lavorando con grande serenità e la cosa mi rende molto fiducioso. Poi le gare si vincono e si perdono, l’importante è arrivarci sapendo di aver fatto tutto il necessario.

Dal punto di vista tecnico i percorsi affrontati e quelli che arriveranno, che informazioni ti danno in vista dei mondiali?

Ben poco. Val di Sole è qualcosa a sé stante e questo è notorio. Zolder è un percorso molto più impegnativo, Zoonhoven sarà molto diverso considerando la vasca di sabbia dove si passa. Di Benidorm non sappiamo ancora, ma penso che anche quello sarà molto diverso da Hoogerheide. Noi il tracciato mondiale lo conosciamo bene, lo scorso anno ho portato una nazionale folta ad affrontare la prova di Coppa del Mondo proprio pensando alla gara iridata d’inizio febbraio. Silvia su quel percorso ha gareggiato più volte, lo conosce bene, so che è davvero adatto alle sue caratteristiche, non tanto tecnico e filante con quei 37 gradini che alla lunga faranno la differenza.

Per la Persico una grande prestazione a Vermiglio: il podio è sfuggito per pochissimo…
Per la Persico una grande prestazione a Vermiglio: il podio è sfuggito per pochissimo…
Persico ma non solo perché anche da altre ragazze sono arrivate prestazioni interessanti…

E’ giusto non focalizzarsi solo sulla Persico. Sara Casasola ad esempio è un’altra che ha fatto grandi gare, in Val di Sole è finita ottava ma anche lei con un po’ di fortuna poteva anche entrare nella Top 5. A Diegem nel Superprestige ha sfiorato la presenza nelle prime 10 ma ha confermato di essere a quei livelli. Poi bisogna considerare che le gare possono anche prendere una piega tattica e magari lei può anche finire più avanti, infatti a Jesolo ha battagliato con la Persico fino alla fine. Non dimentichiamo poi la Lechner che sta crescendo e per i mondiali sarà sicuramente pronta.

Allarghiamo un po’ lo sguardo: ti sorprende che le olandesi restano dominatrici ma con nomi diversi rispetto a quelli soliti di Brand e Vos?

Per nulla, l’Olanda ha il più grande bacino di praticanti della specialità e può attingere continuamente a nuovi talenti. E’ in atto un profondo rinnovamento, se pensiamo che con i nuovi innesti molti considerano la Alvarado “anziana” solo perché ha 24 anni, per il fatto che è da più tempo nel giro rispetto alle nuove Van Empel, Pieterse, Van Anrooij. E’ chiaro che col passare degli anni le grandi dovranno pian piano lasciare spazio e in questo festival arancione si inseriranno solo presenze estemporanee, magari proprio come la Persico. E attenzione perché dalle categorie inferiori arriveranno sempre nuovi talenti, come ad esempio la Molengraaf.

Alvarado e Vos agli ultimi europei. La vecchia guardia olandese punta forte sui mondiali di casa
Alvarado e Vos agli ultimi europei. La vecchia guardia olandese punta forte sui mondiali di casa
E per i mondiali, spazio alle nuove leve?

Non sarei così sicuro, per ora vecchie volpi come Brand e Vos vanno ancora tenute in considerazione. Quel che è certo è che la marea arancione dominerà ancora a lungo, noi dovremo essere bravi a cavalcarla…

Val di Sole a Pieterse, ma Persico ci fa sognare

17.12.2022
6 min
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«Non avevo i freni, non avevo i freni». Silvia Persico si lascia andare queste prime parole pochi istanti dopo l’arrivo. Il tempo di riempire i polmoni di ossigeno e poi la lombarda, accasciata sulla sua bici, si tira su. Il cross della Val di Sole si è appena concluso.

Quando si rialza, Vermiglio esplode in un applauso per la campionessa italiana. Silvia ha perso il podio proprio nelle curve finali, dalla Alvarado e dalla Bakker, ma il suo quarto posto non è assolutamente da buttare.

Un altro sport 

Questa mattina le condizioni erano totalmente diverse rispetto a ieri. La neve era durissima. Nella notte, contrariamente a quanto si pensasse, in alcuni tratti è stata ulteriormente grattata. E questo ha fatto emergere ancora più terra e sporco.

«Questa mattina era totalmente diverso – spiegava Martino Fruet – è quasi un altro sport. Ieri si affondava anche di 20 centimetri e per fare un giro ci volevano circa 11 minuti per gli uomini. Oggi invece le donne lo hanno fatto in poco più di 8 minuti. Le velocità erano molto più alte.

«In più lo sporco in superficie ha migliorato moltissimo la visibilità. Lo scorso anno senza sole e la pista completamente innevata, la luce era piatta. Non si distinguevano bene i canali. E questo incide molto nella prestazione, è un po’ il discorso della visibilità per gli sciatori».

Colpo di scena

La gara è filata via con un grande colpo di scena. La campionessa uscente, Fem Van Empel, era in testa. Ad un tratto è caduta e poco dopo è stata costretta al ritiro.

In quel momento la Val di Sole ha esultato, ma non per lo stop della olandese. La Persico infatti aveva agguantato e superato la Alvarado: Silvia era in testa alla corsa!

Ma in quello stesso momento iniziavano i problemi. L’azzurra mostrava una grandissima gamba però continuava a commettere tanti piccoli errori in curva, nei traversi e contestualmente perdeva del terreno.

Intanto Puck Pieterse da dietro rimontava forte. La belga guidava splendidamente e ben presto sfuggiva via tra le curve ad Alvarado e appunto alla nostra Silvia.

Freno galeotto

La medaglia di legno da una parte brucia, ma dall’altra lascia ottime speranze. Proprio la scorsa settimana il suo preparatore e direttore sportivo, Davide Arzeni, ci aveva detto che Silvia era ancora indietro con la preparazione e il fatto che andasse già così forte era un ottimo segnale.

«Non so cosa sia successo alla mia guida – dice Silvia – il freno anteriore era andato. Ho fatto una delle mie migliori gare. Però, e l’avevo già detto prima della corsa, la neve non è proprio il mio terreno. 

«La scelta delle gomme? Rifarei quella che ho fatto: ho usato quelle da fango e andavano bene. Purtroppo io non ho una guida molto leggera come sarebbe stato ideale sulla neve. Sono migliorata tanto, ma c’è ancora tanto da migliorare». 

Sognare… si deve

La sensazione è che Silvia atleticamente fosse la più forte in pista. E’ vero che commetteva parecchi errori, è anche caduta in partenza nonostante un super sprint iniziale, però nei rettilinei spingeva forte.

«Sono contenta per questo piazzamento – va avanti la Persico – anche se ci tenevo a prendere un posto sul podio. Speriamo di continuare così. Come prima prova di Coppa della stagione non è male.

«Sì, atleticamente sarò anche stata bene, però il ciclocross è fatto anche di tecnica. Vero anche che quella della neve non è una condizione che si trova spesso, pertanto sono molto fiduciosa in vista delle prossime gare». 

«Come diceva Arzeni non ho ancora cominciato a fare certi lavori. Magari quando inizieremo a farli speriamo di raccogliere una vittoria in Coppa del mondo. Intanto, l’obiettivo è quello di riconfermarmi in maglia tricolore. E poi di puntare in alto al campionato del mondo»

«Possiamo sognare, Silvia?», le chiediamo… «Esatto», ribatte lei mentre si allontana sorridendo.

Fra cross e strada, il piano di Arzeni per Silvia Persico

12.12.2022
4 min
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E per fortuna che Silvia Persico doveva partire piano nel ciclocross! Prime tre gare e prime tre vittorie per la campionessa italiana. La stessa Silvia (in apertura a Faè di Oderzo, foto Alessio Pederiva) ci aveva detto così nell’intervista di qualche settimana fa. E invece…  Tuttavia era stata onesta: ce lo conferma Davide “Capo” Arzeni.

Entrambi li abbiamo incontrati nel ritiro della loro futura squadra, con la quale però hanno già iniziato a lavorare, vale a dire il UAE Team Adq. Tecnico e atleta provengono da quella grande famiglia che è la Valcar Travel & Service e dalla relativa squadra di cross: la FAS Airport Services. Da anni si dividono fra strada e fuoristrada. Ma quest’anno con il WorldTour che incombe certi equilibri sono cambiati. O quantomeno stanno cambiando.

Davide Arzeni lavora con Silvia Persico da molte stagioni
Davide Arzeni lavora con Silvia Persico da molte stagioni
Davide, Silvia ci aveva detto che sarebbe partita più piano nel cross. Ci aveva detto che non pensava di andare subito forte e invece…

Non smentisco Silvia, perché in realtà è proprio così. Stiamo facendo una preparazione mirata più alla strada e agli appuntamenti importanti… della strada. Se vado a confrontare gli allenamenti dell’anno scorso con quelli attuali, non ci stiamo allenando meno… ci stiamo allenando molto meno. Poi c’è anche da dire che fino ad ora abbiamo corso comunque in Italia e il livello si sa non è stellare.

Il livello non alto, è vero, però ci sono ragazze che sono a pieno regime da due mesi…

In questi primi giorni di gare di Silvia, ciò che volevo era cercare un po’ di ritmo, ma ho visto qualcosa in più. Ho visto una Silvia che pur non essendo in condizione, ve lo garantisco, può essere già competitiva per entrare nelle prime dieci in Coppa del mondo. E’ una sorpresa perché, vi ripeto, la preparazione è davvero mirata alla strada e obiettivi che arriveranno più in là nella stagione. Tanto per rendere l’idea, l’anno scorso in questo periodo lavoravamo sulle ripetute 40”-20”… quest’anno non abbiamo fatto neanche un 20”-40”.

E allora possiamo dire che la Persico parte da un gradino più alto?

Silvia sta proseguendo la sua maturazione fisica e atletica. E lo vediamo anche dai test con gli altri coach del team. Sta mostrando di avere un motore di quelli importanti. Per ora le sta riuscendo tutto facile. 

Ieri l’atleta lombarda (classe 1997) ha vinto anche a Jesolo (foto Instagram)
Ieri l’atleta lombarda (classe 1997) ha vinto anche a Jesolo (foto Instagram)
Quanto è stato importante dunque il 2022 sia da un punto di vista fisico, relativo ai grandi Giri fatti, sia da un punto di vista mentale?

Certamente ha acquisito maggior consapevolezza mentale e poi credo che, nonostante sia stata ferma a lungo, abbia fatto il giusto riposo. La condizione attuale è frutto ancora del lavoro fatto fino a settembre, cioè quando ha chiuso la stagione con i mondiali. Se un’atleta comincia ad andare forte in queste gare così importanti, vuol dire che le gambe ci sono, ma anche la testa. Per correre a questi livelli significa che hai la consapevolezza di poter competere con le più forti al mondo. Vi dico un’altra cosa…

Vai!

Lei crede di poter competere per vincere addirittura il mondiale di ciclocross. Ci pensa… quantomeno pensa e punta a confermare il risultato dell’anno scorso, quando fu terza. 

E tu credi sia possibile?

Sì… ma come obiettivo intanto mi pongo l’italiano. Il prossimo sabato inizierà a confrontarsi anche con le più forti olandesi, belghe… E lì veramente inizieremo a vedere i valori in campo. O almeno come è messa Silvia rispetto a loro.

La Persico sta utilizzando un telaio Colnago con geometrie gravel… ma sembra essere super performante (foto Alessio Pederiva)
La Persico sta utilizzando un telaio Colnago con geometrie gravel… ma sembra essere super performante (foto Alessio Pederiva)
Quindi la Val di Sole sarà il vero termometro della sua condizione?

Direi di sì, perché comunque la ragazza che sta andando più forte è la Van Empel, che l’anno scorso tra l’altro ha vinto proprio in Val di Sole, e dovrebbe essere presente. In queste tre gare Silvia è veramente andata a fare allenamento: i primi allenamenti tirati. Ma ripeto, stiamo lavorando proprio in funzione della strada. Stiamo per esempio lavorando ancora tantissimo in palestra. 

E allora Davide, quali saranno i grandi obiettivi su strada? Vista come è andata la passata stagione possiamo immaginare siano le corse a tappe…

Il primo obiettivo è sicuramente il UAE Tour (9-12 febbraio, ndr) perché è la corsa di casa e qui ci tengono molto. Tra l’altro sarà qualche giorno dopo il mondiale di cross, quindi si presuppone che Silvia ci arriverà in condizione. Dopo questa gara, ci sarà ovviamente un periodo di stacco e questo ci porterà a cambiare in parte gli obiettivi per quanto riguarda le classiche del Nord. Mentre l’anno scorso abbiamo puntato di più sulle gare fiamminghe, quest’anno punteremo di più su quelle delle Ardenne. Silvia farà il giro delle Fiandre, ma con l’obiettivo di arrivare in condizione in corse come l’Amstel o la Liegi. E poi verrà tutto il resto.

Fra strada e cross, Silvia Persico al lavoro sulla forza

21.11.2022
5 min
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L’ultimo impegno su strada della stagione di Silvia Persico è stato il mondiale di Wollongong, il 24 settembre. Quel giorno la portacolori della Valcar Travel&Service, in procinto di passare alla UAE Adq, si è fermata dopo un’annata tanto intensa quanto ricca di soddisfazioni.

Per Silvia 55 giorni gara, 3 vittorie, l’ottimo piazzamento al Tour de France Femmes (quinta) e il bronzo proprio al mondiale. Stagione che a sua volta era stata preceduta da un’ottima chiusura nel ciclocross, ancora con un bronzo iridato.

Ebbene ora che il ciclocross per lei sta ricominciando, come si sta preparando? Come ha lavorato? Le direttrici a quanto pare sono due: sfruttare l’immensa base che le ha dato la stagione su strada e lavorare sulla forza.

Silvia, parliamo della tua preparazione: come ti sei traghettata dalla fine della strada alla ripresa con il cross?

Dopo l’ultima gara su strada ho fatto un mese di stop. Andavo a camminare e facevo qualche corsetta, mentre proprio non ho più voluto vedere la bici! Poi quando sono andata negli Emirati Arabi Uniti per il camp con la nuova squadra ho ripreso a fare qualche pedalata, ma molto, molto easy. Di fatto ho ripreso con la bici quando sono tornata, il 24 ottobre.

Giusto un mese dopo il mondiale…

Esatto. Non è stato facile ricominciare e non lo è ancora, in quanto non mi sono ripresa del tutto. E’ stata davvero una stagione dispendiosa sia dal punto vista mentale che fisico. E infatti adesso quando esco e faccio il confronto con qualche mese fa dico: «Aiuto!». Ma sono tranquilla…

Come stai lavorando?

Mi sto concentrando molto sulla forza. Speriamo che possa partire bene questa stagione di ciclocross, ma come ho già detto più volte non credo che sarà al livello dell’anno scorso, perché avevo cominciato molto prima. Però cercherò di prendermi il titolo italiano e di confermarmi al meglio di ciò che posso fare.

Hai detto di aver fatto un mese di stop, quando invece hai ripreso la bici hai ripreso anche la palestra?

Sì, sì…  Ho iniziato con palestra anche prima della bici. Già quando ero al camp negli Emirati, la mattina facevo sempre qualche esercizio. Poi da quando vado in bici, la faccio due volte a settimana.

Per Silvia Persico delle belle camminate dopo lo stacco dalla strada (foto Instagram)
Per Silvia Persico delle belle camminate dopo lo stacco dalla strada (foto Instagram)
Silvia, quando parli di palestra ed esercizi intendi solo core zone, stability o anche pesi?

Anche pesi. Gli esercizi più importanti sono gli squat: squat normale e squat bulgaro che sarebbe quello monopodalico. Sto insistendo parecchio sugli esercizi monopodalici perché puoi differenziare i carichi e io sto lavorando molto con la gamba sinistra perché spingo meno. In questo modo cerco di compensare. Per quanto riguarda questo lavoro a secco, Enrico Campolunghi mi ha dato le tabelle, mentre Giovanni Gilberti e Paride Piantoni mi seguono appunto in palestra a Cazzago San Martino.

La bici da cross la prendi spesso?

Non molto a dire il vero. La uso quando devo fare degli allenamenti specifici di cross o se devo fare un giretto tranquillo di scarico. Uso più la bici da strada.

Dopo parecchi mesi che non la usi non senti il bisogno di riprenderla per ritrovare il feeling giusto, rispolverare la tecnica…

Sicuramente dopo 7-8 mesi qualcosa di tecnica mi manca, ma per adesso è più importante concentrarsi su altri aspetti come quello della forza. E poi correndo si ritrova la tecnica. Io riprenderò le gare il 26 novembre (sabato prossimo, ndr) a Genova.

Anche se sta preparando il cross, Persico fa più chilometri (e lavori specifici) con la bici da strada (foto Instagram)
Anche se sta preparando il cross, Persico fa più chilometri (e lavori specifici) con la bici da strada (foto Instagram)
Visto che parliamo di un’attività che al massimo dura un’ora, che tipo di lavori fai?

Lavori in salita soprattutto. Per ora poca intensità, ma più lavori di forza. Quindi SFR, partenze da ferma, sprint in progressione. 

Quanto dura una seduta in bici in questa tua fase?

Su strada faccio più o meno tre ore. 

Ti alleni mai facendo la doppia seduta: mattina palestra e pomeriggio bici?

Non mi piace molto fare la doppia attività, però quando faccio il lavoro a secco prima di andare in palestra, corro a piedi per una ventina di minuti, faccio appunto palestra e a seguire vado un’oretta in bici. Un’oretta molto tranquilla.

Visto che stai curando molto la forza, osservi qualche accorgimento particolare in merito all’alimentazione?

Non troppo, ma ci sto attenta. Io sono seguita da Erica Lombardi. Mi trovo molto bene con lei. Inizialmente ci sentivamo tutti i giorni. Io le davo il programma giornaliero e lei la mattina mi scriveva cosa mangiare, ora invece seguo un suo protocollo. Si mangia sempre in modo equilibrato, i carboidrati non mancano, ma quando lavoro sulla forza ci si sbilancia leggermente sulle proteine.

Una stagione in prima linea, Pontoni punta sui giovani

01.10.2022
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Con la tappa inaugurale del Giro d’Italia di ciclocross domenica a Corridonia (MC) si apre ufficialmente la stagione del ciclocross. Un’annata diversa, disegnata senza i vincoli che la pandemia aveva imposto, ma con una struttura che va presa un po’ con le pinze, soprattutto quando, come Daniele Pontoni, sei alla guida tecnica del movimento e devi fare i conti con le diverse esigenze degli atleti che hai a disposizione.

In questi giorni Pontoni è impegnatissimo con il gravel, preparando la storica prima edizione dei mondiali del 9 ottobre in Veneto, ma chiaramente non ha messo da parte il ciclocross che, oltre a essere il suo primo amore, è anche la specialità che più lo impegna e che fino a gennaio lo vedrà girare per i campi di mezza Europa, per continuare quel lavoro che ha dato tanti buoni frutti già nella passata stagione.

Pontoni con la nazionale di gravel. Dopo il 9 ottobre l’attenzione passerà al ciclocross
Pontoni con la nazionale di gravel. Dopo il 9 ottobre l’attenzione passerà al ciclocross

Pontoni e la trasferta in Spagna

Pontoni è intenzionato a proseguire con un filo logico che caratterizza il suo operato: lavorare in prospettiva, quindi operando soprattutto nell’ottica delle categorie giovanili: «Proprio per questo abbiamo scelto di saltare l’apertura della Coppa del mondo in America. Lo scorso anno aveva un senso perché a Fayetteville si sarebbero svolti i mondiali, ora invece abbiamo preferito spostare l’attenzione sulla Spagna. La nostra nazionale, con una decina di ragazzi fra under 23 e juniores vi si recherà per due settimane e un totale di 5 gare per i più grandi e 4 per gli juniores, che tra un weekend e l’altro torneranno in Italia per non saltare la scuola che per me è imprescindibile».

Quando inizierete a seguire il calendario europeo di Coppa?

Già dalla prima tappa, a Tabor il 23 ottobre, ma privilegiando sempre le categorie giovanili, quindi andando in quelle tappe dove esse saranno previste oltre naturalmente alla prova nostrana di Vermiglio del 17 dicembre. Il calendario però mi pare molto interessante, sono state sostituite un po’ di località e questo è sicuramente un bene per allargare la visibilità.

La Coppa del mondo parte dagli Usa il 9 ottobre, esordio europeo a Tabor (CZE) il 23
La Coppa del mondo parte dagli Usa il 9 ottobre, esordio europeo a Tabor (CZE) il 23
L’attività giovanile resta quindi primaria nella tua gestione…

Decisamente e anzi rispetto allo scorso anno ho intenzione di allargare il discorso anche agli allievi, attraverso 3-4 ritiri nei quali faremo dei test per avere un quadro preciso della situazione per gli anni a venire. Abbiamo un movimento effervescente e su questo dobbiamo lavorare pensando al futuro.

A livello assoluto la forte attenzione sul ciclismo femminile, con molte italiane che vanno all’estero nelle squadre WorldTour ti mette in difficoltà?

Relativamente all’inizio di stagione, atlete come Persico e Arzuffi ad esempio non faranno più di una dozzina di gare, anche la Lechner farà un’attività ridotta e anche a livello maschile Toneatti ha avuto dall’Astana il beneplacito solo per un numero limitato di eventi. Questo significa che soprattutto fra le donne si creerà un buco, ma io devo fare i conti con quel che ho a disposizione.

Persico, Toneatti, Bramati e Leone, i primi vincitori del mondiale di Team Relay
Persico, Toneatti, Bramati e – fuori campo – Leone, i primi vincitori del mondiale di Team Relay
E’ vero anche che molto dipende dalla prospettiva con la quale si guarda all’attività: l’evoluzione del ciclismo sta portando sempre più a una selezione del calendario anche da parte delle ragazze come fanno i big del ciclismo maschile…

Io sono abituato a guardare le cose sempre dal punto di vista del bicchiere mezzo pieno. Da parte dei team sto trovando comunque collaborazione, si procede sempre più verso quella strada che gente come Van Der Poel e Van Aert hanno tracciato, selezionando un determinato periodo per la loro attività invernale, ma non rinunciandoci. Per me quel che conta è sapere quando avrò i ragazzi e le ragazze a disposizione, poi lavoro di conseguenza. Ma questo influisce anche sulla scelta primaria di operare soprattutto nel settore giovanile per allargare sempre di più il nostro bacino ciclistico.

Il calendario italiano è rimasto molto ricco, anche dopo la pandemia che aveva spinto la Federazione ad allargare la fascia di gare nazionali…

Questo secondo me è un bene. Prima molte società del Centro-Sud erano costrette a lunghe trasferte e quindi a notevoli esborsi economici. Poter ora scegliere tra più eventi permette di scegliere quelli più vicini e quindi contenere le spese. Io vedo un calendario ben strutturato e che copre tutta Italia (nel complesso ci sono 30 gare, da domenica 2 ottobre al 28 e 29 gennaio 2023 con la rassegna tricolore giovanile, ndr).

Domenica a Corridonia il via al Giro d’Italia di ciclocross, 7 tappe fino a dicembre (foto Passarini)
Domenica a Corridonia il via al Giro d’Italia di ciclocross, 7 tappe fino a dicembre (foto Passarini)
C’è qualche nome sul quale saresti pronto a scommettere a livello giovanile?

Nel mio ruolo non è giusto fare singoli nomi, ma posso dire che sulla base dell’attività dell’ultima stagione abbiamo almeno tre junior che erano primo anno e che ci daranno grandi soddisfazioni, inoltre mi aspetto molto anche dalle ragazze come Venturelli e Corvi che hanno avuto stagioni molto proficue rispettivamente su strada e nella mtb. Dietro poi abbiamo fra gli allievi dei veri talenti che raramente ho visto a quei livelli, quindi sono molto ottimista.

La nuova Persico alla UAE, al bivio fra strada e cross

27.09.2022
5 min
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L’annuncio è arrivato ieri, altri seguiranno. Come anticipato nel giorno del bronzo ai mondiali, Silvia Persico è uno dei nuovi acquisti del UAE Team Adq: la squadra di Rubens Bertogliati che il prossimo anno avrà anche altre ragazze della Valcar-Travel&Service e in ammiraglia Davide Arzeni, che di Silvia è l’allenatore.

Il podio di Wollongong segna la vera svolta dopo un anno che prima ha visto la bergamasca prendere il bronzo ai mondiali di cross e poi tuffarsi in modo più convinto sulla strada. Lei a tirarsi indietro, Arzeni a spingerla avanti. I piazzamenti ottenuti le hanno aperto gli occhi.

L’abbiamo incontrata proprio in un giorno australiano, mentre fuori pioveva e lei aveva deciso per un giorno di rifugiarsi sui rulli. I ricci scompigliati, lo sguardo a volte fisso, altre a scrutare nel vociare intorno.

Ti aspettavi una stagione così bella su strada?

Sicuramente no. Ho cominciato bene col cross e poi nelle prime gare su strada sapevo di stare bene, ma non pensavo di fare un Giro e un Tour così. Anche perché pensavo di essere più donna da classiche e non sicuramente da giri a tappe. 

Ti eri mai dedicata seriamente ai giri?

Magari fino a qualche anno fa, cioè fino all’anno scorso non ne avevo mai fatti tanti. Poi l’anno scorso, comunque credo di essere anche maturata fisicamente e mentalmente, ho iniziato a crederci un po’ di più e sicuramente quest’anno si è visto che c’è da fare.

Il podio di Wollongong con Van Vleuten e Lotte Kopecky sarà per Silvia Persico un punto di partenza
Il podio di Wollongong con Van Vleuten e Lotte Kopecky sarà per Silvia Persico un punto di partenza
A questo punto, pensi di continuare d’inverno col cross? 

Sicuramente comincerò più tardi, a dicembre. Non lo so, la vedo come una porta che si sta lentamente chiudendo, anche se da parte mia non me lo sarei mai aspettata. Anche perché il cross fino all’anno scorso era la specialità che mi dava più soddisfazione, quindi metterlo da parte mi fa male (nel 2022 Silvia ha vinto anche il tricolore, ndr). Ma allo stesso tempo so che prima o poi questa decisione, appunto fra cross e strada, dovrò prenderla. Se non abbandonarlo del tutto, comunque accantonarlo un po’.

La nuova squadra ti ha dato indicazioni?

Da parte loro sembra che sia tutto okay, comunque credo che vogliano che io sia performante più su strada. Quindi come ho già detto, farò qualche gara, ma non voglio tirarmi il collo durante tutto l’inverno. Sono molto contenta di aver cambiato squadra, anche se d’altra parte sono un po’… Per 12 anni sono sempre rimasta nella mia comfort zone, quindi adesso cambiare un po’ mi spaventa. Però sono tranquilla e davvero felice di aver preso questa decisione.

Prima di un allenamento, le azzurre si ritrovano con Rossella Callovi, collaboratrice di Sangalli
Prima di un allenamento, le azzurre si ritrovano con Rossella Callovi, collaboratrice di Sangalli
In realtà non cambia proprio tutto, giusto?

Esatto, per fortuna. Il mio preparatore sarà ancora Davide Arzeni. E porterò anche qualche compagna, quindi mi sentirò ancora un po’ a casa. 

Però intanto la “casa Valcar” si sta smontando…

Tutte noi siamo cresciute. Quando Elisa (Balsamo, ndr) ha cambiato squadra, noi abbiamo deciso di stare ancora un anno, ma per crescere abbiamo bisogno di quel qualcosa in più che troviamo nelle squadre WorldTour

Terza nell’ultima tappa del Tour de France, chiuso al quinto posto
Terza nell’ultima tappa del Tour de France, chiuso al quinto posto
Quanto ti è sembrato grande il Tour de France?

Beh, sicuramente è stato qualcosa di magico, non me lo sarei mai aspettato. C’era davvero tanta gente, tanti media, tante interviste, tanta visibilità. Quindi è stato davvero bello e diciamo che se non c’è ancora questa parità tra uomini e donne, credo che siamo sulla buona strada.

Sei più sorpresa per il risultato del Giro o quello del Tour?

Del Tour. Al Giro stavo abbastanza bene, avevo anche delle buone sensazioni, mentre prima del Tour non mi sentivo un granché. Anche nelle prime tappe, ho fatto davvero fatica. Quando ho concluso seconda dietro alla Vos è stato credo uno dei miei giorni più difficili in bici.

Tour de France Femmes, Silvia Persico seconda dietro Marianne Vos a Provins
Tour de France Femmes, Silvia Persico seconda dietro Marianne Vos a Provins
Perché?

Quando nella fuga tiravano Elisa Longo Borghini, Elisa Balsamo e Marianne, pensavo di staccarmi, anzi volevo staccarmi. Ma Davide nella radiolina mi diceva che non potevo. Anche nell’ultima tappa non stavo bene, però l’unica cosa che pensavo era: okay, devi arrivare in cima a questa Planche des Belles Filles, poi finalmente si va al mare. Quindi diciamo che l’ho presa con questa filosofia. 

Arzeni ha sempre creduto in questi tuoi mezzi…

Io credo in me, credo tanto in me, ma sicuramente manca ancora un pochino. La vittoria della tappa alla Vuelta mi ha dato la convinzione giusta per il mondiale (foto di apertura, ndr). Magari con qualche risultato in più posso iniziare a crederci ancora un po’ di più, no? 

Il bronzo di Silvia è un anticipo di futuro

24.09.2022
4 min
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Alla fine fu più sorprendente il podio di Fayetteville, ai mondiali di cross dello scorso gennaio. Silvia Persico si infilò di forza nel dominio olandese, arrendendosi solo a Marianne Vos e Lucinda Brand. Oggi a Wollongong, sotto il diluvio australiano che ha portato freddo e sporco sulla corsa, la sensazione che la bergamasca potesse fare qualcosa di buono in fondo c’era. La tappa vinta alla Vuelta e prima ancora il quinto posto del Tour facevano pensare a una svolta imminente. Solo sensazioni, insomma, che lei con il suo fare schivo non sempre autorizzava.

«Le vittorie danno fiducia – diceva l’altra mattina in albergo mentre fuori pioveva – l’ultima alla Vuelta me ne ha data tanta e sono qua. Sono tranquilla, molto tranquilla e vediamo come va. Sicuramente supporterò Elisa Longo Borghini e Balsamo. Poi andrà come deve».

Alla partenza Persico sapeva di essere l’alternativa di Balsamo allo sprint
Alla partenza Persico sapeva di essere l’alternativa di Balsamo allo sprint

Il treno Kopecky

Oggi in quel finale pazzesco incendiato dalla Van Vleuten e dal suo scatto, si è avuta la sensazione che Silvia non sia riuscita a parlare con Elisa Longo Borghini che, in testa alla corsa dall’ultima salita, pensava a come fare la sua volata e poi la dedica giusta. Senza radioline, per parlare bisogna affiancarsi. E proprio mentre Persico si accodava al gruppo di testa e non aveva ancora cominciato a risalirlo, l’olandese col gomito fasciato ha sferrato l’attacco. E per le altre, che cullavano volate e tattiche, si è spenta la luce.

«Non ero il capitano – dice Silvia – ma quando ho visto che Elisa (Balsamo, ndr) si staccava, ho capito che avrei dovuto fare io la volata. Dire che ci sarei riuscita poi era un’altra cosa. Per fortuna mi sono resa conto che nel mio gruppetto c’era Lotte Kopecky e ho avuto la certezza che saremmo rientrate. Quest’anno è cominciato con un bronzo nel cross e finisce con un bronzo su strada. E’ stato decisamente un buon anno».

Accanto a Balsamo fino al penultimo giro, quando Elisa ha ceduto
Accanto a Balsamo fino al penultimo giro, quando Elisa ha ceduto

Decide Van Vleuten

Aveva visto giusto l’altro giorno, individuando nell’Olanda il faro della corsa e nella Van Vleuten l’ago della bilancia nonostante il brutto incidente. Anche sulla necessità di stare unite aveva visto bene. Oggi infatti il ruolo compatto l’abbiamo svolto noi, ma alla fine sono state le arancioni a portarsi via tutto.

«Mi piace questo percorso – diceva Silvia – molto duro e molto veloce. La gara dipenderà anche dall’Olanda e da come faremo la prima salita. Si continua a dire che non andrà via nessuno sullo strappo, ma la penso come Elisa Balsamo. Una Van Vleuten in forma, quando vuole va. Sarebbe capace anche di farsi 100 chilometri da sola, quindi alla fine dipenderà tutto da lei. Da come ha recuperato dalla caduta. L’importante per noi sarà stare tutti insieme».

In cima alla penultima salita con Annemiek Van Vleuten: hanno fatto corsa parallela fino al podio
In cima alla penultima salita con Annemiek Van Vleuten: hanno fatto corsa parallela fino al podio

Da un bronzo all’altro

Si apre con un bronzo e con un bronzo si chiude, perché poi non ci saranno altre corse. Quattro settimane di meritata vacanza e il primo training camp con la nuova squadra che si sussurra sarà la UAE Team Adq.

«In questi mesi sono cambiate tante cose – ammette Silvia venendosi a sedere accanto dopo la conferenza stampa – e secondo me questo bronzo vale più di quello, perché c’è dietro un grande lavoro di squadra. Ringrazio le compagne, perché nonostante non fossi leader della squadra, mi hanno supportato. Quanto allo sprint, credo che semplicemente non ci siamo organizzate con Elisa perché non abbiamo fatto in tempo a capire. La Van Vleuten ci ha beccate mentre pensavamo a cosa fare. Per cui mi prendo questo terzo posto e diciamo che mi aspettavo di fare bene. Sono venuta qua con l’idea di un podio. Magari mi sarebbe piaciuto il bersaglio pieno, ma per chiudere l’anno anche questo bronzo va davvero benissimo».

Capolavoro Van Vleuten: 1.300 metri per prendersi il mondo

24.09.2022
5 min
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Una settimana schifosa, una corsa anche peggio. Piove. S’è messo pure a far freddo e il gomito rotto le fa un male cane quando si alza sui pedali e prova a saltare lo strappo. Annemiek Van Vleuten non è una che si piange addosso, ma quando l’altro giorno è caduta al via della cronosquadre e si è rotta il gomito, ha sentito attorno un alone di negatività.

Doveva correre da gregaria per Marianne Vos, invece ne riceve i complimenti
Doveva correre da gregaria per Marianne Vos, invece ne riceve i complimenti

Gregaria di Marianne

Ha trovato la via d’uscita convertendosi in gregaria per Marianne Vos. La figuraccia dello scorso anno andava lavata con una superba prestazione di squadra. Così l’ha riportata sotto al penultimo giro quando l’altra s’è staccata. E poi l’ha vista sparire alle spalle nell’ultimo giro, quando ha capito di non poterci fare più niente. La corsa sta finendo e l’olandese sa che in volata non potrà sorreggere con quel braccio malconcio la potenza delle gambe. E allora fa la sola cosa che le passa per la testa: attacca!

«Non ho avuto un solo secondo da mercoledì – racconta – per pensare o sognare a un mondiale diverso da quello da gregaria. Era tutto andato. Le seguivo in salita, avrei voluto accelerare come sempre, ma non potevo. Degli amici mi hanno detto di godermi la corsa, ma non c’è niente di divertente nel dolore che sentivo. Ci sono stati anni in cui ero la più forte della squadra, ma non era questo il giorno…».

Non c’era niente di divertente, ha detto Van Vleuten, nel dolore al gomito quando si alzava sui pedali
Non c’era niente di divertente, ha detto Van Vleuten, nel dolore al gomito quando si alzava sui pedali

Gruppo compatto

Mancano 1.300 metri e finalmente l’inseguimento fra i due gruppi di testa è finito. C’è voluta una vita, perché nessuna davanti si sentiva sicura di come sarebbe finita rimescolando le carte. Per noi ci sono due azzurre, Persico e la Longo. E mentre siamo lì a chiederci se siano riuscite a parlarsi, un’ombra bianca schizza a doppia velocità sulla destra. Mette la freccia e se ne va. Come Saronni a Goodwood. Come un folletto o un missile.

«Non pensavo a niente – racconta Van Vleuten e fissa il vuoto con i suoi occhi azzurri – se non a spingere a tutta, pensando che mi avrebbero ripresa con lo sprint. Non ci credevo neanche io. Avevo corso per tutto il giorno da gregario, pensando che stasera avrei detto ciao a Wollongong. Invece me ne vado con la maglia iridata e all’arrivo c’è voluto un po’ di tempo per capirlo. E’ la più bella di tutte. Non ho parole. E’ stato un flash, un’ispirazione. Non sentivo più dolore, non sentivo niente…».

La vittoria più bella

Dietro si organizzano, perché manca tanto ed è impossibile che arrivi da sola con tante ragazze veloci alle spalle. Eppure lei non si volta e spinge, mettendo nelle gambe l’amarezza di questi giorni. Massimo rapporto, il braccio rotto che tira e poi si vedrà. Basterebbe che si girasse e forse la prenderebbero, ma lei guarda fisso e la riga è sotto le ruote.

«Questa è la mia vittoria più bella – dice – un’altra maglia iridata dopo che il Covid mi ha rovinato quella del 2019. Questa volta conto di godermela in ogni corsa. Dire come faccia a resistere alla sfortuna che ho spesso in maglia arancione (quella della nazionale, ndr) è un bel viaggio nella mia testa. Provo a non essere negativa. Quando ho rotto il gomito, ho pensato che avrei comunque potuto correre in aiuto della squadra. Mi piace lo spirito che abbiamo costruito questa volta. Cerco di non sprofondare. In tutti i brutti momenti della mia carriera, ho sempre guardato avanti. E’ una abilità che evidentemente ho messo a punto…».

Un anno pazzesco

Quando si allontana verso il controllo medico, ha ancora la stessa espressione incredula che aveva sotto il traguardo. Molto più che alla Liegi, al Giro d’Italia, al Tour de France o alla Vuelta. Ha vinto il mondiale e il suo attacco nel finale è stato un vero capolavoro, un colpo di genio mentre tutte le altre si concentravano sulla volata. Le ha svegliate come le dita nella presa, ma prima che reagissero lei era già lontana. Da italiani avevamo altre ambizioni e il bronzo di Silvia Persico è un’altra storia da raccontare. Ma davanti a una vittoria come questa e anche se piove, siamo tutti qui a toglierci il cappello.